Un cavaliere per anne

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GAYLE CALLEN

Un cavaliere per Anne


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: One Knight Only Avon Books An imprint of HarperCollins Publishers © 2007 Gayle Kloecker Callen Traduzione di Anna Polo Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con HarperCollins Publishers, LLC, New York, U.S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2018 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici febbraio 2018 Questo volume è stato stampato nel gennaio 2018 da CPI, Barcelona I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 1100 dello 02/02/2018 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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Yorkshire, 1486 L'ultima volta che la domestica Anne Kendall si era finta una nobildonna, era rimasta prigioniera in una camera in cima a una torre, portando avanti una finzione per una persona sola. Ora cavalcava a testa alta tra i padiglioni colorati montati in un parco erboso vicino a York in occasione di un torneo, indossava vestiti eleganti e mostrava la sicurezza di una donna ricca e potente. Anne impersonava Lady Rosamond Wolsingham, figlia di un duca e vedova di un conte, una donna che conosceva molti segreti pericolosi. Per tenerli nascosti uomini disperati erano perfino disposti a uccidere. La sua era una missione rischiosa, ma aveva intorno a sĂŠ una piccola scorta di soldati e la domestica di Lady Rosamond l'aiutava nella finzione. Il suo seguito la circondava mentre si muoveva nella folla di cavalieri e scudieri, signori e servi, diretta verso le mura della cittĂ e la locanda che li attendeva. Anne si era allenata a imitare Lady Rosamond passando una settimana con lei, per poi visitare il primo castello che compariva nella sua lista di possibili, futuri mariti. Quel viaggio si sarebbe concluso a Londra ed 5


era stato pensato per mantenere l'attenzione concentrata su Anne e non sul percorso segreto seguito da Lady Rosamond. Il torneo era un evento inaspettato. Potevano esserci persone che conoscevano la contessa e si sarebbero subito rese conto dello scambio di persona, così Anne si era inchinata ai desideri dei suoi soldati e portava un velo fissato al copricapo, che le oscurava il viso. Non intendeva correre rischi fermandosi a guardare il torneo, ma mentre oltrepassavano un campo circondato da una folla entusiasta vide due combattenti che si affrontavano roteando la spada. Lo scontro era intenso, come se si trattasse di una vera battaglia e uno dei due contendenti aveva perso l'elmo per un colpo. Si limitò a scuotere i capelli castani dai riflessi ramati al sole del tramonto, scoppiò a ridere e continuò a combattere a testa nuda. Era brillante e impetuoso e non si curava della propria sicurezza. Anne lo riconobbe con un brivido: Sir Philip Clifford. Ecco un uomo che poteva identificarla e magari tradirla senza volerlo chiamandola per nome. Girò la testa e spronò il cavallo, ma dentro di lei si risvegliò qualcosa di ardente. Anne maledisse in silenzio la propria debolezza quando si trattava di Philip. Non poteva lasciarsi distrarre, soprattutto dai ricordi e dalla rabbia che questi provocavano. La taverna al pianterreno della locanda traboccava di uomini e donne che bevevano, ridevano e acclamavano e Philip Clifford era deciso a godersi a fondo la situazione. Quel giorno aveva battuto ogni cavaliere nei combattimenti con la spada e ora usava parte delle vincite per festeggiare. La notorietà lo colmava di soddisfazione; se avesse continuato a vincere, prima o poi avrebbe attirato l'attenzione di Re Enrico. Voleva diventare uno dei suoi uomini, magari il suo campione, vivere a corte e fare un buon matrimonio. Il sovrano 6


era salito al potere solo l'anno prima, sconfiggendo in battaglia Re Riccardo III e aveva bisogno di circondarsi di uomini fidati. Philip poteva essere uno di loro. Compiacere un monarca non era sempre stato il suo obiettivo, pensò Philip sorseggiando il suo boccale di birra e dando una tiratina alla gonna di una serva bionda che passava. Lei scoppiò a ridere e gli strizzò l'occhio. Si era attenuto a lungo a un rigido codice morale, puntando a diventare degno di far parte dell'Ordine della Spada, il misterioso gruppo che entrava in azione per riparare a torti e ingiustizie. Philip era cresciuto ascoltando la madre che decantava le sue imprese. Ora però aveva rinunciato a quel progetto. Dopo tutto ciò che aveva fatto al servizio del suo amico John Russell, sposato da poco e ora Conte di Alderley, Philip non era stato invitato a entrare nell'Ordine, a differenza di John. Così si era messo in viaggio per l'Inghilterra, deciso ad approfittare di ogni occasione per mettere in mostra il suo talento, conquistare premi e farsi notare dal re. A volte si sentiva solo. Aveva sempre fatto parte di una compagnia, prima come soldato e poi come cavaliere, ma ora non doveva fedeltà a nessuno. Spesso una serva graziosa aveva allietato le sue notti, eppure anche questo cominciava a stancarlo. Philip voleva che la sua vita avesse un significato. Così quando la ragazza bionda gli ripassò vicino e gli posò una mano sulla spalla, lui si limitò a sorriderle. Diverse donne lo sfiorarono con intenzione, perfino la moglie di un mercante e lui finse scherzoso di afferrarle, per poi mandarle via ridendo. Quando successe di nuovo cinse la vita della donna e l'attirò in grembo. Risuonò un boato di approvazione e Philip si sporse in avanti per sorridere alla sua prigioniera, ma poi scoprì sorpreso che un velo le celava la parte inferiore del viso. I capelli scuri erano raccolti sotto un piccolo copricapo, sotto il quale splendevano due grandi occhi neri. 7


Philip si irrigidì in una morsa di riconoscimento e desiderio. Anne Kendall. Non la vedeva da settimane, ma il suo corpo se lo ricordava bene. Quando l'aveva conosciuta lei fingeva di essere Lady Elizabeth Hutton ed era vestita con la stessa eleganza che sfoggiava adesso. L'abito di seta gli scorreva come acqua sulle gambe e il suo braccio la stringeva come se fosse un'amante. Anne era delicata e forte allo stesso tempo: in fondo era riuscita a ingannare un visconte per giorni, impedendogli di sposare la sua signora. Peccato che fosse soltanto una serva. Prima che potesse formulare una domanda lei gli posò un dito sulle labbra e gli rivolse un sorriso sfrontato. «Ebbene, signor cavaliere, state cercando di infilarvi nel mio letto?» Lui inarcò le sopracciglia sorpreso, ma non poté rispondere perché un uomo gliela strappò dal grembo e gli puntò un pugnale alla gola. Senza smettere di sorridere, Philip sollevò le mani vuote. «Non ho nulla contro di te, amico.» «Tieni le mani a posto» ringhiò l'altro. Era di mezza età, ma la figura robusta faceva pensare a un uomo abituato alle battaglie. «La mia signora non è per gente come te.» «Forse le piacerebbe scegliere» replicò Philip, suscitando risate di approvazione in tutta la stanza. Lanciò uno sguardo ad Anne, ma lei si limitò a rivolgergli un sorriso audace e a scuotere la testa, mentre due uomini ben armati la conducevano fuori dalla sala comune. Il primo uomo rimase accanto a Philip e si guardò intorno minaccioso, per poi infilare il pugnale nel fodero e uscire a sua volta. I compagni di bevuta di Philip lo guardarono a bocca aperta e lui alzò le sopracciglia. «Non sa cosa si perde, vero?» Poi si costrinse a partecipare agli sghignazzi generali. «Oh, sì che lo sa» intervenne Sir Peter, uno dei suoi 8


avversari al torneo. «È una vedova, Lady Rosamond.» Philip non smise di sorridere e mantenne lo sguardo concentrato sul cavaliere. «Chi era suo marito?» «Il Conte di Wolsingham. È morto giovane, per un tragico incidente, ma nessuno può frenare una donna come lei. È ricca di suo e ho sentito dire che sta viaggiando alla ricerca di un nuovo marito.» Philip lanciò un'occhiata alla porta da cui era scomparsa Anne. In che pasticcio si era cacciata? Nella sua piccola camera Anne trovò Margaret, la domestica personale di Lady Rosamond, intenta a disporre sul letto gli indumenti per la notte. Piccola, lentigginosa e con i capelli castano chiaro, la ragazza sgranò gli occhi alla vista di tutti i soldati che accompagnavano Anne, trasalì e raccolse i vestiti dietro alla schiena. Anne fece per ridacchiare, ma poi tornò seria notando l'espressione corrucciata di Sir Walter, il capitano della sua piccola guardia. Non c'era molto spazio nella stanza, con un letto, un cassettone pieno di lenzuola e coperte e un piccolo camino e lui occupava il resto con la sua presenza imponente. Era un uomo di mezz'età, ma ancora forte, con corti capelli brizzolati e una perenne ombra di barba sul viso. Aveva le spalle larghe da guerriero e Anne si chiedeva spesso che tipo di vita facesse quando non era impegnato in una missione per conto dell'Ordine della Spada. Sir Walter era abituato a comandare, era chiaro. Anne non conosceva i cognomi dei cavalieri che le facevano da scorta. L'Ordine credeva nell'anonimato. «Dovete stare attenta, in un luogo così pubblico» osservò severo. Gli altri due cavalieri, Sir David e Sir Joseph, sedettero sugli sgabelli al lato della porta, incrociarono le braccia sul petto e cercarono di assumere un'espressione altrettanto rigida. 9


«Cosa avrei dovuto fare, Sir Walter?» replicò Anne con calma. «Ho recitato la mia parte. Dovevamo evitare York, lo so, ma la pioggia battente ci ha costretti a fermarci.» «Il torneo...» «Non potevamo prevederlo. Il velo mi nasconde il viso e comunque partiremo domattina.» Per un attimo pensò di accennare a Philip e poi decise di non farlo. Forse non l'aveva riconosciuta, o magari era imbarazzato per il modo in cui l'aveva trattata due mesi prima. Poteva solo sperarlo. Due giovani inservienti portarono la tinozza da bagno e l'acqua calda che aveva ordinato, superando incerti i cavalieri accigliati. Anne regalò a ognuno di loro una moneta e un sorriso e chiese di non tornare fino alla mattina seguente. I cavalieri si alzarono per ritirarsi nelle loro camere, adiacenti alla sua. «Lady Rosamond, sapete come proteggervi?» chiese Sir David. Era biondo e così alto che doveva piegarsi per passare dalle porte. Anne si guardò intorno e trovò quello che faceva al caso suo. «Spingerò quel cassettone contro la porta» promise. «Molto bene.» Sir David sorrideva di rado. Tutti i cavalieri prendevano molto sul serio i loro doveri. Era difficile arrivare a conoscerli, dato che evitavano le conversazioni leggere. L'Ordine della Spada insegnava ai suoi membri a concentrarsi sui compiti da svolgere, restando distaccati: niente cognomi, niente battute, niente atteggiamenti troppo amichevoli e familiari. In quel modo nessuno ci rimetteva. In fondo Anne li capiva. Quella riflessione la indusse a pensare a Philip, che alloggiava da qualche parte nella stessa locanda. L'ultima volta che erano stati insieme si sentiva troppo sola per prendere decisioni sagge. Margaret l'aiutò a slacciarsi il vestito. «Avete biso10


gno di qualcosa d'altro, milady, prima che mi ritiri in camera mia?» Era una ragazza riservata e diligente, consapevole che quella finzione avrebbe aiutato la sua signora, Lady Rosamond. All'inizio aveva esitato a chiamare Anne milady, ma poi aveva a mano a mano ceduto a quella necessità. Anne però capiva che la considerava un'indegna sostituta della sua padrona. In cambio dei suoi servizi, Margaret aveva chiesto una camera tutta per sé. Dopotutto lei e Anne appartenevano alla stessa classe. Visto che avevano bisogno di lei, i membri dell'Ordine della Spada avevano acconsentito a malincuore. «Vai pure a letto, Margaret. Grazie dell'aiuto che mi hai dato oggi» la congedò Anne. Rimasta sola spinse il pesante cassettone contro la porta, arrabbiata con se stessa perché si sentiva combattuta. Non doveva pensare a Philip. Rappresentava un legame con il passato, con il momento in cui si era resa conto che le piaceva sentirsi necessaria. Allora aveva salvato Elizabeth da un matrimonio indesiderato e anche ora aveva una missione su cui concentrarsi. Un tempo aveva pensato che Philip avesse bisogno di lei. Aveva condiviso con lui una passione appena sbocciata, ignorando il buonsenso. Era vulnerabile e ferita dal rifiuto dei suoi genitori, ricordò a se stessa in silenzio. Doveva smetterla di pensarci. La tinozza era capace e profonda e gli inservienti erano stati generosi con la quantità di acqua calda. Si insaponò senza fretta, poi chiuse gli occhi per godersi il calore e la comodità e lasciò vagare i pensieri. All'improvviso le imposte della finestra sbatterono. Anne aprì gli occhi accigliata, giusto in tempo per vedere una di esse che si apriva lentamente. Un attimo dopo un piede apparve sul davanzale. Si mise a sedere di scatto, stringendo la pezzuola al petto. Una cosa del genere le era già successa una vol11


ta, pensò con rabbia improvvisa. Comparve un altro piede, poi una mano si aggrappò al davanzale e un viso la sbirciò dall'alto. La luce della candela era flebile, ma lei sapeva già di chi si trattava. Il suo cuore infido si mise a battere all'impazzata. Philip Clifford. Si mise seduto e infilò dentro la testa. «Posso entrare?» chiese con un gran sorriso. «Ho evitato per un pelo che il contenuto di un vaso da notte mi finisse in testa.» «Avreste potuto bussare alla porta!» sibilò Anne, affondando più che poteva nella vasca. La pezzuola e l'acqua oscuravano i contorni del suo corpo, ma si sentiva comunque vulnerabile. «L'ultima volta non ho bussato» replicò lui. «L'ultima volta ero prigioniera, morivo dalla voglia di un po' di compagnia e non stavo facendo il bagno!» gli ricordò Anne con foga. Lui si lasciò cadere sul pavimento, ma per fortuna non accennò ad avvicinarsi. «È per questo che sono venuto. Non per il bagno, anche se è un'aggiunta interessante.» Abbassò lo sguardo dal suo viso e Anne si chiese cosa riuscisse a vedere. «Siete di nuovo prigioniera, Lady Rosamond?» La voce era carica di sospetto e forse preoccupazione. Non lo conosceva abbastanza bene da individuare la differenza... ma conosceva il sapore dei suoi baci e la magia che il tocco delle sue mani sapeva evocare. Anne fece un respiro profondo per respingere l'ondata di ricordi. «Sono qui di mia volontà.» «Anche l'altra volta, ma eravate comunque prigioniera» ribatté Philip. Anche lui aveva adottato un tono formale. «I soldati mi proteggono, non mi tengono prigioniera. Vi ringrazio della vostra preoccupazione, Sir Philip, ma ora dovreste andarvene.» 12


Lui invece si fece avanti nella luce della candela. I suoi tratti erano angolosi e marcati e il corpo, per quanto muscoloso, era più snello di quello dei suoi avversari più robusti. Quell'apparente debolezza li traeva spesso in inganno. Molti pensavano di poterlo sconfiggere grazie alla stazza imponente, ma Philip era forte e Anne provò un'imbarazzante calore al ricordo dell'impeto con cui se l'era attirata in grembo di fronte a tutta la taverna. Ricordò anche come l'avesse incalzata per giorni al Castello di Alderley dopo la sua liberazione e il gioco pericoloso che lei aveva assecondato. Ora la studiava con attenzione, dal viso alle ginocchia bagnate, l'unica parte del corpo che emergesse dall'acqua insaponata. I suoi occhi erano di un verde intenso che faceva pensare a un prato sotto il cielo estivo. Perché si sentiva così intimidita? Per lui era stata solo un piacevole diversivo, lo sapeva, anche se a un certo punto aveva pensato che volesse un legame più permanente. E ora era nuda. Non ne avrebbe approfittato, vero? Anne ricordava la sua irrequietezza. Elizabeth Hutton, la nobildonna con cui era cresciuta e che aveva servito a lungo, ora sposata con un amico di Philip, le aveva raccontato che non era stato invitato a entrare nell'Ordine della Spada, a differenza di suo marito, Lord Alderley. In apparenza Philip era rimasto un tipo piacevole e divertente, tuttavia Anne aveva percepito un cambiamento in lui, come se quel rifiuto lo avesse in qualche modo trasformato. Cos'avrebbe fatto, se avesse scoperto che le avevano chiesto di lavorare per l'Ordine? Non ne faceva ancora parte, ma progettava di entrarvi alla fine di quell'avventura. Li avrebbe convinti di poter diventare il primo membro femminile dell'Ordine della Spada. Non poteva raccontare niente a Philip, però. Aveva 13


giurato di mantenere il segreto sulla sua missione e su Lady Rosamond. All'improvviso lui si sporse sulla vasca, appoggiando le mani sul bordo mentre la guardava. Con sua grande frustrazione, Anne si sentì invadere da una calda consapevolezza. Philip aveva visto una parte ben maggiore del suo corpo, le aveva dato baci intimi che perfino adesso la facevano fremere al solo ricordo. Si costrinse a ignorare quelle sensazioni. Non poteva sprofondare oltre, così ricambiò fredda il suo sguardo. «Perché non ve ne andate?» gli ordinò secca. «Non posso lasciarvi qui, a fingervi qualcun'altra, lo sapete.» «Io non...» «Non prendetevi gioco della mia intelligenza, contessa. È questo che fingete di essere.» Indicò il vestito appeso a un gancio fissato alla parete. «Questi abiti eleganti non sono vostri.» Anne strinse le labbra e socchiuse gli occhi. Cos'avrebbe fatto se non gli avesse raccontato la verità? Avrebbe potuto rovinare senza volerlo le cose per lei e per Lady Rosamond? Se le persone sbagliate avessero scoperto la finzione, la contessa si sarebbe trovata in grave pericolo. Forse Philip avrebbe accettato parte della verità. Cercò nel suo sguardo in un tentativo di sincerità. L'acqua stava diventando fredda. Era difficile mantenere la compostezza cercando allo stesso tempo di soffocare i brividi e di non lasciarsi turbare dallo sguardo di un uomo che sapeva usarlo come un'arma sensuale. «Ah, sì, i vestiti. Appartengono a un'altra donna: Lady Rosamond Wolsingham.» «Così mi hanno detto.» «Alla taverna sanno chi sono?» chiese attonita e sempre più preoccupata. «Nessuno avrebbe dovuto conoscere quell'identità.» 14


Philip socchiuse gli occhi. «Avete scelto York di proposito?» «No, io...» cominciò Anne. Poi si interruppe. «John... Lord Alderley... sa che siete qui?» Anne esitò, poi si rese conto che si stava tradendo e rabbrividì. Philip se ne accorse e si fece ancora più vicino. «Vi lascerò uscire dalla vasca se mi racconterete tutto» sussurrò. «Mi state sfidando ad alzarmi?» replicò lei. Posò le mani sul bordo della tinozza, come se stesse per mettersi in piedi. Era una mossa rischiosa, ma in fondo non aveva niente da perdere – né dote, né futuro. Poteva contare solo su quello che avrebbe ricavato da quella finzione. Philip si raddrizzò e lei cercò di convincersi che ciò che provava era solo sollievo. «Vi prenderete un malanno, restando in quell'acqua fredda» l'ammonì. «E di chi sarebbe la colpa?» replicò Anne. «Ho la vostra parola che mi direte la verità?» «Sì.» Almeno in parte, aggiunse dentro di sé.

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La fine del XV secolo è stata un'epoca agitata, con molti diversi re che salivano al potere uno dopo l'altro. Ho svolto ricerche approfondite per questo libro, ossia la cosa che più amo del lavoro di scrittrice. Spero che mi perdonerete le poche libertà che mi sono presa. Non sono riuscita a trovare il nome del ciambellano di Re Enrico e così mi sono inventata Sir Edward Colet. Non ho neanche trovato prove dell'esistenza di un tunnel sotterraneo sotto il Palazzo di Westminster, ma me ne serviva uno perché i miei personaggi potessero muoversi in segreto. Sapevo che a Roma c'era un tunnel del genere fin dal II secolo, dunque perché non poteva esistere anche a Londra? Grazie ancora per la vostra comprensione e spero che le avventure di Anne e Philip vi siano piaciute. Molto presto uscirà la storia di Lord Bannaster e del suo incontro con la prima donna membro dell'Ordine della Spada.

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Un cavaliere per Anne GAYLE CALLEN

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