Scintille nel deserto

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ABBY

GREEN

SCINTILLE NEL DESERTO

Immagine di copertina: D-Keine/iStock/Getty Images Plus/Getty Images

Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: A Diamond for the Sheikh's Mistress A Christmas Bride for the King Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2017 Abby Green © 2017 Abby Green Traduzioni di Paola Mion

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises ULC.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

© 2018 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prime edizioni Collezione Harmony novembre 2018; dicembre 2018 Questa edizione myDream dicembre 2022

MYDREAM

ISSN 2532 - 599X Periodico mensile n. 65 del 13/12/2022 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 170 del 26/05/2017 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano

HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano

Un diamante per lo sceicco

Lo sceicco Zafir Ibn Hafiz Al - Noury, re di Jandor, era ignaro del delizioso mosaico su cui camminava avanti e indietro senza pace, così come ignorava il gorgogliare ar gentino della fontana centrale, contornata da fiori esotici tra cui volteggiavano miri adi di uccelli colorati. Si trovava in uno dei tanti meravigliosi cort ili interni del palazzo reale di Jahor, la capitale del suo regno che correva dalle cime dei monti incappucciati di neve a est e attraversava il vasto deserto fino al mare a ovest . Lui però riusciva a pensare soltanto a lei . La situazione stava peggiorando, aveva dovuto mettere fine in anticipo a una riunione importante a causa del senso di claustrofobia che provava, conscio del calore del sangue e del dolore nei lombi. Un dolore che era ri uscito a ignorare per la maggior parte dei diciotto mesi passati . Bugiardo. I primi tre mesi erano stati un vero i nferno. Ma poi suo padre era morto e lui era stato i ndaffarato con le formalità della successione e della salita al trono. Ora che aveva t empo di respirare di nuovo, lei era tornata. Si era insinuata nei suoi pensieri, nei suoi sogni, e lo mol estava.

Si allentò la tunica sul collo. Frustrazione sessuale , pensò, fermandosi di colpo sul lastricato a mosaico.

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Si trattava solo di frustrazione s essuale. Dopotutto non era più stato a letto con una donna da... lei .

Non che non provasse interesse per le donne, ma era stato concentrato nel suo compito e nel suo lavoro, nei suoi doveri verso il popolo. Ora però comi nciava ad avvertire la pressione del consiglio degli anziani affinché si tr o vasse una regina adeguata che gli desse degli eredi per assicurare il f uturo del regno.

Sbottò in un 'imprecazione, facendo frullare via gli uccellini. Basta! Si girò e attraversò il cortile, deciso a trovare un mod o per scacciarla dalla testa, ma si fermò di nuovo lungo il percorso quando passò accanto all 'alto muro di cinta che bordava un giardino speciale. Nessuno dei giardinieri lo toccava da anni, e Zafir non aveva avuto il cuore di farlo pulire da quando aveva preso il potere. Sapeva che il personale lo guardava con superstizione, alcuni lo consideravano addirittura infestato. E forse lo era, pensò cupo.

Si voltò verso l 'ingresso e contemplò la vegetazione incolta: quel giorno era l 'anniversario della morte della sorella. Diciannove anni. Lui aveva tredici anni, e lei solo undici. Quasi senza accorgersene, entrò nel cortile. Non c'era acqua nella vasca circolare che poteva a malapena scorgere sotto le erbacce infestanti. Niente fiori, niente uccellini. Era tutto immobile, mor to. Pot e va ancora ricordare il grido di suo fratello Salim, il gemello di Sara.

Quando lui era arrivato di corsa nel giardino aveva trovato il fratello che singhiozzava, tenendo tra le braccia il corpo esanime della sorella con il capo a ngol ato in una posizione innaturale, un rivolo di sangue che correva lungo il collo e il corpo finendo per arrossare l 'acqua della fontana in cui goc ciolava.

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Salim gli aveva gridato di fare qualcosa, di salvarla, ma Zafir aveva capito subito che non c 'era più nulla da fare. Aveva cercato comunque di prenderla in braccio per portarla all 'interno del palazzo ma Salim si era rifiutato di muoversi, urlandogli che se non poteva ai utarla, allora che li lasciasse soli .

Sara era morta per il colpo al capo e al collo che si era inferta da sola saltando dal muro di cinta, attività cui spesso si dedicava con il gemello nonostante le proteste di Zafir. Dopo di allora, il fratello minore non aveva più parlato per settimane. Vergognandosi per l 'ennesima volta, Zafir ripensò a quanto si fosse sentito escluso da S alim e Sara.

Era stato quasi invidioso dell 'affetto speciale che legava i gemelli, che aveva tenuto fuori chiunque altro. Ma in quel momento avrebbe dato la propria vita per riportare indietro la sorella. «Ehm... si re? »

Si irrigidì. Poche persone potevano coglierlo di sorpresa, e non gli piaceva quell 'intrusione in un momento tanto privato. Non si girò. «Sì? »

Vi fu un raschiare di gola. «Si tratta del diamante il Cuore di Jandor, sire. Ci sono cose da decidere a pr oposito del tour diplomatico previ sto.»

Zafir chiuse gli occhi, costringendo la pena a torn are indietro, al luogo cui apparteneva, e quando fu pronto si girò verso Rahul, il giovane consigliere che aveva preso da quando era salito al trono, pur con la dis approvazione del consiglio, che avrebbe preferito che mantenesse que l lo del padre che era più anziano. Fece un cenno secco con il capo poi si diresse verso il palazzo a grandi passi, con il giovane che gli co rreva a c canto .

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Il Cuore di Jandor era una gemma mitica e preziosa. Per anni era stata considerata rubata o persa, ma di r ecente era stata ritrovata durate degli scavi archeologici all 'esterno del palazzo. Ovviamente si era sussurr ato che si trattasse di un buon auspicio. Era il diamante rosso più grande del mondo, famoso per la sua bellezza. Quando era stato trovato aveva una naturale forma a cuore, così era stato tagliato mantenendo quella sagoma. Era stato rinvenuto nelle montagne a est di Jandor ed era stato donato alla bisnonna di Zafir, di origi ne francese. Il matrimonio felice con il bisnonno era stato l 'unico esempio di amore a lieto fine, raro e improbabile agli occhi di Zafir quanto il diamante stesso.

«E allora?» domandò secco. «Di cosa dobbiamo parlare, Rahul? »

«Il tour diplomatico a New Yor k dovrebbe comi nciare la settimana prossima, come avevamo stabil ito... » New York

Di nuovo, ogni altro pensiero e ricordo rimase eclissato da... lei , e questo lo fece infuriare. Che diavolo aveva quel giorno?

Manhattan era il luogo dove la loro relazione si era sviluppata durante diversi mesi. E a dispetto dei suoi sforzi il sangue parve ribollirgli nelle vene, a dimostrazione di quanto lei lo avesse ammaliato, al punto da essere quasi irrecuperabile. Allungò il passo, come se potesse lasciarsi il passat o alle spalle, ma quando raggiunse i suoi uffici lei era ancora lì, con quegli ambrati occhi a mandorla mentre un sorriso peccaminoso e sexy incurvava la sua bocca piena. E lui sapeva esattamente cosa gli stava facendo.. .

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«Maestà? »

Digrignò i denti. «Sì, R ahul...»

L 'altro appariva nervoso.

«Avrei un suggerimento a proposito del gioiello... »

«Vai avanti» lo esortò cercando di controllarsi .

«Il diamante sarà esibito durante il tour diplomatico come spettacolare esempio delle numerose attrattive di Jandor, al fine d 'incrementare il turismo e gli affari...»

«Lo so bene, dal momento che ho avuto io l 'idea.»

«Sì, ma... il progetto sarebbe di mostrare il diamante all 'interno di una teca protetta nelle varie città toccate dal tour...»

«Rahul...» lo avvertì impaziente.

«Bene, pensavo che l 'effetto sarebbe molto più spet tacolare se invece di mostrarlo dentro una teca protetta fosse indossato da una donna, una modella che ci accompagnasse nel giro. La gemma in questo modo ap parirebbe più accessibile, sebbene esclusiva e misteriosa... Ovviamente dovrebbe essere indossata da una donna di rara bellezza, sulla quale risulterebbe vivo e palpitante.»

Zafir fissò Rahul per un lungo momento. Era per questo che aveva assunto un giovane, dopotutto, per iniettare della nuova linfa nell 'arcaico consiglio scelto da suo padre. Era un 'idea accattivante, doveva ammetterlo. Anche se intendeva rifiutarla per varie ragioni, non ultima la questione della sicurezza, ma non appena aprì la bocca per replicare un 'immagine gli esplose nella testa, polverizzando le sue parole.

Si voltò temendo che l 'altro potesse scorgere qualcosa sul suo viso. Che potesse vedere lei , che giaceva sul letto con il suo corpo sinuoso e la sua ipnotica e

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tentatrice bellezza, nuda eccezion fatta per il lumin oso diamante che le pendeva tra i seni pieni, scintillando di rosso sulla pelle candida. Rosso come il suo sangue, che ribolliva sommergendolo, annegan dolo.

In quel momento si rese conto che c 'era un solo modo per liberarsi di quell 'ossessione e andare avanti. E lui doveva andare avanti, il suo popolo dipendeva da qu esto.

Per un attimo inorridì all 'idea di rivisitare il passato, e la persona che aveva giurato di non rivedere mai più, ma un moto di ribellione e qualcosa di più ambiguo si moss ero dentro di lui. Perché no?

Avrebbe potuto essere l 'occasione perfetta per saziare il suo desiderio prima di dedicarsi alle proprie responsabilità verso il suo popolo e il suo regno, pr oducendo degli eredi.

E in quel momento c 'era solo una donna che lui voleva.

Lei glielo doveva , si disse cupo. Gli aveva mentito, lo aveva ingannato non rivelandogli la sua vera nat ura, il suo passato.

Se n 'era andata dalla sua vita diciotto mesi prima, ma lui non ne aveva avuto abbastanza di lei, lo aveva lasciato desideroso e disperato. Il fatto che l 'avesse considerata adatta a una relazione a lungo termine era un ricordo che non gli pi aceva.

Questa volta, quando l 'avesse presa, avrebbe saputo esattamente chi era. E non avrebbe provato altro che lussuria e desiderio.

Avrebbe sent ito ancora intorno a sé le sue lunghe gambe e sarebbe affondato in lei con forza per bruci are via quell 'irr i tante bisogno che gli aveva lasciato.

Si girò verso Rahul, che appariva ancora nervoso.

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«Maestà, era solo un...»

«Un brillante suggerimento, e so già chi sarà la nostra modella» lo inter ruppe Zafir .

«Chi, sire? »

Il sangue gli pulsò nelle vene.

«Kat Winters, una delle più famose modelle amer icana. Trovala. Adesso.»

Una settimana dopo, Queens, New York

La osservò dal retro della sua auto. Non poteva cr edere ai propri occhi: Kat Winters lavorava come c ameriera in un affollato ristorante di medio livello nel Queens. Una delle donne più belle del pianeta indossava un paio di jeans attillati, una maglietta bianca e un grembiule nero allacciato intorno alla vita. I capelli erano acconciati in un nodo arruffato sul capo con una penna infilata dentro, che lei stava cercando di prendere per scrivere l 'or dinazione .

Una simile vista avrebbe dovuto farlo inorridire, invece non era disgusto quello che provava, bensì qualcosa di più caldo e urgente. Anche vestita in quel modo e senza un filo di trucco era stupenda. Un simile gioiello non poteva nascondersi in un posto del genere. Che diavolo stava facendo? E perché si celava dietro un altro nome, Kaycee Smit h? E come aveva osato rifiutare l 'offerta che aveva mandato alla sua agente?

Kat Winters non è più disponibile per incarichi c ome modella. Per favore, non insista. Questa era stata la r i sposta dell 'agente, ma nessuno diceva no a Zafir, né lo ignorava. Tantomeno una ex amante . Mormorò un 'istruzione all 'autista, poi scese dalla

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macchina. Si erse in tutta la sua notevole altezza, r icordando quando lei, con i tacchi alti, gli si raddri zzava accanto, la bocca a distanza di un bacio, perfettamente allineati. Adesso la vide allontanarsi dal tavolo e a bbozzò una smorfia notando che calzava un paio di co mode sneakers .

Non per molto, giurò mentre si avvicinava all 'i ngresso del locale. Presto sarebbe stata di nuovo sui tacchi alti, e quella bocca lussuriosa sarebbe stata di nuovo sua. Tutto di lei sarebbe stato suo. Non aveva idea a che gioco stesse giocando con quel travest imento, ma era sicuro che gli avrebbe mostrato la sua doverosa gratitudine per la possibilità che le concedeva di tornare nella sua vita e nel suo letto, anche solo per poco tempo, nel modo più soddisfacente possibi le. «Kat...»

Ci vollero alcuni secondi per assorbire quel nome. Nessuno la chiamava così. Era Kaycee adesso. E poi la voce, così profonda. E quell 'inflessione, quell 'accento che rendeva esotico il suono. Perentoria. Come se fosse un ordine di guardar lo.

Le ci volle un altro secondo per associare il tutto a una sola persona possibile. Sollevò gli occhi dal bancone.

Zafir .

Per un momento non ci credette. Non poteva essere lì, lui frequ entava ambienti a cinque stelle, respirava aria r arefatta. Era un re, adesso.

Un paio di giorni prima la sua agente le aveva detto che Zafir aveva chiesto di lei, quindi avrebbe dovuto essere in allerta, ma aveva escluso che lui la cercasse al ristorante. E adesso se ne rammaricò, perché non era per nulla preparata a incontrare l 'uomo che aveva

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amato con tale intensità da es serne quasi distrutta. Sbatté le palpebre, ma lui non scomparve. Sembr ava essere ancora più alto... era sempre stato così i mponente, possente? Sì. Ogni suo aristocratico lineamento era impresso nella sua mente come un marchio: quei profondi occhi grigi che scintillavano sul viso olivastro, i folti capelli neri pettinati all 'indietro, il fisico senza un grammo di grasso, le spalle possenti sotto il cappotto elegante. Era rasato adesso, invece di avere la corta barba che aveva tenuto un tempo, ma la sua virilità non sembrava affatto sminuita, anzi. Non si rese conto di avere pronunciato qualcosa, finché lui non piegò le labbra in un sorr i s o.

«Ricordi il mio nome, allora? »

L 'ironia la riscosse dal suo torpore. Era lì. Nel suo territorio. L 'uomo che aveva sognato e temuto d 'i ncontrare, ora che la sua vita era cambiata. Nei suoi i ncubi lui la guardava con disgusto, e di solito questo la face va svegliare piangendo. I sogni non erano meno umilianti, e si svegliava in un bagno di sudore pensando di essere ancora tra le sue braccia.

Il cuore le batteva forte, anche se la sua presenza evocava un dolore che aveva sperato di aver relegato nel passato. «Cosa ci fai qui, Zafir? Non hai avuto il messaggio del la mia agente? »

Rifiutò di farsi intimidire dalle guardie del corpo fuori dalla porta. Era un re ora, ma non poteva dimenticare quanto fosse stata arrabbiata con lui l 'ultima volta che lo aveva vi sto e quello che era accaduto poi, l 'evento più catastrofi co della sua vita.

«Ho avuto il tuo messaggio e l 'ho ignorato» rispose Zafir, avvertendo un colpo al ventre nel constatare la sua evidente riluttanza a rivederlo .

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A quella risposta lei incrociò le braccia sul petto, come per difendersi dalla sua arroganza. «Sto lavorando quindi, a meno che tu non voglia cenare, non è appropriato che resti qui.» Non sarebbe mai stato a ppropri ato , ma evitò di dirlo ad alta voce .

«Hai rifiutato la mia offerta, e questo io non posso proprio accettarlo...» bor bottò lui .

«Posso immaginare che non lo accetti, giacché sei abituato a persone che si inchinano per compiacerti. Ma t e mo di non avere inclinazioni simili.»

La guardò a occhi socchiusi e subito Kat si sentì minacciata: lui aveva sempre avuto la capacità di vedere attraverso la facciata disperata che esibiva per cercare di convincere la gente che non era la ragazza che era cresciuta in una roulotte con una madre tossicodipendente e mentalmente instabile, e che non era neppure riuscita a finire le scuole superiori. Nonostante i suoi timori, però, lui non era riuscito a intuire la verità fino in fondo, perlomeno sino a quando aveva avuto le prove sotto il naso e l 'aveva allora guar data con occhi freddi e pieni di condanna . «Sei cambiata.»

Le parole la colpirono come un pugno. Aveva r agione. Era cambiata. Molto. E quello era il suo incubo che si trasformava in realtà, incontrare di nuovo Zafir, e che lui scoprisse... No , si disse, nel panico. Non l 'avrebbe scoperto.

«Questo signore vuole un tavolo per uno, Kaycee? »

Lei guardò la sua responsabile, e non le sfuggì la femminile approvazione che traspariva nella sua voce mentre fissava Zafir spudoratamente.

Scuotendosi, prese il menu dalle mani della donna. «No, non vuole un tavolo. Stava solo chiedendo i n-

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formazioni sulla strada e ora sa dove andare.» Lanciò a Zafir un 'occhiataccia, come se volesse incenerirlo. «Non è vero, si gnore? »

La sua responsabile fu distratta da un altro membro dello staff, e Zafir fissò Kat per un lungo momento. «Ti aspetterò fuori, Kat. Non è ancora fini ta.»

Alla fine del turno, lei non voleva lasciare il rist orante. La limousine di Zafir era là fuori, seguita dal fuoristrada nero con le sue guardie del corpo. Era sorpresa che lui fosse ancora in auto ad aspettarla, un anno e mezzo prima avrebbe giurato che Zafir non attendesse mai nessuno. Con un senso di fatalismo, i ndossò il cappotto e strinse la cintura in vita. Evidentemente Zafir non aveva alcuna intenzione di lasciar perdere e lei sapeva più di chiunque altro che quando si metteva in testa qualcosa, non mollava finché non lo otteneva. Dopotutto, aveva fatto la stessa cosa con lei, demolendo tutte le difese che aveva eretto per t enere lontano chiunque. E aveva avuto successo al punto che e ra stata pronta a dargli tutto, a modellare se stessa secondo i suoi desideri, anche sapendo che non avrebbe mai potuto soddisfare appieno le sue aspet tative.

Le mani si strinsero per un attimo sulla cintura. Lui le aveva chiesto di essere la sua regina. Anche adesso, al solo pensiero sentiva lo stesso miscuglio di sgomento e terrore. Ma alla fine non gli ci era voluto molto per convincersi della sua inadeguatezza. Si irr igidì mentre si accingeva a uscire, dicendosi che adesso era più forte, capace di resi stergli. Lui non aveva idea di quello che aveva dovuto fronteggiare da quando l 'aveva visto l 'ultima volta.

Ogni traccia di coraggio evaporò non appena la por-

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tiera della limousine si aprì e Zafir ne uscì ergendosi in tut ta la sua altezza e facendole cenno di entrare in auto. Be ', se pensava che fosse così facile, si sbagli ava. Anche se un po ' incerta sulle gambe, fece il tent ativo di superarlo. «Non ho intenzione di salire in auto con te, Zafir. Hai sprecato la serata. Per favore, vatt ene.»

Lui non si lasciò scoraggiare. «Possiamo parlare qui, con tutti quanti che ci ascoltano, oppure ti accompagnerò a casa e potremo parlare là, decidi tu.»

Non abitava lontano, solo un paio di isolati più avanti, ma poteva immaginare la limousine di Zafir che la seguiva, più l 'auto della scorta. Era decisamente un modo per attirare l 'attenzione generale. Poteva già vedere delle o cchiate curiose intorno a sé. «D 'accordo» si arrese. «Ma quando avrai detto quello che devi, te ne andrai.»

«Come vuoi. Se desideri che me ne vada, lo farò.»

Il tono della sua voce le rievocò ricordi esotici e sepolti da lungo tempo. Per lei Zafir era stato come un sole, brillante e rovente ma fatale se uno vi andava troppo vicino. E lei aveva permesso a se stessa di avvicinarsi troppo. Al punto di sentirsi bruciare viva quando aveva scoperto che l 'amore profondo che nutriva nei suoi confronti non era corr i sposto.

Era stata pronta a sposarlo, esaltata dalla sua proposta, solo per scoprire che per lui non si trattava di una questione romantica bensì puramente pratica, poiché la riteneva perfetta per il ruolo. L 'umiliazione era ancora intensa. Conscia del suo sguardo, gli passò accanto e salì in auto, chiedendosi perché mai lui si i nteressasse anche ora a lei, che era solo una pallida ombra di ciò che era stata un te mpo.

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Zafir chiuse la portiera e salì dall 'altra parte, mentre Kat si appoggiava al lussuoso schienale con un sospiro. Quel la non era più la sua vita. «Kat? »

Lo guardò, rendendosi conto che non aveva colto le sue parole. «Dove dobbiamo andare? Per l 'autista...»

Lei rammentò quella volta in cui lui aveva ordinato all 'autista di continuare a guidare finché non gli avesse dato altre istruzioni, poi l 'aveva presa sulle gambe, le aveva sollevato il vestito e... Ricacciò indietro quei ricordi poi si af frettò a dare l 'indirizzo.

Quando l 'auto si fermò dinanzi al modesto condominio, scese dall 'auto prima che lui potesse aiutarla. Non voleva che la toccasse. Non voleva mettere ult eriormente alla prova il proprio controllo. Il suo appartamento er a a piano terra, e sentì che lui la seguiva, alto e impo nente.

«Niente portiere?» lo sentì chiedere, incred ulo.

«No.» Aprì la porta del piccolo appartamento. Quello che era stato una sorta di rifugio per l 'anno tr ascorso adesso la lasciava in balia della peggiore minaccia.

Zafir entrò e si chiuse la porta alle spalle mentre lei i ncrociava le braccia sul petto.

«Bene, Zafir, che cos 'hai da dire? »

Lui si guardò attorno e, con suo sommo orrore, lo vide che cominciava a togliersi il cappotto. «Ho molto da dire, Kat, quindi perché non prepari due tazze di caffè? Non ho inte nzione di andarmene molto presto. »

Lo fissò astiosa per un lungo momento e lui si sentì trafiggere da quegli occhi inusuali, che sembravano d 'ambra da lontano, ma erano in realtà verdi e dorati

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da vicino, circondati da lunghe ciglia scure. Avevano un taglio a mandorla e il sangue di Zafir prese a galoppare nelle vene mentre ricordava come lo guardavano dopo aver fatto l ' a more, con quell 'espressione di meraviglia che non mancava mai di col pirlo.

Bugie .

Erano state tutte bugie. Poteva essere stata vergine, ma non era così innocente. Il suo era stato un elabor ato calcolo per nascondergli il suo sudicio passato. Di colpo si sentì a disagio. Che cosa stava facendo lì?

Fu la voce di lei a riscuoterlo. «Bene. Preparerò il caffè. » Scomparve in una minuscola cucina e lui dovette ammettere di sapere alla perfezione perché fosse lì. La voleva ancora. Anche dopo averla rivista. Ma la sua mente era colma di domande. Si guardò intorno in quel piccolo ambiente pulito ma anonimo che lei chiamava casa. Non era mai stato nell 'appartamento che lei una volta divideva con altre modelle, ma sapeva che si trat tava di un loft a SoHo, molto lontano da lì .

Kat arrivò con il caffè e lui notò con disappunto che aveva cura di non avvicinarsi troppo. Si era tolta il cappotto e indossava un maglione largo sopra i jeans, ma anche quegli abiti non riuscivano a celare il suo corpo, i seni alti e fermi, la vita sottile, i fianchi morbidi e quelle gambe che non finivano mai . Dovette r espingere i ricordi di quel corpo... nudo.

«Siediti» lo invitò lei, seppure riluttante, e lui prese posto sul divanetto vicino al tavolino, notando che Kat non aveva dimenticato come gli piaceva il caffè, forte e nero. Poi notò qualcos 'altro.

«I tuoi capelli. Sono diversi.»

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Lei toccò il nodo sulla nuca. «Questo è il mio col ore naturale. »

Molto più scuro di una volta, quando era di quel biondo miele che aggiungeva un notevole fascino alla sua immagine di brava ragazza della porta accanto. Un elemento che con fermava la sua doppiezza .

Posò la tazza. «Così, cos 'è accaduto? Perché sei scomparsa dalle passerelle e chi è Kaycee Smith?»

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Questo mese

Scintille nel deserto - Sottrarsi al proprio dovere non è un'opzione per un sovrano del deserto, ma neanche rinunciare all'amore.

Il lato sexy del capo - Ci sono volte in cui un capo ha la capacità di farti ribollire il sangue nelle vene... ma non di rabbia!

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