Un cuore ferito

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1040 - A spasso con un libertino - E. Leigh 1041 - La missione della novizia - M. Moore 1042 - Passato, scandali e fiori d'arancio - C. Linden 1043 - Per il cuore di un'attrice - E. Redgold 1044 - Un dono inaspettato - A. Burrows 1045 - La maschera del libertino - E. Leigh 1046 - Un campione per Miss Jenna - B. Scott 1047 - Inciso nel cuore - E. Hobbes 1048 - L'errore di Caroline - A. Everett 1049 - Cuori sotto assedio - N. Locke 1050 - Il vicario e la scrittrice - E. Leigh 1051 - Incontri proibiti con il visconte - J. Justiss 1052 - Una debuttante da sposare - V. Lorret 1053 - Per coraggio e per amore - M. Fuller 1054 - Pericolo a corte - J. Landon 1055 - Un bacio sconveniente - C. Kimberly 1056 - Una naufraga per lo sceicco - M. Kaye 1057 - Manuale per zitelle impenitenti - J. McQuiston 1058 - Il rapimento di Lady Fia - T. Brisbin 1059 - Il coraggio di Lily - J. MacLean 1060 - Storie di una lady - M. Rodale 1061 - Un cuore ferito - C. Kelly 1062 - Fra le braccia del guerriero - M. Styles 1063 - Lezioni di francese - B. Scott


CARLA KELLY

Un cuore ferito


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Her Hesitant Heart Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2013 Carla Kelly Traduzione di Gloria Bernabini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici aprile 2017 Questo volume è stato stampato nel marzo 2017 da CPI, Barcelona I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 1061 del 12/04/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


Prologo

31 dicembre 1875 Carissimo Tommy, sono da qualche parte nel Nebraska. Gli altri passeggeri dell'Overland Express mi hanno detto che all'alba scorgeremo il Chimney Rock, una formazione calcarea che fu famoso punto di riferimento, anni fa, per pionieri e cercatori d'oro. Sii diligente. Il mio più grande desiderio è che studi con profitto e che tu sia una benedizione per chi ti sta accanto. Ti penso sempre e darei qualunque cosa per vederti. Ti auguro il meglio, di tutto cuore. Con amore, mamma Su un foglio separato scrisse: Frederick, se hai requisito anche questa lettera, come le altre, stai certo che continuerò lo stesso a scrivere a Thomas, anche quando sarò arrivata a Fort Laramie. Se un briciolo di compassione dovesse far 5


breccia nel tuo cuore, mandami le sue lettere all'attenzione del capitano Daniel Reese, compagnia D, II cavalleria, Fort Laramie, Territorio del Wyoming. Ti prego, Frederick! Susanna Susanna Hopkins ripiegò la lettera e cercò di mettersi comoda. Le faceva male la schiena per essere stata seduta tanto a lungo, fin da quando, qualche giorno prima, era salita sul Pennsylvania Central. Il biglietto le era stato regalato da suo zio, che, tuttavia, non aveva fatto alcun cenno a un'eventuale cuccetta e lei non aveva avuto il coraggio di chiedere. Susanna sapeva che i suoi parenti erano contenti di spedirla in un territorio talmente lontano da non essere ancora nemmeno uno stato. Sapeva che sua zia non aspettava altro che se ne andasse dalla casa di Shippensburg dove si era rifugiata più di un anno prima, quando era scappata da Carlisle. Avrebbe potuto di nuovo invitare gli amici, ora che si era liberata dalla presenza di una nipote imbarazzante. Susanna aspettò che l'inserviente spegnesse le lampade. Evidentemente la Union Pacific riteneva che i viaggiatori meno abbienti, che non potevano permettersi un vagone letto, dovessero starsene seduti al buio a meditare sul peccato della povertà. Il viaggio era stato abbastanza piacevole, a parte la fame. Le tappe veloci per acquistare del cibo alle baracche lungo la ferrovia erano evidentemente state concepite per gli uomini aggressivi che riuscivano ad agguantare un tortino e un caffè prima del fischio del treno. Solo durante l'ultima fermata lei era riuscita ad aggiudicarsi un tozzo di pane di mais. 6


Meglio così. Non aveva idea di quanto le sarebbe costata la diligenza da Cheyenne a Deadwood, per cui doveva risparmiare finché non fosse arrivata nella cittadina. Susanna guardò il proprio viso riflesso nel finestrino. Distingueva vagamente il contorno degli occhi, ma si tolse comunque gli occhiali e portò un dito sullo zigomo sinistro, cercando il punto in rilievo in cui l'osso non si era saldato del tutto, lasciandole una cicatrice. «Siete fortunata ad avere ancora quest'occhio, Mrs. Hopkins» le aveva detto il medico, prescrivendole una leggera correzione alle lenti. Con le luci spente avrebbe potuto riposare la vista. Un trattamento che il dottore le aveva raccomandato e che evidentemente la Union Pacific approvava. Susanna spostò lo sguardo sulla luna piena. Mentre i suoi occhi si abituavano al buio, distinse delle sagome grandi e scure non troppo lontane. Avrei potuto evitare la sua mano, si disse per l'ennesima volta. Era stato Tommy a distrarla, quando era corso ad afferrare il braccio alzato di suo padre. Tommy, dovevi startene a letto! Il colpo l'aveva scaraventata con la faccia contro la mensola del caminetto. Chiuse gli occhi al ricordo di suo figlio che cercava di aiutarla e delle sue urla di protesta mentre il padre lo trascinava di sopra. Era l'ultima immagine che aveva di lui. Quella volta l'istinto le aveva suggerito che se fosse rimasta sarebbe morta. «Scusate, signora.» «S... sì?» «Se avete due centesimi porto la lettera alla carrozza della posta» sussurrò un facchino. Susanna gli allungò due monete e la lettera. Lui tornò poco dopo con una coperta e un cuscino. «Non me li posso permettere.» 7


«Non li sta usando nessuno» ribatté lui. Lei annuì, ma non parlò, sorpresa da quella cortesia inaspettata. «Signora...» «Sì?» «Buon anno.»

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Emily Reese, una donna non particolarmente intelligente, non era stata capace di fornire al maggiore Joseph Randolph, l'ufficiale medico dell'accampamento di Fort Laramie, una descrizione soddisfacente di Susanna Hopkins, sua cugina maggiore. «Dovrebbe avere trentadue anni» disse Emily. «Vecchia, in ogni caso.» A quelle parole Joe sorrise. «Dubito che le viaggiatrici saranno entusiaste se chiedo loro quanti anni hanno» osservò. «Descrivetemela meglio, Emily. È vostra cugina.» La conosceva abbastanza bene da chiamarla per nome. Quasi cinque anni prima aveva fatto nascere suo figlio, Stanley, in un'ambulanza militare. Emily Reese non era stata la sua paziente migliore, ma nemmeno la peggiore. La donna gli fornì una descrizione più precisa. «È di statura media, corporatura normale, bionda.» All'improvviso si fece seria. «Lo apprezzo molto, maggiore» disse. «Se potete darle un passaggio in ambulanza, ancora meglio. Non ha molti soldi.» Ci pensò un attimo, come a valutare l'opportunità di quanto stava per dire, poi sussurrò: «Susanna è divorziata». «Questi non sono affari miei» dichiarò Joe. 9


«Siete un medico» ribatté la donna. «Quello che vi dico è riservato.» Lui sospirò, chiedendosi come riuscisse il marito di Emily Reese a stare lontano dalla bottiglia. Evidentemente certi uomini preferiscono avere una moglie stupida. E a pensarci bene, il capitano Daniel Reese non era un comandante particolarmente intelligente. «Emily, non sono un prete. È sulle questioni mediche che devo mantenere il riserbo.» Questo non la trattenne. «Ha abbandonato suo figlio. Non riesco a concepire una cosa del genere, ma è una parente e i miei genitori hanno dovuto aiutarla.» «Sono certo che abbia avuto le sue ragioni» rispose Joe. Buon Dio, che razza di parenti sono per spifferare in giro un simile scandalo?, pensò. Sembrano peggio dei miei. «Vi suggerisco di non dirlo a nessun altro» le disse, incerto se fosse il caso di essere più severo. «Sapete che l'esercito è pieno di pettegoli.» «Dovrei inventarmi una storia?» «Non dite nulla. La gente non aspetta altro che un'insegnante.» «Lo so! Dirò che è una vedova di guerra!» Joe sospirò. «Emily, no. Non pensate a quanto può essere destabilizzante una bugia del genere per i veterani? Abbiamo visto i nostri amici morire da Bull Run ad Appomattox! Per favore, non fatelo.» A Joe non dispiacque il diversivo di andare a prendere una signora in stazione. Prestare servizio alla corte marziale di Cheyenne a ridosso del Natale non era mai un evento piacevole, a meno che gli altri incaricati non avessero intenzione di tornare a casa con l'Overland Express diretto a est. Non sarebbe stato coinvolto in un compito così spiacevole, se uno degli imputati non fosse stato un maggiore, la qual cosa richiedeva 10


che a giudicarlo fossero ufficiali di grado pari o superiore. Joe non aveva programmi. Un tempo, casa sua era stata una piantagione a ovest di Richmond, ma le sue due sorelle vedove che abitavano lì avevano ormai tolto il suo ritratto dalla parete e rispedivano indietro tutte le sue lettere, a parte quella che includeva l'assegno per le tasse sulla proprietà. Non c'è da stupirsi se sono così cinico, si diceva spesso Joe. Al contrario delle aspettative, il procedimento alla corte marziale era andato per le lunghe e gli ufficiali del consiglio avevano assistito ai propri piani che andavano alle ortiche. Gli imputati – ufficiali che già da tempo avrebbero dovuto ricevere il benservito – erano stati abbastanza eloquenti da evitare di essere rimossi dall'esercito. Più il processo andava per le lunghe, più gli ufficiali del consiglio diventavano astiosi, vedendo svanire la possibilità di un Natale a casa, e alla fine non ci fu da stupirsi se si vendicarono congedando entrambi gli imputati. Il maggiore Walters, anche lui un uomo solo, non aveva fretta di tornare al triste Fort Fetterman. Il refettorio di Fort Russell, vicino a Cheyenne, era migliore e nel pomeriggio Joe avrebbe avuto tutto il tempo di andare a Cheyenne ad aspettare il treno diretto a ovest. Ma Susanna Hopkins non c'era. Allora, il dottore tornò a Fort Russell, a tre miglia da lì, appena in tempo per vedere Walters indossare la sua uniforme migliore per i festeggiamenti dell'anno nuovo. Immune alle feste, Joe si recò a piedi all'ospedale del forte, conosceva bene l'ufficiale medico. I due brindarono all'anno nuovo seduti vicino alla stufa, scambiandosi atroci storie di guerra fino al mattino, quando entrò in servizio l'assistente ospedaliero. 11


Di conseguenza, Joe arrivò tardi alla stazione e il treno era già ripartito. Diede ordine al conducente dell'ambulanza di andare alla fermata delle diligenze, un luogo repellente, con la segatura in terra per assorbire sputi e tabacco masticato. Il maggiore entrò ed ecco Susanna Hopkins allo sportello della biglietteria. Era lei, senza dubbio: di statura media e bionda. Non poté valutarne la figura a causa del mantello, ma la donna aveva un aspetto sorprendentemente ordinato, considerato il lungo viaggio in treno dalla Pennsylvania. La osservò, incuriosito. L'impiegato allo sportello indicava la tabella delle tariffe e quando lei diede un'altra occhiata nel suo borsellino, si strinse nelle spalle e le fece cenno di scansarsi. La donna si sedette su una panca accanto alla stufa. Joe la scrutò in volto, un viso dolce, a forma di cuore. I capelli biondi avevano una calda striatura scura sulla tempia. Sul naso le stava in bilico un paio di occhiali dalla montatura d'oro, che non riuscivano a nascondere la desolazione del suo sguardo. Sapeva che colei che stava guardando era una donna spaventata. Il cuore di Joseph Randolph simpatizzò con la signora terrorizzata seduta sulla panca di quella lurida stazione. Va bene, è divorziata, ma cosa spinge una donna a una soluzione del genere?, si chiese, mentre si allentava la spessa sciarpa e si sbottonava il pastrano. Qualsiasi fossero le pene che avevano afflitto il suo matrimonio, Mrs. Susanna Hopkins aveva tutta l'aria di aver bisogno di buone notizie. Susanna sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Sollevò gli occhiali e si portò le dita tra il naso e la fronte, premendo forte per fermarle. Piangere davanti a degli sconosciuti non avrebbe fatto altro che renderla una di quelle donne patetiche che non hanno nessun obiettivo. 12


Non sono ancora così in basso, ricordò a se stessa. Nel breve tratto tra la stazione dei treni e quella delle diligenze era passata davanti a un ufficio della Western Union. Forse da lì avrebbe potuto mandare un telegramma a Emily, a Fort Laramie, spiegandole la sua situazione. Avrebbe potuto lasciare il bagaglio alla Western Union. Magari qualche locale aveva bisogno di una lavapiatti, o persino di una cuoca. Oppure avrebbe potuto cercare una chiesa ed esporre le proprie difficoltà a un prete. Il suo ottimismo si smorzò. Se avesse dovuto raccontare tutta la sua storia, non avrebbe ottenuto nulla. Il suo stesso prete, a Carlisle, le aveva consigliato di tornare da chi l'aveva maltrattata e quando lei si era rifiutata di farlo le aveva indicato la porta senza aggiungere altro. «Mrs. Susanna Hopkins?» Sorpresa, alzò lo sguardo e vide un uomo alto, in uniforme. Dal pastrano sbottonato intravide gli alamari verdi e dorati intrecciati attorno al colletto. Diede un'occhiata rapida al suo volto e distolse lo sguardo, intimidita, anche se quello che aveva visto era un viso gentile. «Vi... vi conosco?» balbettò. «No, signora, non mi conoscete, ma è Mrs. Emily Reese che mi manda. Ha detto che eravate di statura media e bionda e io vi stavo cercando.» La donna fece un respiro profondo. «Venite da Fort Laramie?» «Sì, signora.» Indicò la panca. «Posso sedermi?» «Certo, capitano...» si fermò, non sapendo quale fosse il suo grado. «Maggiore, signora, maggiore Joseph Randolph, del corpo sanitario dell'esercito.» Si strinsero la mano e prima di riuscire a frenarsi Susanna gli disse: «Mi mancano tre dollari per il biglietto per la diligenza da Cheyenne a Deadwood». 13


«Succede» disse lui, imperturbabile. Era un uomo imponente, dall'aria rassicurante, coi capelli scuri che stavano ingrigendo. Linee sottili si erano scavate una via attorno agli occhi e alla bocca, a causa forse del sole e del vento. I suoi occhi le erano sembrati marroni, anche se li aveva guardati di sfuggita. «Quando Emily ha saputo che dovevo andare a Fort Russell, ha pensato che potevo risparmiarvi il viaggio in diligenza.» «Siete molto gentile!» esclamò, poi chiuse la bocca, imbarazzata, con la sensazione di averlo spaventato con il proprio entusiasmo. «Non c'è problema, Mrs. Hopkins, se non vi dispiace viaggiare in ambulanza in compagnia di alcuni uomini.» «Un'ambulanza?» domandò lei perplessa. «C'è qualche malato?» «Viaggiamo così in inverno, quando possiamo.» Aveva un chiaro accento del sud, una parlata rilassata con parole strascicate e vocali aperte. Susanna non si sarebbe aspettata un accento simile da un uomo in uniforme blu. «Volevo essere qui all'arrivo del treno, ma l'anno nuovo ha intralciato i miei piani.» Dinnanzi a quella candida dichiarazione, lei non poté far altro che sorridere. «Troppa allegria?» Lui sorrise a sua volta. «Liquori medicinali! Io e l'ufficiale medico di Fort Russell abbiamo rivissuto i combattimenti di Chattannooga e Franklin, e ho fatto tardi senza rendermene neanche conto. Partiamo domattina, signora. C'è posto anche per voi.» «Ve ne sono grata» sospirò lei. «Mi farò trovare pronta.» Si alzò, come per congedarsi, ma con esitazione. Si alzò anche lui. «Non posso lasciarvi qui fino a domattina» dichiarò. «Vi accompagno in un albergo.» 14


Lei fece cenno di no. «Me la caverò.» Si guardò attorno: uomini sulle panche, un cowboy ubriaco riverso in un angolo, un vecchio che balbettava tra sé vicino a un secchio d'acqua. «Un albergo modesto» insistette lui. Susanna capì che non aveva nessuna intenzione di lasciarla lì. «Molto modesto, maggiore» rispose. «Non vi sono che alberghi modesti, a Cheyenne» puntualizzò lui. «E un ristorante scadente qui vicino, dove ci fermeremo.» «Non ce n'è biso...» «Io ho fame, Mrs. Hopkins» la interruppe lui. «E anche il conducente. Volete accettare il mio invito?» Le lanciò un'occhiata gentile. «Non fate complimenti.» «Va bene.» «Ottimo» fece lui, abbottonandosi il pastrano e mettendosi il cappello. «Sarà un sollievo per voi, dopo il cibo delle baracche lungo la ferrovia.» «Non sono mai riuscita neanche ad arrivare al bancone» confessò lei con imbarazzo. «Per due giorni?» esclamò il maggiore. «Mrs. Hopkins, sarete così affamata da mangiarmi una gamba.» Lei ebbe il buon senso di arrendersi. «Ho fame, è vero, ma non così tanto!» L'uomo sollevò le sue due borse. «È tutto qui il vostro bagaglio?» «Ho lasciato il baule in stazione.» «Andiamo a prenderlo, allora.» L'aiutò a salire sul carro, che aveva la forma di una scatola ed era rivestito di tela. Susanna non aveva mai viaggiato su un veicolo del genere, con sedili di pelle lungo i lati e una piccola stufa. «È per i feriti?» chiese al maggiore, che si era seduto di fronte a lei. Lui annuì. «Infatti, si possono togliere i sedili per farci stare ben quattro barelle. Le mogli e i figli dei 15


soldati di guarnigione in genere viaggiano così.» Il maggiore tacque e lei fu sollevata di non dover fare conversazione con qualcuno che conosceva appena. In stazione, il conducente ritirò il baule e lo sistemò con le altre borse nel retro dell'ambulanza. Ben presto si ritrovò seduta con il maggiore a un tavolo di una caffetteria, mentre il vetturino aveva preso posto al bancone. Lei chiese una zuppa e delle gallette, ma l'uomo le ordinò un pasto completo. «Siete mia ospite» le ricordò, «e i miei ospiti fanno un pasto abbondante, Mrs. Hopkins.» Lei aveva troppa fame per discutere. «Grazie.» «Non c'è di che. Vi immaginate se doveste morire di fame mentre siete con me? Il corpo sanitario mi strapperebbe le decorazioni e mi degraderebbe ad assistente ospedaliero.» La lasciò al Range Hotel, ma non senza prima essersi assicurato che l'impiegato la sistemasse in una stanza in mezzo a due occupate da famiglie. «Questa cittadina è un girone dell'inferno dantesco. La prudenza non è mai troppa» le spiegò. Lei gli rivolse uno sguardo attonito, lo stesso che lui le aveva visto alla stazione delle diligenze e di cui ora capiva il motivo: Susanna Hopkins non era abituata alla gentilezza. Gli avrebbe fatto piacere pagarle la stanza, e di sicuro lei lo sapeva. Ma prima che lui potesse dire qualcosa all'impiegato, la donna tirò fuori i soldi che aveva risparmiato per la diligenza e li dispose sul bancone. Poi esitò un attimo. «Maggiore, vi devo qualcosa per il trasporto?» domandò in un sussurro. «No, signora, è offerto dall'esercito degli Stati Uniti.» «Siete molto gentile» disse lei, rivolgendosi di nuo16


vo all'impiegato. Joe fu ancora colpito dallo stupore della donna: era come se di recente la fortuna non le fosse stata amica, nemmeno una conoscente superficiale. Non fece altro che pensarci, durante il viaggio di ritorno a Fort Russell. Fin da quando era piccolo aveva imparato che le donne dovevano essere amate e protette. Ma la guerra gli aveva mostrato l'altra faccia della medaglia; aveva visto fin troppe signore scarne, con le labbra serrate, che non conoscevano la gentilezza. Susanna Hopkins aveva lo stesso sguardo diffidente, e lui se ne chiedeva il motivo.

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