ROMANCE
KRISTEN PROBY
Scegli me
Immagine di copertina: South_agency / E+ / Getty Images Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Beauty Of Us William Morrow An imprint of HarperCollinsPublishers © 2017 Kristen Proby Traduzione di Alessandra De Angelis Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con HarperCollinsPublishers, LLC, New York, U.S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2022 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance febbraio 2022 HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 285 del 17/02/2022 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
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Riley «Ho chiuso» annuncio, entrando nel bar a passo bellicoso. Dietro il bancone ci sono due delle mie quattro socie. Kat, che gestisce il bar ed è tra le donna più fighe che conosca, ha i capelli rossi fiammanti raccolti in boccoli, e Mia, la nostra chef di cucina, si è tolta il cappello da cuoco e ha i lunghi capelli neri sciolti sulle spalle. Hanno un'aria esausta che corrisponde esattamente a come mi sento io. «Con che cos'hai chiuso, di preciso?» mi chiede Mia mentre si versa un bicchiere di vino rosso, dando uno schiaffetto alla mano di Kat per allontanarla. «Posso fare da sola.» «Ma io so come si fa» dichiara Kat. Mia sbuffa, le passa la bottiglia, beve un sorso dal bicchiere e fa il giro del bancone per andare a sedersi su uno sgabello. «Con gli uomini» rispondo, sedendomi sullo sgabello accanto a lei. Il bar è praticamente deserto, perché siamo in mezzo alla settimana ed è quasi l'ora di chiusura. Ci siamo solo noi tre e un uomo seduto in fondo al bancone, che sorseggia quello che sembra un whisky e Coca. E non voglio neppure pensare al fatto che di profilo sembra interessante. «Lo dici almeno una volta al mese» commenta Mia. «Stavolta dico sul serio» ribatto, e faccio un cenno di assenso quando Kat mi offre un bicchiere del vino che sta bevendo Mia. «Riempi fino all'orlo.» 5
«Per me il vostro modo di bere il vino è come una coltellata» brontola Kat. «C'è una maniera corretta di versarne un bicchiere.» «Noi non siamo sofisticate quanto te» replico, e la ringrazio con un sorriso quando mi porge il mio bicchiere. Kat scrolla le spalle e riprende a lavare i pochi calici rimasti nel lavello. «Allora, dimmi, perché il genere maschile ti ha fatto arrabbiare stavolta?» «Dunque, ieri sera sono uscita con un uomo» comincio, poi bevo un sorso di vino, riflettendo. «Diciamo che non era il mio tipo.» «In che cosa?» mi chiede Mia. «Cioè, aveva i capelli biondi invece che scuri? O non aveva il genere di auto che piace a te?» «Così mi fai sembrare superficiale» rispondo, accigliandomi. «Quelle caratteristiche non sono ostacoli insormontabili.» «Non pensiamo che sei superficiale» mi rassicura Kat. «Quali erano i grossi problemi con questo?» «Be', innanzitutto sudava tantissimo. Come se fosse appena uscito dalla palestra. All'inizio pensavo che fosse semplicemente nervoso. Voglio dire, era la prima volta che uscivamo insieme, perciò era normale.» «Certo» annuisce Mia. «Però più eravamo seduti lì e più sudava. Mentre parlavo, continuava ad asciugarsi il sudore con il tovagliolo. Sembrava Whitney Houston durante un concerto!» «Okay, è uno che suda» dice Kat. Poi fa una smorfia. «Te lo immagini durante il sesso? Probabilmente gronda di sudore!» «Bleah.» Arriccio il naso; quel pensiero mi dà quasi il voltastomaco. «No. No, non voglio pensarci. Insomma, sudava tantissimo e puzzava. È stato il cattivo odore che ha dato il colpo di grazia alla serata.» Il tizio a un'estremità del bancone fa una risatina e beve un sorso del suo drink. Lo ignoro e continuo a parlare. «Però, mettendo da parte il sudore e il tanfo, era simpatico?» chiede Mia. «Credo di sì» rispondo. «Mi sento una persona orribile, pe6
rò non ho ascoltato un granché di quello che diceva perché ero troppo distratta dai rivoli di sudore che gli scorrevano in faccia, e dalla puzza.» «Okay, è un quadro disgustoso» annuisce Kat. «A sua difesa potrei dire che forse ha un problema alle ghiandole sudoripare, oppure sarà stato per l'ansia. O ha i pori dilatati, non so, però credo che neppure io potrei passare sopra al cattivo odore.» «Esattamente.» Sollevo il calice per brindare alle sue parole. «E il tipo della scorsa settimana non puzzava e non sudava, però immagino che fosse convinto che, offrendomi la cena, automaticamente avrebbe potuto portarmi a letto. Cosa impossibile.» L'uomo in fondo al bancone fa un'altra risata, e ora non posso più ignorarlo. Mi giro verso di lui, e devo fare un respiro profondo quando lo guardo meglio. È alto, snello, e ha degli avambracci notevoli, messi in mostra dalle maniche arrotolate della camicia. Ha i capelli castani un po' scompigliati, come se vi avesse passato in mezzo le dita. E porta degli occhiali con la montatura nera. «Ehilà» dico, attirando la sua attenzione. Guarda verso di me con degli occhi verdi veramente sexy, e sono costretta a rammentare a me stessa che ho chiuso con gli uomini. Perché, altrimenti, avrei la tentazione d'invitarlo a uscire con me. «Salve» risponde. «Volevi partecipare al discorso?» gli chiedo, facendo roteare il vino nel bicchiere. «Non credo di avere niente da aggiungere» replica lui stringendosi nelle spalle. «Sono solo un uomo.» «Magari potresti illuminarmi su come funziona il cervello maschile» osservo, pensosa. «Perché io sono sconcertata. Assolutamente disorientata.» «Be', io non sudo come la tua ultima fiamma» dichiara con un sorrisetto spavaldo, strappandomi una risata. «Decisamente non era una mia fiamma» ribatto. «E io non sono un medico, perciò non posso stabilire se avesse un problema alle ghiandole sudoripare, come ha supposto la tua amica. Forse era solo nervoso. Vedi, sei una bellissima donna. È logico che fosse un po' agitato. Però non per 7
questo doveva esimersi dall'usare il deodorante.» «Sì. Esattamente. Ma che problema hanno gli uomini? Perché pensano di poter fare subito sesso? Insomma, non sono una squillo.» «Ehi, aspetta» dice, alzando le mani con un sorriso. Accidenti a lui, ha un sorriso davvero irresistibile. «Nessuno ti ha chiamata squillo.» «Mah, è sottinteso che gli uomini mi considerino così quando m'invitano a uscire insieme; mi offrono la cena e poi sono risentiti quando non gliela do. Ma io ho i miei standard, e sono esigente.» «E fai bene» risponde lui, serio. «O forse ti capitano solo imbecilli.» «Così sembrerebbe, secondo le mie statistiche d'incontri.» Bevo un sorso di vino. «Ma che cos'hai da dire in difesa del resto della tua specie? Se vogliamo essere circoncisi, dopo tanti discorsi, ti dirò: tutto questo teatrino non vale un cazzo, letteralmente.» Lui rovescia la testa all'indietro e fa una risata fragorosa, che trovo molto affascinante. Scola il bicchiere poi ruota sullo sgabello per voltarsi verso di me. Ora che siamo a faccia a faccia, quegli incredibili occhi verdi mi scrutano dalle radici dei capelli biondi fino alla punta delle mie Jimmy Choo. «Forse sono semplicemente attratti da te.» «Non capisci» sospiro. «L'attrazione va bene. Fare il cascamorto va bene. Ma da quando è considerato normale non dimostrare il minimo rispetto per la persona che frequenti? A questo punto mi vengono tanti dubbi su tutto il genere umano. A volte vorrei che esistesse veramente l'Enterprise, e che Chris Pine venisse a prendermi per portarmi via sulla Morte Nera, dove potremmo vivere felici e contenti e avere tanti bambini Jedi.» Il tizio mi fissa in silenzio per qualche istante, poi si acciglia. «Confondi Guerre stellari e Star Trek.» «È uguale» ribatto scrollando le spalle. «Tanto è la stessa cosa.» «Eh, no.» Si schiarisce la gola. «No, non è affatto la stessa cosa.» «Però hai capito il concetto.» 8
«No, non l'ho capito, perché hai mescolato Star Trek e Guerre stellari. Non sono uguali, perciò quello che hai appena detto è... incomprensibile.» Alzo gli occhi al cielo, poi guardo in direzione di Kat e Mia in cerca di aiuto, ma loro sorridono divertite mentre assistono al mio battibecco con l'aitante sconosciuto. «Non mi siete di alcun aiuto» le accuso. «Ha ragione» obietta Kat stringendosi nelle spalle. «E la questione è interessante.» «Non tutti gli uomini si aspettano di fare sesso al primo appuntamento» continua lui. «Anzi, ti dirò, la maggior parte non se l'aspetta, a meno che non si tratti di qualcuno che ti ha rimorchiato in un bar, tu abbia ventidue anni e ti sia strusciata ballando con lui per tutta la sera.» «Non è successo niente del genere» ribatto. «Be', in tal caso direi che è solo un imbecille.» «Dev'esserci stata un'esplosione demografica d'imbecilli» rispondo, e poi sospiro, porgendo il mio bicchiere a Kat per farmelo riempire. «Dove li conosci?» mi chiede, e io mi mordo il labbro. «Non voglio dirtelo.» «Online, eh?» annuisce lui. «Non l'ho detto!» «Non ce n'era bisogno. Se li conoscessi in palestra, o al supermercato, oppure da qualche altra parte di persona, adesso non saresti in imbarazzo.» «Non sono in imbarazzo.» «Invece sì. Altrimenti non avresti problemi a dirmelo.» «E va bene.» Sospiro e mi strofino la fronte con i polpastrelli. «Li ho conosciuti tutti online.» «Devi smetterla.» «Non so in quale altro modo conoscere le persone» rispondo. «Lavoro almeno cinquanta ore alla settimana. Non frequento scuole, club o chiese, e vado raramente al supermercato perché mangio sempre qui.» «Potrei sempre smettere di darti da mangiare» interviene Mia, e io la fulmino con lo sguardo. «Dico solo che se fai sempre quello che hai sempre fatto, avrai sempre i risultati che hai sempre avuto.» 9
«Non capisco una sola parola di quello che hai detto.» Lo guardo strizzando le palpebre, cercando di analizzare il concetto. «Cambia modalità» riassume lui, sorridendo sornione. «Cerca di conoscere le persone in un'altra maniera. Per esempio, non mi hai conosciuto online, e io non sono uno stronzo.» «Certo, sei carino, e sembri anche un tipo a posto, ma sospetto che se ti conoscessi meglio scoprirei che hai il complesso di Edipo e quattordici cani.» «È possibile» dice annuendo con aria pensosa. «Nascondo bene i miei problemi. Quello che voglio farti capire è che dovresti smettere di usare i siti d'incontri e cercare di conoscere le persone nella vita reale.» «Già, facile a dirsi.» Guardo il bicchiere, imbronciata. «Devo farti un bonifico per questa seduta di psicoterapia?» «Nah, la prima la offro io» risponde, rivolgendomi con disinvoltura quel sorriso assurdamente seducente. «Basta che non mescoli più Guerre stellari e Star Trek, e mi è sufficiente come pagamento.» Tira fuori dal portafogli qualche banconota che butta sul bancone, poi si alza per andarsene. «Buona serata, e buona fortuna» mi saluta. «Grazie.» Quando si è allontanato e sta per sparire, lo chiamo: «Ehi, aspetta! Non ti ho chiesto come ti chiami». «Trevor» dice. Immediatamente il mio stomaco fa almeno quattro capriole. «Trevor Cooper.» Non mi viene in mente altro da dire che: «Sei in anticipo». Ho le guance in fiamme e le mani che cominciano subito a tremare. «Non dovresti essere qui prima di altri due giorni.» «Mi piace arrivare presto. Per ambientarmi, per così dire.» Sorride e fa un cenno di saluto. «Ci vediamo fra un paio di giorni.» Va via e, appena sento chiudersi la porta d'ingresso, mi giro verso le mie amiche e le fisso con assoluto orrore. «Ditemi che non è vero.» Kat sogghigna mentre Mia scoppia a ridere, battendo una mano sul bancone. «È esilarante» dice Mia, divertita. 10
«No, invece» ribatto. «Ho un aspetto orrendo, e sembro una ragazzina che non riesce a trovare un fidanzato. E lui è qui per lavoro.» Mi passo le dita fra i capelli, poi mi chino sul bancone, disperata. «Stasera non era qui per lavoro» puntualizza Mia, dandomi dei colpetti sulla schiena. «E poi, se non torna, per me va bene. Ero contraria sin dall'inizio.» «No che non va bene se non torna» obietto, poi alzo la testa e riprendo fiato. «Il fatto che la Best Bites TV voglia venire qui a girare una trasmissione sul Seduction è un bel colpo, Mia.» «Lo so, me l'hai detto.» «Voglio dire, ci darà una vasta risonanza. So che non ti va l'idea di una troupe a filmare in cucina, ma non sarà per sempre.» «Abbiamo già fatto questo discorso» dice, aggrottando le sopracciglia. «Tanto non ha importanza, perché ho fatto la figura della babbea con il produttore della trasmissione qui al bar.» «Babbea?» ripete Kat ghignando. «Mi piace quel termine.» «Sì, be', non si riferisce a voi, ma a me» sospiro. «Deve considerarmi terribilmente ridicola.» «Non credo» risponde Mia. «Ti ha sorriso, e ti ha scrutato da capo a piedi come se fossi stata un gelato goloso che non vedeva l'ora di divorare.» «Se lo dici tu» bofonchio, e alzo gli occhi al cielo. «Ora devo darmi un contegno e avere un rapporto professionale con lui. Sono io a dover lavorare con lui, non voi.» Dato che sono l'esperta di marketing e di pubbliche relazioni del quintetto, collaborare con la Best Bites TV ricade completamente sulle mie spalle. Mi sta bene, e mi piace, ma non ho mai combinato un tale disastro durante il primo incontro con un professionista. «Sono mortificata. Dovrei mollare tutto e trasferirmi in Messico.» «Sole e cocktail tutto il giorno, e un Enrique a portata di mano per soddisfare qualsiasi tuo capriccio?» annuisce Kat, 11
pensosa. «Non sembra poi così male, a dire la verità.» «Forse dovremmo andarci tutte» dice Mia. «Non ti piacerebbe affatto» replico, e le do un colpetto con la spalla. «T'intrufoleresti di soppiatto in cucina per prenderne il comando.» «Vero. Farei meglio a rimanere qui.» «Nessuna di noi deve andarsene, secondo me» dice Kat, mettendo a posto l'ultimo bicchiere lavato. «Non mi è sembrato affatto scoraggiato dalla tua crisi con l'universo maschile, Ri.» «Oh, Gesù bambino!» borbotto, scuotendo la testa. «Ma che cosa ho che non va?» «Ti fai condizionare troppo da questi uomini» sentenzia Mia. «Davvero, sei ossessionata. Devi smetterla di sforzarti tanto. Mia madre dice sempre che l'amore arriva quando non lo cerchi.» «Non mi è capitato neppure quello.» Conficco i polpastrelli nei muscoli del collo, dicendomi che devo ricordarmi di prendere appuntamento per un massaggio. «In realtà non sono poi così disperata, sai? Non mi serve un uomo per sentirmi realizzata.» «Non sei mai stata una disperata» dice Mia. «Non è una cosa negativa voler avere una persona speciale nella propria vita.» «Esattamente. È un modo perfetto di definire la cosa.» Prendo la borsetta e mi protendo per salutarle a una a una con un bacio sulla guancia prima di andare via. «Ci vediamo domani, se stasera non muoio di vergogna.» «Sogni d'oro!» mi grida dietro Kat. È stata una giornataccia. Cavoli, tutto l'anno è stato difficile. Però non posso lamentarmi, perché il ristorante non va semplicemente bene: ha un successo clamoroso. Di questo passo, immagino già che potremo espanderci in altre città del Nordovest del Pacifico nei prossimi tre anni. Il locale è sempre pieno, e ora che la trasmissione televisiva sta per concretizzarsi, dovremo mandare via i clienti. È un risultato di cui andare fieri, ma forse fa anche un po' paura. Quando io, Addie, Cami, Mia e Kat abbiamo aperto, 12
meno di due anni fa, non prevedevamo che sarebbe andata così. Volevamo solo che il ristorante andasse tanto bene da poterci mantenere con gli introiti, e abbiamo raggiunto e superato quell'obiettivo nei primi sei mesi. Ma il successo sfinisce anche, e questa sera mi sento proprio così. Sfinita. Perché disperdo così tante energie a conoscere uomini online quando invece dovrei concentrarmi sul lavoro? Sono felice e indipendente. Ma, dannazione, vedo Addie, Cami e Kat con i loro compagni e non posso fare a meno di provare un pochino d'invidia per la felicità che hanno trovato. I loro uomini non le distraggono dal lavoro; le sostengono, e le aiutano come possono. È un lavoro di squadra. E io vorrei fare parte di una squadra. Inoltre mi piacerebbe anche fare sesso regolarmente. In fondo sono una donna passionale, e ho delle esigenze. Ma anche dei criteri. Non impiego tanto ad arrivare in macchina a casa, a Hillsboro, e neppure a cambiarmi. In leggings azzurri e una canottiera color corallo, mi siedo sulla mia poltrona preferita in un angolo della camera da letto, con il portatile sulle ginocchia. Penso che dovrei mandare un'e-mail a Trevor per scusarmi per stasera. Quello che ha sentito era la quintessenza della scarsa professionalità, e non è il modo in cui voglio dare inizio al nostro rapporto di lavoro. Però non vorrei scavarmi una fossa ancora più profonda con le mie mani. A volte è meglio limitarsi a tenere chiusa la boccaccia. Ho un master in marketing e pubblicità, e quello sarebbe il primo consiglio che darei a un cliente in questa situazione. Less is more. Basso profilo e poche chiacchiere. Annuisco, decidendo di seguire i miei consigli, poi apro il portatile. Passo in rassegna quattro dei siti d'incontri online a cui mi sono iscritta. In ognuno trovo dei messaggi in attesa, da parte di uomini che non ho mai visto prima, e anche di alcuni con cui sono uscita, e decisamente non è andata. 13
Compreso Mister Sudore. Ciao Riley, Ieri sera sono stato benissimo. Rivediamoci presto! Greg No, grazie. Digito la tipica risposta del genere non è colpa tua, è solo mia, invio il messaggio, poi mi stupisco di me stessa perché annullo sistematicamente l'iscrizione da ogni sito, cancellando il mio profilo. Così non funziona. Forse Trevor ha ragione. Devo solo smetterla. E incontrare qualcuno di persona. Oppure rassegnarmi a morire zitella. Sicuramente ci sono modi peggiori per andarsene. Per esempio, potrei avere una malattia mortale. Al confronto, morire sola non è così grave. Sto per spegnere il computer e andare a dormire quando vedo la notifica che ho una nuova e-mail. Sto per ignorarla per stasera, ma il nome del mittente mi balza all'occhio. Trevor Cooper. Mi precipito ad aprirla. Riley, ti scrivo dal mio indirizzo personale, perché questa e-mail non riguarda il nostro rapporto professionale. Volevo scusarmi con te per stasera. Avrei dovuto presentarmi subito, quando sei entrata nel bar. Non mi aspettavo di sentire il discorso che è cominciato quando sei arrivata. Ti prego di accettare le mie scuse. Non vedo l'ora di rivederti fra qualche giorno. Un caro saluto, Trevor P.S. La Morte Nera è in Guerre stellari. Oltretutto è stata distrutta, quindi non puoi andarci. Mi dispiace. Sorridendo, rileggo altre due volte il messaggio. Okay, è stata un'iniziativa simpatica. Si capisce che Trevor è gentile, e forse anche un po' fanatico di Guerre stellari. Però è una presenza temporanea, nonché un collega. Perciò 14
l'attrazione che provo nei suoi confronti non conta. Affatto. Non importa anche se è carino, e sveglio, e ha un bel lavoro. Non importa affatto. E comunque ho rinunciato definitivamente a frequentare gli uomini, perciò chiuso il discorso.
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