Un corpo da studiare
Sette giorni per averti
Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Wild at Heart The Heart Won't Lie Harlequin Blaze © 2013 Vicki Lewis Thompson © 2013 Vicki Lewis Thompson Traduzione di Elisabetta Frattini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Temptation agosto 2014 Questo volume è stato stampato nel luglio 2014 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY TEMPTATION ISSN 1591 - 6707 Periodico mensile n. 324 del 21/08/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 128 del 7/03/2001 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
VICKI LEWIS THOMPSON
Un corpo da studiare
Prologo
3 luglio 1984, Ranch Last Chance. Per principio, ad Archibald Chance piaceva che il ranch venisse addobbato per commemorare il Giorno dell'Indipendenza. Era un patriota come chiunque altro. Ma il trambusto dei preparativi per la festa imminente aveva trasformato i suoi nipoti, solitamente beneducati, in tre piccoli selvaggi. Dalla scala a pioli appoggiata al tetto del portico li sentiva agitarsi in casa. Sperava di riuscire a sistemare i festoni rossi, bianchi e blu prima che uscissero. L'illusione morì nel momento in cui la zanzariera sbatté e un fagotto di due anni, carico di energia, corse verso di lui con una serie di bandierine in mano. Il bambino sembrava più interessato a guardare chi lo rincorreva che dove metteva i piedi. Un vero tornado in stivaletti da cowboy. «Nicky!» La porta sbatté di nuovo quando Sarah, la nuora di Archie, si lanciò all'inseguimento del monello. Ridendo Nicky abbassò la testa e prese a correre ancora più in fretta. Capendo di non avere il tempo necessario per scendere dalla scala, Archie lasciò cadere i festoni, lanciò i chiodi nel barattolo del caffè e si aggrappò alla scala segnalando con un grido la sua presenza. Fortunatamente Sarah fu veloce a bloccare il piccolo un at7
timo prima che si scontrasse con la scala. «Le bandierine sono per la tavola, giovanotto.» «Ho le bandierine, mamma!» si vantò a quel punto la piccola peste. «Sì, bandierine che hanno le punte. Non devi correre quando le hai in mano, Nicholas.» Sarah sollevò lo sguardo su Archie. «Scusa.» «Ce le ha anche Gabe» annunciò Nicky. Sarah si voltò. Gabe, che non aveva ancora due anni, li stava raggiungendo tenendo una bandierina in ogni mano. «Scommetto che c'è qualcuno che li rifornisce» commentò Archie. «Sì, credo che tu abbia ragione. E il suo nome è Jack. Scusami, Archie, devo ricordare a un bambino di cinque anni che non è saggio dare oggetti appuntiti ai più piccoli.» Confiscate le bandierine tra grida di afflizione, Sarah riportò i due fratellini in casa. «Ottimo lavoro» la lodò Archie. Non perdeva occasione di manifestarle la sua approvazione. Sarah aveva dato alla luce uno solo dei bambini, Gabriel, e aveva ereditato gli altri due sposando Jonathan Chance. Amava i tre bambini nello stesso modo e il loro padre con una devozione che riempiva il cuore di Archie di gratitudine. Tornato al lavoro sentì la porta cigolare di nuovo e si ripromise di oliare i cardini. Abbassando lo sguardo sorrise. Quello era il genere di interruzione che apprezzava. Nelsie lo raggiunse reggendo due bicchieri di tè freddo. «Piccola pausa.» Appendendo il martello alla cintura degli attrezzi, Archie scese dalla scala per raggiungere sua moglie. «Come va lì dentro?» «Non male, tutto considerato. Sono contenta della decisione di tenere i festeggiamenti qui quest'anno, nonostante i più piccoli abbiano appena imparato a camminare e Jack li istighi 8
a fare cose che non dovrebbero. Gli ubbidiscono come due veri soldatini, specialmente Nicky.» Archie prese il bicchiere e si sedette sulla sedia a dondolo accanto a lei. Ne avevano sistemate parecchie sotto il portico che sarebbero tornate utili al momento della festa. «Quei bambini sono delle pesti» commentò sorseggiando l'infuso. «Ma non li scambierei per tutto il tè della Cina.» «Nemmeno io.» Nelsie rise poi aggiunse: «Ah, sai una cosa? Ho visto un'aquila calva questa mattina. Mi ero dimenticata di dirtelo». «Avrà fatto il nido qui vicino.» «Speriamo. Ho preso come un buon auspicio il fatto di averla vista in prossimità del Quattro Luglio. Sarebbe bello se si facesse avvistare anche domani dai nostri ospiti.» «Vedrò che cosa posso fare per accontentarti.» Nelsie gli sorrise in quel modo in cui solo lei sapeva sorridere. «Se potessi farlo, sono sicura che lo faresti, Archie.» «Esatto.» Il giorno seguente avrebbero festeggiato il loro quarantaseiesimo anniversario di matrimonio e ogni giorno che passava lui amava sua moglie sempre più. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei. E, aspetto che non smetteva mai di sorprenderlo, lei avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui. Era un uomo fortunato e lo sapeva. Suo padre era solito dire che i Chance erano favoriti dalla sorte per quanto riguardava le faccende che contavano. E per come la vedeva lui, trovare una donna come Nelsie contava davvero molto.
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Oggi Da una piattaforma a venti piedi da terra, Naomi Perkins puntò il binocolo su un paio di testoline pelose che spuntavano da un nido gigante, oltre la radura. Gli aquilotti erano proprio adorabili. Se fossero sopravvissuti, sarebbero diventati maestosi predatori, ma per il momento erano penosamente vulnerabili. Blake Scranton, l'anziano e infermo docente universitario che l'aveva assunta per studiare la nidiata, era impegnato a scrivere un trattato sul comportamento delle aquile calve di Jackson Hole. Le osservazioni di Naomi sarebbero state la colonna portante del volume, il cui intento era quello di favorire l'ecoturismo attirando una maggiore attenzione sulla popolazione di aquile presenti nella zona. Abbassando il binocolo si accovacciò per controllare la batteria della webcam montata sul parapetto della piattaforma. Era ancora carica. Quando sollevò di nuovo lo sguardo un movimento la distrasse. Un uomo a cavallo era apparso ai margini della radura. Nella settimana trascorsa a monitorare il nido ai confini del ranch Last Chance, aveva visto diversi animali a quattro zampe, ma fino a quel momento nessun bipede. Alzandosi, 10
puntò il cannocchiale sull'uomo a cavallo e mise a fuoco l'immagine. Poi trattenne il respiro, colta da pura ammirazione femminile. Un cowboy molto sexy si stava dirigendo verso di lei. Non lo riconobbe. Non era uno dei fratelli Chance e nemmeno uno degli uomini che lavoravano per loro da sempre. Dalla sua postazione sulla piattaforma incastonata tra i rami di un pino, poteva osservarlo senza essere vista. Se lui avesse sollevato lo sguardo forse avrebbe notato la sua collocazione, nonostante fosse nascosta dalle fronde, ma era comunque troppo lontano per vedere lei. La camicia e gli short color kaki che indossava la aiutavano a mimetizzarsi, ma se si fosse seduta, sarebbe stata ancor meno visibile. Scivolando sulla pedana, appoggiò i gomiti al parapetto, poi rimise a fuoco, dedicandosi a un inventario completo del soggetto. I capelli, quasi completamente nascosti dal cappello, erano piuttosto lunghi. Da lì sembravano scuri, ma non corvini. Le piaceva l'idea che non fossero corti, perché lasciava intendere che fosse un po' selvaggio. La tesa del cappello le impediva di vedere gli occhi che immaginò castani, avendo una predilezione per gli uomini dai capelli scuri con gli occhi bruni. Aveva una mascella dal taglio forte e una bocca incline al sorriso. Probabilmente era dotato di senso dell'umorismo. Continuando l'analisi, notò le spalle larghe che gli conferivano un aspetto solido e una presenza imponente. Stava dritto in sella, ma il suo corpo per niente teso lasciava intendere che avesse un approccio rilassato nei confronti della vita. Ringraziando i produttori tedeschi del binocolo per la precisione delle lenti, focalizzò lo sguardo sull'alzarsi e l'abbassarsi regolare del torace possente. A causa del caldo, i primi due bottoni della camicia erano stati lasciati aperti e rivelavano un petto villoso. A quel punto Naomi si rese conto di aver 11
superato il confine tra l'osservazione distaccata e quella interessata. Per fortuna nessuno se ne sarebbe accorto. Procedendo nell'esame, Naomi spostò lo sguardo sui fianchi stretti e sul modo in cui le gambe fasciate dai jeans aderivano alla sella. Trovandosi nei paraggi non disdegnò di lanciare un'occhiata anche là dove non avrebbe dovuto guardare. Se si fosse mai accorta che qualcuno si stava comportando nello stesso modo con lei, si sarebbe sentita insultata. Per fortuna nessuno l'avrebbe vista. Dopo una settimana intera di appostamenti era troppo in disordine per parlare con un uomo, specialmente con uno così interessante. Era il tipo di cowboy che le sarebbe piaciuto incontrare allo Spirits and Spurs indossando un paio di jeans attillati e una maglietta scollata. Forse si trovava lì per caso, ma se faceva parte del personale del ranch, quel sabato avrebbe potuto incontrarlo al bar. Naomi si ripropose di chiedere in giro. Per uno come lui sarebbe valsa la pena di scendere dall'albero e darsi una bella rinfrescata. Ora che ci pensava, si meritava un po' di svago con un soggetto maschile, non faceva più certe cose da... Era davvero passato quasi un anno da quando si era lasciata con Arnold? E la relazione non era stata delle più esaltanti. Naomi aveva la tendenza ad accontentarsi troppo facilmente, per questo era finita a letto con Arnold, un ricercatore come lei. Se per un capriccio del destino fosse finita a letto con quel cowboy, non si sarebbe più potuto dire che era una che si accontentava. Quell'uomo era bello come il sole. E si stava avvicinando troppo. Non senza un certo rammarico, Naomi abbassò il binocolo e si allontanò dal parapetto. Se si fosse appiattita contro il tronco dell'albero, lui non l'avrebbe vista. La piattaforma su cui si trovava era stata costruita da Emmett Sterling, il caposquadra al ranch, e da Jack, il maggiore 12
dei fratelli Chance. Al ranch sapevano tutti della sua presenza, ma lei preferiva non farsi vedere. Appoggiandosi al fusto del pino rimase in ascolto. Naturalmente dopo pochi istanti sentì il bisogno di starnutire. Perché quando ci si nascondeva veniva sempre voglia di starnutire? Naomi premette un dito alla base del naso. Alla fine riuscì a vincere il desiderio di starnutire ma a quel punto provò un intenso prurito alla gola. Il cavallo e il suo cavaliere erano sempre più vicini e lei aveva bisogno di tossire. Il cavallo sbuffò. Era molto vicino. Naomi prese la bottiglia di tè. Se il cavallo avesse sbuffato di nuovo, ne avrebbe approfittato per bere un sorso della bevanda energetica che aveva con sé. Purtroppo non si sentiva volare una mosca. L'uomo a cavallo era esattamente sotto di lei. Trattenendo il respiro, Naomi si sentì percorrere da una corrente di adrenalina. «C'è nessuno lassù?» La domanda inattesa la fece sobbalzare, la bottiglia le scivolò di mano e cadde dalla piattaforma. Il cavallo si spaventò e l'uomo imprecò. Naomi gli fece eco. Il cavallo si calmò, ma l'uomo continuò a imprecare. «Che diavolo è questa roba appiccicosa?» Naomi sbirciò giù dalla piattaforma. Il liquido verde e denso era caduto sul cappello del cowboy e stava gocciolando sulla camicia. «Maledizione!» «Scusa.» L'uomo sollevò lo sguardo su di lei. «Devi essere Naomi Perkins.» «Già.» Anche a quella distanza si vedeva che era molto arrabbiato. «E tu sei...?» «Luke Griffin.» 13
«Mi dispiace di averti innaffiato, Luke.» «È un peccato per il cappello, è il migliore che ho.» «Te lo farò lavare.» Naomi si chiese perché lo avesse indossato, di solito i cowboy usavano i più logori per lavorare. Sospirando, Luke valutò il danno. «Non importa. Forse Sarah sarà in grado di fare un miracolo.» «Sarah Chance?» «Già, la proprietaria del ranch.» Quindi era un dipendente dei Chance. «Se c'è qualcuno che può riuscirci è lei.» Naomi era cresciuta in quella zona e aveva un gran rispetto per Sarah, la vedova di Jonathan, il padre dei tre fratelli Chance. «Che c'è nella bevanda? Saperlo la aiuterà a capire con che cosa pulirlo.» «Be', i soliti ingredienti, glucosio, succo di ortaggi, credo che il verde sia dato dai broccoli, oppure dagli spinaci.» Luke fece una smorfia. «Una bella schifezza.» «Quando lavoro di solito non mangio, perciò questo genere di bevande mi aiuta a restare idratata e nutrita.» «Il tuo lavoro deve appassionarti parecchio se per svolgerlo riesci a ingurgitare roba di questo genere.» Naomi si strinse nelle spalle. «Dopo un po' ci si abitua.» «Dubito che io mi ci abituerei.» «Sei in giro a controllare gli steccati?» Luke agganciò il cappello al pomo della sella e sollevò lo sguardo verso di lei. «In realtà sono venuto a vedere come te la cavavi.» «Davvero?» Naomi era a dir poco sorpresa. «Ti ha mandato Emmett?» «No, ma ci ha spiegato in che cosa consiste il tuo incarico che mi è sembrato interessante e avendo un po' di tempo libero ho deciso di venire a vedere se andava tutto bene.» «Che pensiero gentile. È tutto okay, grazie.» «I piccoli delle aquile? Stano tutti bene?» 14
«Finora sì.» A quanto pareva lo incuriosivano le aquile. C'era da aspettarselo. Erano creature affascinanti. «Molto bene.» Una mosca cominciò a ronzargli insistentemente intorno, seguita da un paio d'api che lui scansò con un movimento della mano. «Sono attratte dallo zucchero, immagino.» «Già.» Probabilmente si aspettava che lei lo invitasse sulla piattaforma per dare un'occhiata al nido delle aquile perciò, bando alla vanità, Naomi lo invitò. «Vuoi salire a dare un'occhiata al nido?» «Mi piacerebbe, ma sono tutto appiccicoso e attiro insetti.» «Potresti darti una ripulita al fiume.» «Sì, potrei.» «Vengo giù. C'è una buca vicino sulla sponda perfetta per lavarsi.» Luke sorrise. «Mi piacerebbe. Grazie.» «Arrivo subito.» Il sorriso accattivante di Luke le fece quasi dimenticare di avere un aspetto trasandato. Da qualche parte aveva letto che la prima impressione era quella che contava in un incontro tra uomini e donne. Mentre scendeva lungo la scala di corda si augurò che per quella volta Luke facesse un'eccezione. Nonostante fosse bagnato di una sostanza verde e appiccicosa, Luke voleva dare un'occhiata da vicino a Naomi Perkins. Sperava che il suo cappello non si fosse rovinato invano. Se avesse immaginato di venire accolto in quel modo, si sarebbe comportato diversamente e l'avrebbe chiamata mentre si avvicinava. Il problema era che non sentendo alcun rumore aveva pensato che la piattaforma fosse deserta. Da quelle parti quando una persona si accampava all'aperto dava il benvenuto a chi si avvicinava salutando e invece lei era rimasta nascosta e in silenzio. Perciò fu con grande interesse che la guardò scendere dal15
l'albero. La prima cosa che vide fu un paio di scarponcini. Ci stava. Poi... Però! Aveva un fondoschiena degno di una ballerina esotica. Era valsa la pena di farsi innaffiare di una sostanza verdastra e appiccicosa pur di vedere Naomi Perkins scendere da quella scala. Luke dimenticò il cappello nonostante gli fosse costato parecchio. Naomi portava la maglietta fuori dagli short, ma si capiva che aveva una vita molto stretta. Il seno si alzava e si abbassava in modo invitante e quando fu a terra, Luke fu felice di essere passato di lì. Oltre a essere bella, era anche agile e sembrava perfettamente a suo agio da sola, in mezzo alla natura.I capelli biondi erano legati in una semplice coda di cavallo. Poi Naomi si voltò e lui fu perso. La ragazza aveva occhi più blu di un cielo terso, un viso a forma di cuore e due labbra perfette. Luke non aveva un ideale di donna, ma a giudicare da come il cuore aveva preso a martellargli nel petto, sospettava di averlo trovato. Prima di arrivare a Jackson Hole per lavorare al Last Chance, dove si trovava da otto mesi, aveva trascorso un paio d'anni a Sacramento. Benché non fosse Hollywood, aveva conosciuto parecchie donne giovani e mature, tutte dipendenti dal Botox e che non sarebbero mai uscite di casa senza truccarsi. Alcune non si lavavano la faccia nemmeno prima di andare a letto. Ora davanti a lui c'era una ragazza senza un filo di trucco, con un viso espressivo che non era stato modificato da iniezioni o bisturi. Con gli short kaki e la maglietta color terra sembrava pronta per unirsi a Indiana Jones in una delle sue avventure. Non gli capitava spesso di imbattersi in ragazze come lei e gli venne voglia di caricarla sulla sella per portarla via verso il tramonto. Non in senso letterale, ovviamente. Al crepuscolo manca16
vano ancora parecchie ore. Senza contare che un gesto così teatrale suonava bene in teoria, ma in pratica alludeva a promesse e legami che non facevano per lui. Lui viaggiava leggero. Tuttavia non gli sarebbe dispiaciuto trascorrere un po' di tempo con la bellissima signorina Perkins quando non fosse stata impegnata a osservare le aquile. Quando lei lo raggiunse a terra, Luke smontò da cavallo. «Ti stringerei la mano, ma temo proprio che noi due ci incolleremmo per l'eternità. Ho le dita ricoperte di quella roba verde e appiccicosa.» «Già.» Luke scacciò altre mosche. «È meglio che vada a lavarmi. Grazie per aver deciso di tenermi compagnia.» Trascinando il cavallo dietro di sé si avviò verso il fiume. «È il minimo che potessi fare» replicò lei camminandogli accanto. Gli aghi di pino scricchiolarono sotto i loro scarponi emanando un forte profumo di resina che contrastava con quello dolciastro della bibita energetica. «I tuoi genitori sono i proprietari della tavola calda a Shoshone, non è vero?» «Sì.» «Si mangia bene.» «È vero. Mi hai fatto venir voglia del polpettone di mia madre.» «Starei morendo di fame anch'io se vivessi di quelle bevande disgustose. A proposito, non intendevo spaventarti avvicinandomi. Credevo che non ci fosse nessuno sulla piattaforma, ma volevo assicurarmene.» Naomi arrossì. «Non pensavo che fossi qui per vedere le aquile, ma solo che fossi di passaggio.» «E non pensi che anche se fossi stato di passaggio mi sarei fermato a salutare?» «Be', certo, sapendo che c'era qualcuno.» 17
«Quindi ti nascondevi da me.» Naomi annuì. «Perché? Temevi che avrei potuto farti del male?» «No, so badare a me stessa. Ho lo spray al peperoncino e pratico le arti marziali.» «Mi fa piacere saperlo.» Era così che aveva immaginato che fosse: piena di risorse e pronta a ogni evenienza, tutti tratti molto attraenti. «Ma non spiega perché ti nascondevi.» Naomi indicò se stessa e rise. «Perché sono abbastanza impresentabile.» «In che senso?» Luke la guardò confuso. Non capiva. «Sei gentile e lo apprezzo molto, ma sono qui fuori da una settimana, dormo in una tenda, mi lavo al fiume e indosso vestiti spiegazzati. Inoltre... stendiamo un velo pietoso sui miei capelli.» «Be', in effetti i tuoi capelli sono un po' arruffati, ma per il resto stai benissimo.» Non la conosceva abbastanza bene da dirle che la trovava molto sexy. Apprezzava la sua tenuta sportiva più di un abito firmato. Ai suoi occhi una donna che sapeva sopravvivere senza le comodità appariva più affascinante che con un vestito da sera. «Arruffati è un eufemismo. Scarmigliati è la definizione giusta.» «Ho visto celebrità con capelli in stati peggiori dei tuoi appena uscite dal parrucchiere.» «Sei carino» ripeté lei indicando gli alberi. «Laggiù, c'è una spiaggetta.» «Perfetto.» Quando ebbe raggiunto la riva del fiume, Luke lasciò che Smudge, il castrone del Last Chance che era solito cavalcare, si abbeverasse. Naomi si fermò accanto a lui. «Hai ragione, Luke. Ho avuto una reazione eccessiva.» «Mi stupisco che ti sia sentita in imbarazzo.» Luke aspettò che il cavallo avesse finito di bere per legarlo a un albero, poi 18
si rivolse di nuovo a lei. «Come ti ho già detto, sei più che presentabile.» «Non mi sarei sentita in imbarazzo se si fosse trattato di Emmett o di Jack. Ma non conoscendoti immagino che sia entrata in gioco la vanità» ammise lei scrollando le spalle. Luke la guardò fisso negli occhi. «Come facevi a sapere che non ero Emmett né Jack?» Poi capì che doveva aver usato il binocolo. «Ah... Mi stavi spiando.» Naomi arrossì di nuovo. Il fatto che avesse avuto timore di dargli una cattiva impressione lo lusingava. «Se può farti sentire meglio, ti confesserò che ho messo il cappello migliore per fare una buona impressione su di te.» «Davvero? Perché?» «Be'...» Luke si sfilò la camicia appiccicosa dai pantaloni. «Ho sentito parlare di te.» «Che cosa hai sentito dire?» «Che sei bionda e bella e che sei appena tornata a casa dopo aver lavorato in Florida. Che hai tenuto testa agli alligatori e che hai catturato alcuni pitoni. Cose del genere.» Mentre si toglieva la camicia sentì gli occhi di Naomi su di sé. Nessun problema. Non si vergognava del suo corpo. «La gente esagera sempre» si schermì lei sorridendo. «Per quanto riguarda gli alligatori mi sono limitata a stanarne alcuni per farli allontanare dalle zone abitate, ma non ho mai avuto a che fare con i pitoni.» «In ogni caso adesso sei qui in mezzo alla campagna a studiare delle aquile il che, per quanto mi riguarda, ti rende davvero speciale.» «Mi dispiace deluderti, ma non sono poi tanto speciale.» «Non sono deluso. Sarei rimasto amareggiato se ti avessi trovata alle prese con un asciugacapelli a batteria mentre ti mettevi lo smalto sulle unghie.» «Grazie, apprezzo il complimento.» 19
«Per quanto mi riguarda, invece, credo di non averti fatto una buona impressione mettendomi a imprecare. Mi dispiace tanto...» borbottò lui. «Non importa, avrei reagito nello stesso modo se fossi stata al tuo posto.» Il tono della sua voce lo indusse a voltarsi. Con grande piacere notò che lo stava guardando con interesse. A quanto pareva dalla reazione della ragazza, quella di togliersi la camicia era stata proprio una mossa vincente.
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