È impossibile per Tara Pammi trovare nella propria memoria anche una sola immagine di se stessa ragazzina senza un romanzo d'amore tra le mani. È stato però soltanto diversi anni dopo, mentre era alle prese con la sua voluminosa Tesi di Laurea, che Tara ha finalmente capito cosa volesse davvero fare: scriverne uno! Adesso, grazie alla sua fervida immaginazione e all'amore per i libri e tutto ciò che li riguarda il sogno è diventato realtà. Tara vive in Colorado, con il marito più conciliante e collaborativo esistente al mondo e le loro due splendide figlie. Visita il suo sito www.tarapammi.com
TARA PAMMI
Scommessa greca
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Bought for Her Innocence Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2015 Tara Pammi Traduzione di Sonia Indinimeo Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony dicembre 2017 Questo volume è stato stampato nel novembre 2017 da CPI, Barcelona COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 3231 dello 08/12/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
1 «Ho una proposta per te, Jasmine, che ti permetterà di ripagare il debito di tuo fratello in un anno.» Nella morsa gelida della paura, Jasmine Douglas si sforzò di fissare i freddi occhi verdi di Noah King. L'orrenda realtà della sua vita l'aveva abituata a un certo tipo di proposta... I clienti del club di Noah, dove lavorava, erano convinti che il suo corpo poco vestito, che roteava intorno a un palo, fosse in vendita. Ma non lo era e non lo sarebbe mai stato. Aveva seppellito da poco suo fratello quando aveva scoperto gli ingenti debiti che aveva accumulato, proprio con Noah King, proprietario di tre casinò clandestini mascherati da night club e innumerevoli attività a dir poco illecite. Il disperato bisogno di ripagare quell'orribile personaggio e di sopravvivere la spingeva ogni sera a salire sul palco. Ma le parole di Noah le fecero gelare il sangue nelle vene. «Non ho saltato un solo pagamento, Noah» riuscì a dire. «Sì, ma sono gocce nel mare. E non hai nemmeno qualche proprietà da poter vendere.» Lei sentì la pelle bruciare, nel vasto e soffocante magazzino dove aveva sede il quartier generale dell'impero di Noah. Quella mattina presto, due ceffi si erano presen5
tati a casa sua e molto educatamente l'avevano accompagnata lì, per incontrare il capo. Mentre il sudore freddo le correva lungo la schiena, Jasmine capì di essere stata un'idiota a pensare che Noah King potesse essere innocuo. «Quindi sono prigioniera?» gli chiese, prima di riuscire a frenare la lingua. Noah non fece una piega. Sbucciò un'arancia e gliene offrì un po'. «Fino a quando non troveremo una soluzione soddisfacente, sì.» Jasmine provò l'istinto di voltarsi e scappare. Niente l'avrebbe spaventata a morte più di quelle due parole... soluzione soddisfacente. Perché? Oh, cielo, perché Andrew non aveva pensato a che cosa avrebbe portato quel debito, un giorno? Come aveva potuto lasciarla sola a combattere contro quell'uomo pericoloso e spietato? Come aveva potuto, dopo tutte le promesse che le aveva fatto, lasciarla in una situazione ben peggiore di quella in cui si erano sempre dibattuti? Era in balia di quell'uomo da cinque anni, come una mosca nella tela del ragno, e più cercava di liberarsi, più restava invischiata. Sull'onda di quei pensieri, arrivò il senso di colpa. Rivide il viso di Andrew, i suoi occhi fervidi, la sua espressione dolce. Un nodo le strinse la gola. Un giorno o l'altro usciremo da questa fogna, Jas. Aspetta e vedrai. Ti tirerò fuori di qui. Suo fratello voleva solo darle il meglio, voleva solo cambiare la loro vita. Per anni si era preso cura di lei. Senza un'istruzione decente, caricato del peso di una madre alcolizzata e della responsabilità per Jas, non aveva trovato altro modo per uscire da quell'inferno che tentare la fortuna nella casa da gioco di Noah. Non era colpa sua se era rimasto ucciso in un incidente d'auto a soli ventinove anni. Non era colpa sua se tutte 6
le persone sulle quali avevano contato li avevano delusi. E in quel momento, come se fosse una spina piantata nel cuore, un fantasma che aveva relegato in un angolo buio della coscienza, le tornò in mente Dimitri. Dimitri Karegas, figlioccio di Giannis Katrakis, magnate dell'industria dei tessuti e playboy di fama internazionale. Collezionista di costosi giocattoli come yacht, moto Bugatti e splendide donne. Dimitri, che era cresciuto con loro nelle strade malfamate di Londra, quando il padre era fallito; a cui Andrew aveva fatto da scudo contro la violenza dell'uomo, ormai alcolizzato. Dimitri, che Andrew aveva sempre trattato come un fratello. Dimitri, che si era rifiutato di aiutare un vecchio amico nei guai, mentre lui viveva come un nababbo. Dimitri, che al funerale di Andrew, offrendole dei soldi, l'aveva guardata con tanto freddo distacco che lei aveva rifiutato. Dimitri, di cui Jas aveva seguito la scalata al successo, con una specie di ossessione. Pensare ad Andrew la indeboliva. Pensare all'uomo che forse avrebbe potuto salvarlo era di sicuro un inutile spreco di energie. Le sembrava di aver ingoiato una manciata di schegge di vetro. «Quanto devo?» «Trentamila sterline. Andando avanti così ti ci vorrebbero almeno dieci anni per estinguere il debito. Ma se aggiungi al menu qualcosa di più... personale, potresti farcela. Hai un grande successo, Jasmine, e ho ricevuto offerte su offerte...» Le parole di Noah le arrivarono come un'eco lontana, come se stesse accadendo a qualcun altro, come se la sua mente si rifiutasse di assorbirle. Un sudore gelido le imperlò la fronte. Il pesante odore di chiuso che impregnava il magazzino le toglieva il fiato. Poteva solo pensare che si trovava a un passo dal vendere se stessa. Era questo che Noah aveva deciso per lei, 7
e se non ne fosse uscita subito, non sarebbe mai più riuscita a farlo. Ma come? Le bruciavano i polmoni per lo sforzo di respirare e le tremavano le ginocchia. «... e a meno che qualcuno non si offra di accollarsi il tuo debito, non hai nessuna speranza.» Era così. Le serviva qualcuno che pagasse il suo debito, che la comprasse da Noah. E quel qualcuno poteva essere solo Dimitri. No, si ribellò la sua parte orgogliosa. Se gli avesse chiesto aiuto, lui avrebbe saputo com'era caduta in basso. Lui avrebbe... Meglio vendersi a un diavolo conosciuto che a un estraneo, le ricordò la sua parte razionale. Ma nemmeno Dimitri con tutto il suo potere avrebbe potuto toglierla facilmente dalle grinfie di Noah King. Non dopo aver voltato le spalle a quella vita e a tutto ciò che comportava. Non quando era diventato un debosciato, che passava le giornate a gingillarsi sul suo yacht e le notti con donne pronte a fare qualunque cosa volesse. Jasmine doveva lanciargli un'esca, sperando che abboccasse all'amo. Non osava pensare alle conseguenze, se lui non l'avesse fatto. Le tornò in mente un trafiletto che aveva letto sul giornale, qualche giorno prima. A quel punto non le rimaneva nulla da perdere e aveva tutto da guadagnare. «Metto all'asta la mia verginità.» Quelle parole le bruciarono le labbra. «Dammi la possibilità di saldarti il debito in una volta.» Un silenzio assordante riempì lo stanzone. Sentiva dieci paia di occhi fissi su di lei. Sostenne lo sguardo di Noah, grata che almeno nel suo non ci fosse la lascivia di cui era solitamente bersaglio. Ma Noah era un uomo d'affari. La sua silenziosa occhiata d'apprezzamento le diede qualche speranza. Aspettò la risposta trattenendo il respiro. 8
«Tu pensi che qualcuno ti comprerebbe?» le chiese con un lampo negli occhi. Jasmine si sentì sollevata. Se non altro aveva attirato la sua attenzione. «Sì» disse lei, cercando di mostrarsi fiduciosa. «Dammi una settimana» aggiunse, disperata. «Tre giorni» rispose Noah, alla fine. Un cenno della testa e uno dei suoi scagnozzi la riportò nella stanza in cui era stata rinchiusa. Jasmine cominciò a tremare dalla testa ai piedi, ma non poteva lasciarsi andare proprio ora. Accese il cellulare e selezionò il contatto che non aveva mai cancellato. Erano passati anni e probabilmente quel numero non era più attivo. O forse non le avrebbe risposto comunque. Ricacciò le lacrime. Deve funzionare! Cancellò e riscrisse il testo più volte con le dita tremanti e un nodo allo stomaco. Poi premette Invia e si accasciò sul pavimento. Mentre infilava la camicia sgualcita, Dimitri Karegas lanciò un'occhiata alla bionda, stesa in posa provocante tra le sue lenzuola. «Torna a letto, caro...» miagolò. Negli ultimi mesi aveva lavorato come un pazzo, cercando di rimediare ai danni che il suo socio e amico, Stavros, aveva causato alle azioni della Katrakis Textiles con il suo strano comportamento. In aggiunta, era finalmente riuscito ad acquistare un night club al quale faceva la posta da tempo. All'inaugurazione del locale aveva conosciuto la bionda. Il suo nuovo giocattolo. Era disponibile, sfrenata e aveva una lingua tagliente... tutto quello che gli piaceva in una donna. Ma soprattutto, non riempiva il silenzio con chiacchiere inutili e non faceva accenni a una possibile relazione. Quando la bionda si tirò su appoggiandosi ai cuscini, 9
il lenzuolo scivolò scoprendole una coscia. Dimitri provò un vago accenno di eccitazione, come uno squalo che avesse sentito l'odore del sangue. Nient'altro. Com'era accaduto molto spesso, negli ultimi dieci anni. Lavorava, collezionava costosissimi giocattoli e dormiva con belle donne, ma questo gli procurava solo reazioni effimere. Era come se galleggiasse sulla sua vita, incapace di scendere oltre la superficie. Era come se tutto ciò che si era spento in lui negli anni in cui aveva vissuto alla giornata non potesse più essere riacceso. Anche aiutare Anya, che era diventata un'amica, era stato solo il frammento di un'altra vita. Quella in cui una notte aveva salvato sua madre. Una risata squillante lo strappò dalle sue fastidiose elucubrazioni. Ah, già! Leah e Stavros si erano autoinvitati a pranzo sul suo yacht. Dimitri si guardò intorno, trovò i jeans e li infilò. Gli era sempre piaciuta la nipote del suo padrino. Quando Leah e Stavros si erano finalmente messi insieme, Dimitri era stato molto contento, anche perché i drammi che avevano vissuto prima di prendere quella decisione avevano rischiato di far colare a picco la Katrakis Textiles. Ultimamente, però, si sentiva a disagio, in loro compagnia. Sapeva benissimo da dove veniva quel disagio, ma non l'avrebbe ammesso per nessuna ragione al mondo. E avrebbe ignorato anche l'immancabile sguardo di disapprovazione di Stavros. Dimitri aveva solo tre anni meno di lui, ma Stavros continuava a trattarlo come il teppista sedicenne che Giannis, il loro padrino, aveva accolto nella sua casa. «Sbrigati ad andare» disse alla bionda, uscendo. Non appena mise piede sul ponte, Leah corse ad abbracciarlo. «È bello vederti, Dimitri!» 10
Il familiare contatto con quel corpo snello gli procurò un brivido scioccante, come se si fosse aperta una voragine di emozioni nel vuoto che albergava dentro di lui. Il suo viso doveva averlo tradito, perché Stavros lo fissò in modo strano. Da quando Stavros si era arreso all'immenso amore che provava per Leah, sapeva quanto Dimitri si sentisse vuoto. «Ti preferivo prima...» borbottò Dimitri. Leah li guardò, confusa. «Cosa...?» «Niente...» le rispose Stavros. Dimitri sentì sciogliersi la tensione ed entrò nella modalità playboy impenitente, che gli era abituale. Fece accomodare Leah e ordinò di servire il pranzo. «Cosa vi ha spinti a lasciare il nido d'amore, una settimana prima del matrimonio?» si informò. Leah sospirò. «Vorrei che mi portassi all'altare. Giannis non c'è più e tu significhi tanto per me.» «Quante altre volte dovrò portarti all'altare?» scherzò Dimitri, felice che glielo avesse chiesto. Leah guardò Stavros con occhi adoranti e intrecciò le dita con le sue. «Solo questa.» Dopo una vita di doveri e rigide regole, Stavros aveva finalmente trovato la felicità con Leah. Ma... era una punta d'invidia, quella? Dimitri sostenne lo sguardo del suo amico. Per nessuna ragione avrebbe lasciato trapelare ciò che provava. «Ne sarò felice, Leah.» Un trillo gli annunciò l'arrivo di un SMS. Guardò lo strano numero sul display e aprì il messaggio. Ho bisogno di aiuto, Dimitri. Parla con Noah. Fallo per Andrew. Un brivido gelido gli corse lungo la spina dorsale. Immagini e sensazioni lo assalirono con ferocia... la rabbia di suo padre ubriaco, il viso stanco di sua madre, il proprio senso d'impotenza, vicoli fetidi con cassonetti 11
ricolmi di spazzatura, scazzottate e nasi rotti, i singhiozzi tra le braccia di Andrew che lo teneva stretto e una ragazzina con gli occhi enormi, due laghi scuri sul visino ovale... Jasmine... Maledizione, è di Jasmine... La fitta allo stomaco fu così acuta e improvvisa che Dimitri si alzò soffocando un gemito, attanagliato da una violenta emozione che non provava da anni. Noah... Noah King... L'uomo che regnava sulla malavita di Londra, gestendo un vero impero di malaffare. Usura, estorsioni, droga, night club, prostitute, protettori... Non c'era uno sporco affare in cui Noah King non avesse le mani in pasta. E Jasmine c'era cascata in mezzo. Una mano morbida gli si posò sul braccio, strappandolo da quell'incubo a occhi aperti. Leah lo fissava con un'aria scioccata. Stavros si avvicinò, guardandolo preoccupato. «Dimitri, di chi è quel messaggio?» «Jasmine.» Solo pronunciare quel nome gli fece accelerare il cuore. Come se stesse riaprendo una porta che aveva chiuso sulla notte più terribile della sua vita. Come se il vuoto che aveva dentro fosse stato invaso da una spirale di emozioni impazzite. «La sorella di Andrew?» Stavros capì al volo. «Sì, è nei guai» disse, rastrellandosi furiosamente i capelli con una mano. Aveva un disperato bisogno di fracassare qualcosa... «Vediamo cosa si può fare» disse Stavros con calma, come se sapesse esattamente ciò che stava provando. Sì. Certo che il suo amico lo sapeva... Aprì il messaggio e lo lesse di nuovo. Cinque anni prima aveva pensato che Jasmine sarebbe stata meglio se lui si fosse tenuto alla larga, e invece aveva continuato a vivere in quell'inferno? 12
Come? Perché Jasmine era nei guai con Noah King? Cosa aveva combinato Andrew? Fece cenno a Stavros di aspettare e si attaccò al telefono, ricorrendo a tutte le vecchie conoscenze di quando viveva per le strade di Londra. Dopo venti minuti aveva un quadro esatto della situazione e gli sembrava di impazzire. Noah King aveva messo all'asta la verginità di Jasmine e lei l'aveva chiamato per chiedere aiuto. Se non avesse trascorso quindici anni in mezzo a quel lerciume, non ci avrebbe creduto. Ciò che gli bruciava era che lei non gli avesse mai chiesto aiuto. Al funerale gli aveva solo ricordato quanto fosse in debito con Andrew per le infinite volte in cui l'aveva tolto dalle grinfie di suo padre che, perennemente ubriaco, scatenava la sua rabbia sul figlio. O per averlo salvato da teppisti più grossi di lui che avrebbero potuto ucciderlo. Jasmine pensava davvero che lui non sarebbe intervenuto, anche solo per pagare un debito? Scacciò quella domanda infernale e si rivolse a Stavros. «Mi servono tutti i contanti che possiamo mettere insieme. Almeno centomila sterline.» Stavros non esitò un istante prima di chiamare il loro direttore amministrativo. «Qualcos'altro?» gli chiese, dopo aver terminato la chiamata. «Tu sei il solo di cui mi fidi. Se la situazione dovesse sfuggirmi di mano, promettimi di prenderti cura di lei.» Stavros annuì. Non cercò nemmeno di fermarlo. In fondo, gli aveva insegnato lui a fare il suo dovere. Forse quella era la sua occasione per ricominciare da capo, pensò. Forse, salvando Jasmine, Dimitri sarebbe riuscito a liberarsi dal senso di colpa e di vuoto che lo affliggeva da oltre un decennio. Il cigolio sommesso della porta svegliò Jasmine da un sonno burrascoso. Sentì scorrere l'adrenalina e riuscì a 13
soffocare il grido che le si stava formando nel petto. Si sollevò, prese il coltello e si rannicchiò sul bordo del materasso. Era pronta a combattere per salvare la pelle. Per fortuna il letto era nella parte più buia della stanza. Noah non avrebbe alzato un dito su di lei, ma John, il fratello minore... Aveva visto con quanta lussuria la studiava, quando lo incrociava al club. Aveva una sola possibilità di colpire e non aveva intenzione di fallire. Non si chiese se sarebbe riuscita a fuggire e in che modo, ma sapeva che Noah l'avrebbe punita se avesse attaccato suo fratello. Ora, la sola cosa che le interessava, era che nessuno la inchiodasse su quel letto, che nessuno la toccasse. I passi erano leggeri, sul pavimento di scadente linoleum. Rimase in attesa. Immobile. Nel momento in cui l'ombra le si avvicinò, attaccò senza emettere nessun suono. Il coltello fendette l'aria e colpì qualcosa, prima che lei venisse sollevata dal letto come se fosse una piuma. Si dibatteva agitando braccia e gambe, mentre una grossa mano sulla bocca soffocava le sue grida. Era inchiodata a un corpo grande e muscoloso, da un braccio che sembrava una morsa. «Smettila di scalciare oppure ti pianto qui e me ne vado.» Pazza di paura, Jasmine affondò i denti nel palmo della mano dell'aggressore, coprendogli di pugni il petto dai muscoli d'acciaio. La presa si fece più serrata. Lunghe dita le premevano sullo stomaco, alla base del seno. Ma John era un ammasso di ciccia, pensò attraverso la paura. John era... Il corpo a cui era stretta era tutto muscoli... John puzzava di fumo e sudore. Il profumo che sentiva ora era fresco come l'acqua... Come la brezza sull'oceano... Conosceva un solo uomo che l'aveva inebriata con quel profumo, anche l'ultima volta che l'aveva visto. 14
Al funerale di Andrew era schiacciata dal dolore e a vederlo così bello e sofisticato, così diverso da come lo ricordava, lei... Il suo profumo fresco le aveva fatto girare la testa, quando si era avvicinato. «Dimitri?» sussurrò, il cuore in gola, mettendo in quel nome tutte le sue speranze. Sentì la stretta allentarsi. «Al tuo servizio, Jasmine» le mormorò all'orecchio. Sopraffatta dal senso di sollievo, riprese a respirare. Le lunghe dita si muovevano su e giù lungo il suo braccio. «Respira, piccola.» Un fremito di nostalgia le passò sul cuore sentendo quel vezzeggiativo. Nessuno l'aveva mai stretta così. «Sei venuto...» sussurrò con un brivido. «La tua fiducia in me farà esplodere il mio ego!» disse, con la solita vena ironica che lei ricordava bene. Gli si aggrappò alle braccia e cercò di sollevarsi. «Da quanto ho sentito, il tuo ego è già immenso» replicò, mentre la rabbia e il dolore degli ultimi anni avevano la meglio sul senso di sollievo. Venne avvolta dalla sua risata soffocata e sentì scorrere nelle vene una vampata di calore. Non osava guardarlo. Temeva un'immediata autocombustione. Perché reagiva così? Era lo shock? «John è steso qui fuori...» Jasmine sussultò. «Santo cielo! L'hai ucciso?» Un'altra risata letale. «Ho promesso a Giannis che non avrei sprecato la vita che mi ha donato.» «È bello sapere che qualche volta mantieni le promesse.» «E poi c'è Stavros» continuò Dimitri, ignorando quel commento velenoso. «Si sposa tra una settimana e non sarebbe contento se lo coinvolgessi nei miei casini.» Sospirò. «Per quanto fossi molto, molto tentato, non l'ho ammazzato. Ormai uso i pugni solo con Stavros, sul ring» aggiunse. «Ma, credimi, mi è costato parecchio...» 15
Jasmine non si era aspettata che il famoso playboy intervenisse di persona. Anzi, era certa che quel nuovo stile di vita lo avesse un po' rammollito... Lo aveva sottovalutato? «Ora che abbiamo finito con i convenevoli, sei pronta a uscire da questa fogna?» «Dimitri... perché hai colpito John? Perché sei venuto qui in piena notte?» Il viso nascosto dalle tenebre veniva illuminato a tratti dalle scritte fluorescenti, ma la sola luce che Jasmine riusciva a vedere era quella feroce dei suoi occhi grigi. «L'ho atterrato perché ricordo che era un bullo schifoso e perché stava annusando dietro la tua porta. Sono qui a mezzanotte, perché mi fido più di un coyote ubriaco che di Noah King...» «Tu hai... tu hai pagato il debito, Dimitri?» «Non solo, Jasmine. Ho vinto la...» aggiunse una parolaccia in greco che Jasmine preferì non farsi tradurre, «... asta. Ora smettila di comportarti come una damigella in pericolo e muoviti.» La tenerezza dietro quella battuta la spiazzò. «Io non sono una damigella e nemmeno tanto idiota da scambiarti per un prode cavaliere.» Il suo sorriso brillò nel buio. «Mi rincuora che tu comprenda la situazione. Io non sono un prode cavaliere e nemmeno rischierei la pelle per te.» «No?» «No. Ma tu lo sai già, questo. Come mi hai definito al funerale di Andrew...? Ah, sì! Un bastardo egoista che non conosce il significato di onore e lealtà. Gettare un po' di soldi a Noah per comprarti è una cosa, ma la mia generosità non si spinge così lontano da correre dei rischi. Allora, perché non rimandiamo questa bella chiacchierata a un altro momento?» Il buio della notte li inghiottì, quando uscirono per strada. Jasmine sussultò nel vedere la sua moto Bugatti, 16
prudentemente nascosta in un angolo poco illuminato. Quindi, i giornali dicevano la verità. Moto Bugatti, yacht e un numero imprecisato di donne. Alla fine, Dimitri Karegas aveva ottenuto tutto ciò che voleva. E non aveva alzato un dito per aiutare Andrew. Ho chiesto aiuto a Dimitri, ma me lo ha rifiutato, Jas. Non è più il ragazzo che conoscevamo. Le parole di suo fratello le risuonarono in mente, riaccendendo il suo sdegno. Ma ora ti ha aiutato, le suggerì una voce. «Mi stai fissando come se fossi un serpente velenoso, pronto ad attaccarti!» le fece notare. Lei si rese conto che aveva ragione e scrollò la testa. Non importava ciò che Dimitri era diventato. Non per lei. Era un vecchio amico abbastanza ricco da poterla togliere da una situazione orribile. Gli avrebbe restituito tutto, anche a costo di fare la fame, e la faccenda tra loro si sarebbe chiusa lì. «Jasmine?» la chiamò con dolcezza. Lei rabbrividì. La felpa consunta che indossava poteva poco contro il vento freddo di ottobre. Dimitri si tolse il giubbotto di pelle e glielo porse. Jasmine si strinse le braccia intorno al corpo. «Non mi serve...» disse, battendo i denti. Maledetto corpo traditore! «Sto bene.» Dimitri non disse niente, il braccio ancora teso verso di lei. Il rumore del traffico stracciava il pesante silenzio che era caduto tra loro. Mise il casco e, anche dietro la visiera, Jasmine notò che era furioso e lottava per controllarsi. Perché era arrabbiato con lei? E perché non si toglieva quel dannato casco in modo che lei potesse guardarlo e cercare di indovinare i suoi pensieri? Voleva guardare i suoi occhi grigi e quel sorriso tenero che rivolgeva solo a lei. Voleva sentire ancora la forza di quelle braccia che la stringevano e... 17
Era impazzita? Forse, più di tutto, voleva vedere cosa fosse rimasto del ragazzo di sedici anni che se n'era andato in Grecia con il suo ricco padrino. Il Dimitri che ricordava era sempre stato rude, quasi violento, e andava a ficcarsi in ogni rissa possibile. Ai tempi, soltanto Andrew era in grado di calmarlo, perché lo comprendeva più di chiunque altro. Era stata la morte di sua madre a farlo decidere, le aveva spiegato suo fratello. Ricordava con quanta testardaggine Dimitri avesse rifiutato, fino ad allora, l'idea di trasferirsi in Grecia dal suo padrino. Andrew ci aveva messo ore per convincerlo ad accettare. Ma una volta partito, Dimitri non si era mai voltato indietro. Aveva tradito Andrew e tutte le promesse che aveva fatto ed era diventato un playboy multimilionario, al quale non interessava niente di quelli che si era lasciato alle spalle. Poi aveva iniziato ad apparire sulle colonne di gossip. Le sue feste sfrenate, i suoi costosissimi giocattolini e il numero infinito di donne con cui era uscito... uscito era un eufemismo... l'avevano reso celebre. Una volta era stato sul punto di sposare una famosissima e splendida top model russa. Sì, la vita di Dimitri era distante anni luce dalla sua. «Prima che tu ci legga qualcosa di strano...» Più che vederlo, Jasmine intuì il suo sorriso sarcastico. «Darti il giubbotto è come mettere un telone sulla mia Ferrari o dare una mano di vernice al mio yacht. Si tratta di proteggere le mie proprietà.» Lei soffocò un gemito. Come gli veniva naturale essere crudele... «Non lo voglio.» «Va bene, allora muori di freddo!» Le mise il casco in testa. Con movimenti decisi afferrò le cinghiette e glielo allacciò sotto al mento. Jasmine fremette al tocco delle sue dita. 18
«Non ho bisogno di...» protestò. «Sono molto possessivo nei confronti dei miei giocattoli.» Allontanò bruscamente la sua mano dal viso e salì sulla moto nel modo più dignitoso possibile. «Non sono uno stramaledetto giocattolo che hai comprato. Sei proprio come quei bastardi là!» Le sue parole furono sovrastate dal rombo del motore della moto, spinta di colpo in avanti come una palla di cannone. Ci mancò poco che Jasmine venisse risucchiata dal sedile posteriore. Terrorizzata, gli si afferrò alle spalle, facendo attenzione a non toccarlo più del necessario. Si sentì invadere da un profondo senso di disagio. Cosa stava rischiando, fidandosi di un uomo che non conosceva il significato della parola lealtà? Uno che rinnegava le sue radici, considerandole solo una vergognosa macchia da cancellare?
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