MARGARET MALLORY
Le fiamme del desiderio
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Warrior Grand Central Publishing - Forever © 2012 Peggy L. Brown This edition published by arrangement with Grand Central Publishing, New York, New York, USA. All rights reserved. Traduzione di Elena Vezzalini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Storici Seduction febbraio 2014 Questo volume è stato stampato nel gennaio 2014 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI STORICI SEDUCTION ISSN 2240 - 1644 Periodico mensile n. 25 del 12/02/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 556 del 18/11/2011 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
Prologo
Bidh an-t-ubhal as fheàrr air a' mheangan as àirde La mela migliore è sul ramo più alto Isola di Skye, Scozia 1508 Duncan MacDonald era in grado di sconfiggere qualsiasi guerriero del castello, ma c'era una persona davanti alla quale si sentiva impotente: la figlia diciassettenne del suo signore. «Non appena mio padre lascerà la sala» sussurrò Moira, chinandosi su di lui quel tanto da fargli perdere la testa, «vi raggiungerò sotto il frassino.» Duncan sapeva che avrebbe dovuto rifiutare, ma sarebbe stato come chiedere al proprio cuore di smettere di battere. «Vi ho detto che non dovete rivolgermi la parola quando siamo tra la gente» disse guardandosi intorno nella lunga stanza affollata di uomini del clan e ospiti venuti dall'Irlanda. «Qualcuno potrebbe accorgersene.» Quando Moira si girò per fissarlo con i suoi occhi del colore dei lapislazzuli, gli parve di ricevere un pugno in pieno petto. Era accaduto la prima volta che l'aveva guardato in un certo modo, e ogni volta da allora. «E perché dovrebbero stupirsi se parlo col migliore amico di mio fratello?» 5
Forse perché mi avete ignorato nei primi diciassette anni della vostra vita?, considerò fra sé Duncan, che ancora non si spiegava per quale mistero le cose fossero cambiate. «Andatevene ora, Ragnall ci sta guardando» le ordinò quando sentì su di sé lo sguardo del fratello maggiore di lei. Moira e Connor avevano i capelli scuri, Ragnall invece era biondo come il padre, aveva la stessa corporatura robusta e il carattere irascibile. Era anche l'unico guerriero del clan che Duncan non era sicuro di riuscire a sconfiggere con le armi. «Non me ne andrò se non mi promettete che verrete.» Moira incrociò le braccia sul petto, ma un mezzo sorriso le incurvò gli angoli della bocca carnosa, ricordandogli che per lei era un gioco. Se il signore avesse scoperto che lui si incontrava con la sua unica figlia, l'avrebbe ucciso senza pensarci due volte. Duncan si girò e lasciò la sala senza preoccuparsi di risponderle: Moira sapeva che sarebbe andato da lei. Mentre la aspettava nell'oscurità, rimase ad ascoltare lo sciabordio delle onde sulla spiaggia. Non c'era nebbia quella sera sull'isola di Skye e Dunscaith Castle, illuminato dalla luce delle torce, si stagliava contro il cielo sereno. Lui era cresciuto tra quelle mura, che aveva guardato migliaia di volte, ma la bellezza di quella vista non smetteva mai di stupirlo. Sua madre era stata la balia dei figli del signore del clan, perciò lui e Connor erano amici dall'infanzia. Dal momento in cui erano stati in grado di sollevare delle spade di legno, si erano addestrati nell'arte della guerra insieme ai cugini di Connor, Alex e Ian. Quando non si allenavano, andavano in giro in cerca di avventure, o di guai, e di solito non avevano difficoltà a trovarli. Moira, una principessa viziata in abiti eleganti, conduceva una vita separata, perciò lui non aveva molto da spartire con 6
quella creatura piccola e deliziosa, la cui risata spesso echeggiava nel castello. Udendo un fruscio di gonne di seta, si girò e vide Moira che gli correva incontro. Anche al buio, avvolta in un mantello che la copriva da capo a piedi, l'avrebbe riconosciuta tra mille donne. Lei non era in grado di vedere il sentiero, tuttavia incedeva sicura come se non ci fossero ostacoli che non potesse superare. Nessun sasso l'avrebbe fatta inciampare, perché anche le fate la proteggevano. Quando gli allacciò il collo con le braccia, Duncan chiuse gli occhi abbandonandosi alla sua morbidezza femminile. Inspirò il profumo dei suoi capelli, e fu come trovarsi in un prato di fiori. «Sono trascorsi due giorni dall'ultima volta che ci siamo incontrati. Mi siete mancato tanto.» Come sempre lui si stupì della franchezza della fanciulla, che diceva tutto ciò che le passava per la testa senza timore di essere rifiutata. Ma esisteva al mondo un uomo che l'avrebbe rifiutata? Nelle Lowlands, dove il signore del clan lo aveva mandato a studiare insieme a Connor e ai suoi due cugini, aveva appreso la storia di Elena di Troia. Moira era una donna di quel genere: a causa sua sarebbe potuta scoppiare una guerra tra clan. E, ad accrescere la gelosia di Duncan, aveva delle curve e una sensualità innata che accendevano il desiderio in ogni uomo. Ma se gli altri erano interessati solo alla bellezza, lui la considerava la luce dei suoi occhi. Quando Moira gli diede un bacio appassionato, sentì la testa girare. Senza che se ne rendesse conto, cominciò ad accarezzare le curve morbide di quel corpo femminile, facendola gemere. Erano sul punto di lasciarsi cadere sull'erba, dove 7
chiunque avrebbe potuto trovarli, perciò interruppe il bacio. Uno dei due avrebbe dovuto mantenere il controllo, e di certo non sarebbe stata lei. «Non qui.» Sapeva cosa sarebbe accaduto se fossero andati alla grotta, e sentì ogni fibra del proprio corpo fremere di desiderio al solo pensiero. I primi tempi avevano trovato il modo di darsi piacere a vicenda senza commettere il peccato finale, quello che sarebbe costato la vita a Duncan se il signore l'avesse scoperto. Provava un senso di colpa all'idea di appropriarsi di ciò che apparteneva di diritto al futuro marito di Moira, ma solo per miracolo era riuscito a resistere. Se non altro, era certo che lei non si sarebbe pentita. Era una fanciulla intelligente, e non sarebbe stata la prima a versare una fiala di sangue di pecora sulle lenzuola del talamo nuziale. E non era il tipo da farsi tormentare dai sensi di colpa. Giunti all'interno della grotta, stesero per terra una coperta e Duncan attrasse Moira sul suo grembo. «Il figlio del signore irlandese è divertente» disse lei conficcandogli un dito nel fianco. Dopo la morte della moglie, il padre non si era risposato, perciò quando avevano degli ospiti era la figlia che, seduta accanto al genitore, li intratteneva mentre Ragnall, dall'altro lato, li terrorizzava. «Per tutta la cena non ha fatto che fissare la vostra scollatura» ribatté Duncan, convinto che lei glielo avesse permesso. «Avrei voluto rompergli la testa.» Fin da quando era un bambino, si era imposto di non perdere la calma sia perché era più robusto degli altri sia perché la sua posizione era precaria. E non sopportava che Moira gli facesse perdere il controllo. «È carino da parte vostra.» Moira scoppiò a ridere e gli 8
diede un bacio su una guancia. «Cercavo di farvi ingelosire.» «Per quale motivo?» «Per essere certa che sareste venuto da me. Dovevo parlarvi» rispose con voce seria. «Voglio che ci sposiamo.» Duncan chiuse gli occhi, e per un istante si illuse che fosse possibile. Immaginò cosa avrebbe provato a essere l'uomo fortunato che avrebbe dormito tenendola tra le braccia ogni notte, e si sarebbe svegliato ogni mattina vedendo il suo sorriso radioso. «Non accadrà mai.» «Invece sì.» Moira era abituata a fare di testa sua. Il padre, che non aveva altre debolezze, l'aveva viziata ma non avrebbe mai ceduto su una faccenda così importante. «Vostro padre non permetterà mai alla sua unica figlia di sposare il figlio bastardo di una balia. Il vostro matrimonio gli servirà per stringere un'alleanza per il suo clan.» Duncan estrasse la fiaschetta di whisky e bevve un lungo sorso. Ne aveva bisogno, per controbattere alle sciocchezze di Moira. «Mio padre mi ha sempre concesso ciò che desideravo, alla fine. E ciò che voglio» spiegò accarezzandogli il ventre con una mano, «siete voi, Duncan Ruadh MacDonald.» Già eccitato, lui non riusciva a pensare. La prese tra le braccia, e insieme caddero sulla coperta con le gambe allacciate. «Vi desidero da morire» gli disse fra un bacio e l'altro. Era difficile convincersi che Moira volesse proprio lui, ma quando posò la mano sul suo membro Duncan ci credette. Finché lei l'avesse voluto, sarebbe stato suo. Mentre fissava nella memoria i momenti trascorsi insieme, per richiamarne il ricordo quando fosse stato solo, Duncan insinuò le dita tra i capelli di Moira, che gli aveva posato la testa sul petto. 9
«Vi amo tanto» gli disse. Duncan si sentì inondare da una sensazione di gioia pura. «Ditemi che anche voi mi amate.» «Lo sapete già» rispose lui, consapevole che non sarebbe servito a nulla. «E sarà per sempre.» I suoi sentimenti non erano volubili come quelli di Moira, che una settimana amava il cavallo marrone, quella successiva il pezzato, quella dopo ancora dichiarava che non le piaceva cavalcare. Era sempre stata così. Per molti aspetti loro due erano assolutamente diversi. Si sedette per guardare il cielo dall'apertura della grotta. «Dannazione, ormai è l'alba» disse imprecando contro se stesso. «Devo tornare subito al castello.» «Convincerò mio padre» dichiarò Moira mentre si rivestivano. «Non è uno stupido, sa che un giorno sarete un guerriero famoso in tutte le isole occidentali.» «Se gli parlerete di ciò che c'è tra noi» replicò lui prendendole il viso tra le mani, «sarà la fine.» Non poteva essere ingenua fino a quel punto. «Se io aspettassi un figlio da voi, ci consentirebbe di sposarci.» Il cuore di Duncan mancò un battito. «State prendendo la pozione per evitare il concepimento, non è vero?» «Sì» rispose lei contrariata. «E ho avuto il ciclo.» Le sfiorò una guancia col pollice. Anche se era assurdo, gli sarebbe piaciuto avere un figlio da lei, magari una bambina con gli occhi ridenti della madre. Ma erano pensieri privi di senso: sarebbero occorsi anni prima che lui fosse in grado di mantenere una moglie e un figlio, e mai avrebbe potuto provvedere alle necessità di una donna abituata a indossare abiti eleganti e a essere servita. La paura che aveva instillato in lui gli fece decidere, per l'ennesima volta, che era ora di troncare la relazione. Moira 10
avrebbe potuto nascondere la perdita della verginità, ma un figlio era un'altra questione. «Se mio padre non acconsentirà, potremmo fuggire» suggerì lei. «Ci farebbe inseguire da una mezza dozzina di galee da guerra» rispose Duncan allacciandole il mantello. «Se anche fuggissimo, cosa che non faremo, non sareste mai felice lontano dal clan, costretta a vivere in un'umile casetta. Vi amo troppo per costringervi a una simile esistenza.» «Dovete avere fiducia in me.» Moira lo afferrò per la camicia. «Sono disposta a vivere ovunque, se sarete al mio fianco.» Lo pensava perché non aveva mai dovuto affrontare le ristrettezze. Fin dall'inizio, Duncan sapeva che non sarebbe riuscito a tenerla con sé. Moira era una farfalla variopinta, che si era posata sulla sua mano per un istante. Quando raggiunsero l'entrata delle cucine sul retro del castello, il cielo si stava rischiarando. «Vi amo, e vi prometto che troverò il modo di sposarvi» gli disse. Duncan si riteneva fortunato ad avere il suo amore, anche se per poco tempo. Mentre le dava un ultimo bacio appassionato, si chiese come avrebbe resistito fino all'incontro successivo. Viveva perennemente sull'orlo di un baratro, ignorando cosa sarebbe accaduto prima: la sua cattura o la fine della loro storia. Eppure non era mai stato così felice in tutta la sua vita. Mentre attraversava il cortile del castello, diretto al cottage di sua madre, dovette imporsi di non fischiettare. Dannazione, la finestra era illuminata dalla luce di una candela! In fondo era un uomo adulto di quasi vent'anni, e non doveva rispondere alla madre delle proprie azioni. In 11
ogni caso, si augurò di non trovarla sveglia, perché detestava mentirle. Quando aprì la porta, avvertì una stretta allo stomaco. Il signore del clan e Ragnall erano seduti al tavolo, con le lunghe spade sguainate appoggiate sulle cosce. Avevano i volti distorti dall'ira: con i capelli biondi e lo sguardo fiero, sembravano due leoni. Si augurò che non lo uccidessero davanti a sua madre, che piangeva in un angolo della stanza, mentre la figlia di undici anni le teneva una mano su una spalla. Anche se non aveva mai distolto lo sguardo dai due guerrieri che facevano sembrare minuscolo il cottage, le aveva intraviste. «L'anziana indovina ha predetto che avreste salvato la vita di mio figlio Connor» esordì il signore in tono minaccioso. «È l'unica ragione per cui non vi ho ucciso quando avete varcato la soglia.» Duncan immaginò che comunque l'avrebbero picchiato fin quasi a ucciderlo. Ma non aveva paura delle percosse: era forte, sarebbe sopravvissuto. Ciò che lo terrorizzava era l'idea di non poter più tenere Moira tra le braccia. Il signore parlò di nuovo ma lui, travolto da un'ondata di dolore, faticava a seguirlo. «Immagino che Connor e i miei nipoti sapessero che andavate a letto con mia figlia!» Quando fece per alzarsi dalla sedia, Ragnall lo trattenne posandogli una mano sul braccio e continuò: «Oggi attaccheremo Knock Castle, perciò prendete spada e scudo. Appena la battaglia sarà finita voi, Alex e Ian partirete con Connor per la Francia. Combattere contro gli inglesi vi darà la possibilità di perfezionare le vostre abilità.» «E al vostro ritorno Moira sarà lontana da Skye, con un marito e dei figli» concluse il signore con occhi scintillanti di odio. 12
Anche se aveva sempre saputo che l'avrebbe persa, Duncan si sentĂŹ come uno sposo a cui, la prima notte di nozze, veniva portata via la sposa. La luce dei suoi occhi avrebbe lasciato per sempre la sua vita.
13
1
The Glens, Irlanda, gennaio 1516 «Quella laggiù è l'isola di Skye.» Sulla riva del mare, tenendolo per mano, Moira indicò al figlio l'orizzonte a nord. «È la nostra vera casa, non dimenticare mai che siamo MacDonald di Sleat.» Il piccolo Ragnall, che portava il nome del fratello maggiore di sua madre, assentì serio e dopo un istante chiese: «Se quello è il nostro clan, perché non vengono a prenderci?». Perché?, pensò Moira. Si sentiva in trappola, e non le piaceva. Se fosse riuscita a scappare dal marito, non si sarebbe fatta riprendere. Mai più. La cosa più importante per lei in quel momento della sua vita era essere al sicuro a Dunscaith Castle con suo figlio. Un tempo, quando riteneva che tutto le fosse dovuto, i suoi desideri erano altri. Senza che lo volesse l'immagine di Duncan MacDonald, l'uomo che l'aveva abbandonata condannandola all'infelicità, si affacciò alla sua mente. Dopo suo fratello Ragnall, che aveva dieci anni di più, non si era visto un giovane guerriero di tali speranze. Ricordò i capelli color rame che brillavano alla luce del sole, i lineamenti duri del volto che si ammorbidivano quando la guardava, il corpo che le aveva insegnato il piacere. 14
Avrebbe fatto a meno volentieri di quei ricordi. Dannazione, a diciassette anni era stata una fanciulla sciocca e ingenua. Nei silenzi di Duncan aveva visto la devozione, aveva scambiato la sua lussuria per amore e fatto affidamento sulla sua forza pensando che l'avrebbe difesa. Ahimè, si era sbagliata sotto ogni punto di vista. «Che siate dannato, Duncan Ruadh Mòr!» borbottò sottovoce fissando il mare. «Come avete potuto lasciarmi?» Le aveva portato più sfortuna di uno specchio rotto. Più di sette anni di infelicità, che sembravano non voler finire. Ripensò al giorno del suo matrimonio. Gli ospiti erano radunati nella sala in attesa della sposa, che si trovava sul cammino di ronda a scrutare il mare sperando di veder apparire una vela. Fino all'ultimo istante, quando suo padre in persona era andato a prenderla, aveva sperato e pregato che Duncan tornasse in tempo per salvarla. Era pronta a raggiungerlo sulla spiaggia e, dopo un rimprovero che lui non avrebbe scordato facilmente, a salire sulla sua barca per scappare via, dove... non le sarebbe importato. Era sicura che sarebbe tornato per lei, invece Duncan MacDonald era riapparso sull'isola di Skye solo dopo cinque anni. Lei non l'avrebbe mai perdonato. Scacciò quei pensieri dolorosi e guardò Ragnall che lanciava un bastone al suo cane Sàr, un gigantesco levriero irlandese che pesava il doppio del padrone e aveva le dimensioni di un piccolo pony. Per un istante le sembrò un bambino spensierato, e si sentì colpevole perché sapeva che non era così: gli occhi del viso fresco e grazioso erano quelli di un uomo adulto. Mentre si accingeva a sollevare un braccio per lanciare di nuovo il bastone, Ragnall si fermò e guardò la sommità della scogliera. «Quello è mio padre.» Moira trasalì, come accadeva ogni volta che udiva suo fi15
glio chiamare padre quell'uomo orribile. Si girò, vide la sagoma sgraziata di Sean sopra di loro e scacciò l'ondata di nausea che la travolse. Malgrado la lontananza, avvertì un segnale di pericolo. Ragnall non doveva restare lì. «Sai che detesta Sàr, portalo via.» Il bambino esitò, guardandola preoccupato, ma lei lo spinse via. «Sparisci, presto!» «Andiamo» chiamò Ragnall. Il cane, obbediente, si avviò lungo la spiaggia accanto al padroncino. Moira si impose di rilassarsi mentre Sean percorreva il sentiero che dalla scogliera conduceva alla spiaggia. Se gli avesse mostrato la propria paura, gli avrebbe dato coraggio. E purtroppo suo marito era in grado di capire se una persona era terrorizzata, proprio come le bestie feroci alle quali assomigliava. Quando le fu vicino, e si posizionò in modo da sovrastarla, con le mani sui fianchi e le gambe divaricate, gli sorrise. «Cara mogliettina, c'è qualcosa che dovete dirmi?» Il suo sguardo era gelido come il vento che spirava dal mare. Con la gola serrata, Moira continuò a sorridere, cercando la forza di parlare. «Sono lieta che abbiate trovato il tempo per fare una passeggiata con me, so quanto siete impegnato.» L'odore di whisky che emanava accrebbe la sua paura. Era ancora presto per cominciare a bere, anche per Sean. «Ho visto come vi fissava mio fratello Colla durante la colazione.» No, ancora quella storia, pensò lei. Un tempo suo marito apprezzava che gli uomini la guardassero, addirittura era lui a provocarli con commenti salaci su di lei. Ora invece la cosa lo faceva montare su tutte le furie. Era sempre stato un uomo difficile, ma da quando il padre e il fratello di lei erano morti nella battaglia di Flodden era peggiorato. La loro scomparsa aveva causato il declino del 16
clan, e anche lei era caduta in disgrazia. Sean rispettava il potere, e lei l'aveva perso. Moira aveva sentito dire in giro che il clan si stava gradualmente riprendendo grazie a suo fratello, che però non era mai andato a trovarla per dimostrarle il proprio interesse. Se suo marito le avesse concesso di mandare un messaggio, avrebbe supplicato Connor di raggiungerla. «Non posso farci niente se gli uomini mi guardano» rispose in tono leggero. Sean la afferrò per un braccio stringendola con forza, aumentando i suoi timori. «Voi li incoraggiate, ho visto come vi pavoneggiate davanti a loro.» «Non è vero.» Avrebbe dovuto tacere, ma non era riuscita a trattenersi. Era stanca di quelle accuse false, di dargli ragione anche quando lui aveva torto. Era disgustata. «State dicendo che sono un bugiardo?» Moira chiuse gli occhi, preparandosi a essere schiaffeggiata. «Fermatevi!» gridò Ragnall. «Lasciatela andare!» Nell'udire la voce di suo figlio, lei spalancò gli occhi. Lo vide con le gambe divaricate e con in mano il bastone che aveva lanciato al cane per gioco: un ragazzino che imitava la posizione da battaglia del guerriero che un giorno sarebbe divenuto. La paura le pesava come un macigno sul petto. «Va tutto bene» lo rassicurò, fissandolo intensamente. «Posa quel bastone, ti prego.» Mentre osservava l'espressione di Sean diventare rabbiosa, fu travolta da un'ondata di terrore. Il suo mondo era attaccato a un esile filo, che dipendeva dall'autocontrollo del marito. Quando lui gettò la testa all'indietro scoppiando in una risata, sentì le ginocchia molli: per una volta, la reazione imprevedibile di quel mostro si era rivelata un vantaggio per lei. 17
«Sarai un guerriero valoroso come tuo padre.» Quando gli scompigliò i capelli, Ragnall contrasse il muscolo della mascella. «Un giorno ti permetterò di sfidarmi» continuò, puntandogli un dito contro, «ma la prossima volta che oserai alzare una mano contro di me ti darò una lezione che non dimenticherai presto.» A quel punto, Moira udì un ringhio sordo; Sàr si stava avvicinando, mostrando i denti. «Per punizione dovrai liberarti del cane» dichiarò poi Sean. «No, vi prego» intervenne Moira. Ragnall amava Sàr, gli si sarebbe spezzato il cuore. «Tacete.» La guardò negli occhi. «Non lo farò, non potete costringermi» disse il piccolo. «È solo un bambino» lo supplicò la moglie. «Non intendeva sfidarvi...» Dopo averla afferrata per i capelli, Sean le tirò indietro la testa con una violenza che le fece salire le lacrime agli occhi. Malgrado il dolore, il primo pensiero di Moira fu quello di essere riuscita a distogliere l'attenzione da Ragnall, sottraendolo alla collera di Sean. Ma una nuova ondata di terrore la travolse quando lui incominciò a trascinarla sulla spiaggia rocciosa, verso la riva. «Lasciatemi! Vi prego!» gridò quando si ritrovò nell'acqua gelida. Ragnall avrebbe voluto raggiungerla, ma il cane gli bloccava la strada ogni volta che cercava di avvicinarsi al mare. «Scegli, Ragnall: tua madre o il cane?» gridò Sean. Con le gonne inzuppate Moira inciampò sulle rocce, cadde sulle ginocchia e un'onda la colpì in pieno viso facendola trasalire. Quando fu tirata in piedi con uno strattone, il velo che portava sulla testa cadde e fu allontanato da un'onda. 18
Udì le grida di Ragnall che si alzavano sopra il rumore del mare, mentre Sean la trascinava al largo. Quando finalmente si fermarono, l'acqua arrivava loro alla cintola e le onde le sfioravano il capo. «Devo sottoporla alla prova della strega?» gridò Sean al bambino. Dopo averla afferrata per la nuca, continuò: «Vedremo se mi avete mentito a proposito di Colla». La prova della strega? Ha intenzione di annegarmi?, si chiese Moira. Ebbe appena il tempo di inspirare a fondo prima che lui le immergesse il viso nell'acqua. L'impatto con il freddo le fece spalancare la bocca, e rischiò di bere l'acqua salata. Fu trattenuta sotto così a lungo che, terrorizzata, agitò scompostamente le braccia per graffiare Sean. Invano. Quando finalmente lui le sollevò la testa, tossì e ansimò. Non riusciva a prendere abbastanza aria, come se il freddo le avesse gelato i polmoni concedendole di respirare solo in rapidi ansiti. I capelli le coprivano il viso, impedendole di vedere, mentre singhiozzava e tremava senza riuscire a controllarsi. «Fermatevi! Fermatevi!» Le grida di Ragnall giunsero fino a lei. Attraverso le ciocche di capelli bagnati e l'acqua che le colava sul viso, scorse suo figlio che piangeva sulla spiaggia e che avrebbe voluto raggiungerla, ma il cane glielo impediva. «Rinuncerò a Sàr» gridò. «Lo prometto!» «Sei sicuro?» tuonò la voce di Sean dietro di lei. «Non vorrei che tu cambiassi idea.» Il bambino riuscì finalmente a superare il cane e si precipitò nel mare. «Ragnall, no!» gridò Moira un istante prima che Sean le immergesse di nuovo la testa sott'acqua.
19
Le fiamme del desiderio MARGARET MALLORY SCOZIA, 1516 - Gli anni trascorsi a combattere non sono bastati a far dimenticare a Duncan MacDonald Moira, l'unica donna che abbia amato. E nonostante la freddezza con cui lei lo accoglie quando si incontrano di nuovo, continua a ripensare all'ultima volta che hanno fatto l'amore... a come le loro labbra si sono unite in un bacio profondo, le loro mani hanno sfiorato la pelle con languide carezze, i loro corpi si sono fusi con ardente passione. Allora, tormentato da quelle immagini, decide che non può ripartire senza provare a risvegliare in lei la fiamma del desiderio... e a riconquistare il suo cuore.
Stuzzicante tentazione CAROLE MORTIMER INGHILTERRA, 1817 - Quando incontra il famigerato Lucifero, la Duchessa di Woollerton dimostra di non essere impressionata dalla reputazione che lo accompagna: non lesina battute mordaci e adotta un atteggiamento disinibito. Senza sapere che per lui l'audacia è più stuzzicante dell'innocenza, e che le provocazioni non fanno che stimolare le sue fantasie. E infatti, nonostante le buone intenzioni, Genevieve finisce per arrendersi al fascino del seducente libertino. Pone a se stessa un'unica condizione: aprirà i sensi alla passione, ma chiuderà il cuore alle lusinghe dell'amore. Ci riuscirà?
Il colore della passione BRONWYN SCOTT INGHILTERRA, 1837 - Mercedes Lockhart sogna da sempre di emulare il padre, un celebre professionista del biliardo, ma da quando è diventata una donna raffinata e bellissima, lui le ha proibito di esibire le proprie abilità in pubblico e medita di darla in sposa a un aristocratico. Lei, però, ha altri progetti. Così, quando il genitore le chiede di insegnare i segreti del mestiere a un gentiluomo, decide di stare al gioco, convinta di poterlo manipolare. Tra sguardi provocanti e baci tutt'altro che innocenti, il desiderio divampa di pari passo con la difficoltà delle sfide al tavolo verde, finché...
Seducente ossessione TERRI BRISBIN SCOZIA, 1098 - Quando stringe tra le braccia il corpo sensuale di una giovane, Gavin di Durness non ha idea di chi lei sia. Sa solo che quei momenti di travolgente passione hanno fatto svanire le voci che risuonano incessanti nella sua mente, regalandogli qualche ora di pace. Così, quando la incontra di nuovo, le propone un accordo: l'aiuterà a dimostrare l'innocenza del fratello solo se accetterà di trascorrere un mese intero con lui. Katla accetta, e i due amanti trascorrono giorni meravigliosi, scanditi da un desiderio divorante. Ma la verità che Gavin ha giurato di rivelare potrebbe allontanare Katla... Dal 9 aprile
Nuovi scandali e vecchi sospetti MADELINE HUNTER INGHILTERRA, 1818 - Audrianna vuole scagionare il padre. Lord Summerhays invece è convinto che sia colpevole. Così, quando si incontrano, tra i due scoccano scintille...
Il conte e la rosa HELEN DICKSON INGHILTERRA, 1464 - Guy St. Edmond vuole che la bellissima Jane diventi la sua amante. Ma quando riesce ad averla, scopre che possedere il suo corpo non gli basta.
L'eredità della baronessa ANN LETHBRIDGE SCOZIA, 1819 - Lady Jenna sa che deve sposare un uomo ricco. Il giovane che ha conquistato il suo cuore, però, non lo è. Abbandonarsi all'amore è dunque impossibile... o no?
La dama spagnola JOANNA FULFORD SPAGNA - INGHILTERRA, 1816 - Harry Montague deve scoprire la verità sulla morte del fratello. Quando però conosce la bella Elena, tutto il resto sembra perdere importanza...
QUELLO CHE LE LETTRICI VOGLIONO. Ogni principe del deserto, ha le sue regole. Tribù nomadi, oasi, deserti, palazzi dalle linee arabeggianti, questa è la cornice in cui si muovono i principi sceicchi, tre uomini sexy e potenti, da cui sarà impossibile non rimanere sedotte.
Ogni uomo vorrebbe essere simile a loro, ogni donna vorrebbe essere nel loro letto. Dopo aver scalato le classifiche mondiali con la trilogia PASSIONE SENZA TREGUA (The Breathless Trilogy) MAYA BANKS, l’autrice rivelazione del 2013, torna con un nuovo romanzo che saprà conquistare tutte le fan della narrativa passion, con protagonisti i tre fratelli Anetakis, affascinanti come moderni Dei dell’Olimpo...
Dal 20 febbraio in edicola Leggi le trame su www.eHarmony.it - Seguici su
I SIGNORI DEGLI INFERI: SEDUCENTI GUERRIERI IMMORTALI, LEGATI DA UN’ANTICA MALEDIZIONE CHE NESSUNO È MAI RIUSCITO A INFRANGERE...
TORNANO I DEMONI firmati
GENA SHOWALTER , più sexy che mai!
Vivi o morti, siamo tutti in cerca di qualcosa... “Mistero, passione e f enomeni paranormali. Cosa chiedere di più?” Kirkus Reviews
Dal 31 gennaio in edicola e nei migliori supermercati www.eHarmony.it - Seguici su