Un accordo bollente

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I PERDUTI AMORI DEI DI SIONE Una ricerca di verità, la promessa di una travolgente passione Per circa sessant’anni, Giovanni Di Sione ha custodito un incredibile segreto. Ma con l’avvicinarsi degli ultimi giorni della sua vita, ha deciso che i nipoti debbano conoscere la verità. Ognuno di loro verrà inviato in giro per il mondo, alla ricerca dei suoi Perduti Amori, inestimabili ricordi e uniche testimonianze della sua storia, della sua vera identità, del suo unico e grande amore. Ciascuno di questi preziosi oggetti avvicinerà i rampolli della famiglia alla verità, e li obbligherà a intraprendere un viaggio verso una meta che nessuno di loro poteva anche solo immaginare.


JENNIFER HAYWARD

Un accordo bollente


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: A Deal for the Di Sione Ring Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2017 Harlequin Books S.A. Special thanks and acknowledgment are given to Jennifer Hayward for her contribution to The Billionaire's Legacy series Traduzione di Velia De Magistris Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony settembre 2017 Questo volume è stato stampato nell'agosto 2017 da CPI, Barcelona COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 3209 del 15/09/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


1 Percorrere la leggendaria Gold Coast di Long Island era come fare un viaggio indietro nel tempo, precisamente nel periodo immortalato in tante fiction, quando le dinastie della nascente élite americana costruivano lì le loro splendide ville a testimonianza del loro successo sia professionale sia sociale. Avevano fatto a gara per superarsi in grandezza quei nuovi nobili, disseminando la costa con veri gioielli di architettura. Ma com'era accaduto per tanti altri simboli di quell'era felice, il passare degli anni aveva lasciato il segno sui maestosi immobili, e purtroppo pochi di loro conservavano ancora l'antico splendore. Uno di questi apparteneva a Giovanni Di Sione, il milionario che aveva fatto fortuna nel campo delle spedizioni marittime. La tenuta era stata completamente ristrutturata e ora si ergeva come simbolo della modernità e della funzionalità. Quell'ostentata manifestazione di opulenza indusse Nate Brunswick a scuotere la testa mentre, alla guida della sua Jaguar, imboccava il viale di accesso della proprietà Di Sione. Certo, con tutto il denaro che lui aveva accumulato grazie all'impero di sviluppo edilizio e alberghiero che controllava avrebbe potuto acquistare anche un castello da quelle parti se lo avesse voluto, rifletté, ciò nonostante 5


non si sarebbe mai sentito davvero a suo agio in quel posto. Era una lezione che aveva imparato a sue spese. Tutti i soldi del mondo non potevano sanare le vecchie ferite. I componenti della società bene di New York avrebbero sempre considerato i nuovi ricchi alla stregua di intrusi. I borghesi potevano anche mescolarsi agli aristocratici, ma non avrebbero mai potuto vantare il loro stesso status. Parcheggiò l'auto nel cortile dell'imponente villa di suo nonno, spense il motore e si concesse qualche istante per riportare le sue emozioni sotto controllo, emozioni che puntualmente si risvegliavano quando si trovava in quel posto. Quel giorno però gli sembrava che qualunque fosse il potere superiore che orchestrava quella partita a scacchi che era la sua vita, non avesse alcuna intenzione di mollare la presa sul suo cuore. Suo nonno stava morendo. Di recente aveva viaggiato di continuo per supervisionare le sue proprietà sparse per il mondo, e aveva avuto ben poco tempo da dedicare al suo mentore, che poi era anche la figura più simile a un padre che avesse mai avuto accanto. Era rimasto rigido e in silenzio mentre Natalia, una delle sue sorellastre, durante l'inaugurazione della sua prima mostra di pittura gli aveva comunicato che il nonno aveva avuto una recidiva di leucemia, e che nella presente circostanza anche un trapianto di midollo, una terapia che era stata tentata con successo nel passato con lui come donatore, non avrebbe sortito alcun risultato positivo. Evidentemente nemmeno l'onnipotente Giovanni Di Sione poteva sfuggire alla morte per due volte. Lo stress che aveva accumulato durante il tragitto da Manhattan minacciò di sopraffarlo, sconfiggendo persino l'autodisciplina che aveva imparato a imporre a se stesso. Raddrizzò la schiena e fece un profondo respiro. No, non 6


si sarebbe permesso alcuna manifestazione di debolezza, non adesso e sicuramente non lì, decise mentre scendeva dall'auto, i muscoli delle gambe che protestavano dopo il lungo viaggio nella vettura di gran lusso ma dall'abitacolo angusto. Aveva appena messo piede sul primo gradino della scalinata di marmo che conduceva all'elegante ingresso della villa quando Alma, la governante di casa Di Sione, spalancò la porta. «Nate» esordì la donna facendogli cenno di affrettarsi, «il signor Giovanni è in veranda e aspetta con ansia di vederti.» Parole che rinnovarono i suoi sensi di colpa. Avrebbe dovuto trascorrere più tempo con il nonno, rifletté Nate, ma aveva commesso lo stesso errore dei suoi fratellastri, immaginando che Giovanni fosse invincibile. Salutò Alma e si diresse verso il retro della villa, i passi che riecheggiavano sul pavimento di marmo tirato a lucido. Aveva avuto diciotto anni quando, scortato dal suo fratellastro Alex, era entrato in quella casa per la prima volta. Test clinici lo avevano identificato come l'unico donatore compatibile per il trapianto di midollo osseo che avrebbe salvato la vita a Giovanni Di Sione, al tempo per lui un perfetto sconosciuto. Rammentava perfettamente la scena che si era presentata ai suoi occhi, i suoi sei fratellastri seduti in fila sugli scalini come uccelli appollaiati su un cavo telefonico, che lo seguivano con lo sguardo mentre lui li oltrepassava per essere finalmente presentato al patriarca della famiglia cui apparteneva per diritto di nascita. I fratelli Di Sione erano stati accolti dal nonno quando il padre Benito e sua moglie Anna avevano perso la vita in un incidente d'auto provocato dall'abuso di alcol e droghe. Una tragedia, senza dubbio, ma tutto quello che lui ricordava al riguardo era l'amarezza e l'invidia per loro, 7


che comunque avevano avuto tutto, mentre lui e sua madre erano stati costretti a lottare per sopravvivere. Invidia per quei fratelli che non erano mai stati a conoscenza dell'esistenza di un figlio illegittimo di Benito Di Sione. Ma quella era storia vecchia, si disse muovendo qualche passo nella grande veranda rischiarata dagli ultimi raggi di sole prima del tramonto. Ormai aveva cancellato il suo passato per sostituirlo con una storia di successo che nessuno poteva ignorare, nemmeno quei boriosi aristocratici che ancora si divertivano a snobbarlo. Il nonno era seduto su una poltrona, lo sguardo verso lo splendido panorama di Long Island. Come spinto da una sorta di sesto senso, si girò mentre lui si avvicinava e un sorriso gli illuminò il viso smunto. «Nathaniel. Stavo cominciando a temere che Manhattan ti avesse inghiottito.» Nate osservò l'uomo che, con il passare del tempo, era diventato così importante per lui. Il nonno, una volta forte e vitale, ora era l'ombra di se stesso, notò, un nodo che gli serrava la gola, ancora più magro e debole di com'era stato al tempo del loro ultimo incontro. Si chinò per abbracciarlo. La leucemia e i farmaci avevano privato il suo incarnato dell'abituale colore olivastro, era pelle e ossa, si rese conto appoggiandogli le mani sulle spalle. Nonostante i complicati sentimenti che nutriva nei confronti della famiglia Di Sione, Giovanni era stato il suo modello, l'uomo integro e di successo al quale si era ispirato sforzandosi di non seguire invece il pessimo esempio offerto da suo padre. Durante gli anni della crescita, quando la rabbia che lo aveva consumato avrebbe potuto distruggergli la vita inducendolo a compiere pessime scelte, il nonno aveva fatto la differenza. Il nonno gli aveva mostrato la strada da seguire per diventare una persona migliore. Raddrizzò la schiena e lo guardò in viso. 8


«Davvero non c'è più niente da fare?» domandò. «I medici sono sicuri che un altro trapianto non risolverebbe il problema?» Giovanni annuì poi gli appoggiò una mano sul braccio. «Mi hanno sottoposto al primo solo a causa del mio nome e dei miei soldi, lo sai» precisò. «È arrivato il mio momento, Nathaniel. Ho avuto una vita molto più lunga di quanto la maggior parte dell'umanità possa sperare. Sono in pace» aggiunse. Nate prese posto sulla poltrona accanto. Scosse la testa quando una cameriera li raggiunse per offrirgli qualcosa da bere. «Non ho molto tempo. Devo rivedere dei contratti non appena tornerò a Manhattan» spiegò. «Tu lavori troppo» lo ammonì Giovanni. «La vita deve essere vissuta al meglio, Nathaniel. Chi ti farà compagnia quando avrai accumulato tanto denaro da non avere il modo di spenderlo?» Era già arrivato a quel punto. La dedizione al lavoro, la corsa al successo professionale, erano elementi insiti nella sua natura, sostenuti da un istinto di sopravvivenza che non si sarebbe sedato fin quando ci fosse stato un resort da acquistare, un albergo da costruire. «Sai bene che non ho mai desiderato una famiglia. Non sono il tipo» affermò Nate. «Non mi riferivo alla mancanza di una presenza femminile costante nella tua vita» sottolineò Giovanni, «per quanto potresti solo trarre giovamento dall'avere una donna al tuo fianco. Mi riferivo alla tua dipendenza dal lavoro, al fatto che non scendi mai da quel tuo aereo abbastanza a lungo da respirare una boccata di aria fresca, o per renderti conto di quale stagione sia. Sei dunque così ossessionato dalla smania di fare soldi da ignorare cos'ha davvero importanza nella vita?» «Che sarebbe?» Nate lo esortò a spiegarsi. «La famiglia. Le radici» elencò Giovanni, una ruga 9


che gli solcava la fronte. «L'esistenza da nomade che conduci, la tua incapacità di avere una residenza stabile, alla fine non potranno più soddisfarti. Io spero soltanto che tu te ne renda conto prima che sia troppo tardi.» «Ho solo trentacinque anni» precisò Nate. «E tu sei dipendente dal lavoro tanto quanto lo sono io» aggiunse. «Per noi è un tratto dominante. Non lo scegliamo, ma ne siamo scelti.» «Questo modo di fare diventa un vizio se portato all'estremo» commentò Giovanni, lo sguardo oscurato. «Io sono venuto meno ai miei doveri nei confronti di tuo padre, e di conseguenza nei tuoi, trascorrendo ogni momento delle mie giornate negli uffici della mia società.» «È stato mio padre a venir meno ai suoi doveri nei confronti di se stesso» puntualizzò Nate scuotendo la testa. «Non ha mai tentato di tenere sotto controllo le sue debolezze.» «Anche questo è vero» ammise Giovanni. «Mio figlio Benito aveva i suoi demoni, come te, del resto. E come me, demoni che non hanno mai smesso di tormentarmi. Però tu puoi cambiare, sei giovane, hai tutta la vita davanti. I tuoi fratelli e le tue sorelle ti vogliono bene, desiderano un rapporto più stretto con te, ma tu non fai altro se non allontanarli. Hai lasciato chiaramente intendere di non volere avere nulla a che fare con loro.» «Sono intervenuto all'inaugurazione della mostra di Natalia» gli rammentò Nate. «Solo perché hai un debole per lei» insistette Giovanni. «La famiglia dovrebbe essere il tuo punto di forza, l'ancora cui aggrapparti quando la tempesta diventa troppo tumultuosa.» Le emozioni che si riflettevano nei suoi occhi, il tono concitato della sua voce lo indussero a interrogarsi, e non per la prima volta, sui segreti che il nonno aveva sempre nascosto ai nipoti. Del tipo, perché aveva lasciato l'Italia 10


per emigrare in America senza un centesimo in tasca, o perché da allora aveva reciso ogni contatto con la sua famiglia d'origine. «Abbiamo già discusso di questo» puntualizzò Nate, più bruscamente di quanto avesse inteso. «Mi sono riconciliato con i miei fratelli, e questo dovrebbe bastare.» «Ed è così?» replicò Giovanni, un sopracciglio aggrottato. Attese qualche istante una risposta che non arrivò, poi sospirò, si appoggiò allo schienale della sedia e rivolse lo sguardo al panorama. «Ho bisogno di un favore» riprese. «Dovresti rintracciare un anello che per me ha un grande valore. L'ho venduto a un collezionista quando sono arrivato negli Stati Uniti, ma non ho idea di dove sia attualmente. Posso solo descrivertelo, niente altro.» Non era sorpreso da quella richiesta, pensò Nate. Natalia gli aveva confidato che il nonno aveva già mandato in giro per il mondo tutti i suoi nipoti, tranne Alex, alla ricerca di vari oggetti preziosi che un tempo gli erano appartenuti. I tesori che Giovanni definiva i suoi Perduti Amori, protagonisti di una favola che aveva raccontato loro da bambini, erano dunque reali entità che adesso voleva recuperare, gli aveva spiegato sua sorella. Gioielli di ogni tipo oltre a una rara raccolta di poesie che Natalia aveva trovato in Grecia, insieme a un marito. Però quello che nessuno dei fratelli Di Sione era riuscito a comprendere era perché riaverli fosse così importante per il nonno. «Consideralo fatto» confermò annuendo. «Ma cosa significano questi oggetti per te, se mi è permesso chiedertelo?» «Spero che un giorno sarò in grado di rispondere alla tua domanda» mormorò Giovanni. «Ma prima devo vederli di nuovo tutti insieme. L'anello per me conta moltissimo. Devi riportarmelo.» «Affiderai ad Alex l'ultima ricerca» ipotizzò Nate. 11


«Esatto» confermò il nonno. Aveva con Alex, il maggiore dei suoi fratellastri, attualmente amministratore delegato della società di famiglia, un rapporto complesso, rifletté Nate. Giovanni aveva imposto al primo dei suoi nipoti di cominciare dal basso, addirittura destinandolo al principio al carico merci sulle banchine, mentre a lui aveva affidato mansioni di responsabilità subito dopo l'università, che gli aveva pagato per compensarlo di quello di cui era stato privato dalle circostanze della sua nascita. A suo parere però, c'erano motivi più profondi per quel trattamento preferenziale che aveva ricevuto dal nonno, per la precisione il fatto che Alex lo ritenesse responsabile della morte dei suoi genitori. La notte in cui sua madre, l'amante di Benito, si era presentata con lui a casa di quest'ultimo per chiedere un aiuto economico non per se stessa ma per il figlio, era stata anche la notte in cui Benito e la moglie avevano perso la vita in un terribile incidente. Era scoppiato un furioso litigio fra i coniugi, culminato in una folle corsa in auto terminata con uno schianto fatale. «Nathaniel?» Nate scosse la testa come per sottrarsi al filo delle sue riflessioni. «Darò subito inizio alla mia ricerca» replicò. «C'è altro che posso fare per te?» «Cerca di avvicinarti ai tuoi fratelli. Se mi accontenterai, morirò felice.» Un'immagine si dipinse non benvenuta nella sua mente, Alex dietro al vetro della finestra che guardava lui e sua madre implorare Benito, la confusione dipinta sul suo viso... Solo Alex era stato a conoscenza della sua esistenza negli anni che erano seguiti, tuttavia non aveva rivelato il suo segreto a nessuno, non fin quando Giovanni si era ammalato di leucemia. Spesso si era chiesto il perché di quell'atteggiamento. Se Alex avesse parlato prima, di certo la sua vita avrebbe 12


preso un corso diverso, e per quanto desiderasse davvero sapere cosa avesse spinto suo fratello a prendere quella decisione, non glielo aveva mai domandato apertamente. Ormai però la cosa non aveva più importanza, decise Nate. Nulla poteva cambiare ciò che era accaduto quell'infausta notte e a volte, come in quel caso, era meglio non risvegliare i fantasmi del passato. Mise in cima alla sua lista delle priorità la ricerca dell'anello del nonno. Consultò l'agenzia di investigazioni private di cui si serviva per condurre ricerche relative agli affari da milioni di dollari che concludeva praticamente ogni giorno, e ottenne una risposta quarantotto ore dopo. L'anello era stato acquistato a un'asta da una famiglia siciliana decenni prima. Al momento non era in vendita. Un'affermazione che non aveva senso nel suo vocabolario. Tutto e tutti erano in vendita, a fronte di un'offerta adeguata. Avrebbe proposto una cifra da capogiro, una che nessuno potesse rifiutare, decise Nate. Al termine della giornata di lavoro cenò con sua madre, che si lamentò come sempre di vederlo troppo poco. Il giorno seguente partì per Palermo. Concentrato come sempre sulla sua professione, approfittò dell'occasione per soggiornare presso l'albergo a sei stelle Giarruso, una struttura che già da tempo teneva d'occhio, e organizzò un incontro con i proprietari per quel pomeriggio. Non appena entrato nella sfarzosa suite si spogliò ed entrò nella cabina doccia dalle pareti di marmo crema, chiuse gli occhi e offrì il viso al getto dell'acqua tiepida. Non importava quanto lussuoso fosse il suo jet, o come il viaggio si svolgesse senza intoppi, non dormiva mai a bordo di un aereo. Josephine, la sua assistente personale, adduceva quella scelta alla sua mania di controllo. In verità però non si affidava mai completamente al sonno, re13


stando in uno stato di dormiveglia, un'abitudine che aveva sviluppato sin da bambino, quando si era ritrovato a vivere con sua madre in quartieri malfamati dove potevano succedere tante cose brutte. Regalare a sua madre un appartamento in un condominio esclusivo dotato di un servizio di sicurezza ventiquattr'ore su ventiquattro avrebbe dovuto rasserenarlo, almeno un po'. Invece la sua natura guardinga persisteva. Quando si aveva un passato burrascoso come il suo, dal quale solo l'intervento deciso di sua madre prima, e del nonno poi, lo aveva sottratto, si acquisiva la consapevolezza dei pericoli nascosti dietro ogni angolo, pericoli ancora più consistenti nel caso di un uomo ricco e potente come lo era lui. Di conseguenza, era più che giustificato lo stare sempre all'erta. Sentendosi decisamente meglio chiuse il rubinetto, uscì dalla doccia e poi legò intorno ai fianchi un telo di spugna. Con l'intenzione di rispondere a un paio di mail urgenti prima di concedersi un meritato riposo, entrò nel salone. La mente assorta sul valore dell'albergo calcolato dai suoi avvocati, non notò la cameriera china sul mobile bar di ciliegio prima di aver mosso un paio di passi nella stanza. Il suo primo pensiero fu che aveva le natiche più perfette che avesse mai visto. Sode, alte, fasciate dalla gonna dell'uniforme. Gambe spettacolari completavano il quadro. La sua immaginazione gli fornì i dettagli che al momento gli erano nascosti. Il viso e il resto del suo fisico dovevano essere altrettanto accattivanti. Ma cosa stava facendo quella donna nella sua suite? «Le dispiacerebbe spiegarmi perché è qui» esordì, riprendendo ad avanzare, «visto che avevo chiesto di non essere disturbato?» Lei raddrizzò la schiena e si girò, il movimento fluido. La vita, sottolineata dalla gonna aderente e in verità piut14


tosto elegante per essere quella di una cameriera, era sottile, il seno pieno premeva sotto la scollatura della camicetta. I capelli castani, costretti in una coda di cavallo, evidenziavano un ovale dominato da zigomi ben delineati e da un paio di occhi color caffè di un'espressività sorprendente. Si era sbagliato nella prima valutazione. Non era solo accattivante, era una vera bellezza, con quell'incarnato olivastro che le regalava un tocco di esotico. Siciliana nel vero senso della parola, pensò. Una determinata parte anatomica del suo corpo reagì con il dovuto entusiasmo a tanto splendore. Immaginò che a un solo sguardo malizioso di quegli occhi misteriosi ogni uomo del pianeta sarebbe caduto ai suoi piedi. Solo che, in quel momento, quegli occhi erano illuminati da una luce di allarme mentre fissavano il telo di spugna che aveva avvolto intorno ai fianchi, il cui nodo si era allentato per offrirle una parziale visione della sua potente erezione. Un gentiluomo avrebbe posto subito rimedio al problema, ma lui non era, e non sarebbe mai stato, un gentiluomo. Quello era l'albergo che stava considerando di comprare. Aveva detto al maggiordomo privato di non voler essere disturbato. Non poteva sorvolare su quel contrattempo. «Dunque?» domandò, un sopracciglio aggrottato. Cielo, se era bello. Mordicchiandosi il labbro inferiore, a fatica Mina distolse lo sguardo per portarlo sul viso dell'americano. Era perfetto, la struttura muscolare del torace definita, simmetrica e proporzionata come quelle dei modelli le cui foto i professori del collegio femminile avevano mostrato alla classe durante l'ora di anatomia per preparare le ragazze a interagire con l'altro sesso. Come se molte di loro 15


non avessero già fatto lezioni di anatomia private... «Il maggiordomo mi ha riferito che lei doveva intervenire a una riunione» rispose, il mento puntato in avanti nel tentativo di esibire quella sicurezza in se stessa che le avevano insegnato a manifestare in qualsiasi situazione e con naturalezza. «Ho bussato prima di entrare, signor Brunswick.» «La riunione si terrà nel tardo pomeriggio» sottolineò Nate, socchiudendo gli occhi. «Non è forse questo il servizio che un hotel a sei stelle dovrebbe offrire? Anticipare ed esaudire ogni desiderio del cliente?» Chissà se era così arrogante anche a letto, si chiese Mina. La sua mancanza di esperienza delegò all'immaginazione il compito di fornire una risposta a quella domanda. Fiamme roventi le lambirono le guance così strinse fra le dita la barretta di cioccolato che si era accinta a sistemare sul mobile bar, mentre quegli occhi acuti continuavano a fissarla, quasi avessero il potere di leggere i suoi inopportuni pensieri. Bilanciò il peso del corpo da un piede all'altro, lo stomaco aggredito da crampi di ansia. Diavolo, era fidanzata! Doveva essere impazzita se indugiava su fantasie che, oltretutto, le erano totalmente improprie. Si schiarì la voce e tese il braccio. «Infatti il mio compito è anticipare i suoi desideri. Stavo rifornendo il mobile bar con finissima cioccolata siciliana.» L'affascinante americano annullò la distanza che li separava e le tolse di mano la barretta. Un soffio di profumo, sandalo, forse, le solleticò le narici. Era anche più bello visto così da vicino, si rese conto, i folti capelli ancora bagnati dopo la doccia, una corta, studiata barba che gli ombreggiava le mascelle. «Noi cerchiamo di interpretare il gusto dei nostri ospiti basandoci sulle loro precedenti visite» affermò. «Questo è cioccolato alla nocciola.» 16


Lui incrociò le possenti braccia sul petto e guardò la targhetta che aveva appuntata sulla camicetta, una targhetta che non dichiarava il suo vero nome, ma quello che aveva dato al momento dell'assunzione. «Errore numero uno... Lina» sottolineò Nate. «Io preferisco il cioccolato fondente.» «Oh...» mormorò lei, colta in contropiede. Non sbagliavano mai all'albergo Giarruso. Mai. «Bene... Devono aver fatto confusione, qualcosa che succede molto raramente. Ovvierò subito al problema.» «Cos'altro?» «Mi scusi?» «Cos'altro sapete sul mio conto?» Oltre al fatto che era conosciuto per la sua tendenza a fraternizzare con bionde alte e formose, e che non avrebbe dovuto fiatare se, entrando nella sua suite, ne avesse incontrata una che non era registrata come cliente, nonostante la rigida politica di sicurezza adottata dalla direzione? Freneticamente, Mina frugò nella mente alla ricerca delle informazioni che le avevano fornito. «Sappiamo che a volte dimentica il caricatore per il suo laptop. Per questo ne ho portato uno universale.» L'americano si allontanò, diretto verso il mobile bar, e il telo di spugna scivolò ancora di più verso il basso, scoprendogli quasi completamente i fianchi. Doveva uscire al più presto da quella camera. Lui sollevò il cavo elettrico e l'adattatore. «Non basta per giustificare la violazione della mia privacy» puntualizzò. Mina affondò le unghie nei palmi, la maschera di efficienza incollata al suo viso che cominciava a cedere. «Ho appena messo nel mobile bar una bottiglia del suo scotch preferito» sottolineò. «Mmh... Prevedibile.» 17


Un velo rosso le oscurò gli occhi per un istante. Essere messa sotto torchio da un uomo presuntuoso e pretenzioso e anche quasi completamente nudo era qualcosa che andava ben oltre i suoi doveri, rifletté Mina. «Capisco che il nostro servizio non possa essere considerato rivoluzionario, signor Brunswick, ma è quello che i clienti si aspettano quando scelgono di soggiornare nel nostro albergo» dichiarò. «Noi ci preoccupiamo di ricreare un ambiente confortevole anche se, lo ammetto, potremmo fare di meglio.» Incuriosito, Nate la guardò negli occhi. «In che senso? Mi spieghi meglio, sono tutto orecchi.» «Personalmente, abbandonerei la politica del catalogare le preferenze degli ospiti e comincerei a prevedere le loro esigenze» replicò Mina. «Per esempio, sappiamo che lei ha l'abitudine di fare jogging ogni mattina. Io le consegnerei ogni sera una mappa con un percorso diverso da seguire, in modo che lei potesse apprezzare le zone più belle di Palermo mentre si allena, forse anche visitare uno dei tanti monumenti che hanno reso famosa la nostra città.» Nate annuì, un mezzo sorriso che gli incurvava le labbra. «Capisco. E cos'altro?» «Quando pranza nel nostro ristorante, lei ordina sempre un particolare vino prodotto alle pendici dell'Etna. Oltre alla bottiglia di questo prodotto che ci preoccupiamo di lasciarle in camera, io includerei anche un vino meno rinomato ma altrettanto buono, che al momento non è esportato negli Stati Uniti.» «Continui» la esortò Nate, annuendo. «Spesso lei ha chiesto al concierge di prenotarle due posti per l'Opera. Se io fossi il direttore dell'albergo, non aspetterei una sua sollecitazione prima di acquistare per lei i biglietti per il teatro, oltre a un abito da sera per la sua accompagnatrice, di un colore adatto a una bionda, 18


che sembra essere il tipo di donna che lei predilige.» Il sorriso sulle labbra di Nate divenne più ampio, e gli scavò una fossetta all'angolo della bocca che trasformò il suo viso da bello in mozzafiato. «Direi che stava andando molto bene con l'esposizione delle sue idee, Lina, ma poi ha commesso uno scivolone con la faccenda delle bionde» sottolineò, indugiando con lo sguardo sul suo viso, per poi soffermarsi sulla scollatura della camicetta. «Mi è capitato di uscire qualche volta con una bionda, ma in realtà preferisco le brune dall'aspetto esotico.» Il cuore prese a batterle un po' più velocemente a quell'ovvia manifestazione di apprezzamento maschile. Per qualche istante dimenticò di respirare, di conseguenza la mancanza di ossigeno le causò un capogiro. L'ultimo commento dell'americano non aveva avuto nulla di casuale, decise Mina. Anzi, era stato un messaggio anche troppo chiaro. E ora avrebbe dovuto smettere di fissarlo, ma non aveva mai provato una sensazione così tumultuosa come quella che provava in quel momento, quasi un incendio le fosse divampato dentro. Arretrò di un passo e si costrinse a respirare. «Se lo dice lei...» concesse. «Posso ordinarle una bottiglia del suo vino?» «La consegnerà personalmente?» s'informò Nate, un malizioso scintillio negli occhi. «No, temo di no» rispose lei, continuando ad arretrare. «Il mio turno termina fra un'ora. Ho un appuntamento questa sera.» «Indubbiamente» sottolineò Nate, un sopracciglio aggrottato. Il telo scivolò ancora un po' più in basso. A stento Mina soffocò un gemito, infilò la mano nella tasca del grembiule per prendere un paio di barrette di cioccolato che quasi lanciò sul mobile bar, e si avviò in tutta fretta verso 19


la porta. «Buona serata» mormorò, ottenendo in replica una roca risata. «Si diverta, Lina. Non faccia nulla che non farei anch'io.» Poiché era il signor Brunswick che aveva parlato, e considerato il suo comportamento del tutto inappropriato, questo le lasciava un ampio raggio di azione, rifletté Mina. Non ricordava quando si fosse divertito tanto l'ultima volta, pensò Nate, mentre guardava la cameriera richiudere la porta alle sue spalle. Vero, forse era stato un po' crudele con la bella Lina, ma ancora un paio di ore e avrebbe incontrato i proprietari dell'albergo, e un hotel aveva valore se lo aveva anche il servizio che offriva. Il suo intento era stato quello di verificare che tipo di personale il Giarruso impiegava, e onestamente doveva dire che la bella Lina aveva superato l'esame. Ovviamente aveva un cervello oltre a un favoloso paio di gambe. Non solo, ma anche un istinto che la portava a comprendere le esigenze della clientela. Questo compensava la violazione della sua privacy e l'errore commesso dal maggiordomo. Le proposte della cameriera erano sensate, ragionò. Il trend più recente nel campo dell'industria alberghiera tendeva alla personalizzazione, di conseguenza l'accoglienza era elaborata alla luce di quella considerazione. Offrire a un ospite quello che forse non aveva nemmeno capito di volere era un'idea che ben si allineava con alcuni dei suoi progetti. Non tutti i clienti avrebbero gradito un tale trattamento, magari qualcuno lo avrebbe considerato alla stregua di un'intrusione, ma per altri invece poteva servire a sviluppare una certa affinità proprio con quel particolare albergo. Poco prima della riunione, il maggiordomo gli portò 20


una bottiglia di un rosso prodotto nella zona dell'Etna. Sorridendo, ripose la bottiglia nel frigo. Avrebbe mentito affermando che non gli sarebbe piaciuto assaggiare quel vino insieme all'affascinante cameriera. E magari assaggiare anche il suo corpo voluttuoso. L'attrazione istantanea che aveva provato per lei era reciproca, si disse. Aveva scorto il desiderio nei suoi occhi, nel suo imbarazzo, nella sua postura. Sfortunatamente però era impegnata, almeno per quella sera. Tutto sommato era meglio cosÏ, decise. Era a Palermo per rintracciare l'anello di Giovanni, una missione che gli premeva portare a termine il piÚ presto possibile in modo che il nonno potesse gioire dei suoi ricordi per il poco tempo che gli restava da vivere. Magari, dato che era lÏ, avrebbe trovato anche il tempo per comprare un albergo a sei stelle. Sedurre una bruna dall'aria innocente non rientrava nei suoi piani, per quanto la prospettiva di dimostrare alla bella Lina quanto il suo amante fosse carente nell'arte del sesso, se paragonato a lui, lo allettava molto. Un peccato dover rinunciare a quella sfida, davvero.

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Epilogo New York. Nove mesi dopo Le alte finestre della cattedrale in stile gotico di Manhattan rilucevano sotto i raggi del sole quasi quanto il viso di Mina mentre Nate le faceva scivolare al dito la fede nuziale, accanto a quell'anello che le aveva dato circa un anno prima a Palermo, il giorno che aveva cambiato le loro vite per sempre. Questa volta però, mentre reclinava la testa per permettere al marito di baciarla, non c'erano interrogativi sul futuro nella sua mente, o ansia nel suo cuore, ma solo tanto amore per lui, un amore che sospettava si sarebbe solo rafforzato con il passare del tempo. A cerimonia ultimata, si avvicinò a Natalia, la sorella di Nate, per riprendere il piccolo Giovanni Vincenzo Brunswick, e al fianco del suo sposo percorse la navata verso l'uscita della chiesa. Il clan Di Sione, per una volta miracolosamente raggruppato, sedeva sulla sinistra, a destra sua madre, Celia e qualche cugino, pochi invitati per testimoniare lo scambio di voti che era appena avvenuto. SeguÏ il ricevimento presso la proprietà Brunswick, circondata da un ampio giardino e completa di una piscina. Molte bottiglie di champagne furono stappate, l'atmosfera era serena mentre i Di Sione e i Mastranti153


no interagivano, Simona per fortuna ineccepibile nel suo ruolo di madre della sposa, suocera e nonna. Era così bello vedere Nate insieme ai suoi fratelli, pensò Mina. Il legame con loro si era rafforzato, in particolare quello con Alex. Infine, al tramonto, gli ospiti si accomiatarono, e per prima cosa gli sposi congedarono la babysitter che si era occupata del bambino. Giovanni dormiva profondamente, i piccoli pugni chiusi. Nate gli accarezzò piano la guancia paffuta, l'amore che risplendeva nei suoi occhi. «Iniziavo a temere che non sarebbero mai andati via» disse, spegnendo la luce nella nursery. «Si stavano divertendo» replicò Mina. Entrati in camera, si sfilò le scarpe e si girò in modo che lui potesse abbassarle la zip del vestito. «Sei stanca?» s'informò Nate, prima di appoggiarle le labbra sulla pelle sensibile della nuca. In genere a quell'ora lo era. Si prendeva cura di suo figlio nonostante il lavoro a tempo pieno, il che significava che di sera letteralmente crollava. Ora però il ginecologo le aveva dato il permesso di riprendere a fare l'amore con suo marito, dunque scosse la testa. «Niente affatto» rispose. «Perfetto» replicò Nate, facendole scivolare le spalline dell'abito lungo le braccia. «È passato troppo tempo...» sussurrò Mina lasciandosi sfuggire un sospiro. «Vero» confermò Nate. La sollevò fra le braccia e la depose sul letto, si spogliò alla svelta e fece l'amore con lei con tutto l'ardore di cui era capace. «Ti amo» dichiarò poi. «E hai promesso che mi amerai per sempre» gli rammentò Mina sorridendogli. «Esatto. E io mantengo sempre la parola data.» 154


«Ora spegni la luce, cerchiamo di dormire un po' prima che tuo figlio si svegli per reclamare il suo biberon.» Nate obbedì, poi tornò accanto a lei. Non che avesse intenzione di dormire, ovviamente.

Non perdere l'appuntamento con L'ultimo segreto, ottavo e ultimo episodio de: I PERDUTI AMORI DEI DI SIONE. In vendita dal 10 ottobre.

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Jennifer Hayward è un'appassionata di romanzi rosa fin dai tempi in cui leggeva di nascosto quelli di sua sorella per dimenticare i tipici dolori sentimentali di una teenager. Jennifer ha scritto la sua prima storia d'amore all'età di diciannove anni, ma poi ha deciso di seguire il consiglio di sua madre, convinta che le mancasse ancora la necessaria esperienza per poter scrivere un romanzo di quel tipo. Così, ha proseguito i propri studi, laureandosi in giornalismo e cominciando una carriera nel campo delle pubbliche relazioni. Girando il mondo, lavorando e imparando a trattare con uomini importanti e carismatici, è diventata quindi la persona ideale per poter raccontare le storie dei tipici maschi alpha dei nostri amati Harmony Collezione.


3206 - La regina delle dune di A West

Lo sceicco ha un figlio! Per evitare lo scandalo, Idris dovrà riconoscere il proprio erede... Vieni a incontrare I PRINCIPI DEL DESERTO.

3207 - Le leggi del desiderio di H. Rice Xanthe non è pronta alla scarica di desiderio che la attraversa non appena posa gli occhi su Dane... Ecco a voi UN NUOVO INIZIO!

3208 - La rivincita del greco di J. Lucas Darius non è più il figlio dello chauffeur della famiglia Spencer, ora è un uomo ricco in cerca di vendetta. Torna ad ardere il FUOCO GRECO.

3209 - Un accordo bollente di J. Hayward Grazie al pessimo esempio di suo padre, Nate ha smesso da tempo di credere all'amore. Settima puntata de I PERDUTI AMORI DEI DI SIONE.

3210 - Una segretaria all'altare

di C. Shaw Alekos ha sempre stimato Sara, ma il cambio di look della giovane assistente lo porta ad apprezzare sue altre doti... Torna A L ETTO COL CAPO.

3211 - Il milionario e la cameriera

di S. Kendrick Non appena Lorenzo posa lo sguardo su Darcy, capisce che quella donna sarà presto nel suo letto. Ecco a voi INTERNATIONAL T YCOON!

3212 - Seduzione a passo di danza di M. Milburne Incapace di intravedere un futuro accanto a una donna, Luca ha allontanato la dolce Bronte dalla sua vita. Primo episodio di LA DINASTIA DEI SABBATINI.

3213 - L'erede di Theseus di M. Smart Una notizia fa tremare il regno di Agon: sembra che il principe Theseus abbia avuto un figlio. Secondo appuntamento con LA CORONA DEI KALLIAKIS.


Dal 10 ottobre

3214 - La segretaria e il milionario di S. Kendrick Quando si tratta di affari e di donne, Dimitri non lascia mai le cose a metà. Non perdere l'INTERNATIONAL T YCOON di questo mese!

3215 - Vendetta dal passato di C. Williams Quando Sophie è uscita dalla vita di Javier lui ha giurato a se stesso che gliel'avrebbe fatta pagare. Ecco a voi una SUBLIME VENDETTA.

3216 - Scandalo a corte di C. Crews Felipe Cairo è il più riluttante erede al trono d'Europa e sa che l'unica possibilità di sottrarsi alle proprie responsabilità è... Torna CONTRATTO D'AMORE.

3217 - L'ultimo segreto di M. Yates Alessandro è noto per essere un uomo freddo e cinico, ciononostante... Ottava e ultima puntata de I PERDUTI AMORI DEI DI SIONE.

3218 - La promessa dello sceicco

di A. Brock La Principessa Annalina è disposta a fare qualsiasi cosa pur di porre fine al suo fidanzamento combinato. Lasciati rapire da I PRINCIPI DEL DESERTO.

3219 - Ricatto fra le lenzuola

di J. Hayward Alla disperata ricerca di un erede, Lorenzo userà ogni mezzo per addomesticare la sua moglie ribelle. Regalati UN NUOVO INIZIO!

3220 - Ancora una notte di M. Milburne Incapace di dargli l'erede che cerca, Maya prende coscienza di non essere la moglie adatta a Giorgio. Secondo episodio de LA DINASTIA DEI SABBATINI.

3221 - La scelta di Helios di M. Smart Da palazzo arriva la notizia di uno scandalo che potrebbe costituire una minaccia per il regno di Agon... Si conclude LA CORONA DEI KALLIAKIS.


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