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Jenni Fletcher UN AMORE PROIBITO
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Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Shopgirl's Forbidden Love Harlequin Historical
© 2022 Jenni Fletcher Traduzione di Graziella Reggio
Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises ULC.
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Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2022 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici novembre 2022
Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2022 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100%
I GRANDI ROMANZI STORICI
ISSN 1122 5410
Periodico settimanale n. 1330 del 18/11/2022
Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 20132 Milano
HarperCollins Italia S.p.A.
Viale Monte Nero 84 20135 Milano
Per Mimi B e le sue ragazze scatenate
Bath, Inghilterra, 1799
«Non c'è in giro nessuno. Vai laggiù e sbrigati!»
«No!» La quattordicenne Nancy MacQueen sottrasse il braccio alla presa del patrigno e si rifugiò dietro la cancellata in ferro battuto in fondo al vicolo. «Mi rifiuto.»
«Cosa significa no?» Il patrigno strizzò gli occhi. Erano iniettati di sangue, notò lei, con gli orli delle palpebre violacei, come se, a metà pomeriggio, avesse risentito ancora degli effetti della notte precedente. Ed era senza dubbio così. Nancy si augurava che soffrisse anche di un tremendo mal di testa.
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«Significa che è sbagliato.» Sollevò imperiosa il mento, facendo appello a sei lunghi anni di risentimento e disprezzo per squadrarlo dall'alto in basso.
«Oggi è il compleanno della mamma. Non vuoi regalarle una cosa che le piace?»
«Certo che sì, però non sono una ladra.»
«È soltanto un'arancia. Sai quanto le ama.»
«Allora perché non entrate nel negozio e ne compra-
te una, come farebbe una persona onesta?»
«E perché non la pianti di discutere, una volta tanto?» Il patrigno avvicinò la faccia alla sua, avvolgendola in una nube di vapori alcolici tanto potente da provocarle quasi un conato di vomito. «Non avevo mai conosciuto una ragazza con una lingua tagliente come la tua. In questo modo non troverai mai un marito.»
«Bene!» replicò lei senza arretrare, anche se la puzza cominciava a darle il capogiro. «Poiché non lo voglio!»
«Allora ti conviene inventare un altro sistema per mantenerti, perché, se continui così, te ne dovrai andare.»
«Me la posso cavare benissimo da sola!» «Provaci, allora.»
«Lo farò.» Nancy protese il viso in avanti, malgrado il cattivo odore. «Combinerò qualcosa nella vita, lo vedrete, e non avrò bisogno di un consorte per riuscirci!»
«D'accordo, ma fino a quel momento farai come ti dico. Adesso spicciati, prima che esca qualcuno.» Il patrigno storse le labbra in un sorriso beffardo. «Oppure vuoi rovinare la giornata alla mamma?»
«Gliela rovinerei anche se venissi arrestata. Rischio di essere deportata per furto.»
«Meglio te che me.» Due grosse mani calarono sulle sue spalle, la fecero ruotare su se stessa e la spinsero oltre la cancellata. «E non essere così nervosa. Sai correre in fretta, no?»
Nancy borbottò un'imprecazione prima di trascinare con riluttanza i piedi lungo l'ultimo tratto di strada in discesa. Non conosceva bene quella zona di Bath. Si trovava a metà di una delle tante colline, dove viveva la classe media, a differenza dell'aristocrazia, che abi-
tava in alto, e di tutti gli altri quelli come lei relegati ai piedi delle alture. Se fosse stata sorpresa mentre rubava e costretta a scappare, si sarebbe potuta infilare in una viuzza secondaria, anche se non aveva idea di dove sarebbe andata a finire.
Per questo la soluzione più sensata sarebbe stata di fuggire subito e lasciare che il patrigno inveisse in seguito. Tuttavia, per una volta, diceva la verità. Le arance erano davvero la prelibatezza preferita dalla madre. Regalargliene una per il compleanno le avrebbe portato sul volto un raro sorriso e in fondo quanto poteva costare un'arancia? Un paio di penny al massimo. Se Nancy avesse posseduto qualche moneta, l'avrebbe acquistata lei stessa, tuttavia la mamma incassava i guadagni di tutte e due e passava subito il denaro all'inetto consorte, che lo sperperava, di norma il giorno stesso, e sembrava considerare più importante la birra di un regalo di compleanno.
Nancy si soffermò un istante per lanciarsi un'occhiata feroce alle spalle. Che faccia tosta aveva a suggerirle che avrebbe dovuto procurarsi un marito! Come se lui avesse rappresentato un fulgido esempio! Come se non fosse sempre stato soltanto una pietra al collo della madre, che la trascinava verso il fondo. Quei due insieme bastavano per convincere chiunque a escludere per sempre l'idea del matrimonio. No, grazie; lei era capacissima di prendersi cura di se stessa.
Purtroppo nessuna di queste riflessioni poteva aiutarla nel frangente attuale... Nancy s'irrigidì, consapevole che il battito del cuore accelerava sempre più mentre si avvicinava al bersaglio. Il marciapiede fuori dall'emporio Redbourne era un'estensione del negozio stesso. La maggior parte delle merci era all'interno, ma per strada erano esposte alcune casse di frutta e verdu-
ra, una delle quali conteneva, come voleva la sorte, un mucchio d'arance dall'aspetto fresco in maniera straordinaria. Non sarebbe stato difficile afferrarne una al volo per la mamma. Anzi, sarebbe stato piuttosto facile. Fin troppo, in tutta franchezza. Soltanto una, certo, e solo quella volta. Se Nancy avesse proprio dovuto rubare, non l'avrebbe mai fatto con avidità. Si sarebbe comportata come Robin Hood: avrebbe preso dai ricchi, o meglio, in quel caso, dalla classe media, per donare ai poveri vessati, categoria alla quale apparteneva senza dubbio la madre. E per placare la coscienza, non avrebbe permesso a una sola goccia di succo d'arancia di passare oltre le proprie labbra...
Uno sguardo furtivo attraverso la vetrina le rivelò la presenza di tre commessi, tutti maschi e tutti impegnati a servire un pugno di clienti. Nessuno sembrava averla notata, ma sarebbe accaduto se si fosse attardata ancora a lungo. Aveva di sicuro un'aria sospetta, con il capo coperto da un grande berretto di lana, tuttavia non aveva altra scelta. Una sola occhiata alla vistosa chioma rosso rubino sarebbe bastata per identificarla di fronte al magistrato.
Nancy scoccò un altro sguardo risentito al patrigno, poi si chinò un poco, fingendo di esaminare un sacco di patate. Intanto fece un piccolo passo da un lato e abbassò la mano. Più vicino... Più vicino... Ci sono quasi... Le sue dita sfiorarono la buccia ruvida di un'arancia e vi si chiusero intorno. Ah! Un esaltante senso di trionfo, mescolato al rimorso, la colse mentre si raddrizzava. Purtroppo, a capo chino, non aveva notato un cliente che, in quel preciso istante, scendeva a passi decisi i gradini della bottega. La urtò mentre la superava in fretta e le fece perdere l'equilibrio.
«Uff!» Nancy cadde, urtando la cassa di arance e
spargendo a terra metà del prezioso contenuto.
«Attenta a dove vi mettete!» sbottò una voce maschile, come se la colpevole fosse stata lei. Chiunque fosse, era alto e abbigliato con eleganza, forse un maggiordomo o un altro domestico di rango elevato, senza dubbio persuaso di valere cento volte più di lei mentre le mostrava il dorso e s'incamminava baldanzoso per la via, senza soffermarsi nemmeno un istante per aiutarla a rialzarsi.
Nancy aprì la bocca per insultarlo a gran voce, ma si morse la lingua appena si rese conto che quell'uomo, per quanto orribile, le aveva offerto un'occasione preziosa. Le arance, infatti, erano sparpagliate intorno ai suoi piedi al pari di foglie autunnali sferiche, dal colore vivace. Chi mai poteva dire fin dove un frutto fosse rotolato da solo? D'impulso tese una gamba e, con un calcio, ne spinse uno in direzione del patrigno, prima di rimettersi in piedi, raddrizzare le spalle e dirigersi indignata dalla stessa parte. Che il personale di Redbourne la credesse pure troppo offesa per fare acquisti all'emporio! Se avesse avuto soldi, sarebbe stata la verità!
Era a una dozzina di passi di distanza, pronta a chinarsi per recuperare l'agrume mal guadagnato, quando udì un'altra voce.
«Scusatemi, Miss...?»
«S... sì?» Nancy s'irrigidì e si voltò con lentezza, bene attenta a frapporsi tra l'arancia e il proprietario della suddetta voce. La sorprese notare che era giovane, all'incirca suo coetaneo o forse poco più grande, con una massa di riccioli castani e occhi del medesimo colore, incorniciati da lunghe ciglia nere, in un volto gradevole, anche se non proprio bello. Era un viso gentile, notò lei con un certo sollievo, paragonabile al mu-
so di un cucciolo amichevole e desideroso di piacere uno spaniel magari al punto che Nancy fu tentata di dargli un buffetto amichevole sulla testa.
«Vi siete fatta male?» Cogliendo la sua tensione, il ragazzo corrugò un poco la fronte. «Ho assistito alla scena attraverso la vetrina.»
«No.» Si portò una mano alla testa e abbassò il berretto con un certo imbarazzo. «Nessun danno.»
«Avrebbe dovuto fermarsi per aiutarvi.»
Incapace di trattenersi, lei alzò gli occhi al cielo in segno d'assenso. Sì, quell'uomo avrebbe dovuto, però Nancy non se lo sarebbe mai aspettata. Lei era giovane e chiaramente non di buona famiglia. Gli indumenti laceri e informi, che avevano avuto in origine una sembianza di colore ma erano ormai ridotti a un grigio slavato, la etichettavano come persona insignificante. Con ogni probabilità, quel tizio non si sarebbe preoccupato neanche se l'avesse investita con la carrozza. Magari l'aveva persino fatto apposta ed era pronto a ripeterlo per ribadire il concetto. Nancy aveva rappresentato per lui un semplice ostacolo momentaneo. Una nullità.
«Cercavate qualcosa in particolare?» Il giovane indicò l'emporio, dietro di sé. «Vorrei fare ammenda in qualche modo, se me lo permettete. Definitela una richiesta di scuse a nome suo.»
«Una cosa?»
«Una richiesta di scuse» ripeté lui. «Per la scortesia del nostro cliente.»
«Voi non... Insomma...» Nancy lo guardò sbigottita, di colpo incapace di parlare. Al principio aveva pensato che l'offerta fosse uno scherzo, invece sembrava sincera. Non ricordava quando qualcuno le avesse chiesto scusa l'ultima volta, se mai era avvenuto, oppu-
re avesse dimostrato interesse per il suo benessere. Era strano... e piacevole, come gustare una bevanda calda in una giornata gelida. Avvertiva un fremito dentro di sé, anzi, una sorta di splendore, quasi avesse inghiottito la luce del sole. Batté le ciglia un paio di volte, domandandosi se, nella caduta, avesse picchiato la testa sul selciato e al presente soffrisse di allucinazioni. Senza dubbio una persona così gentile doveva essere un frutto della fantasia. Per giunta un maschio!
«Chi siete?» riuscì infine a chiedergli.
«James Redbourne. Jem per gli amici.» Il sorriso era schietto in maniera disarmante. «Questo è l'emporio di mio padre.»
«Oh.» Nancy sentì le guance assumere un'incriminante tonalità di rosso, consapevole in maniera orribile dell'arancia a terra, dietro di lei. L'arancia di suo padre! Aveva già vissuto momenti critici parecchi, a dire il vero ma quello era uno dei peggiori. Stava derubando il negozio di famiglia e lui era tanto cortese! D'improvviso sperò che se ne andasse, così da poter correre via e coprirsi il volto per la vergogna. Se si fosse allontanato, Nancy si sarebbe impedita anche solo di pensare al furto in avvenire, non contava di chi fosse il compleanno. Per quanto riguardava Robin Hood, poteva anche tornare nella foresta di Sherwood e rimanervi. «Grazie, ma guardavo soltanto. Non mi occorre niente.»
«Insisto.» Per peggiorare la situazione di cento volte, il giovane prese una delle arance rimaste nella cassa e gliela porse.
«No, non posso.» Nancy arretrò barcollando, inorridita all'idea che le venisse regalato proprio quello che aveva inteso rubare. Purtroppo, nel movimento, urtò con il tacco dello stivaletto il frutto al suolo, facendolo
rotolare fuori dall'orlo della gonna e in piena vista.
Colse il preciso istante in cui venne notato dal ragazzo, che abbassò per un attimo gli occhi sul marciapiede e poi li puntò di nuovo sul suo viso con sguardo interrogativo.
«Jem!» Un uomo di mezza età spuntò fuori dall'emporio senza lasciare a nessuno dei due il tempo di aprire bocca. La somiglianza con il figlio lo identificava come James Redbourne Senior. «Cosa stai facendo?»
D'istinto Nancy spostò il peso in avanti, pronta a lanciarsi di corsa, ma venne trattenuta dall'espressione del giovanotto. Non sembrava il tipo da denunciarla e farla trascinare in gattabuia. Non pareva nemmeno adirato, ma piuttosto... qualcos'altro. Un sentimento indefinibile che raddoppiava la sua mortificazione.
«Mi assicuro soltanto che la giovane signora stia bene, padre.» Girò in parte la testa, senza distogliere lo sguardo da lei.
Giovane signora? Se la mascella non fosse stata attaccata bene, forse sarebbe caduta per la sorpresa. Una richiesta di scuse era già incredibile, ma signora?
«Cos'hai in mano?» Mr. Redbourne si avvicinò. La noncuranza con la quale sfiorò appena Nancy con lo sguardo rivelava che anche lui s'interrogava sul termine scelto dal figlio.
«Un piccolo omaggio per chiedere scusa. Però ho fatto cadere un frutto.» Il ragazzo si chinò, raccolse l'altra arancia, quella incriminante, e le porse tutte e due a Nancy. «Ecco, signorina. Vi prego, non evitate di tornare qui a fare acquisti. Saremmo felicissimi di rivedervi.»
Lei deglutì a fatica. Sentiva quasi il sapore della vergogna, l'amaro della bile nella gola. Era una ladra, lui l'aveva capito e l'espressione indefinibile non era di
rabbia, ma di pietà. Pietà! Nancy avrebbe quasi preferito il carcere. Si era lasciata intimorire dal patrigno fino ad abbassarsi al suo stesso livello infimo, e quel giovane, quel James Redbourne Jem per gli amici ne era stato testimone. E, per coronare il tutto, l'aveva compatita al punto di lasciarla andare via senza rivolgerle una sola domanda. L'umiliazione e il disprezzo verso se stessa erano brucianti. Ebbene, mai più! Mai più, nella vita, Nancy si sarebbe esposta ai maltrattamenti, oppure alla pietà di un uomo, ponendosi alla sua mercé. Per nessuna ragione al mondo, non contava quanto apparisse gentile! Prima fosse riuscita a scappare dalla casa della madre e del patrigno per crearsi una vita indipendente, onesta e libera dai maschi, meglio sarebbe stato!
«No, grazie.» Sollevò il mento. Forse il giovanotto non era adirato, ma lei era all'improvviso furibonda con lui. Come osava compatirla? Come si permetteva di lasciarla andare? E si azzardava a essere cortese! «Non voglio niente da voi.»
Con questo ruotò su se stessa, abbandonando le arance e incamminandosi a testa alta e a passi decisi, consapevole dello sguardo di James Redbourne puntato in mezzo alle scapole.
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