JULIA LONDON L'ultimo duca
Dedic «Ti amo» disse Buttercup. «So che questo ti sorprenderà, poiché non ho fatto altro che disprezzarti, e umiliarti, e deriderti, ma ti amo ormai da diverse ore, e ogni secondo che passa ti amo di più.» La Principessa Sposa, William Goldman
«Perché i baroni del carbone sono sempre irrequieti e bisognosi di essere rassicurati, tesoro» le aveva risposto lui, come se fosse un fatto noto a tutti.
Lui e Justine alloggiavano al Castello di Astasia. Si trattava di una fortezza che sorgeva minacciosa sopra una sporgenza rocciosa, così in alto sulla montagna che i cavalli faticavano a trainare la carrozza su per il ripido viale. Si diceva fosse la miglior sistemazione nella zona, concessa a loro in virtù del fatto che il padre di Justine era il Re di Wesloria, e lei la principessa reale erede al trono.
Lei si era immaginata omoni con pesanti mantelli, i volti coperti di fuliggine, che camminavano nervosamente avanti e indietro nelle loro case, borbottando. I baroni del carbone, invece, erano gentiluomini wesloriani ben vestiti e con le facce pulite. La guardarono con espressioni che andavano dal disgusto all'indifferenza, alla curiosità.
Quando Justine aveva quattordici anni, il padre la portò nella montagnosa regione settentrionale di Wesloria. Le disse che doveva incontrarsi con i baroni del carbone, poiché erano irrequieti e necessitavano di essere tranquillizzati. Perché?, a veva chiesto Justine.
«Non badare a loro» l'aveva ammonita il padre. «Non sono uomini moderni.»
Justine dichiarò che il castello le faceva paura e il genitore
7 1844
«Petr il Pazzo aveva visto la sua sposa scappare con il suo miglior cavaliere, poi aveva guardato i suoi uomini inseguir li per miglia, invano. Era andato in collera così tanto da dare alle fiamme mezzo villaggio.» Il padre non si dilungò in altri dettagli, poiché i cancelli della fortezza si erano aperti e il castellano era corso loro incontro, impaziente di mostrare al re e alla sua erede l'antico castello reale di cui con orgoglio si occupava.SirCorin indossava un panciotto azzurro polvere che gli arrivava alle cosce e aveva gli ultimi quattro bottoni slacciati a causa del ventre sporgente. I capelli, incolti e grigi, erano legati in una coda ormai fuori moda sulla sua nuca. Fissato alla cintura, aveva un anello cui erano appese numerose chiavi che producevano un rumore metallico a ogni suo passo.Era uno studioso di Storia, aveva affermato, e avrebbe potuto rispondere a ogni loro domanda sul Castello di Astasia, quindi procedette a esibire la sua profonda conoscenza di quel posto umido, pieno di spifferi, dalle stanze anguste e i bassi soffitti. Un giovane principe russo era morto in questa stanza. Un'anziana regina aveva perduto la vita dando alla luce il suo decimo figlio in quell'altra.
8 le spiegò che era stato costruito così in modo che gli eserciti nemici e i predoni potessero essere avvistati a miglia di distanza, come anche le mogli fuggitive.
«Le mogli fuggitive?» Justine rimase affascinata dall'idea di qualcosa di sentimentale finito in modo tanto orribile.
In un'altra stanza, continuò Sir Corin, il Re Maksim aveva accettato la resa del sovrano feudale Igor, unendo tutti i wesloriani sotto un'unica guida, dopo generazioni di conflitti.
Sir Corin mostrò loro la sala del trono. «Più di un mo nar ca teneva qui le udienze.» A Justine, abituata allo sfarzo del palazzo reale di St. Edys, la capitale di Wesloria, quella stanza parve poco più che la saletta di una taverna. Era piccola e scura, i troni del re e della regina erano di legno e le tappezzerie alle pareti sbiadite dal tempo e dal fumo.
Arrivarono in una piccola corte interna. Mura di pietra la circondavano da tre lati, ma il muraglione esterno era un ba stione. Sir Corin indicò una porta alla fine di esso che portava in un torrione dalle strette finestre. «Ora lo usiamo come magazzino, ma in passato si chiudevano qui i prigionieri. È più spaventoso di tutte le segrete che i vostri giovani occhi abbiano mai visto, Vostra Altezza Reale.»
Justine non aveva mai visto una segreta. «Non è qui che venne decapitato Lord Rabat?» domandò con indifferenza il padre. E a lei spiegò: «Era il tuo prozio Rabat».«
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Tre colpi?» ripeté il padre, rapito. «Non si riuscì a farlo conSiruno?»Corin scosse il capo. «Questo dimostra quanto è importante tenere la lama dello spadone bene affilata.» «E avere a portata di mano qualcuno che sappia maneg giarla» aggiunse il padre.
«Il mio omonimo» commentò con orgoglio il padre, di menticando forse che il Re Maksim aveva massacrato tutti i soldati di Re Igor per ottenere il suo scopo.
«Se posso intervenire, Vostra Maestà, non era facile tro vare bravi esecutori. Da queste parti ci sono più minatori che uomini abili con lo spadone, e infatti ci vollero tre colpi di spada per staccare del tutto la testa di Rabat.» Sir Corin sentì la necessità di mimare il gesto con il braccio. «Ah...» Justine lottò per tenere a bada una nausea improv visa.«
Je, Vostra Maestà, il ceppo è ancora qui.» Sir Corin indicò un grosso ceppo di legno, solitario, alto circa due piedi e largo altrettanti. Sembrava segnato da anni passati sotto il sole cocente o esposto ai duri inverni. «Oh, che cosa orribile.» Justine arricciò il naso. «Vero» concordò il padre e spiegò, con forse eccessivo entusiasmo, come una persona veniva fatta inginocchiare davanti al blocco sul quale doveva poi appoggiare la testa. «Un bravo boia riusciva a fare un lavoro pulito con un solo colpo. Zac, e la testa rotolava in un cesto.»
«Be'» intervenne Sir Corin, «io non direi precisamente ro tolare.» I due uomini risero di nuovo.
10 I due uomini scoppiarono in una fragorosa risata.
Justine si guardò intorno in cerca di un posto dove sedersi e mettere la testa fra le gambe per respirare meglio, ma purtroppo l'unico sedile era il ceppo. «E ora attenta, ragazza mia. Non ti ho ancora detto chi or dinò la decapitazione» dichiarò il padre. Sir Corin si strinse le mani, tutto eccitato, cercando di contenere la sua gioia. «La tua prozia, la Regina Elena!» La Regina Elena aveva fatto decapitare Lord Rabat? «Suo marito«Peggio.?» Suo fratello.»
«Ma all'ultimo momento la gente di qui la salvò» continuò il padre. «Lei così condannò immediatamente a morte il fra tello e restò proprio dove siamo noi ora a guardare rotolare la testa del traditore.»
Justine sussultò. «Ma perché?» «Perché Rabat intendeva far decapitare lei. Chiunque fos se sopravvissuto in quella battaglia sarebbe stato incoronato sovrano.»«Oh,sì, e fu davvero una guerra sanguinosa» commentò soddisfatto Sir Corin. «Quattromila anime perdute, molte di esse precipitando dal bastione.» Justine indietreggiò di un passo. Un terremoto stava co minciando dentro di lei e le toglieva il respiro. Le ginocchia parevano doverle cedere da un momento all'altro e un brivi do di angoscia le percorse la pelle a immaginare tutte quelle vittime. «Non avrebbero potuto soltanto bandirlo?»
«Perché strisciasse di nuovo qui come un serpente?» Il pa dre le cinse le spalle con un braccio prima che lei riuscisse a indietreggiare fino a St. Edys. «La regina ha fatto la cosa giusta. Caspita, qualche minuto prima aveva lei la testa sul ceppo!»«Buon Dio...» sussurrò Justine.
«Quarantatré anni in tutto» aggiunse orgogliosamente Sir Corin«La Regina Elena imparò ciò che doveva sapere ogni so vrano: essere deciso e agire rapidamente. Capisci?» «Io... io non credo.» Justine cominciava ad avere l'impres sione di girare su se stessa sempre più in fretta. «Lo capirai.» Il padre lasciò cadere il braccio e si avvicinò al ceppo per osservarlo meglio. «Abbiamo pensato di darti il nome di Elena in suo onore. Ma lei veniva chiamata Elena la Put... la Strega» continuò. «E tua madre ha temuto che avrebbero chiamato così anche te.»
Più tardi ancora, quando il padre e i suoi uomini si furono ritirati a fumare sigari e a parlare di carbone o questioni si mili, Justine tornò da sola nella corte. Non c'era nessuno,
11 «Non chiudere gli occhi, tesoro» la ammonì il padre, stringendola al suo fianco. «Guarda quel ceppo. Elena aveva solo diciassette anni, ma fu davvero abile. Lei sapeva quello che doveva fare per ottenere il potere e governare il regno. E regnò per molto tempo.»
A Justine sembrò di vorticare ancora più velocemente. Afferrò il braccio del padre. «Perché?» «Perché la gente si aspetta che una donna si comporti da donna. Ma talvolta una brava regina deve comportarsi più come un re, per il bene del regno. E alla gente questo non piace.» Il padre si strinse nelle spalle. «Nessun re o regina può rendere felici tutti i suoi sudditi.» Poi tutto a un tratto sorrise. «Tu somigli un po' alla Regina Elena.» «È identica» concordò Sir Corin. Più tardi, quello stesso giorno, Justine vide un ritratto del la regina in questione. La sovrana non sorrideva, ma non aveva un'aria del tutto sgradevole. Sembrava soltanto... deter minata. E il vestito che indossava era elegante, trapuntato di molte perle.
«Ma avete detto che era una brava regina.» «Era un'eccellente regina. A volte, però, è difficile fare ciò che deve essere fatto e nello stesso tempo conservare l'ammirazione di tutti i sudditi.»
12 nessuna sentinella scrutava l'orizzonte in cerca di predoni o mogli fuggitive. Sollevò lo sguardo sulle cime dei pini piegati da un vento senza sosta e che parevano grattare un cielo tutto grigio, salì gli scalini che portavano al bastione e osservò l'orizzonte, oltre la vallata sotto il castello. Aprì le braccia, chiuse gli occhi e offrì il volto al cielo.
Il padre le aveva detto spesso che sentiva il peso della corona sulle spalle, ma Justine provava qualcosa di diverso. Non aveva l'impressione che quel peso la schiacciasse, ma che la sollevasse e la tenesse in piedi. Non riteneva che si trattasse di arroganza da parte sua, semmai di una catena che la legava al suo passato. Sarebbe diventata regina. Sapeva che lo sarebbe diventata e, da lassù, le sembrava un destino giusto. Si sentiva nata per essere sovrana. Una raffica violenta quasi la fece cadere, così scese dal bastione. Si fermò davanti al ceppo e cercò di immaginarsi in ginocchio, consapevole della morte imminente. Si figurò come sarebbe stata. Avrebbe avuto un aspetto forte e nobile, senza traccia alcuna di paura per il dolore e per l'ignoto. O almeno, così sperò.
Essere regina era il suo destino, e sapeva che quel mo mento sarebbe arrivato. Ma non immaginava che sarebbe arrivato tanto presto.
Era la prima volta che la sentiva davvero, come una spinta dal profondo, l'energia di tutti i re e le regine che erano venuti prima di lei e che saliva fino alla cima della sua testa, ancorandola sulla terra. Sentì i secoli di guerre e battaglie, sentì i popoli sui quali la sua famiglia aveva regnato. Sentì l'enorme responsabilità che tutti loro, i regnanti, portavano sulle spalle, del lavoro che avevano fatto per tracciare una strada verso il futuro.
La principessa era alquanto nervosa al solo pensiero di parlare davanti a un pubblico, il che era un vero problema, poiché saper parlare davanti a un pubblico rappresentava un requisito tra i più importanti per un sovrano. I cittadini di Wesloria avevano bisogno di una regina che si rivolgesse loro con fermezza ed eleganza, una regina che comunicasse sicurezza e autorità, non di una che cominciava a tremare non appena saliva su un palcoscenico. Anche in quel momento, il fremere dell'orlo del suo abito tradiva la sua agitazione e
La Principessa Reale Justine Marie Edda Ivanosen fece un e sitante passo da dietro il sipario e guardò il podio al centro del palcoscenico. Si passò la mano lungo il fianco della gonna «e...Non, non, non, non.» Un gentiluomo segaligno e dai ca pelli biondi gettò in aria le mani, disperato.
La principessa levò gli occhi al cielo con un gemito. «E ora cosa ho fatto?»
L'inimitabile Monsieur DuPree, un maestro di dizione e comportamento prestato a Wesloria dall'Imperatrice Eugénie di Francia, serrò le mani l'una contro l'altra e implorò: «Vostra Altezza Reale, s'il vous plâit». Saltò sul palcoscenico e lo attraversò per impartirle ancora una volta le sue istruzioni.
Dal palco reale, dove sedeva accanto a Sua Maestà la Re gina Agnes, il Primo Ministro di Wesloria, Dante Robuchard, soffocò un sospiro.
13 St. Edys, capitale del Regno di Wesloria, 1855
«Vi chiedo perdono, ma questa è la prima volta che vedo la sala finita» si scusò la principessa. Era davvero un ambiente grandioso. Il nuovo Teatro Prin cipe Vasily con il soffitto a volta sul quale era raffigurata Giovanna d'Arco, i palchi addobbati di velluto e corde dorate sopra la platea, gli enormi candelieri di cristallo, ciascuno con cento luci a gas, e la sua capienza di cinquecento posti faceva sembrare molto piccola la principessa. Soltanto a Pa rigi, a Londra e a Roma si potevano trovare teatri simili. Non certo a Wesloria. Poi però lui, Dante Robuchard, era diventato Primo Ministro. Se non altro, rifletté, se si poteva dire qualcosa di positivo della Principessa Justine e si poteva dire molto poco, in tutta sincerità era che aveva il portamento e l'aspetto di una regina. Un poco più alta della media, come la madre, posse deva una bella figura, anche quella ereditata dalla madre. Mentre tuttavia gli occhi della regina erano azzurri, quelli della figlia avevano una strana e luminosa tonalità di miele, e tendevano a guardare dritto in faccia la persona alla quale lei Iparlava.ministri la maggior parte vecchi il cui desiderio sessuale era spento da decenni perdonavano molti difetti se posseduti da un'attraente giovane donna, e la principessa era di certo sia giovane sia attraente. I suoi lunghi capelli scuri venivano raccolti abilmente in un'elaborata acconciatura di trecce e nodi, come era la moda a Wesloria. La ciocca bianca nella sua chioma tratto peculiare della famiglia Ivanosen rifiutava ogni tinta e sembrava quasi colorata apposta. Indossava un abito di seta dorata sul quale erano disegnate esplosioni di luci, che arrivava alle caviglie, mostrando le scarpine in pelle e seta, ed era tagliato secondo la moda francese e inglese, ossia con un'ampia gonna a volant e le maniche voluminose.
14 comunicava l'esatto opposto della sicurezza in se stessi. «Non dovete esitare» insistette Monsieur DuPree.
Quel vestito era stato oggetto di animate discussioni fra lui e la regina. A Wesloria le donne vestivano abiti aderenti
15 con un lungo strascico ricamato, dettaglio che per la regina era importante che la futura sovrana indossasse. Ma Dante aveva obiettato che la gente temeva ciò che non capiva, e poiché la principessa era un prodotto esposto sul mercato matrimoniale internazionale, in pubblico avrebbe dovuto vestirsi come le donne di Parigi o Londra.
«La mangeranno viva se non avrà un marito accanto» aveva dichiarato una notte. Il sovrano aveva ragione, e Dante si poteva di certo annoverare nei ranghi di coloro che, appunto, l'avrebbero divorata viva. Dopotutto era il Primo Ministro, e aveva bisogno di guidare la giovane donna nella direzione da lui scelta.
Alla fine aveva vinto la battaglia. La principessa e Monsieur DuPree scomparvero ancora una volta dietro il sipario. La Principessa Justine quel giorno si trovava là per prova re il discorso che avrebbe pronunciato in occasione dell'inau gurazione del teatro. L'evento avrebbe segnato anche l'inizio dell'annuale fiera Carlaria dedicata alle arti, in occasione della quale la gente sarebbe arrivata a St. Edys da ogni parte del mondo. La grande cerimonia di apertura era in genere presieduta dal re, ma le sue precarie condizioni di salute quell'anno glielo avevano impedito. Il sovrano soffriva di tisi e stava peggiorando, era ormai indiscutibile. In privato, i medici di corte affermavano che non sarebbe arrivato alla fine Ildell'anno.reeraal corrente di quanto fosse grave la sua malattia e aveva espresso a Dante il fervente desiderio che la Principes sa Justine venisse preparata rapidamente per salire al trono e che, se possibile, venisse scelto anche un principe consorte.
Guardò la principessa, le sue snelle spalle, la sua giovane testa, e cercò di immaginare come avrebbe potuto sostenere il peso del regno senza l'aiuto del padre. Nella sua umile opi nione, la fanciulla non era pronta per il trono, e la regina condivideva il suo parere, era evidente, almeno se si consi derava il numero di sospiri che emetteva quando aveva la figlia vicino. Dante comprendeva la sua preoccupazione: lui
Era deciso a portare l'economia di Wesloria dalla povertà che da secoli la affliggeva alla prosperità e alla modernità. Sotto Re Maksim, il Paese aveva compiuto progressi signi ficativi, ma c'era ancora molto da fare e, considerata la gravità della malattia del re, Dante aveva bisogno che la Principessa Justine fosse il più malleabile possibile. Ed era proprio quello il difficile.
Più in basso, Monsieur DuPree aveva terminato di parlare con la principessa. Corse al limitare del palcoscenico e saltò in platea per sedersi tra i cortigiani.
Soltanto un anno prima, Dante aveva vinto una difficile e lunga battaglia per ottenere la posizione che occupava e ave va capito molto presto che doveva procedere con cautela quando si trattava delle principesse. Amelia era la preferita della madre, e Justine... be', Justine non lo era. Forse lo era stata un tempo, ma gli eventi recenti avevano offuscato il suo alone. Ciononostante, sarebbe diventata regina e, poiché lui intendeva detenere fermamente il potere per molti anni, lei era la principessa che più gli interessava.
16 stesso aveva trascorso troppo tempo a pensare alla Principes sa Justine quando questioni più urgenti avrebbero richiesto la sua Lanciòattenzione.unarapida
occhiata alla regina con la coda dell'oc chio e notò la sua espressione insoddisfatta mentre osservava la primogenita. Nel palco sedevano soltanto loro due, poiché quella era una prova. A dire il vero, Dante aveva pensato sarebbero stati i soli ad assistervi, ma più in basso notò qualche altro osservatore. Cortigiani, per lo più. Presente, e senza nessuna giustificazione, era anche la Principessa Amelia, l'erede al trono che seguiva la Principessa Justine nella linea di successione. Era accompagnata dalle sue tre solite amiche. A Dante quelle ragazze sembravano altrettanti conigli che saltellavano ovunque, anche dove non avrebbero dovuto. Di recente aveva suggerito alla regina che forse la Principessa Amelia avrebbe potuto andare a studiare arte in Svizzera, come facevano molte rampolle delle famiglie reali e aristo cratiche. La Regina non ne aveva voluto sapere.
La Principessa Justine emerse da dietro il sipario e questa volta attraversò decisa il palcoscenico fino al podio, mentre gli spettatori si alzavano. Lei fece regalmente loro cenno di sedere. Per i successivi momenti restò sul podio; sembrava in tutto e per tutto la giovane donna intelligente, educata dai migliori insegnanti di Wesloria. Aveva anche un aspetto sano e atletico, fatto che Dante apprezzava non poco, ma che non esprimeva mai, poiché la regina aveva fatto abbondantemente capire che una principessa non doveva essere atletica e, in particolare, non avrebbe dovuto praticare la scherma, disciplina nella quale Dante lui sentito che l'erede al trono eccelleva.Ilpunto era che la principessa possedeva tutti i requisiti per essere una buona regina e una buona moglie e sarebbe stata un'ottima scelta per l'uomo giusto... Già, per l'uomo giusto.
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E quello era un altro problema. Dante non si fidava della principessa, non riteneva che avrebbe scelto il marito giusto, soprattutto considerati gli eventi recenti. Ancora rabbrividi va se pensava a come, durante il suo primo anno in quella posizione governativa, era stato tormentato dallo scellerato coinvolgimento della principessa con il figlio del Duca Gustav, il degenerato libertino Aldabert.
Il primo errore che Dante aveva commesso era stato pen sare che una giovane donna dell'età della Principessa Justine avrebbe compiuto venticinque anni di lì a due settimane potesse essere influenzata con facilità. Il fatto era che lei si comportava in modi che lui non riusciva a prevedere e a tro vare logici. Ciò lo aveva indotto a riflettere per mesi, fino a che era giunto a una conclusione: ciò che gli serviva era che la principessa fosse un uomo. Che parlasse e agisse come un uomo. E poiché lei non poteva esserlo, la cosa migliore era farla sposare con uno di loro. Con un uomo. In fretta. Trovarle un consorte, come aveva suggerito il re, qualcuno che la guidasse sotto la ferma influenza di Dante. «Bene, allora, ricominciamo!» urlò Monsieur DuPree.
La principessa Justine posò le mani su ciascun lato del
Lei chinò il capo un momento, per ritrovare la concentrazione. Aldabert Gustav. Quanto era stato felice Dante quando quella canaglia bugiarda era stata cacciata dal Paese. Aldabert era un rampollo viziato per il quale il piacere carnale era più importante del dovere. Per lui il trofeo della virtù di una giovane principessa contava molto più dello scandalo nazio nale che sarebbe scoppiato di conseguenza. Non aveva nes suna qualità e aveva sfacciatamente mentito per guadagnarsi il favore della principessa e chissà quali altre libertà. Eppure, quando era stata messa davanti alla perfidia di Aldabert, lei si era cocciutamente rifiutata di crederlo marcio fino al midollo.La sordida relazione era diventata un fallimento reale e ci era voluto il trasferimento di una sostanziosa somma dai forzieri personali del re a quelli di Lord Gustav per fare sì che il suo scellerato figlio sposasse immediatamente un'ereditiera tedesca e fosse spedito fuori dal Paese.
18 podio, guardò l'esiguo pubblico e disse: «Buonasera». «Vi chiedo scusa, Vostra Altezza Reale, ma dovete parlare a voce più alta» la incalzò Monsieur DuPree.
Lei si schiarì la gola. Prese il foglio sul quale era stato scritto il suo discorso e, anche da quella distanza, Dante vide quanto tremava. «Se soltanto cominciasse a parlare» sussurrò a voce non tanto bassa la regina. «Credo sarebbe meglio si fosse Amelia a fare il discorso. Lei è molto più vivace.»
La Principessa Justine abbassò il foglio e sollevò lo sguardo verso il palco reale. «Anche io sarei felice che fosse A melia a fare il discorso, madre.»
La principessa sollevò di nuovo la testa. Le sue gote ora e rano prive di colore, sembrava non si sentisse bene. Era dav vero tanto doloroso rivolgersi a poche persone? Pareva tutto talmente strano a Dante... La principessa sapeva essere al quanto sicura di sé in privato, ma quando la si invitava a parlare in pubblico perdeva ogni fiducia.
«Oh! Ti chiedo perdono, tesoro. Non badare a noi. Sei
19 bravissima!» rbatté ridendo nervosamente la regina. La principessa guardò di nuovo il foglio. Dante non concordava con la sovrana. La Principessa A melia gli ricordava una ragazzina ribelle, mentre la Princi pessa Justine era elegante. «Buonasera!» ripeté lei, questa volta più forte. Si passò di nuovo le mani sui lati della gonna e la regina schioccò la lingua, irritata. «Bonen owen» continuò la principessa, augurando la buonasera in lingua wesloriana, poi cominciò a parlare in wesloriano, la voce tremante, incerta. Pronunciava le parole come se non le capisse, il che era assurdo. Se infatti era vero che entrambe le principesse erano nate da una madre la cui lingua natale era il tedesco e da un padre la cui lingua natale era il wesloriano, e che fra loro parlavano l'inglese, che conoscevano entrambi, la Principessa Justine sapeva molto bene il wesloriano. «Ledia et harrad.» Signore e signori. Così andava meglio. «Benvenuti» continuò, di nuovo in inglese, dimenticando per un momento che lingua doveva parlare. Proseguì quindi in un wesloriano spesso inframmezzato di inglese. «En honra e... indipendenza...» Si interruppe per strizzare gli occhi sul foglio. «Noi... co...» «Non!» Monsieur DuPree balzò in piedi. «Ancora una volta, vi prego, Vostra Altezza Reale.» «Vi chiedo scusa, signore, ma non riesco a leggere senza i miei«Suocchiali.»questo ieri abbiamo avuto una vivace discussione» sussurrò la regina a Dante. «Ma io non permetterò che sem bri un'intellettuale.» Come se ci fosse qualcosa di male in una figlia che aveva l'aria di essere colta. «Forse è il wesloriano?» si chiese Dante a voce alta. «Non è la sua lingua preferita.» «Ma è la sua lingua natale» replicò la sovrana, irritata. «Avrebbe dovuto applicarsi di più e studiarla meglio.»
«Par de... candidati?» stava declamando intanto la principessa, più in basso. Ma poi di nuovo strizzò gli occhi. «Oh, scusate. Candreda.»
«Mi chiedo spesso perché non è stata Amelia la primogenita» sospirò la regina, e si appoggiò allo schienale della se dia. «Lei è così socievole. Le viene naturale e...» «Madre!» la interruppe bruscamente la Principessa Justine. «Io vi sento.» «Perdonami, tesoro. Vai avanti!» La regina incrociò le braccia. «Cosa dobbiamo fare, Robuchard?» bisbigliò. «Lei è un'incapace.» La Principessa Justine non era affatto incapace, ma questo era irrilevante. Era arrivato il momento che Dante aspettava, l'opportunità di presentare il suo ben congegnato piano alla sovrana senza sembrare impertinente. «Io avrei un suggeri mento, Vostra Maestà.» «E quale sarebbe?» Dante si sporse verso la regina più che poté senza attirare l'attenzione. Parlò sottovoce, mentre Monsieur DuPree si metteva alle spalle della principessa, le posava le mani sui fianchi e la sistemava davanti al podio. «Suggerirei di man dare Sua Altezza Reale a Londra, a fare apprendistato presso una donna che è stata lei stessa una giovane regina. Vittoria è salita al trono all'età di diciotto anni e credo che potrebbe darle consigli preziosi.» Monsieur DuPree agitò le braccia verso il pubblico mentre spiegava qualcosa alla principessa. «E, se posso, aggiungerei anche che sarebbe vantaggioso allontanare lei e la Principessa Amelia dal Paese fino a quando gli... eventi saranno del tutto dimenticati.» La regina gli lanciò un'occhiata obliqua. «Vi riferite forse ai Gustav?»
20 Allontanò un poco di più il foglio dal viso e, in platea, la sorella e le sue amiche ridacchiarono. La piccola folla di cortigiani cominciava a innervosirsi e la principessa divenne ancora più pallida. «Par de candreda» disse. Monsieur DuPree si alzò lentamente. Le mani intrecciate dietro la schiena, salì i gradini fino al palcoscenico e andò a parlare ancora una volta con lei. La principessa si girò verso di lui con l'aria di chi si aspettava di essere colpita.
lo era, altrimenti Dante non l'avrebbe suggerita. Era una cara amica della regina, ma anche una donna
«Non credete anche voi sia preferibile che la principessa si sposi? Soprattutto se diventasse necessario ricorrere ancora una volta all'abdicazione?»
«Siete pazzo, Robuchard? Pretendenti alla sua mano? »
21 Dante fu molto attento a mantenere un'espressione neutra. «Prenderemmo due piccioni con una fava. Se la mandassimo a Londra a fare apprendistato, potremmo anche fare in modo che, durante il suo soggiorno, le vengano presentati i poten ziali pretendenti alla sua mano presenti nella nostra lista. Ri flettete... la principessa potrebbe tornare con qualcuno che desidera sposare.»
La regina guardò la figlia sul palcoscenico, si sporse verso Dante e sussurrò: «Dopo tutto quello che è accaduto? E sen za che io sia là a tenerla d'occhio? Non posso certo lasciare mioDantemarito».siera aspettato che la sovrana afferrasse al volo l'opportunità di allontanare per qualche tempo quella che i giornali avevano definito La Principessa Imbarazzante. Possibile che il suo istinto materno fosse più forte di quanto lui aveva pensato?
La regina rifletté. «Lady Bardaline è una donna intelligente.»Naturalmente
«Naturalmente non suggerirei niente di simile se non a vessi la certezza che tutte le dovute precauzioni saranno a dottate. La principessa sarà consigliata e seguita da un maestro di camera, Lord Bardaline, con sua moglie in qualità di dama di compagnia.»
No, impossibile. A dire il vero, una cosa simile era così lontana dalla realtà da poter essere considerata ridicola.
La regina si irrigidì. Quell'argomento era già stato presen tato a lei e al re, ma soltanto in linea teorica. E la teoria era che, se la salute del sovrano fosse peggiorata a tal punto da non permettergli di compiere più il suo lavoro, per il bene della nazione e la stabilità della monarchia, sarebbe diventato necessario abdicare in favore della Principessa Justine.
«Per questo suggerisco di usufruire degli impeccabili servigi di Lady Aleksander mentre la principessa si trova in In ghilterra. Lei farà in modo che, quando la principessa tornerà a Wesloria, sia ufficialmente fidanzata con un uomo eccellente, in grado di guidarla. E così vincono tutti.»
La Regina Agnes lo guardò a bocca aperta, poi però la chiuse e abbassò lo sguardo sul palcoscenico, dove Monsieur
«Lady Aleksander è una combinatrice di matrimoni...» «So chi è, Robuchard.»
La regina sgranò gli occhi, sorpresa, poi si appoggiò allo schienale del sedile e scrutò Dante. «Come, prego?»
«State forse insinuando che mia figlia è un soggetto difficile?»«Niente affatto» si affrettò a correggersi Dante, sollevan do una mano e mentalmente prendendosi a calci. «Ma rappresenta una sfida complicata, considerato che sarà regina. Il suo futuro marito deve essere l'uomo giusto se vogliamo a vere qualche speranza che lei governi il Paese in modo adeguato. Noi conosciamo già i pochi candidati da prendere in considerazione» proseguì, come se fossero stati scelti dalla sovrana e non da lui, «ma ora ci occorre l'opportunità giusta perché la principessa li conosca e si leghi affettivamente a uno di «Nonloro.»possiamo avere una combinatrice di matrimoni, Robuchard!» sussurrò con vemenza la sovrana. «Cosa penserà la gente? Si convinceranno tutti che in mia figlia c'è qualcosa che non va.»
«È la migliore in tutta Europa» continuò lui con calma. «Ha trovato mogli e mariti per i soggetti più difficili. Il prin cipe tedesco, Heinz Jäger, che tutti dicono sia un po' tonto, ha concluso un vantaggioso matrimonio grazie a Sua Signoria, e se uno come lui ha potuto essere accoppiato, immagi nate quello che si potrebbe fare con Sua Altezza...»
«Consiglierei inoltre, se voi e il re lo consentite, di affidarci ai servigi di Lady Lila Aleksander di Danimarca.»
22 che sapeva tenere tutte le finestre aperte, per così dire, e spesso gli sussurrava segreti e voci.
La garanzia era che Robuchard non si muoveva mai senza avere prima pianificato ogni dettaglio. In questo caso stava lavorando ai più piccoli particolari del piano, compreso il ri corso ai servigi di Lady Aleksander e la collocazione sul posto di una spia che riferisse a lui soltanto. «Il fatto di concludere con successo questo particolare incarico è motivazione sufficiente, vi assicuro; tuttavia ci sono i telegrafi e io ho occhi in Inghilterra. Sapremo tutto ciò che accade, persino quanto latte berrà Sua Altezza ogni giorno.»
Lei socchiuse gli occhi. «Davvero?» domandò. «E quali garanzie abbiamo che Lady Aleksander agirà seguendo la di rezione da noi desiderata?»
La sovrana si morse il labbro inferiore, osservando la fi glia sul palcoscenico, che era scesa dal podio per rivolgersi a Monsieur DuPree. «Davvero, monsieur, credo proprio che questo problema sarebbe risolto se io potessi indossare i miei occhiali.»
«Ragione di più per agire in fretta, Vostra Maestà. La principessa reale ha bisogno di un marito cui appoggiarsi nel dolore, nell'incoronazione e nell'assunzione di tutti i doveri di una sovrana. Il popolo di Wesloria apprezzerà una decisa presenza maschile dietro il trono.»
«Il loro padre potrebbe non arrivare all'estate, ne siete consapevole» bisbigliò la sovrana.
23 DuPree si era accostato così tanto alla Principessa Justine da costringerla a ritrarsi. «E anche Amelia?» Certo, naturalmente anche Amelia, la piccola combinaguai. «La Principessa Amelia è la compagna più sincera del la sorella e anch'ella trarrà benefici da una simile tutela.»
Monsieur DuPree, avendo finito di dare istruzioni, balzò giù ancora una volta dal palcoscenico e la principessa restò sola sul podio, la testa alta.
La regina sbuffò. «Voi sopravvalutate il valore degli uo mini, signore, ma capisco ciò che intendete. Il vostro consi glio è saggio. Come possiamo accostare Vittoria?» Dante quasi saltò su dalla sedia con un grido trionfante. «È già stato fatto, Vostra Maestà.»
24 «Chiedo venia, Vostra Altezza, ma non sono consigliati» replicò calmo Monsieur DuPree. «Non sono d'accordo. I miei occhiali sono molto consi gliati affinché io possa leggere» insisté la principessa, non irragionevolmente.«Forsepotresteimparare il discorso a memoria. Vi eserciterete con me.»
La Principessa Justine emise un gemito e levò gli occhi al cielo. «Cosa c'è di tanto sbagliato nell'avere bisogno degli occhiali per leggere?»
La Principessa Amelia e le sue tre conigliette ridacchiaro no dietro le mani. «Je» dichiarò con determinazione la Regina Agnes. «Je, Robuchard, credo che il vostro sia un buon piano.»
Texas, 1941 Mentre la guerra al di là dell'Atlantico si espande sino a coinvolgere anche l'America, tre donne straordinarie, Jessie, Rhonda e Kitty, fanno la loro parte per portare il Paese a una conclusione vittoriosa del conflitto, riversando tutte le loro energie nella preparazione dei giovani piloti cadetti. Ma le loro vite presto cambieranno per sempre, segnate dall'amore e dalla perdita...
Il nuovo attesissimo romanzo di Lorraine Heath. Una storia imperdibile ed emozionante, ispirata a fatti realmente accaduti.
Le ragazze del cielo LORRAINE HEATH
L'ultimo duca JULIA LONDON Londra, 1855 La testarda e volitiva Principessa Justine, erede al trono del Regno di Wesloria, viene mandata in Inghilterra per imparare dalla Regina Vittoria il mestiere di sovrana e trovare un marito adeguato al suo rango. Il compito di sorvegliarla viene affidato a Lord Douglas, un affascinante libertino ben inserito nel bel mondo. Tuttavia Justine non è certo tipo da farsi influenzare, soprattutto quando si tratta di affari di cuore, così ben presto la buona società inglese non ha più candidati da sottoporle. E se l'ultimo scapolo ancora in lizza fosse proprio Lord Douglas?
Una rivelazione per Therese Cynster
STEPHANIE LAURENS Londra, 1851 Lord Devlin Cader, Conte di Alverton, ha preso in moglie Therese Cynster cinque anni prima. Per quelle che all'epoca sembravano ottime ragioni, non le ha mai detto che la ama tanto quanto lei ama lui, lasciandole credere che il loro sia un matrimonio a metà. Ma ora ha scoperto che l'amore è una forza troppo potente per essere negata e lui deve trovare il modo per rivelare a Therese la verità, senza perderla per sempre.
Un amore scritto nel destino CANDACE CAMP Londra, seconda metà '800 Quando una sera Tom Quick sorprende un intruso nell'ufficio della sua agenzia investigativa, un intruso agile come un acrobata, con un seducente profumo e chiaramente in cerca di qualcosa, tutto si aspetterebbe tranne che si tratti di una donna. Per quanto non si fidi della bella Miss Desiree Malone, è deciso ad aiutarla a scoprire la verità sul suo passato, ignorando di andare incontro a un mistero che minaccerà le loro vite.
Dal 12 novembre