T327 duplice piacere

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Ogni sfumatura del desiderio. Il tuo caldissimo inverno: Non c’è due senza tre...

Un ménage a tròis, un segreto del passato, un’avventura che rischia di diventare molto pericolosa… O dannatamente eccitante. Dopo il successo di Eccitanti Alchimie, SAMANTHA ANN KING torna a infiammare il pubblico con un nuovo, trasgressivo romanzo.

Una voglia, tira l’altra… Torna l’antologia più attesa e apprezzata nel variegato panorama erotico contemporaneo. Undici racconti, undici momenti bollenti da assaporare, centellinandoli come regali speciali che non deludono mai. Per soddisfare, come sempre, ogni più piccola voglia.

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Duplice piacere

Nuova seduzione


Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Twin Temptation Twin Seduction Harlequin Blaze © 2009 Carolyn Hanlon © 2009 Carolyn Hanlon Traduzioni di Anna De Figueiredo Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Temptation agosto 2010 Questa edizione Harmony Temptation dicembre 2014 Questo volume è stato stampato nel novembre 2014 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY TEMPTATION ISSN 1591 - 6707 Periodico mensile n. 327 dello 04/12/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 128 dello 07/03/2001 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


CARA SUMMERS

Duplice piacere


Prologo

La casa sembrava uscita da uno di quei libri che leggeva da bambina, Jane Eyre, Rebecca o Cime Tempestose. Fu il primo pensiero che le attraversò la mente quando Maddie scese dalla limousine e si trovò davanti l'imponente edificio in pietra. Grigia e solitaria, Ware House si sviluppava su tre piani, con tre torri austere che in qualche modo, forse anche a causa del cielo color piombo, ne accentuavano l'aspetto cupo e misterioso. Ma non c'era alcun mistero. Era semplicemente la residenza a Long Island della famiglia Ware, che lei stava per incontrare per la prima volta. Un uomo alto, che assomigliava un po' a Michael Caine, aprì il pesante portone. Doveva essere il maggiordomo. Dritto e impettito, il viso assolutamente privo di espressione, si fece da parte per farla passare. «Si accomodi, signorina Farrell.» Vi fu soltanto un lampo di sorpresa, rapido e quasi impercettibile, negli occhi chiari. «Mi dia pure la valigia» aggiunse, come se si trattasse di un'ospite abituale. Maddie esitò un attimo, ancora confusa e scombussolata. Stato d'animo in cui si trovava dal momento in cui aveva ricevuto la telefonata dell'avvocato Edward Fitzwalter III. Strinse ancora più forte il manico della borsa ed entrò nell'ingresso tutto rivestito di legno scuro. Non sapendo come sarebbe stata accolta, aveva detto all'autista della macchina di rimanere ad aspettarla. Sempre meglio avere pronto un piano di fuga. 7


«Di qui, prego.» L'uomo le fece strada lungo un ampio corridoio. «La famiglia è già riunita in biblioteca.» La famiglia? L'ansia le attanagliò lo stomaco in una morsa. Stava per conoscere una famiglia di cui ignorava l'esistenza sino a due giorni prima. Fino ad allora aveva creduto di essere l'unica figlia di Mike Farrell, allevatore facoltoso e di successo, il cui ranch si trovava a circa un'ora di distanza da Santa Fe. Mike era stato l'ultimo di una dinastia di allevatori e Maddie avrebbe dovuto continuare il suo lavoro. Suo padre le aveva detto che la mamma era morta quando era piccola e dato che lui era scomparso da un anno, non aveva neppure potuto chiedergli perché le avesse mentito. Non c'era dubbio che le avesse mentito. Una bugia enorme. Madornale. In tutti quegli anni lei aveva avuto una madre che non aveva mai incontrato. Una madre che era nata e cresciuta in quella casa. Non un nome qualsiasi, ma Eva Ware, la famosa disegnatrice di gioielli. Una persona che Maddie conosceva benissimo anche se solo attraverso la sua professione. Infatti, fin dai tempi del college, l'aveva presa come punto di riferimento, studiando i suoi disegni e sognando di creare, proprio come lei, una propria linea di gioielli. E il padre era stato perfettamente al corrente della sua ammirazione per la Eva Ware Designs. Ma mai, mai, che avesse fatto un accenno, un'allusione che la donna che tanto idolatrava fosse sua madre! Il fatto più atroce, insopportabile, e che ancora faceva fatica ad accettare, era che Eva Ware era morta. Investita da un pirata della strada cinque giorni prima. La notizia, scioccante e inaspettata, l'aveva talmente sconvolta da farle girare la testa. Si era dovuta sedere nel tentativo di calmarsi, fare ordine nei propri pensieri mentre la voce monotona aveva continuato a parlarle dall'altro capo della linea. La richiesta specifica di sua madre... il volo per New York... la lettura del testamento... l'eredità. L'eredità! Stava ancora cercando di venire a patti con 8


quella parola quando l'avvocato gliene aveva sparata un'altra. Ancora più grossa. Sorella. Sì, perché oltre a una madre, che aveva sempre ignorato di avere, esistevano anche uno zio, un cugino e una sorella. Una sorella gemella! Jordan Ware. Per qualche istante la voce dell'avvocato era diventata una specie di ronzio nell'orecchio. Incredibile! Assurdo! Aveva una sorella gemella, da cui era stata separata dalla nascita. Com'era possibile? No. Le era sembrata la storia di un film della Disney. Genitori in trappola. Era stato uno dei suoi film preferiti. Quante volte l'aveva visto insieme al padre! E mai che lui avesse detto una parola! No! Come faceva ad accettarlo? Non poteva. Il padre non avrebbe mai dovuto mentirle. Aveva stretto la cornetta del telefono come se fosse l'unica ancora di salvezza e aveva interrotto quel fiume di parole. «Lei sta mentendo. Se si tratta di una truffa o di uno scherzo di pessimo gusto, guardi che non funziona.» In tono calmo e paziente, come se si aspettasse una reazione del genere, l'uomo l'aveva pregata di chiamare l'elenco abbonati e di chiedere il numero dello studio legale Carnegie & Fitzwalter di New York. Quindi telefonare e chiedere di Edward Fitzwalter III. Lei aveva continuato a camminare su e giù per la stanza per un quarto d'ora, assolutamente dubbiosa sul da farsi. Era impossibile credere che il padre avesse potuto mentirle in quel modo. Doveva trattarsi sicuramente di un mascalzone. Alla fine si era fermata davanti alla vetrata che occupava un'intera parete del salone e aveva guardato fuori, verso la terra che era appartenuta per generazioni ai Farrell. A quel punto aveva pensato a Daniel Pearson, l'agente immobiliare locale, che da sei mesi la stava tormentando perché mettesse in vendita la tenuta. D'altro canto non era un mistero per nessuno che lei facesse una grossa fatica a mandare avanti la proprietà e, nel contempo, dedicarsi alla neonata attività di creatrice di gioielli. Possibile che la tele9


fonata dell'avvocato Fitzwalter fosse collegata a quel fatto? Ma come? Se lei aveva davvero ereditato qualcosa da sua madre, sarebbe stato soltanto un aiuto che le avrebbe consentito di rispettare la volontà del padre. Alla fine la curiosità aveva avuto il sopravvento, oltre alla sensazione che l'uomo con cui aveva parlato fosse davvero Edward Fitzwalter III. E così in effetti era stato. Anzi, con molta pazienza e gentilezza, lui le aveva ripetuto tutte le informazioni. Le aveva comunicato che le aveva prenotato un volo per il giorno seguente e che non doveva fare altro che prenderlo. All'aeroporto JFK ci sarebbe stata una limousine ad aspettarla, che l'avrebbe portata nella residenza di Long Island della famiglia Ware per la lettura ufficiale del testamento. Maddie s'impose di tornare al presente quando il maggiordomo si fermò di fronte a una doppia porta in legno. La tensione divenne intollerabile mentre lui abbassava la maniglia e apriva. La stanza era cupa come una caverna. Le pareti interamente tappezzate di libri. L'odore della pelle delle rilegature, misto a un vago aroma di limone e gelsomino, permeava l'atmosfera. Da quattro strette finestre piombate proveniva una luce tetra e deprimente. Lei rimase per un attimo sulla soglia, poi si fece coraggio ed entrò, incontrando lo sguardo delle cinque persone presenti. L'uomo calvo con i baffi, seduto in testa al grande tavolo rettangolare, doveva essere l'avvocato. Fitzwalter III le aveva fatto una rapida descrizione di ciascun membro della famiglia Ware così non fu difficile riconoscerli. Il bell'uomo dai capelli grigi era Carleton Ware, il fratello di Eva. Dirigeva la Ware Bank e non era coinvolto nella Eva Ware Designs. Carleton, con la moglie e il figlio, abitava in quella casa mentre Eva, pur proprietaria di metà della residenza di famiglia, aveva preferito vivere a New York City. Gli occhi castani di suo zio la fissarono freddi e indagatori. Il giovane seduto alla sua destra doveva 10


essere Adam, il figlio nonché suo cugino. Aveva i capelli castano scuro, piuttosto lunghi, e occhi dello stesso colore ma decisamente ostili. A quanto le aveva detto l'avvocato, Adam aveva lavorato con Eva sin da quando aveva terminato gli studi, diventando lui stesso un abile disegnatore di gioielli e un suo stretto collaboratore. Dorothy, la madre, aveva invece una vita sociale e mondana molto attiva sia a Long Island che a Manhattan. Operava per diverse istituzioni benefiche ed era membro di parecchie fondazioni culturali. Era una donna alta, magra, con un fisico da indossatrice, il cui sguardo freddo e altezzoso la squadrò come se fosse un essere inferiore. D'altro canto il taglio di capelli perfetto e il tailleur nero, chiaramente d'alta moda, fecero sentire Maddie malvestita e in disordine. Vissuta sempre in un campagna, non aveva mai curato molto l'abbigliamento e per Santa Fe i pantaloni color cachi, la giacca di cotone ricamata e gli stivaletti di cuoio andavano benissimo. Scrollandosi di dosso quell'assurdo senso di disagio, spostò l'attenzione verso il piccolo cinese seduto anche lui alla sinistra dell'avvocato. Cho Li, l'assistente più stretto di Eva. La persona che aveva collaborato con lei sin dagli inizi della sua attività. Molto prima che aprisse il negozio su Madison Avenue. Quando le sorrise, chinando il capo, Maddie trovò il coraggio di girarsi verso l'unico viso familiare presente nella stanza. Quello di Jordan Ware. Durante l'intero viaggio aveva cercato di immaginare quel momento in mille modi. Ma non aveva previsto quell'improvviso e acuto senso di appartenenza. Per qualche secondo smise di respirare, sopraffatta dall'emozione. Non era come guardarsi allo specchio. No. Jordan, con il suo tailleur color grigio tortora e la camicia di seta turchese, sembrava uscita direttamente dalle pagine di Vogue, facendola sentire in tutto e per tutto una provinciale. Ma la giovane donna, che si era alzata in piedi, aveva i suoi stessi occhi viola e gli stessi lineamenti. E anche se i 11


capelli le incorniciavano morbidi il volto con un taglio molto chic, mentre Maddie li portava legati in una lunga treccia, avevano lo stesso color miele dorato. Tutto quello che Fitzwalter le aveva detto al telefono era vero. La consapevolezza che stava vivendo un dato reale fu netta. Non era frutto della sua immaginazione. Non aveva idea di quanto tempo fossero rimaste immobili a fissarsi né quante volte l'avvocato avesse tentato di scuoterle, schiarendosi la gola. Fu Jordan a muoversi. Le si avvicinò con impeto, prendendole le mani e Maddie lesse nel suo sguardo i suoi stessi sentimenti. Curiosità, eccitazione e paura. E se non avessero avuto nulla in comune? Se non si fossero piaciute? «Benvenuta» le mormorò Jordan con un sorriso. E per la prima volta da quando era entrata in quella casa, un po' della tensione sfumò. Poi la sorella si volse verso gli altri. «Zio Carleton, zia Dorothy, Adam, Cho Li, vi presento mia sorella Madison Farrell.» Per qualche istante nella stanza regnò il silenzio. Fu Cho Li a prendere l'iniziativa, alzandosi in piedi con un leggero inchino. «È un vero piacere conoscere l'altra figlia di Eva.» Allora anche Carleton si alzò dalla sedia. «Devi perdonarci, Madison. Lo shock per la tragica morte di mia sorella e la notizia che aveva una seconda figlia, rimasta nascosta per tutti questi anni a Santa Fe... Stiamo ancora cercando di assorbire il colpo. Fino a che non sei entrata, nessuno di noi riusciva a credere a quanto Edward ci aveva detto. Dorothy, Adam e io ti diamo il benvenuto a Ware House.» Adam e Dorothy rimasero in silenzio, gli occhi gelidi. E per Maddie fu un sollievo avere Jordan accanto mentre prendeva posto al tavolo. «Non appena tutto sarà finito, parleremo» sentì che le sussurrava in tono rassicurante. 12


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Jordan le teneva ancora la mano quando Fitzwalter aprì la cartella che aveva davanti e tirò fuori i documenti. Con la coda dell'occhio Maddie studiò la sorella. Aveva le labbra serrate, gli occhi fissi sull'avvocato. Era nervosa. E non semplicemente perché si erano appena incontrate. Poi, approfittando del fatto di essere seduta sul lato opposto, osservò per un momento gli altri Ware. Carleton sembrava perfettamente a proprio agio, un braccio appoggiato in modo casuale sulla spalliera della sedia della moglie. Ma la rigidezza delle spalle e la bocca stretta lo negavano. A prima vista Dorothy poteva apparire solo annoiata, ma le mani chiuse a pugno avevano le nocche bianche. Adam, dal canto suo, pareva sul punto di scattare come una molla. Se c'era una cosa che il padre le aveva insegnato, era l'importanza di leggere le espressioni dei volti e il linguaggio del corpo. Secondo Mike Farrell si trattava di una capacità essenziale in ogni genere di attività. Nel gioco delle carte come nel trattare sul prezzo di un capo di bestiame. Due cose Maddie captò chiaramente. Anche gli altri Ware avevano i nervi tesi come Jordan. E la famiglia non era molto unita. Ma perché? Chissà se erano stati accanto alla sorella per aiutarla ad affrontare la terribile perdita subita? Una morsa di pena le strinse il cuore al ricordo dell'incredulità e del dolore straziante provati quando suo padre era morto. Anche 13


in quel caso era successo tutto all'improvviso. Non riusciva ancora a non sentirsi in colpa per essere andata ad Albuquerque per una mostra di gioielli. Mike aveva avuto un infarto mentre era sui pascoli a controllare alcuni recinti. Solo. Cash Landry, il loro vicino e amico da una vita, aveva trovato il corpo il mattino seguente. Non conosceva Eva Ware, quindi non poteva sapere esattamente cosa Jordan stesse provando. Sperava soltanto che la sorella avesse qualcuno a cui appoggiarsi come lei aveva potuto fare con Cash. E agendo d'impulso, intrecciò le dita con le sue quando l'avvocato si mise gli occhiali per leggere. «Ho intenzione di essere breve» iniziò Fitzwalter lanciando sui presenti una rapida occhiata. «Se qualcuno desidera avere l'intero incartamento, sarò felice di fargli una copia ma se nessuno è contrario, andrei direttamente ai lasciti.» Il silenzio fu totale. Jordan le strinse con forza le mani e Maddie si sentì dispiaciuta. Era ovvio che la sorella fosse preoccupata. Come del resto tutti gli altri. L'unica ragione, per cui Eva aveva voluto la sua presenza lì quel giorno, era perché le aveva lasciato qualcosa. E quel qualcosa avrebbe diminuito o privato dell'eredità qualcun altro. «Al mio assistente personale Cho Li, lascio la somma di cinquecentomila dollari così che possa, se lo desidera, andare in pensione. Ma spero che resti finché i nuovi proprietari della Eva Ware Designs non si siano ben avviati.» Dorothy bisbigliò qualcosa ad Adam e lui si sporse in avanti. «Nuovi proprietari? Chi sono i nuovi proprietari?» L'avvocato lo guardò al di sopra delle lenti. «Ci arriverò prima senza interruzioni.» Adam aprì la bocca e la richiuse. «A mio fratello Carleton lascio tutte le mie azioni della Ware Bank. Mi auguro che finalmente possa fare la fortuna che secondo lui gli ho impedito di raggiungere.» A Maddie non sembrò che quella notizia rendesse molto felice l'interessato. «Tutto il resto del mio patrimonio, azioni, titoli e liquidi, 14


la Eva Ware Designs, il mio cinquanta per cento di Ware House a Long Island e l'appartamento di New York, lo lascio alle mie due figlie, Jordan e Madison, perché se lo dividano in parti uguali. Spero con tutto il cuore che possano dirigere insieme la mia società. Esiste, tuttavia, una condizione. Devono scambiarsi identità, vivendo ciascuna la vita dell'altra per tre settimane consecutive e ininterrotte. Periodo da iniziarsi entro settantadue ore dalla lettura del mio testamento. Se rifiutano o non rispettano in toto le mie disposizioni, il cinquanta per cento di Ware House andrà a mio fratello Carleton. Tutto il resto, la mia attività e l'appartamento inclusi, sarà venduto e diviso equamente tra tutti i miei parenti in vita.» Jordan rimase a bocca aperta e lei intuì esattamente cosa stesse provando. Dorothy toccò il braccio del figlio e Adam scattò in piedi, mettendo le mani sul tavolo in atteggiamento minaccioso. «Non può essere! Sarò io il capo ora che Eva non c'è più. Avrebbe dovuto dare a me le redini del comando! Mi ha sempre lasciato credere che un giorno avrei preso il suo posto.» «Ha ragione.» Era la prima volta che Dorothy parlava e nella sua voce non c'era traccia di emozione. Del tutto imperturbabile Fitzwalter cercò lo sguardo prima della madre e poi del figlio. «Vi assicuro che il testamento della signora Ware è perfettamente in regola.» «No!» obiettò Adam. «Sicuramente aveva cambiato idea. Forse è stata troppo occupata e non ha avuto il tempo di venire nel suo studio.» L'avvocato rimise i fogli nella cartella. «Ci è venuta due settimane fa e ha rivisto ogni dettaglio.» Il viso di Adam divenne rosso come un peperone e per un attimo Maddie temette che rovesciasse il tavolo addosso a Fitzwalter, ma la voce di Carleton lo bloccò. «Adam.» Nient'altro. Il giovane prese fiato e si allontanò di qualche passo. Solo allora lei si girò verso Jordan. «Non capisco. Perché non ha 15


lasciato a te la sua società? E perché vuole che ci scambiamo d'identità dopo che ci ha tenute separate per tanti anni?» «Ho una mia teoria» rispose la sorella, guardando gli altri Ware che confabulavano. Era Dorothy che parlava in realtà, e dall'espressione del figlio, non sembrava che questi fosse d'accordo. «Senti, filiamocela» le sussurrò Jordan. «Ho prenotato per due in un alberghetto a Linchworth. Ti volevo tutta per me e ho ritenuto meglio restare nei paraggi piuttosto che passare non so quante ore bloccate nel traffico.» Erano quasi arrivate alla porta d'ingresso quando Adam le raggiunse. Afferrò Jordan per un braccio, costringendola a girarsi. «Non ve ne potete andare così!» La rabbia contenuta nella sua voce spinse Maddie ad agire. «Lascia stare mia sorella.» Poi lo scostò di scatto, mettendogli entrambe le mani sul petto e spingendolo con decisione contro la parete. «Il fatto che il testamento di tua zia non ti soddisfi, non ti dà il diritto di maltrattare Jordan.» Lui la fissò stralunato. «Mi hai dato una spinta.» «Esatto.» A quel punto lo richiamò all'ordine la voce secca della madre. «Adam!» «Non finisce qui» sibilò il cugino, allontanandosi lungo il corridoio. Senza fare commenti presero valigia e borse dal maggiordomo e corsero fuori, verso la limousine in attesa di fianco alla scalinata. Solo allora la sorella si girò e la strinse forte in un abbraccio. «Grazie! Erano anni che volevo dare ad Adam uno spintone. Chissà, forse aspettavo che arrivasse la mia supersorella che lo facesse al mio posto.» Jordan aprì la porta della suite alla Linchworth Inn. Non avevano detto una parola lungo il breve tragitto. Del resto entrambe erano ancora molto scosse e sconcertate per le ultime volontà della madre. Dal canto suo aveva cercato di trovare un piano di azione, una strategia. Ma negli affari la chiave del 16


successo era conoscere bene chi si aveva di fronte. E lei non conosceva affatto la sorella. Sì, aveva chiesto informazioni all'avvocato ed era entrata persino nel sito web di Madison. Tra l'altro il sito in sé aveva bisogno di cambiamenti, ma certo non i gioielli. Sua sorella aveva talento. I lavori avevano uno stile country, cinture, fermagli per cravatte, spille. Avevano tutti un disegno ben caratterizzato, drammatico. La manifattura era squisita, con un uso notevole del turchese. Vi erano anche pezzi più delicati come orecchini e braccialetti. Forse poteva servirsi della passione della sorella. Chissà? Ma prima doveva conoscerla meglio. Capire che tipo fosse. E non aveva molto tempo per farlo. Si avvicinò al piccolo frigorifero, chinandosi per aprire lo sportello. Maddie, invece non si mosse di un passo. Era rimasta in piedi in mezzo alla stanza, in silenzio. La suite era composta da due camere da letto e da un piccolo soggiorno con un grazioso salottino davanti alla finestra. I mobili erano antichi e la tappezzeria elegante. «Posso offrirti un bicchiere di vino. Mamma e io lo preferivamo bianco, ma se vuoi il rosso o qualcos'altro, lo ordino.» «Bianco va bene.» Il silenzio si protrasse di nuovo. Quasi imbarazzato. Che diavolo le stava succedendo?, pensò Jordan, aprendo la bottiglia di chardonnay. Non aveva mai sofferto di mancanza di parole. «È molto carino» disse Maddie. Lei si guardò intorno e un groppo le salì alla gola. «Alla mamma piaceva. Eravamo solite fermarci qui ogni volta che venivamo a trovare lo zio e il resto della compagnia.» Non ci sarebbe più stata con sua madre... Ma non doveva pensarci. Non ancora almeno. «Come, non andavate a Ware House?» Jordan le porse uno dei bicchieri. «Vieni, andiamo a sederci sul divanetto.» Bevve un sorso. «L'atmosfera lì ha sempre avuto un che di gelido. E le cose sono andate via via peggiorando quando mi sono laureata, ho preso il dottorato e ho in17


cominciato a lavorare alla Eva Ware Designs. Ma il problema incomincia da lontano. Non credo che zio Carleton e la mamma siano mai andati d'accordo. I contrasti sono aumentati a dismisura dopo la morte del nonno. Lo zio è uno di quegli uomini vecchio stampo che crede che il figlio maggiore debba ereditare tutto e subito. Ma per fortuna il nonno non la pensava così. E ha lasciato delle disposizioni precise, dividendo tutto a metà tra la mamma e zio Carleton. Anche la residenza di famiglia. Lei ha preso la sua parte di azioni, titoli e denaro, investendoli interamente nella sua attività di disegnatrice di gioielli. Ha avuto successo ed è riuscita ad aprire il negozio su Madison Avenue.» «Saggia decisione» commentò Maddie. «Sono d'accordo. Ma gli altri Ware non hanno gradito.» La sorella fece una smorfia divertita. «Gli altri Ware... Sai, ho incominciato a pensare a loro nello stesso modo.» Sveglia, pensò Jordan. E anche intuitiva. Bene. Si tolse le scarpe, accoccolandosi sul divano. «In una specie di offerta di pace, mamma ha acconsentito che gli zii e Adam vivessero a Ware House. Lei vi teneva ricevimenti di lavoro e partecipava ai party organizzati dalla Ware Bank.» «Hai detto che le cose sono peggiorate quando hai incominciato a lavorare per la Eva Designs.» «Certo, perché Adam si era convinto che un giorno avrebbe preso il bastone del comando. Erano ormai tre anni che era entrato nell'attività. E bisogna riconoscere che è molto bravo. Mamma ne era consapevole. Ma per i genitori è stato una grossa delusione. Avrebbero preferito che lavorasse in banca. Comunque è chiaro che si aspettava di diventare il capo. E anche Dorothy. Inoltre ha un gran brutto carattere.» «Me ne sono accorta. Sarà anche abile come disegnatore, ma non ha certo la tua esperienza nella gestione di affari.» Jordan la fissò colpita. «Come lo sai?» «Be', ho guardato su Internet. Una laurea alla Wharton School e un master di specializzazione all'università di Harvard. Notevole.» 18


La sorella sorrise. «Touché. Io ho visitato il tuo sito. Nell'impostazione ha bisogno di migliorie, ma i tuoi lavori sono bellissimi.» Posò il bicchiere sul tavolino e si chinò a sfiorare uno degli orecchini di Maddie. «È delizioso. Mamma cercava sempre dei turchesi chiari di questa stessa qualità.» «Sarebbe dovuta venire in New Mexico.» Nella sua voce e negli occhi c'era una sfumatura di tristezza. Jordan la capiva perfettamente. «Era lì quando ci ha dato alla luce. Ho talmente asfissiato Fitzwalter che alla fine mi ha mostrato i nostri certificati di nascita. Siamo nate a Santa Fe.» «Allora è stata alla tenuta!» «Non lo so, ma certo si trovava in New Mexico.» «Sarebbe dovuta tornarci.» «Sì. E nostro padre sarebbe dovuto venire qui. Chissà se scopriremo mai perché non l'hanno fatto? O perché ci hanno separate?» «Hai detto che hai una teoria in merito alle condizioni del suo testamento. Qual è?» chiese Maddie. «Secondo me voleva che tu facessi una full-immersion nella Eva Ware Designs perché desiderava che vi restassi» osservò Jordan. «Non è possibile.» «La conosco. Era una donna molto determinata. Sono sicura che ha sempre seguito la tua carriera. Poi deve essere successo qualcosa. Non saprei. Comunque voleva che tu vedessi quello che aveva creato, che ti rendessi conto che potevi farne parte.» «Perché allora non mi ha contattato? Perché limitarsi a metterlo nelle sue volontà?» Jordan si alzò, mettendosi a camminare su e giù. «Sapessi quante volte mi sono posta le tue stesse domande! Forse dopo tanti anni ha avuto paura. Una cosa, però, è fondamentale per capire. Lei adorava disegnare gioielli. Era la sua passione. La sua vita. Quando lavorava, si estraniava da tutto.» «Perché tre settimane?» 19


«Probabilmente riteneva che ventuno giorni di fila fossero sufficienti.» «Ma è assurdo. E non è corretto nei tuoi confronti.» «Se l'avessi conosciuta, non ti sembrerebbe così folle. Ti ripeto, per lei la sua società, il suo lavoro erano tutto.» La sorella si avvicinò a una delle finestre, girandosi poi a guardarla. «Per questo dobbiamo parlare delle sue disposizioni.» Si alzò anche Maddie. «Sono d'accordo. Anzi voglio che tu sappia...» Jordan alzò una mano. «Fermati. Dato che sono la più vecchia, incomincio io.» «Come fai a sapere che sei la più vecchia?» In gamba la ragazza, pensò l'altra compiaciuta. «Ho visto i certificati di nascita. Ti ho preceduto quasi di quattro minuti.» Impulsivamente le andò vicino, prendendole le mani. «Per favore, ascoltami prima di dire altro.» «Okay.» «Non è facile trovare le parole per convincerti ad accettare le sue condizioni.» «Non vedo perché dovrei farlo.» Jordan le puntò un dito contro il petto. «Hai promesso di restare ad ascoltarmi.» «Va bene, va bene.» Maddie alzò le mani in segno di resa e tornò a sedersi. Guardare la sorella la fece pensare a suo padre. Lo sguardo che le aveva appena lanciato, era tipico di Mike Farrell e anche lui aveva avuto l'abitudine di camminare quando intendeva parlarle di qualcosa di importante. «Mi rendo conto che è una follia» dichiarò Jordan, mettendosi a sedere. «Però noi dobbiamo accettare.» «Come puoi volere una cosa simile? Non è giusto!» La sorella si passò le dita tra i capelli. «Hai ragione. Molto ingiusto. Tra l'altro scambiarsi d'identità sarà più che complicato. Ma non abbiamo scelta. Tra l'altro ho visto che hai una fiera tra quattro giorni a Santa Fe.» «E non posso mancare. Sono mesi che lavoro su quei disegni ed è essenziale che incontri nuovi acquirenti.» 20


«Nessun problema. Dovrei essere in grado di cavarmela. L'ho fatto per la mamma tante volte.» «Ma ci sono altri problemi... il ranch per esempio.» «Che genere di problemi?» «Be', non sono certo nata per dirigere una tenuta. Ho fatto salti mortali per sostituire papà e nel contempo continuare con la mia attività. Il mio vicino Cash Landry mi è stato di grande aiuto, ma non posso pretendere che la cosa duri in eterno. E poi c'è l'agente immobiliare locale che mi dà il tormento perché venda.» Jordan si alzò di nuovo. «Non starai pensandoci sul serio?» «No.» Bugiarda! Maddie fu assalita dai sensi di colpa. Non era proprio quello che pensava di fare? In fin dei conti non aveva risposto con un secco no a Pearson. E adesso lì davanti c'era sua sorella che, nonostante tutto, voleva assolutamente rispettare la volontà della madre. «Forse potrei aiutarti.» «Come?» «Tre settimane mi daranno la possibilità di vedere quali sono i problemi. Non sono certo un allevatore, ma me la cavo bene in amministrazione di società e simili. Chi è al corrente del fatto che sei venuta qui per il testamento?» «Nessuno. Sia il mio soprintendente che Cash sono via per portare il mio bestiame al mercato. Non saranno di ritorno che fra un paio di giorni. L'aiuto mandriano di Cash viene a dare un'occhiata ai cavalli e a controllare le cose di tanto in tanto. Ma non ho avuto nemmeno la possibilità di avvertirlo che partivo.» Jordan bevve un sorso di vino, l'espressione pensierosa. «Potrei fingere di essere te alla fiera di gioielli senza che nessuno si accorga di nulla.» «Stai parlando sul serio?» «Eccome!» La sorella ricominciò a camminare su e giù per la stanza. «So che i compratori preferiscono parlare diretta21


mente con il disegnatore e ho imparato a sufficienza alla Eva Ware Designs per prendere il tuo posto. Quanto al ranch, non devo far altro che calarmi nei tuoi panni. Tu non dovrai far nulla di simile qui. Gli altri Ware conoscono la verità e così pure Cho Li. Prima di partire per Santa Fe farò in modo che anche al negozio siano messi al corrente della situazione. Dovrai solo fare il mio lavoro per tre settimane.» «Non ho la più pallida idea di quale sia il tuo lavoro.» «Tranquilla. Impegni, appuntamenti e tutto quanto sono sul mio computer. Cho Li, comunque, ti aiuterà. Lavora con la mamma fin dall'inizio e ti puoi fidare totalmente. A chi mi posso rivolgere alla tenuta?» «Aspetta! Vai troppo veloce. Non ti ho detto tutti i problemi. Potresti non essere al sicuro.» «Perché?» Maddie si fece seria in volto. «Ultimamente ci sono stati alcuni atti di vandalismo. All'inizio di piccola entità. Recinti rotti, graffiti sui capannoni... Cash pensava fossero i gemelli Trainer. Uno dei due ha una cotta per me. Ma poi i danni si sono fatti più gravi. Hanno distrutto un recinto e parte del bestiame si è sparso per i pascoli. Infine un paio di settimane fa qualcuno ha avvelenato il fieno nelle stalle e ho quasi perso il mio cavallo.» «Hai chiamato la polizia?» «E perché? Non avrebbero fatto altro che redigere un rapporto.» Jordan le si sedette accanto. «Farò attenzione. Tra l'altro qui il rischio è identico.» «Io so badare a me stessa.» «Ehi, ragazza! Dimentichi che sono nata e cresciuta a New York! I pericoli qui sono a ogni angolo. Comunque anch'io non ti ho detto tutto» confessò la sorella con una scrollatina di spalle. «Un mese fa c'è stato un furto al negozio. Qualcuno ha superato il sistema d'allarme e ha rubato pezzi del valore complessivo di centomila dollari dal salone principale. La polizia sta ancora indagando. Nel frattempo abbiamo cambia22


to i codici. Tutto, però, è successo durante la chiusura. Quindi dovresti essere al sicuro.» Maddie era più preoccupata per Jordan che per se stessa. D'altro canto Cash sarebbe tornato presto e avrebbe potuto pregarlo di vegliare sulla sorella. All'improvviso lo stomaco le si strinse in una morsa. Stava pensando davvero di prendere il posto di Jordan? «Chi è che può darmi una mano al ranch?» «Cash e il mio capo mandriano...» «Questo Cash...» l'interruppe la sorella. «Avete una storia, voi due?» «Assolutamente no. Siamo cresciuti insieme. Possiede il terreno accanto al mio. I nostri padri speravano che prima o poi c'innamorassimo e unissimo così le proprietà. Ma non è accaduto. Siamo solo amici.» «Bene. Pensi che potrebbe cascare nella trappola?» Lei la fissò. «Sei sul serio dell'idea di fingerti me?» «Penso che sia la cosa più semplice. Mi eviterebbe di dare spiegazioni. Ma il tuo cowboy berrà la storiella?» Maddie scosse la testa. «È molto scaltro.» Jordan sorrise maliziosa. «Mmh. Mi piacciono le sfide. Comunque dobbiamo mettere per iscritto ogni cosa e tenerci in continuo contatto telefonico. Del resto non è quello che facevano le due protagoniste nel film Genitori in trappola?» «L'hai visto anche tu?» «Come minimo quindici volte. E da piccola sempre insieme alla mamma.» «Però c'è un'enorme differenza nella situazione. Le due bambine si scambiano identità per conoscere i loro genitori, che si sono separati. Noi non siamo più in grado di farlo.» «È vero.» Jordan le strinse le mani tra le proprie «Ti giuro, vorrei con tutto il cuore che ci fosse un modo per farti conoscere la mamma.» Negli occhi della sorella, Madison lesse le sue stesse emozioni. Tristezza, rimpianto, dolore, e il nodo che le era salito alla gola si sciolse. 23


«Forse scambiarsi le parti è il solo modo di poterli conoscere. Maddie, possiamo farlo.» «Forse... Tuttavia continuo a non capire perché tu voglia dividere con me la tua eredità.» Jordan la guardò dritto in faccia. «Perché sei mia sorella e perché nostra madre lo desiderava. Per quanto troppo tardi, deve aver avuto dei rimorsi per averci separate e voleva essere sicura che c'incontrassimo.» «Poteva trovare altre mille soluzioni.» «Maddie, hai sentito le condizioni. Se non facciamo come lei voleva, la Eva Ware Designs sarà venduta. E io non posso permetterlo. Nostra madre ha lavorato tutta la vita per darle vigore. Era la sua creatura. Non voglio che venga distrutta. Ti prego, aiutami!» Maddie non era una persona impulsiva. Ma non poteva far altro che comprendere le ragioni della sorella. Erano identiche alle sue per quanto riguardava il ranch e il desiderio di rispettare la volontà di suo padre. E poi Jordan aveva ragione anche su un'altra questione. Lavorare al suo posto a New York le avrebbe dato l'opportunità di conoscere meglio la donna che aveva tanto ammirato. La donna che non aveva mai conosciuto. Chissà, forse sarebbe anche riuscita a scoprire perché i loro genitori le avevano separate. «Okay, lo farò.» «Davvero?» Lei annuì. «Grazie!» Jordan l'abbracciò forte. «Bene. E adesso passiamo alle cose pratiche. Puoi vivere nel mio appartamento. Lo divido con un uomo, Jase Campbell. Ci siamo conosciuti al college anche se lui era qualche anno avanti a me. Stessa situazione. Poi ognuno di noi ha preso la propria strada. È tornato a vivere da me quando si è trasferito a New York e ha aperto un'agenzia di investigazioni e sicurezza.» «Siete legati sentimentalmente?» «No, ma siamo ottimi amici. Per me è come un fratello 24


maggiore. Ma probabilmente non avrai nemmeno occasione di conoscerlo. È in Sud America per non so quale misterioso incarico. Non sono ancora riuscita a contattarlo. Non gli ho neppure detto...» Jordan s'interruppe, gli occhi improvvisamente lucidi e Maddie le accarezzò una mano. «Non riesco ancora ad accettare che se ne sia andata» le confessò la sorella in un sussurro. Lei le porse il bicchiere. «Come potresti? Hai dovuto persino identificarla!» L'avvocato le aveva raccontato tutto. «E poi c'è stata l'organizzazione del funerale e, come ciliegina finale, la scoperta che avevi una sorella gemella.» Jordan le cercò lo sguardo. «Quando è morto nostro padre... quanto tempo ci hai messo...» «Ad accettarlo? Ancora faccio fatica, ti assicuro.» Sollevò la mano per sfiorarle la guancia in una carezza. «Vedrai, andare alla tenuta ti aiuterà.» «Sono felice che tu esista, sorellina.» «Altrettanto dicasi per me.» Jordan tirò un grosso sospiro, scattando in piedi. «Okay. Sono rimaste solo settanta ore e dobbiamo sbrigarci.» Sua sorella era davvero incredibile, pensò Maddie, osservandola mentre andava a sedersi alla scrivania e accendeva il suo computer portatile. Immediatamente operativa, s'immerse anima e corpo nel pianificare quelle tre settimane nei minimi dettagli.

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327 Duplice piacere di C. Summers

Maddie ha scoperto di essere un'ereditiera e di avere una gemella, Jordan, tutto in cinque minuti. Lo scambio d'identità con quest'ultima... aggiunge sale alla questione. Anche perché Jordan ha un compagno di stanza che regala a Maddie sesso spettacolare...

Nuova seduzione di C. Summers

Jordan ha sempre sognato una vita lontana dalla metropoli e il desiderio si avvera quando incontra Maddie, la sua gemella sconosciuta, e scambia la sua vita con lei. A Santa Fe, però, Jordan finisce per andare a letto con quello che ritiene il fidanzato della sorella...

328 Un pizzico di peccato di T. Weber È quasi Natale e Jade, bibliotecaria con una passione segreta per la biancheria piccante, sta affogando nella noia. Nella cittadina di Diablo Glen non succede mai nulla, fino a quando arriva il detective Diego Sandoval, sulle tracce di un ladro di indumenti sexy e...

Tentazione in salsa piccante di S. Hunter

Chance Berringer non può lamentarsi del suo lavoro da bodyguard: proteggere Ana Perez, famosa chef televisiva, nel periodo che trascorrerà in Messico. Sembra più una vacanza che altro. Ma quanto sarà difficile tenere le mani lontane da quel corpo favoloso?


DAL 5 FEBBRAIO 329 Un'esca irresistibile di S. Hunter

Luke Berringer aveva raggiunto il successo prima di perderlo per una donna. Ora, lavorando nell'agenzia di famiglia come bodyguard, è determinato a rintracciarla per fargliela pagare. Quando trova quella che crede essere Nicole Brooks, però, ha una sorpresa...

Sedotti dal desiderio di J. Rock

Miranda ha assaggiato la fama vincendo un reality e ha fatto indigestione! Stanca del caos mediatico che la circonda a Los Angeles, decide di acquistare un cottage. Quando l'aitante Damien scopre i suoi trascorsi hollywoodiani, non vuole più fare affari con lei...

330 Attenta a quell'uomo di D. Atkins Jillian James deve fare un'intervista al Dottore dei Single, alias Brody Donegan, l'uomo più maschilista e retrogrado della televisione, ed è sicura che non sarà tenera con lui. Ma quando lo incontra, dopo una trasmissione, la libido di Jillian diventa incontrollabile...

Passione che dà alla testa di N. Warren

Johnny Santini, barista sexy e affascinante, sa preparare cocktail davvero magici. Natalie lo scopre appena si siede al bancone del suo bar in una serata solitaria. È la notte di San Valentino e loro sono gli unici single in quel posto pieno di coppie innamorate...


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