Grandi storie d’amore, scandali e intrighi sullo sfondo dell’epoca più affascinante della Storia: non potrete più farne a meno.
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Barbara Cartland Salvata dal duca
Immagine di copertina: Simona Reggimenti Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Saved by the Duke Pink Collection © 2014 Cartland Promotions First published on the Internet in December 2014 by Barbaracartland.com Ltd. Traduzione di Roberta Ciuffi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony History luglio 2017 Questo volume è stato stampato nel giugno 2017 da CPI, Barcelona HARMONY HISTORY ISSN 1124 - 7320 Periodico quindicinale n. 584 del 26/07/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 624 dell'11/10/1996 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
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1818 Il panfilo stava risalendo il Tamigi. Il Duca di Rockcliffe pensò come fosse tutto diverso, da quando aveva lasciato l'Inghilterra. Sette anni prima era stato solo Alexander Rock, un giovane tenente del reggimento delle Guardie a cavallo, ed era partito per raggiungere l'esercito del Duca di Wellington in Portogallo. A quel tempo non aveva idea che potesse esistere un'altra carriera, per lui, se non nell'esercito. Suo padre era il figlio minore del sesto Duca di Rockcliffe, ma c'erano tre potenziali eredi che separavano Alex, com'era sempre stato chiamato, dal titolo. Era stato determinato a trarre il massimo successo, dalla professione di soldato, e aveva 5
raggiunto l'obiettivo in maniera ammirevole. Nel corso della brillante campagna di Wellington – quando il duca aveva sorpreso i francesi raggiungendo i Pirenei nel 1813 e stabilendo una solida base nel sudovest della Francia entro la primavera del 1814 – il capitano Alexander Rock era stato insignito di due medaglie d'oro per atti di straordinario coraggio. Dopo la battaglia di Waterloo, nel 1815, Wellington si era congratulato con lui affermando: Non ce l'avrei fatta senza di voi, Alex. Nessun soldato avrebbe potuto chiedere di più, e Alex Rock era elettrizzato per l'apprezzamento che il grande comandante aveva dimostrato per la sua condotta in quello che aveva vissuto come un terribile scontro con il nemico. Più di una volta, durante la battaglia, aveva pensato che fosse giunta la sua fine e che non avrebbe rivisto mai più l'Inghilterra. Quello che gli dispiaceva più di ogni altra cosa era aver perso alcuni degli uomini che avevano combattuto al suo fianco fin dal giorno in cui si era unito all'esercito di Wellington, e che in quel momento giacevano morti sul campo di battaglia, in mezzo ai caduti francesi e prussiani. 6
Era stato il Duca di Wellington a insistere perché Alex restasse con lui, quando l'armata di occupazione si era insediata a Cambrai per restarvi tre anni. Alex era convinto fosse suo dovere tornare a casa, quando suo padre era morto per un colpo improvviso, ma il Duca di Wellington si era opposto alla sua partenza. «Ho bisogno di voi, Alex» aveva dichiarato. «Mi serve il vostro acume nelle trattative che dovremo fare con i francesi e che saranno senza dubbio peggio di qualsiasi cosa abbiamo affrontato su un campo di battaglia.» Avevano riso entrambi, ma il duca aveva ragione: i lunghi e noiosi negoziati erano faticosi e spesso esasperanti. C'erano tuttavia brevi intervalli di svago, mentre Parigi tornava a essere rapidamente la città cosmopolita che era sempre stata. Inevitabilmente riaprirono i caffè e i teatri, riapparvero le donne per cui Parigi era famosa, e le privazioni di una lunga campagna ininterrotta vennero presto dimenticate. Alex apprezzò moltissimo la possibilità di rilassarsi con un'affascinante cortigiana, di una bravura eccezionale nell'arte della sua professione. C'erano feste sfrenate e notti incantevoli, di cui qualsiasi uomo, nel fiore de7
gli anni e della virilità, non avrebbe potuto fare a meno di godere. Poi era tornato a Cambrai e alla difficoltà di mantenere insieme un esercito di centocinquantamila uomini, annoiati perché non avevano niente da fare. Ed era stato Alex, su istruzioni di Wellington, a organizzare per loro eventi sportivi. In inverno c'erano interminabili partite di calcio, in estate gare di cricket e di atletica, e regolari corse a cavallo per chiunque fosse in grado di cavalcare. La difficoltà era pensare sempre qualcosa di nuovo per mantenere alto il morale degli uomini, la maggior parte dei quali desiderava solo tornare a casa. Alex si impegnava molto, sia mentalmente che fisicamente e, quando andava a letto la sera, si addormentava non appena posava la testa sul cuscino. Tuttavia le lunghe trattative con i francesi si avviavano gradualmente alla fine. Il Duca di Wellington aveva detto in via confidenziale ad Alex che intendeva smobilitare l'armata di occupazione entro la fine dell'estate. «Ci sono solo un paio di questioni da chiudere, prima» aveva detto, dopo aver acconsentito al rimpatrio anticipato di più di trentamila 8
uomini, lasciandone un numero di centoventimila da dislocare in seguito. Erano i primi di maggio, e Alex stava pensando a quali nuovi intrattenimenti e gare potesse proporre per gli ultimi due mesi. Fu allora che arrivò la notizia, ritardata dalle difficoltà di comunicazione, che il sesto Duca di Rockcliffe era morto. Alex venne colto del tutto di sorpresa. Era stato profondamente dispiaciuto quando aveva saputo che suo cugino Henry Rocks era stato ucciso nella battaglia di Vitoria, durante la campagna nella Penisola iberica. Henry era l'unico figlio del primogenito, tra i sei figli del duca. Il padre era ancora vivo ed era quindi il legittimo erede del ducato. La morte di Henry faceva sì che il padre di Alex, allora ancora in vita, diventasse erede in seconda linea dopo il fratello maggiore, alla morte del vecchio duca. Impegnato come ufficiale di servizio nell'esercito di Wellington, tuttavia, Alex non aveva tempo, né interesse, a speculare sulle probabilità di ereditare il ducato. Dopo Waterloo, c'erano state così tante cose da organizzare, di cui discutere e così tanto da improvvisare che a volte passavano settimane senza che pensasse a casa. 9
Poi, come una bomba, quattro giorni prima era stato informato che non solo il nonno, il sesto duca, era morto, ma che solo una settimana prima suo zio, il padre di Henry, era rimasto ucciso in un incidente a cavallo. Adesso Alex era il settimo Duca di Rockcliffe. Era andato dal Duca di Wellington per domandargli cosa dovesse fare, e il grand'uomo non aveva esitato. «Dovete tornare a casa, Alex» aveva risposta. «Dio solo sa cosa farò senza di voi, ma mi aspetto che in Inghilterra abbiano ancora più bisogno di voi.» «Faccio fatica a crederlo, signore» aveva replicato Alex. «Sembra però che gli avvocati si trovino ad affrontare problemi urgenti e immagino che nessuno possa dare disposizioni fino al mio ritorno.» Il duca aveva sospirato. «Dovrò cavarmela, in qualche modo. Dopotutto, sarà solo per pochi mesi.» Se il Duca di Wellington aveva preso la notizia con la massima calma, non così aveva fatto Alex. Un nuovo mondo gli si apriva davanti in modo inaspettato. Per un istante ebbe l'impressione di essere 10
sul punto di entrare in un lungo tunnel buio, dove avrebbe dovuto trovare una luce. Era partito per combattere per l'Inghilterra quando era poco più di un ragazzo e ora tornava da uomo maturo, ma, pur essendo un valoroso soldato, non sapeva niente di quello che ci si aspettava da lui in qualsiasi altro campo. Cominciò a farsi un'idea dello status recentemente acquisito quando, all'arrivo a Calais, trovò ad attenderlo in porto lo yacht del defunto duca. Era stato informato che sarebbe stato lì, ma non si era aspettato qualcosa di così smisurato e lussuoso. Era molto diverso dalle scomode navi di trasporto truppe con cui aveva viaggiato fino alla Penisola iberica, dov'era stata una fortuna trovare un pagliericcio, figurarsi una cabina. Adesso aveva a propria disposizione un'intera nave dorata, che a prima vista offriva qualsiasi lusso si potesse immaginare. Un cuoco di Rock House cucinava i suoi pasti e, come se il cielo stesso provvedesse ai suoi bisogni, il mare era calmo. Trovò una quantità di lettere e documenti inviati dai suoi legali, concernenti la grande tenuta che possedeva nel Buckinghamshire, le 11
scuderie e i cavalli da corsa a Newmarket e il capanno di caccia nel Leicestershire. C'era infine il castello in Scozia, dove i Duchi di Rockcliffe possedevano una vasta tenuta che comprendeva un torrente ricco di salmoni. Il nuovo duca cercò di leggere tutto con attenzione, ma riteneva impossibile prendere qualsiasi decisione prima di aver visto ogni cosa con i propri occhi. Naturalmente era stato a Rock Hall, il palazzo più grande e imponente delle numerose proprietà di famiglia, nel Buckinghamshire. Era stato costruito circa tre secoli prima e ampliato da ogni generazione successiva. Alex ricordava che da bambino era rimasto affascinato dalle alte torri che facevano spiccare l'edificio e di essere salito fino in cima per ammirare la magnifica vista della tenuta e della campagna circostante. Ricordava la festa per il ventunesimo compleanno del cugino, quando lui aveva solo diciassette anni, ed era stato particolarmente impressionato dall'enorme sala dei banchetti in cui avevano cenato, e dall'ancor più grande sala da ballo in cui avevano danzato. Adesso era tutto suo. Doveva amministrare la proprietà, come aveva fatto ogni duca prima di lui. 12
Uno dei suoi antenati aveva detto: «Rock è uno Stato entro lo Stato». Spero che l'istinto mi dica quello che devo fare, si augurò Alex. Ma non era molto fiducioso. Rimanevano solo poche lettere e pensò che avrebbero potuto attendere fino al giorno dopo. Poi, con uno sforzo, si costrinse a concentrarsi su una questione molto diversa. L'avvocato più anziano scriveva: Sono certo che Vostra Grazia non abbia dimenticato che il compianto generale Sir Edward Sheldon vi ha nominato tutore di sua figlia Nelita. La giovane donna ha adesso diciott'anni e vive con una gentildonna di nome Lady Marshbanks. Ritengo, tuttavia, che Vostra Grazia concorderà che non sia il posto giusto per Miss Nelita, ora che ha compiuto diciott'anni e sta per fare il suo debutto in società. Spetta a Vostra Grazia decidere dove possa risiedere, non appena avrete il tempo di prendere in considerazione la questione. Alex rilesse la lettera una seconda volta, con più attenzione, ed ebbe l'impressione che vi fosse più di quanto diceva. 13
Perché Lady Marshbanks era considerata inadeguata e cosa voleva, per sé, Nelita Sheldon? Ricordò ciò che gli aveva detto il generale sei anni prima, mentre avanzavano tra mille difficoltà attraverso una terra dura e montuosa. Avevano marciato per tutto il giorno, prima di sistemarsi in un boschetto per la notte. Era pericoloso accendere fuochi e quindi non avevano avuto niente di caldo da mangiare, o da bere, e Alex era stufo di sandwich con pane raffermo e un contenuto sospetto. Era comunque meglio di niente, così cercava di pensare ad altro mentre mangiava. Era stato allora che il generale aveva affermato: «A proposito, Alex, ho steso le mie volontà e le ho inviate a Londra». «Non mi sembra un pensiero allegro per tenere occupata la mente in questo momento, signore» aveva risposto Alex in tono leggero. «Sono preoccupato per mia figlia» aveva spiegato il generale. «È figlia unica e, se dovesse succedermi qualcosa, mi chiedo chi si occuperà di lei.» Alex era piuttosto sorpreso dal tono del generale, ma, prima che potesse dire qualcosa, Sir Edward aveva ripreso: «Forse sapete che Nelita sarà considerata una ricca ereditiera, al14
la mia morte. E senza dubbio sarà attorniata dal genere di uomini a cui non piacerebbe sedere qui con noi, in questo momento». Alex aveva riso, perché sapeva a che cosa si riferiva. «State parlando di cacciatori di dote, signore» aveva detto. «Ogni ereditiera è destinata a vederseli ronzare intorno come api attirate da un vaso di miele!» «Questo è proprio ciò che temo» aveva confermato il generale. «Mia moglie possedeva una grande fortuna, quando la sposai, e negli anni si è accresciuta notevolmente, grazie a investimenti oculati.» Dopo un sospiro, aveva aggiunto: «Se non ci fossi io, potete star certo che quei furfanti seguiranno Nelita come una muta di cani da caccia, e sono molto poche le giovani donne che sanno distinguere se un uomo mente o dice la verità». «Essendo vostra figlia, sono sicura che sia dotata di buonsenso, signore.» Alex provava una grande ammirazione per il generale, che era stato un soldato per tutta la vita ed era rinomato per la sua gentilezza con le nuove reclute. In effetti gli uomini al suo comando erano trattati meglio che sotto qualsiasi altro comandante. «Quello che ho fatto, Alex, è stato nominar15
vi tutore di Nelita, perché siete un giovane brillante e affidabile!» Era qualcosa che Alex non si sarebbe mai aspettato. Per un momento si era risentito al pensiero che il generale avesse preso una simile decisione senza chiedere il suo parere, poi aveva ricordato quanto lo ammirasse e quanta gentilezza gli avesse mostrato, al suo arrivo in Portogallo, quando era giunto impreparato alle privazioni che si era trovato ad affrontare appena sbarcato. Ad alta voce aveva dichiarato: «Naturalmente sarò felice di fare qualsiasi cosa vogliate da me, signore. Tuttavia sono certo che non sarà necessario. Quando avremo sconfitto Napoleone, voi sarete lì a celebrare la vittoria e poi tornerete a casa per stare vicino a vostra figlia». «Mi auguro abbiate ragione, figliolo» aveva replicato il generale, «ma purtroppo in me c'è una parte di sangue scozzese che mi rende sensibile ai presagi e ho la sensazione che non rivedrò più l'Inghilterra, o la Scozia, se è per questo.» Alex aveva pensato che fosse una previsione priva di motivo. Del resto tutti i soldati soffrivano, di tanto in tanto, di attacchi di depres16
sione: pensavano che non sarebbero mai tornati alla civiltà e che la guerra sarebbe andata avanti per sempre. Lui e il generale erano sopravvissuti a innumerevoli battaglie, fino alla fine. Era stato a Waterloo, proprio quando Wellington e i suoi uomini si erano resi conto che la marea era cambiata e che Napoleone era sconfitto, che una palla di cannone vagante aveva colpito il generale mentre cavalcava in aiuto di uno dei suoi uomini, uccidendolo all'istante. La sua morte era stata una delle perdite più gravi di quella battaglia vittoriosa. Nell'eccitazione che era seguita, Alex non aveva più ripensato alle parole del generale. Anzi, a dire il vero, se n'era del tutto dimenticato. Se avesse ricordato, avrebbe pensato che il generale avesse cambiato le sue volontà, come avevano fatto molti altri ufficiali quando era finita la guerra nella Penisola iberica. Ora si trovava non solo ad affrontare il problema dei nuovi possedimenti, ma anche a far da tutore a una giovane donna di cui non sapeva niente. Immaginava, tuttavia, che non dovessero esserci grandi difficoltà. Se era ricca come ave17
va detto suo padre, non sarebbe stato difficile trovare una gentildonna adeguata, che potesse starle accanto durante la Stagione londinese. In realtà si chiedeva perché l'avvocato ne facesse un problema e presumeva che il generale avrebbe approvato Lady Marshbanks come la persona giusta per introdurre sua figlia in società. L'avvocato aveva accluso alla lettera l'indirizzo di Nelita, e Alex lo mise insieme agli altri documenti, dicendosi che, prima di lasciare Londra per recarsi a Rock Hall, avrebbe fatto visita a Miss Sheldon per vedere di che cosa avesse bisogno. Poi allontanò la questione dalla mente e si concentrò sull'arrivo a Londra.
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