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CHARLENE SANDS
Tra seduzione e inganno
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Billionaire's Daddy Test Harlequin Desire © 2015 Charlene Swink Traduzione di Danila Sorrentino Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Destiny giugno 2016 Questo volume è stato stampato nel maggio 2016 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY DESTINY ISSN 1122 - 5470 Periodico settimanale n. 2184 del 17/06/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 413 del 31/08/1983 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
1 Adam Chase aveva il diritto di conoscere sua figlia. Mia non poteva negarlo, eppure sentiva un terribile peso sul petto. Era stata la propria coscienza a condurla a Moonlight Beach. Stava camminando a piedi nudi sulla sabbia ed era più freddo di quanto si aspettasse. La nebbia fitta donava all'oceano un'aria tetra. Era un presagio? Recarsi lì era stato un errore? Il viso innocente di Rose fece capolino nella sua mente. La chiamava sempre guanciottina per via delle gote rosee. Anche le labbra erano dello stesso colore delicato e quando le aveva sorriso per la prima volta, Mia non era riuscita a trattenere le lacrime. Rose era tutto ciò che le rimaneva della sorella Anna. Posò lo sguardo sull'oceano e intravide una figura maschile che nuotava. Stando alle informazioni che aveva raccolto si trattava di Adam Chase, l'uomo che stava cercando. Era un famoso architetto, noto per la sua indole solitaria. Viveva sulla spiaggia ed era un bravo nuotatore. Era sicura che si allenasse di mattina presto perché a quell'ora la spiaggia era deserta. La brezza marina le scompigliò i capelli, facendole venire la pelle d'oca. Rabbrividì, in parte per il freddo e in parte perché aveva un compito importante da portare a termine. Non sapeva cosa dirgli. Aveva pensato a mille frasi diverse, però nessuna corrispondeva alla verità. 5
Lui stava tornando a riva. Era ora di dare inizio allo spettacolo. Mia era abituata a prendere decisioni improvvise. Rallentò l'andatura per poterlo incrociare e il cuore iniziò a batterle forte. Le spalle di Adam erano larghe e il petto era muscoloso e scolpito. Camminava con grazia e vigore. Le poche foto che aveva visto su Internet non gli rendevano giustizia. Era altissimo, stupendo come un dio greco. Scosse i capelli biondi e l'acqua gli gocciolò sulle spalle. «Ahi!» gridò Mia. Qualcosa le aveva trafitto il piede. Si accasciò sulla battigia e vide del sangue. Rimosse la sabbia e rimase sconvolta dalla profondità del taglio. Guardò per terra e notò il pezzo affilato di una bottiglia rotta. Si era concentrata solo su Adam e non l'aveva visto. «Ti sei fatta male?» Una voce profonda attirò la sua attenzione e si trovò davanti Adam Chase che la guardava preoccupato. «Sì» annuì. «Mi sono tagliata.» «Stupidi ragazzini» commentò lui, scrutando ciò che rimaneva della bottiglia. Le fece appoggiare una mano sul taglio e disse: «Premi qui e aspetta un secondo. Torno subito». «Grazie.» Seguì il suo consiglio e il dolore diminuì. Lo osservò mentre si allontanava. Le gambe erano abbronzate, aveva un sedere perfetto e una schiena ben definita. Sospirò. Non era quello il modo in cui aveva pianificato di incontrarlo, ma doveva sfruttare la situazione. Lui tornò poco dopo con un asciugamano e le s'inginocchiò di fianco. «Lo avvolgeremo, così smetterà di sanguinare.» Un'onda li travolse e Adam le fissò a lungo le gambe. Mia sentì un forte calore pervaderle il corpo. Si era messa dei pantaloncini bianchi e una canottiera turchese. Voleva apparire come una delle tante bagnanti che frequentavano abitualmente quel posto, mentre in realtà a6
veva impiegato mezz'ora a decidere cosa indossare. Adam le toccò il piede con delicatezza e alcune ciocche bionde gli finirono sulla fronte. Sembrava a suo agio, come se soccorresse fanciulle tutti i giorni. Non poté fare a meno di ammirarlo. «Te la cavi piuttosto bene.» «Ho fatto il bagnino per tre anni.» Le rivolse un sorriso abbagliante e Mia si tranquillizzò. «Mi chiamo Adam» si presentò lui. «Mia» rispose. «È un piacere conoscerti, Mia.» «Anche per me.» Adam finì di sistemare l'asciugamano. Lei non poteva camminare in quello stato. La fasciatura di fortuna era ingombrante, però la ferita non sanguinava più. «Abiti qui vicino?» le chiese. «No. Avevo voglia di fare una passeggiata sulla spiaggia stamattina.» «Dove sono le tue cose?» «A un miglio da qui, verso nord.» Adam la squadrò, massaggiandosi il collo. «Dovresti pulire subito la ferita e metterci una vera fasciatura. È un taglio piuttosto profondo.» Lei rabbrividì. «Va bene.» L'acqua li inondò una seconda volta. Mia cercò di alzarsi ma non appena appoggiò il piede sulla sabbia, avvertì un bruciore intenso. «Oh!» Si morse il labbro per non gridare e si rimise seduta. Adam la guardò con tenerezza. «Senti, so che ci siamo appena conosciuti, però io abito lì» disse, indicando la villa più grande di tutta la spiaggia. «Ti assicuro che non sono un assassino. A casa ho del disinfettante e delle bende. Possiamo sistemare la ferita in un battibaleno.» Mia si guardò attorno. Erano soli. Non era proprio ciò che desiderava? L'opportunità di conoscere Adam Chase! Per il momento sapeva solo che amava la solitudine, non usciva spesso e, cosa più importante, era il padre di Rose. 7
Era andata a Moonlight Beach per scoprire che tipo di uomo fosse veramente. C'era in gioco il futuro della nipotina. «D'accordo» accettò. A pensarci bene, nessuno sapeva dov'era. Rose era con la bisnonna. Se Adam aveva qualcosa di strano in mente, chi sarebbe venuto a salvarla? Lui la sollevò e Mia rimase senza fiato. Stai in guardia, si disse. Si rannicchiò contro il suo petto e il cuore le batté all'impazzata. Adam iniziò a camminare e le venne istintivo cingergli il collo con le braccia. Le gocce d'acqua gli imperlavano le spalle. «Stai comoda?» le domandò lui con un sorriso ironico. Mia non riuscì a proferire parola e si limitò ad annuire senza staccare gli occhi da quelli di Adam. Le iridi grigie avevano delle sfumature più scure e il suo sguardo era profondo e misterioso. Si sentiva a proprio agio nonostante fosse un estraneo. «Bene. È il modo più veloce per portarti in casa.» «Grazie» sussurrò lei. Lui non rispose e continuò a guardare dritto davanti a sé. Mia provò a rilassarsi ma la ferita iniziò a pulsare e percepì delle fitte acute sotto il piede. Represse un grido quando vide delle gocce di sangue che colavano dall'asciugamano. «Ti fa male?» le chiese Adam. «Sì. Questa è una cosa... tremenda.» Voleva scomparire. Incontrare un uomo in quel modo non era proprio il massimo e non le andava di imbrattare di sangue quella magnifica casa. «Tremenda?» ripeté lui. Le sembrò stupito. Mia non si stava lamentando. Ritrovarsi tra quelle braccia forti era stato fantastico, tuttavia si sentiva come un animale indifeso. Non riusciva nemmeno a camminare da sola. «Imbarazzante, direi» mormorò. «Non devi sentirti in imbarazzo.» Si stavano avvicinando alla villa e Mia ne ammirò l'ar8
chitettura. Il tocco di Adam si notava nelle rifiniture delle grandi vetrate, nella trama degli stucchi e nelle decorazioni singolari delle porte a doppio vetro. Il soggiorno dava sull'oceano. C'erano diversi caminetti e divani circolari. Il soffitto aveva le travi a vista e il pavimento era in pietra. La veranda era il doppio del suo appartamento a Santa Monica. E quella era solo una piccola parte della villa. L'interno doveva essere spettacolare. «Eccoci qua» annunciò lui a pochi passi dalla porta. «Possiamo rimanere qui?» Lui batté le palpebre e gli occhi grigi scintillarono. «Certo. Capisco se ti senti più sicura all'esterno.» «No, non è per questo!» Lui la guardò confuso. «No?» «Non voglio rovinarti i tappeti» mormorò. Guadagnava piuttosto bene, ma se avesse danneggiato qualcosa in quella casa, ci avrebbe messo una vita a ripagarlo. Lui le rivolse un sorriso abbagliante. «Non ho tappeti, ma ti prometto che eviteremo qualsiasi cosa sia per terra.» «Allora va bene. Entriamo.» Lui la guidò in un atrio gigantesco. Il pavimento di marmo e pietra li condusse verso una scala a chiocciola. Lei trattenne il fiato. L'arredamento era lussuoso, molto elegante. Si portò una mano sulla bocca per evitare di sospirare. Era la casa a procurarle quelle capriole nello stomaco o l'uomo a cui apparteneva? Adam era molto attraente. Il fisico scolpito e le sue mani sotto le cosce le stavano facendo provare delle sensazioni intense. Avvertì un fremito lungo la schiena e si dimenticò del proprio imbarazzo. Lui salì le scale. «Dove andiamo?» «Il kit di pronto soccorso è nel bagno. Mary è fuori a fare compere, altrimenti avrei mandato lei a prenderlo.» «Mary? La tua ragazza?» 9
Lui la guardò di sfuggita. «La mia governante.» «Oh.» Che sciocca! «Vivi qui da molto?» soggiunse. Non sapeva proprio che cosa dire. «Più o meno.» «La casa è stupenda. L'hai arredata tu?» «Mi hanno aiutato.» Si comportava in modo sfuggente senza essere maleducato. «Mi dispiace, non volevo darti problemi. Di certo hai di meglio da fare.» «Come ho detto, sono un esperto di salvataggi.» Adam adagiò Mia sul ripiano del lavabo. Lei seguiva ogni suo movimento. Non era truccata. Non ne aveva bisogno, possedeva una bellezza naturale. Era attratto da quel viso delicato e luminoso e dalla bocca carnosa a forma di cuore. Non riusciva a togliersi dalla testa la morbidezza delle sue gambe. «Mi preparo e arrivo» le disse. Si fiondò in camera e s'infilò gli occhiali. Trovò subito ciò che cercava: garza, acqua ossigenata e crema antibatterica. Gli piaceva tenere le cose in ordine. La gente lo criticava sempre perché era troppo preciso, ma era fatto così e non ci poteva fare niente. I suoi amici sarebbero rimasti sconvolti se lo avessero visto con la vecchia maglietta dell'università addosso. Era tutta rovinata, tuttavia quegli anni erano stati importanti per lui. Gli venne da sorridere. Non era nel suo stile, però non voleva separarsene. Ritornò da Mia e le disse: «Ci siamo. Sei pronta?». Lei annuì. «Fai pure.» Adam rimosse l'asciugamano e sussurrò: «Voglio guardare bene la ferita». «Sei molto carino a prenderti cura di me.» Adam assentì. «Che lavoro fai?» gli domandò. Lui non alzò lo sguardo dal piede. Era piccolo e delicato e stava cercando di non farle male. «Sono un libero professionista.» 10
«La tua casa è veramente stupenda.» «Grazie.» «Ci vivete solo tu e Mary?» «Il più delle volte. Mia, riesci a stenderti? Così posso esaminare bene il taglio.» «Credo di sì» rispose. L'aiutò a sistemarsi sul grande ripiano di marmo. Non poteva essere più alta di un metro e sessantacinque. La canottiera e i pantaloncini mettevano in risalto il corpo abbronzato. Le gambe erano lunghe e snelle come quelle di una ballerina. Era davvero stupenda. Adam si accorse che la stava fissando senza ritegno. Concentrati. Comportati da gentiluomo. «Hai frequentato l'Università della California?» «Sì, mi sono laureato lì.» Si strofinò il mento, osservando il piede. Erano passati anni da quando faceva il bagnino, curare le ferite non lo turbava. Una volta si era trovato a praticare una rianimazione cardiopolmonare a un sessantenne. Era stata un'esperienza angosciante. L'uomo, però, era sopravvissuto e gli aveva commissionato la costruzione di una villa sulla Costa Azzurra. Si era trattato di uno dei suoi primi lavori. Eppure in quel momento si sentiva strano. Forse era per via di Mia, la splendida donna che era piombata ai suoi piedi sulla spiaggia. «Adam?» Lui la scrutò. Per essere una ragazza in difficoltà, faceva un po' troppe domande. Non era la prima volta che qualcuno cercava di intervistarlo impiegando metodi poco ortodossi... No, Mia non era una giornalista. Si era fatta male e lui sapeva che alcune donne parlavano molto quando erano agitate. Era lui a farla sentire così? «Posso lavarti il piede?» Nonostante la carnagione olivastra, notò che Mia stava arrossendo. Gli lanciò uno sguardo esitante. «Sei fissato con i piedi o cose del genere?» Sorrise. Forse era davvero nervosa. «No. Non ho manie strane.» 11
Lei trattenne il fiato. «Bene, mi fa piacere. Allora puoi proseguire.» Adam riempì il lavandino di acqua calda. «Dimmi se ti faccio male.» Lei chiuse gli occhi e contrasse le gambe. «Cerca di rilassarti.» Mia obbedì e si limitò a guardarlo. Lui tenne la caviglia con una mano e con l'altra iniziò a pulire la ferita con un sapone antibatterico. Diventò tutto rosso. Non si trovava così vicino a una donna da mesi e mentre osservava le unghie rosa chiaro di Mia, si ritrovò a pensare che era una donna incantevole, con un corpo stupendo. «La buona notizia è che la ferita non sanguina più.» «Perfetto. Ora non mi devo più preoccupare di rovinarti i mobili.» «Era questo che ti turbava?» «In realtà temevo più che fossi ossessionato dai miei piedi.» Lui scosse la testa e cercò di reprimere un sorriso per non perdere la concentrazione. Non erano tante le persone che riuscivano a strappargli un sorriso e Mia l'aveva già fatto parecchie volte. «Puoi stare tranquilla. Non penso che avrai bisogno di punti, il taglio non è profondo come sembra. Però ti farà male per un paio di giorni. Dovresti farlo vedere a un dottore per sicurezza.» Lei non disse nulla. Adam le pulì la ferita con l'acqua ossigenata e la ricoprì di crema antibatterica. «Come ti senti?» Sollevò la testa e si ritrovò il viso di Mia a pochi centimetri dal suo. I loro sguardi s'incontrarono e lui deglutì. Poteva perdersi in quei profondi occhi verdi. «Sto... bene» rispose lei dopo un po'. In casa c'era silenzio, erano completamente soli. La mano di Adam era ancora posata sulla sua caviglia. «Fantastico. Tra poco avremo finito.» Si schiarì la gola e prese le bende. «Dovrò farti una fasciatura molto stretta.» Si accorse che Mia gli stava fissando l'anulare della 12
mano sinistra, forse per controllare se fosse sposato. «Sono pronta» disse lei. Tutto a un tratto Adam fu molto contento di essere single. Lo stomaco di Mia brontolò e arrossì fino alla punta dei capelli. Lui sorrise e le propose di fare colazione insieme. Doveva tenere il piede sollevato per un po' e non poteva andarsene. In realtà Mia non vedeva l'ora di trascorrere più tempo con lui per raccogliere altre informazioni. Adam non era un tipo loquace, però si era preso cura di lei. Lo trovava ancora più bello con gli occhiali da vista. La cucina era spaziosa e dava su una veranda. Un balcone al piano superiore li riparava dal sole. Lei si sistemò su un divanetto e appoggiò il piede su una sedia mentre Adam si accomodò al tavolo vicino a lei. Da lì potevano ammirare l'oceano Pacifico in tutto il suo splendore. La foschia si stava diradando e i raggi del sole facevano capolino tra le nuvole. Lo sciabordio delle onde era l'unico rumore di sottofondo. Sorseggiò il caffè da una splendida tazza di porcellana. Di sicuro Adam conduceva una vita magnifica. La villa era sfarzosa, però lui sembrava una persona molto semplice, sebbene parlasse poco di se stesso. Con quella vecchia maglietta addosso assomigliava più a un perdigiorno che a un famoso architetto. C'erano così tante cose che voleva sapere di lui! «Quindi sei una parrucchiera» osservò Adam. «Il negozio è di mia proprietà, però non taglio i capelli.» Si fermò per osservare la sua reazione e non aggiunse che lavorava con i bambini. Le parrucchiere indossavano dei costumi divertenti e le piccole clienti si sedevano su troni da principesse mentre i maschietti su delle navicelle spaziali. Prima di andare via ricevevano delle coroncine e occhialini da aviatore. Era stata un'idea di sua sorella e Mia ne era orgogliosa. Lei gestiva l'aspetto finanziario e Anna era parrucchiera. Decise di non menzionare il nome 13
del negozio, First Clips. La sorella poteva avergliene parlato e Adam avrebbe capito subito che non era una bagnante capitata lì per caso. La governante, una donna sulla sessantina, si avvicinò con un vassoio colmo di uova in camicia, pancetta, sciroppo d'acero, biscotti appena sfornati e vari pasticcini. «Grazie!» esclamò Mia. «Il caffè è squisito.» Adam gliel'aveva portato pochi minuti prima. «Mary, ti presento Mia» annunciò lui. «Ha avuto un incidente sulla spiaggia stamattina.» «Oh, accidenti!» Gli occhi azzurri di Mary si posarono sulla fasciatura. «Stai bene?» «Sì, grazie a Adam. Purtroppo mi sono tagliata su una bottiglia rotta.» Mary scosse la testa. «Quegli stupidi ragazzini... stanno sempre lì di notte.» Si portò subito una mano sulla bocca. «Mi dispiace. È solo che sono degli adolescenti e non dovrebbero stare fuori a quell'ora a bere birra e fare chissà che altro. Adam vorrebbe farli arrestare.» «Forse dovrei farlo davvero» borbottò lui e Mia capì che l'idea non lo convinceva. «O magari impartirò loro una bella lezione.» «Come?» chiese Mary. «Ho in mente alcune idee.» «Be', vorrei che prendessi dei provvedimenti al più presto» replicò la governante e Mia ebbe l'impressione che la sua opinione contasse molto in quella casa. «È stato un piacere conoscerti, Mia.» «Anche per me.» «Grazie di tutto. Il cibo ha un profumo incredibile» aggiunse Adam. Mary si ritirò in cucina e Adam indicò il vassoio. «Dacci dentro. So che hai fame.» Le sorrise e Mia sentì una fitta al cuore. Assaggiò le uova e i biscotti. Adam invece si versò un po' di tutto nel piatto. «Hai detto che sei un libero professionista. Cosa fai di preciso?» «Progetto delle cose.» 14
Spalmò del burro su un biscotto e se lo infilò in bocca. «Che genere di cose?» insistette lei. Era chiaro che Adam odiava parlare di sé. Lui scrollò le spalle. «Resort, case, ville...» Lei si appoggiò allo schienale, riflettendo su quella risposta. «Scommetto che viaggi molto.» «No, non direi.» «Quindi sei un tipo casalingo.» «È una cosa brutta?» «No, lo sono anch'io.» Fra Rose e il lavoro non aveva tempo di pensare ad altro. Le andava bene così, non voleva affidare la nipote a un vagabondo. L'incontro con Adam era stato già abbastanza difficile. Come avrebbe fatto a dirgli che aveva una figlia e a lasciargli la nipotina? Perché non era un bastardo? E come mai era così attratta da lui? Si chiese se si fosse mai sposato. Forse aveva una sfilza di ragazze o qualche vizio come il fumo o il gioco d'azzardo. Magari era ossessionato dal sesso. Le vennero in mente tantissimi difetti: nessuno, però, sembrava rispecchiarlo. Eppure non erano proprio i tipi più calmi che alla fine si rivelavano essere dei terroristi o degli assassini? Lo dicevano sempre al telegiornale. Era una persona così tranquilla e gentile, non dava fastidio a nessuno. Forse si stava facendo trascinare dall'immaginazione. Non lo conosceva affatto e doveva trovare un modo per trascorrere più tempo con lui. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per Rose. «Non credo che riuscirai a camminare fino alla macchina» dichiarò Adam. Avevano finito di fare colazione e Mia andò nel panico. Non era pronta. Adam era ricco e sapeva come curare una ferita, tuttavia quei dettagli non le bastavano, voleva conoscerlo meglio. Il piede non le faceva più male, però non si era ancora alzata. Adam l'aveva trasportata dal bagno fino alla veranda. 15
A causa della fasciatura non si poteva nemmeno rimettere le infradito. «Non ho scelta» replicò. Adam contrasse le labbra. «Ho una macchina, sai?» Mia abbassò la gamba e provò ad alzarsi. «Hai già fatto abbast...» S'interruppe e le sfuggì un gemito. Il dolore era troppo intenso. Si aggrappò al tavolo e Adam le fu subito accanto. «Vedi, ti avevo detto che non ce l'avresti fatta.» «Forse hai ragione» si arrese lei. Lui la prese tra le braccia e Mia fu circondata da un profumo virile e seducente. «Sta diventando un'abitudine ormai» sussurrò. Lui la guardò a lungo. «È mio dovere.» «E tu fai sempre il tuo dovere?» «Ci provo.» Adam iniziò a camminare, poi si fermò per consentirle di prendere le infradito turchese dal tavolo della cucina. «Fatto?» «Sì.» «Tieniti stretta.» Mia annuì. Si sarebbe goduta ogni istante di quel tragitto.
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