Tra le braccia del milionario

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Da: Anonimous@gmail.com A: Redazione@chicagotribune.com Oggetto: Il milionario misantropo esce dalla tana!

Guarda guarda guarda chi è arrivata in città! Nora O'Malley Winchester, la figlia più ribelle di quel bastardo senza cuore di Sutton Winchester. Non è ammirevole che una figlia accorra al capezzale del padre malato? Anche se credo che lo abbia fatto per assicurarsi che la dipartita di Winchester Senior non sia tutta una montatura. Sì, perché il Re di Chicago è capace di questo e altro pur di continuare a ricattare Nora e le sue sorelle. Però, pare che durante la visita di Nora in ospedale, le sia stato recapitato un sontuoso rinfresco, e che il mittente del generoso dono sia Reid Chamberlain, il famoso milionario misantropo. Quando è stata l'ultima volta che lo avete visto partecipare a un evento mondano? Non è strano che un magnate di quel livello non si presenti mai in pubblico? Oggi mi sento generoso, quindi vi consiglio caldamente di recarvi armati di macchine fotografiche al lussuoso hotel Metropol per gustarvi un siparietto romantico che, ne sono certo, si rivelerà molto più ghiotto di una cena a cinque stelle.

Anonimous.


I PERDUTI AMORI DEI DI SIONE Una ricerca di verità, la promessa di una travolgente passione. NON PERDERE IL QUINTO APPUNTAMENTO DELLA SERIE!

Dante Di Sione avrebbe anche potuto perdonare la bella sconosciuta incontrata in aeroporto per avere inavvertitamente preso il suo bagaglio, e con esso il prezioso diadema del nonno. Ciò che non può proprio perdonarle, invece, è avere avuto la sfacciataggine di ricattarlo pur di farsi accompagnare al matrimonio della sorella...

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KAT CANTRELL

Tra le braccia del milionario


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: An Heir for the Billionaire Harlequin Desire © 2016 Harlequin Books S.A. Special thanks and acknowledgment are given to Kat Cantrell for her contribution to the Dynasties: The Newports miniseries Traduzione di Rita Pierangeli Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Destiny luglio 2017 Questo volume è stato stampato nel giugno 2017 da CPI, Barcelona HARMONY DESTINY ISSN 1122 - 5470 Periodico settimanale n. 2244 del 14/07/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 413 del 31/08/1983 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


1 Se esisteva una giustizia poetica al mondo, Sutton Lazarus Winchester aveva avuto la sua. Nora si accasciò contro la parete della stanza d'ospedale, incapace di assimilare il fatto che suo padre, in apparenza infallibile, stava morendo di un cancro ai polmoni inoperabile. Avrebbe dovuto sentirsi sollevata. Il suo dispotico regno stava per concludersi. L'uomo che non aveva trovato il tempo di accompagnarla all'altare il giorno delle nozze giaceva pallido e spossato in un letto d'ospedale, come se un po' del suo spirito fosse già volato all'inferno precedendo il resto. Il sollievo non arrivò. Nora era tornata a casa a Chicago con la debole speranza di riuscire a trovare il modo di riconciliarsi con il padre, ormai in fin di vita. E adesso che era lì, la difficoltà di quel compito rischiava di sopraffarla. «Dovevo vedere di persona» mormorò Nora alle sorelle, Eve e Gracie, accanto a lei mentre affrontava il padre. Nessuna delle tre si era avvicinata al letto perché, anche se sembrava che Sutton stesse dormendo, era meglio non fidarsi. «Lo stesso vale per noi» sussurrò Eve. «La dottoressa non era entusiasta quando le ho chiesto di permettere che un altro medico esaminasse le cartelle cliniche. Tuttavia dovevo togliermi ogni dubbio.» «Volevi controllare la sentenza di morte con i tuoi occhi, eh?» commentò Nora, senza malizia. 5


Sutton aveva terrorizzato le tre figlie. Nora, però, era stata l'unica che aveva sviluppato un disgusto tale nei suoi confronti da trasferirsi al capo opposto del paese, in Colorado, voltando le spalle al denaro, al lusso e allo strazio dello stile di vita in cui era nata. Lo sguardo di Eve era torvo. «Volevo assicurarmi che non fosse artefatta. Non mi stupirebbe se quella canaglia di Newport avesse pagato un medico per esibire una diagnosi falsa.» «Credi davvero che Carson riuscirebbe a trovare qualcuno disposto a farlo?» chiese Gracie, ed era chiaro che non nutriva ostilità nei confronti dell'uomo che, come le sorelle avevano scoperto di recente, era il loro fratellastro. Al contrario di Eve, Gracie vedeva sempre il lato migliore della gente. La sorella più giovane di Nora aveva un cuore generoso, e lo conservava anche nella bufera dell'enorme scandalo provocato dalla rivelazione che, durante una delle sue passate avventure, Sutton aveva procreato un figlio... niente di meno che il suo rivale in affari, Carson Newport. Ora che aveva visto il padre, Nora poteva rivolgere l'attenzione a Carson, il suo secondo obiettivo mentre si trovava a Chicago. Oh, lei se ne infischiava del denaro di Sutton, e se Carson Newport avanzava pretese legali su di esso. Eve e Grace potevano combattere quella battaglia. Comunque quell'uomo era suo fratello e ne era curiosa. Inoltre, non le andava a genio l'idea che le sorelle fossero defraudate della loro eredità, anche se si riduceva a niente di più che a un risarcimento per gli anni passati come figlie di Sutton Winchester. «Lo ritengo capace di qualsiasi cosa. Sono molte le azioni immorali che la gente è disposta a fare per denaro, compresi i medici. E soprattutto Newport» replicò Eve, gettando indietro i lunghi capelli biondi con un gesto impaziente. Erano più lunghi di quanto Nora ricordasse, d'altronde era da parecchio tempo che non si vedevano. Da prima della morte di Sean. 6


Il dolore per la scomparsa prematura del marito, mai sopito, riaffiorò, unito allo shock di vedere il capo dell'impero immobiliare dei Winchester steso in un letto d'ospedale. Era troppo. Uno, due, tre... Nora contò fino a dieci. Era tutto il tempo che le era concesso per compiangersi. Sean se n'era andato. Lei no, e doveva occuparsi di questioni serie che sarebbero rimaste irrisolte se avesse passato il tempo a macerarsi nel dolore, come aveva fatto dopo che le avevano comunicato che Sean era rimasto ucciso in Afghanistan. Non aveva conosciuto il loro figlio. Era la più crudele delle cose in una sequela di circostanze davvero terribili. Ma a lei restava una parte di suo marito viva e presente nel loro figlioletto, e niente e nessuno avrebbero mai potuto portarglielo via. Una donna in camice bianco, con occhiali dalle lenti spesse e un tablet in mano, apparve accanto al letto di Sutton. Controllò alcuni dati, quindi lanciò un'occhiata alle tre Winchester. «Sono la dottoressa Wilde. Non ci siamo ancora incontrate.» La dottoressa girò intorno al letto per andare a stringere la mano a Nora. «Lei deve essere la sorella che non abita qui.» «Nora O'Malley» confermò lei. Si era liberata del nome Winchester subito dopo che lei e Sean si erano sposati, e ci sarebbe voluta una legge del Congresso per costringerla a cambiarlo. «Allora, è vero? Mio padre sta morendo e non c'è niente che lei possa fare?» La dottoressa Wilde chinò la testa. «Per quanto detesti ammettere la sconfitta, sì. È vero. Il tumore è situato in modo tale che è stato impossibile operarlo, poi il cancro si è diffuso troppo rapidamente per ricorrere alla chemioterapia. È probabile che gli restino cinque mesi al massimo. Mi dispiace.» Cinque mesi. Era un tempo breve. Come poteva trovare, in così poco tempo, la forza di volontà per perdonare il padre per non averla amata? 7


«Non deve» la corresse Nora. «È tutta colpa sua. Gli avevamo detto di smettere di fumare, lui però era convinto che, grazie al patto stretto con il diavolo, sarebbe vissuto in eterno, suppongo.» Nora sapeva che era quello che la dottoressa avrebbe detto, tuttavia era diverso sentirlo pronunciare dalla propria bocca. Era in parte il motivo per cui si era costretta a prendere un volo per Chicago, anche se era stato sfiancante viaggiare con un bambino di due anni. E adesso si era prossimi al finale. Entro Capodanno, Sutton sarebbe morto. Valerie Smith, l'assistente personale di Sutton, si affacciò alla porta. «Suo padre è sveglio?» chiese. «Se vuole, faccio entrare Declan.» Ecco... permettere finalmente che il padre incontrasse suo nipote. Era stata una decisione difficile. Il veleno che Sutton riusciva a infondere in tutti quelli che lo circondavano non doveva toccare suo figlio. Tuttavia, suo nonno stava morendo. Nora aveva sperato che, sul letto di morte, il padre potesse aver avuto un'illuminazione sul proprio carattere, sulle proprie scelte... insomma su qualcosa che avrebbe permesso a tutti loro di fare pace con la sua dipartita. «No, sta ancora dormendo.» Nora non poté non provare sollievo per quel rinvio. Si era fatta coraggio per affrontare quella resa dei conti, invece nessuna magia aveva attenuato la delusione e il dolore alla vista del padre. «Comunque, tengo io Declan, così lei può fare una pausa.» Valerie si era offerta di portare il turbolento piccolo al bar a cercare delle gelatine o dei cracker salati, le uniche due cose che voleva. Si rifiutava di mangiare le merendine alla frutta e la banana che Nora aveva messo nella sacca, le cose che aveva voluto quando lei aveva preparato i bagagli. Essere ragionevole non faceva parte del carattere di un marmocchio di due anni, perciò mostrargli le confezioni e dirgli che era stato lui a sceglierle non aveva funzionato. Il piccolo trotterellò nella stanza e a Nora si strinse il 8


cuore, come le succedeva sempre alla vista della massa di ricci rossi. Assomigliava a Sean, naturalmente, ed era una benedizione e una maledizione al tempo stesso avere davanti il ricordo visivo di quello che aveva perso. «Ehi, fagiolino. Hai trovato le gelatine?» Declan annuì. «Gellatine.» I macchinari nella stanza d'ospedale attirarono la sua attenzione, e il piccolo puntò sul più vicino, con un dito teso. Nora lo sollevò in braccio. «Proibito toccare, piccola peste. Ti ho raccontato la storia del gatto?» «Gatto.» Declan fece un verso, sennonché era più un ululato che un miagolio. Era così buffo e prezioso, e il cuore di Nora soffriva al pensiero che il padre non fosse lì per vedere com'era cresciuto, come imparava in fretta, come dormiva con un piede fuori dalle coperte... proprio come Sean. Nora lo portò fuori dalla stanza il più in fretta possibile, prima che qualcuno vedesse la lacrima che le era scivolata lungo la guancia. Sean era morto da quasi due anni. Sarebbe dovuta essere pronta ad andare oltre. Pronta a frequentare di nuovo qualcuno che alleviasse la sua solitudine. Purtroppo, non riusciva a immaginare di stare con qualcuno che non fosse Sean, l'amore della sua vita, l'uomo che le aveva catturato il cuore nell'attimo in cui l'aveva conosciuto a una partita di football durante il primo anno al college. Cercando un posto tranquillo per riprendersi, Nora scorse una nicchia con due sedie, lontano dal corridoio principale dell'ospedale. Lei e il piccolo si sedettero, anche se Declan non resistette più di quattro secondi prima di scivolare sul pavimento e iniziare a esplorarlo trascinandosi sul sedere. Nora scoppiò a ridere. «Problemi con il pannolino, fagiolino?» Era il nomignolo che Sean gli aveva dato quando aveva visto l'ecografia che lei gli aveva mostrato durante una delle loro conversazioni via Skype. L'aveva conservato, anche dopo che era nato, perché Declan assomigliava ancora a un fagiolo quando era avvol9


to nella copertina marrone che la madre di Sean aveva portato per il nipote. Declan non rispose, troppo impegnato a pulire il pavimento dell'ospedale con il sedere. Ancora trenta secondi e avrebbe dovuto disinfettare ogni centimetro di pelle esposta prima che il piccolo si ficcasse in bocca una qualsiasi parte del corpo. Con tutte le persone malate che circolavano per l'ospedale, la prudenza non era mai troppa. «Signora Winchester?» Una giovane inserviente si arrestò accanto a Declan. Il suo nome sulla targhetta era Amanda. «O'Malley» la corresse Nora. «Comunque sì, nata Winchester.» E lo disse senza strangolarsi. Forse poteva ancora sperare di superare la rabbia e la delusione nei confronti del padre. L'inserviente sorrise. «Hanno riservato una saletta privata per la famiglia, se vuole che gliela mostri.» «Oh, sì. Certo.» Come aveva potuto lasciarsi sfuggire che la ricchezza e il potere di Sutton si erano estesi anche all'ospedale? Era passato molto tempo da quando lei aveva condotto la vita di una privilegiata, e ancor di più da quando aveva desiderato quel genere di vita. Tuttavia, l'idea di un luogo privato l'attirava. Amanda digitò il codice sulla tastiera fuori dal locale. Nora aprì la porta e rimase sbalordita alla vista della lunga tavola apparecchiata con cibo sufficiente per quattro famiglie Winchester. Le confezioni vuote sotto il tavolo recavano il logo di un ristorante argentino così famoso che anche lei ne aveva sentito parlare in Colorado. Un paio di camerieri stavano ancora sistemando gli scaldavivande, perciò era ovvio che il cibo era appena arrivato. «Cos'è tutto questo?» chiese ad Amanda. «Qualcuno l'ha mandato per la famiglia. Oh...» Amanda frugò in una tasca. «C'è un biglietto per lei.» Incuriosita, Nora accettò la busta e prese in braccio De10


clan, che stava già adocchiando la fiammella blu sotto lo scaldavivande. «Grazie.» Amanda le annotò il codice su un post-it prima di uscire preceduta dai camerieri. Nora si sedette in una delle poltrone, tenendo Declan ben stretto per impedirgli di liberarsi, quindi aprì la busta. Il biglietto era breve e conciso. Il buon cibo aiuta a rendere tutto più sopportabile. Cordialmente tuo. Nessuna firma. Nora socchiuse gli occhi mentre rileggeva la frase. Le stuzzicava la memoria, e di colpo le tornò alla mente. Quella frase era stata una specie di scherzo tra lei e... Reid Chamberlain. Wow. Ecco un nome al quale Nora non pensava da anni. Reid, suo fratello Nash e sua sorella Sophia avevano frequentato le stesse scuole private delle ragazze Winchester. Lei e Reid erano coetanei e si erano trovati spesso nella stessa classe. I loro genitori facevano parte dell'élite di Chicago, perciò era naturale che si incontrassero in società e a barbosi eventi di adulti. A loro ragazzi cos'altro restava se non fare comunella? Per Nora, sarebbe stato più logico diventare amica di Sophia, invece non era andata così. Reid l'aveva sempre affascinata. Avevano passato parecchio tempo a cacciarsi nei guai insieme, a nascondersi nelle credenze delle rispettive cucine finché venivano cacciati dai domestici, o a giocare a rimpiattino con i loro fratelli per tutta la vasta proprietà dei Chamberlain. Lei adorava quando si nascondevano tra i rami dello stesso albero ridacchiando della frustrazione di Nash o Gracie che, ai piedi dell'albero, non riuscivano a trovarli. Per un po', aveva avuto anche una piccola cotta per Reid. Tuttavia era stato prima che lui crescesse diventando un uomo affascinante e finisse nel mirino di ogni ragazza dell'alta società di Chicago, relegando Nora ai margini del 11


branco. In seguito, Reid si era aggregato a un gruppo che aveva come idoli il denaro, il prestigio e le auto veloci. Non lo biasimava. Il novantanove percento della gente del suo mondo aderiva alla filosofia secondo la quale chiunque possiede la maggior parte dei giocattoli, alla fine vince. Si erano persi di vista. Era successo. Secondo le ultime notizie che aveva avuto di lui, Reid Chamberlain era cresciuto in ricchezza e prestigio grazie a una serie di brillanti azioni in campo alberghiero. Era padrone del mercato di Chicago e di molte altre città. Non era stato sicuramente Reid a mandare il buffet. Era da anni che non si parlavano, e lo scherzo riguardo al cordialmente tuo non era una specie di codice bensì una formula che si scambiavano quando facevano il verso agli adulti che cercavano di fare colpo su altri adulti. Nora inviò un messaggio a Eve e, pochi istanti dopo, il resto delle Winchester invase la saletta privata per verificare di persona l'anonimo regalo. Nora riempì un piatto di patatine fritte per Declan, quindi approfittò della generosità del loro ignoto benefattore. Assaggiò un po' di tutto, con l'intenzione di fare il bis dei piatti che le erano piaciuti di più. Eve e Gracie seguirono il suo esempio mentre discutevano sull'identità di quell'amico anonimo. Anche dopo essersi servite una seconda volta, il buffet appariva ancora intatto. «È tutto delizioso» commentò Nora. «Comunque, il cibo è deperibile, e ce n'è troppo. Dovremmo dividerlo con il personale dell'ospedale.» «È un'idea fantastica» approvò Gracie con entusiasmo. «Lavorano tutti così duramente. Mi chiedo se qualcuno di loro ha mai mangiato in un locale come lo Iguazu, dove devi conoscere qualcuno per avere un tavolo. Io ci sono stata una sola volta e non è stato facile. Ne parlerò ad Amanda, così spargerà la voce.» Occorreva una raccomandazione per cenare all'Iguazu? Quel particolare aveva stuzzicato la curiosità di Nora. 12


Chi avrebbe ordinato cibo per la famiglia Winchester a un ristorante così esclusivo? Uno dei soci di Sutton? La gente lo tollerava perché era potente e, certo, nel corso degli anni molti di loro avevano mandato regali impersonali, anche se era successo solo di rado che qualcuno si prendesse il disturbo di scegliere un omaggio più ricercato. Ancora più colpita da quel gesto, Nora cincischiò il biglietto nella sua tasca. Infermieri, medici e personale dell'ospedale invasero la saletta, rimanendo stupiti di fronte a tutta quell'abbondanza e ringraziando le sorelle Winchester per la loro generosità. Mentre si servivano e socializzavano, il chiacchiericcio crebbe nel locale, e Nora sentì che cominciavano a pulsarle le tempie, anche perché la fatica del viaggio cominciava a farsi sentire. All'estremità opposta della stanza, Declan si era arrampicato sulle gambe di Gracie, che rideva mentre il piccolo le rubava le patatine fritte dal piatto; a quanto pareva, non ne aveva avuto abbastanza di quelle che gli aveva dato la madre. Con la zia, Declan era in buone mani, e Nora poteva concedersi qualche minuto per se stessa. Attirando lo sguardo di Gracie, indicò la porta e, sollevando la mano con le dita tese, mimò con le labbra: «Cinque minuti». Sorridendo, Gracie le fece cenno di andare. Nora si rifugiò nella toilette delle donne per darsi una rinfrescata al volto. Si rese conto in ritardo che doveva esserci un bagno privato nella zona che aveva appena lasciato. Era passato un po' di tempo da quando viveva nell'orbita opulenta della sua famiglia. In realtà, non aveva mai abbracciato quello stile di vita privilegiato, scegliendo perfino di iscriversi all'università del Michigan, un college pubblico, con grande disappunto della madre. Tuttavia era stato là che aveva conosciuto Sean, perciò riteneva di dover ringraziare il destino. Il nome di Reid si ripresentò d'improvviso alla sua mente. Se ricordava bene, lui era andato a Yale. Non che aves13


se passato molto tempo a seguirne le tracce, ma il liceo privato che avevano frequentato era così piccolo che si sapeva tutto di tutti. Mentre giocherellava di nuovo con il biglietto nella tasca, la curiosità ebbe la meglio. E se fosse stato Reid a mandare quel lussuoso buffet? Avrebbe dovuto ringraziarlo. Tuttavia, perché Reid avrebbe fatto una cosa così gentile senza firmare il biglietto? D'un tratto, doveva scoprire se c'era il suo amico d'infanzia dietro quel gesto. Se non altro, per soddisfare la propria curiosità. Nora era una donna piena di risorse. Dopotutto, aveva rinunciato al denaro della famiglia ed era vissuta in Colorado con l'indennità mensile assegnatale dal governo in quanto vedova di un militare ucciso nell'adempimento del proprio dovere. Tirò fuori il cellulare, rintracciò il sito del ristorante e lo chiamò. Le rispose una voce femminile. «Iguazu. Come posso aiutarla?» «Sono... la signora O'Malley dell'ufficio del signor Chamberlain.» Nora incrociò le dita. Detestava mentire ma il fine giustificava quella piccola bugia. «Il signor Chamberlain gradirebbe che gli confermaste che il cibo che ha ordinato per la famiglia Winchester sia stato consegnato al Midwest Regional Hospital.» «Certo, mi lasci controllare.» Una musica arrivò alle orecchie di Nora quando fu messa in attesa. Sorrise. Era stato perfino troppo facile. La musica s'interruppe appena l'impiegata del ristorante tornò in linea. «Signora O'Malley? Sì, il cibo è stato consegnato come specificato, e il biglietto è stato consegnato direttamente a Nora Winchester. Per favore, dica al signor Chamberlain che siamo felici che abbia scelto l'Iguazu e che siamo sempre a sua disposizione.» In qualche modo, Nora riuscì a spiccicare un Grazie, anche se non avrebbe saputo dire come, dal momento che le si era atrofizzata la lingua. 14


Reid non solo aveva mandato il cibo ma aveva specificato che il biglietto fosse consegnato a lei? Perché? La firma doveva essere una specie di codice. Uno che lui riteneva significasse qualcosa per lei. Ed era così. Era stata assediata dai ricordi di un tempo più sereno, prima di Sean, prima che lei capisse che razza di bastardo era suo padre. Reid aveva voluto che lo scoprisse. Doveva sapere perché? Dopo il lungo viaggio e lo shock alla vista del padre in quel letto d'ospedale, e non provando ancora, come aveva sperato, l'impulso a perdonare, il suo unico desiderio sarebbe dovuto essere quello di andarsene a casa e lasciare fuori il mondo. Tuttavia, era quello che aveva fatto per due anni, e tutto ciò che ne aveva ricavato era la solitudine e un senso opprimente di vulnerabilità. Negli ultimi tempi, aveva avuto scarso controllo su quello che era successo. Era giunto il momento di fare qualcosa di positivo. Di decisivo. Come ringraziare un vecchio amico per la sua gentilezza.

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Lo sceicco Rafe è arrivato a Royal in cerca di vendetta, ma ci penserà la sorella del suo nemico, Violet, a distrarlo, con una notizia sconvolgente. I SEGRETI DEL CATTLEMAN'S CLUB

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2248 - L'amante del re di Yvonne Lindsay

Re Rocco è abituato a ottenere tutto ciò che desidera, ma Ottavia Romolo, volitiva cortigiana con cui condivide le notti, non è disposta a scendere a compromessi.

2249 - Matrimonio di facciata di Catherine Mann

Xander farebbe qualunque cosa per sua figlia, rimasta orfana di madre. Per vincere la battaglia legale per la custodia i soldi non bastano. Gli serve una moglie di facciata.

2250 - Ritorno di fiamma di Sarah M. Anderson

L'avvocato Josh Calhoun, tornato a Chicago, mai si sarebbe aspettato di trovarsi davanti la sua vecchia compagna di scuola, lo stimato chi-rurgo Lucinda Wilde. LA DINASTIA DEI NEWPORT

2251 - La segretaria particolare di Sheri Whitefeather

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2252 - Milionario in incognito di Jules Bennett

Lily, celebre attrice di Hollywood, non aveva in programma di innamorarsi durante le riprese del suo ultimo film, ambientato nel mondo dell'ippica. Ma Nash, il riservato e misterioso stalliere...


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Il corteggiamento era stato impeccabile, la proposta di matrimonio degna di una favola e il giorno delle nozze perfetto. Addison Connor ha però capito che una cerimonia da sogno non garantisce la felicità eterna, ed è giunto il momento che suo marito Caleb smetta di dare per scontata la sua presenza al proprio fianco...

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Benvenuti nella clinica delle star dove giovani e talentuosi dottori devono dimostrare ogni giorno il loro talento... e la notte dare libero sfogo alle proprie fantasie.

L’ultima volta che Grace Watson ha visto Liam Carter è stato quando si è presentata alla sua porta con un impermeabile e nient’altro addosso, e lui l’ha mandata via. Ne sono successe di cose da allora… ma se questo fosse il momento per riaccendere quella vecchia scintilla?

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