L'amante del libertino

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MARGUERITE KAYE L'amante del libertino

Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Rake with a Frozen Heart

Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2012 Marguerite Kaye

Traduzione di Marianna Mattei

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises ULC.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

Prima edizione I Grandi Storici Seduction febbraio 2013

Questa edizione I Grandi Storici Seduction agosto 2023

Questo volume è stato stampato nel luglio 2023 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100%

I GRANDI STORICI SEDUCTION

ISSN 2240 - 1644

Periodico mensile n. 162 del 23/08/2023

Direttore responsabile: Sabrina Annoni

Registrazione Tribunale di Milano n. 556 del 18/11/2011

Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA

Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano

HarperCollins Italia S.p.A.

Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano

S ussex, maggio 1824

La foschia mattutina stava appena iniziando a d a lzarsi quando l ' uomo spron ò verso casa Thor, il suo splendido stallone nero , imboccando la scorciatoia che costeggiava i giardini di Woodfield Manor. La luce del sole che preannunciav a una tipica giornata estiva inglese filtrava tra le fronde degli alberi , f acendo lucc i care la rugiada sull ' erba come un tappeto di diamanti. L ' odore della terra smossa dagli zoccoli si mescolava al profumo inebriante del ca prifoglio avvinto ai tronchi d ei tassi lungo il sen ti e ro. Era una mattinata perfetta, e di sicuro anche le ore success ive si sarebbero rivelate stupen de .

Rafe St Alban, Conte di Pentland, Barone Gyle e padrone di tutto quanto gli stava attorno in quel momento era, tuttavia, incuran te delle bellezze della natura. Mentalmente stremato per via dell ' ennesima notte insonne e fis icamente spossato dalla vigorosa cavalcata mattutina, non desiderava altro che p o ter finalmente piombare tra le bra c cia di Morfeo.

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Cavaliere e cavallo formavano una coppia af fa scinante, perché erano entrambi dei magnifici ese mplari delle loro rispettive specie di appartenenza, modelli di prestanza fisica senza pari. L ' uomo era alto e perfettamente proporzionato e aveva una pelle to nica e lu cente . I suoi capell i corvini splendev a no al la luce del sole e il taglio semplice e quasi aust e ro metteva in risalto il profilo impeccabile e gli z i gomi arrossati dalla galoppata a rot ta di collo attr a verso i Downs. L ' ombra di barba scura, dai riflessi quasi blu, evidenziav a una ma scella decisa e denti cand idi.

Byroniano , era così che l ' aveva descritto un gio rno una fanciulla in fatuata, un complimento che lui aveva accolto con una delle sue risate sardoniche.

Sebbene il suo aspetto avvenente e il suo cospicuo patrimonio l o rendessero uno degli scapoli più a mbiti della bella società, perfino le corteggiatrici più intraprendenti restavano scoraggiate dal suo at te ggiamento scost ante e dal suo spirito sagace e t agliente. Rafe non aveva , infatti, alcuna intenzione di cadere in trappola una seconda volta.

Il suo primo matrimonio era bastato a scoraggia rlo per il resto della vita.

Dopo aver tirato le redini, smontò di sella per aprire il cancello di ferro battuto che immetteva sul sentiero ghiaioso diretto alle scuderie. « S iamo quasi arrivati , vecchio mio » mormorò, ac carezzando il fianco sudato del cavallo , che scrollò il capo ed e-

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mise dalle narici una nuvola di vapore caldo, ansi oso tanto quanto il padrone di conceder si un po ' di riposo.

Decidendo di percorrere a piedi l a breve distanza che lo separava da casa , Rafe si tolse la giacca da cavallerizzo e se la gettò sulla spalla con fare inc urante. Non prevedendo di fare incontr i era uscito senza indossare il cappello, né il pan ciot to e la cr avatta. Le pieghe candide dell a camicia di lino gli aderivano alla schiena per via del sudore, mentre il colletto sbottonato rivelava la sottile peluria che r icopriva i l suo petto musc o loso.

Al momento di avanzare oltre il cancello , però, Thor s ' impuntò , rifiutando di muoversi anche d opo la seconda, energica tirata alle redini.

« Che cosa ti ha spaventato? » gli chiese Rafe . Si guar dò at tor no, aspettandosi di scorgere un coniglio o una volpe sbucare dal ciglio del foss o che correva parallelo al sentiero. Invece vide una scarpa. Una sc arpa da donna. Una pantofolina di pelle, legge rmente c on su mata sulla punta, calzata da un piede piccolo e ar monioso che prosegui va in una caviglia ben tornita e fasciata da una pratica calza di lana.

Mormorando un improperio che esprimeva più f astidio che preoc cupazione, legò le redini a un pale tto e si av vi cinò al foss a to.

Riverso in posizione supina, pri vo di vita o di sensi, giaceva il corpo di una giovane donna , la qu a le indossava un semplice vestito di lana marrone

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ab bottonato fino al collo . Non portava ca p pellino o mantello , e i suoi capelli castani erano sfuggiti a l le forcine spargendo si tutt ' atto rno e formando , in trisi di acqua e fango, una sorta di aureola bruna . L e braccia cingeva no il busto in un gesto protettivo . Se non fosse stato per quel piede scom post amente a llungato la si sarebbe potuta pa ra go na re alla statua di una stoica martire.

Rafe gettò da parte la giacca e s ' inginocchio sul ciglio, accorge ndo si con una certa irritazione che l ' ac qua gli aveva bagnato il pantaloni. Non notò a lcun movimento, nemmeno un palpito sotto quelle pal pe bre abbassate. Sporgendosi di più, chinò il c apo per av vicinarlo al volto e u n accenno di re spiro gli accarezzò la guancia, confermandogli che la sconosciuta era ancora viva. Sollevandone l ' esil e polso, scoprì un battito lieve ma regolare.

Da dove arrivava? E , soprattutto, che diavolo ci faceva nel suo fosso?

S i rialzò, notando distrattamente sui pan ta lo ni chiazze d ' erba che non avrebbero mancato di s uscitare la disapprovazione del suo val letto. Passò poi a considerare le opzioni che gli si presentavano.

Quella più semplice sarebbe stata lasciare lì la sc onosciuta, tornare a casa e mandare un paio di gar z oni di stalla a rec u perarla. Tornò a fissare lo sguardo sulla dormiente, mentre una ruga corrucciata gli si formava sulla fronte. No, n on poteva andarsene e abbandonarla in quello stato, simile a una tragica

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Ofelia. C ' era qual cosa, nella posizione di quel pi edino, che la faceva sembrare terribilmente vulner abile. Dopo tutto era una creat urina talmente magra che non sarebbe n e an che valsa la pena di convocare i domestici, dal momento che aveva a dispos i zione un cavallo su cui trasportarla.

Con aria rassegnata si accinse a prenderla in braccio .

«È tutto, Mrs. Peters. Vi chiamerò se dove ssi a v ere bisogno di voi. »

Quelle parole, talmente attutite che sembrarono giunger e da oltre una lunga galleria, si fecero fa t icosamente largo nella nebbia che avvolgeva la me nte di Henrietta , la quale e mise un gemito.

Era come se qual cuno le aves se serrato il capo nella morsa di uno strumento di tortura medievale.

Tentò di portarsi una mano alla fronte, ma il braccio non volle ob be dirle, pref erendo rimanere adagiato sul petto. Fitte di dolore lancinante la costrinsero ad aprire gli oc chi, ma il vortice di colori che le aggr edì la vista la costrinse a r i chiuderli di scatto. Adesso le sem brava che un fabbro le stesse percuotendo la testa con un martell o . Quel pulsare doloroso era a ssolutamente i n sopportabile.

All'improvviso una gradita frescura le lambì la fronte e il do lore si stemperò un poco. Lavanda ... sentì profumo di lavanda. Grazie al cielo, il suo braccio decise di cooperare , così lei riuscì a p reme r-

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si l ' im pacco freddo sulla fron te. Quando riaprì gli occhi , i l mondo si inclinò e la stan za le ondeggiò a ttorno. Li ric hiuse , respir ò a fondo , cont ò fino a ci nque e li aprì con d ecisione, i gno ran do l ' allettante r ichiamo dell ' oscurità e dell ' obl i o.

Lenzuola inamidate. Guanciali di piume. Uno scaldaletto ai piedi. Sopra di lei, un bal dac ch i no di damasco. Era a letto, ma la camera in cui si tr o vava le era del tutto sconosciuta. Nel camino ar deva un gioioso fuocherello e la luce filtrava da una fe s sura tra le tende chiuse. La stanza era arredata con gusto ed eleganza, le pareti dipinte di g iallo pallido co ntrastavano con i tendaggi color oro br u nito.

Un ' ondata di nausea la travolse . Non poteva r imettere i n quella raffinata, lin da ambientazione. Compiendo un eroico sforzo di v o lontà, deglutì e si costrinse a mettersi s e duta.

« Siete svegl ia. »

Henrietta sussultò. La voce aveva un timbro pr ofondo, corposo. S educente e i ne qui vo ca bilmente v irile. Complici i tendaggi del bal dac chi no, non a veva notato la presenza di un uomo nella stanza. Si a ppiattì contro i cuscini e si tirò le coltri fino sotto il mento, rendendosi conto in quel momento di indo ssare solo la biancheria intima. L ' impacco freddo le cadde dalla fronte, atterrando sul co pri let to di s e ta. Lo avrebbe macchiato, pensò di str at ta mente . « Non avvicinatev i o gr i do. »

« Fate p ure » fu la laconica risposta. « Per quanto

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ne sapete , il peggio potrebbe già essere accad u to. »

« Oh! » Il tono non era stato minaccioso, bensì d ivertito.

Henrietta batté le palpebre , scon cer tata. Poi, me ntre l a vista diventava più chiara , rimase senza fi a to: d avanti a lei stava l ' uomo più bello che avesse mai visto. Alto, bruno e ver go gnosamente a ffasc i nante, un vero e proprio a done. Il taglio impietosamente corto dei suoi capelli neri come l ' inchiostro rivelava lineamenti dalla sim me tria impeccabile. Sopracc iglia ad ala di gabbiano. Oc chi magnetici di una pa rticolare tonalità d ' az zur ro ... o forse di grigio? , s imile al cielo in una notte tempestosa. Lo sconosciuto era in maniche di ca mi cia e non si era rasato, ma quelle lievi mancanze non facev a no che accentuare la sua perfezione fi si ca.

Lei sapeva che lo stava fissando assai po co ed uc a tamente, ma non riusciva a farne a meno . « Chi siete? Che cosa ci fate in que sta stanza ... con me? »

Rafe lasciò vagare lo sguardo sulla giovane che aveva appe na salvato, che s i stringeva al lenzuolo come se fosse stato uno scudo e lo fissava c o me se fosse stato nudo. Portava chiaramente i m presso sul viso ciò che le passava per la mente e lui non seppe resistere alla tentazione di stuzzicarla. « Non riesco propri o a imm a ginarlo. E voi? »

Henrietta deglutì. La risposta sott int esa a quella do manda risultò per lei scandalosamente intrigante. I n dossava ben poco, mentre lui era mezzo vest i to ...

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o mezzo svestito? Aveva parlato sul serio? Era davve ro succe sso l ' impen sabile? Un fremito accaldato la percorse, facendole chiudere gli occhi. No! Era im possibile: se fosse accaduto davvero se lo s a rebbe ricordato. Non che avesse ben chiaro che cosa esa ttamente ... ma era co munque sicura che l ' avrebbe r icordato. Un uomo del genere era i n dimenticabile.

Dunque si stava prendendo gioco di lei? Gli sco ccò un ' occhiata sospettosa da sotto le ciglia. I loro sguardi si incontrarono, costringendo la a di stogliere il proprio in tutta fretta. No, si ripeté. Un dio greco non sarebbe ma i sceso dall ' Olimpo per se d urre una ragazza insignificante , scarmigliata e ... Henrietta fiutò tutt ' attorno a sé ... e odor o sa di acqua di fosso.

Certo che no!

Quando lo sguardo di lui si fissò nel punto in cui il lenzuolo era fermamente inf i lato sotto i l mento di lei, Henrietta sentì che le guance av vampa vano e r ischiarono di prendere fuoco quando i loro sguar di s'incrociarono . Le parve di non aver superato un importante esame, e quel pensiero l ' av vilì. Cionon ostante sollevò il mento con aria fiera. « Chi si e te? »

« Non dovrei esse re io a chiedervelo? Dopo tutto, sebbene priva di invito, siete pur sempre ospite in casa mia. »

« Casa vostra? »

« Esatto. Casa mia. Nella mia camera da letto. Nel mio letto. » Rafe attese, ma la giovane sembrava per il momento rimas ta a corto di parole. « A Woodfield

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Manor » aggiunse poi come pr e cisazione.

« Woodfield Manor! » Era l ' enorme tenuta che confinava con quella della sua datrice di lavoro. L ' eno r me tenuta di proprietà di ... « Santi numi, siete il co n te? »

« In persona. Rafe St A lban, Conte di Pentland, al vostro servizio. » E seguì un ironico inchino.

Il conte! Era in una stanza con il famigerato co nte ! Ora che si trovava al suo cospetto , Henrietta c apì perché la sua reputazione fosse diventata leg ge ndaria. Si aggrappò alle co ltri come se si fosse trov ata su una zattera in balia della corrente, e lott ò co ntro l ' impulso di gettarsele sopra il capo per nasco ndersi. « Lieta di fare la vostra conoscenza, milord. Sono Henrietta Markham. » Nel dirlo, si av vide dell ' assurdità della sit uazione ed ebbe voglia di r idere. « Siete sicuro di essere il conte? Certo, se lo affermate , ovviame n te dovete ess e rlo ... »

Le labbra di Rafe fremet tero. « So bene come mi chiamo. Cosa vi spinge a dubitare della mia pa r ola ? »

« Nulla. Solamente ... be ' , non mi aspettavo ... La vostra reputazione ...» farfugliò ar ros se n do.

« Quale reputazione? » Rafe lo sapeva benissimo, ma era curioso di vedere come la giovane si sarebbe spiegata. C ' era qualcosa in lei che lo incitava a provocarla. Forse erano i suoi occhi, limpidi e ben distanziati l ' uno dall ' altro, del colore della cannella. O del caffè? No, nemmeno di quello. Del cioc c o lato?

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Con fare disinvolto, andò a sedersi sulla sponda del letto , lasciandola stupita , anche se non tanto da farla ritrarre, come invec e si era aspettato . Tra di l oro c ' era una distanza sufficiente a consentirgli di o sservarla con attenzione pur senza cadere in un eccesso d ' intimità . Anche se l ' alzarsi e l ' abbassarsi a ffannoso dei seni s otto il len zu o lo era perfettamente visibile .

Non era bella nel senso convenzionale del ter m ine. Non era abbastanza alta, tanto per incominciare, e di certo non la si sarebbe potuta descrivere fle ssuosa. Sebbene la sua pelle fosse perfetta, la bocca era troppo carnosa. Le sopracciglia erano troppo dri tte mentre il naso non lo era abbastanza. Eppure , adesso che l e guance avevano ripreso colore , fa ce ndole perdere l ' aspetto di una statua marmorea, app ariva ... N o, non bella, tuttavia dotata di un fascino conturbante.

« Ebbene, Miss Markham, siete a m muto lita? »

Henrietta s i inumidì le labbra, sentendosi come il topo tra le grinfie de l gatto. No, si corresse, non un gatto, ma una fiera assai più pericolosa. Notò che il conte a veva ac ca vallato le gambe. Gambe lunghe, possenti. Se lei fosse stata seduta su lla sponda del letto, nella stessa posizione , non sarebbe ne m meno riusc i ta ad appoggiare i piedi per terra.

Non era abit u ata a star seduta così vicino a un uomo, tanto meno su di un letto! Faticava a respir are. Non era spaventata, ben sì intimidita. Che cosa

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av eva in mente lui? R addrizzò la schiena , turbata dall ' impulso di avvicinarsi . La vicinanza era peric olosa, si ricordò, e lei non desiderava certo conferi rgli un ul teriore vantaggio. « Sapete benissimo di e ssere famos o » gli disse, co mpiacendosi di sco prire una nota ferma nella propria voce.

« Famos o per cosa, esattame n te? »

« Ebbene, dicono che ...» Henrietta s ' interruppe, r itrovandosi a corto di parole, un ' occorrenza per lei alquanto inconsueta . Vide che i suoi pantaloni erano mac chiati d ' erba e si so f fermò a fissarlo in quel pu n to, domandandosi se si fosse sporcato per colpa sua. Quando lui intercettò la traiettoria del suo s guardo arrossì, ma si costrinse a proseguire. « In tutta franchezza, si gnore, dicono che voi siate ... S ono sicura che siano fal sità, perché è im possibile che voi siate così ... In ogni caso, non siete affatto come vi immaginavo » concluse frettolosamente e sempre più impa c ciata.

« E come mi immaginavate? » la incalzò, sforza ndosi di contenere l ' ilarità .

Henrietta deglutì. Il modo in cui lui la scrutava non le piaceva affatto. La stava valutando, sop p esando. Di nuovo, temette di non superare l ' esame e subito dopo si rimproverò della propria infantile r eazione. Purtroppo era inevitabile, perché sentiva la presenza di lui , così virile , come una minaccia, che le dava il desiderio di respingerlo fisicamente . O non si sarebbe piuttosto trattato di una semplice

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scusa per toccarlo? Come sarebbe stato sfiorare quei capelli così corti? L i im maginò soffici, in contrasto con la barba che sen z ' altro er a ispida. « Come un l ibertino » si lasciò sfuggire, totalmente confusa dalle proprie r e azioni.

Rafe scattò in piedi. « Prego? »

Henrietta batté le palpebre, sentendo già la ma ncanza del calore della sua presenza, ma anche sol l evata per la lontana nza che si era creata . L ' espressi one di lui era impercettibilmente mutata, era divent ata più fredda, più d i stante, come se un muro si fosse eretto tra di loro. Troppo tardi lei si rese conto che dare spudoratamente del libertino a qualcuno non era una gran de prova di tatto, anche nel caso in cui quel qualcuno fosse effettivamente stato un li ber tino. Si sentì sprofond a re.

« Vi prego, Miss Markham, spiegatemi. Che a spe tto ha, esattamente, un libertino? »

« Ebbene, non lo so per certo ... T anto per in c om inciare, non dovrebbe essere così attraente » gli r ispose, dicendogli, nell ' ansia di rimediare alla pr opria sco r tesia, la prima cosa che le era passata per la mente. « E più vecchio di voi » continuò, incapace di ferma r si. « E senz ' altro d ' aspetto assai più i mmorale. D issoluto . Anche se, a essere onesta, non ho idea di quale sia l ' aspetto di un uomo dissoluto » concluse, mentre la sua voce si affievoliva sempre più sotto lo sguardo impietoso che la scrutava .

« Mi sembrate una vera esperta in materia, Miss

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Mark ham » l ' apostrofò con sarcasmo , mentre la fro n te corrugata gli conferiva un'aria ancor più m inacciosa . « Parlate per e sperie n za? »

Si era appoggiato con le spalle a una colonna del baldac chino. Erano spalle ampie. Possenti. Hen rie tta si domandò se pratic asse il pugilato. In tal caso doveva essere un temibile avversario, perché il suo viso n on recava traccia di colpi. E il petto, poi... E ra possente quanto le spalle, perlomeno così sembrava sotto la camicia bianca. L ' addome era piatto e muscoloso.

Non c i aveva mai pensato prima d i allo ra, ma il fisico maschile era completamente diverso da quello femminile. Solido, d uro. O almeno così era quello dell'uomo che le stava davanti.

S i mordicchiò il labbro sforzandosi di non m ostrarsi intimorita. Non volendo r ivolgersi al petto, che si trovava proprio all'altezza del suo sguardo, dovette inclinare il capo all ' indietro per fiss arlo n egli occhi, che in quel momento erano grigio pi e tra, non azzurri. Deglutì di nuovo, cer can do di ricorda rsi che cosa lui le avesse chiesto. Ah, sì ... stavano parlando di libertini. « Se parlo per e sperienza? Sì ... volevo dire ... no. Non ho mai in con trato un libertino di persona, o almeno non ch e io sappia. Ma mia madre dice ...» Di nuovo si impose il silenzio, re ndendosi conto che s ua madre avrebbe preferito non vedere il proprio passato sbandierato davanti a uno sconosciuto. « Ho con sta tato con i miei occhi i risu l-

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tati di una condotta dis soluta » si corresse . Aveva parlato in tono di fen sivo, ma era comprensibile v isto il modo in cui il conte svettava su di lei, simi le a un angelo ven di ca tore. S ' irrigidì. « Nell ' o spizio per i poveri della mia parro c chia. »

L ' espressione del conte di ve n ne assai più dem oniaca che angelica. « Se state insinuando che ho p opolato la contea di piccoli ba stardi, vi sbagliate di grosso. »

Henrietta esitò. Non aveva udito alcuna in si nu azione sul conto del suo interlocutore, anche se ciò non equivaleva ad assolverlo dalla colpa. Ma la re azione furiosa di lui sembrava avvallarne la sincerità.

« Se lo dit e voi » ribatté. « Non volevo insinu a re ...»

« Invece l ' avete fatto, Miss Markham. E me ne r isento. »

«È più che legittimo giungere a una simile co nclusione, vista la vostra fama » gli tenne testa con una fe r mezza di cui fu la prima a stupirsi.

« Al contrari o. Non bisognerebbe mai giungere a conclusioni finché non si conoscono interamente i fatti. »

« Quali fatti? »

« Vi trovate nel mio letto, mezza svestita, eppure non ho a p profittato di voi. »

« No? Be '... certo che no. E questo varrebbe a d imostrare che non siete un libertino? »

« Miss Markham, non sono abituato a dovermi d ifendere davanti a nessuno, tanto meno davanti a

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voi » dichiarò Rafe, ora ben lungi dall ' essere di ver t ito. Era, anzi, furibondo.

Poteva anche essere stato un li ber ti no, per quanto od ioso gli risultasse quel termine, ma non si cons iderava affatto un tipo dissoluto . In par ti co lare lo d isgustava l ' idea di generare figli bastardi so lamente come conseguenza de l piacere fisico. Andava fie ro del proprio codice di condotta: le sue attenz ioni v enivano rigorosamente elargite a donne esperte e consenzienti, che non si aspettavano nulla da lui. Si trattava di un semplice congiungimento di corpi, non di anime. Le verginelle, anche quando gia ce vano s e minude nel suo letto, erano del tutto al sicuro con lui. Tuttavia non aveva intenzione di i m partire tale informazione a quella particolare verg i nella.

Henrietta si appiattì contro i l cuscino, colta alla sprovvista da quell ' improvviso cambiamento di umore. Se il conte era davvero il libertino ch e tutti andavano dicendo, perché si era offeso? Era ri sa p uto che simil i persone fossero priv e di principi, di ssolut e , irresponsabili ...

A quel punto i suoi pensieri si arrestarono, perché erano tornati al loro esatto punto di partenza. Pur essendo defi nito da molti un libertino, il conte non aveva approfittato di lei. Forse perché non la tro v ava abbastanza attraente? Il pensiero era straname nte avvilente. E assurdo! Cosa le importava del l ' opinione che quel depravato aveva di lei? A pro po s ito ... « E come sono finita nel vostro ... in questo le t -

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to? » gli chiese, lieta dell ' occasione di cambiare d iscorso.

« Vi ho trovata priva di sensi. Dappri ma ho pen s ato che foste morta. N onostante ciò che andate i mmag i na ndo , Miss Markham, preferisco conquistare donne in pieno possesso delle loro facoltà men tali. Quindi state certa che non ho nemmeno provato a molestarvi. Se l ' avessi fatto non vi sareste di mentic a ta l ' esperienza tanto facilmente. Un altro aspetto di cui vado fiero » concluse Rafe in tono sarcast ico.

Henrietta rabbrividì. Quelle non erano vanterie infondate, era ovvio. Dal modo in cui lui la guardò , capì che era riuscito a intuire i suoi pensieri. Di nuovo abbassò gli occhi, fissando intensamente il bordo con s merl i del lenzuolo. « Dove mi avete t rova ta ? »

« In un fosso. Vi ho tirat a fuori. »

Quella notizia la sorprese a tal punto da spingerla a far cadere le coltri che fino a quel momento a v evano preservato la sua modestia. « Santi numi! Da vvero? » Si levò a sedere , dimenticandosi per un at t im o del mal di test a, ma quando una fitta le trapassò il cranio come un dardo si lasciò ricadere all' indi etro con un gemito. « E dove si trova quel fo s so? »

« Nella mia tenuta. »

« E io come sono finita laggiù? »

« Speravo che me lo diceste voi. »

« Non so se mi sarà possibile. » Henrietta si tastò la nuca, dove si stava formando un grosso ber noc -

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colo. « Qualcuno mi ha colpito. » Al ricordo fece una smorfia. « Con fo r za. Perché avrebbe dovuto? »

« Non ne ho la minima idea » rispose Rafe. « Forse il colpevole si era infa stidito per la vostra pro pe nsione a giud i care senza conoscere i fatti. »

L ' espressione ferita sul viso di lei mancò di ar r ecargli la soddisfazione che era solito provare qua ndo una delle sue stoccate verbali andava a segno. In quel frangente, infatti, provò più che altro senso di colpa.

La ragazza era davvero molto pallida. Forse Mrs. Peters aveva ragione : a vrebbero dovuto conv o care il medico del villaggio. « Come vi sentite, a parte il colpo in testa? » s ' in fo r mò.

La risposta alla domanda sarebbe stata malissimo , ma era evidente che non era quella che il conte si augurava di ricevere. « Abbastanza bene » mentì dunque Henrietta, cercando di mantenere la vo ce calma senza però riuscirci. « Non avete di che pr eoccupa r vi. »

Rafe sapeva di essere stato sco rtese . Di norma non se ne sarebbe neppure accorto, ma lei non a v eva pe r so l ' occasione di farglielo notare. Forse quella Miss Ma r kham era un tantino troppo schietta, ma di certo non era svenevole e schizzinosa come molte fanciu l le della sua età. La sua fr anchezza era, a onor del vero, alqua n to stimolante.

Il ricordo del contatto con le sue dolci forme , quando l'aveva sollevata dal fosso, gli si insinuò

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nel la mente senza e s servi stato invit ato. Un ricordo tal mente vivido da so r prenderlo e turbarlo. Perch é mai? « Avete tutto il tempo che volete per ri pren dervi » aggiunse. « Ciò che voglio sapere subito, però, è chi vi ha colpito e, soprattu t to, perché vi ha ab bandonato proprio sulle mie te r re. »

« In pratica volete sapere perché non ha scelto un altro pos to per liberarsi di me, così da non arrecarvi qu e sta seccatura? » ribatté Henrietta. Troppo tard i si rese conto di essere stata sfacciata, e ansimò po r tandosi una mano sulla bocca.

La situazione era grottesca, ma anche buffa, così Rafe non riuscì a tratt enersi e scoppiò in una ris a ta , che suo nò strana perfino a lle sue orecchie : non la udiva da molto, molto tempo. « Avete ragione » convenne. « Avrei di gran lunga preferito se vi ave s sero abbandonata direttamente davanti ai cancelli del l ' Ade. Ma ora eccovi qui. »

La risata di lui era gradevole. E, per quanto la sua risposta non fosse st ata affatto diplomatica, per l omeno era stata sincera. In segno di apprezzamento He n rietta gli rivolse un timido sorriso. « Non volevo sembrarvi sfront a ta . »

« Siete una pessi ma bugiarda, Miss Markham. »

« Lo so. Voglio dire ... O h, cielo! »

Il dolore al capo si accentuò, strappandole una smorfia.

« Ho capito, milord. Volete che me ne vada e i mmagino che siate molto occupato. Se mi concederete

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qualche mo men to per ricompormi, mi rivesti rò e t oglierò il disturbo quanto prima. »

Era diventata ancora più pallida. Rafe provò una fitta di compassione. Lei aveva omesso di pre ci sa rlo, ma in fondo non aveva colpa di quella situazione tanto qua n to non ne aveva lui. « Non c ' è fretta. Fo rse se mangiaste qu alcosa vi sentireste meglio. Dopod iché magari riuscire te a ricordare che cosa vi è ca p itato. »

« Non desidero arrecarvi ulteriore disturbo » mo rmorò Henrietta senza troppa convinzione.

Di nuovo, gli venne voglia di ridere. « Siete pe s s ima nel convincere tanto quanto lo siete nel ment i re. Ve la sentite di alzarvi dal letto? »

Non le stava esattamente sorridendo, ma la sua espressione aveva perso gran parte della gravità i n iziale, come se il sorriso non fosse più stato del tu t to al di fuori della sua porta ta. Si meritava delle ri sposte ... se solo lei fosse stata in grado d i dargli e le. Così disse che si sarebbe alza ta, per quanto la sola idea le provoca sse la nausea. « Milord, vi prego, aspett ate! » lo richiamò, visto che si era già di retto alla po rta.

« Sì? »

Nella fretta di trattenerlo , lei avev a lasciato cad ere il lenzuolo, così l ung he ciocche ricciute di ca pel li castani le ricadevano sulle spalle candide. In dossava una camiciola di semplice cotone bianco, sotto la quale lui dis tinse chiara mente la curva dei seni

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liberi dal la co strizione del corsetto. Si obbligò con ri lut tanza a distogliere lo sgua r do.

« Dov ' è il mio vestito? » Accortasi di aver ab bas s ato il lenzuolo , lo sollevò di nuovo fino al collo, ce rcando di convincersi che non c ' e ra nulla di verg ognoso nell ' indossare una semplice ca miciola di c otone bianco che, pur non essendo raf fi nata, era c omunque p u lita.

« Vi ha svestito la mia governante » disse il conte in risposta alla domanda che lei non aveva osato porgli. « I l vostro abito era inzuppato e non vo le v amo farvi prendere un ' infreddatura. Vi presterò qua lcosa fino a quando sarà di nuovo asciu t to. » Tornò pochi istanti dopo con un a enorme vestaglia da u omo e le comunicò che la colazione sarebbe stata servita di lì a un ' o ra. Poi se ne andò.

Henrietta rimase a fissare la porta che si era chi uso alle spalle. Quell ' uomo era imperscrutabile. V oleva che lei restasse o che se ne andasse? La trovava divertente o irr i tante? Interessante o fastidiosa? Non ne aveva la minim a id e a.

Non avrebbe dovuto tirare in ballo la sua reput azione. Sebbene lui non l ' avesse esplicitamente smentita, era evidente che sapeva esercitare un grande fascino sulle donne, vista l ' irresistibile combin a zione tra il suo aspetto fisico e un certo non so che, una dote indefinibile ma capace comunque di far fremere anche lei . Una sorta di pr o messa illecita e incredibilmente allettante che so l tanto lui sarebbe

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stato in grado di trasformare in r e altà.

Henrietta era più confusa che mai. I libertini in te oria erano anche delle canaglie, ma Rafe St Alban non lo sembrava af fatto. I libertini non erano brave per so ne, mentre lui non poteva essere malvagio, v isto che l ' aveva salv a ta.

Probabilmente era proprio quello il punto: le c anaglie erano tali perché ingannavano la gente f a cendosi passare per persone dabbene . Quindi era un bene o un male che lui l ' avesse salvata? Era davvero impossibile deciderlo. L ' unica cosa certa era che non vedeva l ' ora di liberarsi di le i.

C ercò di non sentirsene troppo offesa .

Forse, invece, lui voleva semplicemente sapere c ome fosse finita sulle sue terre . Avrebbe voluto saperlo anche lei, rifletté, toccandosi cautamente il bernoccolo sulla nuca. La notte precedente... Che cosa ricordava della notte precede n te?

Il maledett o cagnolino di Lady Ipswich era fug g ito e p er cercarlo Henrietta aveva saltato la cena, dun que ecco spiegato perché adesso aveva tanta f ame. Aggrottò la fronte e strinse gli occhi, ignorando il palpito dolorante che le percuoteva il cranio e sforzandosi di ripercorrere mentalmente i propri passi. Era uscita da una porta laterale. Nell ' orto. Aveva aggirato la casa e poi ...

Il ladro! « Oh, mio D io, il ladro! » La sua mente si schiarì, come la superficie di un lago che si placa di colpo , e le rivel ò un a niti da immagine. « Santi numi!

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Lady Ipswich si starà chiedendo che diamine mi sia cap i tato. »

A fatica uscì dal letto e guardò l ' o ro lo gio sulla mensola. I numeri le apparvero sfuocati. Erano da poco trascorse le otto. Aprì le tende e ba t té gli occhi feriti d alla luce del sole. Era mat ti na. Dunque era stata fuori casa per tutta la notte. Il suo soccorritore doveva essere uscito assai di buon ' ora. A n zi, a desso che ci pensava, il conte a ve va avuto tutta l ' aria di non essere neppure andato a letto.

Probabilm ente era stato in giro a far bagordi. E ppure le ombre scure attorno ai suoi occhi tradivano una stanchezza che andava ben oltre un semplice a ffaticamento fisico. Rafe St Alban aveva l ' aspetto di un uomo che non riusciva a dormire.

Ecco perché era tanto irascibile, considerò poi, sentendosi subito più comprensiva. Essere esa u sto e trovarsi davanti una sconosciuta priva di sensi d oveva a ver lo messo a dura prova, soprattutto dal momento che la sconosciuta in questione aveva l ' aspetto di... Oh, cielo, che razza di aspetto aveva?

Henrietta corse a guardarsi nello specchio posto sopra una cassettiera finemente intagliata . Aveva la guancia sporca di terra, era più pallida del solito e aveva un bernoccolo grande come un uovo sulla n uca, ma a parte ciò era la stessa di sempre. La sua bocca non era certo un bocciolo di rosa e le sue s opracciglia non mostravano la minima propensione a creare un arco armonioso. I capelli erano troppo ric -

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ci e ribelli, g li occhi marroni e anonimi come il r esto della sua v i ta .

E mise un sospiro affranto. T utta la sua esistenza era un infinito alter narsi di sfumature di marrone. P er quanto cercasse di convincersi che, come le r ipeteva spesso suo padre, ci fossero parecchie per s one messe peggio di lei, quel pensiero le era di sca rsa con so la zione. Non era una persona infelice, eppure a volte non poteva fare a meno di chiedersi se la v ita fosse davvero tutta lì. Doveva pur esserci dell ' a ltro, anche se non aveva la minima idea di che cosa e sat ta me n te quell ' altro potesse essere .

« R icevere un colpo in testa , venir abbandonata in un fosso e poi essere salvata da un affascinante co nte è pur sempre un eccitante diversivo » meditò r ivolgendosi alla propria immagine riflessa. « Se b bene il conte sia un soccorritore alquanto riluttante, dot ato di un pessimo carattere e di una dubbia re p utazione. »

L ' orologio sulla mensola batté le otto e un quarto, facendola sussultare. Era meglio non peggiorare l ' umore del padrone di casa costringendolo a rita r dare la colazione, così Henrietta versò dell ' acqua in una graziosa bacine lla di porcellana a fiori e si lav ò via il fango dal viso.

Quasi puntuale, Henrietta entrò nella sala della colazione con i capelli spazzolati e legati, avvolta nell ' elegante vestaglia di seta verde e oro che le a -

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veva im prestato il conte . Perfino con le maniche rimboccate e la cintura annodata stretta in vita l ' i ndumento le era enorme , e formava un lung o strasc ico. L ' idea che la stoffa che si trovava a contatto con la sua pelle avesse accarezzato anche il corpo nudo del conte la turbava non poco. Cercò di non pen sarci, ma era impossib i le.

Era nervosa e vedere la tavola apparecchiata solo per due acuì la sua agitazione . Non aveva mai fatto colazione da sola con un uomo, tranne che con il suo caro papà, che non contava. Senz ' altro non si era mai seduta a tavola con un uomo indossando soltanto una vest a glia.

Dapprima lui parve non notarla nemmeno. Teneva lo sguardo fisso nel vuoto, un ' espressione ma lin c onica sul viso. Era assorto, accigliato. Ma sempre i ncredibilmente attraente. Si era rasato e aveva indo ssato una camicia pulita e una cravatta che era pe rfettamente annodata , un ' aderente giacca da gior no blu, pantaloni color nocciola e stivali lucidi. In quella tenuta aveva un ' aria ancor più aristocratica e altera. E a ncor più affascinante.

Henrie tta si im pres se un sorr i so stent ato sul volto e sprofondò in un in chino non particolarmente el egante , mentre il cuore le batteva a mille . « Milord, debbo scusarmi per la mia scortesia. Non vi ho a ncora rin graziato per aver m i salvato. Vi sono debitr ice. »

La sua voce strappò Rafe ai pensieri su cui era

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scivolato per l ' ennesima volta. Al diavolo il suo prezioso titolo e l ' obbligo di mettere al mondo un erede ! A chi sarebbe importato, se non a sua nonna, se il contado fosse s tato ereditato da un lo n tano cugino? Se solo l ' anziana dama ave sse saputo quanti sacrifici lui aveva già fatto, senz ' altro avrebbe smesso di dargli il tormento.

S postò lo sguardo su Henrietta, che lo fiss a va con aria titubante. Le te se la mano per aiut arla a rialza rsi. « Spero vi sentiate meglio, Miss Markham. Devo dire che la mia ve st a glia vi dona molto. »

« Sto benone, date le circostanze » rispose lei , lieta del sostegno che lui le aveva offerto per rialzarsi, visto che l ' inchino le fatto veni re il ca p o giro. « E per quanto riguarda la vestaglia, siete ge n tile a mentire. S o di avere un aspetto spa ven t o so. »

« Spaventosamente grazioso, direi. E dovete cr edermi, visto che sono un esperto in materia. »

Lo sguardo angust iato di poco prima era sparito e aveva lasciato il posto a un sorriso . Non era un so rriso vero e proprio, o perlomeno non un sorriso che gli rag giungesse anche lo sguardo, tuttavia gli ang oli della bocca erano rivolti verso l ' alto.

« Credo di essermi f inalmente ricordata che cosa è acc aduto » gli an nunciò .

« Sì? » Rafe scosse il capo per scacciare i fantasmi che si erano dati appuntamento nella sua mente.

« Me lo direte dopo. Prima avete bisogno di man gi are. »

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« In effetti ho fame, visto che ho saltato la cena per colpa di un cane. »

Per la seconda volta que lla m attina Rafe rise di gusto, e quella seconda volta la risata risuonò più spontanea, meno arrugginita. « Sono lieto di in fo rmarvi che in questa casa non ci sono cani che r ischino di farvi saltare la colazione » le disse.

La ve st aglia conferiva un certo fascino alla raga zza. Infatti, p oiché e ra aperta sul collo , rivela va una generosa porzio ne di petto e le conferiva l ' aria di una donna che è appena uscita dal letto di un uomo, cosa che, in senso strettamente letterale, era vera. R afe si rese conto di fissarla fin troppo intensame nte, stupito dal moto di eccitazione che lo aveva i nvolontariamente travolto . In genere era abituato a dominare gli istinti , non certo a sog gi a cervi.

Dopo averla accompa gnata a sedersi , andò a o ccu pare il posto di fronte a lei, imponendosi di tenere lo sguardo fisso sul cibo. L ' avrebbe sfamata, a vrebbe scoperto da dove arrivava e l ' avrebbe riac com p agnata a casa senz a indugio. Poi avrebbe dor m i to. E dopo sarebbe tornato in città. Non poteva r i man dare all ' inf i nito l ' incontro con sua nonna.

Il solo pensiero gli causò un senso di oppressione incombe n te come il cielo a novembre.

Non voleva pensarci. Per il momento non doveva, almeno finché ci sarebbe stat a l ' adorabile Henrietta Markham a distrarlo con il resoconto delle sue d isavventure.

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L e versò i l tè e le riempì ab bondantemente il pia tto di uova, prosciutto, pane e burro, passando poi a servirsi una porzione al tret tanto lauta. « Mangiate, prima di svenire per la fame. »

« Sembra tutto delizios o » commentò lei scrutando il piatto colmo con evidente bramosia.

«È una semplice colazione. »

« Non ho mai mangiato una colazione così ricca » osservò Henrietta con una voce garrula di cui si rim proverò all ' istante. Dovevano essere i nervi a darle quel ton o così fastidioso. Ed era i l conte a metterle agitazione, l ui e la strana situazione in cui si trovavano. Il modo in cui la guardava , come per dirle che, se non avesse smesso di blaterare, quella ricca colazione sarebbe presto diventata fredda. ..

P rese la forchetta, chiedendosi se lui la stesse so ltanto provocando o se la considerasse un ' i diota. Di certo riusciva a farla sentire tale.

Mentre masticava le uova cotte a puntino, lo st udiò da sotto le ciglia semi abbassate. A lla luce del sole che entrava co piosa dalle finestre , le ombre sul viso di lui erano meno pronunciate . Ma la sua bocca aveva una piega tesa, affaticata.

Henrietta gustò qualche altra forc hettata di uova e pro sciutto. Anche quando sorrideva, rifletté, lui sem brava semplicemente compie re un atto meccan ico.

Chiaramente non era un uomo felice. Perché no , dal momento che aveva tutto ciò che si potesse d e si -

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derare? Avrebbe voluto chiederglielo, ma l a sua espres sione torva la dissuase. Ecco , decise , la p a rola migliore per descrivere Rafe St Alban era opaco . Era del tutto impossibile capire che cosa stesse pe ns ando. Eppure , quell ' impenetrabilità la rendeva a ncora più curiosa di conoscerlo meglio.

Un fremito d ' eccitazione misto a timore le per co rse la pelle, facendo glie la leggermente ac capponare. Ma c he cosa si nascondeva in quell ' uomo che la f aceva sentire in quel modo ? Intrigata e al contempo spaventata, come un co ni glio i nesorabilmente attra tto verso il ghiotto boc co ne che lo condurrà nella trappola.

Era sempre più convinta che la famigerata reput azione di Rafe St Alban fosse ben meritata. Se lui desid e rava una co sa, resistergli doveva essere quasi imposs i bile.

Rabbrividì di nuovo e si ordinò di non essere così sciocca. Di certo non avrebbe mai desiderato lei! E se anche l ' aves se fatto , resistergli non sarebbe poi stato così difficile, sapendo di avere a che fare con un uomo del tutto privo di moralità. Fino a quel momento lui non le aveva rivolto la benché minima avance, dunque era al quanto improbabile che lo f acesse in seguit o .

Che senso aveva perdersi in quei pensieri inutili?, si rimproverò. Aveva questioni ben più importanti di cui occuparsi, ora che aveva ricordato gli sco nvolgenti eventi della sera precedente . Ma prima di

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tutto doveva saziare il suo stomaco vuoto, altri menti sarebbe davvero svenuta, coprendosi de fi ni ti va me nte di ridicolo.

Giunta a quella conclusione, da quel momento in poi si concentrò esclusivamente su quanto aveva nel piatto.

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Duello dei sensi col nemico

LUCY MORRIS

ISOLE BRITANNICHE, 913 - Catturata da Lord Rhys, principe gallese intenzionato a vendicarsi della sua famiglia, la guaritrice vichinga Helga deve mantenere la calma se vuole essere liberata. Più facile a dirsi che a farsi! Perché se il nemico che Rhys incarna la spaventa, l'uomo che si nasconde sotto le sembianze del guerriero la tenta, riempiendola di desiderio. Helga sente che c'è del buono in Rhys e si impone di raggiungere il suo cuore. Ma prima, deve convincere l'ostile gallese ad abbassare la guardia e a vederla per la donna innamorata che è.

L'amante del libertino

MARGUERITE KAYE

INGHILTERRA, 1824 - Quando soccorre una sconosciuta priva di sensi e la accoglie nella propria casa perché si riprenda, Rafe St Alban non immagina che la sua vita cambierà drasticamente. Lui, infatti, che dopo il fallimento del precedente matrimonio è diventato freddo e scostante con le rappresentanti del gentil sesso, rimane travolto dal fascino genuino e dalla innocente sensualità della giovane, al punto che decide persino di aiutarla a scoprire chi l'ha aggredita. Così, più la loro conoscenza si approfondisce, più Rafe capisce di...

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