Un barone per l'ereditiera

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1009 - Incontro di primavera - A. Gracie 1010 - La sposa guerriera - M. Styles 1011 - Le fantasie di una giovane inglese - B. Scott 1012 - Passione tra le dune - L. Martin 1013 - Il principe e la ladra - K. Hawkins 1014 - Equivoci d'amore - E. Boyle 1015 - Faida scozzese - T. Brisbin 1016 - Amore, scandali e merletti - C. Linden 1017 - La scoperta della baronessa - L. Carlyle 1018 - Il rapimento di Lady Rowena - C. Townend 1019 - La musa segreta - E. Redgold 1020 - Un'americana a Londra - J. MacLean 1021 - L'uomo del destino - E. Boyle 1022 - Il guerriero di fuoco - M. Willingham 1023 - La sposa dello scandalo - D. Gaston 1024 - Il ballo dello scandalo - J. MacLean 1025 - Gioco d'inganni - L. Ashford 1026 - La promessa del cavaliere - N. Locke 1027 - Scandali, inganni e veritĂ - C. Linden 1028 - Un barone per l'ereditiera - J. MacLean 1029 - La solitudine del visconte - E. Boyle 1030 - I segreti di Wiscombe Chase - C. Merrill 1031 - Un bacio per scommessa - E. Hobbes


JULIANNE MACLEAN

Un barone per l'ereditiera


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: My Own Private Hero Avon Books Published by arrangement with HarperCollins Publisher © 2004 Julianne MacLean Traduzione di Anna Polo Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici agosto 2016 Questo volume è stato stampato nel luglio 2016 da CPI, Barcelona I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 1028 dello 03/08/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


Prologo

Maggio 1884 Nella sua cabina di prima classe della nave a vapore SS Fortune, che solcava la vasta distesa profonda e buia dell'Atlantico, Adele Wilson si guardava incerta allo specchio. Non riusciva a spiegarsi il peso che le contraeva lo stomaco. Tutto andava alla perfezione. La madre era nella cabina adiacente sulla sinistra e sua sorella Clara in quella a destra. Aveva appena consumato una cena deliziosa al tavolo del capitano e stava per indossare la camicia da notte e leggere un romanzo dalla fama audace, prima di spegnere la lampada e mettersi a dormire. Si tolse un orecchino a goccia di perle e diamanti e rimase a osservarlo scintillare nel palmo della mano. Richiuse le dita su di esso e tornò a guardare la propria immagine riflessa. Le pareva quasi di trovarsi nel corpo di un'altra donna. Una sconosciuta le restituiva lo sguardo, un'ereditiera elegante e sofisticata, con un costoso abito di 5


seta tempestato di gemme uscito dall'atelier parigino di Worth e un antico girocollo di perle e diamanti abbinato agli orecchini. Si girò e si guardò intorno. All'improvviso anche la cabina le parve sbagliata. Sì, sbagliata. Non c'era un altro termine per descriverla. Pannelli di mogano intagliato ricoprivano le pareti, il soffitto dorato sfoggiava decorazioni stravaganti e un abbagliante lampadario di cristallo, le lenzuola del soffice letto portavano le iniziali della nave e tutti gli elementi dell'arredamento, dalle maniglie alle lampade, ai chiodi della paratia erano di uno splendido, lucido ottone. A volte le pareva di condurre la vita di qualcun altro. Non era nata in un ambiente così lussuoso e non si sentiva a suo agio in mezzo a tanto sfarzo. Al momento non osava quasi toccare nulla. Sospirò. Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter cavalcare senza sella nei boschi, come faceva spesso da ragazzina, prima di trasferirsi in città e avventurarsi nell'alta società. Come le mancavano l'odore della terra umida, le foglie cadute, il muschio verde intorno al lago! Inspirò in profondità, cercando di ricordare tutti quei particolari, ma sentì solo il profumo costoso che portava. Lasciò andare il respiro con un assurdo senso di privazione. Erano i nervi, pensò. Attraversò la cabina fino al letto, si tolse l'altro orecchino e posò entrambi sul comodino. L'indomani avrebbe incontrato il suo futuro marito, Lord Osulton, un visconte inglese. Probabilmente i giornalisti sarebbero venuti ad assistere allo 6


sbarco della nave e a scattare fotografie. Non c'era da stupirsi che fosse nervosa. E comunque avrebbe superato quella prova. Rimosse i pettinini dai capelli color miele e scosse i lunghi riccioli, lasciandoli ricadere sulle spalle. Ecco, così andava meglio. La porta della cabina adiacente si aprì e sua sorella Clara fece capolino. L'anno prima aveva sposato l'affascinante Marchese di Rawdon e un mese prima era partita da Londra con la figlia neonata, Anne, per far visita alla famiglia a New York. «Sei ancora sveglia?» chiese. «Sì. Entra» la invitò Adele. Clara indossava ancora l'elegante abito da sera e aveva i capelli castani raccolti in una crocchia. Entrò nella cabina e sedette sul divano di chintz. «A cena non hai mangiato quasi niente. Ti senti bene?» «Sì.» Adele però sapeva che non sarebbe mai riuscita a ingannare la sorella. Clara aveva la capacità di vedere al di là delle apparenze. «Sei sicura? Non hai per caso dei ripensamenti? Non è troppo tardi per cambiare idea.» «No, niente ripensamenti.» «Non sarebbe strano se li avessi. Non conosci quasi quell'uomo; lo hai incontrato in poche occasioni, ed esclusivamente durante ricevimenti e riunioni, con la mamma che ti soffiava sul collo. Avete ballato una volta, l'unica in cui ti sei ritrovata da sola con lui, e comunque il tutto non è durato più di tre o quattro minuti.» Adele sedette vicino alla sorella. «Sono solo un po' nervosa, ma sento nel profondo del cuore che questa è 7


la scelta giusta. Ne sono sicura. Lord Osulton è una brava persona.» «Ma non hai avuto la possibilità di scoprire se tra voi c'è una vera connessione, un po' di calore. Forse prima di sposarti dovresti sperimentare almeno una Stagione londinese. Chissà chi potresti incontrare... Magari un cavaliere dalla lucente armatura.» Adele scosse la testa. «Io non sono come te, Clara» le ricordò. «Tu e Sophia siete sempre state le figlie avventurose e io quella ragionevole. Non era questo che dicevano mamma e papà ogni volta che voi finivate nei guai?» «Mi sembra di sentirli» ridacchiò Clara. Si mise un dito sotto il naso per imitare i baffi paterni. «Perché voi ragazze non potete assomigliare di più a vostra sorella? Per fortuna possiamo contare su Adele. È sensata e affidabile e si comporta sempre bene.» Lei sorrise e alzò gli occhi al cielo. «Comunque non ho voglia di passare un'intera Stagione a sfoggiare diamanti ogni sera, civettare in salotti affollati ed essere oggetto di pettegolezzi e supposizioni. Il solo pensiero mi fa sentire male. Preferisco di gran lunga stare in campagna, all'aria aperta, vale a dire dove si trova in questo momento il mio futuro marito.» «La Stagione è molto eccitante. Potresti apprezzarla» insistette Clara. Sembrava un po' frustrata dall'ostinazione della sorella. Adele scosse la testa. «No, non credo. Sono contenta di sposare Lord Osulton. È un gentiluomo amabile e da quello che so preferisce la vita in campagna alla frenesia della città.» «Ma non temi di trovarti un giorno a chiederti se 8


magari ti sei persa qualche avventura straordinaria?» Lei strinse le dita della sorella. «Io non sono in cerca di avventure, Clara, anzi, odio la sola idea. Preferisco un piano accurato e privo di eventi inaspettati. Inoltre sono convinta che i matrimoni migliori nascano da una decisione sensata. L'amore arriva in seguito, una volta diventato un sentimento più solido, basato sul rispetto e l'ammirazione piuttosto che sul calore, come lo chiami tu. Il calore è imprevedibile e può scottare.» «Il calore è meraviglioso, Adele.» «Ah sì? Non mi sembrava tanto meraviglioso l'anno scorso, quando temevi che tuo marito ti lasciasse. Eri disperata e io non voglio mai provare un'infelicità del genere. Preferisco la calma a tutti quei picchi emotivi.» «Ma ora Seger è un marito devoto e siamo molto felici insieme» replicò Clara. «Valeva la pena di lottare per raggiungere quello che abbiamo adesso, per quanto sia stata un'impresa difficile. Sei sicura di non voler rimandare il matrimonio e sopportare almeno una Stagione mondana? Potresti incontrare il grande amore della tua vita.» Adele si alzò con un sospiro, si avvicinò all'armadio e cominciò a slacciarsi il corpetto. «Con tutti i libri che hai letto, dovresti sapere qualcosa dell'amore» continuò la sorella. «Sì, ho letto molto sull'amore» confermò lei dandole le spalle. «Non ho mai potuto sopportare quelle eroine lacrimose chiuse in una torre, che si innamorano di cavalieri dalla lucente armatura. Nella vita reale non esistono né torri né cavalieri, Clara. Ci sono solo uo9


mini concreti e io sono contenta di averne trovato uno che mi piace... e che piace ai nostri genitori. Avresti dovuto vedere la faccia della mamma quando le ho detto che avevo accettato la proposta di matrimonio di Lord Osulton. Non l'avevo mai vista così felice e fiera.» «Non puoi vivere per fare contenti gli altri, Adele. Devi pensare a te stessa e al tuo futuro. Dopo le nozze mamma e papà torneranno a New York e tu resterai per conto tuo in Inghilterra. Non sarai più una figlia devota, ma una donna sposata. Sei tu responsabile della tua felicità, devi sentirti libera di scegliere cosa fare con la tua vita e pensare bene a chi vorresti come marito.» «Voglio sposare Lord Osulton. Harold» si corresse Adele. Ora che erano ufficialmente fidanzati, avrebbe dovuto cominciare a chiamarlo per nome. «È proprio questo che vuoi?» chiese la sorella con un sorriso affettuoso. «Sì. È la cosa giusta da fare. Ho scelto la mia strada e preso un impegno e non cambierò idea.» Clara inarcò le sopracciglia delicate, si alzò e si diresse alla porta. «È inutile discutere con te: sei sempre stata decisa a fare la cosa giusta, anche quando Sophia e io cercavamo di convincerti per il contrario. Ti sei persa un bel po' di divertimento, sai?» «E anche molte punizioni in classe.» La sorella scrollò le spalle. «L'avventura ha il suo prezzo» ammise. «E tu e Sophia siete sempre state pronte a pagarlo.» La cameriera di Adele entrò e cominciò a preparare il letto. 10


Clara aprì la porta della sua cabina. «Ci fermeremo durante la notte per imbarcare qualche altro passeggero, ma domani mattina dovremmo raggiungere Liverpool. Mi sembri davvero sicura della tua decisione.» «Sì, è così.» «Allora sono soddisfatta. Devo andare a controllare come sta Anne. Ci vediamo domani.» Uscì e si chiuse la porta alle spalle. Adele sorrise alla cameriera e allungò la mano verso la camicia da notte. Savoy Theatre, Londra Poco dopo le quattro della stessa notte In certi ambienti londinesi era risaputo che Frances Fairbanks, famosa attrice, ritenuta da molti la donna più bella del mondo, amava giacere nuda, soprattutto sul soffice tappeto di pelle d'orso che ricopriva il pavimento del suo camerino, quando la stanza sapeva di sesso, vino e profumo francese e lei poteva posare lo sguardo su un amante. Anzi, un amante in particolare: Damien Renshaw, Barone di Alcester. Era l'uomo più affascinante che avesse mai conosciuto: alto, scuro, con le spalle larghe e lineamenti che sembravano scolpiti da un artista. Era brusco, selvaggio e imprevedibile, ma soprattutto era un amante abile e istintivo. Sapeva cosa fare per darle il piacere sessuale più intenso che avesse mai provato, eppure nel suo modo di fare l'amore c'era un'immensa tenerezza. Frances si stiracchiò come un gatto, si girò sullo stomaco e appoggiò i gomiti al tappeto di pelliccia. 11


Fece ondeggiare i piedi nudi dietro di sé e osservò Damien mentre si sedeva sul divano vicino alla porta e si infilava uno stivale. Lui sollevò per un momento lo sguardo; i suoi occhi scuri in genere promettevano piacere e seduzione, ma in quel momento rivelavano solo impazienza. Frances si rese conto all'improvviso che aveva fretta di andarsene, un atteggiamento piuttosto insolito per lui: Damien Renshaw, l'irresistibile cavaliere nero, non affrettava mai le cose a letto. Smise di agitare i piedi. «Stanotte hai fatto l'amore con la camicia addosso» osservò. Dovette sforzarsi per adottare un tono sicuro di sé, una cosa decisamente nuova per lei. Di solito erano i suoi amanti a darsi da fare per accontentarla. Deglutì a disagio e si costrinse a muovere di nuovo le gambe. «Non sei arrabbiato per il braccialetto, vero?» chiese. Damien infilò l'altro stivale senza nemmeno guardarla. «Certo che no. Come hai detto, te ne eri innamorata.» Al punto che lo aveva comprato, mandandogli il conto. Frances si sollevò, sedendo sui talloni, e mise un broncio civettuolo. «Era solo un piccolo braccialetto. Non pensavo che avesse importanza nel grande schema delle cose.» Lui si alzò, alto e bello come un dio greco nella luce oscillante delle candele, e cercò il panciotto nel caos che regnava nel camerino. Lo trovò in un mucchio di indumenti sul pavimento, tra cui spiccavano delle piume viola e il colorato costume di scena di Frances. 12


Damien raccolse il panciotto, lo infilò e si chinò a prenderle il mento in una mano. I suoi occhi ridenti la rassicurarono: era ancora l'invidia di ogni donna londinese dal sangue caldo. Quando parlò la sua voce era roca, sensuale e allo stesso tempo imperiosa. «La prossima volta cerca di resistere alla tentazione» l'ammonì. «Conosci la mia situazione.» In effetti la conoscevano tutti: Lord Alcester era indebitato fin sopra le orecchie, tanto da ritrovarsi costretto ad affittare la sua bella residenza londinese a una famiglia tedesca e a trasferirsi a casa dell'eccentrico cugino. Frances però non lo voleva per i soldi. C'erano altri amanti che servivano a quello scopo. I suoi talenti non riguardavano quel campo. Damien lasciò ricadere la mano lungo il fianco e infilò il soprabito. «Mi dispiace aver tenuto la camicia. Ti faccio le mie scuse.» «In questi giorni sei diverso dal solito, Damien. Non è colpa mia, spero.» «No.» La salutò con un bacio e uscì dal camerino, lasciandola turbata e perplessa per quell'inspiegabile cambiamento. Era ancora buio quando Adele si svegliò per un tonfo nella cabina. Ricordò che la nave doveva fare una breve sosta lungo la costa occidentale inglese per imbarcare alcuni passeggeri e si girò sulla schiena, chiedendosi per quanto tempo sarebbero rimasti fermi. Fissò il soffitto nel buio e ripensò alla conversazione avuta con la sorella. Clara le aveva suggerito di 13


mostrare per una volta un po' di spirito d'avventura. Non era una discussione nuova, anzi, l'avevano avuta infinite volte da bambine e poi da giovani donne. Clara e la sorella maggiore, Sophia, avevano spesso cercato di coinvolgerla nelle loro marachelle. Adele appoggiò il dorso della mano sulla fronte e ricordò un pomeriggio d'estate, poco dopo il loro trasferimento a New York. Clara le aveva riunite nella soffitta della loro nuova residenza, proclamando che per crescere dovevano avere un'avventura. E un'avventura cominciava sempre scappando di casa. Sophia si era illuminata, mentre lei era rimasta inorridita. Naturalmente si era rifiutata di assecondare uno scherzo così stupido e grossolano, minacciando di raccontare tutto ai genitori. Clara aveva promesso tremende ritorsioni se avesse osato parlare e Adele aveva giurato di mantenere il segreto. Ci era riuscita per un'ora, dopo di che aveva informato il padre. Questi era uscito in strada, aveva ritrovato le figlie, le aveva riportate a casa e mandate a letto senza cena, mentre lei aveva ricevuto una porzione in più di torta ai mirtilli. Dopo quell'episodio Clara e Sophia non le avevano rivolto la parola per una settimana, ma alla fine, come sempre, l'avevano perdonata. In fondo toccava a lei tenerle lontano dai guai, visto che era la più assennata delle tre. Ormai erano donne fatte, eppure Clara tentava ancora di indurla a comportarsi male. Probabilmente sarebbe sempre andata così, pensò con un sorriso. Quando fosse stata una signora anziana, con il bastone e gli occhiali, la sorella avrebbe cercato di convincerla a 14


ballare insieme sotto la pioggia. Adele tornò a sorridere e scosse la testa. In quel momento sentì un altro tonfo, come se un mostro si stesse agitando sotto il suo letto. Il cuore le balzò nel petto, ma poi respinse l'ondata di panico che minacciava di invaderla; in fondo aveva smesso da anni di credere ai mostri nascosti sotto il letto. Spinse comunque da parte le coperte per controllare. Aveva appena posato i piedi sul pavimento quando una scura figura maschile si drizzò davanti a lei. Adele la fissò atterrita. Fece per gridare, ma prima di averne la possibilità uno straccio imbevuto di una sostanza dall'odore pungente le coprì la bocca. Sempre più terrorizzata, si divincolò e cercò di urlare, ma la voce non le usciva. Si sentiva debole e le girava la testa. Perse ogni sensazione, smise di lottare e non ricordò più niente.

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Pagina

Romanzo

PARTE I

L'avventura



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Da qualche parte nell'Inghilterra del nord Erano passati tre lunghi giorni e ora stava cominciando a piovere. Adele si alzò dal rozzo lenzuolo cucito a un'estremità e riempito di fieno che le faceva da letto, e camminò sullo scricchiolante pavimento di assi fino alla finestra. Al di fuori si stendevano all'infinito colline di erba e roccia sotto un cielo grigio e tempestoso. Un violento scroscio di pioggia colpì il vetro. Dovunque fosse, quella parte del mondo era solitaria e desolata. Non aveva visto nessuno in giro, neanche una pecora o una capra. Non c'erano alberi e il vento soffiava incessante, scuotendo il cottage di pietra, che si trovava in cima a una collina, facendo tremare le finestre e producendo fischi sinistri lungo la canna del camino. La porta che dava sulla stalla sbatteva di continuo. Unito all'odore di chiuso e umidità che regnava nella stanza, tutto questo era sufficiente per fare impazzire chiunque. Adele strinse la mano a pugno. Era stata trascinata 19


in acque infide e pericolose e rivoleva indietro la vita tranquilla a cui era abituata. Ammesso di avere ancora una vita. Non era sicura che Harold, o qualunque altro uomo, l'avrebbe voluta, visto che lei non aveva idea di cosa le avesse fatto il suo rapitore. Sapeva solo che l'aveva spogliata, dato che quando si era risvegliata indossava un abito consunto cucito in casa. Portava anche la sottoveste, la camiciola e le calze color avorio, ma niente busto, né scarpe. Ignorava dove fosse finita la camicia da notte, e anche il motivo per cui il misterioso rapitore l'avesse cambiata d'abito. Sperava che lo avesse fatto per dare meno nell'occhio mentre la portava là. Adele fece un respiro profondo, decisa a mantenere la calma. Non poteva lasciarsi prendere dal panico e perdere il controllo; non sarebbe servito a niente. Negli ultimi giorni aveva tentato in tutti i modi di fuggire di là: aveva preso a pugni la porta, chiesto aiuto a gran voce e usato tutte le sue forze contro la finestra, ma era stato inutile. A quel punto poteva solo attendere che succedesse qualcosa di cui approfittare, o sperare che qualcuno la trovasse. Era sicura che la madre la stesse cercando e che la polizia avesse avviato un'indagine. In quel momento la porta d'ingresso del cottage si aprì e dei passi pesanti risuonarono sul pavimento di pietra al piano di sotto. Adele sentì l'uscio che si richiudeva e il cuore prese a batterle più forte. Forse l'occasione tanto attesa era arrivata. Raggiunse il centro della stanza e rimase immobile, tendendo l'orecchio. Là sotto c'erano varie persone, si sentivano delle voci. 20


Era una novità: fino a quel momento solo il rapitore era venuto a portarle da bere e da mangiare. Cosa stava succedendo? All'improvviso sentì un trambusto, un rumore frenetico di passi e lo schianto di un mobile che cadeva. Era arrivato qualcuno a salvarla? Harold? Ma Harold non avrebbe mai affrontato un rapitore da solo. O forse sì? Magari era suo padre. Ma no, era rimasto a casa in America e sarebbe arrivato giusto in tempo per le nozze. Forse era un agente, o un vicino che aveva scoperto il rapimento ed era giunto a liberarla. Passi pesanti rimbombarono su per le scale e si fermarono davanti alla porta. Adele si immobilizzò per la paura. E ora cosa sarebbe successo? Qualcuno era venuto per farle del male, per violentarla e ucciderla? Si guardò intorno in cerca di un'arma, ma non trovò nient'altro che una sedia. La sollevò; era pesante, ma se avesse proprio dovuto farlo l'avrebbe lanciata contro il suo assalitore. La serratura scattò e la porta si aprì. Entrarono due uomini: uno teneva una pistola puntata alla testa dell'altro ed emanava una rabbia controllata a fatica. Era alto e imponente e indossava un pesante pastrano, nero come i capelli. Adele provò una paura istintiva. Era il suo rapitore? Non lo aveva mai potuto osservare in viso, era sempre rimasto celato alla vista. «Come vi chiamate?» abbaiò. «Adele Wilson.» Non le venne in mente di chiedere per quale motivo volesse saperlo, o di fargli altre domande. Riuscì solo a rispondere senza esitazioni al suo tono imperioso. 21


In quel momento l'uomo tenuto in ostaggio, un tipo basso e robusto, con i denti marci e i capelli radi, si girò di scatto e si impossessò della pistola, poi si slanciò in avanti e afferrò Adele per la vita, e infine le premette la fredda canna metallica contro la tempia. «E ora il riscatto!» La sua voce malferma rivelava una disperazione che non riusciva a nascondere. Lei lasciò andare atterrita la sedia. Guardò per la prima volta l'altro uomo, quello alto, scuro e selvaggio, e capì che era venuto a salvarla. Questi sollevò le mani davanti a sé, in un gesto che ordinava a lei e al rapitore di restare calmi. Il suo sguardo minaccioso comunicava un messaggio chiaro: non avevano altra scelta, se non obbedire. Doveva avere poco meno di trent'anni. Gli occhi scuri e intensi e i capelli neri scompigliati dal vento gli conferivano un'aria diabolica e selvaggia. Virile, rude, feroce e imperioso, faceva pensare alle colline rocciose che circondavano la casa. A giudicare dall'aspetto, aveva viaggiato per tre giorni di fila, senza fermarsi a radersi, fare il bagno o dormire, e tutto per raggiungere quella casa sperduta. Per ritrovare lei. Chi era? Quali erano le sue intenzioni? Adele tremava per la paura e l'incertezza. «Se le fai del male sei un uomo morto» dichiarò lui avanzando lentamente. Il tono e l'accento da gentiluomo la sorpresero: non assomigliava affatto al tipico, compito inglese che si era immaginata a New York. Quell'uomo emanava una pura, scatenata aggressività. «Oppure puoi prendere i soldi e scappare» continuò. «Raccomando la seconda possibilità.» 22


Adele sentì la presa che le serrava la vita farsi più forte e trasse un respiro tremulo. «Non mi permetterete di andarmene» obiettò il rapitore con voce malferma. Il suo salvatore si spostò, lasciandogli via libera in direzione della porta. «Ti lascerò andare quando tu mollerai la donna. Se non lo farai, ti garantisco che perderò la pazienza.» L'altro trasse un respiro profondo; nonostante fosse armato, era chiaramente atterrito. Premette più forte la pistola contro la sua testa. «Non vi credo.» Una paura raggelante le serrò il cuore. Quell'uomo non si sarebbe limitato ad andarsene, lasciandoli là. Perché avrebbe dovuto correre il rischio di farsi inseguire, quando poteva ucciderli e scappare? Lo sguardo cupo e calcolatore dell'alto gentiluomo le fece capire che stava pensando la stessa cosa. Prima che questi potesse formulare un piano d'azione e metterlo in pratica, l'istinto di autoconservazione di Adele prevalse; non poteva lasciare che quel delinquente le sparasse senza reagire. Doveva fare qualcosa. Si piegò verso terra e affondò i denti nella coscia del suo rapitore, che urlò di dolore. Allora il gentiluomo si slanciò in avanti gridando e lo trascinò con sé. Finirono entrambi contro il muro e presero a lottare con ferocia per il possesso della pistola, mentre lei strisciava all'indietro sul pavimento. Per un attimo pensò di fuggire, ma poi un istinto combattivo che non sapeva di possedere prese il sopravvento sulla paura. Si lanciò su di loro e balzò sulla schiena dell'uomo più basso. Stringendo la pistola, questi si girò e la schiacciò 23


contro il muro. Senza fiato, lei cadde a terra sulle ginocchia e l'altro le puntò l'arma al cuore. Adele fissò la canna, sollevò le mani per fermare la pallottola, pur sapendo che era un gesto futile, e voltò il viso per non guardare. La pioggia martellava sul tetto e il vento scuoteva le travi. «Maledetto!» Il suo salvatore si gettò sull'uomo mentre questi sparava. Il rumore fu assordante e il dolore terribile. Adele si accasciò sul pavimento stringendo la coscia ferita. I due uomini rotolarono avvinghiati fino a quando quello più alto riuscì ad afferrare la pistola e a sbatterla contro la testa dell'avversario. Questi si immobilizzò proprio mentre il tuono rombava in lontananza. Adele strinse la gamba dolorante e li fissò stordita. Il suo salvatore sollevò lo sguardo. «Siete ferita.» «Sì» ammise con voce stridula. L'uomo strisciò verso di lei e senza la minima esitazione le sollevò il vestito per scoprirle la gamba. Adele cercò di nascondere un ridicolo pudore: era stata ferita e lui aveva bisogno di vedere come stava. Abbassò lo sguardo: la calza color avorio era intrisa di sangue appena sopra il ginocchio, all'interno della coscia, e tutta la zona bruciava come se qualcuno l'avesse marchiata a fuoco. Strinse i denti contro il dolore lancinante e guardò il viso del suo salvatore mentre le esaminava la gamba. Era davvero formidabile, il tipo di volto che attirava l'attenzione e non la lasciava più andare. Lui le avvolse con gentilezza il polpaccio nella grande mano e lo sollevò per osservarla da vicino, dischiudendole le gambe. Adele si irrigidì e dovette lot24


tare contro l'impulso di chiuderle. Quella situazione stava diventando fin troppo intima. «Devo togliervi la calza per esaminare la ferita» le spiegò. «Mi date il permesso?» «Naturalmente» rispose lei d'istinto, prima di essere nuovamente assalita dal pudore. Dopotutto lui era un bell'uomo, che le incuteva paura e che stava per toglierle una calza. Poi scacciò quello stupido pensiero: non era il momento di preoccuparsi del decoro. Nel frattempo i suoi sensi parevano percorsi da scariche di fulmini. Chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi sul compito di combattere il dolore. Le mani dell'uomo le abbassarono gentili la calza fino alla caviglia, senza quasi toccarle la pelle. I suoi movimenti erano rapidi e lievi, come se stesse maneggiando qualcosa di molto prezioso. Adele trattenne il respiro per tutto il tempo. «Deve farvi male» osservò lui. In effetti la gamba pareva vibrare e il dolore si irradiava fino alle spalle. Adele aprì gli occhi e tornò a osservare il suo viso, mentre esaminava la ferita con la fronte corrugata, per poi palpare la coscia nuda tutt'intorno. Avrebbe voluto gridare per il dolore e il turbamento, ma riuscì a resistere. Lui si chinò. Il viso di un uomo non era mai stato così vicino all'interno della sua coscia, per giunta tutta nuda. Adele sentiva il suo respiro caldo sulla pelle. Uno stormo di creature alate prese il volo nello stomaco e le fece battere forte il cuore. «Grazie a Dio è solo una ferita di striscio, ma continua a sanguinare» mormorò lui appoggiandosi sui 25


talloni. «Ora la benderò. Ve la caverete» le assicurò. Poi si alzò e si guardò intorno nella stanza. Torreggiava su di lei così alto e serio che Adele dovette respingere un senso di imbarazzo e timore tanto intenso da toglierle quasi la parola. Non aveva mai permesso a un uomo che non fosse un dottore di toccarla in modo così intimo. «Posso chiedervi chi siete? Come avete fatto a trovarmi?» Lui considerò le domande per un momento, poi si accucciò per trovarsi al suo stesso livello. «Scusatemi, Miss Wilson. Avrei dovuto presentarmi.» All'improvviso si era trasformato in un gentiluomo beneducato, o almeno lo erano le sue parole. L'aspetto era tutta un'altra storia: aveva la barba lunga e appariva rude e scarmigliato, e il pastrano di lana nera era polveroso e rovinato, come se fosse rotolato giù da una collina tenendolo indosso. C'era in lui un'intensità che le toglieva il fiato e le suscitava ondate di panico. Adele non riusciva a rilassarsi, soprattutto quando incontrava il suo sguardo scuro e lucente. «Sono Damien Renshaw, Barone di Alcester. Harold è mio cugino» si presentò. Il cugino di Harold! Sophia lo aveva conosciuto e sosteneva che fosse l'esatto contrario del suo promesso sposo: sperperava il denaro in modo irresponsabile ed era figlio di una scandalosa adultera. Si diceva che seguisse le orme materne e conducesse una vita sfrenata, con una sfilza di amanti dalla dubbia reputazione. Quella del momento era un'attrice bella e famosa. «L'aiutante di bordo della nave ha informato Harold del vostro rapimento, visto che c'era una richiesta di riscatto indirizzata a lui» spiegò Lord Alcester. «Mio 26


Un barone per l'ereditiera JULIANNE MACLEAN INGHILTERRA, 1884 - L'americana Adele viene salvata dal misterioso Barone di Alcester. Damien rappresenta tutto ciò che lei rifugge, eppure fa vibrare corde sconosciute nel suo cuore.

La solitudine del visconte ELIZABETH BOYLE LONDRA, 1811 - Il Visconte Wakefield torna in patria ferito nell'animo e nel corpo. Finché Louisa lo travolge con la propria esuberanza, riportando nel suo mondo la luce... e forse l'amore.

I segreti di Wiscombe Chase CHRISTINE MERRILL INGHILTERRA, 1815 - Dopo tanti anni di guerra, Gerald Wiscombe trova la propria casa trasformata in bisca, un figlio e una bellissima truffatrice come moglie. Ma non tutto è come sembra...

Un bacio per scommessa ELISABETH HOBBES INGHILTERRA, XIII SEC. - Quando la giovanissima vedova Lady Eleanor conosce William Rudhale, le sue convinzioni sui vantaggi della libertà vacillano. Lui è innamorato... o è solo una scommessa?


Un amore in sospeso ANNE HERRIES LONDRA, 1818 - Harry Brockley ha rinunciato al matrimonio quando si è innamorato di Samantha, moglie del suo colonnello. Anni dopo, chiede aiuto proprio a Sam e...

La sposa sbagliata GAYLE CALLEN INGHILTERRA - SCOZIA, 1727 - Riona viene rapita nel cuore della notte da Hugh McCallum, convinto che sia la sua promessa sposa. Ma la giovane è la Catriona Duff sbagliata.

Il nemico scozzese NICOLE LOCKE SCOZIA, 1296 - Costretta a partire con il nemico Caird alla ricerca della verità, Mairead affronta un viaggio pieno di pericoli e insidie per la sua vita, ma soprattutto per il suo cuore...

Passione, scandali e segreti CAROLINE LINDEN LONDRA, 1822 - Penelope considera il Visconte Atherton un rampollo viziato. Quando si ritrova in una situazione scandalosa, è però lui a correre in suo aiuto offrendosi di sposarla. Dall'1 settembre


I romanzi storici più piccanti, le autrici più amate. Impossibile resistere.

Inghilterra, 1819. Figlio illegittimo del defunto Duca di Aylesbury, Gareth Ftzallen è famoso per tre motivi: bellezza, fascino e talento nelle arti amatorie. Eva Russell riuscirà a resistere alla tentazione? Primo romanzo della serie WICKED TRILOGY.

Grecia, 1837. Arrivando a Kardamyli, un minuscolo villaggio della Grecia, Brennan Carr sperava di trovare un po’ di tranquillità. Invece deve fare i conti con una focosa amante decisa a condurlo all’altare. La soluzione è Patra Tsipras, anche lei in fuga da innumerevoli pretendenti… Quarto appuntamento con la serie RAKES ON TOUR.

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AUTRICE N.1 NELLA NEW YORK TIMES BESTSELLERS LIST,

NORA ROBERTS È TORNATA!

Due uomini forti e determinati a raggiungere ciò che vogliono, soprattutto se si tratta delle donne che cercano da sempre.

“L’autrice più amata d’America.” The New Yorker

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