MADELINE HUNTER
Un corteggiamento pericoloso
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Most Dangerous Duke in London Kensington Publishing Corp. and Donzelli Fietta Agency srls © 2017 Madeline Hunter Traduzione di Elena Vezzalini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2018 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Storici Seduction febbraio 2018 Questo volume è stato stampato nel gennaio 2018 da CPI, Barcelona I GRANDI STORICI SEDUCTION ISSN 2240 - 1644 Periodico mensile n. 74 del 21/02/2018 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 556 del 18/11/2011 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
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Warwickshire, Inghilterra Aprile 1822 La Contessa Madre di Marwood, se lo voleva, poteva essere un'acerrima nemica. A causa del suo aspetto nessuno osava prenderla alla leggera, fornendole una scusa per infierire all'unico scopo di divertirsi. Adam Penrose, Duca di Stratton, lo capÏ appena la vide. Era stata lei a invitarlo nella residenza di campagna del nipote. Proviamo a seppellire i vecchi rancori, gli aveva scritto, e dimentichiamo quello che è accaduto tra le nostre famiglie. Adam aveva accettato l'invito, curioso di scoprire come sperasse di riuscirci. Gli bastò guardarla per capire che, qualunque piano avesse ideato, non avrebbe favorito lui. La contessa lo fece attendere mezz'ora prima di presentarsi. E finalmente entrò nel salotto con un incedere regale, a testa alta e con il prosperoso petto in fuori, come la polena di una nave. La morte del figlio la costringeva a vestire di nero, tuttavia l'abito di seta che indossava doveva essere costato centinaia di sterline. La sua acconciatura, una massa di riccioli 5
grigi, suggeriva che rimpiangesse anche la scomparsa delle parrucche. Gli occhi azzurri, grandi e profondi, esaminarono l'ospite con aria critica, mentre un sorriso falso accentuò le rughe del viso allungato. Adam accennò un inchino, che la contessa ricambiò con un cenno del capo. «Dunque siete ritornato.» Dopo quell'ovvietà, si sedettero su due sedie robuste. «Era ora.» «Si potrebbe dire che lo fosse due anni fa, o tre, o anche di più.» «Qualcuno potrebbe dirlo, non io.» Quando la contessa ridacchiò le si increspò tutto il viso, non solo le labbra. «Siete rimasto in Francia a lungo, sembrate un francese.» «Lo sono almeno in parte visto che lo è mia madre.» «Come sta?» «È felice a Parigi. Ha molti amici.» La contessa inarcò appena le sopracciglia, con aria divertita e sarcastica insieme. «Immagino. Mi stupisco che non vi abbia fatto sposare una francese.» «Penso che una moglie inglese sia più adatta a me. Non lo credete anche voi?» «In effetti sì. Sarebbe di grande aiuto.» Adam non intendeva parlare di sua madre né delle ragioni per cui un buon matrimonio sarebbe stato utile. «Nella vostra lettera avete accennato al passato. Vorreste spiegarmi cosa intendevate?» Con aria confusa la contessa aprì le mani, i palmi rivolti verso l'alto. «L'animosità tra le nostre famiglie risale a tanto tempo fa, è difficile ricordare come sia iniziata. È così inutile e inopportuna. Dopotutto siamo nobili. Se lo deci6
dessimo, potremmo essere superiori e dimenticare.» Non potendo restare seduto ad ascoltare quel commento superficiale sulla vicenda, Adam si alzò e si avvicinò alle alte finestre che affacciavano su un magnifico giardino. La casa era stata costruita in una valle, sullo sfondo si stagliavano le colline poco distanti. «Come pensate di procedere?» domandò, cercando di scacciare l'amarezza. La contessa madre conosceva benissimo le ragioni della recente animosità, e probabilmente anche quelle della storia più antica. Tuttavia, se l'avesse ammesso, la sua offerta di pace sarebbe apparsa bizzarra. Abbiamo rubato la vostra proprietà, criticato violentemente vostra madre e spinto vostro padre al suicidio, però dovreste dimenticare tutto. Quando Adam si girò, si accorse che la padrona di casa lo stava guardando. Sembrava perplessa, come se lui avesse reagito in modo inaspettato inducendola a chiedersi se le avesse imposto il proprio punto di vista senza che lei se ne accorgesse. Adam inarcò le sopracciglia per incoraggiarla a parlare. «Propongo di risolvere la questione col metodo antico, che è sempre stato usato dalle dinastie politiche. Credo che le nostre famiglie dovrebbero riconciliarsi con un matrimonio.» Adam riuscì a malapena a nascondere il proprio stupore. Era l'ultima delle soluzioni che si sarebbe aspettato. La contessa non aveva proposto una tregua, bensì un'alleanza ottenuta con il più forte dei legami. Un'alleanza che gli avrebbe impedito di cercare la verità sul ruolo della famiglia Marwood nella morte di suo padre, o di vendicarsi se i suoi sospetti sul defunto conte erano fondati. «Poiché non ho una sorella da fare sposare a vostro nipo7
te, immagino che abbiate puntato le vostre mire su di me.» «Mio nipote ha una sorella che andrebbe benissimo per voi. Emilia è la donna che ogni uomo desidera, e sarebbe una duchessa perfetta.» «Sembrate molto sicura di ciò che dite, eppure non avete idea di cosa questo uomo desideri.» «Ne siete certo? Credete forse che abbia vissuto così a lungo senza avere imparato niente? Bellezza, grazia, obbedienza e nobile lignaggio. Queste sono le qualità in cima alla vostra lista, come in quella di qualsiasi uomo.» Per un istante Adam fu tentato di aggiungerne altre, che l'avrebbero scandalizzata, ma rinunciò perché aveva imparato a non rivelare al nemico i propri pensieri. «Sono qualità che posso trovare in molte fanciulle. Vogliamo essere onesti? Quali vantaggi mi porterebbe un'unione del genere?» «Una domanda impertinente, ma giusta. Saremmo alleati e non più nemici, perciò ne beneficeremmo entrambi.» «Suvvia, contessa, sapete bene che non è vero. Sono stato invitato a negoziare la pace, quando a mio padre non è mai stato chiesto. Sarei uno sciocco se non mi chiedessi perché pensate che dovrei accettare. Considerando le voci sul mio comportamento in Francia, immagino siate convinta di proteggere vostro nipote, ma non vedo che vantaggi ne trarrei io.» La donna socchiuse gli occhi, il suo viso rugoso sembrava scolpito nella pietra. Non sembrava per nulla spaventata. Adam l'ammirò anche se, a ben pensarci, lei non si riteneva in pericolo. La contessa si alzò in piedi. «Usciamo sulla terrazza, voglio mostrarvi mia nipote. Quando l'avrete vista, capirete qual è il vostro vantaggio.» 8
Adam la seguì. Nella fresca aria di aprile il giardino si stendeva davanti ai loro occhi come un arazzo marrone e rosso, disseminato di foglie appena spuntate e fiori gialli, rosa e color porpora. Dovevano essere bulbi, che non erano ancora fioriti quando lui aveva lasciato Parigi. A una trentina di piedi, seduta su una panchina di pietra fra la vegetazione rigogliosa, c'era una fanciulla dall'apparente età di sedici anni che teneva sollevato un libro in modo da non dover piegare il capo. La contessa doveva averla esentata dal lutto, perché indossava un abito azzurro. I capelli biondi che scintillavano al sole, la carnagione chiara e il viso grazioso avrebbero attirato l'attenzione di qualsiasi uomo. Se si aggiungeva il suo nobile lignaggio, era quasi perfetta. In piedi accanto a Adam, la contessa aveva un'espressione di grande sicurezza dipinta sul viso. Anche se non si fidava, lui l'ammirava per come conduceva il gioco. E dovette ammettere che l'offerta aveva dei vantaggi, non solo per la bellezza della ragazza. Dopo che il nome di suo padre e l'onore della famiglia erano stati infangati, il matrimonio l'avrebbe aiutato a liberarsi per sempre da quella maledizione. Anche se avrebbe dovuto dimenticare le ragioni che l'avevano allontanato dall'Inghilterra, e il motivo per cui era ritornato. Motivo che doveva avere spinto la contessa a invitarlo nella sua casa. «Emilia è la ragazza più dolce che io conosca. Ha un buon carattere, ed è anche parecchio intelligente» dichiarò la contessa. La dolce Emilia fingeva di non vederli, come fingeva di leggere, ed era seduta in modo che lui potesse vedere il viso e il corpo. Non era avvolta in un mantello, non portava 9
un cappellino per proteggere la pelle chiara. Adam si chiese da quanto tempo fosse seduta lì, in attesa che arrivasse il futuro sposo a esaminarla. Non avrebbe saputo dire perché non lo attirava. Forse, malgrado fosse bella e intelligente, era troppo giovane per lui e, a giudicare da come obbediva alle istruzioni della nonna, non aveva uno spirito combattivo. In quel momento la portafinestra si aprì, e il conte uscì sulla terrazza. Alto e biondo, non aveva ancora perso del tutto la magrezza dell'adolescenza. Quando passò accanto alla nonna la fulminò con lo sguardo. Lei rispose accigliandosi; a quanto pareva, l'arrivo del nipote non rientrava nel suo piano. Il giovane si avvicinò a Adam come se volesse salutare un amico, tuttavia il benvenuto affrettato e il velo di sudore sulla fronte raccontavano un'altra storia. Theobald, Conte di Marwood, temeva il suo ospite. Molti uomini avevano avuto la stessa reazione da quando Adam era arrivato in Inghilterra due settimane prima. La sua reputazione l'aveva preceduto, ed evidentemente la società si aspettava che lui lanciasse sfide a destra e a manca alla minima provocazione. Adam non aveva fatto nulla per smentire la loro convinzione. Sia perché avrebbe potuto lanciare qualche sfida – a seconda di cosa avrebbe scoperto sugli avvenimenti di cinque anni prima – sia perché c'erano uomini, come Marwood, che quando erano intimoriti diventano più docili. «Vedo che mia nonna vi ha già esposto la sua idea del matrimonio» dichiarò Marwood con calma. Guardò giù in basso verso la sorella, ancora in posa nel giardino. I due si assomigliavano molto; erano entrambi biondi, di carnagione chiara, belli e giovani. 10
Il conte non doveva avere più di ventuno anni. Adam si chiese se fosse al corrente delle voci che avevano portato il proprio padre alla tomba. La paura che mostrava suggeriva che così fosse, e che i suoi sospetti su quei nemici di un tempo fossero fondati. «Vi attira?» domandò Marwood. La contessa si avvicinò. «Perdonate mio nipote. È ancora giovane, e pensa che l'impazienza sia una virtù maschile.» Marwood alzò gli occhi al cielo, come per invocare un po' di pazienza. «A questo punto saprà se l'idea gli interessa, oppure no.» «In linea generale sì» rispose Adam. Non era una menzogna. Stava ancora valutando le conseguenze del piano della contessa. E l'offerta di mettere una pietra sul passato lo tentava più di quanto si sarebbe aspettato. Il giovane conte lanciò un'occhiata piena di ottimismo alla nonna, che sembrava più prudente. Quando Adam posò lo sguardo sulla fanciulla, la contessa indietreggiò mentre il nipote si avvicinò timidamente. Sembrava ansioso di concludere le trattative, e decantò il fascino della sorella. Con la coda dell'occhio, Adam vide che la contessa scuoteva la testa per la mancanza di tatto del nipote. In quel momento la sua attenzione fu catturata da un movimento sulla collina oltre il giardino. Un lampo nero sfrecciò sul crinale, saltò il tronco di un albero caduto e si fermò di colpo. Una donna vestita di nero, in sella a un cavallo nero, guardò verso la casa. «Chi è?» domandò Adam. Marwood socchiuse gli occhi fingendo di non capire di chi si trattasse, poi lo guardò e cambiò idea. «È la mia sorellastra, Clara, la figlia della prima moglie di mio padre.» 11
Il punto nero di nome Clara riusciva a comunicare una certa altezzosità anche da quella distanza. Dopo avere fatto avanzare il cavallo sul crinale tornò indietro, guardandoli come se assistesse a uno spettacolo organizzato per intrattenerla. Adam si ricordò che si chiamava Lady Clara Cheswick, anche se nessuno li aveva mai presentati. Aveva debuttato in società prima che lui lasciasse l'Inghilterra. Occhi scintillanti, un carattere vivace... Quella era l'impressione fugace che gli aveva dato. «Il lutto non le impedisce di divertirsi andando a cavallo» osservò Adam. «Probabilmente vi direbbe che è un modo per rendere onore a suo padre. Amavano cavalcare insieme.» «Dato che è la maggiore, perché non mi avete offerto la sua mano?» Marwood guardò la contessa, poi sogghignò. «Perché l'obiettivo è impedirvi di uccidermi. Non è vero, nonna?» chiese, con un filo di voce e un'audacia inaspettata. «Non darvi un'altra ragione per farlo.» Adam decise di non rassicurarlo circa le proprie intenzioni omicide. Meglio lasciare che quel ragazzino presuntuoso si preoccupasse. «Così m'incuriosite, invece di scoraggiarmi.» Chinata la testa, Marwood gli si rivolse in tono confidenziale. «Vi faccio un grande favore parlandovi onestamente. Mio padre l'ha viziata, l'ha accontentata in tutto e le ha permesso di coltivare idee inadatte per una donna. Non le ha mai chiesto di sposarsi, perciò lei è convinta di non doverlo fare. Le ha intestato una parte considerevole della proprietà, che comprende ricche fattorie» concluse con un tono di voce irritato. «È mia sorella, tuttavia non sarei vo12
stro amico se cantassi le sue lodi quando in realtà è alquanto bisbetica.» A quanto pareva Clara era la figlia favorita del vecchio conte. Adam si chiese se l'uomo, mancato di recente, fosse ancora in grado di rigirarsi nella tomba. Con un paio di spinte, forse. «Quanti anni ha?» «Ha già passato l'età giusta per sposarsi. Ventiquattro.» Era grande abbastanza per ricordare. Forse sapeva molte cose, se aveva vissuto accanto al padre. «Chiamatela, vorrei conoscerla.» «Davvero non penserete...» «Chiamatela. E dite a vostra sorella di posare il libro, avrà le braccia pesanti come piombo ormai.» Quando Marwood raggiunse la nonna per chiederle il permesso, lei si avvicinò a Adam cercando di sembrare calma. «Temo che abbiate frainteso. Affinché il matrimonio giunga a una conclusione soddisfacente, la sposa deve essere Emilia. Clara ha un carattere irreprensibile, tuttavia non è adatta per un uomo che cerca l'armonia domestica.» «Ho solo chiesto di conoscere Lady Clara. E non ho ancora accettato la vostra proposta.» «Prima di morire, mio figlio mi ha parlato di questa unione. Io sto solo eseguendo la sua volontà. Ha detto che doveva essere Emilia...» «Vuole conoscerla, nonna.» Esasperato, Marwood alzò un braccio e invitò Clara a raggiungerli. Il cavallo si fermò. La donna aveva visto e capito il segnale. Sulla collina, di profilo in sella al cavallo, guardava giù e li fissava. Poi tirò le redini. Quando l'animale si alzò sulle zampe posteriori, Adam temette che l'avrebbe sbalzata di sella. Lei invece si tenne stretta mentre lo faceva girare per partire al galoppo. 13
Quella donna lo aveva appena umiliato a una distanza di seicento iarde. L'espressione della contessa, che fingeva di essere costernata, era trionfante. «Che peccato che non abbia visto il segnale di mio nipote.» «L'ha visto eccome.» «Devo ammettere che è un po' caparbia. Vi avevo avvisato» dichiarò Marwood. «Non avete detto che è sgarbata, disobbediente e pronta a insultare il prossimo se lo decide.» «Sono sicuro che non intendeva insultarvi.» Il giovane lanciò alla nonna un'occhiata disperata. «Ne siete sicuro? Allora chiedete a uno stalliere di portare subito il mio cavallo al portale del giardino. Andrò io stesso a presentarmi a Lady Clara, per non pensare che ha fatto finta di non vedermi ed evitare che il suo comportamento interferisca sull'amicizia appena rinata tra le nostre famiglie.» Adam salutò la contessa con un inchino. «Vogliate porgere i miei saluti a Lady Emilia. Sono sicuro che ci incontreremo presto.»
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