Rachael Thomas
si è innamorata della lettura fin da bambina, e una volta teenager ha scoperto l'affascinante mondo dei romanzi rosa cominciando a desiderare di diventare lei stessa una scrittrice. All'età di circa vent'anni si è trasferita in Galles, dove ha conosciuto e sposato il suo personalissimo eroe, e quando i loro due figli sono stati abbastanza grandi Rachael ha deciso che era giunto per lei il momento di provare a realizzare il suo antico desiderio. Le sono serviti anni di studio e duri sforzi, che per fortuna sua - e nostra! - non si sono dimostrati vani e le hanno consentito di coronare quel sogno. Visita il suo sito www.rachaelthomas.co.uk
RACHAEL THOMAS
Scatti rubati
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: A Child Claimed by Gold Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2017 Rachael Thomas Traduzione di Laura Premarini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony novembre 2017 Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2017 da CPI, Barcelona COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 3229 del 28/11/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
1 Mentre aspettava il treno su cui sarebbe arrivata Emma Sanders, Nikolai Cunningham si fece forza contro il vento gelido della sua terra natia, a cui aveva da tempo voltato le spalle. Il cielo grigio plumbeo prometteva altra neve e si accordava alla sua rabbia. Lo rendeva furioso che una perfetta sconosciuta interferisse nella sua vita, costringendolo a tornare in Russia da una famiglia che aveva da tempo disconosciuto. Nikolai e sua madre avevano lasciato Vladimir per andare a New York quando lui aveva solo dieci anni e l'ombra dei terribili eventi che aveva preceduto quel giorno sembrava essere ancora lì incombente, minacciando di svelare segreti che dovevano rimanere tali. Il treno sferragliò nella stazione e lui si preparò a quelli che era certo sarebbero stati giorni difficili. La sua vita era a New York e tornare a Vladimir non aveva mai fatto parte dei suoi piani. Questo fino a quando sua nonna era ricomparsa dal passato, offrendo la storia della loro famiglia alla rivista World in Photographs. Avevano contattato anche lui, senza dubbio perché lei aveva fornito loro il nome sotto cui viveva ora, ma Nikolai si era rifiutato di fare dichiarazioni. Poi aveva saputo che sua nonna era pronta a parlare e a raccontare tutto ciò da cui lui e sua madre erano fuggiti, imputando probabilmente la colpa proprio a lei. Nel tentativo di proteggere sua madre dal loro doloroso passato e impedire che il suo nome 5
fosse legato ancora una volta a quello dei Petrushov, Nikolai non aveva avuto altra scelta se non quella di tornare. Si tirò indietro e osservò i viaggiatori scendere dal treno, scrutandoli e confrontandoli con l'immagine della signorina Sanders, che aveva visto su Internet e che ricordava appena. Poi la vide, imbacuccata contro il freddo in vero stile russo, con solo il volto visibile tra il cappello e la sciarpa di pelliccia ecologica. Lei si guardò intorno nervosamente, stringendo la maniglia della sua piccola valigia con una mano guantata. Avrebbe potuto essere russa, ma l'apprensione che emanava la contraddistinse come un'estranea lì a Vladimir. Sapendo di non avere scelta, Nikolai sollevò il bavero del cappotto e si avviò verso di lei. La donna lo fissò e lui trattenne il suo sguardo, mentre attraversava la banchina più determinato che mai a terminare tutta la faccenda il più in fretta possibile. «Signorina Sanders.» Si fermò davanti a lei, accorgendosi che era alta quasi quanto lui e trovò la cosa stranamente piacevole. «Signor Petrushov?» La sua voce era limpida e cristallina come un mattino gelido, ma per contrasto i suoi occhi erano verde muschio e gli ricordarono la profondità delle foreste russe in estate. Perché stava notando simili dettagli? Quella donna lo distraeva così lui si rese conto di come gli si era rivolta con una frazione di secondo di ritardo. La sua rabbia si intensificò. Bella o no, la signorina Sanders ovviamente non aveva svolto bene le proprie ricerche. Erano passati diciassette anni da quando lui aveva ripudiato il cognome Petrushov, in favore di Cunningham, quello del suo patrigno. «Nikolai Cunningham» la corresse; poi, prima che potesse fargli qualunque domanda, continuò: «Spero che il viaggio da qui a Mosca sia stato piacevole». «Mi scusi. Sì, lo è stato, signor Cunningham.» La vide aggrottare confusa le sopracciglia, ma si rifiutò di chiarirle perché, pur essendo nato in Russia, aveva un co6
gnome americano. Quelli non erano affari suoi e tali sarebbero rimasti. Guardò la giovane donna e sebbene i suoi attraenti occhi verdi fossero una distrazione, Nikolai non riuscì ad accantonare la rabbia che nutriva nei suoi confronti. «E lei dev'essere la signorina Sanders di World in Photographs» dedusse, aggiungendo poi tra sé: la donna che vuole irrompere nel passato di mia madre e investigare sulla mia infanzia, allo scopo di favorire la propria carriera. «La prego, mi chiami Emma» rispose lei, porgendogli una mano guantata. Lui non la prese, ma guardò in quello splendore verde e si chiese di che colore fossero i capelli sotto il cappello di pelliccia. La foto su Internet non le rendeva alcuna giustizia: era davvero stupenda. L'irritazione si fuse con la rabbia. Quella era l'ultima donna per cui Nikolai voleva provare interesse. Il solo fatto che si trovasse lì a Vladimir, significava che aveva il potere di causare angoscia e dolore a sua madre. Stava a lui assicurarsi che non riuscisse a scoprire quanto fosse drammatica la vera storia della sua famiglia. Nikolai aveva previsto che la donna si sarebbe lasciata incantare dall'innegabile bellezza dell'inverno russo e aveva già organizzato un sacco di opportunità fotografiche per distrarla da ciò che, se fosse venuto allo scoperto, avrebbe distrutto sua madre e capovolto il suo mondo. Tutto ciò che doveva fare era impedirle di incontrare sua nonna, che lui non vedeva da quando aveva dieci anni, ma non sapeva ancora come fare. «Ripariamoci dal vento» le ordinò con fermezza, cercando di ignorare il colore di quegli occhi che gli ricordavano le estati della sua infanzia lì a Vladimir. Era un luogo a cui non aveva più pensato da tanto tempo e certamente non voleva pensarci ora. «Mi sono preso la libertà di prenotare nel suo stesso albergo, così potrò esserle ancor più d'aiuto.» Le sue motivazioni erano molto meno onorevoli, perché in realtà Nikolai voleva solo as7
sicurarsi che la signorina Sanders ficcasse il naso solo in quello che decideva lui e di certo non in ciò che temeva sua nonna volesse mostrarle: una famiglia lacerata dall'inganno. «Grazie» gli rispose Emma con un sorriso, che lui ricambiò soddisfatto. Stava già vincendo il suo round. Pochi giorni per risolvere quell'assurdità e sarebbe potuto tornare a New York, gettandosi alle spalle tutto questo. «È molto premuroso da parte sua.» «L'hotel ha una bella sala, dove potremo metterci a considerare quello che le serve per il suo articolo.» Le aveva fatto credere di essere premuroso. Cos'avrebbe detto, se avesse saputo che lui era solo più determinato che mai a impedire a sua nonna di rovinare il nome di famiglia? Questa era un'altra faccenda di cui si sarebbe occupato in seguito e una cosa era certa: la signorina Emma Sanders non sarebbe stata testimone a quella particolare resa dei conti. «Sarebbe proprio una buona idea» gli rispose e sebbene la sciarpa attorno al viso le nascondesse le labbra, dal modo in cui i suoi occhi brillavano Nikolai credette che stesse sorridendo. L'immagine provocò sensazioni che contrastavano con la rabbia che covava da quando aveva scoperto che sua nonna aveva acconsentito a essere intervistata dalla rivista. «Mi permetta» disse e le prese il bagaglio, sollevato che si trattasse solo di una piccola valigia, insieme alla borsa della macchina fotografica. Questo significava che non aveva alcuna intenzione di prolungare la sua permanenza più di quella manciata di giorni che World in Photographs aveva richiesto a lui e alla sua famiglia. La sua famiglia... sembrava una beffa. «Grazie.» Questa volta, mentre si abbassava un po' la sciarpa con le mani guantate, Nikolai vide che stava sorridendo davvero e questo ebbe un effetto inaspettato su di lui. L'idea di baciare quelle labbra gli esplose nella mente, scatenandogli dentro una scia di ardente deside8
rio. Quei pensieri non avrebbero portato a nulla e lui cupo li respinse. Quello non era certo il momento di permettere alla bramosia di avere il sopravvento e certamente non con quella donna. «Da questa parte, signorina Sanders» mormorò, ignorando di proposito l'invito a usare il suo nome di battesimo e incamminandosi spedito senza assicurarsi che lei lo stesse seguendo, verso l'hotel che aveva prenotato. Non aveva certo scelto a caso di alloggiarvi anche lui, perché questo gli avrebbe permesso di accertarsi che quell'impicciona non si intromettesse nell'oscuro passato della sua famiglia. Era stata la decisione giusta? Ora che l'aveva incontrata, era certo che sarebbe stato in grado di affascinarla e distrarla, assicurandosi che venisse a sapere solo la parte romantica di quelle tristi vicissitudini. Il solo problema era che Nikolai sospettava di essere lui stesso in pericolo di cadere vittima del fascino di quella donna e delle conseguenti distrazioni. «Penso che lei sia abituato a questo freddo, ma per me è un vero shock» osservò Emma Sanders, mentre entravano nella struttura principale dell'albergo, al riparo del vento. Il calore dell'hotel, disposto come un villaggio di accoglienti casette di legno, dava una sensazione di ambiente intimo, quasi romantico, che senza dubbio avrebbe aiutato la sua causa. Molto presto avrebbe indotto la signorina Sanders a credere che lui era più che felice di raccontarle la storia della propria famiglia. «Io vivo a New York.» «Oh» rispose lei togliendosi il cappello, mentre avanzava verso la zona bar dell'hotel. Il calore del fuoco che ardeva nel camino fu un vero sollievo dal gelo dell'esterno. «Mi scusi, avevo dato per scontato che vivesse qui con sua nonna.» Nikolai la osservò togliersi anche la sciarpa, rivelando lunghi capelli biondi e per un breve momento dimenticò il timore che quella donna avesse il potere di ferire sua madre e mostrare lui per ciò che veramente era, mentre 9
si sentiva attraversare di nuovo da una smania potente. Subito si riscosse. Poteva avere tutte le brevi e ardenti relazioni che voleva, ma quella era una donna che non poteva desiderare. «Meglio non dare mai nulla per scontato, signorina.» Nikolai combatté per mantenere il proprio tono neutrale, ma lei era una bella donna e la reazione del proprio corpo fece sì che la sua voce risultasse più roca di quanto avrebbe dovuto essere. Emma Sanders gli rivolse uno sguardo interrogativo. «La vita me lo ha già insegnato, signor Petrushov.» «Cunningham» la corresse lui di nuovo, ma qualcosa nel modo in cui disse quelle parole e l'espressione tormentata che le aveva attraversato il bel viso colpirono la sua coscienza. Non avrebbe dovuto essere così duro e aggressivo con lei, non se voleva distoglierla dalle scomode verità che riguardavano la sua famiglia. Giocare sull'attrazione che sfrigolava tra loro sarebbe servito a creare quella distrazione? Si chiese cosa intendesse dire, mentre arrivava alla conclusione che probabilmente la vita non doveva essere stata tenera con lei. Resistette a stento all'impulso di chiedere, non volendo trascinarla in una conversazione che avrebbe potuto ritorcerglisi contro. Nel corso degli anni era divenuto abile a rivelare su se stesso informazioni sufficienti per soddisfare la gente, ma mai abbastanza perché conoscessero interamente i fatti. «Allora ci siamo già capiti.» Nikolai si tolse cappello e cappotto, li appese e mentre si voltava a prenderle la pelliccia, inaspettatamente le loro dita si sfiorarono. Mentre ritirava la mano fu pervaso da una vampata di calore e gli occhi verdi della donna si alzarono su di lui, enormi e stupiti. Le sue labbra voluttuose, lucide per il rossetto, si schiusero e Nikolai provò l'impulso quasi incontrollabile di baciarle. Non con un dolce ed esitante strofinare di labbra, ma con un bacio forte ed esigente, 10
del genere che preludeva a sesso selvaggio e appassionato. A cosa diavolo stava pensando? Emma indietreggiò, allontanandosi, mentre il suo viso diafano diveniva colorito e i suoi occhi divenivano scuri come il più profondo degli oceani. Anche lei lo aveva sentito, su questo non vi era alcun dubbio. Se fosse stata una qualunque altra donna, Nikolai non ci avrebbe pensato due volte ad agire sull'onda dell'attrazione. Ma quella non era una femmina anonima, bensì colei che avrebbe potuto sviscerare il suo passato, minacciando non solo la felicità di sua madre, ma anche la propria reputazione e lui non lo avrebbe mai permesso, a qualunque costo. «Sì, sì, è così. Noi... noi ci comprendiamo perfettamente» rispose lei incespicando sulle parole. Nikolai soffocò un sorriso di soddisfazione. Forse quell'attrazione poteva essere usata per assicurarsi che non scoprisse chi lui fosse in realtà. Se un tocco e un rapido momento di chimica sessuale riuscivano a disarmarla, questo sarebbe stato un modo piacevole di distrarla dallo scavare troppo dove non doveva. Emma odiava il modo in cui riusciva a formulare a stento una frase, mentre Nikolai Cunningham non faceva altro che fissarla. Quell'uomo l'aveva confusa, creandole dentro uno strano tumulto fin dal momento che si erano incontrati. Era come se fosse stata raggiunta da una scintilla di riconoscimento che l'aveva attirata verso di lui. Pensò a Richard, l'uomo che aveva desiderato potesse divenire più che un semplice amico e lo paragonò a quel potente esemplare di mascolinità. Richard era attraente ma affidabile, mentre quest'uomo era bello e trasudava una sorta di sex appeal letale. Rabbrividì, mentre qualcosa s'inarcava tra loro. Lui trattenne il suo sguardo ed Emma seppe che non doveva dimenticare che quello era anche l'uomo che poteva fare in modo che lei completasse con successo il proprio incarico e si assicurasse un contratto a lungo termine con World in Photographs. Ciò 11
che sarebbe accaduto in quei pochi giorni poteva lanciare la sua carriera come fotografa ma, cosa più importante, le avrebbe fornito un reddito regolare, di cui aveva un gran bisogno se voleva avere qualche possibilità di sostenere Jess, la sua sorellina minore, mentre intraprendeva il sogno di divenire ballerina. Avevano subito entrambe così tanti rifiuti nella vita, affidate a una famiglia adottiva dopo l'altra, che Emma voleva a tutti i costi riuscire a renderla felice. Oltretutto Jess aveva davvero un grande talento. Dopo tutto ciò che avevano passato insieme, meritavano entrambe un po' di serenità. Quell'uomo alto, scuro di capelli, che le aveva appena provocato un fremito di consapevolezza, all'inizio si era mostrato più freddo di quei venti gelidi nei suoi confronti. Qualcosa era cambiato in quegli ultimi momenti. L'aveva guardata in modo diverso, scatenandole dentro ondate di un calore sconosciuto e lei non era sicura di essere in grado di farvi fronte. Pensare a Richard non le aveva mai provocato nulla di simile. «La accompagnerò da mia nonna, Marya Petrushov, ma prima la porterò in diversi luoghi per le fotografie che le servono.» Qualcosa nel tono della sua voce rese chiaro che chiedere più di questo, in quel momento, sarebbe stato sconsigliabile, specialmente dal modo in cui aveva pronunciato il nome di sua nonna. Emma avvertì subito problemi irrisolti e si chiese con che frequenza lui la vedesse con una simile distanza tra loro. Gettando al vento ogni cautela e reprimendo la propria curiosità lo guardò fisso, alzando il mento e con chiarezza specificò le proprie condizioni. «Io non ho bisogno solo di fotografie di luoghi, signor Petrushov, ma anche di istantanee di lei e sua nonna, insieme agli altri parenti.» Il suo intento era entrare all'interno della famiglia russa che aveva creato la propria fortuna solo pochi decenni prima e vedere come i suoi componenti vivessero. Se non avesse raggiunto quello scopo, non avrebbe 12
mai avuto il suo contratto e questo avrebbe significato che non avrebbe potuto finanziare Jess alle prese con una delle più prestigiose scuole di danza della Russia. Il fatto che quell'incontro dovesse avvenire in una città distante solo una notte di treno da dove si trovava Jess, entrata in una delle più ambite scuole di danza del mondo, era un buon segno e lei aveva creduto di potercela fare. Ora, guardando Nikolai stabilire le regole dell'intervista, Emma iniziò ad avere seri dubbi che tutto sarebbe andato bene. L'uomo dominava l'intera stanza in cui erano entrati; anche se il salone era grande e spazioso, lui sembrava aver preso il comando di ogni centimetro di spazio. Indubbiamente aveva preso il controllo della situazione e lei si sentiva intimidita, anche se non glielo avrebbe mai fatto capire. Non avrebbe certo funzionato con un tipo che era abituato a comandare e pretendeva remissività. No, lei sarebbe rimasta ferma sulle proprie posizioni. Sentiva che avrebbe dovuto essere forte quanto lui, se voleva ottenere quello che richiedeva l'incarico. «Non ci sono altri membri della famiglia, signorina Sanders.» Si diresse verso delle comode poltrone attorno al fuoco e lei lo seguì, decisa a non lasciarsi scoraggiare così facilmente. Aveva solo pochi giorni lì in Russia e voleva vedere Jess prima di tornare a Londra. Nikolai le fece cenno di sedersi, poi occupò la poltrona accanto a lei, le sue lunghe gambe di colpo in evidenza, mentre si sedeva a sua volta. Il nervosismo la travolse e il modo in cui lui la osservava la turbò più di quanto le fosse mai accaduto. Desiderò sapere cosa stesse pensando, ma quei suoi occhi scuri erano imperscrutabili. «Una foto di lei e sua nonna...» Non aveva ancora finito la proposta che lui si piegò in avanti, avvicinandosi in un modo troppo intimo. Era troppo vicino e le sue parole finirono in niente. «No.» Quell'unica parola mise a tacere ogni suo suggerimento e la rabbia racchiusa in essa riecheggiò nella 13
stanza come un fuoco d'artificio isolato. Poi, come se si fosse reso conto di quanto fosse sembrato duro e intransigente, lui tornò ad appoggiarsi allo schienale della poltrona e offrì una spiegazione: «Non vedo mia nonna da molti anni, quindi temo che una tenera foto di famiglia non sarà possibile, signorina». Le cose si mettevano male. A ogni secondo che passava, il suo sogno di mettere insieme con facilità l'articolo e poi squagliarsela a Perm per vedere Jess si stava rapidamente disintegrando. Quel suo sguardo selvaggio, mentre la scrutava con sospetto, la convinse che l'uomo parlava sul serio. «Senta, signor Petrushov... scusi, Cunningham.» Ora, per peggiorare le cose, lo aveva chiamato di nuovo con il suo nome di famiglia, e a giudicare dalla rigidità del suo mento non era qualcosa che l'avrebbe fatta entrare nelle sue grazie. «Non so quale sia il suo problema, ma io sono qui per svolgere un lavoro. Sua nonna è d'accordo con World in Photographs per essere intervistata e fotografata per la rivista e il mio incarico è assicurarmi che questo avvenga.» Lo guardò con la speranza che la propria determinazione riuscisse a competere con la sua prepotenza e si chiese perché mai avesse accettato il ruolo di intervistatrice, quando il suo campo era la fotografia. La risposta, ancora una volta, era permettere a sua sorella di seguire i propri sogni. Lui la fissò, indugiando un po' troppo sulle sue labbra. La tensione crepitava nell'aria attorno a loro ed Emma era inconsapevole di tutto fuorché di loro due. Mentalmente si riscosse. Quello non era un buon momento per sentirsi attratta da un uomo. Per tutta la propria adolescenza, lei aveva fermamente mantenuto il voto di non soccombere alla tentazione di un ragazzo. Ci era riuscita finché aveva incontrato Richard, un collega fotografo. Lui era stato il primo uomo che le avesse rivolto un minimo di attenzione ed Emma aveva sperato che la loro amicizia si trasformasse in qualcosa 14
di più, ma dopo due anni nulla era cambiato e lei era rimasta a osservarlo disillusa uscire con altre donne. «Così come è mio dovere assicurarmi che la mia famiglia non sia turbata da intrusioni esterne, signorina Sanders.» Nikolai parlava lentamente, mentre i suoi duri occhi scuri luccicavano, mettendo un avvertimento molto chiaro in ogni parola. Chi mai avrebbe potuto turbare, visto che la vecchia signora aveva acconsentito a farsi intervistare? «Io non voglio sconvolgere nessuno.» Lei lo fissò, in quegli occhi scuri come la notte, e seppe che non poteva combattere il fuoco con il fuoco. La vita con sua madre, prima che lei e Jess fossero affidate ai servizi sociali, le aveva insegnato proprio questo. Se Emma avesse tentato di competere con la sua forza e la sua determinazione, non avrebbe mai portato a termine quel lavoro. Abbassò lo sguardo e lo posò sulle sue mani, prima di risollevarlo un poco. «Le chiedo scusa. Possiamo ricominciare di nuovo?» La richiesta prese Nikolai alla sprovvista. Pochi momenti prima lei sembrava già sul punto di dare in escandescenze, una fervente indignazione le era brillata negli occhi, rendendo ardua la lotta per non cedere alla tentazione di baciarla. Ora in pochi secondi era divenuta dolce e remissiva, e un cambiamento così drastico lo riempiva di sospetto. «Vuole tornare fuori al freddo per ridarci la mano?» Non riusciva a resistere a stuzzicarla e venne ricompensato quando lei arrossì. «No.» Emma rise e il suo sorriso le fece splendere gli occhi, come se il sole stesse irrompendo attraverso la foresta e rimbalzando contro fresche foglie di un verde primaverile. «Penso che dovremmo ricominciare daccapo la nostra conversazione. Beviamo qualcosa di caldo e parliamo di come possiamo darci una mano.» Ora Nikolai era davvero sorpreso. Lei aveva in mente qualcosa e cercava di manipolare la situazione come voleva. Era ciò che la donna che avrebbe dovuto sposare a15
veva sempre fatto e lui era stato abbastanza stupido da permetterglielo, finché poi aveva messo fine alla farsa che era stato il loro fidanzamento. Lei lo aveva voluto solo per quello che poteva procurarle. «Non credo mi possa offrire nulla per aiutarmi, signorina Sanders, ma berremo qualcosa e io le dirò in che modo ci organizzeremo per i prossimi giorni.» Prima che Emma potesse aggiungere altro, lui fece cenno a un cameriere e ordinò del tè, cosa che non avrebbe mai chiesto a New York, ma essendo tornato in Russia i ricordi della sua infanzia stavano riemergendo in modo inquietante. Poi scorse uno scintillio di interesse nei suoi occhi e si rese conto di avere usato la lingua che aveva parlato da bambino, prima che il suo mondo fosse fatto a pezzi dal terribile segreto di sua madre. Un segreto che ora lo perseguitava e che sospettava fosse lo stesso che sua nonna volesse rivelare nell'articolo. Perfida quanto il figlio, il crudele padre di Nikolai, sua nonna lo aveva indotto a tornare in Russia per assistere a tutto questo. «La prego, mi chiami Emma» rispose lei, appoggiandosi allo schienale della poltrona. I jeans le aderivano alle lunghe gambe, attirando la sua attenzione e riempiendogli la mente di pensieri che non aveva il diritto di formulare. «E io potrei chiamarla Nikolai?» «Nikolai, sì...» borbottò lui. Aveva voluto cambiare il proprio nome in Nik quando aveva lasciato la Russia da bambino, era stato il suo modo per prendere le distanze dalla famiglia di suo padre, ma sua madre lo aveva pregato di mantenere Nikolai, dicendogli che lo aveva scelto perché era un nome di famiglia e che lui avrebbe dovuto mantenere almeno un po' delle sue origini russe. «Ho la netta impressione che non sia affatto disposto a parlare con sua nonna, Nikolai. Eppure è stata lei a contattare World in Photographs e questo mi fa pensare a qualcosa che preferirebbe non venisse raccontato.» «Che perspicacia!» E lui che aveva pensato che, gra16
zie al proprio fascino, l'avrebbe piegata alla sua volontà. Sembrava che avesse di gran lunga sottovalutato quella donna. La sua innocente timidezza non era altro che una commedia, proprio come aveva fatto la sua ex, capace di qualunque cosa per ottenere ciò che voleva. «Forse possiamo giungere a una sorta di accordo, in modo che io abbia abbastanza informazioni per completare il mio lavoro, pur rispettando la privacy della sua famiglia.» Lo guardò e le sue sopracciglia scure si alzarono in un silenzioso gesto di trionfo. Se questo era ciò che pensava la signorina Sanders, lui glielo avrebbe lasciato credere... per ora. «A una condizione.» Lui bevve un sorso di tè, poi incontrò il suo sguardo. Emma guardò nei suoi occhi e per un istante pensò di scorgervi ansia. No, più di questo, paura. «E quale sarebbe questa condizione?» «Che mi dica perché questo lavoro è così importante per lei. Perché fare tanta strada da Londra a Vladimir per gli sproloqui di una donna anziana?» Nikolai non aveva idea se sua nonna farneticasse, non la vedeva da quasi ventitré anni. Esattamente dal giorno del funerale di suo padre quando, da decenne confuso, non aveva avuto idea di cosa stesse succedendo, né del perché sua nonna avesse messo alla porta lui e la mamma. Era stato solo sei anni dopo che aveva saputo l'inquietante verità e aveva giurato di fare tutto ciò che poteva per proteggere sua madre da ulteriori dolori. Un proposito che intendeva mantenere anche ora. «Ho accettato il lavoro perché era un modo per venire in Russia. È stato come se il destino mi stesse offrendo l'opportunità perfetta. Mia sorella Jess ha un posto nella Perm Ballet School e una volta che avrò quello che mi serve, potrò trascorrere qualche giorno con lei.» I suoi adorabili occhi verdi si colmarono di un'eccitazione sincera e quella fitta familiare di ingiustizia quasi lo soffocò. Lei aveva avuto un'infanzia felice e aveva stretto un le17
game profondo con sua sorella, ma quella di Nikolai invece era stata ben diversa, grazie a un atto brutale di suo padre, un uomo che lui non aveva alcun desiderio di riconoscere come tale. «Sua sorella è qui in Russia?» Questa era l'ultima cosa che si era aspettato di scoprire e certamente non era saltato fuori quando aveva svolto un controllo su Emma Sanders. Lei aveva una montagna di debiti ed era tutt'altro che famosa nel campo della fotografia. Oltre a questo, non aveva trovato nulla di significativo, o che potesse utilizzare per volgere la situazione a proprio favore. «Sì, la danza è il suo sogno e io ho intenzione di fare in modo che possa seguirlo.» Il suo viso si illuminò e mentre l'orgoglio le riempiva la voce, Nikolai scorse una donna del tutto diversa da quella che aveva incontrato fuori solo pochi momenti prima. «Jess ha solo sedici anni e questo lavoro per me significa poterla vedere prima di quanto avessimo stabilito, anche se solo per pochi giorni, prima che io ritorni a Londra.» Almeno ora lui riusciva a capire perché avesse accettato quel lavoro. All'inizio la sua mente sospettosa era arrivata alle conclusioni più assurde. Semplicemente, Emma Sanders non aveva abbastanza denaro per volare in Russia da sua sorella, quindi aveva accettato quell'incarico. Tuttavia, Nikolai aveva ancora qualche dubbio riguardo alle ragioni di sua nonna per avere istigato tutto questo. Che cosa sperava di ottenere? E, peggio ancora, fin dove era disposta ad arrivare Emma allo scopo di impressionare World in Photographs, nel tentativo di lanciare la propria carriera? «Allora ci aiuteremo a vicenda. Io posso accompagnarla in luoghi legati al passato della mia famiglia, dove lei potrà scattare tutte le foto che vorrà.» Nikolai tacque, non del tutto certo del perché avesse usato quelle parole. Era a causa del modo in cui il suo corpo lo distraeva, accendendolo di desiderio? Le sue guance arrossirono di nuovo, facendola apparire timida e innocente e lui si chiese se avvertisse quella 18
tensione sessuale che stava crescendo tra loro due. «E potrò incontrare sua nonna per farle alcune domande?» La sua voce era divenuta un po' roca e lei si morse il labbro inferiore, un gesto che Nikolai decise di non interpretare. Non se voleva mantenere il controllo e impedire il tentativo di sua nonna di creare ancora una volta seri problemi. «Sì, ma prima andremo nei luoghi che sono legati alla mia famiglia. Ho già preso degli accordi per domani.» Emma sembrò felice. «In questo caso, non vedo l'ora di trascorrere qualche giorno con lei.» La cosa irritante era che anche per Nikolai era così. La stessa donna che era deciso a disprezzare a prima vista, ora lo attraeva innegabilmente.
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