ROMANCE
ROBYN CARR
Un affare di famiglia
Immagine di copertina: miniloc / iStock / Getty Images Plus / Getty Images Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: A Family Affair Mira Books © 2022 Robyn Carr Traduzione di Alessandra De Angelis Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises ULC. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2022 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance agosto 2022 HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 298 del 25/08/2022 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
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Anna McNichol prese delicatamente le mani di sua madre, rese nodose dall'artrite. «Non so che cosa farò» disse. «Rimarrò da sola per sempre.» Blanche aveva ottantacinque anni e viveva in una residenza per anziani, ma era in lista di attesa nella struttura per il reparto di assistenza continua in cui erano ricoverati gli anziani non più autonomi, con disturbi della memoria. «Hai me, nonostante ormai non possa più fare un granché, e hai i tuoi figli, anche se ci si aspetta che sia la madre ad aiutare i figli, e non il contrario. Secondo me, però, alla fine siamo tutti soli, no? Dobbiamo essere autonomi indipendentemente da quante persone abbiamo intorno. Dovrai essere forte. Come hai sempre dovuto fare.» «Non hai mai avuto paura?» le domandò Anna. «Sempre» rispose sua madre. «Ma che cosa vuoi fare? Mollare? E che utilità ha?» «Non so come andare avanti da ora in poi» ammise Anna. «Eppure dovrai mettere un piede davanti all'altro» dichiarò Blanche. «Perché non hai alternative.» La verità la colpì al funerale di suo marito. Fu allora che Anna si rese conto improvvisamente, e dolorosamente, di quello che le era sfuggito. Della realtà. Quando vide la donna incinta vicino a una degli assistenti dello studio di suo marito, capì subito. Le mancavano solo i fatti. La donna sembrava molto giovane, neanche trentenne. Forse aveva trentacinque anni, anche se ne dimostrava di meno. Era composta e distaccata, non parlava con nessuno. Aveva la tipica aria radiosa, la luminosità delle future madri. L'assistente, di cui 5
Anna non ricordava il nome, la scortava e Anna le vide salutare delle persone, fare un paio di presentazioni e poi mettersi in disparte. Era mai possibile, o Anna se lo immaginava e basta? Forse era una reazione dovuta ai suoi dubbi, ai sensi di colpa. Ma no, ne era sicura. Quella donna aspettava un figlio da suo marito. Fu invasa dalla fortissima tentazione di avvicinarsi e presentarsi, chiederle come aveva conosciuto Chad, ma proprio in quel momento Jessie, la sua figlia maggiore, le sfiorò il braccio e disse: «Dovremmo metterci lì». E Anna annuì e la seguì. Anna e Chad stavano passando un brutto periodo, e non era il primo. Secondo i suoi conti, era il quarto più degno di nota in trentacinque anni di matrimonio e Anna aveva insistito per andare in terapia. Naturalmente era stata lei. Chad faceva lo psicologo; si guadagnava da vivere offrendo consulenza psicologica alle persone e conosceva tutti i trucchi del mestiere. In base a quello che le avevano detto gli amici e Chad stesso, da diversi decenni i matrimoni naufragati erano ordinaria amministrazione. Ormai ce n'erano ben pochi che duravano così tanto. Anna sapeva perfettamente che il matrimonio era una strada dissestata e tutta in salita, e che il suo successo non dipendeva da quanto si era intelligenti o semplici, di successo o religiosi. Per esperienza sapeva anche che, solo perché uno era esperto di relazioni, non era necessariamente più bravo a mantenere in piedi la propria unione. Perciò avevano avuto delle difficoltà, erano andati da uno psicoterapeuta, per cercare di affrontare la scontentezza generale di Chad, vaga e impalpabile. Non era felice. Non si sentiva realizzato. Era annoiato e gli mancava l'emozione nella sua vita. Cercava qualcosa di più. Era appropriato, dunque, che fosse morto facendo rafting. Di sicuro quello era stato emozionante. Era come se Chad avesse avuto una gigantesca crisi di mezza età, un po' tardino per un uomo di sessantadue anni. Continuava a chiedere: È tutto qui? Il novantotto per cento della popolazione avrebbe dato un braccio e una gamba per vivere come loro. Ma spesso Chad era melodrammatico e lunatico, e Anna non vi aveva dato peso. Era tutto lì, insomma? Un'ottima salute, un bel lavoro di successo, consistenti risparmi per la pensione, solidi legami familiari, cari amici? Sì, Chad, è tutto qui. Perché a te non basta? Ma Anna aveva finito per rendersi conto che un uo6
mo faceva così quando era attratto da un'altra donna. Si comportava come se soffrisse. Improvvisamente era insoddisfatto della propria vita e del proprio matrimonio. Pensava che non fosse colpa sua, e che era insoddisfatto da anni, perciò la soluzione più ovvia era guardarsi intorno. Trovarsi qualcosa di nuovo. Anzi, no, la moglie aveva delle carenze e lui doveva trovare un'altra donna migliore. Figurarsi se poteva tenere fede all'impegno preso e rimanere con una donna che non considerava assolutamente perfetta! Il numero di volte in cui aveva sentito dire di un marito infedele che a casa doveva mancargli qualcosa le faceva venire da vomitare. E ora era lì a rendere omaggio alla vita meravigliosa di quel grand'uomo. Durante il funerale, Anna si girò un paio di volte per vedere se la donna incinta piangesse. Sorprendentemente, non sembrava sconvolta. Aveva l'espressione serena. Allora forse non portava in grembo il figlio di Chad. Magari era una cliente? E l'assistente che era con lei... ma come si chiamava? Era una donna più matura e continuava a piegarsi verso l'orecchio della ragazza, per bisbigliarle qualcosa. «Ma che guardi?» sibilò Jessie. «Non fissare!» «Scusa. Hai ragione. È solo che sono tanto stanca...» Stanca perché aveva passato giorni a mettere insieme un video montando vecchie foto di Chad per la sua commemorazione, a organizzare il funerale, decidere quale urna prendere per le sue ceneri, fare telefonate, scegliere il vestito e il catering per il rinfresco... C'erano così tanti dettagli di cui occuparsi. E, per giunta, non riusciva a dormire. Però ce l'aveva fatta, aveva fatto una compilation dei ricordi più belli e aveva fatto quello in cui eccelleva – l'aveva fatto sembrare un dio. Un marito e padre esemplare. Cosa che non era, ma non si doveva parlare male dei morti. A meno che l'amante incinta non fosse venuta al funerale. Quello sì che sarebbe stato un motivo valido. Una mano le strinse con fermezza la spalla e, quando si girò, Anna alzò lo sguardo verso gli occhi scuri di Joe, suo amico da più di trent'anni. Prima era stato amico di Chad, poi di tutti e due, e infine erano diventati un quartetto, finché Joe e Arlene non avevano divorziato. Non era mai stato solo amico suo, anche se Anna gli aveva sempre voluto bene quanto gliene aveva voluto Chad. Era una persona eccezionale. Lo abbracciò, e prolungò la stretta. 7
«Come stai?» le chiese. «Bene.» Anna aveva voglia di parlare con lui per almeno un'ora... o sei. «È estenuante. Un salasso emotivo.» «Immagino.» Di colpo furono circondati da tutti i figli di Anna. Joe abbracciò Jessie, che era una bella donna di trentuno anni, poi il ventottenne Mike, che era il ritratto sputato del suo bel padre. Infine Joe si voltò verso Bess, il diminutivo di Elizabeth, la piccola di casa con i suoi ventiquattro anni. Non abbracciò Bess perché non le piaceva essere toccata senza preavviso. Dopo qualche istante Bess allargò le braccia per stringerlo, e tutti gli altri si rilassarono visibilmente. Ci furono le solite parole di circostanza: condoglianze, chiamami per qualsiasi cosa, se posso essere d'aiuto per qualcosa, se hai bisogno non esitare... quel genere di cose. Ma per Joe non erano frasi di prammatica. Anna sapeva di poter contare su di lui. Chad era stato molto benvoluto, e perché avrebbe dovuto essere il contrario? Era simpatico, intelligente, spiritoso, loquace, e sapeva sempre quali erano le cose giuste da dire. Anna era altrettanto apprezzata e stimata. Insieme, erano una coppia popolare e spesso invidiata; d'altronde erano belli, realizzati e di piacevole compagnia. Erano una coppia tanto stabile che gli amici sarebbero rimasti stupefatti se avessero saputo dei loro problemi. Però loro erano ben attenti a non rivelarli in giro. In quanto a personalità, Joe era uno dei pochi all'altezza di Chad. Anche lui aveva successo, ed era un caro amico. Chad e Joe erano andati a scuola insieme alle superiori, avevano giocato nella squadra di football ed erano rimasti amici all'università, benché avessero preso strade diverse. Chad aveva insegnato, e poi aveva conseguito master e dottorato in psicologia; Joe, dopo il dottorato, insegnava storia e qualche corso di teologia a Stanford. Si vedevano poche volte l'anno, ma dicevano sempre che sembrava che il tempo non fosse mai passato. Ridevano ancora come ragazzini. Anna vedeva Joe più di rado rispetto a Chad, ma aveva la stessa sensazione. La cerimonia in memoria di Chad non si teneva presso un'impresa funebre né in chiesa, ma nel bel circolo esclusivo di un complesso residenziale signorile di Mill Valley. La sala, arredata con comodi divani, tavolini decorativi tondi, una folta moquette e quadri di gusto, veniva usata principalmente per le feste. I resi8
denti del complesso potevano affittarla per eventi a persone esterne, come Anna. C'era un grande schermo su cui scorrevano le immagini della vita di Chad; erano centocinquanta, amorevolmente scelte con gran cura da Anna, aiutata dai figli. Le foto ritraevano Chad, a cominciare dalle vecchie stampe della sua infanzia, che Anna aveva ereditato dalla madre di Chad anni addietro. Ogni tanto spostava lo sguardo verso lo schermo e ne vedeva una – lui con la divisa della squadra di football delle superiori, malconcio ma con un sorrisone stampato sul viso sporco, poi la loro foto di nozze, un'altra con Jessie appena nata che gli dormiva sul petto. C'erano tante immagini di Chad da solo, diversi ritratti di famiglia, alcune foto con Anna, tra cui una in cui Anna, giovane, lo guardava adorante con il viso all'insù. Chad era il protagonista, con la sua vita, i suoi successi, gli obiettivi raggiunti, la sua felicità, e anche insieme a qualcuna delle persone importanti per lui. Chad, Chad, Chad. Come prima che morisse. Negli ultimi tempi la situazione tra loro era tesa, ma Anna ricordava con affetto i primi anni perché, pur non essendo stati facili, erano molto innamorati. Si erano conosciuti per caso, anzi, per il fato. Il loro primo incontro era diventato un leggendario aneddoto di famiglia. Anna era a San Francisco, a fare shopping da Fisherman's Wharf durante la pausa pranzo. Il suo era più un giro di vetrine che di acquisti, a dire il vero, perché era sempre stata morigerata. Adorava i leoni marini, si divertiva a guardare l'andirivieni di turisti, a volte trovava qualche buon affare al Pier 1 e ogni tanto mangiava in uno dei locali sul molo. Però quel giorno era successa una cosa strana. Aveva sentito un grido angoscioso levarsi tra la folla dei turisti e poi aveva visto il furgone di un chiosco ambulante che percorreva il molo senza nessuno alla guida, a velocità sempre più spedita, inseguito da un uomo in grembiule da cucina. In pochi secondi Anna aveva capito che cosa stava per succedere; il camioncino, con il tendone aperto, era diretto a tutta birra verso un gruppo di persone. Prima di arrestarsi contro la transenna, aveva urtato un uomo che era volato giù dal molo e caduto in acqua sotto i suoi occhi senza accorgersi di nulla, spaventando un nutrito branco di grossi leoni marini che prendevano beatamente il sole lì vicino. I leoni marini si erano tuffati goffamente in acqua mentre l'uomo annaspava, in preda al panico. Qualcuno aveva gridato: «Non sa nuotare!». Senza soffermarsi a riflettere, Anna aveva la9
sciato cadere la borsetta, si era tolta le scarpe con due calci ed era saltata giù dal molo per raggiungerlo a nuoto. Non era stato un problema perché praticamente gli era caduta sopra, mentre lui agitava le braccia e scalciava, sollevando grandi spruzzi d'acqua. «Va tutto bene, forza» l'aveva incoraggiato, agguantandolo per il colletto della camicia. Però lui continuava a dibattersi e andava a fondo, rischiando di portarla sott'acqua con sé. Anna gli aveva mollato un ceffone, lasciandolo tanto inebetito da poterlo soccorrere. Gli aveva passato un braccio intorno al collo per portarlo verso il molo dove due uomini erano già in attesa, pronti a tirarlo a riva. C'era stato un gran trambusto, con i leoni marini che strepitavano. Rabbrividendo, con i vestiti bagnati, Anna pensava solo a come fare a cambiarsi per tornare al lavoro, mentre arrivava l'ambulanza per portare via la vittima che aveva rischiato di annegare e un bel poliziotto l'avvolgeva in un plaid e prendeva la sua deposizione. L'agente l'aveva accompagnata a casa e Anna era stata molto contenta e sorpresa quando lui l'aveva chiamata, una settimana dopo. Con il batticuore, aveva sperato che volesse invitarla a uscire con lui. «L'uomo che ha soccorso si è fatto vivo e vuole il suo nome» le aveva detto invece l'aitante poliziotto. «Non vorrà farmi causa, vero?» Lui aveva riso. «Non credo. Mi è parso molto riconoscente, e probabilmente vorrà ringraziarla. Non avrebbe difficoltà a rintracciarla, ma gli ho detto che le avrei chiesto il permesso.» L'uomo volato giù dal molo si chiamava Chad, aveva ventisette anni e stava finendo il dottorato a Berkeley mentre Anna ne aveva ventitré e lavorava in uno studio legale della zona di San Francisco. Di sicuro non si aspettava di trovarlo tanto attraente ed elegante, sicuramente più di quando era stato tirato fuori dall'acqua. Chad l'aveva invitata a cena e, per come lo ricordava, il loro primo appuntamento era stato quasi un colloquio di lavoro. Aveva voluto sapere tutto di lei ed era rimasto stupefatto scoprendo che, da ragazzina, Anna aveva fatto la bagnina nella piscina comunale per un'unica estate, ma si era tuffata per soccorrerlo senza pensarci due volte. Il loro era stato quasi un colpo di fulmine. La prima volta in cui avevano fatto l'amore Chad le aveva chiesto di sposarlo. Lei non aveva accettato subito, ma sapevano en10
trambi che erano fatti per stare insieme. Quello che non sapevano era che avrebbero litigato spesso. C'erano state pochissime liti importanti, ma molte per argomenti futili. Anna li considerava solo bisticci; discutevano per i gusti della pizza, il film da vedere, dove mangiare, per un brontolio dell'uno o dell'altro, per un graffio sulla fiancata dell'auto che non era assolutamente colpa di Anna, per quando e dove andare in vacanza. Per quello che ricordava, si andava sempre dove voleva Chad. Il tradimento di Chad era stato motivo di una lite grave. Faceva ormai parte del passato remoto, ma c'era voluto tanto per superarlo. Anni. Ma quando alla fine avevano deciso di rimanere insieme e impegnarsi per far funzionare il matrimonio, a letto avevano fatto faville come non mai. E avevano avuto Elizabeth. Quell'esperienza le aveva fatto capire che probabilmente la causa del loro dissidio coniugale, comunque volesse chiamarlo lui, era un'altra donna e non il fatto che si erano allontanati o avevano esigenze divergenti. Chad non lo ammetteva e lei non aveva prove, ma era dotata di un grande intuito. Era convinta che lui si fosse esaltato alla prospettiva d'innamorarsi e cercasse di riscrivere la loro storia matrimoniale per salvare la faccia. Voleva solo un pretesto per rendere accettabile il tradimento. Anna lo sapeva istintivamente; aveva una storia con un'altra. Oppure forse sperava che il problema fosse quello, perché un'altra alternativa le avrebbe reso impossibile rimediare. Chad era pieno di rabbia nei suoi confronti e Anna aveva visto quel rancore accumularsi lentamente negli ultimi tre anni. Sin da quando era stata scelta per occupare un posto vacante nella Corte Superiore di giustizia. Diverse volte l'aveva chiamata Vostro Onore in tono di scherno. Anna sospettava che fosse invidioso. Inoltre c'era il fatto che non andavano d'accordo sulla politica. Chad si lamentava perché lei non rispettava le sue opinioni, e lei perché Chad non ascoltava quello che lei diceva e agiva in modo misterioso. Per lui Anna non si sforzava abbastanza di essere attraente; era leggermente ingrassata, particolare che era un segno del suo disinteresse. L'attrazione sessuale tra loro era finita e ormai non facevano quasi più sesso. Ad Anna sembrava di non riuscire a dire o a fare niente di giusto. Almeno i figli non vivevano più in famiglia. Anna e Chad erano in rotta da circa sei mesi. «Ammettilo, ormai non abbiamo quasi più niente in comune» 11
era stata una delle ultime cose che le aveva detto prima di partire in viaggio. «Più di trent'anni insieme, tre figli e tante esperienze non sono un granché, suppongo» aveva replicato lei. Perciò Chad aveva prenotato una vacanza, perché secondo lui gli sarebbe servita per riordinare le idee. «Al mio ritorno dovremo parlare seriamente del nostro futuro» aveva detto. «Anche se abbiamo un lungo passato in comune, non significa che dobbiamo rimanervi bloccati. Vorrei chiarire alcune questioni.» Le persone continuavano ad affluire nella sala. C'erano tanti visi sconosciuti, e pensò che alcuni dovevano essere clienti di Chad, che non l'avrebbero mai visto fuori dal suo studio se non per un'occasione del genere. Anzi, alcuni forse si sarebbero trovati in crisi, perché il loro psicologo era morto improvvisamente. Ci sarebbe stato un programma da seguire, naturalmente. Le immagini si avvicendavano sul grande schermo con una musica discreta di sottofondo. Il bar era aperto, ma avrebbero servito da mangiare solo al termine dei discorsi. Erano tutti d'accordo di mantenere una certa brevità, e non permettere di parlare a quelli a cui non era stato chiesto di dire qualcosa. Meglio farla finita alla svelta, aveva detto Anna, e poi i presenti avrebbero potuto fermarsi a mangiare e chiacchierare, oppure darsela a gambe, come preferivano. «Signori e signore, se volete riempire di nuovo il bicchiere o prenderne uno, vorremmo brindare al nostro amico scomparso un'ultima volta dopo un breve discorso commemorativo da parte della sua famiglia» annunciò Joe. «Sedetevi e mettetevi comodi. Ho avuto l'onore di prendere la parola per primo grazie al fatto che, tranne i fratelli di Chad, sono quello che lo conosceva da più tempo. Ci siamo conosciuti in terza media e, anche se a volte siamo stati lontani per mesi o anche anni, da allora siamo riusciti a tenerci sempre in contatto. È stato un privilegio potermi definire suo amico.» Anna lanciò un'occhiata a Max Carmichael, il medico che dirigeva lo studio di psicologia in cui Chad lavorava da vent'anni. Non solo Max si era offerto di parlare, ma era chiaro che si aspettava di essere invitato a farlo. Ma la verità era che Chad lo odiava con tutto se stesso. Perciò sarebbero stati solo Anna, i figli e Joe a parlare. Ognuno avrebbe ricordato un aspetto importante della personalità di 12
Chad, e fatto un breve discorso per esprimere affetto e devozione. Naturalmente non erano riusciti a decidere chi avrebbe parlato di che cosa senza quasi arrivare alle mani, nonostante in definitiva Jessie fosse l'unica a voler parlare. Il povero Mike era straziato e si vedeva; era l'unico figlio maschio e lui e Chad erano molto legati. La piccola Bess, la cocca di papà, era a pezzi. Si erano contesi gli argomenti del discorso come cani intorno a un osso, mentre Bess si era chiamata fuori dalla lotta perché aveva già deciso quello che voleva dire. Io parlerò della sua integrità, aveva detto Jessie. Pensavo di farlo io, perché mi allenava nello sport, aveva obiettato Mike. Be', se non posso avere l'integrità, allora voglio la lealtà, aveva dichiarato Jessie. E così via. Dopo sei mesi di difficoltosa terapia dei conflitti di coppia, Anna pensava di avere cominciato a mettere in discussione l'integrità, la lealtà e la sincerità di suo marito, qualità in cui si era dimostrato carente, perciò aveva ignorato i battibecchi dei figli. Avrebbe parlato dell'apertura mentale e della tolleranza di Chad. E così si sarebbe dimostrata superiore, perché in realtà era furibonda con lui. Dopotutto l'aveva supplicato di non partire per quel viaggio per cui non aveva alcuna competenza. Mentre lo implorava si era chiesta se volesse veramente andare a fare rafting, o se non fosse un viaggetto di piacere con l'amante. Istintivamente si guardò intorno, in cerca della donna incinta. Non la vide da nessuna parte. Jessie fece il suo discorso con fermezza, senza commuoversi, sicura di sé. Parlò dell'integrità morale di suo padre, anche se non era l'argomento che le era stato assegnato. Mike, con gli occhi lucidi, fece lo stesso, ma aggiunse qualcosa sulla sua lealtà, sul fatto che aveva rappresentato una guida salda per le altre persone che si erano affidate a lui. Elizabeth, con voce sommessa ma senza piangere, diede la propria testimonianza sul fatto che Chad accettava anche le persone molto diverse da lui. Lei ne sapeva qualcosa; aveva una leggera forma di autismo e Chad era stato il suo eroe, spronandola ad affidarsi a una terapia che le permettesse di seguire meglio le sue attività e socializzare a un livello accettabile, cosa che probabilmente le aveva salvato la vita. Era l'unico aspetto in cui Anna aveva invidiato suo marito. Da madre, 13
avrebbe voluto essere lei ad aiutare Bess a risparmiarsi lo stress che derivava dalla sindrome di Asperger. Alla fine Anna parlò del suo impegno nei confronti dei suoi cari. A cinquantasette anni, non si era mai sentita vecchia e sola in nessun momento della sua vita. Fino ad allora. Suo marito non sarebbe tornato più. Non l'insoddisfatto Chad che non sapeva che cosa voleva né che cosa fare per sentirsi realizzato. E neppure i suoi aspetti peggiori. Anna concluse il suo breve omaggio invitando gli ospiti a trattenersi finché avessero voluto, mangiare, bere e ridere per onorare Chad. Joe salì di nuovo in pedana per proporre un brindisi a Chad e a una vita vissuta appieno. Finalmente Anna poteva rilassarsi almeno un po', chiacchierare con gli ospiti, bere un altro bicchiere di vino. Ora non doveva occuparsi di nessuno; la sua anziana madre, Blanche, non aveva partecipato alla commemorazione. Era andata via prima e ora era tranquilla nella casa di riposo. Il fratello di Chad, Scott, sua moglie e la sorella di Chad, Janet, con il marito sarebbero andati direttamente in aeroporto in limousine di lì a un'ora. «È quasi finita» le disse all'orecchio la voce roca di Phoebe, una delle sue più care amiche sin dai tempi dell'università e ora anche sua cancelliera in tribunale. Phoebe le aveva organizzato il catering per la commemorazione. «Vuoi che passi da te dopo?» «Non preoccuparti, sto bene. E ho veramente bisogno di dormire» rispose Anna. «Okay. Allora dopo ti chiamo tanto per vedere come stai, perciò spegni il telefono se vai a riposare. I ragazzi che faranno?» Erano tutti accorsi al suo fianco, ma ognuno per un motivo diverso. Elizabeth aveva avuto bisogno di essere confortata dalla mamma nella confusione dopo la morte del padre, Mike aveva bisogno di qualcuno che si dolesse con lui e Jessie di qualcuno che la mettesse al centro dell'attenzione. Jessie era quella che somigliava di più al padre, ma era meno affascinante. «Spero che siano pronti a tornare ognuno a casa propria, ma naturalmente lascerò che siano loro a decidere. Bess è già andata a rifugiarsi nel suo appartamento dove nessuno potrà sconvolgere le sue abitudini, e io invece credo che starò meglio da sola.» «Allora rimarrò a disposizione, se dovessi cambiare idea» ribadì Phoebe. 14
Erano intervenute tantissime persone alla commemorazione. Erano venuti i colleghi di Chad e i suoi, ma senza mescolarsi tra loro. C'erano amici di lunga data, vicini e amici dei figli. Sembravano tutti intenzionati a non andare più via e Anna non seppe quanto si fossero trattenuti effettivamente, perché dopo quattro ore salutò qualcuno e andò via. Essendo la vedova addolorata ne aveva tutto il diritto. Per una volta nella vita non si preoccupò di essere una perfetta padrona di casa. Tornò a casa, seguita da Jessie, e infilò jeans, una felpa larga e dei calzini bianchi mentre sua figlia preparava il borsone. «Sei sicura di voler rimanere sola?» le domandò. «Sì» rispose Anna. «Senza offesa. Apprezzo il vostro sostegno, ma sono esausta e non ne posso più di tutto questo trambusto. Ho bisogno di tranquillità per riprendermi. Forse più tardi passerà Phoebe, ma le ho detto che volevo stare un po' da sola.» Mike fece un salto da lei e le chiese, forse per la terza volta, se era sicura di dover rimanere sola. «E tu sei sicuro di dover rimanere solo?» «Sto bene» le rispose. «E poi non vedo Jenn da tre giorni, tranne che al funerale, o comunque vuoi chiamarlo.» «Una commemorazione de...» «Sì, sì, lo so.» Le diede un bacio sulla guancia. «Chiamami se avrai bisogno di me.» «Grazie, Mike. Sei un bravo figlio.» Era a casa da un'oretta quando sentì suonare alla porta. Fece un respiro profondo, sperando che non fosse nessuno d'impegnativo. Era Joe. «Avrei dovuto telefonarti» disse lui. «Però prima di fare tutta la strada per tornare a Menlo Park volevo assicurarmi che stessi bene.» «Sto bene.» Poi, siccome era Joe, aggiunse: «Vuoi accomodarti? Magari per prendere un caffè prima di ripartire?». «Se sei sicura. È normale non sapere esattamente che cosa si vuole in queste circostanze.» «Oh, ma io so esattamente quello che voglio» replicò lei, spalancando la porta. «Voglio sapere perché!» Anastasia Blanchette Fallon era stata cresciuta dalla madre single, Blanche Fallon. Diceva a tutti che era stata chiamata così in omaggio a Blanche DuBois, il personaggio di Un tram che si 15
chiama desiderio, ma il dramma era stato scritto diversi anni dopo la sua nascita. La madre di Anna era una donna forte, indipendente, testarda e poco diplomatica. Aveva fatto ogni genere di lavoro, ma soprattutto la cameriera e, quando Anna era più grande, anche la barista. Di solito faceva due lavori, visto che non aveva un marito, un padre né altri familiari ad aiutarle. E ora Anna si occupava di lei. Blanche era afflitta da vari malanni – vene varicose, artrite e l'ernia del disco – che riflettevano una vita di duro lavoro stando sempre in piedi. Quando Anna era ragazzina, Blanche le diceva: «Vuoi avere le gambe come le mie? No? Allora studia». Anche se le gambe della madre le facevano impressione, non era quello a spronarla, quanto il timore di rimanere incinta, essere abbandonata con un figlio e condurre un'esistenza grama, fatta di lavoro sfiancante con orari impossibili. Si era resa conto ben presto che l'istruzione era la sua via di uscita da quel genere di vita. Si era impegnata molto nello studio, ma la sua missione nella vita era non diventare come sua madre. In realtà, ammirava molto Blanche, che era intrepida, grintosa e dotata di una lealtà incrollabile. Ma Anna voleva qualcosa di più. La sicurezza, tanto per cominciare. Un amore vero. Un'esistenza sopra la media, anche. Lei e Blanche se l'erano cavata contando su pochi soldi, e Anna era decisa a condurre una vita più comoda da adulta di quanto fosse stata quella di sua madre, specialmente se c'erano dei figli. Era stato quell'obiettivo che le aveva impedito di stare con l'uomo sbagliato. Anzi, le aveva impedito di stare con chiunque! La sua vita sentimentale era diventata una battaglia interminabile in cui Anna si rifiutava di fare sesso. E che cavoli! Non avrebbe ripetuto gli errori di sua madre facendosi mettere in trappola a causa di un orgasmo... Ed era stato per questo ragionamento che Chad McNichol aveva vinto la lotteria: aveva tutto quello che Anna cercava in un compagno. Si era innamorata di lui e, pur avendo ventitré anni, gli aveva donato la sua verginità; Chad aveva reagito come se gli avesse regalato la luna. Le aveva chiesto su due piedi di sposarlo. Con una smania quasi disperata. E Anna era altrettanto ansiosa di sposare lui. Chad era istruito, di buona famiglia e ottima reputazione, e anche senza grossi debiti sulle spalle. In più sembrava buono. Aveva alle spalle diverse ex e persino un fidanzamento ufficiale, ma aveva pur sempre ventisette anni. Ed era bello. Che 16
cosa poteva aspettarsi? Però non aveva ex mogli né precedenti penali, un buon segno. Avevano pianificato la loro vita in modo che tutto filasse alla perfezione. Anna aveva un buon lavoro come segretaria in un rinomato studio legale di penalisti e Chad faceva lo psicologo in un piccolo centro di salute mentale a San Francisco mentre completava il dottorato in psicologia clinica. Avevano avuto delle nozze da favola, poi una figlia e tre anni dopo un bel maschietto. Anna era al settimo cielo, pur avendo lavorato durante le due gravidanze, con soli tre mesi di congedo di maternità per ogni figlio. Però, quando Mike era nato da poco, aveva rischiato di divorziare. Aveva scoperto la relazione extraconiugale di Chad con una donna di cui non aveva mai saputo l'identità. Suo marito non aveva voluto dirle chi fosse, ma aveva ammesso di averla tradita. Si era dichiarato profondamente pentito, aveva giurato che era finita e che non voleva mandare a monte il matrimonio, soprattutto con due bambini piccoli. Stranamente, Blanche e la famiglia di Chad avevano unito le forze per spronarli a riconciliarsi, un'impresa decisamente impegnativa. Per qualche anno il matrimonio aveva traballato, sempre sul punto di arrivare alla separazione. In tutta onestà, se Chad non fosse stato tanto fermo nel suo proposito di tenerlo in piedi e cercare di farlo funzionare per il bene dei figli, Anna avrebbe gettato la spugna. Come poteva fidarsi ancora di lui? Come sentirsi di nuovo oggetto della sua adorazione? Odiava Chad con tanta forza da volerlo uccidere con le sue mani. Invece aveva sostenuto l'esame di ammissione per la facoltà di giurisprudenza mentre Chad lavorava e i bambini erano ancora piccoli. Era decisa a non rimanere una divorziata squattrinata, priva di prospettive. Fare la madre e frequentare l'università era stato un inferno, ma ce l'aveva fatta. Contro tutte le aspettative. Nulla poteva motivare una giovane madre quanto la paura di ritrovarsi senza un soldo e con i figli da mantenere. Quel risultato le aveva dato una bella botta di autostima e le aveva permesso di arrivare al traguardo, sicura di sé e di poter decidere senza problemi se lasciare Chad o dargli un'altra possibilità. Avendo deciso che da qualche anno era fedele e si comportava bene, e perciò meritava una seconda possibilità, si era concessa d'innamorarsi di nuovo di lui... ed era arrivata Bess. Dopo la loro riconciliazione c'erano state alcune volte in cui 17
aveva dubitato di lui, e si era chiesta se forse non si stesse allontanando di nuovo, ma aveva subito liquidato quelle incertezze. Chad aveva sempre avuto bisogno di essere al centro dell'attenzione, ma era facile gratificarlo con un atteggiamento adorante, per cui l'aveva accontentato. Gli piaceva anche offrire molte dimostrazioni d'affetto, perciò se Anna era premurosa con lui, Chad le baciava una spalla mentre lei si lavava i denti, oppure le dava una toccatina al sedere mentre lavava i piatti, o le metteva la testa sulle ginocchia quando guardavano la TV. Anna gli diceva che era come un cucciolo di Labrador, sempre in cerca di approvazione e coccole. Bastava qualche parolina tenera e lui era lì a guardarla con la lingua di fuori. In quel modo negli anni successivi il loro matrimonio aveva raggiunto uno stato di equilibrio, fino a poco tempo prima. «Con Chad non bastava mai quello che facevo» confidò Anna a Joe. «Sapevi che andavamo in terapia di coppia?» Joe bevve un sorso di caffè. «Veramente non parlavo con Chad da qualche tempo e non è mai venuto fuori il discorso» rispose lui. «Però non mi sorprende. Essendo psicologo, Chad era pronto a consigliare la terapia alla gente al minimo soffio di aria. Secondo me era il suo passatempo preferito.» «Stavolta si lamentava di non sentirsi realizzato. Era depresso, soffriva d'insonnia e diceva che era in crisi perché non si sentiva pronto a invecchiare. Dirgli che l'età è uno stato mentale non giovava.» «Mi dispiace. Non ne sapevo niente» mormorò Joe. «Per questo aveva deciso di andare a fare rafting. Voleva vivere intensamente, godersi un'avventura emozionante prima che fosse troppo tardi. Francamente, secondo me, era un'assurdità ed ero più incline a pensare che avesse una storia. Suppongo di no, però, visto che è morto. Facendo rafting. Più o meno.» «Più o meno?» «Secondo il coroner ha avuto un infarto, seguito da un annegamento. Pare che non sia insolito. Specialmente negli uomini che vogliono dimostrare di essere ancora giovani.» «Aveva sessantadue anni» precisò Joe. «Era in buona salute e in forma.» «Non abbastanza» obiettò Anna. «Aveva sempre bisogno di conferme. Al funerale c'era una ragazza incinta. Di trent'anni, a occhio e croce. Non sembrava conoscere nessuno dei presenti.» 18
Poi Anna tacque, in attesa. «No, sicuramente no» dichiarò Joe. «Te l'avrebbe detto? Se avesse avuto una storia?» «Non lo so» rispose Joe. «Non mi aveva detto niente, se è questo che vuoi sapere. Mi ha fatto certe confidenze delicate che definiva riservate, ma avevano a che fare soprattutto con il lavoro. Secondo lui avevamo qualcosa in comune da quel punto di vista. Perciò...» «Non mi diresti niente?» lo interruppe Anna. «Neanche adesso?» «Non verrei meno al segreto che mi è stato imposto, anche se Chad non c'è più. Una promessa è una promessa, no? Se tu mi confidassi qualcosa, non aprirei bocca dopo la tua morte.» Anna lo fissò per un istante, poi bevve un sorso di caffè. «Che integrità ammirevole.» «Perché non mi dici com'è andata tra voi, secondo te?» le suggerì Joe. «Ha iniziato a lamentarsi e a mostrarsi insoddisfatto circa un anno dopo che sono diventata giudice. Chad non ha mai preso bene il mio successo. Lo rendeva esigente. E devo ammettere che a volte arrivavo a un punto in cui non ne potevo più e diventavo insopportabile.» Joe si limitò a sorridere. «E la ragazza?» «Non so perché fosse lì. Doveva per forza avere un legame importante con Chad. E forse non saprò mai quale.» «Chad aveva i suoi problemi, come tutti, ma per quel che so non andava dietro alle ragazze.» «Ma se era un seduttore nato!» protestò Anna. «Una cosa è provarci e fare complimenti, tutt'altra cosa è avere delle relazioni. E con una donna giovane? Non so, Anna. È possibile, ma non saprei... Sinceramente, senza venire meno al mio giuramento, posso dirti che non ne sapevo niente. Non ho consigli da darti. Ma ti aiuterei se potessi.» «Ho avuto così tanto da fare che non ho neppure avuto il tempo di frugare nella sua scrivania. Ho guardato i suoi messaggi, ma non ho potuto controllare più a fondo. C'erano i ragazzi qui, e poi siamo stati impegnati con tutta l'organizzazione.» «Sei sicura di volerlo sapere?» «Assolutamente sì. Negli ultimi mesi me ne ha fatte passare tante con il suo scontento, la frustrazione perché non gli bastava 19
la sua vita, e poi è morto. Lasciandomi qui a chiedermi se sia stata colpa mia, quali mancanze abbia.» «No, Anna, no! Ascolta.» Joe posò la tazza sul tavolino basso e si spostò sul divano, protendendosi verso di lei. «Tutti sono responsabili della propria felicità, di come affrontano i problemi. La felicità è in gran parte una scelta. A tutti capita di sentirsi insoddisfatti, ma poi s'impegnano per superare la crisi o fanno cambiamenti eclatanti. Però, a meno che non sottoponi qualcuno ad abusi, se è infelice non è colpa tua. E di sicuro tu non maltrattavi Chad.» «Anzi, il contrario» puntualizzò Anna. «Avevamo un sistema collaudato. Lui aveva solo bisogno di averla vinta. E per me era facile accontentarlo, perché non dovevo quasi mai rinunciare alle attenzioni da dare ai miei figli o al lavoro per renderlo felice. Se quello era ciò che serviva per far durare il matrimonio e farlo andare bene, non era difficile. Sono un tipo conciliante. E poi quando Chad era felice, anche il sole era più luminoso, non dimenticarlo.» Anna bevve un sorso di caffè. «Lo detestavo per questo.» Poi sorrise e aggiunse: «Una vedova non dovrebbe bere caffè». «Ci facciamo degli shottini, invece?» le propose lui con un sorriso complice.
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