Sfashion

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Laura Ritter

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Sfashion © 2015 Laura Ritter Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2015 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione digitale eLit Romance dicembre 2015 Seconda edizione eLit Harmony gennaio 2018 Questo volume è stato stampato nel dicembre 2017 da CPI, Barcelona ELIT HARMONY ISSN 2532 - 8204 Periodico mensile n. 004 del 19/01/2018 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 244 del 26/07/2017 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


1 Londra, autunno Tensione. Sarah Voss la sentì dentro di sé come qualcosa che le irrigidiva i muscoli e le provocava un nodo allo stomaco. Erano due ore che vagava per quella zona di Londra e non era riuscita a scattare neppure una foto significativa. Quella mattina sembrava che tutti gli esseri umani in circolazione avessero deciso di vestirsi in modo anonimo, senza alcuna fantasia. Una scelta dettata forse dal cielo grigio di novembre e dalla nebbia che velava case e strade. Unica nota di colore, le firme colorate dei writers sui muri e alcuni graffiti. A poca distanza dalla stazione della metropolitana Sarah avvistò finalmente un paio di persone che attirarono la sua attenzione: una ragazza in giacca e pantaloni neri con una borsa di plastica trasparente giallo fluorescente e la sua amica in cappotto rosa confetto, cuffia di lana a righe rosse e mocassini leopardati. «Posso fotografarvi?» chiese, avvicinandosi. Le due si voltarono, sorprese. Osservarono prima lei e poi la fotocamera pronta a immortalarle. «Per caso tu sei...» azzardò la bionda in mocassini, con una certa emozione. 5


«Sarah Voss di Sfashion.» Annuì. «Siete maggiorenni, vero? Ho bisogno del vostro consenso» aggiunse brevemente. «Adoro Sfashion! È la mia rivista di moda preferita! E il tuo blog è fantastico!» «Ohhhhh! Sarah Voss!» esclamò eccitata la ragazza in nero. «Io non so cosa... Insomma, stamattina mi sono vestita come uno spaventapasseri e...» «Siete perfette» le rassicurò Sarah. «Taglia giusta, look originale» aggiunse, accennando al mix di abiti che indossavano e al fatto che non erano particolarmente magre. «Se lo dici tu» mormorò la bionda, contemplandola come una divinità infallibile. «Prendi la tua amica sottobraccio, guardate verso l'obiettivo, sorridete o ridete» le istruì rapidamente. «Pubblicherai la nostra foto su Sfashion?» domandò la ragazza in nero in tono speranzoso, dopo che Sarah ebbe scattato una serie di foto in rapida successione, da varie angolazioni. «Certamente. È per questo che vi ho immortalate» rispose. Dopo una serie di gridolini eccitati, le ragazze la osservarono con intensità, come se non credessero ai propri occhi. «Sei bellissima» le disse la bionda in tono ammirato.«Grazie.» Sarah abbozzò un sorriso. Si era rassegnata all'effetto folgorante che il suo aspetto fisico aveva sempre sulle persone, ma cercava di instaurare in fretta rapporti che andassero oltre l'apparenza. «Anch'io questa mattina mi sono vestita a caso» aggiunse, rivolta alla ragazza in nero, in tono amichevole. «Davvero? Dove hai comprato quel parka?» s'informò la bionda, osservando i dettagli molto originali del cappotto che Sarah indossava. 6


«Qui a Londra, in un negozio che ricicla abbigliamento usato.» «Stai scherzando...» «Niente affatto. Chi lavora per Sfashion cerca di mettere in pratica quello che predica.» La rivista di moda per cui Sarah lavorava come fotografa seguiva una linea editoriale alternativa rispetto ad altre. Il suo compito era quello di procurarsi materiale fotografico e curare una rubrica di street fashion. Niente modelle ossute, firme famose, accessori di lusso. Sfashion intendeva fornire alle donne uno stimolo a vestirsi in modo originale e creativo, senza sprechi di denaro e senza imporre modelli assurdi riguardo alla taglia. La sede era a Londra, ma in poco tempo la rivista aveva avuto un notevole successo, grazie alla pubblicazione online, oltre che su carta stampata. In particolare, il blog Street&Fashion contava migliaia di accessi giornalieri da parte di fan di ogni parte del mondo: sotto ogni foto comparivano decine di commenti con consensi, dubbi, sfoghi, richieste di consigli. In altre parole, moda accessibile per persone comuni con problemi comuni, quella era la chiave del successo di Sfashion. Le due ragazze le chiesero l'indirizzo del negozio di abiti usati, le dissero che non vedevano l'ora che la loro foto comparisse su Sfashion e che le loro amiche sarebbero tutte morte d'invidia. Dopodiché la abbracciarono come se fosse stata una pop star, e si fecero inghiottire dalla metropolitana. Poco dopo Sarah individuò un altro paio di soggetti adatti a comparire sul blog: una studentessa universitaria con un impermeabile a fiori e una donna con cane al guinzaglio in pantaloni mimetici, maglione color prugna e anfibi di camoscio. 7


Aveva appena finito di ritrarre quest'ultima quando il suo cellulare cominciò a squillare. Lo estrasse da una tasca del parka e sul display lesse il nome del suo capo. «Sarah? Dove sei?» le chiese Patty Bono, ignorando i convenevoli. «Sono a Londra da ieri, perché?» «Grazie al cielo» rispose Patty con un sospiro di sollievo. «Ho bisogno di parlarti urgentemente. Puoi raggiungermi in ufficio?» Sarah diede un'occhiata all'orologio e poi al traffico congestionato nella via in cui si trovava. Erano le nove passate ma a quanto pareva il delirio dell'ora di punta non era ancora finito. «Okay, dammi il tempo di arrivare.» Mezz'ora più tardi entrò nella sede di Sfashion, situata in una specie di castello di vetro e acciaio nella City, e raggiunse l'ufficio del direttore editoriale. «Mi serve una celebrità» esordì Patty senza preamboli, mentre lei si toglieva il cappotto. Patty Bono, grazie ai corti capelli castani che le incorniciavano il viso, dimostrava meno dei suoi quarant'anni. «Credevo che non sopportassi attrici e modelle famose» replicò Sarah sedendosi davanti alla scrivania ingombra di scartoffie di ogni genere. Abbozzò un sorriso, notando un buffo gatto arancione di peluche, posato su un faldone, probabilmente un non-ti-scordar-di-me che Rosie, la figlia minore di Patty, aveva donato alla madre. Lei aveva fatto la stessa cosa da bambina, quando sua madre era partita per i viaggi di lavoro. Viaggi dai quali tornava sempre più stanca e sempre più magra. Distolse velocemente lo sguardo dall'oggetto che le aveva provocato quei tristi ricordi. 8


«Non voglio un'attrice e nemmeno una modella. Voglio un uomo» replicò il suo capo con decisione. «Pensavo che fossi già felicemente sposata» obiettò Sarah. «Non per me, ma per la trasmissione» puntualizzò Patty, che non sembrava affatto in vena di scherzare. «La trasmissione televisiva di cui mi parlavi alcuni giorni fa?» «Non hai letto l'email che ti ho mandato ieri?» «Sì, ma onestamente non ho capito che cosa c'entrava il sindaco con il presidente di una squadra di calcio.» «Quest'anno Sfashion e altre riviste del nostro gruppo editoriale hanno deciso di organizzare una raccolta di fondi per Natale, tramite una gara televisiva di cucina. Sia il sindaco che i presidenti di tutti i maggiori football club di Londra hanno rifiutato di partecipare perché hanno già altri impegni per quella data» le spiegò Patty con espressione accigliata. «Cuochi... per caso rischia di trasformarsi in un flop se non riusciamo ad agganciare qualche personaggio famoso.» «Se non sbaglio, qualche giorno fa mi hai detto che Solowieski ha accettato di partecipare.» «Per l'amor del cielo, Sarah! È un pianista! Non ho nulla contro un virtuoso del piano come lui, ma non è certo il tipo in grado di catturare l'attenzione di chi che accende la tivù dopo cena. Dobbiamo trovare qualcuno che richiami l'attenzione di giovani e adolescenti. Un eroe, un idolo delle folle.» «Hai già qualcuno in mente?» «Certamente.» «Meglio così.» Sarah diede un'occhiata all'orologio. «Posso sapere cosa c'entro io in questa faccenda? È per dirmi che Solowieski non fa audien9


ce che mi hai ordinato di venire qui il più presto possibile?» «Chiesto, non ordinato» puntualizzò Patty. «E se l'ho fatto, è perché tu sei la mia ultima speranza.» «Che vuoi dire?» domandò Sarah, cauta. «Non vorrai per caso che telefoni a mio padre» aggiunse, allarmata. Patty scosse il capo. «Tuo padre è stato un grande campione, ma è una vecchia gloria del passato. Ai fornelli di Cuochi... per caso voglio un calciatore in attività.» Sarah sospirò. «E chi sarebbe questo salvatore della patria?» «Max D'Angelo» rispose Patty. «Sono sicura che tu non avrai problemi a convincerlo a partecipare alla trasmissione.» «Cosa? Toglitelo dalla testa!» insorse Sarah. «Non ti ho ancora detto quello che vorrei tu facessi» ribatté Patty con una risatina. «Lasciami indovinare... Sono la figlia di un ex calciatore famoso e vuoi che sfrutti le mie conoscenze nell'ambiente del calcio per contattare Max D'Angelo e convincerlo a partecipare a Cuochi... per caso.» «Di più.» «Di più? Cosa diamine...» «Stai tranquilla» la rassicurò Patty ridendo. «Voglio solo che tu convinca Max a cucinare e a mettere all'asta la maglia e le scarpe da football e il grembiule che indosserà per la serata. Il ricavato servirà a finanziare un ospedale pediatrico della S.O.S Children in Costa d'Avorio. Riesci a immaginare quanti soldi un fan potrebbe sborsare pur di aggiudicarsi la maglia di Max D'Angelo con il numero dieci e le sue scarpe da football?» «Dovrà cucinare in maglietta e tacchetti?» ribatté Sarah con una punta di divertimento. 10


«Basterà la maglia. Le scarpe potrà tenerle appese bene in vista nella sua postazione, mentre cucina.» «Fantastico» commentò Sarah senza alcun entusiasmo. «E chi ti dice che D'Angelo accetterà di mettersi in maglietta per la S.O.S Children Foundation? Che sappia cucinare o che sia disposto a farlo per una sera?» Patty la guardò dritto negli occhi. «Sarah, Sfashion è una rivista in forte ascesa e la trasmissione servirà a farci pubblicità oltre che, si spera, ad attirare nuovi investitori. Quest'anno il nostro bilancio è stato positivo, ma i costi di gestione sono lievitati. Tralasciando la donazione per la fondazione, se non riusciamo a raccogliere una cifra significativa durante la maratona di cucina, c'è il rischio che questo trend positivo possa subire una battuta d'arresto. Senza contare che nessuna emittente è disposta a trasmettere un programma che, prima ancora di andare in onda, si preannuncia fallimentare in termini di indici di ascolto.» Quel discorso non faceva una piega. Ciò nonostante Sarah trovava assurdo che Patty la considerasse l'ago di quella delicata questione. «Io non sono un pezzo grosso della macchina editoriale» obiettò. «Sono solo una fotografa professionista che cura una rubrica di moda di strada.» «Può darsi. Ma hai i contatti giusti che mi servono in questo preciso momento» replicò Patty. Sarah Voss aveva molto di più di quello, aggiunse fra sé. Aveva un vero e proprio talento come fotografa, idee originali, molta personalità e un fascino naturale che aveva ereditato dalla madre. «Puoi spedire Otero Sanchez da Max D'angelo» ribatté Sarah, con l'impressione, ormai, di stare giocando in difesa più che in attacco. 11


«Preferisco che ci vada tu» ribadì Patty. «Otero si occupa di beauty, fitness e...» «Appunto, bellezza e sport» la interruppe Sarah. «Già, ma non ha i contatti giusti» ribadì il suo capo. «Perché proprio Max D'angelo? Ci sono decine di sportivi, podisti, olimpionici che di sicuro farebbero impennare gli indici di ascolto.» «Nessuno come lui» disse Patty scuotendo il capo. «Max è l'asso del North London Athletic. È stato eletto Mister Calcio, ha vinto recentemente un Pallone d'Oro ed è merito suo se l'anno scorso la squadra ha stravinto il campionato.» «Non sapevo che fossi appassionata di calcio» osservò Sarah con ironia. «Come direttore di una rivista, fa parte dei miei compiti tenermi informata su molti argomenti. D'Angelo ha appena rinnovato un contratto milionario con la società per cui gioca e possiede tutto quello che fa sognare la gente comune... Talento, successo, prestanza fisica. È l'idolo di allenatori, dirigenti, nonché di una massa enorme di tifosi. La stampa lo adora. Le donne lo idolatrano. I fan farebbero pazzie per lui. E anch'io farei qualsiasi cosa pur di averlo a Cuochi per caso.» «Lo dici come se Max D'Angelo fosse una specie di superuomo.» «In effetti lo è.» «Forse» mormorò Sarah. Sapeva per esperienza, visto che era figlia di una leggenda del calcio, quanto potessero essere deludenti nella vita privata gli idoli dello sport. Suo padre, Walter Voss, era stato uno dei migliori portieri del mondo. «È solo un calciatore, non un eroe» aggiunse freddamente. «Dillo a mio figlio che ha dodici anni. Ha la camera tappezzata di poster di Max D'angelo e l'e12


state scorsa ha fatto fuoco e fiamme per partecipare a una scuola di calcio estiva del North London Athletic. Come regalo di compleanno i miei genitori gli hanno regalato l'abbonamento allo stadio.» «Perché non provi a contattarlo tu?» «Ci ha provato Alice almeno una decina di volte» la informò Patty, nominando la segretaria. «Ma non riesce ad andare oltre l'agente. O meglio, la segretaria dell'agente» precisò. «Anch'io ho fatto un buco nell'acqua» annunciò in tono sconsolato un uomo molto distinto, entrando in quel momento nell'ufficio. «Sarah, Sir Henry Sanderstone, della S.O.S Children Foundation. Henry, Sarah Voss» li presentò rapidamente Patty. «Piacere di conoscerti, Sarah» disse Henry. «Patty mi ha detto che sei la persona di cui abbiamo bisogno per patrocinare la nostra causa» proseguì Henry. «Quando ero un ragazzo, tuo padre era il mio idolo» le rivelò sorridendo. Sarah sospirò, con l'impressione che migliaia di bambini africani la stessero guardando speranzosi, come se il loro destino dipendesse da lei. Un attimo dopo un altro volto si sovrappose a quelli. Un viso che non era fantasia ma realtà. Miki. Se si fosse trattato di aiutare lui, non sarebbe stata disposta a fare qualsiasi cosa? «È venuto il momento di usare l'artiglieria pesante» convenne Patty. «Vorrei potervi aiutare» intervenne Sarah. «Ma non credo di essere...» «Sono sicuro che riuscirai a convincere Max D'Angelo a sostenere la nostra causa» la interruppe Henry. «La fondazione conta su di te» aggiunse speranzoso. 13


«Allora, Sarah?» la incitò Patty. «Che cosa vuoi fare?» Sarah sospirò, pensando di nuovo a Miki, e poi ai bambini che erano meno fortunati di lui. «Del mio meglio, come al solito» rispose, rassegnata. «Si può sapere perché hai quella faccia?» «Prova a indovinare» rispose Sarah, lanciando un'occhiata distratta a Otero Sanchez. L'amica, di origine sudamericana, era ferma sulla soglia del suo ufficio. Un attimo dopo Sarah distolse lo sguardo dal computer in cui stava scaricando le foto scattate durante l'ultima settimana, passata fra Londra e Milano, per osservarla meglio. Quella mattina Otero indossava una maxi tunica in similpelle con l'orlo a frange, una collana in stile etnico ornata di piume rosa, leggings e stivali borchiati. «Hai svaligiato l'armadio di Pocahontas?» le chiese con una punta di divertimento. «Ti piace?» ribatté Otero speranzosa. «Non appena usciamo di qui ti scatto una foto.» «Grazie, tesoro, ma non hai risposto alla mia domanda.» «Ti assicuro che ho usato tutte le sere il latte detergente e il tonico che mi hai consigliato e...» «Non mi riferivo allo scandaloso modo in cui trascuri la tua pelle, ma alla tua espressione» precisò Otero. Al contrario di lei, la sua amica era sempre molto curata. Estetista e cosmetologa, Otero aveva una collezione di diplomi appesi alla parete del suo ufficio, che le era valso il posto alla redazione di Sfashion, e molto buon cuore. «Non mi va di parlarne» rispose Sarah. «Sciocchezze. Infilati la giacca e usciamo di 14


qui. Mi racconterai tutto mentre facciamo uno spuntino. Pasti regolari e bilanciati sono fondamentali per una buona forma fisica e per la bellezza della pelle.» «Sei diventata anche dietologa?» sorrise Sarah. «No, voglio solo godermi la pausa pranzo.» Quando furono all'aperto, Sarah inspirò a fondo l'aria fresca d'autunno. Viaggiava spesso per lavoro, ma aveva un debole per la città in cui era nata e cresciuta, e di cui conosceva tutti i profumi, gli odori, i colori, i suoni. I tetti dei palazzi erano velati di nebbia, l'aria era umida e fra le vie e i bar della City aleggiava un miscuglio indefinibile di aromi che indicavano l'ora del pranzo. Cinque minuti dopo le due amiche erano sedute da Green Line, il self service vegetariano a un isolato di distanza dalla sede di Sfashion. Sarah abbozzò un sorriso. Adorava i locali come quelli. Senza pretese, un po' rumorosi, dove si andava vestiti in modo casual, si poteva ridere e chiacchierare davanti a un piatto di insalata mista. A differenza di Otero, lei prese anche pane casereccio e doppia porzione di sformato di pere, caffè con panna e zucchero. «Sei odiosa... Fai orge di calorie e non ingrassi di un grammo» sibilò Otero, che si era limitata a insalata e macedonia di frutta. «Lo so. Ho un metabolismo da formula uno e, oltre a fare jogging al mattino, cammino quasi tutto il giorno.» Inoltre ho dei brutti ricordi che mi fanno da stimolo, aggiunse fra sé. «Io invece devo mantenere la disciplina per restare in peso forma.» «Forse dovresti fare più sport.» «Lavoro otto, dieci ore al giorno e alla sera sono stanca morta» si difese Otero. 15


«Non è stanchezza, è stress. Se non te la senti di frequentare una palestra, puoi sempre camminare, nuotare nel fine settimana, fare jogging prima di andare in ufficio.» «A proposito di jogging... C'è sempre quel tale che ti segue dovunque tu vada?» le domandò l'amica, accigliandosi. «Negli ultimi tempi è diventato più... prudente. Voglio dire, se mi segue ancora, ci riesce senza farsi notare.» «Chi può essere? Un pazzo, un maniaco?» le domandò, preoccupata. «Non lo so. A parte seguirmi, non mi ha mai infastidita.» «Che tipo è?» Sarah alzò le spalle. «Vestito in modo anonimo, non molto alto, robusto, capelli castani. Da quando ho segnalato il problema alla polizia, non l'ho più visto.» «Meglio così» disse Otero, rassicurata solo in parte. Sarah era una donna che non passava inosservata e, a causa del suo lavoro, trascorreva buona parte delle giornate vagando per le città di mezza Europa, anche in zone non del tutto raccomandabili. «Se allora non è il maniaco che ti preoccupa, dimmi perché avevi quella faccia quando sono entrata in ufficio.» «Patty mi ha incaricata di contattare Max D'Angelo e convincerlo a partecipare a Cuochi... per caso, a cucinare e mettere all'asta maglia e scarpe da football.» «E che c'è di deprimente? Ho visto delle foto, Max è uno schianto. Vorrei che Patty lo avesse chiesto a me.» «È quello che le ho consigliato di fare.» «Stai scherzando...» «Niente affatto. A un certo punto, mentre di16


scutevamo, è arrivato a darle man forte anche un tale della S.O.S. Children Foundation.» «Sanderstone?» Sarah annuì. «Ho pensato ai bambini africani, a Miki e...» «Ti sei arresa» concluse Otero con un sorriso. «Proprio così.» «Come sta tuo nipote?» s'informò. «L'ho sentito ieri per telefono e gli ho promesso che andremo al luna park durante il fine settimana.» Come al solito, pensare a Miki le provocò una stretta al cuore: aveva solo cinque anni ed era già orfano di entrambi i genitori... Quanto tempo ci sarebbe voluto prima che il giudice decidesse se affidarlo definitivamente a lei o ai nonni? Si era offerta di adottare il nipote, quando si era resa conto che il bambino non era felice con i Ferron, i quali erano brave persone, ma avanti con l'età e di principi un po' troppo rigidi. Inoltre non avevano mai approvato l'unione fra Chantal, la loro unica figlia, e Michael, il suo fratello maggiore. E Walter Voss aveva dei problemi di salute che gli impedivano di occuparsi con regolarità del nipote. Quella era un'altra questione che aveva approfondito i contrasti tra lei e suo padre... Ma non era il momento di pensarci, si disse, cercando di scacciare quei ricordi dalla mente. Poiché il suo avvocato stava facendo tutti i passi necessari perché lei ottenesse l'affidamento permanente di Miki, lei non poteva che augurarsi che, alla fine, sarebbe riuscita a vincere la causa.

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Questo mese Una segretaria per milord

di Federica Soprani e Vittoria Corella

Londra, 1912. Al grido di: Il voto alle donne, Emy White si è incatenata davanti ai cancelli del Parlamento. Non è la prima volta che ha la sfacciataggine di portare avanti in maniera tanto spudorata le richieste del Circolo del Voto di cui fa parte, ma è la prima volta che qualcuno osa metterle le mani addosso. E non si tratta di un poliziotto... Il terribile affronto le arriva dal Conte di Reavley, deciso a por fine alla sua pantomima...

Sfashion

di Laura Ritter

Sarah Voss, fotografa di moda per la rivista Sfashion, non può sottrarsi alla richiesta del suo capo. Così scaccia il malumore, e con un bel sorriso stampato in volto entra nel centro sportivo dove si allena l'idolo calcistico del momento, Max D'Angelo, pronta a convincerlo a partecipare a un importante galà di beneficenza. Solo che Sarah odia il calcio, detesta i calciatori e, quando lui la scambia per una fan in cerca di autografo, non riesce a trattenersi e gli dà del pallone gonfiato...


Il prossimo appuntamento Non perdete i due romanzi che vi aspettano in edicola a partire dal 21 marzo. Miss Disaster di Ellie Clivens vi racconterĂ l'esplosivo incontro tra un duca arrogante e tenebroso, Justin Clayburn, e la famigerata CharleneMarie Duncaster, il terrore del ton londinese. Tra oscuri segreti, armi sbandierate come ventagli ed esilaranti equivoci, i due si ritroveranno a combattere contro il piĂš insidioso dei nemici: l'amore. La voce del silenzio di Stefania Serio vi accompagnerĂ sotto il gelso rosso di una masseria pugliese dove Lorena, alle prese con il blocco dello scrittore, e con un editore impaziente, cerca l'ispirazione tra le memorie di zia Clelia, che custodiscono i segreti di famiglia. Buona lettura


Biografia Laura Ritter è nata e cresciuta a Milano. Sposata e madre di famiglia, ex insegnante di inglese, lavora come traduttrice letteraria. Ăˆ stato proprio traducendo romanzi che ha deciso di scrivere a sua volta storie romantiche e travolgenti. Le piace leggere, sperimentare nuove ricette, cantare e suonare il djembe, tenersi in forma con aerobica e pilates. Soprattutto aggiornare "Fashion Love", il suo blog di moda e relativa pagina facebook, creati per suggerire abiti e accessori a tutte le donne che desiderano essere chic senza azzerare la carta di credito. http://fashionlovemodest.blogspot.com


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