Tacco 12, addio hmmaggio leannebanks

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Amelia era così emozionata che non riusciva quasi a respirare, figuriamoci mandar giù la cena deliziosa che di lì a poco avrebbe condiviso con Harry, il capo di Harry e la moglie al magnifico ristorante di Buckhead. Il suo ex fidanzato, Harry, presto sarebbe stato di nuovo il suo fidanzato e ogni cosa sarebbe tornata a posto. Amelia avrebbe preferito poter trascorrere un po’ di tempo da sola con lui prima di cena, ma Harry sarebbe arrivato direttamente dall’aeroporto. Avrebbero avuto tempo per una dolce riconciliazione più tardi. Amelia aveva pianificato tutto. Cercando di tenere a bada le farfalle nello stomaco, scese le scale della dimora storica della sua padrona di casa, convolata a nozze da poco, Aubrey Carter1


Elizabeth Roberts Gordon. «Sei bellissima, mia cara. Rimpiangerà ogni minuto che ha trascorso senza di te» disse Aubrey. «E se non lo farà lui, William gli...» «Gli darà una lezione che non si scorderà tanto facilmente» terminò Bill. Aubrey cercò di serrare le labbra in un’espressione di disapprovazione, ma le sfuggì un sorriso. Quella coppia di mezza età, così stranamente assortita, era una fonte costante di divertimento e di incoraggiamento. Bill era un rude mascalzone che si era arricchito a dismisura vendendo case mobili e Aubrey era la quintessenza della perfetta donna perbene, nata e cresciuta ad Atlanta. Chi avrebbe mai immaginato che si sarebbero innamorati e sposati un mese dopo essersi conosciuti? Se poteva funzionare per loro, allora di sicuro avrebbe funzionato anche fra Amelia e Harry. «È tutto pronto?» chiese Aubrey. Amelia annuì. «Le candele aspettano solo di essere accese. Ho cucinato la sua torta 2


preferita, gli ho comprato il suo vino preferito e ho messo il suo cd di musica country preferito nello stereo.» «Lo stenderai» garantì Aubrey. «Quella torta ha un profumo incredibile. Sei sicura che non vuoi che la assaggi?» Aubrey diede a Bill una pacca scherzosa. «Piantala di prenderla in giro. Non vedi che è nervosa?» «Sto davvero bene? Questo è il suo vestito preferito. E ho messo il suo profumo preferito. Diceva sempre che gli piacevo di più con i capelli così.» Amelia si portò le dita sui ricci stirati con cura. «Sei fantastica» disse Bill e le diede una pacca sulla mano. «Ma soprattutto sei simpatica, ed è più importante dei tuoi capelli o del profumo. Ricordatelo.» «Grazie» rispose lei. «Noi saremo dall’altra parte della casa» disse Aubrey. «Quindi non preoccuparti di fare le presentazioni, se Harry rientra con te stanotte. Ci penseremo più avanti.» Amelia sentì un’ondata di gratitudine e 3


cedette all’impulso di abbracciare Aubrey. «Grazie mille» disse di nuovo e uscì diretta al ristorante. I suoi pensieri turbinavano a tutta velocità, durante il tragitto. Non sapeva come avesse fatto a sopravvivere agli ultimi quarantacinque giorni di incertezza con Harry. Non ricordava un periodo in cui lui non avesse fatto parte della sua vita. Si era dichiarato nel cortile della scuola elementare e da allora erano sempre stati insieme. Nel corso degli anni, Amelia aveva visto tante coppie lasciarsi e aveva sempre avuto la sensazione di essere stata cosparsa di polvere magica. Lei e Harry si erano trovati così presto. Che sollievo, che quell’aspetto della sua vita non fosse un problema. Provò una sensazione leggermente sgradevole a quel pensiero, ma si rifiutò di badarci. Harry aveva rotto con lei due volte nelle ultime sei settimane, e ogni volta aveva cambiato idea e le aveva chiesto di riprenderlo, cosa che Amelia aveva sempre fatto. Due settimane prima, però, Harry le 4


aveva detto di volersi prendere una pausa e il mondo di Amelia era andato di nuovo in tilt. Ma adesso era pronta a tornare sulla buona strada. Il suo unico rimpianto era che avrebbe dovuto lasciare il lavoro alla Bellagio, la marca di calzature di lusso. Avrebbe sentito la mancanza dei suoi nuovi amici. Ma aveva imparato da tempo che il vero amore richiede dei sacrifici. Amelia entrò nel parcheggio del noto ristorante e si diresse verso l’ingresso, con la speranza di vedere Harry. Lui però non c’era. Chiese alla direttrice e fu accompagnata nella sala sul retro, dove una coppia sedeva con Harry, più affascinante che mai, a un piccolo tavolo rotondo. Harry la vide e si alzò. «Amelia, eccoti» disse e le sfiorò appena la schiena. «La signora Fitzgerald non vedeva l’ora di conoscerti. È una grande appassionata delle scarpe Bellagio.» La sensazione sgradevole aumentò quando Harry la presentò semplicemente come Amelia Parker, non come Amelia Parker, la 5


sua fidanzata. Non la baciò e non le toccò la mano per tutta la durata del pasto. Era educato, ma sembrava distante. Con lo stomaco stretto in un nodo, Amelia riuscì comunque a sostenere una conversazione amichevole. Alla fine della cena, però, non riusciva a smettere di chiedersi perché Harry fosse tanto freddo, quando era stato chiarissimo nell’invitarla a cena. Aveva detto che era importante per lui e lei ovviamente aveva accettato. I minuti sembravano non trascorrere mai. Amelia non ordinò il dolce e si chiese se non fosse il caso di alzarsi con una scusa. La signora Fitzgerald la salvò dal dilemma quando ricevette una telefonata della babysitter, che la avvisava che il bambino aveva la febbre. La coppia si congedò rapidamente e lei rimase sola con Harry. Finalmente. «Ti accompagno alla macchina» disse Harry. Il suo silenzio mentre le camminava accanto fino al parcheggio strinse ancor di 6


più il nodo allo stomaco. Amelia si morse il labbro. «Non sapevo dove pensavi di dormire.» Lui alzò le spalle. «Ho preso una stanza in centro, visto che resto qui solo una notte. Mi sa che dobbiamo parlare» aggiunse, mentre le apriva la portiera. Amelia provò un terrore improvviso, lo stesso, immaginava, di chi viene accompagnato alla ghigliottina. Aveva già provato quella sensazione, quando l’aveva lasciata. Non poteva più prendersi in giro. Harry stava per scaricarla una volta per tutte. Forse no, ribatté il suo lato più ingenuo con una vocina debole. Nel profondo, però, Amelia lo sapeva. Harry stava per darle il più grosso benservito della sua vita e lei non poteva farci niente. Si lasciò cadere sul sedile del guidatore. Harry scivolò in quello del passeggero e si voltò verso di lei. Sospirò. Non era mai un buon segno, quando sospirava. «Non so come dirtelo, Amelia, ma non ti 7


amo più.» Il cuore le sprofondò fino ai piedi. No, più in basso, doveva essere più in basso, sotto l’auto e sotto il parcheggio asfaltato. Harry non l’aveva mai detto chiaro e tondo prima. Amelia scosse la testa, aprì la bocca, ma non trovò le parole. «Non so come sia successo, ma mi sono innamorato di un’altra persona.» Il cervello di Amelia inchiodò. «Scusa? C’è un’altra?» Lui alzò le spalle. «Non è che abbia deciso di disinnamorarmi di te, babau» disse, e il soprannome le graffiò i nervi scoperti. «È solo che ho conosciuto Sidney e lei mi ha steso. È tutto quello che tu non sei.» Amelia si sentiva come doveva sentirsi il motore di un’auto quando qualcuno cambiava marcia senza schiacciare il pedale della frizione. «È tutto quello che io non sono» ripeté, confusa. «Credevo di essere tutto quello che desideravi.» «Non so come spiegartelo. È ambiziosa come me, riesce sempre a sorprendermi. È 8


impulsiva, ha carattere, ma mi fa sentire vivo ogni minuto.» Amelia non riusciva a farsene una ragione. Non riusciva a credere a quello che le diceva. «Non ti sei neanche accorto che mi sono pettinata come ti piaceva tanto?» gli chiese. «Ho messo il tuo vestito preferito. L’hai notato? E ho su il tuo profumo preferito.» Lui scosse la testa. «Mi spiace, Amelia. È solo che non provo più lo stesso per te.» Sospirò di nuovo. Amelia odiava i suoi sospiri. «Tesoro, credo semplicemente di essere cresciuto troppo per te.» Cresciuto troppo per lei. La furia divampò sopra la paura. Un piccolo rimasuglio di orgoglio e istinto di conservazione gorgogliò nella disperazione. Amelia aveva fatto dei sacrifici per Harry. Aveva rinunciato a una borsa di studio in una prestigiosa università per una facoltà pubblica in cui poteva essere ammesso anche lui. Si era tagliata e tinta i capelli per lui, si era vestita per lui, aveva nascosto in un cassetto le pro9


prie ambizioni per lui. Aveva accettato di rimandare il matrimonio, finché non fossero stati più stabili economicamente. Aveva fatto dei sacrifici. Per la prima volta, Amelia ebbe l’orribile sensazione di aver fatto troppi sacrifici. «Ti spiace darmi un passaggio fino in albergo?» chiese Harry. «Capisco che tu abbia bisogno di tempo per pensarci. Fai pure e restituiscimi l’anello» aggiunse come se niente fosse. «Resteremo sempre amici, babau.» Amelia sentì scattare qualcosa dentro di sé. Riusciva quasi a sentire il rumore delle piastrine che grattavano l’una contro l’altra come se fossero pietra. Era un cambiamento epocale. La sua intera vita si era basata sul programma che prevedeva che lei e Harry sarebbero rimasti insieme per sempre. Quel programma era appena stato annullato una volta per tutte. Dopo sei settimane di esitazione, ora Amelia capiva che Harry non la voleva più, nonostante lei avesse fatto tutto ciò che poteva per farsi 10


amare da lui. A essere sinceri, lo sapeva da un po’, era solo troppo spaventata per ammetterlo. Era cambiato tutto. Nulla sarebbe più stato lo stesso. Il suo cuore però continuava a battere. Lei continuava a respirare. Il suo cervello continuava a funzionare. Era ancora viva. Rise, sollevata. Forse le previsioni erano peggiori della realtà. Guardò Harry, lo guardò davvero, senza il velo dell’amore che le copriva gli occhi. Aveva il mento sfuggente, masticava con la bocca aperta e faceva l’amore di fretta. Aveva scelto l’anello di fidanzamento sulla base dei propri gusti, non di quelli di Amelia, ed era tirchio. Amelia si tolse l’anello dal dito e glielo diede. Poi accese il motore. «Trovati un altro passaggio e trovati anche un’altra amica.» «Ma...» «Niente ma» disse lei. «Scendi dalla mia macchina.» 11


Harry la guardò come se le fosse appena spuntata una terza testa e ubbidì. Ancora stordita, Amelia fece ritorno al proprio appartamento a casa di Aubrey, dove ridusse il cd preferito di Harry in milioni di pezzi, versò la bottiglia del suo vino preferito nel water e consegnò la torta di mele fatta in casa a un dispiaciuto ma riconoscente Bill. Amelia si tenne stretta la rabbia finché poté. La rabbia, decise, era molto meglio della tristezza. La rabbia significava energia e le impediva di piagnucolare. La rabbia era grande e calda e brillante. Riempiva il suo petto scombussolato come i fuochi d’artificio riempivano il cielo scuro del 4 luglio. Il problema era che Amelia non era mai stata capace di tenersi stretta la rabbia a lungo. Le era sempre sembrato uno stupido spreco di energia. Così, quattro giorni dopo la sera in cui Harry le aveva fatto scoppiare la bomba davanti, il dolore dentro di lei ebbe la meglio sulla rabbia. Si sentiva così vuota e così triste. 12


La madre le diceva sempre che il modo migliore per affrontare la tristezza era cucinare una torta. Concentrarsi su qualcun altro ti avrebbe aiutata a stare meglio con te stessa. Lo diceva anche la Bibbia: È meglio dare che ricevere. Era anche molto più facile, decise Amelia. Così si mise a cucinare torte. Cucinò torte per trenta giorni di fila, finché il suo capo nonché amica Trina Roberts la prese da parte e le consigliò gentilmente uno strizzacervelli. Questi, un tizio calvo e gentile, ascoltò e annuì e disse ad Amelia che doveva fare più esperienza di sé. Amelia non capì bene che cosa intendesse. Durante la visita successiva, lo strizzacervelli le disse che doveva essere gentile con se stessa. «Non puoi amare davvero un’altra persona, se prima non ami te stessa» disse saggiamente. «Mi sembra che tu abbia perso di vista chi sei davvero, mentre ti sforzavi tanto di essere quello che voleva 13


Harry.» Lo strizzacervelli citò perfino la Bibbia. «Ama il prossimo tuo come te stesso significa che devi amare anche te stessa.» Amelia era sicura che suo padre avrebbe definito lo strizzacervelli un maledetto liberale, ma doveva ammettere che i suoi consigli erano sensati. Visto che non capiva come amare se stessa, lo strizzacervelli le assegnò dei compiti per casa. Doveva scrivere quello che le piaceva e quello che non le piaceva, le cose che avrebbe voluto provare. Fu così che Amelia iniziò la lista. La prima cosa che scrisse fu che le sarebbe piaciuto vivere sulla spiaggia prima o poi. E quando rilesse quel che aveva scritto, Amelia decise che era arrivato il momento di farsi una vita, la sua vita. Finalmente.

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