Un anello per ricominciare

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CATHY WILLIAMS

Un anello per ricominciare


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Bought to Wear the Billionaire's Ring Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2017 Cathy Williams Traduzione di Cristina Proto Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony dicembre 2017 Questo volume è stato stampato nel novembre 2017 da CPI, Barcelona COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 3237 del 29/12/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


1 «Per te...» Leo Morgan-White offrì al padre un bicchiere di vino e si sedette davanti a lui. Harold era arrivato dal Devon con il suo autista, ed era approdato nell'ufficio del figlio solo mezz'ora prima. Era una visita non programmata. In preda all'agitazione, la sera prima gli aveva detto di non poter aspettare. Nonostante questo, non erano ancora arrivati al nocciolo della questione e, anche se Leo sapeva di cosa si trattasse, era comunque perplesso per il fatto che il padre non avesse potuto aspettare la sua visita nel Devon quel fine settimana. Suo padre era emotivo e impulsivo, così era quasi impossibile valutare quanto fossero importanti le novità, tuttavia non riusciva a credere che ci fosse qualcosa di abbastanza grave da farlo precipitare a Londra, la città che cercava di evitare a ogni costo. «Troppo rumorosa» si lamentava. «Troppo affollata. Troppo inquinata. Troppi negozi costosi che vendono sciocchezze. Un uomo non riesce ad ascoltare i suoi pensieri lì! Sai cosa intendo, Leo: se non riesci a sentire l'erba crescere, sei nel posto sbagliato.» «Che succede?» gli chiese Leo, appoggiandosi allo schienale e allungando le gambe, poi sistemò gli oc5


chiali sul tavolo vicino e incrociò le mani sullo stomaco. Gli occhi del padre erano lucidi. Sembrava sul punto di scoppiare in lacrime. Il mento tremava e il respiro era stranamente irregolare. Leo sapeva per esperienza che era sempre preferibile ignorare quei segnali di un imminente crollo e concentrarsi invece sull'argomento da discutere. Il padre non aveva bisogno di incoraggiamenti per versare lacrime. Era un tratto che Leo per fortuna non aveva ereditato. In effetti chiunque sarebbe stato giustificato nel pensare che loro due non fossero neanche parenti, sia nel carattere che fisicamente non potevano essere piÚ diversi. Leo infatti era alto, snello e dai colori scuri, grazie alla madre spagnola, mentre suo padre era robusto e di altezza media. E se Leo si presentava freddo, composto, il padre aveva invece un carattere emotivo e tendente al dramma. La madre era morta da piÚ di dieci anni, quando Leo ne aveva ventidue. Lui la ricordava come una donna alta e incredibilmente attraente che, dopo aver ereditato l'attività di famiglia a soli diciannove anni, si era dimostrata molto intelligente ma soprattutto dotata di un fiuto naturale nel gestire gli affari. Sulla carta, lei e suo padre non avrebbero dovuto avere niente in comune, eppure la loro era stata un'unione voluta dal cielo. In un'epoca in cui gli uomini andavano a lavorare e le donne pensavano alla casa, la vita della sua famiglia aveva rappresentato un'eccezione: sua madre aveva gestito l'azienda di famiglia, mentre il padre, un autore di grande successo, era rimasto a casa a scrivere. In maniera bizzarra e meravigliosa, i poli opposti si erano davvero attratti. Leo amava profondamente il padre e ora, mentre 6


Harold con cura estraeva un foglio di carta dalla tasca e lo allungava al figlio, socchiuse gli occhi con aria interrogativa. Il padre agitò una mano e senza guardarlo commentò con voce tremante: «Quella donna mi ha mandato questa mail...». Leo gettò uno sguardo sul foglio ma non lo prese. «Ti avevo detto che devi smettere di agitarti per questo, papà. Ci stanno lavorando i miei avvocati. Andrà tutto bene, devi solo aver pazienza. Quella donna può affannarsi quanto vuole, non otterrà niente.» «Leggi quello che dice, Leo. Io... non riesco a leggere ad alta voce.» Leo sospirò. «Come sta andando il libro?» «Non cercare di distrarmi» replicò suo padre afflitto. «Non sono riuscito a scrivere una parola. Sono troppo preoccupato per questa situazione per riflettere anche solo per un momento su come l'investigatore Tracey risolverà il caso. In realtà non me ne importa! Di questo passo potrei non scrivere più. A voi uomini d'affari invece va sempre bene. Basta sommare numeri e sedersi intorno a un tavolo...» Leo soffocò un sorriso: come uomo d'affari valeva milioni e faceva molto di più che sommare numeri e sedersi a un tavolo. «Ha fatto delle minacce» continuò Harold, respirando a fatica. «Hai letto la mail, Leo. Quella donna afferma che lotterà per la custodia e vincerà. Dice che ha parlato con il suo avvocato e che, anche se Sean ha dichiarato nel testamento che, se gli fosse successo qualcosa, Adele doveva stare con te, Louise non è mai stata d'accordo. E ora se ne sono andati entrambi. Tutto quello che conta è che Adele sarebbe in pericolo se rimanesse con quella donna.» 7


«Ne abbiamo già parlato.» Leo bevve un sorso di vino e si alzò, massaggiandosi la nuca e avvicinandosi alla parete di vetro che lo separava dal frastuono di Londra, presente anche nella zona più prestigiosa della città. Il suo appartamento occupava gli ultimi due piani di un edificio georgiano. Comprandolo, Leo aveva assunto il migliore architetto della città, che aveva brillantemente usato tutto quello spazio per creare un elegante mix di antico e moderno, lasciando intatti caminetti e soffitti, e cambiando tutto il resto. Il risultato era un'ariosa testimonianza di cosa si poteva fare quando il denaro non era un problema. Le pareti erano abbellite da quadri di arte moderna, mentre gli arredi presentavano tonalità sfumate di grigio e crema. Le persone rimanevano a bocca aperta una volta entrati, Leo, però, neanche ci faceva caso. Il suo appartamento non era pacchiano e questa era la cosa importante. «Questa volta è diverso, Leo.» «No, papà» replicò lui paziente. «Non lo è. Gail Jamieson vuole la nipote perché crede che sia un mezzo per arrivare al mio denaro, tuttavia è messa troppo male per occuparsi di una bambina di cinque anni. E sarà messa anche peggio quando il mio denaro si esaurirà e dovrà cavarsela da sola. Il punto è... Be', questa è una causa che io vincerò. Non voglio offrire dei soldi a quella donna, però se sarò costretto lo farò. Lei lo prenderà e sparirà, come la figlia prima di lei, Gail è una cacciatrice di soldi, pronta a manipolare a suo vantaggio una situazione. Devo ricordarti la serie di fatti che ha portato Sean in Australia?» Suo padre borbottò e Leo non insistette. Entrambi sapevano che uomo era stato Sean. 8


Sette anni più giovane di Leo, Sean era arrivato a casa loro a sedici anni, insieme alla madre Georgia Ryder, di cui il padre di Leo si era innamorato meno di un anno dopo la morte della moglie. Fin dall'inizio Sean, un ragazzo incredibilmente bello con lunghi capelli biondi e occhi azzurri, si era dimostrato pigro e viziato. Non appena la madre aveva avuto l'anello al dito e libero accesso ai milioni dei Morgan-White, era diventato sempre più esigente e petulante. Aveva accantonato gli studi e, coccolato dalla madre, aveva passato il tempo a zonzo con una banda di adolescenti che gli giravano intorno come api intorno al miele. Non era passato molto tempo prima che tra loro circolasse anche la droga. Il padre di Leo si era ripreso dal dolore per la perdita della prima moglie e aveva capito l'errore che aveva commesso. Non voleva una bomba bionda di vent'anni più giovane che fingeva di amarlo, quando, in realtà, l'unica cosa che amava era il suo denaro. Voleva piangere la perdita della donna che aveva amato. Voleva un'ininterrotta infelicità. Leo aveva preso Sean da parte e gli aveva impartito una predica memorabile, che però non aveva ottenuto alcun risultato. Anzi. Di lì a due anni Sean aveva lasciato la scuola, e dopo quattro si era fatto incastrare da Louise Jamieson, membro di spicco del club di perdenti di cui faceva parte. Quando sua madre, dopo una serie di sfacciate avventure con dei coetanei, aveva chiuso il matrimonio con Harold iniziando a chiedere cifre impossibili per gli alimenti, Sean si era trasferito in Australia con una moglie in gravidanza avanzata. A quel tempo il padre di Leo era un uomo distrutto. La scrittura si era arenata e Harold non rispondeva neanche alle comunicazioni del suo editor: era diventato 9


un recluso e a Leo non era rimasto che raccoglierne i pezzi. Non avendo eredi, Georgia aveva speso grandi somme di denaro per qualunque capriccio: dai diamanti ai cavalli, oltre alle auto e a vacanze esotiche. Infatti continuava ad avere accesso ai conti bancari del futuro ex marito. Inoltre, aveva generosamente finanziato anche il figlio. Leo, che si stava costruendo una carriera, non era stato abbastanza attento da fermare quell'onda. Quando, alla fine, gli aspetti pratici di quel divorzio caotico erano stati appianati, suo padre era rimasto con un conto corrente gravemente intaccato. Il fatto poi che non scrivesse da anni non era stato d'aiuto. In seguito Georgia era morta in un incidente d'auto mentre era in vacanza in Italia con il denaro che aveva spillato a Harold. Se la decisione fosse toccata a lui, Leo avrebbe gettato Sean in pasto ai leoni, invece suo padre, molto piĂš buono e con una coscienza ipersensibile, aveva continuato a mandare denaro all'ex figliastro, per assicurarsi che la figlia di Sean avesse tutto quello che avrebbe avuto da lui se fossero vissuti nello stesso paese. Aveva solo implorato di ricevere delle foto e si era dimostrato felicissimo di quelle poche immagini che Sean gli mandava via mail. Aveva anche cercato di progettare una visita ma Sean aveva sempre trovato una scusa. Georgia era stata un disastro e il figlio non si era rivelato migliore cosĂŹ, a differenza del sentimentale padre, Leo non avrebbe permesso alle emozioni di influenzare quella assurda battaglia per la custodia. Avrebbe vinto perchĂŠ vinceva sempre. La madre di Louise, che aveva incontrato una volta quando era andato in Australia, gli aveva confermato il sospetto che il benessere della nipote fosse l'ultimo dei suoi pensie10


ri. Era una donna orribile e nessuna donna orribile avrebbe avuto la meglio su di lui. «Lei dice che non importa quanto denaro hai. Lei vincerà perché tu non sei adatto a fare da padre ad Adele.» Leo si irrigidì: gli occhi del padre si erano inumiditi. Riluttante prese il foglio che Harold gli aveva allungato e lesse con attenzione la mail che gli aveva spedito la signora Jamieson. «Ora capisci cosa intendo, Leo.» La voce di suo padre tremava. «E quella donna ha ragione. Devi ammetterlo.» «Io non la vedo così.» «Non conduci una vita... normale.» La voce di Harold divenne ferma. «Certo non è una vita adatta per allevare una bambina. Passi metà del tempo fuori dal paese...» «Come altrimenti potrei gestire le mie società?» lo interruppe Leo, furioso che una donna che sembrava nutrire l'etica di un topo di fogna osasse criticarlo. «Dalla poltrona di casa?» «Non è questo il punto. Il punto è che passi gran parte dell'anno fuori dal paese. Come potresti provvedere al benessere di una bambina di cinque anni? Inoltre non ha torto quando dice che tu...» Agitò le mani in segno di rassegnazione. Leo serrò la bocca. Sapeva che le scelte che faceva in tema di donne non rendevano felice suo padre, come sapeva che Harold avrebbe dato qualunque cosa per vederlo felicemente sistemato con una dolce ragazza rispettabile che lo aspettasse a casa dopo una lunga giornata di lavoro. Non sarebbe successo. Leo sapeva fin troppo bene come le emozioni potessero distruggere la vita se in11


fluivano su buon senso e giudizio. Non aveva fatto differenza che suo padre avesse adorato la moglie: quando Mariela Morgan-White era morta, Harold ne era uscito distrutto. Sì, qualche idiota poteva anche dar credito al vecchio detto che era meglio aver amato e perduto che non aver amato affatto, Leo, però, non era dello stesso avviso. Suo padre poteva non aver condiviso le scelte di Leo, però da tempo aveva smesso di rimproverarlo: quella era la prima volta da anni che esprimeva la sua delusione. «Sei sempre sui giornali» sospirò Harold, asciugandosi gli occhi e poi guardandolo con severità. «C'è sempre una... cosina sciocca attaccata al tuo braccio, pronta a sbattere le ciglia.» Leo arrossì irritato. «Ne abbiamo già parlato.» «E ne riparleremo, figliolo.» Harold tirò su con il naso e in quel momento Leo si rese conto che l'energia e la forza vitale l'avevano abbandonato, lasciando solo un guscio vuoto. Era un uomo anziano che improvvisamente sembrava aver perso la voglia di vivere. «Fai pure come vuoi quando si tratta di... donne» mormorò il padre. «Ormai evito di cercare di indirizzarti nella giusta direzione. Tuttavia qui non si tratta solo di te. La donna sostiene che sei moralmente inadatto ad assumere la custodia della piccola.» Leo si passò le mani tra i capelli e scosse la testa. «Me ne occuperò io» mormorò cupo. In teoria lui e il padre potevano semplicemente raggiungere un accordo e chiudere il rubinetto dei soldi. Sean in realtà non era in alcun modo imparentato con loro, Leo, però, sapeva, ed era d'accordo, che quella piccola non doveva soffrire per gli errori dei genitori. Che gli piacesse o no, era una responsabilità morale. 12


«Sarebbe la soluzione peggiore.» Suo padre scosse la testa e si premette le dita sugli occhi. «Ti stai agitando, papà.» «Che faresti al mio posto? Adele è importante per me e non posso perderla.» «Se la legge si rifiuta di agire...» Leo allargò le braccia in un gesto di frustrazione. «Non posso fare molto. Non posso rapirla per poi nasconderla fino alla maggiore età.» «No, ma c'è qualcosa che puoi fare tu...» «Non faccio altro che pensarci.» «Potresti fidanzarti. Non dico sposarti, ma fidanzarti. Potresti presentare al tribunale un'immagine di responsabilità che li convinca che possono scommettere su di te come figura paterna per Adele.» Leo fissò il padre in silenzio, chiedendosi se gli eventi delle ultime settimane lo avessero fatto crollare. Altrimenti doveva aver capito male. «Potrei fidanzarmi...?» Leo scosse la testa incredulo. «Proponi di comprare la candidata perfetta online?» «Non essere stupido, figliolo!» «Allora non ti seguo.» «Se devi fornire l'immagine di un essere umano solido, affidabile, normale, con una donna seria e adeguata al suo fianco, allora non so perché non lo fai. Per me. Per Adele.» «Una donna seria e adeguata?» borbottò Leo. Non sceglieva mai donne serie o adeguate: anzi, le voleva frivole e inadatte. Preferiva così. Senza coinvolgimenti, facili da liquidare. Se amavano il denaro, allora si poteva fare, perché tanto non le avrebbe sposate. In fatto di donne, la porta girevole che le faceva entrare e uscire dalla sua vita era sempre in funzione. «Samantha.» Suo padre lasciò uscire quel nome con 13


il tocco di un mago che estrae il coniglio dal cilindro. «Samantha...» ripeté Leo con lentezza. «La piccola Sammy Wilson» spiegò Harold. «Sai a chi mi riferisco. Sarebbe perfetta per la parte!» «Tu vuoi che io coinvolga Samantha Wilson in una recita improbabile per ottenere la custodia di Adele?» «Ha senso.» «In quale mondo?» «Non essere maleducato!» lo rimproverò Harold. «E lei ne è al corrente? Voi due avete complottato alle mie spalle questo folle piano?» Leo era inorridito. Suo padre aveva perso la testa. «Non ne ho fatto parola con lei» ammise Harold. «Be', sai che lei viene a Salcombe solo il fine settimana...» «No, perché dovrei saperlo?» «Dovrai essere tu ad affrontare l'argomento. Sai essere molto convincente e non capisco perché non dovresti usare le tue capacità anche in questo caso. Non ti chiedo mai dei favori, tuttavia penso che sia il minimo che tu possa fare, figliolo. Sarei felice di sapere che Adele è al sicuro e accudita ed entrambi sappiamo che Gail sarebbe una pessima nonna, come è stata la figlia come madre. Passerei il resto dei miei giorni a temere per la piccola...» «Gail può essere molte cose» ribatté Leo asciutto, «ma tu non stai esagerando?» Suo padre ignorò l'interruzione. «E tu condanneresti una bambina a un futuro con una donna del genere? Conosciamo entrambi le voci su di lei...» Gli occhi si velarono di tristezza. «Non posso costringerti, temo però che... Be', che senso avrebbe la mia vita?» Quando sentì il campanello suonare con insistenza, 14


Samantha era arrivata nel suo appartamentino da poco meno di mezz'ora e l'imprevisto le causò una smorfia di fastidio. Aveva troppo da fare per perdere tempo con un venditore. O magari con la vicina del piano di sopra, che aveva l'abitudine di apparire ogni tanto verso quell'ora, per bere qualcosa con qualcuno troppo educato e gentile per rifiutare. Samantha aveva passato molte ore ad ascoltare la vicina parlare del suo ultimo ragazzo o piangere per un cuore spezzato che non sarebbe mai guarito. Al momento aveva semplicemente troppo da fare. Troppo lavoro a casa. Troppe lezioni da preparare. Troppa burocrazia da gestire. Per non parlare della banca, che aveva gentilmente ricordato a sua madre che era indietro di tre mesi con le rate del mutuo. Comunque chiunque fosse alla porta, non sarebbe andato via facilmente, a giudicare dal dito incollato sul campanello. Appoggiando la pila di quaderni sul tavolino vicino alla sedia e infilandosi le comode pantofole, rifletté sulla risposta negativa che avrebbe dato a chi fosse stato alla porta, invece, quando la spalancò, poté solo rimanere a bocca aperta. Letteralmente. Rimase lì stordita come un pesce in secca, perché l'ultima persona che si sarebbe aspettata di vedere era proprio lì, in piedi di fronte a lei. O meglio, il suo corpo muscoloso era appoggiato allo stipite, le mani infilate nelle tasche del cappotto nero di cachemire. Erano passate diverse settimane da quando aveva visto Leo Morgan-White. Lui l'aveva rapidamente salutata con un cenno della testa nell'immenso salotto del padre affollato da una quarantina di persone, tutti ami15


ci della cittadina dove il padre di lui e la madre di lei vivevano. Harold era un membro noto di quella comunità e la sua festa di Natale era un evento nella zona. Quella sera Samantha non gli aveva neanche rivolto la parola. Leo era insieme a una brunetta tutta gambe che in pieno inverno aveva indosso qualcosa di molto vivace e molto corto, guadagnando l'attenzione di ogni maschio del salone. «Sono arrivato in un brutto momento?» Aveva abboccato. La vecchia volpe del padre lo aveva convinto a fare l'impensabile con la minaccia della sua salute e di un ritorno della depressione che aveva afflitto Harold per anni e da cui era uscito da poco. Suo padre voleva Adele con sé, al sicuro, e credeva veramente, e a ragione, che Gail avrebbe avuto una pessima influenza sulla nipote di cinque anni, così quando aveva formulato la minaccia stile che-sensoavrebbe-la-mia-vita, Leo si era dichiarato sconfitto. Ed eccolo lì, due giorni dopo, con il suo ipotetico oggetto del desiderio di fronte in un abito grigio e con un paio di ridicole pantofole colorate. «Leo?» Sammy batté le palpebre e si chiese se lo stress poteva causare allucinazioni molto reali. «Che cosa vuoi? Come hai scoperto dove vivo? Cosa diamine ci fai qui?» «Quante domande! Risponderò non appena mi farai entrare.» Colpita da un pensiero improvviso, Sammy impallidì e lo fissò. «È successo qualcosa? Tuo padre sta bene?» D'un tratto faceva fatica a pensare, ma quell'uomo le faceva sempre quell'effetto. Alto, attraente, con la sensualità di un affascinante pirata, accanto a lui il resto della popolazione maschile 16


impallidiva e, considerando la lunga fila di donne che era passata negli anni, Samantha non era l'unica a pensarlo. A differenza di quelle donne, però, lei evitava di farsi coinvolgere. Si vergognava ancora quando ripensava allo spiacevole incidente avvenuto anni prima. Era andata a una festa nella grande casa, come tutti in paese chiamavano la residenza dei Morgan-White, che come sempre brulicava di invitati. Era una festa di compleanno per Leo e sembrava esserci mezzo mondo. Solo il cielo sapeva perché l'avevano invitata, probabilmente un invito compassionevole e, anche se non era stata felice al pensiero di andare, era stata incoraggiata dal fatto che molte persone del posto erano sulla lista degli invitati, quindi non sarebbe stata un completo pesce fuor d'acqua. Aveva impiegato un'eternità a scegliere il vestito giusto poi, una volta arrivata, aveva intravisto Leo solo da lontano: quando però si era ritrovata in giardino, lui le era spuntato miracolosamente accanto e avevano parlato a lungo. Leo si era allontanato dalla folla dorata di ammiratori e lei si era sentita al settimo cielo... finché nel corso della serata una bionda molto alta non si era staccata dal gruppo e l'aveva affrontata. «Ti stai rendendo ridicola» le aveva sibilato con la voce impastata dallo champagne. «Non vedi che Leo non ti prenderà mai in considerazione? Potrai anche essere cresciuta vicino a lui, ma sei povera, grassa e noiosa. Stai diventando uno zimbello.» La sua infatuazione era morta lì. Da allora, guardando ogni tanto su internet, aveva scoperto quale fosse il suo approccio con le donne. Le sceglieva e poi, appena si annoiava, le mollava senza pensarci su. 17


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