I romanzi storici più piccanti, le autrici più amate. Impossibile resistere. Danimarca, 867 d.C. Reduce da sanguinose battaglie Gunnar si ritrova affidato alle cure di Kadlin, l’unica donna che abbia mai amato. Dopo una notte di passione, l’aveva abbandonata… ma ciò che li aveva legati allora, è più vivo e intenso che mai. IL PRIMO ROMANZO DELLA SERIE VIKING WARRIORS.
Venezia - Inghilterra, 1816. Julia, Duchessa di Colton, si è sposata a sedici anni, ma il marito subito dopo la cerimonia è scappato a Venezia. Julia, dopo una lunga solitudine, desidera un figlio e decide che è arrivato il momento di sedurre quel marito sconosciuto… UN NUOVO APPUNTAMENTO CON PECCAMINOSI INGANNI.
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Juliet Landon
Schermaglie d'amore
Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: A Knight in Waiting The Knight, the Knave and the Lady His Duty, Her Destiny Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 1995 Juliet Landon © 1996 Juliet Landon © 2006 Juliet Landon Traduzione di Rossana Lanfredi Traduzione di Federica Isola Pellegrini Traduzione di Maria Grazia Bassissi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici febbraio 2006 maggio 2006 febbraio 2007 Questa edizione Harmony Special Saga aprile 2017 HARMONY SPECIAL SAGA ISSN 1825 - 5248 Periodico bimestrale n. 100 dello 07/04/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 332 del 02/05/2005 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
Sommario
Pagina 7
Il ricatto
Pagina 253
Tra dame e cavalieri
Pagina 475
Duello d'amore
Il ricatto
1 Il sole splendeva e i suoi raggi le scaldavano piacevolmente la schiena, ma Alina notò che là, al limitare della foresta, il prato era ancora bianco a causa del ghiaccio. Il suo cavallo emetteva dalle froge candide nuvolette che restavano sospese nell'aria immobile mentre gli zoccoli scricchiolavano sui rigidi steli dell'erba. Si tirò le maniche del vestito di lana sulle nocche gelate e sistemò meglio il canestro che aveva di fronte sulla sella, sorridendo nell'immaginare la gioia di chi lo avrebbe ricevuto. Conteneva latte per il piccolo, lo stufato del giorno prima annegato nella salsa, mele, formaggio, pane d'avena appena sfornato e un intero pollo cotto a puntino. Poco più avanti, osservando il filo di fumo che si alzava dal tetto del minuscolo cottage, ebbe la conferma che il suo ordine di rifornire costantemente Verity di legna era stato eseguito. Spronò il cavallo al trotto, ascoltando il rumore sordo degli zoccoli sul terreno. Tutto a un tratto, il ritmo regolare cambiò e l'animale cominciò ad agitare la grossa testa, drizzando le orecchie alle limpide note di un corno da caccia che provenivano dalla foresta alle sue spalle. La fronte aggrottata, Alina si fermò di scatto, afferrando furiosa le redini, poiché il suono era giunto dalla sua proprietà. Si udirono grida, cani che guaivano e abbaiavano tra il rumore del sottobosco calpestato nelle vicinanze, poi un'altra volta il corno. Un impeto d'ira la scosse mentre sibilava a denti stretti. «No! Per tutti i santi, no! Chiunque sia, non lo sopporterò!» Calciando forte i fianchi del castrone grigio, lasciò il promontorio e si lanciò nel campo aperto. Nello stesso istante, una daina terrorizzata emerse dall'oscurità degli alberi e avanzò a balzi verso 9
di lei. Momentaneamente accecata dalla luce del sole, si arrestò e quasi si scontrò con il cavallo. Alina ebbe per un attimo la visione di quegli occhi enormi mentre l'animale scartava sul sentiero, le zampe fragili piantate contro il terreno per evitare la collisione, il corpo, coperto dall'invernale mantello grigio-marrone, teso di terrore, i muscoli snelli. Il castrone si spostò di colpo da un lato, spaventato nel trovarsi una daina così vicino al naso, e fece volare in aria il canestro con il cibo che atterrò rimbalzando e spargendo tutto intorno il suo contenuto. «Corri!» gridò Alina all'indirizzo della creatura spaventata, cercando nello stesso tempo di controllare il cavallo. «Corri! Va' avanti!» Un movimento fulmineo, un lampo del suo bianco posteriore e la daina fuggì via nel campo. Alina rivolse quindi la sua cavalcatura verso lo squarcio tra gli alberi dove quattro cacciatori a piedi erano trascinati da otto levrieri latranti, le bocche spalancate e le lingue che ciondolavano dalle mascelle bavose. Nonostante sapesse che si trattava di cani aggressivi, la collera che ribolliva in lei non lasciava spazio alla paura. Gli animali erano disorientati dalla luce brillante del sole e non si aspettavano di trovarsi di fronte un cavallo e il suo cavaliere, così lei approfittò di quel vantaggio e galoppò verso di loro, facendo saettare la frusta e arrestando in tal modo il loro inseguimento. Chinandosi per schivare i colpi, i quattro cacciatori tentarono freneticamente di allontanare i preziosi animali dagli zoccoli del cavallo. Sapevano bene che una ferita riportata dai loro superbi cani avrebbe avuto conseguenze molto più gravi di qualsiasi lesione subita da loro stessi. Ci volevano anni per addestrare otto cani da caccia; gli uomini erano assai più a buon mercato. «Fermi! Fermatevi tutti! Basta, accidenti a voi!» La frusta di Alina calò con violenza sulle spalle del più vicino cacciatore. Vestiva una grigia livrea e un'espressione allarmata gli attraversò il volto nel riconoscere la sua antagonista. Alina era pronta a colpire di nuovo, quando notò che un uomo stava per lanciare il suo cane nei campi nel tentativo di agguantare la preda perduta. «No!» gli gridò lei. «Non osate seguirla!» Alzò il braccio per dare 10
più enfasi alle sue parole, ma all'improvviso qualcosa le impedì di portare a termine il movimento. Si voltò furibonda e vide la mano guantata di un uomo che stringeva saldamente la cinghia della sua frusta. Alle sue spalle una voce profonda e autoritaria sovrastò il frastuono. «Cosa diavolo pensate di fare, donna? Per tutti i santi, siete ammattita?» Alina diede uno strattone alla frusta, ma incontrò una decisa resistenza e si rese conto che rischiava di essere disarcionata. Girandosi per scoprire chi le aveva parlato con tanta rude autorità, restò per un istante sconcertata nel vedere una possente figura che torreggiava su di lei in sella a un enorme cavallo sauro, i cui occhi roteanti e le froge sbuffanti le erano pericolosamente vicini. Il cavaliere era un uomo dal torace ampio, sul cui volto abbronzato dardeggiava una collera violenta come la sua. La guardò, con occhi fermi e sprezzanti, mentre lei cercava di indietreggiare con il cavallo per allentare la sgradita tensione nel braccio. Era evidente che non aveva intenzione di lasciar andare la frusta e, anche se lei tentava di manovrare in tondo intorno a lui, la presa restò inflessibile. Su tutte le furie, Alina socchiuse gli occhi, fissi in quelli di lui. «Lasciate la mia frusta, signore! Come osate cacciare sulla mia terra?» Tirò ancora, ma la cinghia era stretta come in una morsa, mentre lo sguardo ancora ostile dello sconosciuto restava fisso nel suo. «Non sfidatemi, donna, se avete cara la pelle. E non usate mai più la frusta sui miei uomini o sui miei cani o, per Dio, io...» «Voi cosa, signore? Questa è la mia terra e voi ne avete violato i confini. Non è permesso cacciare sulla mia proprietà. A nessuno. Tanto meno agli sconosciuti. Ora lasciatemi!» Diede un altro violento strattone ma, sebbene l'uomo avesse allargato appena gli occhi per lo stupore, la sua presa sulla frusta era più salda che mai. «La vostra terra?» Lui si girò di scatto per guardare con espressione interrogativa gli altri due cavalieri alle sue spalle. Uno di loro si avvicinò, e Alina riconobbe Robert le Hare, l'amministratore della grande tenuta di Allerton. Robert parlò con tono rispettoso e preoccupato. «Questa è la terra di Lady Alina, signore. Vi chiedo scusa, ma non ci sono demarcazioni di confini in questa foresta.» Lanciò un'occhiata ad A11
lina, sapendo che si rifiutava di erigere steccati che limitassero i movimenti dei cervi. «I cacciatori sono andati troppo avanti, non conoscono bene questa zona. Vi chiedo scusa, milady.» Mentre l'amministratore parlava, lo sconosciuto sul cavallo baio si voltò verso di lei, osservandola con curiosità. «Lady Alina...» Aggrottò la fronte, un'espressione incredula sul volto. «Sono Lady Alina Markenfield. Ora comprendete?» Pensando di coglierlo di sorpresa, tirò la frusta, ma lui non parve neppure accorgersi di quel gesto. Invece si avvolse lentamente la cinghia intorno al polso e, a poco a poco, Alina fu costretta e stendere il braccio verso di lui. Di fronte al lampo di panico che le attraversò gli occhi, una luce divertita danzò in quelli dello sconosciuto. Di colpo lei lasciò andare il manico in pelle del frustino, mandando il suo pomolo d'argento a finire sotto il ventre del cavallo di lui. Poi, presa da una strana sensazione di pericolo, si allontanò dal gruppo. Lui ridacchiò, un riso profondo e sommesso, di sorpresa. «La vedova di Netherstone. Bene, bene!» La esaminò senza fretta, dalla testa ai piedi. Distogliendo lo sguardo, Alina vide che i cani stavano allegramente divorando il pollo e il delizioso pane sparsi sul terreno, mentre l'otre con il latte giaceva vuoto su un fianco. Tutto il cibo per Verity era andato perduto in quello stupido incidente. «Robert!» Si rivolse all'amministratore. «Chi è questo... questa persona?» Accennò con un cenno sbrigativo della testa allo sconosciuto. «Sir Geraunt de Paine, milady. Si è appena insediato ad Allerton.» «E questa persona» intervenne la voce profonda, «rivuole indietro la sua daina.» «La mia daina!» esplose Alina lanciandogli uno sguardo sprezzante. «Avete violato i miei confini e la daina mi appartiene.» «Voi dunque sapete distinguere una daina di Allerton da una di Netherstone? Notevole.» Il tono era sarcastico. «Sì, io posso! Se viene dal lato di Allerton è vostra, se proviene da quello di Netherstone è mia. Semplice!» Si voltò verso l'amministratore. «Spiegateglielo, Robert, ma cercate di usare parole semplici o...» 12
Con la coda dell'occhio Alina percepì un movimento del cavallo di Sir Geraunt verso di lei e le sue parole restarono a mezz'aria mentre lo sguardo dello straniero si faceva minaccioso. Fortunatamente la tensione di quel momento si allentò quando tutti udirono il rumore di zoccoli al galoppo sul terreno duro e un cavaliere si fermò accanto ad Alina. Lei sussurrò una silenziosa preghiera di ringraziamento. Roger. Grazie al cielo. Era sempre presente quando aveva bisogno di lui. Roger Holland, l'amministratore di Netherstone, salutò Alina con rispetto, come se non si fosse reso conto dell'ostilità che divideva il gruppo. «Milady, vedo che avete già incontrato i nostri nuovi vicini!» Restando in sella, fece un breve inchino verso Sir Geraunt, poi all'uomo più giovane che fino a quel momento era rimasto silenzioso a guardare Alina con aperta ammirazione. «Sir Geraunt. Messer Willan. Buongiorno, Robert.» Avendo già compresa la situazione, sogghignò all'indirizzo del suo collega di Allerton. Salutò i cacciatori a piedi e si avvicinò ancor più alla sua padrona, che ebbe così la possibilità di osservare con maggiore tranquillità i nuovi vicini. Aveva già notato i modi autoritari dello sconosciuto e il suo nobile portamento, anche se gli abiti che indossava erano piuttosto ordinari. Ma la bella testa e la figura possente erano, pensò, ben lungi dall'essere ordinari. La scura e folta capigliatura costituiva una lucente cornice a zigomi ben disegnati e a una mascella forte. Sotto sopracciglia dritte e nere, gli occhi color nocciola brillavano di una sconcertante spavalderia e sottolineavano la linea decisa della bocca e il naso elegante. Sedeva eretto sul suo enorme cavallo, del tutto rilassato ma con l'aria di controllare la situazione e teneva le lunghe gambe muscolose a stretto contatto con i fianchi del suo sbuffante animale. Alina si costrinse a reprimere un intimo brivido e ricambiò il suo sguardo spavaldo e divertito con uno di malcelato disprezzo. Roger stava facendo del suo meglio per allentare la tensione. «È facile sbagliare percorso quando si cavalca, milady. Lo è persino per noi che conosciamo bene la zona!» Rise, cercando con gli occhi l'approvazione di Sir Geraunt, che annuì. Ma Alina mantenne il suo atteggiamento ostile. Non voleva 13
spiegazioni o gesti di amicizia poiché era sicura che quel suo nuovo vicino non l'avrebbe trattata con tanta insolenza se fosse stata un uomo. «Allora voi e Robert fareste meglio a indicare a questa... persona la giusta direzione e a spiegare la differenza tra una foresta reale e una riserva di caccia privata. E con un piccolo ulteriore sforzo potreste spedirlo oltre la sua stessa proprietà e lasciare che si perda una volta per tutte!» Sir Geraunt ricevette quell'ultima frecciata con un impercettibile cenno del capo e un lampo divertito negli occhi. Roger, invece, restò allibito di fronte all'insolita scortesia della sua padrona e pensò che, nonostante fosse su tutte le furie per l'inseguimento del cervo, la sua reazione stava diventando davvero eccessiva. A dire il vero, Alina stessa si era sorpresa per quell'esplosione velenosa, così si allontanò col cavallo per evitare che altri vedessero il suo sguardo confuso. Fu però costretta a fermarsi poiché si trovò di fronte messer Willan, il fratello minore di Geraunt. Come lui, era alto e muscoloso e le si mise al fianco porgendole, con un sorriso amichevole, il canestro con quel che restava del suo contenuto. «Lady Alina, vi prego di perdonare il nostro errore. Spero che ci incontreremo presto da vicini e amici. Permettete che mi presenti, Willan de Paine per servirvi, milady» disse, inchinandosi con grazia. Alina accettò il canestro con un mormorio di ringraziamento. Era impossibile ignorare quell'approccio amichevole e fu grata di aver l'occasione di mostrare un lato migliore del suo carattere dopo la petulanza di qualche attimo prima. Gli rivolse un sorriso e per un istante i loro occhi si incontrarono. Mentre Sir Gerant era scuro, lui era biondo e aveva una barba ben curata, a differenza del fratello che aveva il volto rasato. Gli occhi blu e i lineamenti attraenti splendevano di gioventù ed era evidente che voleva impressionarla con la sua galanteria. «Vi ringrazio, messer Willan, ma vi prego, non pensateci più.» Poi si allontanò senza guardare il resto del gruppo, se non per notare che Sir Geraunt non sembrava avere alcuna intenzione di avvicinarsi a lei. Comprese allora, con una vaga e passeggera fitta di 14
rimpianto, che non avrebbe avuto la possibilità di respingere un suo qualsiasi tentativo di pacificazione. Fu costretta invece a udire la sua frecciata finale. Era rivolta a Roger, ma Alina capì che la stava ripagando con la sua stessa moneta. «Assicuratevi che abbia una scorta la prossima volta che uscirà, amministratore, oppure un giorno o l'altro finirà in guai seri. Potrebbero persino scambiarla per una vipera!» Prima che il povero Roger potesse rispondere, Alina si voltò di scatto, un'espressione furibonda sul volto. «Badate a come parlate, signore! Non ho certo bisogno di lezioni da voi...» Una risata che somigliava a un ruggito soffocò il resto delle sue parole. «Se fossi in voi non ne sarei tanto sicuro, milady. E tu, ragazzo, smettila di fissarla come un allocco e andiamocene» gridò al fratello, facendogli cenno di rimontare in sella. «Abbiamo cose ben più importanti di cui occuparci. Avanti, Robert, andiamo!» Nel superare l'amministratore di Alina, gli si affiancò e con la testa indicò la schiena di lei che si allontanava. «Mi chiedo come mai non indossiate una corazza, amico!» Quindi, ancora ridendo, si voltò per seguire i suoi uomini e i cani nella foresta, facendo roteare la pesante impugnatura della frusta intorno alla testa e lasciando che la sferza si avvolgesse intorno al suo polso. Roger era un servitore fedele e nulla l'avrebbe indotto a commentare il comportamento della sua padrona nei confronti di uno sconosciuto, anche se aveva compreso fin troppo bene l'espressione di stupore misto ad ammirazione negli occhi di Sir Geraunt e l'implicita sfida nelle sue parole. Ciò che non riusciva a spiegarsi era la reazione scomposta di Alina. Di solito, per quanto era possibile, teneva a distanza gli uomini e, nella maggioranza dei casi, esibiva di fronte a loro un atteggiamento di noia profonda. Non l'aveva mai vista tanto scortese e furibonda. Forse la sua pazienza si andava esaurendo?, si chiese. Negli ultimi due anni, Alina aveva tentato ripetutamente di far accettare la propria volontà agli amici del defunto Sir Hubert i quali, ogni volta che ne avevano voglia, piombavano in branchi sulle sue terre per cacciare, nonostante lei avesse più volte dichiarato il proprio divieto. Roger raggiunse Alina prima che arrivasse al cottage di Verity. 15
«Devo portarle quello che è rimasto, Roger» disse lei senza guardarlo. «Intanto voi volete tornare a casa? Ci vedremo là.» «No, milady.» «Cosa?» Si voltò a guardarlo con una certa riluttanza, ben sapendo che quel rifiuto significava che era preoccupato per il suo precedente scatto d'ira. «Cosa significa, no?» «Significa che vi aspetto fuori.» «Oh, Dio, Roger!» esclamò lei esasperata. «Anche voi! Per l'amor del cielo, non intendo lasciare che quel... quella persona decida come devo agire. Non ho bisogno di una scorta per muovermi nella mia terra. Andate a casa!» «No, milady. Io resto qui.» «Roger...?» Alina tentò di imprimere alla sua voce un tono minaccioso ma, di fronte all'espressione imperturbabile dell'amministratore, un balenio divertito le guizzò negli occhi e finì con lo scuotere il capo in una risata silenziosa. Si fermarono davanti al minuscolo cottage, il cui basso tetto di paglia era ornato, lungo il bordo inferiore, di piccoli ghiaccioli e per un momento rimasero entrambi in silenzio a guardare quel posto, un rifugio intriso di ricordi. Roger parlò per primo. «Andate. Ho visto quel che è accaduto al pollo e a tutto il resto. Ditele che le manderò dell'altro cibo prima che scenda la notte. È una promessa, ma affrettatevi o non ce ne sarà il tempo.» Alina smontò ed entrò nel cottage. Era contenta che Roger fosse con lei, soprattutto perché lui, meglio di molti altri al villaggio, conosceva le condizioni di Verity. Inoltre, dopo gli avvenimenti del pomeriggio, aveva bisogno del suo calmo sostegno. Era l'unico dei suoi servitori che osasse disobbedirle. Roger legò i cavalli, poi ruppe il ghiaccio nel barile dell'acqua, tornando col pensiero ad appena due anni prima. Subito dopo l'improvvisa morte del marito, la prima cosa che Alina aveva fatto era stata trovare Verity, la sua giovane fantesca, della quale il sessantasettenne Sir Hubert aveva abusato per poi abbandonarla incinta. Naturalmente lui aveva negato ogni responsabilità, e quando la povera ragazza e la sua famiglia non erano state in grado di pagare la multa che aveva imposto loro con il pretesto che la serva si era resa colpevole di comportamento impuro, aveva cacciato lei e il 16
bimbo dal villaggio, per farli finire a vivere da mendicanti. L'amministratore rabbrividì al ricordo di quell'uomo, al pensiero dei suoi rapporti con Alina, alla sua ben nota brutalità, anche con la giovane moglie. Che avesse potuto multare una ragazzina di quattordici anni per essere stata vittima della sua stessa lussuria e che l'avesse poi cacciata dalla sua casa andava oltre ogni immaginazione, ma la sua era una storia di depravazione culminata nel matrimonio con Alina, quando lei era una innocente creatura appena quindicenne. L'unione era durata sette anni e mezzo e si era misericordiosamente conclusa con la morte di Sir Hubert, più di due anni prima. Roger era amministratore a Netherstone ormai da dieci anni. Il suo amore per Alina, mai dichiarato, il suo desiderio di servirla e proteggerla, avevano avuto la meglio sull'odio che provava per il suo abominevole padrone. Alina si era occupata di Verity, le aveva trovato un cottage vuoto e vicino al villaggio, le portava cibo e provviste, assicurandosi che avesse sempre legna, pane e vestiti. Coloro che sapevano erano felici di aiutarla, coscienti che tutto ciò costituiva un balsamo per l'anima ferita della loro padrona. La loro benevolenza nei confronti di quella giovane madre diventava così una dimostrazione d'amore e rispetto per Alina. Roger riempì due secchie di legno con l'acqua ghiacciata, le posò accanto alla porta insieme a una catasta di legna e slegò i cavalli proprio mentre Alina usciva. Insieme, si rimisero in cammino verso il villaggio, mentre i drammatici avvenimenti del pomeriggio riempivano i loro pensieri. Roger aspettò che fosse lei a parlare per prima, sapeva di doverle dare qualche spiegazione poiché era evidente che lui era a conoscenza dell'arrivo dei de Paine. Tuttavia non fu una domanda a dare avvio alla conversazione bensì una rivelazione da parte della sua padrona. «Roger! Ha preso la mia frusta!» «Cosa?» «La mia frusta. L'ha presa!» «Intendete dire che ve l'ha sottratta?» «Sì.» Tutto a un tratto la voce di lei si era fatta sommessa. Roger la guardò. Il volto di Alina era gelido. 17
«Ma come ha fatto?» Ci fu un silenzio durante il quale lei cercò di trovare le parole per descrivere quella poco dignitosa battaglia. «Be', ha afferrato l'estremità della frusta e... c'è stata una... specie di... tiro alla fune. E lui ha vinto» concluse debolmente. Fianco a fianco com'erano, i loro sguardi obliqui si incontrarono e lui fu il primo a sorridere, ben presto imitato da lei. «Avete intenzione di andare laggiù e chiedergli di restituirvela?» le chiese Roger. Alina lo guardò con un'espressione talmente disgustata che lui non riuscì a trattenere il riso che già gli gorgogliava in gola. «Bruto! Voi lo approvate, non è vero? Abbiate il coraggio di ammetterlo!» «Be', milady, è un uomo valoroso colui che tenta di disarmare voi nel bel mezzo di una delle vostre esplosioni di collera. Non so se lo approvo, ma di certo lo ammiro.» Con gli occhi grigi e ammiccanti guardava dritto davanti a sé. «Uhm! Come avete fatto a sapere del loro arrivo?» «Robert me l'ha detto l'altro giorno e io l'ho riferito a Oswald ieri. Strano che non vi abbia informato.» «Oswald sta diventando vecchio e smemorato, Roger. Credo che in futuro fareste meglio a informarmi voi personalmente. Ma ricordate di dirlo sempre anche a Oswald» aggiunse. «Non voglio che pensi che possiamo farcela anche senza di lui.» Era tipico di lei preoccuparsi dei suoi servitori, pensò Roger, gettando un rapido sguardo a quel delizioso profilo, ai lucenti capelli neri raccolti in qualche modo sulla sommità del capo. Era stato grazie allo stesso Roger e al vecchio intendente, Oswald Freeman, che Alina aveva potuto proseguire la politica feudale durante quei primi due anni nei quali era stata l'unica padrona... politica che lei aveva tentato con ogni mezzo di migliorare, per se stessa e per gli abitanti del villaggio. Oswald, uomo di nobili origini, capace ed efficiente, era ormai vecchio e i suoi compiti ricadevano sempre più sulle spalle di Alina. Una situazione per nulla soddisfacente, visto che lei possedeva anche il vicino villaggio di Ellerby e tutte le terre adiacenti. Roger pensava che fosse una responsabilità troppo gravosa per una giovane donna sola. 18
«Non li abbiamo mai visti prima di oggi. Secondo voi per quale motivo?» «Be', finora sono stati Robert e il suo assistente a occuparsi di ogni cosa. L'ultima volta che il padrone di Allerton risiedette qui fu prima del vostro arrivo, milady. Il padre di Sir Geraunt non volle dimorare accanto a Sir Hubert Markenfield... Litigarono, sapete.» «Litigarono? Per quale motivo, Roger?» «Non lo so» mentì lui, sperando che la sua padrona cambiasse argomento. Alina guardò quel volto onesto e abbronzato dal sole e capì che non sarebbe mai riuscito a mentirle con successo. E lo capì anche Roger. «Lo sapete, non è vero?» chiese lei. «So qualcosa.» «Ebbene?» «Fu per una fanciulla, credo. Non conosco i dettagli. Davvero.» Alina annuì in silenzio, persa nei suoi pensieri. Avrebbe dovuto capirlo. «Intendete dire che anche il padre di Sir Geraunt era così?» «Oh, no, decisamente no. Fu a proposito di qualche accordo matrimoniale, ma non si seppe mai molto di più, poi il vecchio morì, più o meno nello stesso periodo in cui morì Sir Hubert. Il loro intendente aveva circa la stessa età di Oswald e veniva qui solo una o due volte l'anno. La loro proprietà è molto più vasta della vostra, milady, e più dispersa, così lui faceva solo la revisione annuale e nemmeno con troppa efficienza.» «Sì, sapevo che non era molto capace.» Si scambiarono uno sguardo, entrambi conoscevano il vero significato di quelle parole. «Ma la brutta notizia è...» «Brutta notizia?» Alina gli rivolse uno sguardo penetrante. «Il vecchio intendente è stato sostituito e ora ce n'è uno nuovo. Robert dice che sta già mettendo tutto sottosopra per portare di nuovo la proprietà agli antichi splendori.» Alina arrestò il grigio castrone e guardò pensierosa il sole che in quel momento sembrava una grossa arancia sospesa sulle cime degli alberi. Anche Roger si fermò, osservando quegli occhi dalle lunghe ciglia scure diventare più grandi per la preoccupazione. «Capite quel che significa, Roger?» gli domandò lei. «Sì. Ho creduto che doveste sapere che le cose sono cambiate.» Avevano raggiunto la base della collina che portava alla residen19
za di Netherstone, costruita sulla rupe che dominava il villaggio e la campagna circostante. Era da lassù che Roger aveva visto la fuga della daina e il trambusto creato poi dai cacciatori dei de Paine. Alina sedeva rigida sulla sella, turbata dalle notizie di Roger. «Vive qui con loro, Roger?» «Chi? Il nuovo intendente? Sì, credo di sì. Be', almeno per il momento. Vi prego» le disse tentando di confortarla, «non cominciate a preoccuparvi. Avranno una quantità di altre cose da fare prima di mettersi a contare gli uomini.» Sorrise e con la testa indicò la casa. «Andiamo» la incalzò. «Verity non avrà il suo cibo se non ci affrettiamo. Presto sarà buio.» La fece passare davanti a sé nel ripido sentiero, in parte pentito d'aver menzionato il nuovo intendente dei de Paine. Come se lei non avesse abbastanza di che preoccuparsi, dirigendo da sola, o quasi, una terra tanto vasta, e anche in modo tanto efficiente. Roger conosceva Robert le Hare da anni ormai. Essendo amministratori di proprietà confinanti, era piuttosto naturale che si incontrassero di frequente e si scambiassero notizie. Entrambi avevano trentadue anni, ma Robert era sposato e con una famiglia in crescita. Nel corso degli anni era accaduto spesso che si aiutassero a vicenda nella gestione delle terre dei loro padroni. Perciò non doveva sorprendere che ciascuno di loro fosse a conoscenza di molti degli affari dell'altro e decidesse in totale autonomia se era opportuno o meno che i loro padroni ne fossero informati. L'assurda brutalità del defunto Sir Hubert Markenfield, tuttavia, era tristemente nota giacché aveva ferito tutti coloro che erano entrati in contatto con lui, a un grado più o meno elevato. Nella sua veste di personaggio vicino alla famiglia, Roger sapeva del trattamento che quell'uomo riservava ad Alina; sapeva, ma era costretto ad assistervi impotente mentre la vita di lei veniva distrutta e soffocata nell'infelicità, giorno dopo giorno, mese dopo mese. Ora almeno, e grazie al cielo, si era liberata di lui e quel terribile carico di cupa disperazione non pesava più sulla casa che ora splendeva illuminata dal sole, come il sereno dopo una violenta tempesta. Servire Alina era l'unico scopo della vita di Roger che però era molto attento a che la sua devozione non le causasse alcun imbarazzo. Era un uomo libero, di buoni natali ed educazione, e abbastanza intelligente per capire che lei lo considerava solo un amico 20
e un servitore fedele. Ma, da essere umano, non poteva impedire a se stesso di sentirsi sollevato nel vedere che Alina continuava a rifiutare in modo assoluto i molti pretendenti alla sua mano e alla sua proprietà. Roger sapeva bene che un simile atteggiamento aveva molto a che vedere con la sua triste esperienza coniugale. A dire la verità, tutta la servitù la pensava allo stesso modo, anche se tutti ritenevano che fosse un vero peccato, poiché la loro padrona era tanto giovane e bella ed era triste che lei vivesse senza l'amore e il sostegno di un uomo. Per quel che riguardava Alina, un nuovo matrimonio era argomento ricorrente nella sua vita, ma solo come un'eventualità da evitare a ogni costo, nonostante le tremende pressioni che le vedove dovevano sopportare... in particolar modo quelle giovani, belle e ricche. Il patrimonio che le era stato assegnato all'atto del matrimonio perché ne potesse usufruire in caso di vedovanza, la dote, insieme all'eredità dei suoi genitori defunti le avevano permesso di tenere la casa e i due villaggi, anche se la sua situazione economica sarebbe potuta essere persino migliore, se il marito avesse gestito la proprietà con maggiore efficienza. Negli ultimi due anni, alla porta di Alina si erano avvicendati numerosi, sgraditi pretendenti, la maggior parte dei quali era rappresentata da rozzi amici del defunto Sir Hubert, in caccia di terre da aggiungere a quelle che già possedevano. Una bellissima vedova, con denaro e terreni, era davvero una preda ambita. Ma, non senza motivo, Alina era felice d'esser libera dagli insopportabili vincoli del matrimonio. Libera dalla tirannia, dalle percosse e dai maltrattamenti, libera da quei giorni interminabili d'odio e paura. Due anni di relativa pace, turbata solo dal pensiero che non avrebbe mai stretto un bambino suo fra le braccia, mai avrebbe premuto il viso contro la sua morbida testolina, sentendo il suo dolce, caldo odore di neonato. Essere una vedova senza figli era il prezzo che Alina aveva deciso di pagare per la sua libertà, anche se c'erano momenti, specie di recente, in cui sentiva che quel prezzo era incredibilmente alto. Mentre un giovane staffiere portava via i cavalli, le due fantesche di Alina scesero di corsa la scala esterna di pietra, ansiose di conoscere dettagli e conseguenze dell'incontro di quel pomeriggio, che era già diventato l'argomento del giorno tra la servitù. 21
«Bridie, fate preparare un altro canestro per Verity, vi prego, poi datelo a Roger. Ma affrettatevi, la luce sta già calando.» «Un altro canestro?» La graziosa, giovane fantesca sembrava perplessa. «Sì, vi spiegherò tutto più tardi. Andate!» Con una rapida occhiata a Roger da sotto le ciglia, l'ancella si affrettò verso gli edifici delle cucine e Alina entrò nella calda pace della sua dimora. Per qualche misteriosa ragione, l'idea di raccontare la sua avventura le procurava un innegabile piacere.
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Matrimoni a prima vista di Barbara Cartland Inghilterra, XIX secolo - Fin dal primo istante in cui ha posato gli occhi su di lui, Natalia ha capito che Lord Colwall è l'uomo della sua vita. Perciò, quando lui le chiede di sposarlo, accetta ritenendolo altrettanto innamorato. Ma durante il ricevimento di nozze sente il marito dire che il suo unico desiderio è quello di avere un erede e che mai si abbandonerà a una passione distruttiva come l'amore. Così, lei decide di ricorrere a un rimedio estremo... Lady Marcia è costretta a seguire il padre in Francia, a casa del Duca di Roux, l'uomo che dovrebbe diventare suo marito. Nessuno dei due, tuttavia, è interessato a un'unione di convenienza, lei perché sogna il vero amore e lui perché scottato da un precedente matrimonio. Tra loro sembra nascere una piacevole amicizia, finché un banale incidente cambia le carte in tavola! Costretta a sposare Lord Rothwyn, Lalitha scopre di provare un tenero sentimento per lui, ma si convince di non essere ricambiata e, disperata, fugge. Grande, dunque, è la sua sorpresa quando il marito la ritrova. Così, con il cuore colmo di speranza, Lalitha accetta di ritornare a casa. Proprio quando la felicità sembra a portata di mano, però, una serie di imprevisti rischia di cambiare il corso delle loro vite per sempre.
Dal 7 giugno
Questo volume è stato stampato nel marzo 2017 da CPI, Moravia