ROMANCE
KRISTAN HIGGINS
Se torno, ti sposo
Immagine di copertina: © inarik / iStock / Getty Images Plus / Getty images Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Best Man HQN Books © 2013 Kristan Higgins Traduzione di Chiara Alberghetti Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione HC luglio 2014 Questa edizione Harmony Romance giugno 2022 HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 291 dello 03/06/2022 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
Prologo
In una bellissima giornata di giugno, di fronte letteralmente a mezza città, in uno sfarzoso abito da principessa, con in mano un profumato bouquet di rose, Faith Elizabeth Holland fu piantata all'altare. Questa non ce l'aspettavamo di certo. Eravamo tutti lì, seduti nella chiesa luterana della Trinità, sorridenti ed eleganti, non c'era più una sedia libera e verso il fondo parecchia gente doveva stare in piedi. Le damigelle d'onore erano vestite di rosa e la nipote di Faith, appena tredicenne, era più graziosa che mai. Il testimone dello sposo era in uniforme e il fratello di Faith aveva il compito di far accomodare i presenti. Era tutto perfetto! Il giorno delle nozze di questi due ragazzi, Faith e Jeremy, insieme fin dai tempi del liceo, si preannunciava come uno dei più felici da ricordare per la nostra città. D'altra parte, gli Holland erano un'istituzione qui, tutta brava gente. Avevano più terre di chiunque altro nella regione vinicola dei Finger Lakes, ettari ed ettari di vigneti e foreste, giù fino al Keuka, il lago a Ypsilon, come lo chiamiamo noi. Quanto ai Lyon, be', loro venivano dalla California, ma a noi piacevano lo stesso. Diciamo che appartenevano più al tipo di gente con i soldi. Erano simpatici. La loro terra confinava con quella degli Holland, quindi in pratica i due ragazzi erano vicini di casa. Perfetto, no? E Jeremy, oh, lui era un tesoro. Sarebbe potuto diventare un giocatore professionista di football. Davvero, era bravissimo. Invece, era tornato in città subito dopo essere diventato medico. Voleva esercitare qui la professione, e metter su famiglia con la sua dolce Faith. L'incontro tra i due era stato davvero romantico, anche se in 7
termini, ehm, medici, diciamo. Faith, che allora frequentava l'ultimo anno del liceo, ebbe una crisi epilettica. Jeremy, che si era appena trasferito in città, si fece largo sgomitando fino a lei e la prese tra le proprie braccia abbronzate da eroe del football. Sì, a pensarci bene non avrebbe dovuto farlo, ma le sue intenzioni erano nobili, e poi che belli che erano, Jeremy alto e bruno che correva nel corridoio con in braccio Faith. La portò in infermeria, e rimase al suo fianco finché il padre non venne a prenderla. E fu amore a prima vista. Andarono insieme al ballo della scuola, Faith con i riccioli rosso scuro che le ricadevano sulle spalle, la pelle chiara come il latte che faceva contrasto con il blu notte dell'abito. Jeremy era così attraente, con il suo metro e novanta di fisico statuario da dio del football, i capelli e gli occhi scuri che gli davano un'aria così nobile. Lui andò al Boston College, dove continuò a giocare a football, mentre Faith si iscrisse alla Virginia Tech per studiare architettura del paesaggio. Si sa, la distanza, e la loro giovane età... nessuno avrebbe detto che la storia sarebbe stata destinata a durare. Tutti ci saremmo aspettati di vedere Jeremy con una modella o persino con una stellina di Hollywood, date le sostanze della sua famiglia, le doti atletiche e il suo fascino. Faith aveva quel fascino acqua e sapone, ma si sa come vanno queste cose: le ragazze si affezionano, i ragazzi voltano pagina. Lo avremmo capito. E invece no, ci sbagliavamo. I genitori di Jeremy, Elaine e Ted, si lamentavano delle stratosferiche bollette del cellulare del figlio, della caterva di messaggini che lui le mandava, ma quasi per vantarsene: Capite quanto le è affezionato nostro figlio? Quant'è fedele? Quanto ne è innamorato? Quando erano a casa per le vacanze, Faith e Jeremy andavano a passeggio per la città, mano nella mano, sempre sorridenti. Lui coglieva un fiore dalle aiuole verdeggianti davanti alla panetteria e glielo metteva tra i capelli. Li si vedeva spesso in spiaggia, lui con la testa appoggiata al grembo di Faith, oppure al lago, sulla barca dei genitori di Jeremy, lei al timone e lui che la circondava con le sue braccia muscolose. Potevano sembrare i protagonisti di una pubblicità! Pareva che Faith si fosse davvero imbattuta in un tesoro, e buon per lei che avesse trovato qualcuno come Jeremy. Avevamo tutti un debole per lei, la 8
povera ragazzina che Mel Stoakes aveva estratto dalle lamiere di quel terribile incidente. A Laura Boothby, la fioraia, piaceva vantarsi di quanto Jeremy spendesse per i fiori dell'anniversario del loro primo appuntamento, quelli del suo compleanno, di San Valentino e per quelli che le regalava anche senza nessun motivo. Qua, nella nostra terra yankee di fattorie mennonite, alcuni di noi pensavano che fosse un'esagerazione, ma i Lyon erano di Napa Valley, quindi li si poteva capire. A volte Faith si vedeva con alcune sue amiche da O'Rourke. Poteva capitare che una di loro si lamentasse del suo ragazzo insensibile e immaturo, che magari l'aveva tradita o presa in giro, o addirittura lasciata con un sms o un cambiamento di stato su Facebook. E se Faith diceva qualcosa per consolarla, lei rispondeva: Ma tu non sai di cosa sto parlando, Faith! Tu hai Jeremy! Quasi fosse un'accusa. Il solo fatto di sentir pronunciare quel nome le faceva nascere un sorriso sognante, una certa dolcezza nello sguardo. A volte Faith diceva che avrebbe voluto trovare un uomo bravo come suo padre, e di certo sembrava che l'avesse trovato per davvero. Anche se era ancora giovane, Jeremy era un dottore eccezionale, e quando iniziò a esercitare in città, tutte le donne sembravano aver bisogno di lui per qualche motivo. Lui le ascoltava, aveva sempre un sorriso per ognuna di loro, si ricordava di ciò che gli avevano detto nella visita precedente. Tre mesi dopo la fine del suo tirocinio, una bellissima giornata di settembre, con le colline accese di rosso e di oro e i riflessi argentei del lago, Jeremy si mise in ginocchio davanti a Faith e le regalò un anello di fidanzamento da tre carati (e noi naturalmente abbiamo saputo tutti i dettagli!). Poi sono cominciati i preparativi. Damigelle e damigella d'onore sarebbero state rispettivamente le sorelle di Faith e l'adorabile Colleen O'Rourke. Come testimone, Jeremy aveva scelto il suo amico, Cooper, se lui fosse riuscito a tornare dall'Afghanistan. Non sarebbe forse stato bellissimo, vedere un eroe di guerra decorato, lì in piedi a fianco del suo vecchio compagno di football? Sì, sarebbe stato tutto così romantico e così adorabile che ci veniva il sorriso sulle labbra solo a pensarlo. Immaginatevi dunque la nostra sorpresa quando proprio lì, davanti all'altare della chiesa luterana della Trinità, Jeremy Lyon si dichiarò omosessuale.
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Tre anni e mezzo dopo Faith Holland abbassò il binocolo, prese la cartellina e fece un segno di spunta sulla lista. Vive solo. In effetti era così che Clint le aveva detto, e il controllo dei suoi trascorsi aveva dimostrato che sul contratto d'affitto compariva solo il suo nome, ma la prudenza non era mai troppa. Un tempo, una scena come quella le sarebbe sembrata ridicola. Ma dati i suoi precedenti amorosi, fare un po' di indagini era solo una scelta intelligente. Le risparmiava tempo, imbarazzo, rabbia e delusione. Mettiamo, per esempio, che fosse gay, cosa che non le era capitata solo con Jeremy, ma anche con Rafael Santos e Fred Beeker. Va bene, Rafe non sapeva che Faith pensava che loro due si stessero frequentando; secondo lui uscivano semplicemente insieme. Quel mese stesso, intenzionata a non demordere, Faith ci aveva provato, e piuttosto goffamente, con Fred, che abitava in fondo alla via dove avevano casa lei e Liza, ma ottenne solo il suo rifiuto disgustato e la pacata spiegazione che anche a lui piacevano gli uomini. (Tra l'altro, Faith fece in modo che lui e Rafael si mettessero insieme, e la loro unione dura ancora, così almeno un lieto fine per qualcuno c'è stato). Quello dei gay non era stato l'unico problema. Brandon, che aveva conosciuto a una festa, sembrava promettere bene, finché, durante il loro secondo appuntamento, a lui squillò il telefonino. Scusa, devo rispondere, è il mio spacciatore, disse lui candidamente. Quando Faith chiese spiegazioni – perché tanto lui non intendeva dire spacciatore di droga, vero? – Brandon le rispose che certo, chi altro pensava che fosse? Era sembrato perfino un po' perplesso quando lei se ne andò via stizzita. 10
Il binocolo era roba sorpassata, va bene. Ma se lo avesse usato con Rafe, avrebbe potuto vedere le sue meravigliose tende di seta damascate e il gigantesco poster incorniciato di Barbra Streisand. Se avesse pedinato Brandon, avrebbe potuto scoprirlo mentre si incontrava in auto con persone losche, dopo essersi scambiati segnali con gli abbaglianti. Aveva cercato di intraprendere una relazione con altri due ragazzi da quando si era trasferita a San Francisco. Uno però aveva l'abitudine di non lavarsi, cosa che, di nuovo, sarebbe potuta venire a sapere se solo lo avesse spiato. L'altro invece l'aveva proprio presa in giro. Di qui l'idea degli appostamenti. Faith sospirò e si strofinò gli occhi. Se anche questa non avesse funzionato, Clint sarebbe stata la sua ultima missione per un po', perché lei stava cominciando a sentirsi sfinita. Lunghe notti fuori casa, gli occhi affaticati dal binocolo, il mal di stomaco causato dalla troppa caffeina... decisamente, era tutto troppo stancante. Ma forse ne sarebbe valsa la pena, per Clint. Etero, con un'occupazione stabile, nessuna storia di arresto alle spalle, né di guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di droghe, una specie rara a San Francisco. Magari questa dei pedinamenti sarebbe stata una storiella carina da raccontare al loro matrimonio. Quasi si immaginava Clint che diceva: Non sapevo che in quel preciso istante Faith fosse in macchina sotto casa mia, a trangugiare Red Bull e infrangere la legge... Aveva conosciuto Clint al lavoro: a lei era stato dato l'incarico di progettare un piccolo parco pubblico nella zona del Presidio, lui aveva un'azienda di progettazione di giardini. Avevano lavorato proprio bene insieme. Lui era puntuale, e i suoi dipendenti veloci e meticolosi. Inoltre, Clint aveva preso una cotta per Blue, il Golden Retriever di Faith, e cosa c'è di più affascinante di un tipo che si mette carponi e si lascia leccare la faccia dal tuo cane? Sembrava che anche lui piacesse a Blue (ma bisogna dire che a lui piacevano tutti gli esseri viventi, era quel tipo di cane che si struscerebbe anche contro la gamba di un serial killer). Il parco era stato inaugurato da appena due settimane, e proprio dopo la cerimonia Clint le aveva chiesto di uscire. Lei aveva detto di sì, poi era andata a casa e si era messa subito al lavoro. Il buon vecchio Google non aveva dato alcun risultato riguardo a un'eventuale moglie (o marito). Ce n'era stato uno riguardante il matri11
monio di un Clinton Bundt di Owens, in Nebraska, ma era stato dieci anni prima e il suo Clint Bundt era a) verosimilmente troppo giovane per essere sposato da dieci anni; b) originario di Seattle. La sua pagina di Facebook riguardava solo il suo lavoro, e anche se riportava alcune occasioni di vita sociale (Andato da Oma sulla 19a strada: pancake favolosi!), non c'era alcun accenno a una consorte in nessuno dei post relativi ai sei mesi precedenti. Per l'Appuntamento Numero Uno, Faith aveva incaricato Fred e Rafael di osservarlo attentamente, dal momento che tra le sue doti non c'era evidentemente quella di saper riconoscere un gay. Così, quando un martedì sera lei e Clint erano andati a bere qualcosa, i suoi due amici entrarono nel locale e lo sottoposero a una verifica inconfutabile, poi si sedettero a un tavolo. Etero, le scrisse Rafael in un sms, e anche Fred confermò. All'Appuntamento Numero Due (pranzo/venerdì pomeriggio) Clint si era dimostrato una persona cordiale e interessata, quando lei gli parlò della sua famiglia: il fatto che fosse la più piccola di quattro figli, i suoi nonni, suo padre che le mancava tanto. Clint, a sua volta, le aveva raccontato di un'ex fidanzata. Lei, invece, preferì non parlare dei propri trascorsi sentimentali. Durante l'Appuntamento Numero Tre (cena/mercoledì, modalità farlo aspettare, in modo da verificare il suo livello di interesse) i due si erano incontrati in un piccolo locale delizioso vicino al molo e ancora una volta Clint aveva superato tutte le prove: l'aveva fatta accomodare per prima, le aveva fatto i complimenti senza eccessiva enfasi (Carino il tuo abito, aveva detto, senza pronunciare frasi allarmanti tipo Ma quello è un Dolce&Gabbana! Ommioddio, quanto li adoro!). Durante la cena le aveva accarezzato il dorso della mano e lanciato occhiate furtive al décolleté. Tutto bene, quindi. Quando Clint le aveva chiesto se poteva riaccompagnarla a casa, che naturalmente era un messaggio in codice per proporle di fare sesso, lei disse di no. Clint aveva strizzato un po' gli occhi, come se avesse accettato la sfida. Ci risentiamo. Sei libera questo weekend? Un altro test superato. Libero nei weekend. Faith aveva provato un fremito; non era andata oltre il quarto appuntamento da quando aveva diciott'anni. Direi venerdì, aveva mormorato. Avevano aspettato un taxi sul marciapiede, mentre ondate di turisti, che pensavano erroneamente che la fine di agosto significasse estate piena a San Francisco, entravano nei negozi di sou12
venir per comprarsi una felpa. Clint le si avvicinò e la baciò, e Faith lo lasciò fare. Era stato un bel bacio. Molto ben eseguito. C'era del potenziale in quel bacio, pensò lei. Poi un taxi emerse dall'oscurità delle celebri nebbie di San Francisco, e Clint gli fece segno di accostare. Dunque, in preparazione al quarto appuntamento, che sarebbe potuto essere quello con la A maiuscola, quello in cui sarebbe potuta andare a letto con qualcun altro che non fosse Jeremy, eccola lì, chiusa in macchina, sotto casa di lui, il binocolo incollato alle sue finestre. Sembrava che Clint stesse guardando la partita. Era ora di chiamare sua sorella. «Questa volta ci siamo» esordì Faith. «Ma tu hai dei problemi, tesoro» disse Pru. «Cerca di essere spontanea e vai tranquilla. È passato un secolo da Jeremy.» «Jeremy non c'entra niente» disse Faith, ignorando il grugnito di risposta. «Però sono un po' preoccupata per il nome. Clint Bundt. Suona un po' tronco. Clint Eastwood, quello sì che fa un altro effetto, ma solo su di lui, secondo me. Clint e Faith. Faith e Clint. Faith Bundt.» Diciamocelo, era molto meno gradevole rispetto a, per esempio, Faith e Jeremy o Jeremy e Faith. E mica perché lei fosse ancora rimasta inchiodata al passato, per carità. «Per me suona bene» disse Pru. «Sì, be', detto da una che si chiama Prudence Vanderbeek...» «E allora?» disse Pru amabilmente. «Clint e Faith Bundt. Senti? Non funziona!» «Va bene, cosa ti devo dire? Lascialo. Oppure trascinalo in tribunale e costringilo a cambiarsi il nome. Senti, devo andare. Siamo gente di campagna, a quest'ora andiamo a dormire.» «Okay. Abbracciami i ragazzi» disse Faith. «Di' ad Abby che le manderò il link a quel paio di scarpe che mi chiedeva. E fa' sapere a Ned che è ancora il mio piccolo coniglietto, anche se tecnicamente è un adulto.» «Ned!» urlò sua sorella. «Faith dice che sei ancora il suo piccolo coniglietto!» «Evvai!» giunse la voce del nipote. «Devo andare, piccoletta» disse Pru. «E senti, verrai a casa per la vendemmia?» «Penso di sì. Non ho nessun altro progetto in vista per un po'.» Faith riusciva a tirare avanti abbastanza bene con il suo lavoro di progettazione di giardini, ma la maggior parte di questo si svolge13
va al computer. La sua presenza era richiesta solo nell'ultima parte della messa in opera. E poi, la vendemmia a Blue Heron valeva certo una visita a casa. «Benissimo!» disse Pru. «Ascolta, rilassati per quanto riguarda quel tipo, divertiti e ci risentiamo presto. Ti voglio bene.» «Anch'io.» Faith bevve un altro sorso di Red Bull. Pru non aveva tutti i torti. Lei era felicemente sposata da ventitré anni, dopotutto. Chi altro avrebbe potuto darle un consiglio migliore in campo sentimentale? Per Honor, l'altra sua sorella, a meno che non stessi chiamando dall'ospedale, era solo una perdita di tempo. Poi c'era Jack, suo fratello, perfettamente inutile per quel genere di cose. E papà... be', lui era ancora in lutto per la mamma, che non c'era più da diciannove anni. L'ondata di rimorso che sentì era fin troppo familiare. Posso farcela, si disse Faith, cambiando mentalmente discorso. Posso innamorarmi di nuovo. Certo era un'alternativa migliore ad avere Jeremy Lyon come primo e unico amore. Intravide il riflesso del proprio viso nello specchietto retrovisore, con quel che di sconcerto e dolore insieme che provava sempre quando pensava a Jeremy. «Accidenti a te, Levi» sussurrò. «Non potevi tenere chiusa quella bocca?» Due sere più tardi, Faith stava cominciando a pensare che Clint valesse tutti i dieci minuti che le ci erano voluti per depilarsi le gambe e i sei per strizzarsi dentro la guaina in microfibra supersnellente che aveva comprato durante una televendita il mese prima (la speranza era l'ultima a morire). Clint aveva scelto un locale Thai di alto livello. C'erano un laghetto con le carpe koi nell'ingresso, e tendaggi di seta rossa che conferivano alla sala un'atmosfera seducente. Erano seduti su un divano a forma di U, molto comodo, pensò Faith. Era così romantico! E poi si mangiava davvero bene, per non parlare dello Chardonnay Russian River che avevano scelto. Lo sguardo di Clint continuava a cadere sul suo décolleté. «Scusa» disse, «ma hai un'aria così appetitosa stasera.» Sorrideva come un ragazzino impertinente, e la parte più femminile di lei si 14
sentì solleticare da quello sguardo. «Devo ammetterlo» proseguì lui, «il primo istante in cui ti ho vista mi sono sentito come se avessi ricevuto una botta in testa.» «Davvero? Che cosa carina» disse Faith, prendendo un sorso di vino. A quanto lei ricordava, quel giorno indossava un paio di jeans sudici e scarponcini, ed era completamente inzuppata. Stava spostando delle piante sotto la pioggia, cercando di far contento il consigliere comunale che era preoccupato per il problema del deflusso idrico del parco (problema che in realtà non esisteva, e lei lo sapeva bene: era un architetto del paesaggio con tanto di certificazione). «Non credo di essere stato in grado di dire alcunché quella volta» proseguì Clint. «Probabilmente mi sono soltanto reso ridicolo.» La guardò impacciato, come se si rendesse conto di essere la quintessenza del pretendente innamorato cotto. E pensare che Faith non si era nemmeno accorta che lui fosse rimasto, be'... abbagliato da lei. È così che succede, no? L'amore arriva quando meno te lo aspetti, a parte per quei milioni di persone che trovano l'anima gemella sui siti di incontri, ma caspita, comunque le andava benone così. Arrivò il cameriere, che portò via i piatti della cena e sistemò in tavola caffè, panna e zucchero. «Avete visto qualcosa di interessante nella carta dei dessert?» chiese sorridendo. Perché davvero erano una coppia adorabile. «Che ne dici della crème brûlée al mango?» propose Clint. «Non so se riuscirò a sopravvivere vedendotela mangiare, ma sarebbe comunque un bel modo di morire.» Accidenti! Quella era una scossa da 6.8 della scala Richter. «Mi sembra un'ottima idea» disse Faith, e il cameriere si allontanò rapidamente. Clint scivolò un po' più vicino a lei, e le circondò le spalle con il braccio. «Sei bellissima con questo vestito» le bisbigliò seguendo con il dito la linea della scollatura. «Dici che avrò qualche possibilità di togliertelo, più tardi?» e la baciò sul collo. Lei si sentì sciogliere. Un altro bacio. «Direi che ci sono buone probabilità» mormorò. «Mi piaci davvero, Faith» le sussurrò lui, strofinando il naso contro il suo orecchio, cosa che le provocò un brivido irresistibile. «Anche tu mi piaci» disse lei, guardandolo nei begli occhi castani. Lui fece scorrere le dita più in giù, e lei sentì che la pelle le 15
si accendeva a quel tocco, riempiendosi certamente di macchioline, una maledizione per le rosse come lei. Al diavolo! Si girò e lo baciò sulle labbra, un bacio tenero, dolce, prolungato. «Scusate se vi interrompo, piccioncini» disse il cameriere. «Non badate a me.» E dispose il dessert sul tavolo con un sorrisetto complice. «È lui!» Il grido fece sobbalzare tutti e tre. Clint urtò col gomito il bicchiere di Faith, e il vino si sparse su tutta la tovaglia. «Oh, cazzo!» esclamò Clint, allontanandosi precipitosamente da lei. «Non ti preoccupare» disse Faith. «Capita sempre anche a me.» Ma Clint non stava guardando il bicchiere. C'era una donna di fronte al loro divanetto. Teneva in braccio un bellissimo bambino, e se lo faceva dondolare davanti. «È di lui che se ne frega per colpa tua, sgualdrina!» Faith guardò dietro di sé per capire chi fosse la sgualdrina, ma vide solo il muro. Si voltò di nuovo verso la donna, che era più o meno della sua età e molto carina, bionda, le guance infiammate dalla rabbia. «Stai... stai parlando con me?» domandò incredula. «Sì, dico a te, sgualdrina! È lui che trascura, mentre sta qui a offrire cenette romantiche a te. Nostro figlio! Il nostro bambino!» disse dando una scrollata dimostrativa al piccolo. «Ehi, piano con il bimbo!» disse Faith. «Non rivolgermi la parola, sgualdrina!» «Mamma, mettimi giù!» ordinò il bambino. La donna obbedì, e si piazzò le mani sui fianchi (decisamente snelli, fra l'altro). Il cameriere intercettò lo sguardo di Faith e le sorrise. Probabilmente era gay, quindi suo alleato. Faith chiuse la bocca. «Ma io non... Clint, non sei sposato, vero?» Clint aveva alzato le mani in segno di resa. «Tesoro, non essere arrabbiata» disse alla donna. «È solo una collega...» «Oh mio Dio, sei sposato!» sbottò Faith. «Di dove sei? Non mi dire del Nebraska?» «Eh già, sgualdrina!» «Clint!» guaì Faith. «Sei un bast...» Si ricordò del bambino, che la stava guardando tutto serio, prese una cucchiaiata di crème brûlée e gliela ficcò in bocca. 16
«Mi dispiace tantissimo» disse alla signora Bundt (be', almeno a Faith non sarebbe toccato quel cognome). Il bambino sputò il dessert e si buttò sulle le bustine di zucchero. «Non sapevo...» «Sta' zitta, sgualdrina. Come osi provarci con mio marito! Come osi!» «Io non ci sto pro... non sto facendo un bel niente con nessuno, okay?» Disse Faith, non poco inorridita all'idea che quella conversazione si stesse svolgendo di fronte a un bambino (che sembrava un baby-Hobbit, ed era troppo carino mentre leccava lo zucchero dalla bustina). «Sei una sfacciata sgualdrina.» «Veramente» disse Faith asciutta, «era tuo marito quello che...» ma, di nuovo, c'era il bambino. «Chiedilo al cameriere. È vero?» Sì, brava, chiedi conferma al cameriere alleato. «Ehm... chi paga il conto stasera?» chiese quello. Eccola, tutta la solidarietà che ispirava ai gay. «Era una cena di lavoro» intervenne Clint. «E poi lei ha cominciato a farmi delle avance. Non me l'aspettavo, non sapevo che cosa fare. Dai, andiamo a casa, tesoro.» «E con casa immagino tu non intenda quell'appartamentino da universitari che hai a Noe Valley, vero?» disse Faith. Clint la ignorò. «Hey Finn, come stai piccoletto?» disse arruffando i capelli del figlio, poi si alzò e le gettò un'occhiata dispiaciuta e solenne. «Mi dispiace Faith» le disse cupamente. «Sono un uomo felicemente sposato e ho una famiglia meravigliosa. Credo che non potremo più lavorare insieme.» «Nessun problema» replicò lei freddamente. «Beccati questa, sgualdrina» disse la moglie di Clint. «Ecco che cosa ottieni, a cercare di distruggere la mia famiglia!» E con le mani sui fianchi ruotò il bacino all'infuori, stile Anca Lussata, come Angelina Jolie. «Ciao, sgualdrina» disse il bambino, aprendo un'altra bustina di zucchero. «Ciao» rispose lei. Era davvero carino. «Non parlare a mio figlio!» disse la signora Bundt. «Non rivolgergli la parola con quella tua sudicia bocca.» «Che ipocrita» rispose lei fra i denti. Clint prese in braccio il bambino, che intanto era riuscito ad arraffare altre bustine di zucchero. 17
«Se ti rivedo ancora vicino a mio marito, sgualdrina, sei nei guai grossi» sibilò la donna. «Non sono una sgualdrina, va bene?» saltò su Faith. «Sì, lo sei.» E le mostrò il dito medio. Poi la famigliola le diede le spalle e si allontanò. «Non è vero!» esclamò Faith. «Non vado a letto con nessuno da tre anni, okay? Non sono una sgualdrina!» Il bambino la salutò allegramente da dietro le spalle del papà, e Faith ricambiò con un breve cenno. I Bundt se n'erano andati. Faith afferrò il bicchiere dell'acqua e bevve qualche sorso, poi se lo appoggiò sulla guancia bollente. Il cuore le batteva così forte da farle male. «Tre anni?» Disse qualcuno da un tavolo vicino. Il cameriere le portò il conto. «Ripasso quando sarà pronta» disse. Ciliegina sulla torta, doveva anche pagare la cena. «La sua mancia sarebbe stata più sostanziosa se mi avesse dato manforte quando ce n'era bisogno» gli disse lei, frugando nella borsa in cerca del portamonete. «È davvero molto bella con quel vestito» disse lui. «Troppo tardi.» Quando ebbe pagato il conto (e grazie, Clint, grazie tantissime per aver ordinato una bottiglia di vino da settanta dollari), uscì nell'aria umida e fredda del porto e si incamminò verso casa. Non le ci sarebbe voluto molto per tornare, anche se aveva i tacchi. Le strade di San Francisco non erano niente in confronto alle ripide salite che c'erano dalle sue parti. Era un po' come un esercizio di cardiofitness. L'Allenamento della Donna Furibonda. C'era rumore, là sulla banchina, tra i gridi dei gabbiani, la musica che veniva fuori da ogni bar e ristorante, e una dozzina di lingue diverse che le rimbalzavano attorno. Una volta che fosse tornata a casa sua, in campagna, l'unico suono che avrebbe sentito sarebbe stato il canto dei grilli tardivi e il richiamo di una famiglia di gufi che viveva in un vecchio acero, al limitare del cimitero. L'aria avrebbe avuto il profumo dolce delle viti mature, e l'aroma di fumo di legna, perché le notti sarebbero già state fresche. Dalla finestra della sua vecchia camera lo sguardo avrebbe potuto estendersi fino al lago Keuka. Aveva trascorso la propria infanzia giocando nei boschi e nei campi, respirando l'aria tersa di quella parte occidentale dello stato di New York, nuotando in quei laghi che si erano formati dove una volta 18
si ergevano ghiacciai. La sua passione per la vita all'aria aperta era stato il motivo per cui era diventata architetto paesaggista, e le dava la possibilità di far apprezzare la bellezza della natura anche agli altri, ormai sempre più inclini a rinchiudersi dentro casa. Forse era il momento di iniziare a pensare seriamente di tornarsene là. Comunque, l'intenzione era stata quella fin da sempre. Vivere a Manningsport, farsi una famiglia, stare vicino a suo padre e ai suoi fratelli. Clint Bundt. Sposato con un figlio. Che razza di batosta. E va bene. Presto sarebbe arrivata a casa, dal suo cane. Liza probabilmente era fuori con il suo tipo, il Fantastico Mike, così lei avrebbe potuto vedersi Desperate Housewives in compagnia di una coppa di gelato. Perché era così difficile trovare l'uomo giusto? Faith non pensava di essere troppo esigente, voleva solo qualcuno che non fosse gay, o sposato, scortese, amorale o troppo basso di statura. Qualcuno che la guardasse come... be', come l'aveva guardata Jeremy. I suoi occhi scuri e lucenti le dicevano sempre che era lei la cosa migliore che gli fosse mai capitata, e le sorridevano dal profondo del cuore. Faith non aveva mai dubitato, nemmeno una volta, del suo amore sincero per lei. Le squillò il cellulare, e lo prese dalla borsa. Honor. «Hey» disse, con la lieve sensazione di allarme che provava sempre quando sua sorella la chiamava. «Come stai?» «Hai parlato con papà di recente?» «Ehm... sì. Ci sentiamo quasi tutti i giorni.» «Quindi immagino che saprai di Lorena.» Faith schivò un ragazzo carino con una maglietta di Derek Jeter. «Sono tifosa degli Yankees anch'io» gli disse con un sorriso. Lui le lanciò un'occhiataccia e prese per mano una donna dall'aria irritabile che gli camminava accanto. Messaggio ricevuto. Ma che cavolo, volevo solo essere simpatica. «E chi è Lorena?» chiese a sua sorella. Honor sospirò. «Faith, forse è il caso che torni, prima che papà si sposi.»
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SE TORNO, TI SPOSO di Kristan Higgins Un bel giorno di giugno, davanti a mezza città, in uno sfarzoso abito da principessa, con in mano un profumato bouquet di rose, Faith Elizabeth Holland fu piantata all'altare. Ma questo è successo un po' di tempo fa. Da allora, dopo quell'umiliazione cocente…
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Dal 25 agosto
Questo volume è stato stampato nel maggio 2022 da CPI Moravia Books