Un destino d'amore per lady d'avina

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ADRIENNE BASSO

Un destino d'amore per Lady Davina


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Highlander Who Loved Me ZEBRA BOOKS This edition is published by arrangement with Kensington Publishing Corp. and Silvia Donzelli Agency © 2016 Adrienne Basso Traduzione di Graziella Reggio Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Storici Seduction agosto 2017 Questo volume è stato stampato nel luglio 2017 da CPI, Barcelona I GRANDI STORICI SEDUCTION ISSN 2240 - 1644 Periodico mensile n. 67 dello 03/08/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 556 del 18/11/2011 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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Abbazia di Dunfermline, estate 1329 «Fatico a credere che sia morto» sussurrò con rispetto il giovane cavaliere. «Aye. È un triste giorno per le Highlands, così come per le Lowlands, poiché seppelliamo un sovrano tanto valoroso» rispose Sir James McKenna facendosi largo nella chiesa affollata. Venne colto da un certo disagio mentre cercava, senza riuscirci, un posto libero. Per tutta la vita aveva sentito parlare del re, l'eroico Robert Bruce. Racconti di prima mano del padre e dello zio, che avevano combattuto al fianco del monarca, impegnato a spezzare la morsa ferrea del dominio inglese e a unire i clan della Scozia. La tragica sconfitta di Methven, la vittoria di Loudoun Hill, il trionfo ottenuto con la battaglia di Bannockburn; tutti perfetti esempi del coraggio, dell'astuzia e dell'audacia di Bruce. Quel giorno, però, i guerrieri scozzesi non erano venuti a celebrare le vittorie del sovrano né a dolersi per le sue sconfitte. Si erano invece radunati per deporre nella tomba il loro comandante. 5


James allungò il collo per avere una visione d'insieme della solenne cerimonia. Mentre perlustrava le panche con lo sguardo, riconobbe la testa del padre e, accanto, la chioma bruna di Malcolm, il fratello maggiore. Come si conveniva a un capoclan prestigioso, Laird McKenna sedeva nelle prime file, affiancato dall'erede. E, come al solito, James si doveva arrangiare da solo, in fondo alla cappella, insieme alla nobiltà minore e ai secondo e terzogeniti. In ogni caso l'alta statura, tipica dei McKenna, gli garantiva un'ampia visuale. Avvertì il profondo cordoglio dei presenti mentre il re veniva sepolto sotto l'altare maggiore, vicino ai resti mortali di Elizabeth, la sua regina. Poi, uno alla volta, i guerrieri sfilarono per rendergli l'ultimo omaggio e dirgli addio. La tristezza si alleviò un poco quando i partecipanti si riunirono nel cortile dell'abbazia, ma ben presto iniziarono a discutere di politica. Benché il sovrano fosse stato malato per oltre un anno, i capiclan erano irrequieti e incerti sulla successione. L'unico figlio maschio ed erede, David, aveva appena cinque anni. Il Conte di Moray, nominato tutore, avrebbe governato in sua vece finché il bambino non fosse diventato abbastanza grande per regnare. Alcuni erano rassicurati dalla decisione, ma altri no. Gli Scozzesi erano, per indole, pensatori indipendenti e parecchi clan avevano solidi motivi per reclamare il trono. Al momento erano tutti circospetti e si chiedevano se qualcuno avrebbe tentato di accaparrarsi la corona, mettendo a repentaglio la pace, raggiunta a fatica. James, che non aveva mai provato molto interesse per simili faccende, aveva sentimenti contrastanti al riguardo. Da un lato una guerra gli avrebbe offerto la possibilità di migliorare le proprie condizioni, magari persino di ottenere una fortezza tutta sua. Ammesso di schierarsi con la parte 6


vincente, e sopravvivere. E tuttavia, era a dir poco rischioso. «Sono molto contento che tu ce l'abbia fatta, James» dichiarò una profonda voce maschile. «Sarebbe stata una macchia sul mio onore se i miei due figli più grandi non avessero partecipato a questo avvenimento storico.» James ruotò su se stesso al suono ben noto e rivolse al padre un mesto sorriso. «Sono sicuro che nessuno mi ha notato, in mezzo alla calca, in fondo alla cappella.» «Sei più alto di una testa rispetto alla maggioranza dei guerrieri» intervenne un'altra voce. «E il plaid dei McKenna non passa inosservato.» «Zio Ewan!» Con un largo sorriso, James abbracciò lo zio acquisito. Da ragazzo era stato educato e formato nel suo castello e aveva magnifici ricordi di quel periodo. Inoltre era consapevole di dovergli molto per l'abilità con la spada e la capacità di comando. «Come vanno le cose alla fortezza di Tiree?» Ewan scrollò le spalle. «Più o meno come quando stavi da noi. Il piccolo Cameron mi ha supplicato di portarlo con me in questo viaggio, però tua zia si è rifiutata persino di discuterne.» James sorrise, comprensivo. La zia Grace proteggeva con ferocia i suoi bambini. Lui l'aveva sempre giudicata dolce e ragionevole, però conosceva anche la sua fiera determinazione, tipica di chi aveva nelle vene il sangue McKenna. «Mia sorella coccola troppo i figli» commentò Brian McKenna. «Non riesco a credere che tu lo permetta, Ewan.» Senza offendersi per la critica del cognato, lui rispose con un'altra scrollata di spalle: «Preferisco avere la pace in casa. È raro che Grace non sia d'accordo con me, ma quando capita, mi conviene darle ascolto». Brian sbuffò, sprezzante, e James abbassò il mento per celare il sorriso. Suo padre poteva anche fare il gradasso, 7


tuttavia accontentava sempre i capricci della moglie, poiché Aileen Sinclair McKenna non avrebbe accettato altrimenti. Era una donna straordinaria e, nel corso degli anni, il consorte aveva avuto il buonsenso di rendersene conto. La conversazione s'interruppe quando si avvicinò un gruppo di capiclan. James si ritirò in disparte, per rispetto, mentre Malcolm venne avanti e si portò accanto al padre. Lui provò una fitta di risentimento, che subito svanì. Il fratello maggiore era stato educato per comandare il clan un giorno; era giusto che partecipasse alla discussione. James conosceva molti degli uomini riuniti, anche se non tutti. Alcuni si mostravano stoici, altri parevano turbati e pochi avevano un aperto atteggiamento di sfida. La voce di suo padre sovrastava tutte le altre mentre dibattevano sul futuro dell'indipendenza scozzese e sulla perfidia degli Inglesi. Brian McKenna sembrava poco coinvolto dall'agitazione che gli turbinava intorno, ma era chiaro che celava i suoi veri sentimenti. Era stato leale al sovrano per troppi anni per restare indifferente mentre qualcuno metteva in dubbio il diritto al trono del giovane erede. Sir James Douglas si avvicinò al gruppo e si unì alla discussione. Era un omone dalle spalle larghe, presuntuoso e sicuro di sé, tuttavia non sembrava godere dello stesso prestigio di Brian McKenna. James notò che, mentre parlava, tanti davano segni d'impazienza. E quando ebbe terminato, si allontanarono quasi tutti. Scrutò il cielo nuvoloso, poi guardò il padre, chiedendosi se intendesse tornare subito a casa, oppure trattenersi ancora un po' per assicurarsi che almeno alcuni capiclan sostenessero il re bambino. «Malcolm accompagnerà il clan Douglas» gli annunciò il laird, mettendosi al suo fianco. «Ti chiedo di scortare gli 8


Armstrong fino al loro castello e di rimanere laggiù finché avranno bisogno di te.» James si girò, sorpreso. «È giusto che Malcolm vada con i Douglas, poiché è fidanzato con una lass del clan. Ma perché io dovrei viaggiare con gli Armstrong?» «Non smetti di tormentarmi perché a casa ti annoi. Ebbene, lad, ragazzo mio, ecco una buona occasione per goderti un'avventura.» Gli rivolse un sorrisino teso, però James non si lasciò ingannare dai modi gioviali. In quella richiesta c'era qualcosa di più di una semplice dimostrazione di amicizia, ne era certo. Brian McKenna era abituato all'obbedienza senza discussioni, ma vedendo l'espressione perplessa del figlio, decise di spiegarsi. «Adesso le alleanze sono più importanti che mai» gli confidò. «Per caso hai notato la catenella al collo di Sir James Douglas e il cofanetto d'argento che vi è appeso?» «Aye.» «Dentro è racchiuso il cuore imbalsamato del sovrano.» James sussultò. «Lo avevo sentito da un cavaliere, ma credevo fosse una semplice diceria.» «Nay, è la verità. Con un simile sfoggio di devozione, nessuno metterà in dubbio la fedeltà del clan Douglas al giovane erede e alla monarchia.» James si guardò alle spalle per verificare che non ci fosse nessuno nei pressi, poi chiese sottovoce: «La dedizione è sincera?». «Credo che i Douglas siano pronti ad appoggiare il nuovo sovrano, purché si riveli conveniente per loro» gli rispose a chiare lettere il padre. «E gli Armstrong? Non sono leali alla Corona?» «Laird Armstrong è molto cauto. Il suo atteggiamento è 9


comprensibile, tuttavia non possiamo accettare nessuna incrinatura nell'alleanza tra i clan. Al primo segnale di debolezza, gli Inglesi ci attaccheranno, e l'indipendenza, conquistata a caro prezzo, verrebbe messa in grave pericolo.» Si schiarì la gola. «Voglio che Laird Armstrong sappia che lo considero un alleato prezioso e che gli offrirò il mio sostegno, in caso di necessità. Mandarti insieme a lui è una chiara dimostrazione di buona fede.» James si sforzò di mantenere la calma e non tradire l'entusiasmo per un incarico tanto importante. «Se credete che la mia presenza possa aiutare, sarò lieto di accontentarvi.» McKenna annuì e gli elargì un sorriso sincero. Lui sentì il petto gonfiarsi. Reagiva sempre così al minimo segno di approvazione da parte del padre, di solito fiero e distante. E non provava soltanto orgoglio, ma anche un rinnovato rispetto per colui che lo aveva generato e allevato. I McKenna erano ricchi e potenti. James era sempre stato convinto che la loro condizione fosse dovuta all'autorevolezza del padre e alla sua notevole abilità con la spada, invece a quel punto si rendeva conto che anche l'astuzia e la perspicacia politica svolgevano un ruolo importante nel garantire al clan la prosperità e la sopravvivenza. «A quanto pare, ci dobbiamo separare per un po' di tempo, fratello. Nostro padre ha detto che partirai con gli Armstrong.» James guardò Malcolm. Il primogenito aveva avuto la fortuna di ereditare le caratteristiche migliori dei genitori: la notevole statura e il fisico muscoloso del padre, oltre agli occhi espressivi e al sorriso accattivante della madre. Il portamento rivelava la spavalda sicurezza di chi sta bene nella propria pelle. James ne era un po' invidioso, ma sperava, un giorno, di provare lo stesso. «E tu viaggerai con i Douglas» gli rispose. 10


Con un largo sorriso, Malcolm gli assestò un pugno scherzoso sul braccio. «Non combinare guai, fratellino.» Lui borbottò qualche parola, poi gli scoccò uno sguardo malizioso. «Conviene piuttosto a te seguire questa raccomandazione. Non sono io ad avere una fidanzata che mi fa gli occhi dolci in ogni momento.» Malcolm lanciò un'occhiata verso l'area in cui si stava radunando il clan Douglas. Una risatina femminile aleggiò nell'aria. «È una bella figliola la mia Margaret.» «E piuttosto sfrontata. Non protesterebbe troppo, scommetto, se decidessi di anticipare la notte nuziale.» James gli spintonò una spalla con fare scherzoso, ma lui non sorrise. «Mmm, temo che tu abbia ragione. Ho l'impressione di preoccuparmi più di lei per il suo onore.» James inarcò le sopracciglia. Le sue esperienze sessuali erano limitate a qualche giovane vedova del clan McKenna. Benché fosse abbastanza soddisfatto di simili tresche, aspirava a qualcosa di meglio. Respingere una ragazza graziosa e compiacente gli pareva il colmo dell'assurdità. «Non la giudichi attraente?» domandò al fratello. «È piuttosto carina, ma fin troppo ansiosa di piacere.» James si grattò la testa. Cosa c'era di male in questo? «Pensavo volessi in sposa una lass bendisposta.» «Och, parole innocenti di un giovane inesperto.» Gli diede una pacca sulla schiena. «L'emozione della caccia rende la cattura molto più entusiasmante.» «Vuoi che Margaret ti opponga resistenza?» Malcolm sorrise con una punta di tristezza. «Seguirò l'esempio di nostro padre e, per rispetto, non andrò a letto con nessun'altra dopo le nozze. Però temo che la vita diventi un po' monotona con una moglie troppo docile e obbediente.» «Hai la mente confusa, Malcolm.» «E tu, fratellino, pensi in modo guidato dal desiderio.» 11


Serio in volto, si protese verso di lui. «In una donna c'è molto più del piacere che può offrire tra le lenzuola. Ti converrà ricordarlo, quando sceglierai la consorte.» Con un cenno di saluto, Malcolm si allontanò, lasciandolo solo a riflettere su quelle parole e a chiedersi che genere di fanciulla avrebbe preferito come moglie. Carina e ansiosa di piacere gli pareva una buona combinazione. Era tipico del fratello maggiore non apprezzare la fortuna che gli sorrideva con tanta facilità. Avevano solo due anni di differenza e da bambini erano stati inseparabili. Tuttavia nel corso degli anni i rapporti si erano un po' raffreddati ed era aumentata la competizione. Malcolm era l'erede e il preferito del padre. James non se n'era mai lamentato apertamente, però a volte non poteva impedirsi di provare invidia. La voce aspra di Laird Armstrong, che chiamava a raccolta i soldati per prepararsi alla partenza, attirò l'attenzione generale. Dopo un rapido saluto al padre e allo zio, James, obbediente, si avvicinò al proprio cavallo. Il terreno era umido. Grosse gocce di pioggia erano cadute all'inizio del servizio funebre e, alla fine, si erano ridotte a qualche spruzzo leggero. James guardò il cielo, notando i nuvoloni scuri che si andavano addensando all'orizzonte. Sarebbe stato un miracolo se fossero riusciti a raggiungere una fortezza, o un luogo adatto per montare il campo, senza bagnarsi. James montò in groppa con disinvoltura e fece ruotare il cavallo nella giusta direzione. Intanto lanciò un'occhiata alle tre donne che viaggiavano con il drappello, sistemate al centro per godere della massima protezione. La più anziana era evidentemente Lady Armstrong e le più giovani dovevano essere le figlie, anche se erano diverse quanto il giorno e la notte. Una era uno scricciolo bruno e l'altra un vistoso cigno 12


biondo. Erano entrambe snelle e ben fatte, ma lo sguardo di James venne subito attratto dall'aureo splendore della bionda, che sedeva ben dritta in sella. Aveva il viso a forma di cuore, gli zigomi alti e la bocca grande, con labbra morbide e carnose. Era di una bellezza rara, capace di richiamare l'attenzione di qualunque maschio nelle vicinanze. Ben consapevole di essere osservata, la fanciulla inclinò il capo all'indietro, facendo brillare la treccia dorata, malgrado il cielo bigio. Poi sorrise con evidente affettazione, a nessuno in particolare, senza calore né sincerità. L'interesse di James si raffreddò all'istante. Conosceva lo sguardo calcolatore delle femmine che ostentavano la propria bellezza per intrappolare qualunque uomo fosse tanto stupido da cascare nella rete. Infine strinse le ginocchia sui fianchi del cavallo e, schizzando fango nell'erba bagnata, prese posto in testa alla colonna. I soldati gli rivolsero un cortese cenno di saluto, ma niente di più. James li comprendeva. Era un estraneo. Sarebbe stato tollerato, ma non accettato, a meno che non dimostrasse il proprio valore. La pioggerellina riprese mentre uscivano dal cortile dell'abbazia. James si chinò un poco e proseguì al passo con gli altri. Cavalcarono a velocità sostenuta sul terreno pianeggiante, poi s'inerpicarono con lentezza e cautela sul pendio roccioso di una collina. Raggiunto l'altro versante, venne dato il segnale di accamparsi. James decise di anteporre le esigenze del cavallo alle proprie e, seguendo il gorgoglio dell'acqua, attraversò un breve tratto di foresta. Quando trovò il ruscello, permise all'animale di abbeverarsi a piacimento. Mentre si voltava per andarsene, vide una donna dirigersi a passi decisi al corso d'acqua, con un secchio di legno per mano. Appena riconobbe il mantello, comprese che si trattava di 13


una delle figlie del laird. Aveva la testa coperta dal cappuccio, però lui era abbastanza sicuro che non fosse la dea bionda, ma lo scricciolo bruno. Il sospetto venne confermato quando la ragazza s'inginocchiò sulla riva e, con lentezza, immerse un secchio per riempirlo. Il cappuccio ricadde all'indietro, mettendo in mostra i capelli scuri. «Avreste dovuto chiedere a uno degli uomini di andare a prendere acqua per voi» notò lui, facendosi avanti. Lanciando un gridolino, lei mollò la presa sui secchi. Uno venne catturato dalla corrente e cominciò a fluttuare verso valle. James si chinò, lo ripescò dall'acqua, quindi avanzò di qualche passo e recuperò l'altro. Li riempì entrambi e li posò a terra, vicino a lei. La giovane, però, non accennò a prenderli e rimase accovacciata sulla sponda. «Mi avete spaventata» lo accusò aggrottando le sopracciglia e osservandolo con circospezione. «Vi chiedo perdono» si scusò lui, in imbarazzo. «Non mi aspettavo di vedere una nobildonna prendere l'acqua come una serva. Avrebbe dovuto provvedere un soldato.» Lei sgranò un poco gli occhi e abbassò il mento. James ebbe l'impressione di cogliere un accenno di sorriso. «Gli uomini sono impegnati a montare le tende e sbrigare altre faccende» gli spiegò. «Non volevo essere di peso. Inoltre mia zia preferisce che mi renda utile. Lei e mia cugina hanno bisogno di acqua fresca per lavarsi il viso e le mani, e poiché non abbiamo portato con noi le ancelle, hanno incaricato me.» «Cugina? L'altra giovane non è vostra sorella?» s'informò lui. «Cielo, no!» esclamò lei con una rapida scossa del capo. «Joan è mia cugina. I nostri padri erano fratelli. Il mio era il minore.» «Era?» 14


«Aye. È deceduto cinque anni fa; anche mia madre.» Le tremò un poco la voce e un'ombra di tristezza le calò sugli occhi. «Eppure la ferita è ancora fresca» notò lui, comprensivo. «In certi momenti ne sento la mancanza più che in altri. I funerali del re sono stati un duro memento dell'irrevocabilità della morte e, di conseguenza, hanno risvegliato il dolore della perdita.» Si mordicchiò il labbro inferiore. «Scusatemi se sono così emotiva. Mia cugina Joan mi fa spesso notare che può essere fastidioso per gli altri. Inoltre sostiene che cinque anni sono più che sufficienti per sanare le ferite.» James si dispiacque per la sua pena. Come poteva una parente stretta dimostrarsi tanto fredda e insensibile? «Un cuore vero soffre più di uno falso» commentò con gentilezza. La fanciulla sollevò un poco il mento, suscitando la sua ammirazione. Era determinata a mostrarsi forte. James la guardò in volto e, d'improvviso, non riuscì più a guardare altrove. Il calore e l'emozione che colse nei begli occhi castani parvero avvolgergli con dolcezza il cuore. Nel nome di Dio, era davvero graziosa. Non possedeva l'incantevole beltà dorata della cugina, ma aveva lineamenti fini e delicati, assai piacevoli. Il viso era ovale, la bocca generosa e la pelle liscia, color crema. I capelli scuri erano raccolti in una treccia ordinata, che ricadeva sul dorso e scendeva fino alla vita sottile. Rilucevano alla luce fioca che filtrava tra le fronde ed emanavano una fragranza fresca e pulita. James represse a stento l'impulso di toccarli, ben sapendo che sarebbe stato sgarbato e disdicevole. Invece si accovacciò e la fissò negli occhi. Erano di uno splendido bruno dorato, incorniciati da lunghe ciglia scure e sottili sopracciglia arcuate. Fu però la profonda onestà che 15


rivelavano a piacergli più di quanto non sapesse esprimere. «Ci siamo scambiati una confidenza, eppure non conosco ancora il vostro nome, milady» notò in tono cortese. «Sono Davina.» «James.» «Aye, lo so.» Lui si alzò e le tese il braccio per aiutarla a levarsi in piedi. Lei corrugò la fronte, perplessa, poi mise la mano nuda nella sua. James sentì le ossa delicate delle dita. Per un breve, malizioso istante, fu tentato di farle perdere l'equilibrio, così da costringerla ad appoggiarsi a lui, ma subito respinse quell'idea poco cavalleresca. «Rendo onore alla vostra forza e al vostro coraggio, malgrado la profonda pena» le sussurrò. Davina scosse la testa. «Tanti, al mondo, conoscono l'angoscia della vera sofferenza. Non mi potrei annoverare tra coloro, poiché mi vengono offerti un tetto, cibo e protezione. Mi rendo conto che i parenti mi considerano un fardello, tuttavia non si sono sottratti alle loro responsabilità, e per questo sono davvero grata. Non passa giorno senza che avverta la mancanza dei miei genitori, eppure so di essere privilegiata.» Le parole erano sincere, ma la voce lasciava trapelare una nostalgia venata di tristezza. Per sua fortuna, James aveva avuto genitori amorevoli ed era cresciuto al sicuro, in un clan fiero e nobile. Lei, invece, era stata accolta dagli zii solo perché lo consideravano un obbligo morale, in quanto cristiani. Eppure non si abbandonava all'autocommiserazione, al contrario. «Vi scorterò fino all'accampamento» l'avvisò in tono autorevole. Lei trasalì e abbassò di nuovo il mento. «Non vi voglio disturbare, Sir James.» «È mio dovere.» 16


«Dovere?» Arricciò le labbra, confusa. «Aye. Quello di aiutare una leggiadra donzella in difficoltà. Vi prego di non negarmi questa occasione di comportarmi da nobile cavaliere.» «Siamo a poca distanza dal campo» protestò Davina, ma intanto gli permise di caricarla in sella. Per tenersi in equilibrio, strinse d'istinto le ginocchia sui fianchi del cavallo. James ammirò la forma delle gambe, che s'indovinava sotto il tessuto dell'abito semplice. «Una fanciulla dovrebbe essere trasportata dal cavallo il più spesso possibile» affermò prima di sprofondarsi in un inchino. «Soprattutto se è graziosa come voi.» La stava corteggiando e notò il preciso istante in cui lei se ne accorse. Vide infatti i suoi occhi sbarrarsi per la sorpresa, ma poi vi colse, con piacere, un lampo malizioso. L'istinto non lo aveva ingannato: era cortese e raffinata, ma non troppo pudibonda. Divertito, le sorrise. Davina chinò la testa, ma ricambiò il sorriso. James sollevò i secchi pieni e fissò i manici di corda alla sella. Quindi infilò un piede nella staffa e, con un balzo, si portò dietro di lei. Davina lanciò un gridolino di sorpresa, ma non si mosse. Disabituato al peso in più, il destriero nitrì e scosse la testa, ma lui ne recuperò subito il controllo. Lo diresse con calma verso l'accampamento, poi, tenendo le redini allentate con la destra, cinse la vita snella di Davina con il braccio sinistro. «Rilassatevi» le raccomandò in un sussurro, traendola lentamente al petto. Lei s'irrigidì, tuttavia dopo un istante emise un dolce sospiro. Una ventata di desiderio lo pervase. Trattenendo il fiato, James attese la reazione successiva. A quel punto, con sua immensa gioia, Davina lo assecondò e si abbandonò tra le sue braccia. 17


Lui chiuse gli occhi, deliziato, annusando il suo profumo seducente. Aye, forse il viaggio verso il castello degli Armstrong si sarebbe dimostrato molto più gradevole del previsto. Qualche giorno dopo, Davina notò che le giornate in sella non la rendevano esausta e indolenzita come i primi giorni, e che dopo le notti nella tenda affollata non si sentiva più stanca e irrequieta. La spiegazione del cambiamento era semplice: James McKenna. Il giovane cavaliere le forniva una piacevole distrazione, con le sue storielle divertenti e le sue osservazioni acute. Davina apprezzava molto la sua compagnia e pregustava i momenti da trascorrere insieme con un entusiasmo sorprendente. «Stamattina, prima che venissero smontate le tende, ti ho vista chiacchierare ancora con Sir James» la punzecchiò Joan, affiancandola col cavallo. «Cos'avrà mai da dirti?» Lei chinò con timidezza il capo, ignorando il fastidio che trapelava dal tono, in apparenza noncurante, della cugina. Joan era molto bella e abituata ad accentrare l'attenzione maschile. Tuttavia era chiaro a tutti che Sir James McKenna, pur non essendo mai sgarbato − e soprattutto, agli occhi di Davina, incapace di qualunque meschinità − preferiva intrattenersi con lei, invece che con Joan. «Sir James aveva tracciato una mappa nella polvere» rispose. «Si limitava a mostrarmi quanto ci manca per arrivare a casa.» Joan strizzò le palpebre. «Starnazzavi come una chioccia che depone l'uovo. Cos'avrà mai una mappa di così buffo?» «James ha un dono: riesce a rendere divertente qualunque cosa.» «Un talento del tutto inutile» sogghignò la cugina. «In 18


fondo non dovrei stupirmi se sei attratta da quel tipo d'uomo, però speravo che avessi più buonsenso.» Quel tipo d'uomo? Davina si trattenne a stento dallo starnazzare ancora. Attraente, raffinato, con una scintilla negli occhi e una fossetta nel mento. Aye, quel genere le piaceva. Una ragazza sarebbe stata davvero stolta a non esserne affascinata. A richiamarla non erano soltanto la mascella squadrata, il sorriso irresistibile e il bel volto. In quanto erede di una piccola tenuta, Davina godeva di un certo interesse maschile, soprattutto quando Joan era impegnata altrove. Ancora di più negli ultimi tempi, poiché aveva compiuto diciassette anni ed era quindi in età da marito. Tuttavia coglieva qualcosa di speciale in James McKenna. Egli dimostrava una sicurezza di sé che lei non giudicava supponente, ma confortante, una cortesia che rivelava la formazione da guerriero, e un senso dell'umorismo ancor più spiccato quand'era rivolto a se stesso. Benché Joan fosse pronta a negarlo fino all'ultimo respiro, era evidentemente gelosa. Davina la comprendeva e riusciva persino a perdonarla. «James è gentile e ben educato» dichiarò. «Lo trovo molto interessante e gradisco la sua compagnia.» «Gli dedichi fin troppo tempo» la rimproverò Joan. «Anche altri cominciano a notarlo.» «Nay!» «È vero. Te ne parlo solo per evitarti di renderti ancora più ridicola con questa sciocca infatuazione.» Davina contrasse le labbra. «Non mi rendo ridicola.» Lei scrollò le spalle. «Lo sai, vero, che dimostra interesse per te solo perché ha saputo che la fortezza di tuo padre rientra nella dote?» Nay!, fece per protestare ancora una volta, ma tacque per 19


non rivelare quanto fosse ferita da quelle parole. Per un istante Davina sentì la gioia sfumare, in preda a mille dubbi e insicurezze. Joan aveva ragione? James la colmava di attenzioni perché celava secondi fini? «Non posso credere che una piccola proprietà come la fortezza di Torridon possa interessare a un McKenna» dichiarò con più convinzione di quanta non ne provasse. «È un secondogenito» le rammentò Joan, sollevando con cattiveria il mento. «Quelli come lui bramano i terreni come un annegato l'aria.» Ancora più dubbiosa, Davina prese in considerazione quella possibilità. Subito, però, la respinse. Scoccò un'occhiata alla cugina, notando la sua espressione ostinata. Era l'invidia, pura e semplice, a portarle alle labbra simili insinuazioni. Doveva esserlo. Benché affermasse di non provare nessun interesse per il giovane McKenna, Joan era indispettita perché colmava di premure Davina e non lei. Quand'era contrariata, era ben capace di dimostrarsi malvagia, persino crudele. Come intuendo di essere al centro della loro discussione, James girò la testa e guardò Davina. Non appena i loro sguardi s'incrociarono, lei sentì il fiato mancarle e lo stomaco contrarsi. Un brivido la percorse, ma non di freddo, fu anzi pervasa da un intenso calore che s'irradiò dal centro stesso del suo essere. Un reazione che sfidava la logica. E che non avrebbe potuto risultarle più gradita. Il giorno seguente entrarono nelle terre degli Armstrong. Nessuno parlò, ma, da come i soldati rilassavano le spalle e sorridevano, James capì che si stavano avvicinando a casa. Provò un'improvvisa fitta di rammarico, poiché i giorni con la dolce Davina stavano volgendo al termine. 20


Tuttavia il padre non gli aveva ordinato di rincasare in fretta. Se Laird Armstrong fosse stato d'accordo, James avrebbe potuto trattenersi fino alla fine dell'estate, magari anche durante l'autunno. Lanciò uno sguardo a Davina, che gli cavalcava accanto. Lei gli rivolse un timido sorriso, poi si passò la lingua sulle labbra. James sentì il ventre serrarsi per il desiderio. Non aveva ancora avuto l'ardire di rubarle un bacio; era un motivo in più per rimanere. «Il castello Armstrong è oltre quella collina» gli spiegò, puntando l'indice verso l'orizzonte. «Dovremmo arrivarci entro sera.» «Come mai non sorridete nel dirlo, lass? Non siete stanca di viaggiare?» Lei inclinò la testa da un lato, come per riflettere. «Un letto comodo e un tetto sopra la testa saranno assai graditi. La vita quotidiana, però, mi parrà assai monotona dopo questa avventura. E voi? Siete ansioso di tornare a casa vostra?» James scrollò le spalle. «Ho trascorso tanti anni al castello McKenna. Mi fa piacere starne lontano per un po'.» «Ho sentito che è immenso e imponente.» «Aye, domina la vallata sottostante.» «In maniera amichevole?» domandò Davina in tono scherzoso. James scoppiò a ridere. «Nay, minacciosa. O così affermano i nemici. Ma per i membri del clan è confortante. Sanno che quelle mura possenti, e gli uomini che vi stanno dietro, li difenderanno e proteggeranno.» «Sembra un luogo temibile.» «Può esserlo» le confermò, pensando all'alta cinta merlata, alle quattro torri di guardia e al largo fossato. «Tuttavia mia madre si è impegnata molto, nel corso degli anni, per 21


ingentilirlo. Provvede sempre affinché nella grande sala ci siano fuochi accesi per scacciare l'umidità e, per decorare le pareti, ha sostituito le armi con raffinati arazzi. Ha persino fatto montare vetrate colorate nel suo solario.» «Davvero?» James sorrise compiaciuto. Aye, erano spettacolari. Anche se brontolava per i costi, Brian McKenna non negava mai alla moglie i lussi che desiderava. «La luce variopinta del sole che danza sul pavimento è una meraviglia» dichiarò. «Incantava sempre noi figli, quand'eravamo bambini. La mamma ci raccontava che era una magia delle fate.» «È difficile immaginare un simile spettacolo» mormorò lei. «Ebbene, forse un giorno le vedrete con i vostri occhi, Davina» le rispose con un sorriso. «Aye, magari sì» sorrise a sua volta.

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Un destino d'amore per Lady Davina ADRIENNE BASSO SCOZIA, 1329 - Sir James McKenna, secondogenito del potente Brian McKenna, capisce di aver incontrato la donna del suo destino quando si innamora, ricambiato, della dolce Lady Davina. Ma i loro piani di un futuro felice vengono brutalmente interrotti da qualcuno che vuole ostacolare la felicità della fanciulla. Cinque anni dopo, i due giovani si incontrano nuovamente, James è indurito dalla guerra e dall'abbandono da parte dell'amata, ma la passione non tarda a riesplodere. È troppo tardi per ricominciare o il passato avanzerà ancora una volta delle pretese sul loro amore?

La perfetta "English rose" LENORA BELL INGHILTERRA, 1817 - Quattro giovani fanciulle scelte tra la migliore aristocrazia inglese e solo tre giorni perché una di loro diventi duchessa. James Warren, Duca di Harland, è un uomo fuori dagli schemi e ora sta cercando una sposa dalla reputazione immacolata. Passione e amore non sono contemplate. Ma come fare se il desiderio si presenta sotto mentite spoglie? Charlene fingendosi una delle nobildonne prescelte infiamma l'interesse del duca. Ma quando la passione avrà il sopravvento e i segreti verranno rivelati, entrambi dovranno fare i conti con ciò che sono e che realmente desiderano.


Una lady intraprendente JOANNA SHUPE LONDRA, 1820 - Lady Sophie Barnes è una donna decisa che non accetta un no come risposta, sopratutto quando si aggira per i bassifondi di Londra per difendere i diritti degli emarginati e delle ragazze di strada in difficoltà. Le sue buone intenzioni, però, la mettono in serio pericolo e l'unico che può aiutarla è Lord Quint, l'uomo che le ha spezzato il cuore anni prima. Quando l'attrazione tra i due si fa più intensa e passionale, una serie di intrighi rischiano di frapporsi tra loro...

Alla ricerca di un titolo AMANDA WEAVER INGHILTERRA, 1896 - Dopo aver frequentato la scuola per nobildonne di Lady Grantham, Amelia Wheeler è pronta per contrarre un buon matrimonio che le conferisca il tanto ambito titolo nobiliare. Le cose si complicano, però, quando si ritrova davanti l'amico d'infanzia Natty, che da figlio di un marinaio è diventato un raffinato uomo d'affari. Amelia dovrà scegliere se seguire il proprio cuore o se comportarsi come la lady che aveva promesso di essere.

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