Scintille per l'ereditiera

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Lauri Robinson SCINTILLE PER L'EREDITIERA

Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Heiress and the Baby Boom Harlequin Historical © 2022 Lauri Robinson Traduzione di Elena Vezzalini

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises ULC. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

© 2022 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici dicembre 2022

Questo volume è stato stampato nel novembre 2022 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100%

I GRANDI ROMANZI STORICI

ISSN 1122 5410 Periodico settimanale n. 1334 del 16/12/2022

Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 20132 Milano

HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 20135 Milano

Per Jean. Grazie per i pranzi, i viaggi in auto e le risate.

Dedica

Chicago, 1956

In una gelida giornata di gennaio, mentre si lisciava le mani sul cappotto di lana rossa, Randi Osterlund insp i rò a fondo pregando il sole che brillava in cielo di darle la forza.

Avrebbe solo dovuto bussare. Solo bussare.

Poi dire ciao.

Poi... s entì il corpo afflosciarsi. Oh, santo cielo.

Raddrizzò le spalle e annuì. Stava per salire l 'u ltimo gradino davanti alla porta quando alla sua mente riaffiorò l 'immagine della lettera che non era mai stata aperta. Quella su cui lui aveva scritto: R estituire al mi t tente .

Le mani cominciarono a tremare. Strinse i pugn i fino a conficcare le unghie nei palmi. Era accaduto molti anni prima. Aveva gettato via la lettera. Av eva su perato la questione e la storia con lui. Ora l e serviva solo il suo terreno.

Controllò la doppia fila di bottoni di ottone del cappotto, per assicurarsi che fossero infilati correttamente ciascuno nella sua asola e, scuotendo il c a-

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po, spostò i capelli dalle spalle. Era arrivato il momento di superare anche quel momento e bussare a lla porta.

In fondo si trattava solo di Jason Heim.

Con la sua motocicletta, l 'auto truccata, i capelli castano chiaro impomatati, gli occhi scuri e un fis ico che avrebbe suscit ato l 'invidia di un divo del cinema, Jason era stato il James Dean di Chicago prima che il vero James Dean raggiungesse il succe sso.

Ed era stata la ragione per cui lei aveva chiuso il suo cuore e aveva gettato via la chiave.

Tra le loro famiglie non co rreva buon sangue per ché il padre di Randi avrebbe voluto comprare un terreno di centosessanta acri di proprietà del p adre di Jason, che però costui si era rifiutato di ven dere. Erano ormai trascorsi parecchi anni da allora. Il nuovo proprietario del ter reno era Jason, e lei intendeva acquistarlo, p er dimostrare che una donna era in grado di entrare n el mondo delle gran di imprese. Anche se aveva solo ventidue anni, era pronta e aveva tutti i requisiti necessari. In fondo la regina d 'Inghilterra aveva tren t 'anni ed era salita al trono da tre.

Non che lei volesse diventare una regina, il suo obiettivo era dimostrare che le donne potevano fare qualcos 'altro oltre che sposarsi e mettere al mondo dei figli.

Randi inspirò a fondo prima di affrontare l 'ultimo g radino e bussare alla porta, ma esitò ancora per a ccertarsi che la spilla di strass con la sua iniziale, R , appuntata sul b avero fosse dritta.

«Pensi di restare lì tutta la mattina a sistemarti o busserai alla porta?»

Distolta dalle sue riflessioni, Rand i trasalì e le scarpe scivolarono sul cemento. Riuscì a non perd e-

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re l 'equilibrio, ma la visione dell 'uomo che spuntava dalla recinzione accanto alla casa fece aumentare i battiti del suo cuore, mentre un nugolo di farfalle spiccava il volo nel suo st o maco.

Il sorriso di Jason metteva in risalto la fossetta nella guancia destra, e i gomiti appoggiati sul ca ncello erano la prova che la stava osservando da un po ' .

Era più bello che mai.

Forse non era stata una buona idea recarsi lì. No, n on era più una sco laretta impacciata, era una donna adulta. «No, io ...» Dopo avere deciso che ignorare il commento sarebbe stata la scelta migliore, Randi sollevò il mento. «Non so se ti rico r di... » Lui scoppiò a ridere . «Chiunque abbia messo piede alla Westward High Schoo l si ricorda di Ra ndi Osterlund. La principessa che un giorno sarebbe d iventata regina.»

La risata beffarda scatenò la sua collera. Randi amava la sua famiglia e i genitori per il successo che avevano ottenuto nella vita, però non era solo la figlia di Randal e Jolie Osterlund. A testa alta scese dal portico . «Come si ricorda di Jason Heim.»

«Ah, sì, il ribelle che è finito in riformatorio.»

Quello era un altro elemento che legava le loro famiglie, tuttavia Randi non aveva intenzione di d iscuterne. «Vo rrei parlarti di... »

«Dell 'acquisto del mio terreno? Non è in vend ita.»

Detto ciò, scomparve dietro la recinzione.

Non gli avrebbe permesso di liberarsi di lei così facilmente. Dopo essersene andato senza una spi egazione anni prima, le aveva anche rispedito la sua lettera di scuse senza neppure leggerla. Questa volta l 'avrebbe ascoltata.

Le suole delle scarpe nere con il tacco a rocchet to

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scricchiol arono sulla neve , ma anche quando le sentì affondare, Randi continuò a camminare. Arrivata al cancello, lo spinse. Riprovò con più forza. La n eve dalla part e opposta cedette e lei rischiò di cad ere. Mentre si ricomponeva, riprese . «Se tu ...»

«Ho detto che non è in vendita.»

Jason sparì dietro la casa. Con le scarpe fradice, Randi avanzò a fatica cercando di se guire le orme lasciate da lui.

Quando ebbe girato l 'angolo dell 'edificio , vide una lastra di cemento asciutta e vi si diresse . Anche le calze di nailon erano bagnate, le dita stavano d iventando dei cubetti di ghiaccio. Scossa da brividi di freddo , alzò un a gamba, si tolse una scarpa, la vuotò dalla neve e ripeté l 'op erazione con l 'altra. «Si riempiranno di nuovo quando tornerai al ca ncello.»

Non gli avrebbe permesso di fermarla, in nessun modo. Randi posò lo sguardo sui suoi piedi, calzati in due stivali di pelle, poi risalì lungo le gambe. J ason indossava dei jeans scuri con il risvolto, che gli fasciavano le cosce e i fianchi, abbinati a un giu bbotto di pelle marrone con la zip tirata su a metà e il colletto alzato intorno al collo . Quando i loro sguard i si incontrarono, Randi dovette ricorrere a tutta la sua forza di volontà per non guardare altr ove. Non aveva più sedici anni e non avrebbe permesso ai nervi di avere la meglio.

Vol eva quel terreno a ogni costo, p er dimostrare che era capace e pronta a superare ogni ostacolo per d irigere la Air America .

Jason fu il primo a distogliere lo sguardo. Co mpiaciuta di quella piccola vittoria, di cui aveva b isogno, Randi cominciò a parlare. «Solo le tasse su lla tua pro... »

«Non sono affari tuoi. Il terreno ... »

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«Non è in vendita.» Alzando una mano, Randi continuò: «L 'hai già detto. Tuttavia , ti sarei grata se mi lasciassi f inire una frase senza interrompermi».

Jason incrociò le braccia sul petto.

«Sai bene che la Air America è interessata all 'a cquisto di quel lotto di terra , ma, a quanto dici, mi sembra di capire che non sei interessato a vende rlo.»

Jason rimase impassibile. Randi invece tremava da capo a piedi. Per il freddo, e per quell 'incontro a tu per tu. I sogni di un tempo continuavano a riaffacciarsi alla sua mente. Loro due insieme sulla sua motocicletta o che partivano sgommando sull 'auto truccata o che si baciavano. Accidenti, quell 'ultimo sogno era più vivido che mai, al punto che la gola le si era seccata. Jason era maturato, diventando addirittu ra più bello di allora, e il sentimento che un tempo aveva provato per lui stava riemergendo . Questo non doveva accadere. Riordinando i propri pensieri, Randi ricordò a se stessa che doveva avere quel ter reno, malgrado gli ostacoli, compresi quelli che se ntiva dentro di sé. «Credo che potre mmo arrivare a un accordo, o a un compromesso di qualche tipo, se mi darai l 'opportunità di spiegarmi.»

Di tutte le persone che si sarebbero potute pr esen tare alla sua porta di casa, Randi Osterlund era l 'ultima che Ja son si aspettava. Be ' , in realtà avrebbe potuto immaginarlo, ma sarebbe stat a solo un a sua fantasia . Comunque, era senz'altro l 'ultima pe rsona con cui avrebbe mai stretto un accordo o un compromesso.

Che cosa era saltato in mente a suo padre di mandarla a parlare con lui? Randal Osterlund non

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era il tipo di uomo che avrebbe usato la figlia... Ehi, u n momento

«Tuo padre sa che sei qui?»

Per un attimo Randi parve incurvarsi, poi riprese subito il controllo e raddrizzò la schiena.

Bingo. Suo padre non lo sapeva. Con il piccolo mento volitivo sollevato, rispose: «Essendo alle dipendenze della Air America , sono autorizz ata a condurre affari a suo nome e ... ».

Jason agitò una mano verso lo steccato mentre si dirigeva verso un albero , dove aveva lasciato la pala e il secchio quando aveva udito un 'automobile fe rmarsi nel vi a letto. «Sai dov'è il cancello.» Anche se affermava di essere una dipendente della Air Amer ica , in realtà era molto di più. Randi era un a degli ered i della compagnia aerea e dell 'azienda mul tim ilionaria di lingerie fondata dalla madre, L ' i ntimo da sogno di JO . Come la madre, Randi era una delle donne più facoltose di Chicago, se non la più ricca. Jason aveva i mparato la lezione su di lei anni prima e non gli servivano ripetizio ni. Su quell'argomento suo padre aveva ragione: pensare di avere una chance con una ragazza come quella era stato stup ido da parte sua. Molto, molto stupido.

«Permetti mai alle persone di finire una frase?» chiese Randi.

«Ne hai finite diverse.» E si era rivelato un errore. Ma non il primo. Quello era stato rivolgerle la parola quando si stava facendo bella sul suo portico . Appena l 'aveva vista scendere dall 'auto, l 'aveva riconosciuta. C 'erano altre donne con i capelli castani come i suoi, folti e lunghi, ma nessuna aveva gli o cchi dello stesso colore. Un azzurro chiaro che catt urava l 'attenzione. Avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa, lasciare che bussasse e pensasse che lui non era in casa. Se ne sarebbe andata. Invece le aveva

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rivolto la parola e ora Randi era lì, sul portico p osteriore della casa invece che su quello anteriore. Era riuscito a stare alla larga da lei per anni e dov eva continuare a farlo per il resto della vita.

Jason infilò la pala nella neve , ne raccolse un po' e lo mise nel secchio.

«Perché raccogli la neve in un secchio?»

Jason strinse il manico della pala. «Perché sei ancora qui?»

«Perché non me ne andrò finché non mi ascolterai.» Con le mani sui fianchi, i gomiti in fuori, Randi continuò: «Aspetterò finché non avrai riempito il secchio».

Un mu scolo si contrasse n ella mascella di Jason . Si era impegnato molto per dimenticar la e superare la cotta che aveva per lei. La prima volta che l 'av eva vista era un adolescente allampanato e br u foloso. Avevano frequentato le elementari in due scuole d iverse, ma lo stesso liceo e per due anni lui aveva pensato solo a come attirare la sua attenzione. Dopo esserci riuscito, ce l 'aveva messa tutta per trovare il coraggio di chiederle di uscire. Un 'ondata di triste zza lo assalì quando si ricordò che gli aveva riso in faccia. Jason strinse forte la pala e il manico del secchio. «Sono e scrementi, non è neve.» «Prego?»

«Sto spalando degli escrementi, non della neve.» «Davvero?»

«Sì.» Jason emise un fischio e dopo un istante Tanner, un labrador color champagne, usc ì tutto baldanzoso da uno sportello nella porta sul retro grazie alla quale entrava e usciva di casa a suo pi acimento. Come se fosse ammaliato dalla sua bellezza, il cane si fermò accanto a Randi, si sedette e la fissò con i grandi occhi castani adoranti .

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Randi si inginocchiò per accarezzarlo dietro le orecchie e lo salutò in tono amorevole. «Ciao, r agazzone. Quanto sei bello.» Poi chiese: «Come si chiama?».

In quell 'istante Jason pensò che Traditore sarebbe stato il nome giusto. «Tanner» rispose con un gr ugnito.

Randi prese il muso del cane tra le mani. «Tanner, eh ?»

Lui abbaiò. Randi scoppiò a ridere.

Jason portò il secchio in fondo al cortile e lo r ovesciò nel bidone dell 'immondizia collocato oltre la recinzione. Dopo avere riposto il secchio e la pala nel capanno degli attrezzi , si avvicinò alla veranda, dove Randi e il cane si stavano ancora scambiando smancerie. «Tanner, dentro.»

Jason era pronto a giurare che il cane avesse a rricciato le labbra con disprezzo mentre si alzava, si girava e con la coda tra le zampe rientrava in casa passan do per la sua porticina.

Anche Randi si alzò. «Dovresti imparare dal tuo cane. Lui sa ascoltare.»

«È un cane.»

Randi inarcò le sopracciglia perfette mentre lo fissava.

Se non fosse stato così irritato, tanta audacia l 'avrebbe colpito. Ma visto come stavano le cose, v oleva solo che se ne andasse. Aveva bisogno che se ne andasse. Benché ci avesse provato, dal momento in cui l 'aveva vista scendere dall 'auto, aveva capito di non averla mai dimenticata. «Devi anda rt ene.»

«No. Sei fuggito una volta, non accadrà più.»

«Fuggito? Di che cosa diavolo stai parlando?»

«Parlo della sera in cui sei saltato sulla tua mot ocicletta e te ne sei andato prima che io potessi... »

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«Smettere di ridere?» Jason si ricordava bene quella sera, era impressa nella sua mente come un marchio a fuoco. Un 'ora dopo che Randi gli aveva riso in faccia era stato arrestato e il lunedì success ivo era finito in rifo r matorio.

«Ho freddo ai piedi. Vado dentro.»

Detto ciò , Randi si girò, aprì la porta e varcò la soglia a passo di marcia.

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Imprecando, Jason la seguì. «Ti stai introducendo abusivamente in casa mia.»

«Fammi arrestare.» Randi si sfilò le scarpe e si avvicinò al tavolo mentre si sbottonava il cappotto.

Con gesti lenti e aggraziati se lo tolse, lo ripiegò sullo schienale di una sedia e si sedette su un'altra uguale, cromata con il sedile imbottito. Lo sguardo traditore di Jason si rifiutava di spostarsi dalla camicetta bianca, infilata in una gonna azzurra che metteva in risalto la vita stretta, dalle gambe accavallate con eleganza. In collera con se stesso perché non riusciva a smettere di fissarla, e con il cane che era di nuovo vicino a Randi, Jason si girò e si sfilò il giubbotto. «È stata la tua famiglia a farlo con me.»

Il silenzio di Randi lo fece sentire uno stupido. Era stata una dichiarazione infantile.

Accidenti. Aveva resistito per sei anni. Sei! E nel giro di pochi istanti tutti i pensieri che aveva avuto su di lei erano tornati. Insieme ad altri, nuovi.

Jason andò nella lavanderia, appese il giubbotto a un attaccapanni e prese un paio di calzini da una pila di biancheria pulita che non aveva ancora riposto nell'armadio.

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Tornato in cucina, li posò sul tavolo mentre passava accanto a Randi diretto al lavello. «Grazie.»

«Non c'è di che.» Dopo essersi lavato le mani, prese la macchina per il caffè, la vuotò e la riempì di nuovo di acqua. Mentre la appoggiava sul ripiano, avvertì un sussulto interiore. I ripiani della cucina erano azzurri, come quello del tavolo, le imbottiture delle sedie, gli elettrodomestici e le pareti. Il colore, che veniva definito turchese, in realtà era un azzurro pastello uguale a quello degli occhi di Randi.

«La tua cucina è molto bella, moderna» osservò Randi come se gli avesse letto nel pensiero.

Jason aprì uno sportello dei pensili, trattati con il mordente invece che dipinti con uno smalto coprente, e prese il barattolo del caffè. «Grazie.»

«L'hai costruita tu, vero? Tutta la casa è opera tua?»

Jason non si stupì che lo sapesse. Probabilmente Randal Osterlund non l'aveva perso di vista, soprattutto dopo la morte di suo padre. Lanciò un'occhiata da sopra una spalla per ripetere per l'ennesima volta che il terreno non era in vendita e si rese conto di avere commesso un errore appena vide che Randi stava abbassando una calza lungo il polpaccio. Mentre lui le dava le spalle, doveva avere infilato una mano sotto la gonna per aprire i ganci della giarrettiera. L'idea di osservarla mentre ripeteva il gesto con l'altra calza lo indusse a girarsi. Non perché non volesse guardarla, ma proprio perché lo voleva troppo.

«Sei un eccellente artigiano.»

Jason mise i chicchi di caffè nella macchinetta, la tappò e attaccò la spina, tutto cercando di non immaginare Randi che si sfilava la seconda calza.

«Vivi da solo?»

Jason osò scoccare uno sguardo furtivo alle spalle e tentò di convincersi di essere felice che lei si stesse in-

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filando il secondo calzino che le aveva portato. «No.»

«Quindi c'è una donna che ti ha aiutato» dichiarò Randi, come se ciò spiegasse tutto.

«No.» Jason aprì un altro sportello ed estrasse due tazze e due piattini. Erano bianchi, con un bordo azzurro. Azzurro, accidenti. Era rimasta al centro dei suoi pensieri per anni, senza che lui se ne rendesse conto.

«Chi abita qui con te?»

Jason si voltò e appoggiò un fianco al ripiano. «Tanner.»

Randi sorrise al cane che, con la testa posata sul suo grembo, la guardava con occhi adoranti.

Maledetto cane.

«Povero cucciolo» commentò Randi. Quando Tanner abbaiò, Jason pensò di nuovo di cambiargli nome e chiamarlo Traditore. Si spostò dal bancone. «Vado a mettere le tue scarpe davanti alla caldaia.» Mentre attraversava la stanza, indicò con il capo le calze. «Vuoi che ci metta anche quelle?»

Randi le prese in mano. «No, grazie. Sono bucate. Dov'è la pattumiera?»

«Sotto il lavello.» Jason raccolse le scarpe, tornò nella lavanderia e le posò davanti alla grata dopo averla aperta. Il profumo di Randi gli stuzzicò le narici. Lo sentiva da quando era entrata in casa. Era stato difficile ignorare quella fragranza delicata, floreale, quanto le sensazioni che si agitavano dentro di lui.

A Chicago c'erano tante ragazze carine ed era uscito con parecchie di loro. Perché diamine nessuna l'aveva colpito quanto Randi? Perché lei non si era sposata con Gus Albright, accidenti? Avrebbe vissuto in una torre d'avorio, mangiando con posate d'argento e gettando il denaro dalla finestra.

Era ora di finirla. Doveva liberarsi di lei. Doveva allontanarla dalla sua casa, dalla sua vita. Le cose gli

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stavano andando bene. La sua impresa di costruzioni era fiorente, grazie al boom immobiliare, e quel giorno doveva visitare quattro cantieri. Avrebbe già dovuto trovarsi là, se non avesse trascorso la mattina a lavorare sui progetti per la pista. Le gare di accelerazione erano la sua passione, e durante l'estate intendeva costruire una pista sul terreno che interessava a Randi.

Non ci sarebbero stati accordi, compromessi o altro tra loro due. Né sul terreno né di altro genere.

Jason uscì dalla lavanderia, pronto a dare battaglia, ma si fermò quando vide Randi in piedi vicino alla stufa, con una mano sulla maniglia del forno. Era la realizzazione di un sogno che coltivava da anni senza rendersene conto.

Randi era il completamento perfetto della sua casa, che sembrava essere stata costruita per lei. Accidenti. Era proprio così perché mentre la progettava e la costruiva aveva sempre avuto davanti agli occhi la sua immagine.

Magari con qualcosa di suo addosso.

Era solo un paio di calzini, eppure gli faceva desiderare di rivendicarla, di stringerla tra le braccia e baciarla come avrebbe voluto fare quando frequentavano il liceo e la immaginava con indosso il suo giubbotto.

Non era mai accaduto ed era stato uno stupido a pensare che potesse accadere. Era più vecchio adesso, più saggio e soprattutto non era più lo sciocco di un tempo. Il denaro divide le persone. Sempre. Lui l'aveva accettato, insieme al fatto che nessuna Randi Osterlund al mondo avrebbe fatto parte della sua vita. E viceversa.

Randi avrebbe voluto che i sentimenti che un tempo aveva provato per Jason tornassero nell'angolo dove li aveva tenuti nascosti per anni. Non sarebbe mai dovuta andare a casa sua. Come aveva potuto pensare di

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riuscire ad affrontarlo senza ricordare lo sgomento provato dopo che lei aveva rovinato tutto fra loro? Aveva le sue ragioni per odiarla.

Deglutì a fatica, mentre ripeteva a se stessa che non aveva altra scelta. Quel terreno le serviva. Doveva essere suo quando il padre sarebbe diventato senatore, altrimenti nessuno avrebbe rispettato il suo ruolo al l'interno della Air America. Tutti avrebbero continuato a credere che aveva avuto il posto non per i suoi meriti, ma solo perché era una Osterlund, che aveva preso il timone dell'azienda paterna grazie al suo cognome. In realtà la gente pensava che lei si sarebbe dovuta concentrare per subentrare alla guida dell'azienda materna. Una donna poteva dirigere un'azienda di lingerie, non una compagnia aerea. Quella avrebbe dovuto lasciarla al fratello.

Tuttavia, la madre non era candidata al senato e suo fratello frequentava ancora il college. Quindi restava lei. Lei, che aveva volato su un aereo della Air America prima di nascere, quando era ancora nella pancia di sua madre. Prendendone il timone avrebbe dimostrato che non era solo la figlia di Randal e Jolie, bensì una donna indipendente.

«Come sta Gus?»

Randi fece un profondo respiro e si girò. Jason era appoggiato allo stipite della porta della lavanderia. Il cuore ricominciò a battere forte. Accidenti a lui, che era più bello che mai e anche l'ostacolo più grande sul suo cammino. «Bene. È in California, la adora. Ha detto che non tornerà più.» Gus Albright era un argomento sicuro, perciò Randi continuò: «Ha molti parenti laggiù. Zie, zii, cugini e nonni».

Jason si staccò dalla porta. «Pensavo che vi foste sposati.»

«Io e Gus?» Randi scoppiò a ridere. «Che cosa te lo ha fatto pensare?»

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Jason si strinse nelle spalle. «Eravate sempre insieme.»

«Perché mi portava in giro con la sua auto quando non avevo la patente. I nostri genitori erano molto amici ancora prima che nascessimo. Lo considero un fratello al pari di Joey.» Randi si morse le labbra dopo avere menzionato il fratello minore. Era un altro argomento di cui non voleva discutere.

Jason si fermò vicino al frigorifero. «Gradisci la panna e lo zucchero nel caffè?»

«Sì, grazie» rispose Randi ridendo. «Penso che un giorno mi piacerà nero, ma non è ancora arrivato.»

Jason annuì, poi scosse il capo. Imbarazzata per l'insuccesso della sua battuta, Randi si girò verso il bancone. Era accaduto lo stesso diversi anni prima. Aveva riso. Non perché Jason avesse detto qualcosa di divertente, ma perché era molto nervosa e felice. Lui non l'aveva capito, non le aveva permesso di spiegarsi e quella era stata la ragione per cui non l'aveva più rivisto. Fino a quel momento.

I giorni, le settimane, i mesi dopo quell'episodio erano stati i più tristi della sua vita. Randi era convinta che, se avesse potuto spiegargli perché aveva riso, Jason avrebbe perdonato lei e la sua famiglia per tutto ciò che era accaduto in seguito. La lettera che gli aveva scritto era un ramoscello di ulivo e le si era spezzato il cuore quando era tornata al mittente senza essere stata aperta.

A quel punto era diventato inutile negare l'evidenza, così lei aveva cercato di andare avanti e c'era riuscita. Si era concentrata sull'Air America e così avrebbe dovuto continuare a fare.

L'apparecchio per il caffè era davanti a lei. Il colore del liquido nella caraffa le fece presumere che fosse pronto, perciò Randi staccò la spina e riempì le due tazze preparate da Jason. Mentre lui portava la botti-

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glia di panna, presa dal frigo, e la zuccheriera, Randi si avvicinò al tavolo al centro della stanza con le tazze.

Jason le mise davanti la panna, lo zucchero e un cucchiaino e si sedette di fronte a lei. Dopo averli aggiunti al caffè, Randi lo mescolò chiedendosi che cosa dire. «Io...»

«Ascolta...» cominciò Jason nello stesso istante. «Scusa» dissero entrambi. «Prima tu» esclamarono all'unisono. Randi scosse il capo e lo guardò, aspettando che parlasse per primo. Non era esattamente come se lo ricordava. I capelli erano castano chiaro, gli occhi scuri come il caffè nella tazza e c'era ancora quella fossetta nella guancia, ma i lineamenti erano più definiti. Come il suo fisico. Emanava forza e determinazione e ciò lo rendeva persino più affascinante. Ai tempi della scuola lei si fermava nel corridoio solo per vederlo di sfuggita e la prima volta che l'aveva salutata le era parso di toccare il cielo con un dito. Frequentava la seconda superiore e da un anno ormai era invaghita di lui. Tutto ciò che l'aveva attratta allora era ancora lì e decuplicava l'intensità dei sentimenti di un tempo.

«Ho dei progetti per il mio terreno. Non sono interessato alla vendita, a un compromesso o a un accordo.»

E dire che lei era andata lì per scusarsi per come si era comportata in passato. Come allora, lui non voleva ascoltarla. Randi si rassegnò e bevve un sorso di caffè. «Tutto? A me interessano quaranta acri. È possibile affittarli?»

«Affittarli?»

«Sì. I nostri aeroplani devono essere lavati almeno quattro volte in un anno. Al momento non abbiamo lo spazio dove farlo, perciò paghiamo delle aziende per questo servizio, ma è una grossa spesa.»

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«Vorresti costruire un impianto su un terreno che affitteresti da me per lavare i tuoi aeroplani?»

«No, userei il tuo terreno come deposito per liberare dello spazio da noi e costruire lì un impianto di lavaggio. I quaranta acri che mi interessano sono il lotto situato sul confine tra le nostre proprietà.»

Il terreno era a forma di L e il piano di Randi gli avrebbe lasciato centoventi acri per il suo progetto.

Jason bevve un sorso di caffè e posò la tazza sul piattino prima di parlare. «Nessuna parte della mia proprietà è disponibile per la vendita o l'affitto.»

Sempre più infastidita dalla sua testardaggine, Randi inspirò a fondo. «Come ho detto...»

«Ho capito, tu invece non sembri avere ascoltato quello che ho detto io. Non sono interessato né ad affittare né a vendere.»

«Bene, credo che non andrebbe a tuo detrimento...»

«A mio detrimento?»

«Sì, significa...»

«Lo so.» Jason si alzò, prese la tazza con il piattino. «Forse non ho frequentato un college prestigioso, però ho una buona padronanza della lingua inglese.» Detto ciò, si avvicinò al lavello.

«Non volevo insultarti. Se tu ascoltassi la mia offerta, capiresti che sarebbe vantaggiosa per te. Avresti del denaro in più e...»

«Non mi hai insultato.» Jason mise la tazza e il piattino nel lavello, si girò e la fulminò con un'occhiata. «Sono abituato alla gente come te.»

Randi si irrigidì. «Come me?»

«Sì.»

«E che cosa significa esattamente?»

Jason scoppiò in una risata forzata. «Che credi che io abbia bisogno del tuo denaro. Be', non è così.»

«Non intendevo...»

«Sei sicura?»

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I nervi stavano per saltarle. «Sì, assolutamente.» Incapace di fermarsi, Randi aggiunse: «Se mi avessi ascoltata quella sera, forse adesso saremmo amici».

Un'altra risata. «Preferisco essere un tuo nemico.»

La reazione a quell'affermazione fu così veloce e inaspettata che Randi si portò una mano sul petto come per alleviare la fitta al cuore. Nessuno l'aveva fatta soffrire tanto quanto Jason. Non avrebbe affrontato di nuovo una tortura del genere. «Bene, se è quello che desideri.»

«Sì.»

Randi si alzò in piedi e prese il cappotto, tenendo il mento sollevato. «Grazie per il caffè, Mr. Heim.»

«Non c'è di che, Miss Osterlund.»

Il soggiorno e la porta d'ingresso erano visibili oltre l'arco della cucina. Randi si avviò, infilando il cappotto mentre attraversava il soggiorno. Quando arrivò sul portico, si rese conto che non aveva le scarpe. Serrò i denti e continuò ad avanzare. Camminare sulla neve con i calzini era meglio che affrontarlo di nuovo.

Percorse il vialetto sgombro dalla neve fino alla sua auto. Con suo sommo dispiacere, Jason arrivò mentre apriva lo sportello.

«Hai dimenticato le scarpe.» Mentre gliele porgeva, le guardò i piedi. «Puoi tenere i calzini.»

«Era mia intenzione farlo.» Randi prese le scarpe, salì in auto e chiuse la portiera sbattendola.

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LONDRA, 1812 - Eliza rischia di essere compromessa alla prima serata della Stagione. Il serio Visconte Thannock si offre allora di combinare tra loro un finto fidanzamento.

La trappola del libertino

EVA SHEPHERD

LONDRA, 1891 Incaricato di distrarre Lady Violet dai suoi doveri di chaperon, Lord Jake Rosemont è certo del proprio successo, dal momento che lei è anche bella, intelligente e Dal 4 gennaio

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