San valentino di passione

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Curriculum Vitae di un cattivo ragazzo

Nome: Jack Cognome: Carson Occhi: cupi e tormentati, fissati sulla preda Bocca: seducente Arma preferita: il sotterfugio Cosa ama: sconfiggere le ingiustizie, i bambini (ma non lo ammetterĂ mai) e Vivianna, la sua assistente personale Cosa detesta: la famiglia O'Shea. E usare Vivianna per conseguire i propri scopi Obiettivo dichiarato: estirpare gli O'Shea da Boston, facendo finalmente giustizia Obiettivo non dichiarato: proteggere Viv da ogni pericolo Distrazioni: le curve della sua assistente!


JULES BENNETT

San Valentino di passione


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Heir's Unexpected Baby Harlequin Desire © 2017 Jules Bennett Traduzione di Giuseppe Biemmi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2018 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Destiny gennaio 2018 Questo volume è stato stampato nel dicembre 2017 da CPI, Barcelona HARMONY DESTINY ISSN 1122 - 5470 Periodico settimanale n. 2270 del 13/01/2018 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 413 del 31/08/1983 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


1 «Ehi, che cosa ci fai tu qui a quest'ora antelucana?» Ignorando momentaneamente la domanda, Jack Carson passò davanti a Vivianna Smith e si infilò nel suo appartamento, mettendocela tutta per evitare anche solo di sfiorarla. O di respirare quel suo familiare profumo di gelsomino. E, soprattutto, imponendosi di non pensare a quanto apparisse sexy in quel completino rosa confetto. Masochista. Non poteva che definirsi tale. Tuttavia aveva una missione da compiere e gli serviva l'aiuto della sua assistente per portarla a termine. Accidenti, non sarebbe stato tutto molto più facile se Viv fosse stata semplicemente la sua assistente? Invece erano quattro anni che dribblava l'indesiderata attrazione nei suoi confronti e, più lavorava per lui, più diventava arduo starle alla larga. Senza contare che, ultimamente, aveva pure iniziato a sognarla. D'accordo, erano solo fantasie, di ognuna delle quali, però, lei era protagonista indiscussa. Oh, come diamine potevano anche solo passargli per la testa certi pensieri? Erano assolutamente sbagliati, oltre che assai poco professionali. «Mi serve che tu eserciti un po' del tuo fascino per procurarmi certe informazioni.» Jack si voltò per rivolgersi a lei proprio mentre Viv chiudeva la porta del suo appartamento. «In pratica, voglio che tu scavi più a fondo nella vita dei Parker.» Clint e Lily Parker erano una giovane coppia rimasta uc5


cisa due mesi prima nel corso di un furto andato male. Per cancellare ogni traccia, infatti, gli autori avevano dato fuoco all'abitazione e l'unica sopravvissuta era la dolce Katie, una bimba in tenerissima età che attualmente era stata data in affidamento a Viv. Il dolore che avvertiva di fronte a quella triste storia gli serrava ancora il petto. Jack preferiva non pensarci. Ammirava Viv per essersi offerta di prendersi cura della piccola creatura, come aveva fatto tante altre volte nel corso degli anni con altri piccoli sfortunati. Tuttavia i bambini non facevano, né avrebbero mai fatto per lui. La loro sola vista gli spezzava il cuore. «Sei ancora convinto che gli O'Shea abbiano qualcosa a che fare con quel crimine?» gli domandò Vivianna, girandogli attorno per guidarlo lungo il corridoio. Non avendo altra scelta se non quella di seguire quel suo incedere seducente, Jack la tallonò da vicino. Era un uomo. Cos'altro avrebbe potuto fare se non incollare gli occhi su quelle natiche ben tornite? Come non bastasse, lei indossava sempre gonne fascianti che, se ben ricordava, Viv chiamava a tubo. Eh, quelle curve, prima o poi, sarebbero state la sua rovina. «Più che convinto» confermò. Ben radicata a Boston, la famigerata famiglia O'Shea interpretava molto liberamente la legge, ignorando le regole basilari dell'umana decenza. Ora, il fine ultimo nella vita di Jack era inchiodare alle loro responsabilità tutti i bastardi di quel genere. E questo perché, ogni volta che aveva a che fare con qualcuno che si riteneva al di sopra della legge, vedeva in quella persona colui che gli aveva ucciso la moglie incinta e che ancora era a piede libero. Gli O'Shea potevano anche gestire una raffinata casa d'aste che si rivolgeva all'alta società e che era nota in tutto il mondo, ma lui sapeva che non erano altro che criminali comuni. E Jack intendeva dimostrare a quella famiglia di arroganti chi comandava. Li avrebbe incastrati in una spettacolare dimostrazione di giustizia, e per farlo si sarebbe servito 6


della donna che alimentava ogni sua fantasia erotica. Un anno prima, Jack aveva messo insieme un finto curriculum per Viv e adesso lei lavorava per quella nota famiglia. Era un impiego part-time, ma tanto bastava perché potesse raccogliere informazioni utili. Avendo bisogno di qualcuno con la sua esperienza e le sue risorse per potersi infiltrare in seno agli O'Shea, l'FBI si era rivolta a lui. Dato che era il miglior investigatore privato sulla piazza, la cosa non lo aveva sorpreso. La sua non era vanità. Era un dato di fatto. Jack riusciva a risolvere casi intricati laddove gli altri fallivano. I milioni in banca non lo avevano affatto cambiato, inducendolo a rilassarsi e a delegare ad altri le responsabilità. No, da quando era rientrato dall'Afghanistan dieci anni prima e aveva aperto la Carson Enterprises, si era dato da fare come pochi e continuava a farlo. Quando era tornato in patria, aveva scoperto di aver perso tutta la famiglia mentre era oltremare. Cos'altro gli rimaneva da fare nella vita se non cercare di far valere la giustizia ogniqualvolta fosse possibile? Poiché aveva già fatto fortuna, spesso declinava gli incarichi che non lo intrigavano. Gli O'Shea lo interessavano, eccome, e adesso li aveva nel mirino. Erano stati in trattative con i Parker per l'acquisizione di alcuni pezzi di antiquariato quando si era verificato il furto. Secondo Jack, non c'era dubbio che quella reticente famiglia sapesse perfettamente com'era andata quella tragica notte. Viv si infilò nella nursery. Provando una stretta al petto, Jack scelse di attendere in corridoio. Per evitare di risvegliare i demoni che ancora lo accompagnavano. Non poteva che encomiare Viv per l'amore che dimostrava per la bambina e il modo in cui l'aveva accolta a braccia aperte. Con il tempo, aveva avuto modo di conoscerla e l'aveva vista alle prese con vari bambini, mai con una neonata. Be', lui non avrebbe potuto farsi coinvolgere in niente di tutto ciò. Le ferite che gli erano state inferte non si erano cicatrizzate e, probabilmente, non lo avrebbero mai fatto. 7


Viv riemerse in corridoio, tenendo Katie appoggiata contro la spalla. «Devo portarla dalla babysitter qui vicino prima di andare al lavoro.» Viv era fortunata ad avere per vicina di casa un'insegnante in pensione rimasta vedova da tempo. Amava i bambini e si prendeva cura dei piccoli in affido quando Viv era al lavoro. «Sto già facendo quello che posso, Jack.» Lei sostenne il suo sguardo, dandogli la possibilità di notare quanto fosse affaticata. Era bella, sexy da morire, ma appariva stanca e provata. «Sono già parecchio sospettosi per via dei dati trafugati. Se premo troppo sull'acceleratore, capiranno che non sono affatto quel che dico di essere.» Jack non avrebbe voluto metterla in quella posizione. Tuttavia non si fermava mai davanti a niente quando aveva un incarico da svolgere. Anche se l'incarico non prevedeva di fissare la scollatura della giacca che indossava Viv mentre la piccola Katie gliela allargava con la manina. Per un attimo, intravide il bordo di pizzo di un reggiseno bianco, tanto che desiderò di poterle slacciare i primi bottoni per vedere se... Maledizione. Datti una calmata... Lei avanzò, e Jack fu costretto a guardarla in volto. Il che non era certo un problema. Viv aveva sangue nativo americano. Sua nonna era originaria della tribù dei Sioux, così lei aveva ereditato gli zigomi alti, i lunghi capelli scuri e un paio di occhi di un castano intenso. Jack aveva visto più di un uomo girarsi per guardarla con malcelata intenzione, e ogni volta avrebbe desiderato saltare alla gola dello sconosciuto di turno. Il senso di colpa gli attanagliò il torace come una morsa. Non doveva bramare un'altra donna. L'amore della sua vita lo aveva avuto, e adesso se n'era andato. Se n'era andato perché lui non era stato presente per proteggere lei e il loro bambino. Essere attratto da Viv era una conseguenza inevitabile del fatto di lavorarci insieme. Era l'unica donna che frequentava, 8


a parte Tilly, la sua governante nonché cuoca. Ammirava Viv perché era forte, con una sottile vena di vulnerabilità. Se poi si consideravano i lineamenti affascinanti del viso e le curve perfettamente modellate del corpo, era più che naturale perdere la testa per lei. Ma doveva tenere le emozioni ben al di sotto della superficie, dove poteva controllarle. «Sono con te su tutta la linea» gli disse con un dolce sorriso, riportandolo al presente. «Perché, però, non vieni stasera così potremo parlare con comodo?» «Stasera ho una videoconferenza con dei clienti inglesi.» «Oh, okay. Allora domani? Preparerò la cena e, a tavola, concorderemo la nostra prossima mossa.» Una cena? Con lei e la bimba? Sembrava tutto così... intimo. Jack si vantava di condurre il lavoro in ufficio oppure in campo neutro. Eppure stamattina era venuto lì per controllare come stava Viv... e non poteva certo imputare la cosa a fini esclusivamente professionali. Accidenti. Più si protraeva questo caso, più diventava protettivo, se non addirittura possessivo. «Potresti venire tu da me, così farò preparare tutto alla mia cuoca.» Ecco. Se Tilly fosse stata presente, allora la cosa non sarebbe sembrata così intima. Viv ospitava spesso bimbi che non avevano alcun posto dove andare. Jack non aveva idea del motivo per cui non si fosse fatta una famiglia tutta sua, quando era talmente ovvio che adorava i piccoli marmocchi. Comunque questo non era affar suo. Lavorare insieme non comportava avere il diritto di ficcare il naso nella sua vita privata. In ogni caso era chiaro che non le andava di discutere certe cose, altrimenti avrebbe affrontato lei stessa l'argomento. «Affare fatto» accettò lei, accentuando il sorriso. «Per me e Katie sarà un piacere uscire un po' di casa. Stacco dal lavoro verso le quattro, passo a prenderla e ti raggiungo.» Jack non l'aveva mai frequentata in presenza di un bambino. Le rare occasioni in cui lui e Viv si erano trovati fuori dall'ufficio, solitamente erano stati solo loro due. Negli ulti9


mi due anni da quando aveva cominciato a notare Vivianna come qualcosa di più di una semplice assistente, Jack aveva cercato di mantenere al minimo i loro rapporti sociali. «Hai richieste particolari?» le domandò. Sbagliava o gli stava fissando le labbra? Non poteva guardarlo con quegli occhi scuri come se volesse... No. Non importava cosa voleva Viv, né cosa voleva lui, per la verità. Il loro era un rapporto professionale. Punto e basta. «Ehm, no, nessuna richiesta particolare.» Scosse la testa, rivolgendogli l'ennesimo sorriso. «Andrà bene qualsiasi cosa.» Jack si sfregò il palmo delle mani sudate contro i jeans. Doveva assolutamente uscire da lì. Fra la mezza espressione vogliosa che gli aveva lanciato Viv, la deliziosa bimba addormentata nella tutina rosa che teneva in braccio e la mancanza di sonno per il troppo lavoro, la mente gli stava proiettando tutta una serie di possibili scenari che non voleva nemmeno prendere in considerazione. Jack si diresse verso la porta e afferrò la maniglia. Poi si lanciò un'occhiata alle spalle proprio mentre Viv lo raggiungeva. «Stai in campana, Viv. Non voglio che tu corra rischi inutili.» Lei spostò da un braccio all'altro la piccola appisolata e sollevò il capo. «Mi hai insegnato tu a badare a me stessa, ti prometto che me la caverò. Ci vediamo domani.» Jack esitò, beandosi della vista di lei in quel suo completino formale. Era decisamente ora di togliere il disturbo, prima di dimenticarsi che lavorava per lui e di commettere una follia. Nella sua vita non c'era più spazio per distrazioni e pene d'amore. Finalmente le quattro. Viv non vedeva l'ora di abbandonare gli uffici della O'Shea per incontrare Jack. Ridicola questa infatuazione che si era presa per il suo capo. I luoghi comuni non facevano per lei, eppure si sarebbe tuffata a ca10


pofitto fra le lenzuola se solo il suo datore di lavoro le avesse dato semaforo verde. Triste. Era una donna triste che sperava che il suo boss la notasse. Come se avesse tempo per una torrida e bollente avventura. Stava occupandosi di una bambina di pochi mesi. Non c'era nulla di sensuale nel suo aspetto da mamma oberata di lavoro. Eppure Viv non avrebbe mai rinunciato agli affidi, perché le permettevano di calarsi nel ruolo di madre senza però affezionarsi eccessivamente. Il dolore causatole dalla consapevolezza che non avrebbe avuto figli suoi non la abbandonava mai del tutto. Per fortuna, il lavoro e Katie la tenevano impegnata. In fin dei conti, aveva un'agenda piena al momento. Viv cominciava con il part-time alla O'Shea, che si conciliava perfettamente con gli impegni legati all'affido. Essendo single, aveva solo una manciata di persone su cui contare. I suoi genitori non c'erano più ed era figlia unica. Aveva imparato da tempo a essere indipendente tuttavia, anche così, aveva bisogno di una mano, dovendo badare a un bambino e lavorando fuori casa. Martha, la sua bizzarra vicina di casa, era un'adorabile signora di una certa età che le teneva Katie per la maggior parte del tempo e, quando non poteva farlo, Viv si portava la piccola in ufficio. L'ufficio di Jack. Sì, perché lavorava alla O'Shea, questa, però, era solo una copertura creata da Jack per introdurla in seno a quella famiglia. Il suo vero datore di lavoro, infatti, era un investigatore ricco e affascinante che non riusciva a rimettere assieme i pezzi del suo cuore infranto e a vedere che la vita continuava. Se non si trattava di lavoro, Jack non era interessato e, non a caso, era per lavoro che si era presentato così presto a casa sua. Aveva conosciuto talmente tanto dolore in vita sua, che non c'era da stupirsene. Aveva perso la madre a diciannove anni e poi si era arruolato nell'esercito per ritrovarsi impegnato in sanguinosi scontri di guerra. Sua moglie era stata uccisa e non aveva 11


mai saputo chi fosse suo padre. Viv conosceva abbastanza particolari della sua esistenza per non poter non provare compassione per lui, ma avrebbe voluto che cercasse di tornare a vivere. Anzi, gli avrebbe volentieri mostrato che non tutto era freddo e brutale, se solo le avesse permesso di farlo. Viv prese il cappotto dall'attaccapanni dell'ufficio della O'Shea. Laney, la più giovane dei titolari e unica femmina della discendenza, era impegnata con un potenziale cliente. Da quando avevano scoperto che c'era stata una fuga di notizie di cui avevano beneficiato i Federali, almeno un membro della famiglia era sempre presente in ditta, cosa che le rendeva un tantino più complicato curiosare, considerato che era lì solo venti ore alla settimana. Girando attorno alla scrivania d'epoca che era stata collocata nell'ufficio che condivideva, aprì il primo cassetto a sinistra alla ricerca di una penna. Voleva appuntarsi alcune cose che doveva acquistare al supermercato prima di dimenticarsene. A Katie stavano spuntando i dentini, e le notti si facevano sempre più tribolate. Povera piccola. Aveva perso i genitori e adesso nemmeno dormiva. Viv avrebbe voluto confortarla il più possibile mentre era affidata alle sue cure. Katie aveva bisogno di antidolorifici per le gengive infiammate, e Viv aveva esaurito tutte le scorte. Il supermercato al momento non era esattamente il massimo delle sue priorità. Curare i dentini di Katie, aiutare Jack, cercare di fare in modo che il suo capo la vedesse come qualcosa di più di un'amica... L'elenco delle cose da fare sembrava crescere di giorno in giorno. Vivianna infilò la mano nel cassetto per prendere carta e penna. Usava quella particolare scrivania da quando era arrivata un anno prima. Da allora, si era guadagnata la fiducia degli O'Shea, e ogni tanto si sentiva anche un po' in colpa per questo, ma non era un'ingenua. Aveva sentito le voci che giravano a Boston. Chiunque bazzicasse il mondo dell'arte e delle aste sapeva chi erano gli O'Shea. I termini mafia e criminalità organizzata erano associati al loro nome. 12


Qualcosa le sfiorò il dorso della mano. Viv fece un balzo all'indietro e si abbassò per sbirciare all'interno del cassetto, ma non vide nulla. Pregando di non essere alle prese con un ragno o qualche altro orripilante insetto, inserì nuovamente la mano, decisa a prendere quanto le serviva. E, una volta ancora, si sentì solleticare le dita da qualcosa di non meglio identificato. Dopo un attimo di indugio, Viv prese il cellulare e, inserita la funzione torcia, puntò la luce all'interno del cassetto, aspettandosi di vedere una famiglia di pelosissime tarantole. Quando si chinò ulteriormente, però, vide solo un pezzo di carta che penzolava dalla parte superiore dello spazio in cui era alloggiato il cassetto. Dato che usava da tempo la scrivania, rimase sconcertata, non avendo idea di cosa fosse. Tese l'orecchio. Laney e il cliente stavano continuando a discorrere. La scrivania di Viv era posta in un angolo, distante da loro, quindi aveva campo libero. Tirando a sé la sedia, si mise a sedere e si piegò per esaminare l'interno della scrivania. Come aveva fatto a non accorgersi di nulla finora? Afferrando il pezzetto di carta sospeso tra pollice e indice, tirò leggermente. Quando il foglietto si sfilò ulteriormente, notò una scritta vergata con una grafia che non riuscì a identificare. Tirando un altro po', sentì cedere qualcosa. A quel punto, posò il cellulare sul fondo del cassetto per illuminare dal basso all'alto e afferrò il pezzo di carta con entrambe le mani. Il tassello di legno superiore era allentato. Viv tirò con circospezione, ben attenta a non far troppo rumore, anche se adesso Laney e il cliente stavano ridendo. Perfetto. Il tassello era piuttosto ostinato, ma alla fine cedette. E un libriccino cadde nel cassetto. Viv lo fissò, curiosa di capire da dove arrivasse e chi lo avesse nascosto lì. Affrettandosi a recuperare la borsetta dal cassetto di fondo, vi infilò il libretto. Lo avrebbe esaminato con calma più tardi. Scordata definitivamente la lista della spesa, Viv radunò 13


le sue cose. Allacciatasi la cintura del cappotto, si passò la tracolla della borsa su una spalla mentre puntava decisa verso la porta che dava sul retro. Uscita all'aperto, una folata di vento gelido la investì, ma non vi fece quasi caso, ansiosa com'era di raggiungere la sua auto. Una volta nell'abitacolo, accese il riscaldamento del sedile, inserì la chiusura centralizzata e tolse dalla borsa il libriccino rilegato in pelle. Non le ci volle molto per rendersi conto che aveva fatto centro. L'autore di quel diario era nientemeno che il defunto Patrick O'Shea. Il patriarca della famiglia che Jack era determinato a fare a pezzi. La famiglia in cui si era infiltrata ormai da un anno. Mentre sfogliava le pagine, capì che, non appena in suo possesso, Jack avrebbe divorato quel manoscritto. Non vedeva l'ora di consegnarglielo e di dimostrargli quanto fosse in gamba. Mentre rifletteva, voltò casualmente un'altra pagina, e rimase come paralizzata quando lesse quanto vi era scritto. A mano a mano che recepiva il significato di ogni singola parola si sentì gelare il sangue nelle vene. Non c'era modo di fraintendere. In effetti, lesse e rilesse tutto due volte per accertarsi che non fosse frutto della sua immaginazione. Con il cuore in gola, capì che non era il caso che Jack vedesse quel diario. Perché tutto ciò che aveva sempre cercato per incastrare gli O'Shea era lì dentro, compreso il fatto sconvolgente che lui era figlio illegittimo di Patrick.

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2 I tacchi ticchettarono sul parquet, producendo un'eco sempre più forte a mano a mano che Viv si avvicinava. Jack si alzò in piedi e si voltò verso l'ingresso della veranda del patio. Aveva chiesto alla cuoca di servire lì la cena, in modo da poter chiudere la portafinestra e assicurarsi un minimo di privacy. Jack si ritrovò a inspirare profondamente non appena la vide. L'attacco di libidine che lo assalì non fu niente di nuovo. Ormai, ogni volta che la incontrava, Viv aveva immancabilmente quell'effetto su di lui. La giacca corta del tailleur rosa metteva in risalto la vita sottile, mentre la gonna abbinata le arrivava poco sopra al ginocchio, contribuendo insieme agli stivaletti dal tacco a spillo a sottolineare un paio di gambe lunghe e ben tornite. Jack aveva girato il mondo, sia da militare sia come turista, e aveva visto un sacco di donne. Tuttavia Viv, che riusciva a incarnare al contempo innocenza, classe e un pizzico di sensualità, era una donna che non riusciva a togliersi dalla testa. Era certo che sarebbe stata uno schianto con indosso qualunque cosa. Le sue origini la distinguevano da qualsiasi altra donna lui conoscesse. E il fatto che, nella sua mente, lei spiccasse sulle altre non faceva che aumentare il senso di colpa. Doveva darci un taglio o avrebbe finito per complicare irrimediabilmente il loro rapporto professionale, e non gli andava di doversi trovare un'altra assistente. 15


Viv era impagabile e, insieme, formavano un team più che affiatato. E poi era l'unica di cui si fidava abbastanza da introdurla nella tana degli O'Shea al fine di raccogliere e riportargli preziose informazioni. «Scusa se sono in ritardo.» Con il fiato corto, Viv si premette ulteriormente al petto Katie. «Ha fatto un po' di capricci e sono quasi certa che i dentini le stiano dando qualche fastidio.» Jack si mise le mani in tasca, Non aveva esperienza con i denti da latte... oh, non che non gli sarebbe piaciuto poterne fare a suo tempo. Quell'opportunità, però, gli era stata negata il giorno in cui la moglie incinta si era trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. «Spero di non averti fatto aspettare troppo.» Viv lanciò uno sguardo alla tavola imbandita, strabuzzando gli occhi. «Wow. Vedo che hai fatto le cose in grande.» Crostini vari, involtini di tacchino con salsa alle prugne, patate arrosto e verdure alla piastra. Tilly, cuoca, governante e aspirante paraninfa, aveva un poco esagerato. E Jack sapeva, per averlo visto con i propri occhi, che c'era pure una cheesecake fatta in casa che aspettava in cucina. Jack si diede una scossa. Gli sforzi di Tilly erano vani ma, nonostante le avesse detto che era solo una cena di lavoro, lei lo aveva chiaramente ignorato e aveva fatto a modo suo. Come al solito. Tilly era la sua governante da quasi un decennio e non perdeva mai occasione per cercare di sistemarlo. Jack aveva rifiutato diversi appuntamenti al buio che lei gli aveva organizzato. Una volta pronto, se la sarebbe trovata da solo una compagna. Considerato che era sposato con la Carson Enterprises e che era dedito a servire la giustizia ventiquattr'ore su ventiquattro, non aveva tempo per uscire con una donna o tantomeno farla felice. Jack osservò la tavola apparecchiata in modo impeccabilmente romantico, e quindi tornò a concentrarsi su Viv. «Ho detto e ripetuto a Tilly che era una cena di lavoro; 16


lei, però, è fissata con il volermi accasare a ogni costo.» Viv inarcò un sopracciglio scuro. «Be', devo ammettere che questa cena promette di essere molto meglio di quella a cui sono stata all'ultimo appuntamento. Pensa che sto ancora riprendendomi da quell'esperienza.» Prima che Jack potesse chiedere cosa intendeva dire – oh, non che la cosa lo riguardasse – Katie lanciò un urlo. Viv le diede dei colpetti leggeri sulla schiena e la cullò avanti e indietro, sussurrandole delle parole rassicuranti nel tentativo di calmare la piccola. Senza risultati apprezzabili. «Ho lasciato la borsa con i pannolini nell'atrio, dove Tilly ha appeso il mio cappotto. Potresti andare a prendermela?» La borsa dei pannolini. Ma certo. Forse sarebbe stato meglio parlare di lavoro per telefono. Il fatto era che Viv era indaffaratissima, dovendo portare avanti un doppio lavoro mentre badava al contempo a una bimbetta di pochi mesi. Jack comunque tenne per sé quelle considerazioni e andò a recuperare i pannolini. Viv era con lui da parecchio e sapeva che era una donna forte. Così, per quanto la vedesse sotto pressione, contava su di lei perché gli fosse d'aiuto nell'indagine che stava conducendo. Ora, in un certo senso, la cosa lo irritava. Odiava dover dipendere da qualcun altro per portare a termine un incarico. Era un uomo d'azione, quindi aspettare che lei gli passasse delle informazioni non era affatto la sua idea di lavoro. D'altra parte l'FBI faceva affidamento su di lui perché scoprisse qualcosa che collegasse gli O'Shea al crimine di cui erano stati vittime i Parker. Poi, da lì, i Federali avrebbero avuto la porta spalancata per passare al setaccio il resto dei loro loschi affari. La borsa a scacchi giaceva ai piedi del tavolino accanto al portone d'ingresso. Jack la afferrò per i manici e se la caricò in spalla, stupito dal peso che aveva. Cosa diamine conteneva? Come poteva una creatura come Katie aver bisogno di tutta quella roba? Aveva appena iniziato a ripercorrere in senso inverso il corridoio quando Tilly sbucò dal passaggio ad arco da cui si 17


accedeva alla cucina. «Tutto a posto, signor Carson?» Signor Carson. Lavorava per lui da quasi dieci anni e aveva ormai rinunciato a cercare di convincerla a chiamarlo per nome. Tilly era il rispetto fatto persona. Buffo che però non si facesse scrupoli a cacciare il naso nella sua vita sentimentale... o forse sarebbe stato più corretto dire nella sua mancanza di vita sentimentale. «A postissimo, Tilly. Grazie. È solo che Viv aveva bisogno della borsa con i pannolini.» Tilly sorrise e agli angoli degli occhi le si formarono delle piccole rughe. «Quella piccina è proprio fortunata ad avere incontrato la signorina Smith.» Jack annuì. «Svesti pure i panni del novello Cupido per stasera, Tilly.» E per qualsiasi altra sera. Un sorriso le si diffuse in volto, accentuando il ventaglio di rughe attorno agli occhi. «Non so a cosa si riferisca» dichiarò la donna, voltandosi verso la cucina. Poi si fermò, si gettò un'occhiata alle spalle e aggiunse: «Mi faccia sapere quando devo servire la cheesecake... per due». «La servirò io» le disse, non trattenendo una risatina. Come non ammirare la sua pervicacia, anche se del tutto sprecata? «Perché non vai a casa?» Gli occhi le brillarono. «Vuole rimanere solo? Ah, ho afferrato. Faccia come se me ne fossi già andata.» Non cercò nemmeno di spiegarle. Sì, voleva restar solo con Viv, ma non per i motivi che immaginava Tilly. Comunque non replicò, preferendo risparmiare il fiato. Tanto Tilly sarebbe saltata in ogni caso alle sue conclusioni indipendentemente da quello che le avesse detto. Inoltre, non metteva mai la donna a parte dei casi che stava seguendo. Il segreto professionale era la sua filosofia di vita e il trionfo della giustizia il suo primo obiettivo. Il denaro era solo un surplus. Tilly obiettava spesso che era troppo impegnato a viaggiare per lavoro e a far soldi per trovare una donna. Spesso alludeva anche al fatto che tutto quel denaro era sprecato se non aveva nessuno per cui spenderlo. 18


Per quanto il pensiero di un'altra donna nella sua esistenza lo terrorizzasse, Jack non poteva biasimare Tilly per i suoi strenui sforzi. La donna era in buona fede. Si augurava solo che lasciasse perdere. Per quel che lo riguardava, aveva conosciuto l'amore della sua vita. E quel genere di amore non si incontrava una seconda volta. Un nuovo strillo di Katie lo strappò dai suoi pensieri proprio mentre tornava nel patio. Viv si era accomodata a tavola su una delle poltrone imbottite e stava sussurrando delle frasi rassicuranti a Katie mentre la cullava fra le braccia. Jack si bloccò quando vide il pizzo che faceva capolino da sotto la scollatura del tailleur di Viv. Pietà, non di nuovo. Katie teneva la manina ostinatamente richiusa attorno a uno dei lembi della giacca e stava tirandolo in un modo che aveva tutta l'aria di essere prossimo a rivelare una porzione molto più consistente del décolleté che gli aveva calamitato lo sguardo. Il pizzo creava un netto contrasto contro la pelle scura di Viv, pelle che non avrebbe dovuto fissare, né tantomeno avrebbe dovuto desiderare di toccare al punto da sentirsi prudere le dita. Suvvia, un po' di contegno. Alla fine, si sistemò la borsa con i pannolini sulla spalla e cercò di ignorare il gusto di Viv per la lingerie ricercata. «Che cosa ti serve?» le chiese, aprendo la cerniera della borsa. Lei sollevò il capo e, ogni volta che incontravano i suoi, Jack rimaneva come folgorato da quegli occhi. Viv aveva un potere di cui nemmeno lei era conscia e lui avrebbe fatto meglio a rammentarsi che la donna che aveva di fronte era off-limits. «Posala pure lì. Ci penso io a prendere quel che mi occorre.» Depositando la borsa ai suoi piedi, lui indietreggiò e le si sedette di fronte. Purtroppo, quando Viv si chinò per frugare all'interno della borsa, la presa di Katie si accentuò e la scollatura si allargò visibilmente. 19


2269 - Innocente seduzione di J. Maynard Liam Kavanagh ha preso in mano l'immenso impero della famiglia. È un uomo responsabile, che detesta i segreti, ma quando l'indecifrabile Zoe piomba nel suo albergo con un bagaglio di sofferenza e mistero non può restare indifferente. LA SAGA DEI KAVANAGH 2270 - San Valentino di passione di J. Bennett Jack Carson è preoccupato per aver messo la sua assistente Vivianna in pericolo, decidendo di usarla per smascherare gli intrighi degli O'Shea. Fino ad allora Jack ha portato avanti con profitti milionari la sua società, ma le sue priorità sono improvvisamente cambiate. 2271 - Il prezzo del segreto di Y. Lindsay Quando Tamsyn scopre che Ellen - la madre ritenuta morta - è invece viva, decide che è arrivato il momento di pretendere qualche chiarimento. Durante la ricerca della donna incontra Finn Gallagher, affascinante milionario, disposto a tutto per... 2272 - Il rifugio del milionario di M. Child Sam Henry, pittore di fama, abbandona la sua arte per il dolore, isolandosi nel silenzio delle montagne. Joy è una giovane madre single che ha bisogno di lavoro e di casa per sé e la figlia. Sbrigare le faccende domestiche per quell'uomo solitario potrebbe essere la soluzione ideale...


dal 27 febbraio 2273 - Salvata dal milionario di J. Maynard Dylan Kavanagh, scapolo di successo di Silver Glen, ha incrementato la propria fortuna con il Silver Dollar Saloon. Ed è al bancone del suo lussuoso bar che incontra nuovamente Mia Larin. La donna ha bisogno del suo aiuto, e lui... LA SAGA DEI KAVANAGH 2274 - Passione extra contratto di K. Cantrell Desmond un inventore milionario che ha grosse difficoltà nelle relazioni con l'altro sesso, ma desidera più di ogni altra cosa un figlio. Decide così di trovare una madre surrogata che accetti tutte le sue condizioni, e McKenna è la donna giusta per quel ruolo. 2275 - Voglio te di Y. Lindsay Il milionario Raoul decide di affidare la figlioletta alle cure della migliore amica della moglie che non c'è più. Alexis dovrebbe dare alla piccola Ruby l'affetto di cui ha bisogno, lui ha però intenzione di stare alla larga dalla donna per dissimulare l'attrazione che da sempre prova per lei. 2276 - L'eredità di D. Wade Mason ha avuto una vita turbolenta e quando un'eredità gli regala l'opportunità di tornare al suo paese d'origine si appresta a prendersi le proprie rivincite. Prima fra tutte, impossessarsi della rinomata scuderia che appartiene a EvaMarie, la donna che gli ha spezzato il cuore.


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