Solo per questa volta

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BENVENUTI AL SEDUCTION: OTTIMO CIBO, GRANDE MUSICA E… COLPI DI FULMINE ASSICURATI. “Kristen Proby arriva dritto al cuore. La adoro!” Sylvia Day, autrice al vertice della classifica del New York Times

Seduction sta diventando il ristorante più frequentato di tutta Portland e Addison Wade è fiera di potersi prendere la sua parte di merito. Insieme alle sue quattro socie ha tutto l’interesse a far sì che il locale sia un successo ed è convinta che il modo migliore per attirare nuovi clienti sia offrire loro musica dal vivo. Il nome su cui puntare potrebbe essere Jake Keller. Una ex rockstar carismatica e imprevedibile e… per la quale ha un debole. Per Addie è il momento di chiudere gli occhi e ascoltare il proprio cuore...

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IL PRIMO INCANDESCENTE APPUNTAMENTO CON LA SLOW BURN SERIES, IL RITORNO DI MAYA BANKS, AUTRICE DELLA FORTUNATISSIMA BREATHLESS TRILOGY.

“Un romanzo forte, diretto come un pugno nello stomaco. Lascerà i lettori con un solo desiderio: leggere il seguito.” Publishers Weekly

Il rampollo di una potente dinastia, una bambina rapita, una donna - una sensitiva – sulle tracce della piccola scomparsa. Ma quando sarà lei a trovarsi in pericolo, il giovane e affascinante Caleb sarà disposto a tutto per salvarla, a costo di rischiare la vita… e il suo cuore.

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Gena Showalter

Solo per questa volta


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Hotter You Burn HQN Books © 2015 Gena Showalter Traduzione di Leonora Sioli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance ottobre 2016 Questo volume è stato stampato nel settembre 2016 da CPI, Moravia HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 174 del 28/10/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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Mentre le calde luci del tramonto cominciavano ad attenuarsi, Harlow Glass era sul portico di una casa che aveva cent'anni e più carattere della maggior parte delle persone che conosceva. Le crepe della facciata erano sparite e le vecchie assi di legno logore erano state sostituite da un nuovo rivestimento a pannelli e una mano di pittura. Le guarnizioni marce della finestra a bovindo erano state eliminate, quindi non c'erano più le macchie di umidità tra un vetro e l'altro, e l'edera rampicante, che arrivava un tempo fino al tetto, era stata tagliata. Guardò il vialetto di entrata. Niente auto. Ascoltò con attenzione, avvicinandosi alla porta. Nessun rumore sospetto. Via libera! Sorrise soddisfatta. Dopo mesi di sfortuna, quella era la sua giornata fortunata. E c'era da augurarsi che fosse solo la prima di tante. Eccitata, inserì le chiavi nella serratura e quando aprì la porta venne avvolta da un delizioso profumo di pane appena sfornato e vaniglia, che le fece borbottare lo stomaco. «Ehilà?» Nessuno rispose. Chiuse dunque la porta dietro di sé ed entrò in salotto, inspirando a fondo. Sono tornata. La casa in cui era cresciuta le diede il benvenuto mentre uno dei pochi ricordi piacevoli della sua infanzia le tornò alla mente: sua madre, Martha Glass, che spostava il divano in un angolo, mentre 5


lei era a cavalcioni sul bracciolo fingendo di domare uno stallone selvaggio. Dato che suo padre non era lì a rivolgerle uno dei suoi soliti insulti, grazie al cielo! – sei patetica, sei stupida, sei una delusione – l'atmosfera era rilassata, allegra. La dolcezza di quell'immagine, però, venne subito spazzata via dalla triste realtà: quella casa non era più sua. Ora apparteneva a qualcun altro e questo significava che, tecnicamente, aveva appena commesso un reato entrandovi di soppiatto. Solo tecnicamente, però. Lei voleva semplicemente... be', dopo tutti i lavori di ristrutturazione che erano stati fatti, aveva sentito la necessità di dare un'occhiata. E se per caso, uscendo, le fosse venuta voglia di portare con sé qualcosa di buono da mangiare, in fondo avrebbe fatto un favore ai nuovi proprietari, evitando che ingrassassero troppo! «Prego, ragazzi.» I nuovi proprietari, per l'appunto, erano tre scapoli d'oro, arrivati a Strawberry Valley, Oklahoma, da poco. Lei li aveva osservati a distanza per settimane. C'era Lincoln West, che aveva soprannominato L'Intelligente. Beck Ockley, invece, era Il Bello, mentre Jase Hollister Il Selvaggio. Non aveva mai parlato con loro e, in tutta onestà, non aveva alcuna desiderio di farlo. Nel suo cuore, infatti, quella casa era ancora sua e quei tre erano soltanto degli intrusi! Lei era nata lì e avrebbe voluto morire lì. Certo, possibilmente non quel giorno. Era la prima volta che vi rimetteva piede da quando la banca l'aveva cacciata, sette mesi prima. Guardandosi attorno lentamente, osservò con grande attenzione ciò che ormai era l'unico amore della sua vita. C'erano troppi cambiamenti, rifletté. Il pavimento di legno, rigato e consumato, era stato completamente rinnovato. Non c'erano più graffi, né imperfezioni. Per quale ragione era stato cancellato tutto? Del resto le imperfezioni erano proprio ciò che rendevano unica e viva una casa. E anche una persona. La carta da parati era stata tolta e ora le pareti, perfetta6


mente rasate, erano color crema. La modanatura e la perlinatura, consumate dal tempo, erano state riportate al loro antico splendore. C'era inoltre qualche tocco femminile – cuscini colorati, ciotole di pot-pourri profumato e centrini di pizzo – che rendeva quell'ambiente prettamente maschile un po' più accogliente. Era un peccato, tuttavia, che non ci fossero più le fotografie incorniciate che sua madre aveva appeso alle pareti, i servizi e le bambole di porcellana, e le lampade dai vistosi paralumi appoggiate su delicati tavolini a console. Preparandosi a ricevere un'altra delusione, Harlow si diresse verso le camere da letto. La prima, quella che era stata la stanza degli ospiti, era diventata una vera e propria tana maschile. Un lato era occupato da un letto matrimoniale coperto da lenzuola scure, l'altro da un enorme schermo, con una console e un lettore DVD. Come diavolo era possibile rilassarsi in un ambiente simile? L'altra camera, la sua, le fece ribollire il sangue nelle vene. Il paradiso da principessa che sua madre aveva creato per lei quando era una bambina, e che lei non aveva mai avuto il coraggio di modificare crescendo, si era trasformato in una specie di sala giochi. C'erano varie console per videogiochi, con altrettanti telecomandi sparsi sul pavimento. Davanti al letto, che ora era disfatto, c'era un gigantesco schermo, che dal pavimento arrivava al soffitto. La parete su cui lei aveva dipinto una foresta incantata, adesso era tutta beige. Beige! Certo, era stata proprio lei a rovinare il suo capolavoro. Ricordava perfettamente, però, quanto lo aveva amato, con quanta passione lo aveva creato, liberando completamente la fantasia, facendo mille schizzi e poi mischiando i vari colori per trovare la tonalità perfetta. In effetti, durante un attacco d'ira, lo aveva imbrattato, buttando sulle immagini della pittura. Quel pasticcio le pareva comunque più significativo di un monotono beige! Per evitare di cedere alla tentazione di cercare una biro e disegnare qualcosa su quella parete vuota – qualcosa 7


come due mani con il dito medio alzato – uscì e chiuse la porta dietro di sé. La stanza matrimoniale, infine, pareva il bunker di un nerd. Qualsiasi traccia dei suoi genitori, ovviamente, era stata cancellata e c'erano computer e pezzi di computer sulla scrivania, sul letto e persino sul pavimento. Era tremendo! Andò infine in cucina. Anche qui la carta da parati era stata rimossa. Ma, in questo caso, poteva capirlo, visto che i disegni si erano tutti sbiaditi. Il bancone rosso era stato sostituito da un top di marmo lucido, gli armadietti invece erano quelli originali, solo che erano stati dipinti di nero. Non male. Un momento. Sui fornelli era appoggiata una torta ai mirtilli. Senza lavoro, senza un soldo, senza una casa, Harlow non mangiava un pasto decente da chissà quanto tempo. E una torta poi? Almeno da quando sua madre era scomparsa. Come se fosse in trance, si avvicinò alla crostata e passò un dito, un po' esitante, sul bordo della teglia, per raccogliere una goccia di marmellata calda. Un assaggio... solo un assaggio. Nel momento in cui il sapore delizioso le scivolò sulla lingua, tuttavia, abbandonò il suo piano iniziale: vale a dire prepararsi un sandwich con gli ingredienti che avrebbe trovato nella dispensa e di cui i tre scapoli non avrebbero certamente avvertito la mancanza. Si mise invece a rovistare nei cassetti a caccia di un coltello e una paletta per tagliare una fetta di quella delizia, e scoprendo che nulla era più al proprio posto sentì montare la rabbia. D'un tratto, però, udendo scricchiolare la ghiaia in giardino si bloccò. Corse quindi in salotto e saltò sul divano per sbirciare dalla finestra, e vide Beck Ockley, Il Bello, aiutare una signorina a scendere dalla propria auto. Beck... Chissà perché aveva la sensazione che dietro il suo aspetto impeccabile si nascondesse in realtà una persona tormentata. Alto, fisico atletico, aveva una particolare 8


sfumatura di capelli che andava dal castano al biondo, mentre i suoi occhi, che avevano quell'espressione tipica di chi si è appena alzato dal letto, erano color del miele, incorniciati da lunghe ciglia castane. Insomma, era il tipico uomo a cui bastava un semplice sorriso per far cadere ai propri piedi un centinaio di donne. Harlow sentì il cuore accelerare. Tornò dunque in cucina e prese la torta. Meglio far sparire la prova del fatto che si era intrufolata in quella casa, no? E subito! Corse quindi verso l'uscita secondaria, solo che dalla porta a vetri scorse Jase e la sua fidanzata, Brook Lynn, accoccolati sul dondolo. Come era possibile che non si fosse accorta della loro presenza quando aveva controllato il perimetro della casa? Sentì la porta principale cigolare sui cardini. Maledizione! Era in trappola. Beck e la sua ultima conquista stavano per entrare. Si infilò nella prima camera che incontrò, sperando di poter scappare dalla finestra, ma il sistema di chiusura era nuovo e piuttosto complicato, quindi non riuscì ad aprirla. Immaginando che anche le finestre delle altre stanze fossero sigillate in quel modo, attraversò il corridoio, dirigendosi verso il salotto. Se si fosse nascosta dietro la porta, Beck non l'avrebbe vista quando avrebbe aperto e così lei, una volta che si fosse chiuso nella propria stanza, sarebbe sgattaiolata via senza che... «Ora che mi hai portata qui» gli disse l'accompagnatrice con voce suadente, «che cosa ne farai di me?» Troppo tardi. Harlow si bloccò in corridoio. Dato che la ragazza entrò camminando all'indietro e guardando Beck, non si accorse di Harlow. Se si fosse voltata verso sinistra, però, l'avrebbe vista. Non voltarti, non voltarti, ti prego. «Ti farò tutto ciò che vorrò» le rispose Beck con quella voce sensuale che procurò un brivido anche a Harlow. «Devo avere paura?» «Tawny, ti assicuro che adorerai ogni secondo che passeremo insieme. Credimi.» «Oh, ti credo. Ma dopo che cosa accadrà?» 9


Lui si irrigidì. «Dopo sarai talmente sfinita che non avrai la forza di reggerti in piedi.» «In realtà, vorrei sapere che cosa accadrà tra noi due. Conosco bene la tua reputazione. Domani mattina mi vorrai ancora?» «Mi sembrava di essere stato chiaro. Mi interessano solo le avventure di una notte e non faccio eccezioni.» «Ma perché?» gli domandò la ragazza in tono lagnoso. «Io sarei una... ottima eccezione.» Lui abbozzò un sorriso tirato. «Una donna come te merita di avere accanto un uomo meno complicato di me.» «Mi piacciono gli uomini complicati.» «Non ha importanza. Adesso ciò che conta è se mi vuoi oppure no.» La ragazza chiuse gli occhi. «Sì, ti voglio. Ti prego, non fermarti.» E così Beck era riuscito a sviare la conversazione, senza rispondere alla domanda. Harlow conosceva bene quella tattica, visto che l'aveva usata innumerevoli volte a scuola. Quando gli insegnanti o i consulenti le rivolgevano sempre la solita domanda: Perché offendi i tuoi compagni? Lei rispondeva con semplicità: Non li ho offesi. In realtà credo di aiutarli, facendo notare loro alcuni difetti che dovrebbero correggere. Nessuno però sapeva che, in realtà, gli insulti che lei rivolgeva ai suoi compagni di scuola non erano nulla rispetto alle cattiverie che si sentiva ripetere di continuo da suo padre. L'unica cosa che sei brava a fare, ragazzina, è rovinarmi le giornate! Ancora adesso le veniva la pelle d'oca ripensandoci. Un giorno era scattato qualcosa di strano in lei e aveva offeso una sua amica, tanto da farla piangere. Ecco, in quel preciso momento aveva scoperto che le sue parole avevano il potere di ferire le persone, e quella consapevolezza l'aveva fatta sentire forte. Era il suo meccanismo di difesa. Ferire gli altri la aiutava a stare meglio, anche se soltanto per pochi istanti, per10


ché poi subentrava la tristezza e il senso di colpa, e quindi doveva trovare una nuova vittima su cui accanirsi. Era un crudele circolo vizioso. Solo con il passare degli anni aveva compreso che non serviva a nulla fare del male alle persone e che si poteva trarre molta più soddisfazione, invece, aiutando gli altri. «Beck, io ti voglio questa notte... e anche domani.» «Questa notte» affermò lui con decisione. «Fidati, è meglio così.» «Ma...» «O una volta o niente. Decidi tu, altrimenti lo farò io e ti porterò subito a casa.» «Okay» si arrese la ragazza. «Una volta.» Per ricompensarla, Beck si chinò e la baciò con irruenza finché Tawny si sciolse tra le sue braccia. Harlow avrebbe voluto chiudere gli occhi, ma era come ipnotizzata mentre seguiva la scena. Beck e Tawny sembravano il ritratto della passione. Quei due rappresentavano esattamente ciò che mancava nella sua vita, rifletté, avvertendo una stretta al petto. D'altro canto, Beck era un maestro nell'arte della seduzione; faceva parte di lui. Lo aveva visto in azione tante volte e il risultato era sempre stato lo stesso. Cambiavano le donne, cambiava il luogo – sotto il portico, in giardino, addirittura sul tetto – ma nessuna lo aveva mai respinto. «Stringi le gambe intorno a me» le ordinò lui. E Tawny obbedì. Beck la prese dunque in braccio e la portò verso il divano, in salotto. Via libera... Peccato che, proprio in quel momento, lo stomaco di Harlow borbottò, rivelando ai due la sua presenza. Beck si voltò infatti di scatto. Mise Tawny a terra e si avvicinò a lei. «Tu?» l'apostrofò, come se l'avesse riconosciuta. Come se fosse sorpreso, più che arrabbiato, di vederla lì. «Io?» rispose Harlow impacciata. «Che cosa ci fai in casa mia?» 11


In casa mia, lo corresse Harlow mentalmente. Invece di rispondere, però, si diresse rapidamente verso la porta, la aprì e uscì. «Ehi! Fermati!» la chiamò lui. Ma Harlow aumentò il passo, camminando verso la fila di alberi che aveva davanti a sé: una quercia gigante, diversi noci e due splendide magnolie in fiore, il cui delizioso profumo si confondeva con quello delle fragole selvatiche. Ce l'ho quasi fatta... manca poco... Oltre a una serra, una piccola sala di mungitura, due granai, tre capanni e diversi orti, la proprietà comprendeva anche una zona ormai abbandonata, sul retro, invasa da alberi e cespugli incolti in cui si annidavano serpenti e scorpioni, e dove i tre nuovi proprietari non si erano mai avventurati. Sarebbe stato il posto ideale per nascondersi da Beck, se quello non fosse stato proprio il luogo in cui Harlow aveva stabilito la sua dimora. Superata la fila di alberi, dunque, Harlow si diresse nella direzione opposta, passando davanti alla quercia su cui da piccola amava arrampicarsi; al salice, sotto cui aveva ricevuto il suo primo bacio, e all'altalena che suo padre le aveva costruito in uno dei pochi slanci d'affetto avuto nei suoi confronti. «Fermati!» le gridò Beck. «Subito!» Sembrava vicino, molto vicino. Harlow strinse a sé la torta. Prova a togliermela e vedrai! Si voltò. Maledizione! L'aveva quasi raggiunta. Aumentò dunque l'andatura, solo che i ricci sparpagliati sul terreno le si conficcarono nella suola delle scarpe provocandole un forte dolore, che la obbligò a rallentare. Se non si fosse sbrigata, Beck l'avrebbe... Come non detto. Un istante dopo sentì due mani afferrarle la vita con decisione, mentre quasi cento chili di muscoli le atterrarono addosso. Cadendo, a Harlow sfuggì di mano la torta. «Noooo!» Sentì le lacrime agli occhi, ma le asciugò subito con gesto nervoso, mentre vide la torta sfracellarsi. «Assassino di 12


torte!» gridò contro Beck, disperata. «Ma se esiste la giustizia in questo mondo, pagherai per quello che hai fatto.» «Davvero? Stai parlando seriamente?» Lui si mise seduto sulle ginocchia, liberandola dal proprio peso. «Mi hai seguita e atterrata. Potrei denunciarti, sai?» «Bene. Fallo. E io ti denuncerò per violazione di domicilio e furto. Si può sapere che cosa stavi facendo con la mia torta?» La mia torta! In effetti, l'aveva rubata. Non lo si poteva negare. Quanto alla violazione di domicilio... «Se ci pensi bene, il tuo crimine è molto più grave. Le tue azioni hanno portato alla distruzione di una povera, innocente torta.» E lei avrebbe saltato la cena. Di nuovo. «In un modo o nell'altro, quella torta sarebbe stata divorata questa sera. Credevo, però, che sarei stato io a farlo, non una ladruncola di dessert.» Beck si alzò e poi le porse la mano per aiutarla. Era forse un trabocchetto? Harlow preferì dunque alzarsi da sola. Anche perché voleva evitare qualunque contatto fisico con lui. Non voleva sentire il calore della sua pelle su di sé. «Perché sei qui?» le domandò Beck. A quel punto, Harlow decise di essere sincera. Che senso avrebbe avuto mentire? «Sono Harlow Glass e un tempo vivevo qui.» Lui la studiò con attenzione. «Harlow Glass in carne e ossa? Sono onorato. Incontrare te è più raro che incontrare un bigfoot.» Come faceva a saperlo? Non era possibile che lui l'avesse cercata! Certo che, oltre a essere bello, Beck possedeva anche una voce incredibilmente sensuale. Pericolo! Pericolo! Harlow indietreggiò. «Oh, no. Dove credi di andare? Adesso noi due torniamo a casa.» Non cedere. «Che simpatico. Ti piace scherzare, a quanto pare?» L'espressione di lui si indurì. «Scusa se non sono stato 13


abbastanza chiaro, dolcezza. Intendevo dire che adesso tu vieni con me. Punto.» «Non credo che sia una buona idea. Sinceramente non ho nessuna voglia di vedere te e Tawny che vi sbaciucchiate. Direi che è senz'altro meglio salutarci qui.» Lui le rivolse un sorriso che la annientò. «Hai due alternative. Uno: parliamo del tuo furto e della distruzione della mia torta in privato, a casa mia. Due: chiamo immediatamente lo sceriffo Lintz.» Maledizione! Beck l'aveva in pugno, e lo sapeva perfettamente. «Senti, puoi anche torturarmi, ma io non confesserò mai...» «... quindi mi dai il permesso di torturarti...» «... di avere infranto la legge. Dunque, che ne dici se ora ti chiedo scusa per avere interrotto la tua serata e la finiamo così?» «Oltre a chiedermi scusa mi preparerai una nuova torta?» «No!» «Allora non se ne fa nulla.» «Che cosa? Davvero ti aspetti che io ti prepari una torta?» «Certo che sì!» «E nel frattempo mi sottoporrai a un interrogatorio per scoprire come ho fatto a fare... quello che presumibilmente ho fatto? E per quale ragione l'ho presumibilmente fatto?» «Ti sembro il tipo di persona che perde tempo ed energie per sottoporre qualcuno a un interrogatorio?» No, in effetti, no. Più che altro lui sembrava il tipo di persona a cui non importava niente di niente, se non sedurre le donne. «Okay, accetto.» Sarebbe stata disposta a tutto pur di: uno, tenerlo lontano dal suo accampamento; due, fare in modo che lui la lasciasse andare; tre, risolvere la questione tra loro due. Purtroppo, però, Beck avrebbe ricevuto una brutta delusione, poiché sua madre non l'aveva definita la peggiore cuoca di sempre senza motivo! «Hai vinto.» Lo aggirò a testa alta e lui la seguì, anzi camminò al suo 14


fianco, appoggiandole delicatamente una mano sulla schiena. Ovviamente lo fece solo per evitare che lei scappasse, eppure a Harlow bastò quel semplice gesto per sentirsi invadere dal calore che emanava dal suo corpo. «Lo sai, vero, che per cucinare una torta servono diverse ore?» Perlomeno era stato così per sua madre. «Intendi forse lasciarmi in cucina da sola, mentre tu e Tawny finirete quello che avete cominciato?» «Tawny dovrà aspettare. Se devo scegliere fra una torta e il sesso, vincerà sempre la torta.» «Wow! Non c'è da meravigliarsi che le donne cadano ai tuoi piedi. Sei davvero un poeta.» «Questo significa che anche tu sei già caduta ai miei piedi?» «Il giorno in cui cadrò ai tuoi piedi» replicò lei con decisione, «sarà il giorno in cui vorrò che qualcuno mi porti dietro a un capanno e mi spari.» «Perché ti sarai resa conto che non potrai vivere senza di me?» Lei fece una smorfia, divertita dalla sua battuta. «Già, immagino che sarà più o meno così.» L'espressione di lui si illuminò. «Okay, farò in modo che succeda in maniera rapida e indolore.» Che gentile! «Un momento. Facciamo un passo indietro. Prima mi hai guardata come se mi conoscessi. Inoltre, mi hai fatto capire che mi avevi cercata. Per quale motivo?» Lui si irrigidì. «Devi avere frainteso la mia espressione. In realtà, ero semplicemente scioccato.» «Non lo sembravi affatto.» «Punti di vista.» D'accordo. Messaggio ricevuto. Harlow preferì non insistere. Quando superarono la fila di alberi intorno alla casa, videro che Tawny era sul portico, appoggiata alla balaustra, in una posizione che metteva in risalto il suo generoso décolleté. Come se fosse stato necessario! Non molto alta, quella ragazza aveva il fisico formoso di una pin-up, esattamente 15


l'opposto di Harlow, che invece era decisamente troppo esile. «Credevo di avere fatto un incubo» affermò Tawny, socchiudendo gli occhi, mentre scendeva gli scalini come una furia. «Invece non è così. Sei proprio tu. In carne e ossa.» Harlow rimase in silenzio. In effetti Tawny era stata un tempo vittima della sua lingua tagliente. E quindi Harlow accettò i suoi insulti senza reagire, sapendo di meritarli. Non c'erano scuse, infatti, per come aveva trattato in passato gli sfortunati che le erano capitati a tiro. Il padre che la insultava? La necessità di sentirsi forte? Per favore! D'istinto, strofinò le cicatrici che aveva sul petto e che le ricordavano quotidianamente quanto fosse stato facile trasformarsi da carnefice in vittima. Quando Beck le fece passare un braccio intorno alla vita, con fare protettivo, Harlow si sentì attraversare da una scarica elettrica. Udendo Tawny imprecare, però, cercò di allontanarsi da lui. Non poteva fare molto per farsi perdonare da Tawny, ma almeno poteva evitare di intralciare un'eventuale relazione tra lei e l'uomo più corteggiato di Strawberry Valley. Peccato che l'uomo in questione non fosse della sua stessa idea, tant'è che continuò a tenerla stretta a sé. «Ti consiglio di stare alla larga da quella vipera» lo avvisò allora Tawny. «Qualcuno dovrebbe tagliarle quella lingua biforcuta e lasciarla in mezzo a una strada.» Ouch! «Magari lo farò più tardi. Adesso la signorina e io dobbiamo risolvere una certa questione.» Beck cinse con l'altro braccio la vita di Tawny che lo fulminò, ma alla fine accettò il suo gesto. Bene. Davanti alla porta di casa, Harlow si chinò fingendo di dover allacciare un sandalo, in modo da staccarsi da lui. Beck, però, aspettò che lei si alzasse e poi la attirò di nuovo a sé, guidandola in cucina, insieme a Tawny. «Non cercare di scappare» la avvertì poi guardandola con espressione decisa. «Se proverai a farlo, ti riprenderò e 16


non ti piacerà affatto quello che ti succederà.» «È una minaccia?» «In realtà, è una promessa. Chiamerò lo sceriffo Lintz prima che tu te ne renda conto, dolcezza.» Lo sceriffo Lintz. Uno dei tanti che aveva un valido motivo per detestarla, visto che alle superiori lei aveva umiliato pubblicamente suo figlio. «D'accordo. Resterò.» A quel punto, Beck trascinò Tawny in corridoio e le chiese di aspettarlo, quindi tornò in cucina. Appoggiò le mani sul bancone di marmo e fissò Harlow con uno sguardo che la fece sciogliere. «Bene. Questa è la parte in cui non sprecherò energie a sottoporti a un interrogatorio per capire come e perché ti sei introdotta in casa mia, visto che sarai tu stessa a raccontarmelo. Comincia pure, ti ascolto.»

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Baciami di Susan Mallery A Fool's Gold tutto può accadere, anche che un uomo solitario riesca a trovare la donna che gli catturerà il cuore. Phoebe ha un animo gentile, ma ha imparato a proprie spese che aiutare gli altri a ogni costo può anche essere rischioso. Nonostante avesse deciso di tenersi per un po' lontana dai guai, non riesce a tirarsi indietro quando la sua migliore amica le chiede di aiutarla nella sua proprietà a Fool's Gold. Da ragazza di città quale è, Phoebe si ritrova così a indossare dei panni completamente diversi. Zane è un uomo solitario e rude, e non è certo il tipo di persona ben disposta nei confronti dei turisti desiderosi di scoprire la vita di provincia. Questa volta però deve rimboccarsi le maniche e accompagnare dei visitatori insieme a...

Solo per questa volta di Gina Showalter Beck Ockley è milionario. Ha provato sulla propria pelle il dolore della perdita e ora è seriamente intenzionato a evitarlo per il resto della propria vita. Si è trasferito nella cittadina di Strawberry Valley, Oklahoma, per dedicarsi al lavoro, ai pochi amici dei quali si fida e per concedersi un po' di piacevole relax. D'altra parte è, e sempre sarà, un irriducibile playboy, il cui motto è "giusto una volta". Quando Harlow Glass è nei paraggi, però, è meglio stare all'erta. Bellezza del sud dal passato burrascoso, sembra destinata a essere una delle tante tacche sulla testiera di Beck, ma il suo calore appassionato riesce a fare breccia nel muro che in lui bandiva completamente i sentimenti. Harlow, però, ha perso tutto ciò che amava e ora...


Quello che le donne vogliono di Sheila Roberts Jonathan e i suoi compagni di poker non saranno mai in grado di capire davvero cosa vogliono le donne. Prendete lui. Si è innamorato di Lissa quando erano ancora dei bambini, ma Jon è più vizi che virtù e non è certo il Principe Azzurro che una ragazza cerca. E vogliamo parlare del suo amico Kyle, l'individuo più scoraggiato del mondo? Mindy, la receptionist che lavora nel suo ufficio e su cui ha messo gli occhi, gli preferisce sempre qualcun altro. E per finire, guardate Adam, il terzo del gruppo, quello con la situazione apparentemente più regolare sul fronte "vita a due": ha appena ricevuto il benservito dalla moglie. Ma forse una soluzione c'è quando Jonathan si trova tra le mani un romanzo rosa scritto da un'esperta del genere.

Un Natale speciale di Julia Williams Con quattro figli da crescere, un libro di ricette di Natale da scrivere e la madre che soffre di demenza senile, Cat ha già abbastanza problemi tra cui destreggiarsi. Quando a tutto questo si aggiungono anche i colpi di testa della sua figlia maggiore Mel, Cat capisce di avere davvero troppo sul piatto. Pippa adora la sua famiglia sebbene, molto spesso, questa non le lasci tempo per se stessa. Quando però suo marito Dan è coinvolto in un incidente, tutto il mondo della donna crolla. La vita di Marianne non è delle più semplici. Si barcamena tra il lavoro e la gestione dei due gemelli e del figliastro Stephen, finché un problema in cui è coinvolto il suo ex getta la sua vita ancora più nello scompiglio. Cat, Pippa e Marianne stanno vivendo...

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Londra, 1904. Una fuga nella notte, un gioiello prezioso… un’attrazione sconvolgente alla quale è impossibile resistere. “Uno stile scorrevole, intrigante. Quest’autrice sorprende ad ogni romanzo.” Amazon.it

Un amore che è ossessione, follia… siete pronti per lasciarvi tentare? Una sola notte non sarà sufficiente. “Sexy, brillante, assolutamente perfetto.” Goodreads Reviews

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