Sensuale vendetta di Sarah Rodi

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SARAH RODI

Sensuale vendetta


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Viking's Stolen Princess Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2021 Sarah Rodi Traduzione di Giorgia Lucchi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2022 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Storici Seduction aprile 2022 Questo volume è stato stampato nel marzo 2022 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100% I GRANDI STORICI SEDUCTION ISSN 2240 - 1644 Periodico mensile n. 140 del 22/04/2022 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 556 del 18/11/2011 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


Dedica

Per Chris, Mya e Ayda


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Castello di Termarth, fine primavera, 821 La Principessa Anne correva a perdifiato sugli spalti del castello di Termarth come una cerbiatta in fuga, i capelli svolazzavano dietro di lei nella fresca brezza serotina. Gli spalti della fortezza imponente avrebbero dovuto proteggerla da qualunque attacco, ma in realtà l'avevano tenuta prigioniera per tutta la vita. Tuttavia lei non detestava il castello, bensì suo padre, Re Eallesborough. Il re le aveva dimostrato ben poca gentilezza quando era piccola, lui avrebbe voluto eredi maschi. Ma da qualche tempo sembrava che Anne fosse sbocciata trasformandosi in una moneta d'argento scintillante, utile da barattare. E il re aveva deciso di riscuotere. Anne si fermò in fondo all'angolo a settentrione e si aggrappò al muro di pietra, ansimante. Il sole scendeva rapido sul paesaggio circostante e qua e là i focolari cominciavano a illuminare le minuscole case sparse nella campagna. Quella gente avrebbe meritato di essere governata 7


da un uomo migliore di suo padre. Anche lei. Ogni giorno giungevano notizie allarmanti degli uomini del Nord e delle loro scorrerie devastanti contro i villaggi indifesi; e anche se Anne faceva tutto il possibile per alleviare le sofferenze, aiutava le famiglie a trovare riparo, distribuiva gli avanzi delle cucine e si occupava di malati e feriti, non bastava mai. Nel frattempo il re pensava soltanto a salvaguardare le sue terre e il potere. Anne temeva che stesse per toccarle la medesima sorte solitaria della madre, data in sposa a un uomo che non amava. Era stata tanto sciocca da sognare di poter trovare l'amore, da volere di più. Poche settimane prima suo padre aveva distrutto i suoi sogni, quando aveva informato Anne, di fronte a tutti i sudditi presenti nella sala principale, che aveva concluso per lei un accordo matrimoniale con l'Aldermanno Lord Crowe di Calhourn, in cambio di un esercito. Anne era sconvolta. La sua felicità non contava niente per il re, messa a confronto con la possibilità di avere altri soldati che lo proteggessero da una possibile invasione da parte dei guerrieri danesi. Aveva sentito che gli attacchi si facevano sempre più vicini, ma non era l'approssimarsi degli uomini del Nord a darle l'impressione che le mura della sua camera da letto la soffocassero, bensì l'aver saputo che Lord Crowe era arrivato al castello per prenderla in moglie l'indomani. Così era corsa sugli spalti a prendere una boccata d'aria. Non sarebbe mai stata pronta per incontrarlo, non voleva incrociare lo sguardo del corpulento uomo cal8


vo che aveva almeno il doppio della sua età. L'ultimo calore del sole iniziava a scemare, le vivaci scie ambrate nel cielo violetto lasciavano gradualmente il posto ai toni scuri della sera e la luna cominciava a mostrarsi luminosa. Anne rabbrividì. Nonostante i disordini nelle campagne, il reame era in fermento per le sue nozze imminenti. Una quantità di ospiti era arrivata in città, portando birra, cibo, fiori e doni per celebrare un matrimonio che lei non voleva. La sua unica consolazione era che quell'unione avrebbe garantito alla gente più sicurezza nei confronti dei clan del Nord. Le era giunta voce che alcune sventurate donne sassoni erano state offerte in matrimonio ai barbari danesi, per suggellare alleanze o in cambio della pace. Le cose sarebbero potute andare peggio, lei avrebbe fatto il suo dovere. «God kveld, principessa.» Sbigottita, Anne girò la testa di scatto per vedere chi le avesse parlato; persa nei suoi pensieri non aveva notato che qualcuno si era avvicinato nel buio. Cercò di vedere a chi appartenesse quella voce, aveva capito subito che l'uomo doveva essere uno straniero, perché non aveva riconosciuto il tono vellutato. Sembrava una voce proveniente da un altro mondo, non apparteneva al suo. «Chi è là?» chiese. Quando uscì dall'ombra per entrare nella luce della luna, dopo aver abbassato il cappuccio del mantello di lana, Anne si ritrovò a fissare il feroce sguardo azzurro ghiaccio dell'uomo più temibile e al tempo stesso affascinante che avesse mai visto e un tremito di con9


sapevolezza le fece accelerare il sangue nelle vene. Era molto alto e muscoloso, con lunghi capelli biondo scuro, intrecciati sulla sommità del capo, ma rasati quasi completamente ai lati. Aveva una folta barba curata, legata da un anello di metallo e una cicatrice profonda gli correva dalla fronte attraverso il sopracciglio sinistro fino allo zigomo. Era il volto di un uomo che aveva visto molte battaglie, l'incarnazione della parola pericolo. Un brivido le scese lungo la schiena quando si rese conto che le aveva parlato in danese. Un uomo del Nord si era introdotto nei suoi appartamenti privati! «Altezza» ripeté lui mentre inclinava la testa con un sorriso compiaciuto. Anne barcollò, doveva proteggere la sua identità. «Non sono la Principessa Anne. Temo che siate in errore, signore.» Le era capitato molte volte nella vita di desiderare di essere una normalissima fanciulla del villaggio, con una famiglia amorevole, amiche vere e la libertà di fare ciò che voleva. Poteva aggiungere anche quel momento all'elenco. «Non credo. Come non riconoscere una principessa di sangue reale?» Ad Anne non sfuggì l'impercettibile contrazione di sdegno delle labbra carnose dell'uomo, né il battito disordinato del suo cuore. «Siete bella come racconta la gente, Altezza. E non dovreste essere qui da sola, al buio.» Lei alzò il mento, sdegnata. «Sembra che io mi trovi in posizione di svantaggio, signore. Voi sapete tutto di 10


me, ma io non so niente di voi» dichiarò sprezzante. «Posso sapere chi ha interrotto la mia intimità, prima di chiamare le guardie del re per farvi arrestare?» Lui le rivolse un sorriso ferino, non si diede nemmeno la pena di spostare lo sguardo di lato, sapeva che non c'erano soldati nelle vicinanze. Nessuno sapeva che Anne si trovava lassù, avrebbe dovuto essere a letto affinché il sonno la rendesse ancora più bella per il giorno delle sue nozze. «Il vostro nome, signore» insistette, infondendo alla sua voce una sicurezza che non sentiva. «Sono Brand Ivarsson di Kald, Altezza» rispose lui, mentre le si avvicinava. Uno dei nemici più letali di suo padre? Proprio là? No! Le tremarono le gambe per lo stupore. Impossibile che stesse succedendo davvero. Aveva sentito raccontare di Brand Ivarsson. Tutti avevano sentito parlare di lui. La sua reputazione di guerriero invitto in battaglia era giunta fino al regno di Termarth, insieme alle voci riguardanti le razzie brutali perpetrate ai danni di villaggi inermi saccheggiati alla ricerca di monili d'oro, oltre alle sue spietate conquiste sessuali. Brand il Barbaro, così lo chiamava la gente. Le pulsazioni accelerate, con un lampo di determinazione Anne raccolse gli strati della sua veste da notte di seta e si infilò tra due merli delle mura del castello. «Non avvicinatevi oltre» disse, il corpo scosso da brividi violenti. L'uomo del Nord la fissò per un momento, la linea scura di khol da guerriero sotto gli occhi lo faceva 11


sembrare feroce e formidabile. Le sue labbra si contrassero nell'accenno di un crudele sorriso. «Non siate ridicola! Che cosa credete di fare, donna?» «State indietro» ribatté Anne con coraggio. «So chi siete. Ho sentito tutto di voi. Siete un mostro. Saccheggiate, brutalizzate, non v'importa di niente e di nessuno. E adesso fatevi indietro, signore. Oppure salterò.» Un muscolo guizzò nella mandibola del Barbaro, mentre rifletteva sulla sua minaccia. Le parole di Anne sembrarono colpirlo e arretrò un poco, per sbirciare oltre i merli successivi. Anne abbassò lo sguardo sul fossato che scintillava nell'oscurità, una sessantina di piedi più in basso. Era un salto notevole. Il suono lontano delle risate degli uomini, seduti intorno al fuoco a bere nella sala dell'idromele, si levò verso di loro. Se Anne avesse gridato, sarebbe stata sentita da qualcuno? «Non fate sciocchezze» le disse il Barbaro. «Sarebbe uno spreco terribile.» Anne sentì il suo sguardo penetrante passare dalla punta degli stivali fino alla veste da notte di seta che fasciava le sue forme, poi, con sua sorpresa, lo vide incupirsi. «Venite via da lì. Avete la mia parola che non intendo farvi alcun male.» Lei scosse la testa con enfasi. «E allora cosa ci fate qui? Cosa volete?» «Impedirvi di commettere un grave errore domani, Altezza» rispose lui, serio. «Non sono venuto qui per vedervi sfracellare, rovinerebbe la mia serata.» 12


Anne lo sentì avvicinarsi di nuovo, come un lupo nero intento a seguire silenziosamente la preda. «Mi dispiace molto rovinare la vostra serata, ma...» «Datemi la mano, vi aiuterò a scendere.» I suoi occhi erano diventati sorprendentemente dolci, penetranti, la voce gentile, ma lei sapeva che doveva trattarsi di un trucco. Aveva sentito che gli uomini del Nord erano capaci solo di crudeltà. Si aggrappò alle mura. Era abituata a trattare con aldermanni e cavalieri, quando si recavano in visita presso il castello di suo padre. Certo, non erano guerrieri danesi, forse non erano temibili come l'uomo che aveva di fronte e affrontarli non era importante quanto affrontare lui, ma poteva farcela. «Prima ditemi cosa volete» disse. «Voi, Altezza» rispose lui con semplicità. Anne sentì lo stomaco ribaltarsi. «Adesso siete voi a essere ridicolo, signore. Non accadrà mai.» «Dovete venire via subito con me» dichiarò lui, mentre incrociava le braccia sul petto ampio, gli occhi luminosi nella luce della luna. Il modo in cui il suo corpo reagiva alla vicinanza sempre maggiore di lui la innervosiva. Rise, incredula. «E perché mai dovrei farlo?» «Per il bene del vostro regno, Altezza. Verrete via da brava con me, adesso, altrimenti i miei uomini, che sono già penetrati oltre le mura del vostro castello, cominceranno a spassarsela come meglio credono. Adorano un bel matrimonio.» Anne rimase pietrificata dall'orrore. Aveva sentito 13


come gli uomini del Nord fossero avvezzi a saccheggiare villaggi e rapire i loro abitanti per renderli schiavi. Ma non prima di essersela spassata. La paura la raggelò fino al midollo al pensiero di cosa avrebbero fatto alle donne e ai bambini. «Non ve lo sto chiedendo, ve lo sto ordinando» disse lui, mentre abbassava le braccia e avanzava di un passo verso di lei, come un predatore. Non aveva scelta, pensò Anne amareggiata. Era la sventura della sua esistenza. Restarsene aggrappata alle mura del castello, sotto la pioggia sottile che aveva cominciato a cadere, uno strapiombo sotto di lei, le parve la scelta più stupida di tutte. Una mossa sbagliata e sarebbe morta. Se se ne fosse andata con il Barbaro, forse avrebbe avuto una possibilità; si augurò che in breve tempo suo padre e Lord Crowe dessero l'allarme e cominciassero a cercarla. Era ancora la cerbiatta terrorizzata in fuga, ma era finita nella trappola di un cacciatore ben diverso. Brand Ivarsson voleva il suo corpo o un riscatto? E quanto oro e argento avrebbero dovuto pagare i lord sassoni? Annuì. «D'accordo. Aiutatemi a scendere.» Il Barbaro allungò il braccio e prese la sua mano nella propria; il calore che Anne sentì risalire lungo il braccio le fece sfarfallare il cuore. Vacillò, un piede scivolò sulla pietra bagnata e lei gridò. L'addome sbatté contro la parete esterna del castello, le gambe scalciarono nel vuoto, ma due mani forti le afferrarono i polsi sottili. 14


Anne non osò guardare giù, tenne lo sguardo fisso in quello determinato di lui, che la tirava verso l'alto. Con le sue sole forze il Barbaro la issò oltre il bordo delle mura e Anne si sentì cadere su un petto ampio e forte, fasciato da uno strato di cuoio liscio. Per un momento rimase disorientata; si aggrappò agli avambracci di lui per sorreggersi e sentì i muscoli flettersi sotto le dita. «Cosa ti è saltato in mente?» esclamò lui con tono intimo e brusco allo stesso tempo, da terra. Anne non riuscì a rispondere; era sconvolta da ciò che era appena successo e tremava per l'emozione. Come se ciò non fosse bastato, quello che provava era reso ancora più intenso dalle sensazioni del corpo caldo e compatto premuto contro il suo, l'invasione del suo spazio e il profumo di muschio e spezie che la avvolse. Aveva rischiato di sfracellarsi, ma il Barbaro l'aveva salvata, quindi non poteva volerla morta. Era già qualcosa. Anne doveva avere un valore, un'utilità per lui. Fissò gli intensi occhi blu del suo nemico e sentì il suo respiro sussurrarle sul viso. All'improvviso una vampata di calore la pervase e Anne si affrettò a rimettersi in piedi. Per tenere occupate le dita tremanti, passò i polpastrelli sulle trecce, sempre più crespe sotto la pioggia. «Helsike, donna, avresti potuto ucciderti!» la rimproverò lui mentre si rialzava, la fronte solcata da una ruga. Sembrava molto arrabbiato. «Da questo momento in poi, farai esattamente quel che ti dico io, a meno che tu voglia che a te o a qualcun altro succeda qual15


cosa di spiacevole. Tieni, mettiti questo.» Le passò un mantello di lana uguale al suo e Anne non protestò. «Adesso ce ne andiamo. Tieni su il cappuccio e abbassa la testa. Seguimi.» «Ho la tua parola che, se vengo con te, alla mia gente non sarà fatto alcun male? I tuoi uomini si ritireranno in buon ordine?» Aveva sempre cercato di proteggere la sua gente, non avrebbe cambiato atteggiamento in quel caso, anche se avrebbe significato correre un rischio a livello personale. Lui la guardò negli occhi. «Hai la mia parola, Altezza» disse, prima di spronarla a muoversi afferrandole un gomito. «Adesso vieni.» Anne sapeva che avrebbe dovuto strepitare, dimenarsi e opporre resistenza, liberarsi dalla presa al braccio e fuggire, ma non avrebbe potuto sopportare che persone innocenti fossero massacrate a causa sua. Annuì. Lo avrebbe seguito mantenendo la calma. Non lo avrebbe affrontato, non ancora. Le falcate decise di lui erano più lunghe delle sue, pertanto si vide costretta ad affrettare il passo sulle scale strette per tenergli dietro. Ebbe l'impressione che la conducesse su un sentiero sconosciuto, la sua vita protetta e convenzionale ormai fuori controllo. Nessuno l'aveva sentita gridare e la consapevolezza che nessuno sarebbe accorso in suo aiuto, quantomeno non quella notte, cominciò a farsi largo dentro di lei. La maggior parte del palazzo taceva, quando Brand finì di trascinare la principessa giù per le scale di pietra interminabili, restando nell'ombra del castello per 16


non attirare attenzione indesiderata. Raggiunsero le stalle, dove aveva legato il suo cavallo e, fortunatamente, grazie ai pesanti mantelli da viandanti che li avvolgevano, uscirono indisturbati dal portone d'ingresso. Quando ebbero attraversato il ponte levatoio, Brand strinse tra le dita le redini del suo destriero fedele e lo spronò con i talloni. Strinse le cosce intorno a quelle della principessa e cominciarono la lunga galoppata verso Kald. Oltrepassarono colline e gole, allontanandosi quanto più possibile da Termarth e dalle nozze di Anne. Di quando in quando Brand si concedeva un'occhiata furtiva al castello, sempre più piccolo all'orizzonte, per assicurarsi che nessuno li seguisse. Sapeva che avevano solo fino al mattino, poi il re si sarebbe accorto che sua figlia era scomparsa e avrebbe scatenato l'inferno. Ben presto Crowe sarebbe andato a cercarla, assetato di vendetta, proprio ciò su cui contava Brand. Finalmente avrebbe vendicato il sangue di suo padre. E di sua sorella. Per il momento erano fuori dalle mura del castello sassone e si permise di allentare la presa sulle redini di Rebel e sulla prigioniera. Si era diretto verso i suoi alloggi, ma l'aveva trovata sugli spalti e aveva capito subito che era lei, l'epitome dell'eleganza; aveva riconosciuto al primo sguardo i suoi capelli castano scuro, raccolti in due lunghe trecce spesse, e la figura snella. La sua bellezza era indimenticabile. Lo aveva sorpreso trovarla là, sola sugli spalti, di sera. In veste da notte, per di più. Anne e suo 17


padre non avevano alcuna cura della sua sicurezza? Dov'erano le guardie? La sua protezione? Quando lei lo aveva visto, Brand aveva immaginato che potesse crollare e scoppiare a piangere per la paura. La sua cicatrice e l'aspetto imponente, uniti alla sua reputazione, avevano avuto quell'effetto in altre occasioni. Si era aspettato una scenata, forse addirittura uno svenimento, invece era successo l'opposto. Il brivido che lo aveva percorso per la superbia caparbia e sorprendente di lei lo aveva colto alla sprovvista. Anne era tenace e gli era piaciuto provocarla, finché lei non aveva rischiato di uccidersi. Skit! Gli si era gelato il sangue. Ma perfino in quel momento lei aveva cercato di tenere le sue emozioni sotto controllo, non aveva tradito alcunché, eccetto il tremito del corpo. L'aveva incontrata una volta in precedenza, quando era ancora ragazzo; quella sera non aveva avuto remore nell'avvicinarlesi per guardare ancora una volta in quegli occhi verdi come le felci, che una volta erano stati pieni di solitudine. Era ancora deliziosa, una vera rosa inglese. Ricordava il loro primo incontro come se avesse avuto luogo il giorno precedente. Ricordava i latrati dei cani e le grida dei soldati sassoni che lo avevano inseguito nel bosco. Quando lo avevano preso, aveva subito i colpi ripetuti dei pugni fasciati di metallo di quegli uomini, che lo avevano lasciato a terra credendolo morto. Tossiva e boccheggiava mentre il sangue gli usciva dal naso e un braccio gli pendeva inerte lungo il fian18


co, quando una ragazzina che doveva avere più o meno la sua età, con due lunghe trecce lucide, gli si era avvicinata timidamente. Aveva fermato il sangue, posandogli le mani bianche sul volto. La sua gentilezza aveva sopito la paura e la rabbia di Brand. E la sua vergogna. Eppure, quando il suono degli zoccoli di alcuni cavalli si era avvicinato, lei gli aveva sfilato dal dito l'anello che gli aveva dato suo padre. L'onda dei ricordi riportò l'amarezza, la rabbia latente che aveva cercato di tenere a bada e le dita ripresero a stringere le redini. Sembrava che la principessa non ricordasse quel ragazzino, anche se aveva sentito parlare dell'uomo che era diventato. A Brand non era sfuggita la sua reazione quando si era presentato, se l'era aspettato. Dunque conosceva le storie delle sue battaglie? Bene. La sua intenzione era incutere timore nel cuore di tutti i sassoni, in modo che restassero lontani dalle sue terre e dalla sua gente. Era suo dovere proteggerle. Forse la sua reputazione era responsabile per il comportamento della principessa. Doveva essere stanca per aver cavalcato metà della notte e il freddo cominciava a insinuarsi sotto le loro vesti, ma teneva il corpo irrigidito e lontano dal suo. Brand se la premette al petto in modo istintivo. Era calda e soffice sotto le sue mani e i capelli profumavano di fiori selvatici e miele. Mentre avanzavano nella notte tra i boschi, saltando radici ed evitando rami contorti e bassi, lei cercò di divincolarsi tra le sue braccia, come una colomba intrappolata. «Smettila di agitarti» le abbaiò. «Non vorrai cadere 19


di nuovo, vero? La prossima volta potresti non atterrare sul morbido.» Lei smise di lottare per un momento e lo fronteggiò a parole. «Dove mi stai portando?» gli chiese. «Al barbacane sul ponte. L'ultima linea di difesa di tuo padre. Ci riposeremo là, aspettando i miei uomini.» «I tuoi uomini? Quelli che erano a Termarth?» «Sì» rispose lui e il sollievo della principessa all'idea che i suoi uomini avessero lasciato il castello fu palpabile. Per poco gli si rilassò addosso. Strano, pensò Brand, sembrava importarle più della sicurezza del suo popolo che di se stessa. «E poi?» «Poi andremo a Kald. La mia fortezza.» «Intendi un luogo che hai invaso? Un luogo sottratto ad altri ponendo fine alla loro vita?» «La tua ignoranza a questo riguardo mi sorprende, principessa. Kald era disabitata quando approdammo su queste coste. Siamo stati noi a renderla ciò che è diventata. È sbagliato combattere per difendere la propria casa?» «Questo Paese non sarà mai la vostra casa!» ribatté lei. «Dovreste tornare da dove siete venuti. Nessuno vi vuole qui.» Aveva ragione, i danesi non avevano ricevuto un benvenuto caloroso dai sassoni. La sua gente aveva subito molti attacchi, c'erano state perfino aggressioni ai danni delle donne e dei bambini indifesi del suo clan, mentre gli uomini erano a pesca. Da allora Brand aveva fatto in modo che tutti sapessero usare spada e 20


scudo, anche i contadini e i più piccoli. «Tu mi ferisci, principessa. Ma penso che resteremo comunque. Forse scoprirai perfino che il nostro insediamento ti piace.» Lei cercò di nuovo di liberarsi dalle sue braccia. «Smettila» le intimò Brand con voce colma di rabbia gelida. «Così non fai che peggiorare la situazione.» Quantomeno per lui. Gli piaceva un po' troppo sentire tra le cosce le natiche tiepide di lei. «Dubito che vedrò molto da dentro una gabbia. Mi domando cosa tu intenda fare di me quando arriveremo. Che cosa vuoi?» Brand provò il desiderio inconsueto di rassicurarla, dirle che non intendeva farle alcun male. Non voleva che avesse paura, ma meno le avesse detto, meglio sarebbe stato. Non era il momento per essere tenero, la principessa era sua prigioniera, non doveva dimenticarlo. Non poteva dimenticare da che parte stesse, a chi fosse promessa. Eppure, pur sapendolo, sentì il corpo reagire alla vicinanza di quello di lei. Il fragore di zoccoli di cavalli in avvicinamento attirò la sua attenzione, mettendolo in allarme, si gettò il mantello sulla spalla sinistra e afferrò l'impugnatura della spada. Il suo cavallo, Rebel, scartò di qua e di là e all'improvviso furono circondati da una manciata di uomini a cavallo, le armi in pugno. «Brand?» «Kar! Torsten! Heill ok sæll. Sono felice di vedervi» esclamò Brand, quando i loro volti emersero dal buio per mostrarsi. 21


«Anche noi. Abbiamo preso il torrione sul ponte» disse Kar. «Siamo felici che tu ne sia uscito vivo.» «Ci sono molti morti all'avamposto?» «Quegli sciocchi dei sassoni ci hanno visto arrivare e sono fuggiti a gambe levate!» Torsten scoppiò a ridere. Brand sentì Anne tremare tra le sue braccia, ma non le avrebbe fatto male sapere che quelli non erano uomini con cui scherzare, se avesse voluto provare a fuggire. «Daranno l'allarme. Dobbiamo restare in guardia.» Spronò Rebel e fece strada, coprendo rapidamente il resto del tragitto. Raggiunto il barbacane, per la seconda volta nella giornata studiò l'edificio vetusto. Era poco più di una rovina, una torre di guardia pericolante circondata da un piccolo forte sul limitare dell'acqua. Non era un gran che, ma almeno garantiva il vantaggio dell'altezza e di un'ottima vista sul fiume. Per la notte sarebbe andato bene. Inoltre Brand aveva notato che da là si sarebbero accorti se il segnale di allarme fosse stato acceso al castello di Termarth. «Ci sistemeremo qui per il resto della notte e domani proseguiremo fino a Kald.» Al suo comando il campo si trasformò in un fulcro di attività, gli uomini andarono a raccogliere legna e accesero il fuoco, poi prepararono paglia e pelli per riposare. «Brand, mostraci che tesoro hai rubato al re sassone.» Torsten, il suo robusto amico dai capelli rossi fece 22


un sorrisetto e il resto del gruppo ridacchiò, ma Brand sentì una sensazione spiacevole scendergli lungo la schiena. Aveva commesso un errore nel condurre là la principessa? Forse avrebbe dovuto lasciarla fuori da tutto quello, ma quando i suoi occhi si erano posati sul suo viso adorabile la ragione era scomparsa. Non aveva riflettuto su come avrebbero potuto reagire i suoi uomini quando si fossero ritrovati con una sassone, in particolar modo tanto graziosa. Era stato sciocco da parte sua, eppure Brand aveva visto in che genere di animali potessero trasformarsi gli uomini. L'idea di rapire Anne e dell'insulto che ciò avrebbe rappresentato per il suo lord sassone aveva avuto il sopravvento. Inoltre Brand doveva pensare alla sua gente, la principessa avrebbe portato un bel riscatto, sufficiente per sfamare molte bocche per molto tempo. Dipendevano da lui. Indicò la prigioniera. «Lei è la Principessa Anne di Termarth.» Smontò da cavallo, lieto di allontanarsi per un momento dalla vicinanza inebriante di lei, poi condusse Rebel e la sua passeggera fino a una quercia al centro del cortile, dove legò il cavallo. «Vediamo se è davvero bella come dicono» propose Torsten avvicinandosi. «O se invece sarebbe meglio prenderla da dietro.» Una risata sguaiata esplose tra gli uomini e Brand sentì il desiderio di cancellare con un pugno il sorriso spavaldo dal volto di Torsten. Se Svea fosse stata là era certo che lo avrebbe castrato con un guizzo della sua spada, per aver detto una cosa del genere. Brand trasse un respiro profondo, sapeva che l'ami23


co stava solo scherzando, eppure un pugno gli aveva stretto lo stomaco. Torsten era stato uno degli amici più cari e dei guerrieri più feroci di suo padre, ma era fatto a modo suo e aveva una sete inestinguibile di sangue e donne sassoni. La situazione avrebbe risvegliato il bruto che c'era in lui, rendendo tutto più difficile del dovuto. Brand cominciava ad averne abbastanza di doverlo tenere a bada. «È preziosa ed è mia prigioniera. Non dev'essere toccata.» «Stai dicendo che è già impegnata, Brand?» continuò a scherzare Torsten. «Non intendi dividerla?» Brand prese una decisione al volo. Sarebbe stato più facile se i suoi uomini avessero creduto che volesse portarsela a letto. Avrebbe affidato la sua vita a quei guerrieri, ma sapeva che ogni uomo ha le sue debolezze. Anni prima, solo nel momento in cui la guardia reale aveva raccolto Anne e si era diretta a Termarth, lasciandolo alle prese con i lividi scuri che avevano cominciato ad apparirgli sulla faccia, Brand aveva capito che la ragazzina che lo aveva aiutato era la principessa. Non era mai riuscito a capire perché lo avesse derubato del suo argento e non aveva mai dimenticato la sua bellezza, né la gentilezza che gli aveva dimostrato quando era stato più vulnerabile. Lo aveva salvato dalla disperazione ed era vissuta a lungo nella sua memoria. Ma gli aveva anche sottratto qualcosa che per lui era prezioso e intendeva riprenderselo. 24


Era rimasto lontano tutti quegli anni, e non aveva mai dimenticato la principessa. E quando aveva sentito che Anne stava per essere data in sposa e un uomo che detestava, aveva scorto un'opportunità per vendicarsi. Guardò la principessa, ancora sul dorso di Rebel, la schiena rigida, e il naso grazioso all'insù, calma e composta. Eppure il mantello era socchiuso e lasciava intravedere i contorni delicati del corpo fasciato dalla veste da notte virginea con i piccoli stivali, e il suo viso era impallidito all'udire le parole di Torsten. Non era più tanto altezzosa, vero? Tuttavia la sua vulnerabilità lo colpì con una fitta inconsueta al petto. Anne lo fissò con sdegno e Brand prese la sua decisione. Se gli uomini avessero creduto che fosse una sua proprietà, l'avrebbero lasciata in pace. «È mia per usarla come meglio credo e nessun altro deve toccarla.» Parlò con voce minacciosa e i suoi uomini lo capirono. Si voltò verso Anne per aiutarla a smontare, ma lei rifiutò il suo aiuto. «Mi dai il voltastomaco» esclamò lei, mentre ritraeva il braccio. «Preferirei morire che lasciarmi toccare da te.» Brand le afferrò il polso comunque e la aiutò a smontare. Il contatto con la pelle morbida sotto il palmo ruvido gli trasmise una vampata di calore che lo pervase mentre la deponeva su un gradino di pietra. «Riposati. Riprendi fiato» le disse. «Non sono stanca. E anche se lo fossi, dubito che riuscirei a dormire» disse. «Non circondata da un branco di animali selvaggi. E di certo non con questo freddo terribile.» 25


Una contessa da sedurre ELLA QUINN LONDRA,

1815 - Ora che le sue amiche si sono sposate, è tempo che anche Miss Elizabeth Turley trovi un marito... e un gentiluomo in particolare suscita il suo interesse. Il Conte di Harrington è alto, bello e affascinante. E troppo sicuro di sé. Infatti, ha bisogno di sposarsi in fretta o perderà la posizione che lo aspetta a Bruxelles. Ma lei non ha nessuna intenzione di essere trattata come una specie di lasciapassare e conosce le regole del corteggiamento abbastanza bene da tenerlo sulla corda. Così il conte si trova ad affrontare la sfida più grande: conquistare la seducente moglie o rischiare di perdere...

Sensuale vendetta SARAH RODI BRITANNIA,

821 - Brand Ivarsson di Kald, detto il Barbaro, ha vissuto buona parte della sua valorosa vita da vichingo in attesa del momento in cui, per mezzo della Principessa Anne di Termarth, potrà compiere la vendetta che brama per la sua famiglia spezzata. Per questo ora si trova nell'ombra, sui bastioni del castello di Termarth, e per questo rapisce Anne alla vigilia delle sue nozze con il sanguinario Lord Crowe. Ma di fronte alla splendida principessa, così estranea al suo mondo, Brand resta ammaliato. Anne è sua prigioniera... o è lei a tenere in catene il suo cuore sfregiato?


Guida scandalosa per signorine EVA LEIGH LONDRA, 1818 - Dopo l'ennesimo scandalo, Kieran Ransome riceve dal padre un ultimatum: o troverà una moglie rispettabile o non erediterà nulla. Essendo una delle più amabili canaglie di Londra, però, lui non conosce nessuna donna adatta allo scopo. O forse sì?

Lady Scarlet VIVIANA GIORGI INGHILTERRA, 1821 - Dopo la morte del marito, Madeline Benton incontra Lord Sebastian Cumberlane, il suo primo amore, ma non vuole perdere la liberà. Sebastian, da parte sua, con un sapiente corteggiamento e la sottile arte della seduzione, spera di condurla finalmente all'altare!

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