Solo per questa volta di Gena Showalter

Page 1


SUPERTASCABILI


Gena Showalter

SOLO PER QUESTA VOLTA traduzione di Leonora Sioli


Immagine di copertina: martin-dm/E+/Getty Images Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Hotter You Burn HQN Books © 2015 Gena Showalter Traduzione di Leonora Sioli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises ULC. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance ottobre 2016 Questa edizione SUPERTASCABILI luglio 2022 SUPERTASCABILI ISSN 2532 - 7089 Periodico mensile n. 77 dello 02/07/2022 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 221 del 10/07/2017 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


1 Mentre le calde luci del tramonto cominciavano ad attenuarsi, Harlow Glass era sul portico di una casa che aveva cent'anni e più carattere della maggior parte delle persone che conosceva. Le crepe della facciata erano sparite e le vecchie assi di legno logore erano state sostituite da un nuovo rivestimento a pannelli e una mano di pittura. Le guarnizioni marce della finestra a bovindo erano state eliminate, quindi non c'erano più le macchie di umidità tra un vetro e l'altro, e l'edera rampicante, che arrivava un tempo fino al tetto, era stata tagliata. Guardò il vialetto di entrata. Niente auto. Ascoltò con attenzione, avvicinandosi alla porta. Nessun rumore sospetto. Via libera! Sorrise soddisfatta. Dopo mesi di sfortuna, quella era la sua giornata fortunata. E c'era da augurarsi che fosse solo la prima di tante. Eccitata, inserì le chiavi nella serratura e quando aprì la porta venne avvolta da un delizioso profumo di pane appena sfornato e vaniglia, che le fece borbottare lo stomaco. «Ehilà?» 5


Nessuno rispose. Chiuse dunque la porta dietro di sé ed entrò in salotto, inspirando a fondo. Sono tornata. La casa in cui era cresciuta le diede il benvenuto mentre uno dei pochi ricordi piacevoli della sua infanzia le tornò alla mente: sua madre, Martha Glass, che spostava il divano in un angolo, mentre lei era a cavalcioni sul bracciolo fingendo di domare uno stallone selvaggio. Dato che suo padre non era lì a rivolgerle uno dei suoi soliti insulti, grazie al cielo! – sei patetica, sei stupida, sei una delusione – l'atmosfera era rilassata, allegra. La dolcezza di quell'immagine, però, venne subito spazzata via dalla triste realtà: quella casa non era più sua. Ora apparteneva a qualcun altro e questo significava che, tecnicamente, aveva appena commesso un reato entrandovi di soppiatto. Solo tecnicamente, però. Lei voleva semplicemente... be', dopo tutti i lavori di ristrutturazione che erano stati fatti, aveva sentito la necessità di dare un'occhiata. E se per caso, uscendo, le fosse venuta voglia di portare con sé qualcosa di buono da mangiare, in fondo avrebbe fatto un favore ai nuovi proprietari, evitando che ingrassassero troppo! «Prego, ragazzi.» I nuovi proprietari, per l'appunto, erano tre scapoli d'oro, arrivati a Strawberry Valley, Oklahoma, da poco. Lei li aveva osservati a distanza per settimane. C'era Lincoln West, che aveva soprannominato L'Intelligente. Beck Ockley, invece, era Il Bello, mentre Jase Hollister Il Selvaggio. Non aveva mai parlato con loro e, in tutta onestà, non aveva alcuna desiderio di farlo. Nel suo cuore, infatti, quella casa era ancora sua e quei tre erano soltanto degli intru6


si! Lei era nata lì e avrebbe voluto morire lì. Certo, possibilmente non quel giorno. Era la prima volta che vi rimetteva piede da quando la banca l'aveva cacciata, sette mesi prima. Guardandosi attorno lentamente, osservò con grande attenzione ciò che ormai era l'unico amore della sua vita. C'erano troppi cambiamenti, rifletté. Il pavimento di legno, rigato e consumato, era stato completamente rinnovato. Non c'erano più graffi, né imperfezioni. Per quale ragione era stato cancellato tutto? Del resto le imperfezioni erano proprio ciò che rendevano unica e viva una casa. E anche una persona. La carta da parati era stata tolta e ora le pareti, perfettamente rasate, erano color crema. La modanatura e la perlinatura, consumate dal tempo, erano state riportate al loro antico splendore. C'era inoltre qualche tocco femminile – cuscini colorati, ciotole di pot-pourri profumato e centrini di pizzo – che rendeva quell'ambiente prettamente maschile un po' più accogliente. Era un peccato, tuttavia, che non ci fossero più le fotografie incorniciate che sua madre aveva appeso alle pareti, i servizi e le bambole di porcellana, e le lampade dai vistosi paralumi appoggiate su delicati tavolini a console. Preparandosi a ricevere un'altra delusione, Harlow si diresse verso le camere da letto. La prima, quella che era stata la stanza degli ospiti, era diventata una vera e propria tana maschile. Un lato era occupato da un letto matrimoniale coperto da lenzuola scure, l'altro da un enorme schermo, con una console e un lettore DVD. Come diavolo era possibile rilassarsi in un ambiente simile? 7


L'altra camera, la sua, le fece ribollire il sangue nelle vene. Il paradiso da principessa che sua madre aveva creato per lei quando era una bambina, e che lei non aveva mai avuto il coraggio di modificare crescendo, si era trasformato in una specie di sala giochi. C'erano varie console per videogiochi, con altrettanti telecomandi sparsi sul pavimento. Davanti al letto, che ora era disfatto, c'era un gigantesco schermo, che dal pavimento arrivava al soffitto. La parete su cui lei aveva dipinto una foresta incantata, adesso era tutta beige. Beige! Certo, era stata proprio lei a rovinare il suo capolavoro. Ricordava perfettamente, però, quanto lo aveva amato, con quanta passione lo aveva creato, liberando completamente la fantasia, facendo mille schizzi e poi mischiando i vari colori per trovare la tonalità perfetta. In effetti, durante un attacco d'ira, lo aveva imbrattato, buttando sulle immagini della pittura. Quel pasticcio le pareva comunque più significativo di un monotono beige! Per evitare di cedere alla tentazione di cercare una biro e disegnare qualcosa su quella parete vuota – qualcosa come due mani con il dito medio alzato – uscì e chiuse la porta dietro di sé. La stanza matrimoniale, infine, pareva il bunker di un nerd. Qualsiasi traccia dei suoi genitori, ovviamente, era stata cancellata e c'erano computer e pezzi di computer sulla scrivania, sul letto e persino sul pavimento. Era tremendo! Andò infine in cucina. Anche qui la carta da parati era stata rimossa. Ma, in questo caso, poteva capirlo, visto che i disegni si erano tutti sbiaditi. Il 8


bancone rosso era stato sostituito da un top di marmo lucido, gli armadietti invece erano quelli originali, solo che erano stati dipinti di nero. Non male. Un momento. Sui fornelli era appoggiata una torta ai mirtilli. Senza lavoro, senza un soldo, senza una casa, Harlow non mangiava un pasto decente da chissà quanto tempo. E una torta poi? Almeno da quando sua madre era scomparsa. Come se fosse in trance, si avvicinò alla crostata e passò un dito, un po' esitante, sul bordo della teglia, per raccogliere una goccia di marmellata calda. Un assaggio... solo un assaggio. Nel momento in cui il sapore delizioso le scivolò sulla lingua, tuttavia, abbandonò il suo piano iniziale: vale a dire prepararsi un sandwich con gli ingredienti che avrebbe trovato nella dispensa e di cui i tre scapoli non avrebbero certamente avvertito la mancanza. Si mise invece a rovistare nei cassetti a caccia di un coltello e una paletta per tagliare una fetta di quella delizia, e scoprendo che nulla era più al proprio posto sentì montare la rabbia. D'un tratto, però, udendo scricchiolare la ghiaia in giardino si bloccò. Corse quindi in salotto e saltò sul divano per sbirciare dalla finestra, e vide Beck Ockley, Il Bello, aiutare una signorina a scendere dalla propria auto. Beck... Chissà perché aveva la sensazione che dietro il suo aspetto impeccabile si nascondesse in realtà una persona tormentata. Alto, fisico atletico, aveva una particolare sfumatura di capelli che andava dal castano al biondo, mentre i suoi occhi, che avevano quell'espressione tipica di chi si è appena alzato dal letto, erano color del miele, incorniciati 9


da lunghe ciglia castane. Insomma, era il tipico uomo a cui bastava un semplice sorriso per far cadere ai propri piedi un centinaio di donne. Harlow sentì il cuore accelerare. Tornò dunque in cucina e prese la torta. Meglio far sparire la prova del fatto che si era intrufolata in quella casa, no? E subito! Corse quindi verso l'uscita secondaria, solo che dalla porta a vetri scorse Jase e la sua fidanzata, Brook Lynn, accoccolati sul dondolo. Come era possibile che non si fosse accorta della loro presenza quando aveva controllato il perimetro della casa? Sentì la porta principale cigolare sui cardini. Maledizione! Era in trappola. Beck e la sua ultima conquista stavano per entrare. Si infilò nella prima camera che incontrò, sperando di poter scappare dalla finestra, ma il sistema di chiusura era nuovo e piuttosto complicato, quindi non riuscì ad aprirla. Immaginando che anche le finestre delle altre stanze fossero sigillate in quel modo, attraversò il corridoio, dirigendosi verso il salotto. Se si fosse nascosta dietro la porta, Beck non l'avrebbe vista quando avrebbe aperto e così lei, una volta che si fosse chiuso nella propria stanza, sarebbe sgattaiolata via senza che... «Ora che mi hai portata qui» gli disse l'accompagnatrice con voce suadente, «che cosa ne farai di me?» Troppo tardi. Harlow si bloccò in corridoio. Dato che la ragazza entrò camminando all'indietro e guardando Beck, non si accorse di Harlow. Se si fosse voltata verso sinistra, però, l'avrebbe vista. Non voltarti, non voltarti, ti prego. 10


«Ti farò tutto ciò che vorrò» le rispose Beck con quella voce sensuale che procurò un brivido anche a Harlow. «Devo avere paura?» «Tawny, ti assicuro che adorerai ogni secondo che passeremo insieme. Credimi.» «Oh, ti credo. Ma dopo che cosa accadrà?» Lui si irrigidì. «Dopo sarai talmente sfinita che non avrai la forza di reggerti in piedi.» «In realtà, vorrei sapere che cosa accadrà tra noi due. Conosco bene la tua reputazione. Domani mattina mi vorrai ancora?» «Mi sembrava di essere stato chiaro. Mi interessano solo le avventure di una notte e non faccio eccezioni.» «Ma perché?» gli domandò la ragazza in tono lagnoso. «Io sarei una... ottima eccezione.» Lui abbozzò un sorriso tirato. «Una donna come te merita di avere accanto un uomo meno complicato di me.» «Mi piacciono gli uomini complicati.» «Non ha importanza. Adesso ciò che conta è se mi vuoi oppure no.» La ragazza chiuse gli occhi. «Sì, ti voglio. Ti prego, non fermarti.» E così Beck era riuscito a sviare la conversazione, senza rispondere alla domanda. Harlow conosceva bene quella tattica, visto che l'aveva usata innumerevoli volte a scuola. Quando gli insegnanti o i consulenti le rivolgevano sempre la solita domanda: Perché offendi i tuoi compagni? Lei rispondeva con semplicità: Non li ho offesi. In realtà credo di aiutarli, facendo notare loro alcuni difetti che dovrebbero correggere. 11


Nessuno però sapeva che, in realtà, gli insulti che lei rivolgeva ai suoi compagni di scuola non erano nulla rispetto alle cattiverie che si sentiva ripetere di continuo da suo padre. L'unica cosa che sei brava a fare, ragazzina, è rovinarmi le giornate! Ancora adesso le veniva la pelle d'oca ripensandoci. Un giorno era scattato qualcosa di strano in lei e aveva offeso una sua amica, tanto da farla piangere. Ecco, in quel preciso momento aveva scoperto che le sue parole avevano il potere di ferire le persone, e quella consapevolezza l'aveva fatta sentire forte. Era il suo meccanismo di difesa. Ferire gli altri la aiutava a stare meglio, anche se soltanto per pochi istanti, perché poi subentrava la tristezza e il senso di colpa, e quindi doveva trovare una nuova vittima su cui accanirsi. Era un crudele circolo vizioso. Solo con il passare degli anni aveva compreso che non serviva a nulla fare del male alle persone e che si poteva trarre molta più soddisfazione, invece, aiutando gli altri. «Beck, io ti voglio questa notte... e anche domani.» «Questa notte» affermò lui con decisione. «Fidati, è meglio così.» «Ma...» «O una volta o niente. Decidi tu, altrimenti lo farò io e ti porterò subito a casa.» «Okay» si arrese la ragazza. «Una volta.» Per ricompensarla, Beck si chinò e la baciò con irruenza finché Tawny si sciolse tra le sue braccia. Harlow avrebbe voluto chiudere gli occhi, ma era come ipnotizzata mentre seguiva la scena. Beck e 12


Tawny sembravano il ritratto della passione. Quei due rappresentavano esattamente ciò che mancava nella sua vita, rifletté, avvertendo una stretta al petto. D'altro canto, Beck era un maestro nell'arte della seduzione; faceva parte di lui. Lo aveva visto in azione tante volte e il risultato era sempre stato lo stesso. Cambiavano le donne, cambiava il luogo – sotto il portico, in giardino, addirittura sul tetto – ma nessuna lo aveva mai respinto. «Stringi le gambe intorno a me» le ordinò lui. E Tawny obbedì. Beck la prese dunque in braccio e la portò verso il divano, in salotto. Via libera... Peccato che, proprio in quel momento, lo stomaco di Harlow borbottò, rivelando ai due la sua presenza. Beck si voltò infatti di scatto. Mise Tawny a terra e si avvicinò a lei. «Tu?» l'apostrofò, come se l'avesse riconosciuta. Come se fosse sorpreso, più che arrabbiato, di vederla lì. «Io?» rispose Harlow impacciata. «Che cosa ci fai in casa mia?» In casa mia, lo corresse Harlow mentalmente. Invece di rispondere, però, si diresse rapidamente verso la porta, la aprì e uscì. «Ehi! Fermati!» la chiamò lui. Ma Harlow aumentò il passo, camminando verso la fila di alberi che aveva davanti a sé: una quercia gigante, diversi noci e due splendide magnolie in fiore, il cui delizioso profumo si confondeva con quello delle fragole selvatiche. Ce l'ho quasi fatta... manca poco... 13


Oltre a una serra, una piccola sala di mungitura, due granai, tre capanni e diversi orti, la proprietà comprendeva anche una zona ormai abbandonata, sul retro, invasa da alberi e cespugli incolti in cui si annidavano serpenti e scorpioni, e dove i tre nuovi proprietari non si erano mai avventurati. Sarebbe stato il posto ideale per nascondersi da Beck, se quello non fosse stato proprio il luogo in cui Harlow aveva stabilito la sua dimora. Superata la fila di alberi, dunque, Harlow si diresse nella direzione opposta, passando davanti alla quercia su cui da piccola amava arrampicarsi; al salice, sotto cui aveva ricevuto il suo primo bacio, e all'altalena che suo padre le aveva costruito in uno dei pochi slanci d'affetto avuto nei suoi confronti. «Fermati!» le gridò Beck. «Subito!» Sembrava vicino, molto vicino. Harlow strinse a sé la torta. Prova a togliermela e vedrai! Si voltò. Maledizione! L'aveva quasi raggiunta. Aumentò dunque l'andatura, solo che i ricci sparpagliati sul terreno le si conficcarono nella suola delle scarpe provocandole un forte dolore, che la obbligò a rallentare. Se non si fosse sbrigata, Beck l'avrebbe... Come non detto. Un istante dopo sentì due mani afferrarle la vita con decisione, mentre quasi cento chili di muscoli le atterrarono addosso. Cadendo, a Harlow sfuggì di mano la torta. «Noooo!» Sentì le lacrime agli occhi, ma le asciugò subito con gesto nervoso, mentre vide la torta sfracellarsi. «Assassino di torte!» gridò contro Beck, disperata. «Ma se esiste la giustizia in questo mondo, pagherai per quello che hai fatto.» «Davvero? Stai parlando seriamente?» Lui si mise seduto sulle ginocchia, liberandola dal proprio peso. 14


«Mi hai seguita e atterrata. Potrei denunciarti, sai?» «Bene. Fallo. E io ti denuncerò per violazione di domicilio e furto. Si può sapere che cosa stavi facendo con la mia torta?» La mia torta! In effetti, l'aveva rubata. Non lo si poteva negare. Quanto alla violazione di domicilio... «Se ci pensi bene, il tuo crimine è molto più grave. Le tue azioni hanno portato alla distruzione di una povera, innocente torta.» E lei avrebbe saltato la cena. Di nuovo. «In un modo o nell'altro, quella torta sarebbe stata divorata questa sera. Credevo, però, che sarei stato io a farlo, non una ladruncola di dessert.» Beck si alzò e poi le porse la mano per aiutarla. Era forse un trabocchetto? Harlow preferì dunque alzarsi da sola. Anche perché voleva evitare qualunque contatto fisico con lui. Non voleva sentire il calore della sua pelle su di sé. «Perché sei qui?» le domandò Beck. A quel punto, Harlow decise di essere sincera. Che senso avrebbe avuto mentire? «Sono Harlow Glass e un tempo vivevo qui.» Lui la studiò con attenzione. «Harlow Glass in carne e ossa? Sono onorato. Incontrare te è più raro che incontrare un bigfoot.» Come faceva a saperlo? Non era possibile che lui l'avesse cercata! Certo che, oltre a essere bello, Beck possedeva anche una voce incredibilmente sensuale. Pericolo! Pericolo! Harlow indietreggiò. «Oh, no. Dove credi di andare? Adesso noi due torniamo a casa.» 15


Non cedere. «Che simpatico. Ti piace scherzare, a quanto pare?» L'espressione di lui si indurì. «Scusa se non sono stato abbastanza chiaro, dolcezza. Intendevo dire che adesso tu vieni con me. Punto.» «Non credo che sia una buona idea. Sinceramente non ho nessuna voglia di vedere te e Tawny che vi sbaciucchiate. Direi che è senz'altro meglio salutarci qui.» Lui le rivolse un sorriso che la annientò. «Hai due alternative. Uno: parliamo del tuo furto e della distruzione della mia torta in privato, a casa mia. Due: chiamo immediatamente lo sceriffo Lintz.» Maledizione! Beck l'aveva in pugno, e lo sapeva perfettamente. «Senti, puoi anche torturarmi, ma io non confesserò mai...» «... quindi mi dai il permesso di torturarti...» «... di avere infranto la legge. Dunque, che ne dici se ora ti chiedo scusa per avere interrotto la tua serata e la finiamo così?» «Oltre a chiedermi scusa mi preparerai una nuova torta?» «No!» «Allora non se ne fa nulla.» «Che cosa? Davvero ti aspetti che io ti prepari una torta?» «Certo che sì!» «E nel frattempo mi sottoporrai a un interrogatorio per scoprire come ho fatto a fare... quello che presumibilmente ho fatto? E per quale ragione l'ho presumibilmente fatto?» «Ti sembro forse il tipo di persona che perde tempo ed energie per sottoporre qualcuno a un interrogatorio?» 16


No, in effetti, no. Più che altro lui sembrava il tipo di persona a cui non importava niente di niente, se non sedurre le donne. «Okay, accetto.» Sarebbe stata disposta a tutto pur di: uno, tenerlo lontano dal suo accampamento; due, fare in modo che lui la lasciasse andare; tre, risolvere la questione tra loro due. Purtroppo, però, Beck avrebbe ricevuto una brutta delusione, poiché sua madre non l'aveva definita la peggiore cuoca di sempre senza motivo! «Hai vinto.» Lo aggirò a testa alta e lui la seguì, anzi camminò al suo fianco, appoggiandole delicatamente una mano sulla schiena. Ovviamente lo fece solo per evitare che lei scappasse, eppure a Harlow bastò quel semplice gesto per sentirsi invadere dal calore che emanava dal suo corpo. «Lo sai, vero, che per cucinare una torta servono diverse ore?» Perlomeno era stato così per sua madre. «Intendi forse lasciarmi in cucina da sola, mentre tu e Tawny finirete quello che avete cominciato?» «Tawny dovrà aspettare. Se devo scegliere fra una torta e il sesso, vincerà sempre la torta.» «Wow! Non c'è da meravigliarsi che le donne cadano ai tuoi piedi. Sei davvero un poeta.» «Questo significa che anche tu sei già caduta ai miei piedi?» «Il giorno in cui cadrò ai tuoi piedi» replicò lei con decisione, «sarà il giorno in cui vorrò che qualcuno mi porti dietro a un capanno e mi spari.» «Perché ti sarai resa conto che non potrai vivere senza di me?» Lei fece una smorfia, divertita dalla sua battuta. «Già, immagino che sarà più o meno così.» 17


L'espressione di lui si illuminò. «Okay, farò in modo che succeda in maniera rapida e indolore.» Che gentile! «Un momento. Facciamo un passo indietro. Prima mi hai guardata come se mi conoscessi. Inoltre, mi hai fatto capire che mi avevi cercata. Per quale motivo?» Lui si irrigidì. «Devi avere frainteso la mia espressione. In realtà, ero semplicemente scioccato.» «Non lo sembravi affatto.» «Punti di vista.» D'accordo. Messaggio ricevuto. Harlow preferì non insistere. Quando superarono la fila di alberi intorno alla casa, videro che Tawny era sul portico, appoggiata alla balaustra, in una posizione che metteva in risalto il suo generoso décolleté. Come se fosse stato necessario! Non molto alta, quella ragazza aveva il fisico formoso di una pinup, esattamente l'opposto di Harlow, che invece era decisamente troppo esile. «Credevo di avere fatto un incubo» affermò Tawny, socchiudendo gli occhi, mentre scendeva gli scalini come una furia. «Invece non è così. Sei proprio tu. In carne e ossa.» Harlow rimase in silenzio. In effetti Tawny era stata un tempo vittima della sua lingua tagliente. E quindi Harlow accettò i suoi insulti senza reagire, sapendo di meritarli. Non c'erano scuse, infatti, per come aveva trattato in passato gli sfortunati che le erano capitati a tiro. Il padre che la insultava? La necessità di sentirsi forte? Per favore! D'istinto, strofinò le cicatrici che aveva sul petto e che le ricordavano quotidianamente quanto fosse 18


stato facile trasformarsi da carnefice in vittima. Quando Beck le fece passare un braccio intorno alla vita, con fare protettivo, Harlow si sentì attraversare da una scarica elettrica. Udendo Tawny imprecare, però, cercò di allontanarsi da lui. Non poteva fare molto per farsi perdonare da Tawny, ma almeno poteva evitare di intralciare un'eventuale relazione tra lei e l'uomo più corteggiato di Strawberry Valley. Peccato che l'uomo in questione non fosse della sua stessa idea, tant'è che continuò a tenerla stretta a sé. «Ti consiglio di stare alla larga da quella vipera» lo avvisò allora Tawny. «Qualcuno dovrebbe tagliarle quella lingua biforcuta e lasciarla in mezzo a una strada.» Ouch! «Magari lo farò più tardi. Adesso la signorina e io dobbiamo risolvere una certa questione.» Beck cinse con l'altro braccio la vita di Tawny che lo fulminò, ma alla fine accettò il suo gesto. Bene. Davanti alla porta di casa, Harlow si chinò fingendo di dover allacciare un sandalo, in modo da staccarsi da lui. Beck, però, aspettò che lei si alzasse e poi la attirò di nuovo a sé, guidandola in cucina, insieme a Tawny. «Non cercare di scappare» la avvertì poi guardandola con espressione decisa. «Se proverai a farlo, ti riprenderò e non ti piacerà affatto quello che ti succederà.» «È una minaccia?» «In realtà, è una promessa. Chiamerò lo sceriffo Lintz prima che tu te ne renda conto, dolcezza.» Lo sceriffo Lintz. Uno dei tanti che aveva un va19


lido motivo per detestarla, visto che alle superiori lei aveva umiliato pubblicamente suo figlio. «D'accordo. Resterò.» A quel punto, Beck trascinò Tawny in corridoio e le chiese di aspettarlo, quindi tornò in cucina. Appoggiò le mani sul bancone di marmo e fissò Harlow con uno sguardo che la fece sciogliere. «Bene. Questa è la parte in cui non sprecherò energie a sottoporti a un interrogatorio per capire come e perché ti sei introdotta in casa mia, visto che sarai tu stessa a raccontarmelo. Comincia pure, ti ascolto.»

20


Prossimo mese Due straordinarie storie di donne e di epoche differenti, affascinanti e uniche nel loro genere. Nel thriller di Sally Steward l'investigatore privato Cole Grayson si trova davanti un caso complesso, quale mai gli era capitato nella sua carriera: ha investito una donna che indossa un abito da sposa macchiato di sangue. Dopo l'incidente, la donna non ricorda nulla, nemmeno il proprio nome, così Cole la prende sotto la sua protezione. Ma da lì iniziano i suoi guai... Nell'imperdibile capolavoro di Pam Jenoff l'amore è l'unica arma per sopravvivere... Nell'estate del 1941 la giovane Adelia Monforte lascia l'Italia e raggiunge l'America per sfuggire alle persecuzioni razziali. Accolta dagli zii, trascorre un'indimenticabile estate sulle coste del New Jersey. Ma i venti di guerra soffiano impetuosi anche attraverso l'Atlantico. - DAL 9 SETTEMBRE IN EDICOLA -


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.