Un dono inaspettato

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1025 - Gioco d'inganni - L. Ashford 1026 - La promessa del cavaliere - N. Locke 1027 - Scandali, inganni e veritĂ - C. Linden 1028 - Un barone per l'ereditiera - J. MacLean 1029 - La solitudine del visconte - E. Boyle 1030 - I segreti di Wiscombe Chase - C. Merrill 1031 - Un bacio per scommessa - E. Hobbes 1032 - Un amore in sospeso - A. Herries 1033 - La sposa sbagliata - G. Callen 1034 - Il nemico scozzese - N. Locke 1035 - Passione, scandali e segreti - E. Hobbes 1036 - La notte dello scandalo - D. Gaston 1037 - Una sposa da proteggere - T. Brisbin 1038 - Diario di una signorina del ton - J. McQuiston 1039 - Il signore del deserto - M. Kaye 1040 - A spasso con un libertino - E. Leigh 1041 - La missione della novizia - M. Moore 1042 - Passato, scandali e fiori d'arancio - C. Linden 1043 - Per il cuore di un'attrice - E. Redgold 1044 - Un dono inaspettato - A. Burrows 1045 - La maschera del libertino - E. Leigh 1046 - Un campione per Miss Jenna - B. Scott 1047 - Inciso nel cuore - E. Hobbes


ANNIE BURROWS

Un dono inaspettato


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Captain's Christmas Bride Harlequin Historical © 2015 Annie Burrows Traduzione di Laura Zanarini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici dicembre 2016 Questo volume è stato stampato nel novembre 2016 da CPI, Barcelona I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 1044 dello 01/12/2016 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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Giorno di Natale, 1815 «Quanto tempo pensi che ci vorrà per essere sicuri che la situazione sia davvero compromettente?» Lady Julia Whitney osservò il viso di Marianne diventare leggermente rosso mentre un'espressione accigliata le si disegnava sulla fronte. D'altronde sapeva che l'amica disapprovava l'intera impresa e che esserne coinvolta la faceva sentire a disagio. «Devi soltanto lasciarci soli abbastanza a lungo da essere certi che lui mi stia baciando» la rassicurò. «E poi comparire all'improvviso nell'aranciera e fingere di scoprirci.» «Sì, ma come farò a sapere che ti sta effettivamente baciando?» Marianne tirò con forza le stringhe in una valorosa e lunga lotta per allacciare l'abito di Julia per il ballo in maschera. «Il vischio non ha funzionato. E lo abbiamo appeso ovunque.» Julia sussultò. Non solo avevano appeso del vischio ovunque, ma quasi tutti ne stavano facendo buon uso. 5


«Scusa» disse l'amica. «Ho tirato troppo? Questo vestito è piuttosto stretto, vero?» «Tratterrò il respiro fino a che non sarai riuscita ad allacciarlo» rispose lei, decisa a non ammettere che il suo sussulto era dovuto all'umiliazione provata al pensiero di tutte le ore spese a raccogliere il vischio e a dividerlo in rami da far appendere ai domestici per la casa, risultate poi inutili, perché David non si era fermato al di sotto di nessuno di essi. «Grazie» ribatté Marianne. «Non immaginavo che sarebbe stato così difficile. Voglio dire, sembri magra quanto l'Usignolo Partenopeo. Non ho pensato che ci sarebbero state da fare delle modifiche quando ha accettato di prestarti il suo abito per la serata. Ma a quanto pare, sei decisamente più... ehm... robusta.» Diede un altro forte strattone. «Bene, fatto» dichiarò. «Oh, mio Dio» sospirò Julia, studiando il proprio riflesso nello specchio con stupore e un accenno di vertigini per aver trattenuto il respiro tanto a lungo. «Ma ne è valsa la pena.» «Santo cielo!» esclamò l'amica, spalancando gli occhi mentre faceva capolino da sopra la sua spalla. Santo cielo davvero. Il vestito di seta blu pavone era molto più audace di quanto lei avesse immaginato. Addosso all'Usignolo Partenopeo, la cantante lirica dalla quale lo aveva preso in prestito, non era più ardito di un qualunque altro fra i suoi abiti. Ma ora il suo petto compresso e straripante dal corsetto aderente lo rendeva quasi scandaloso. «Santo cielo» fece eco a Marianne con voce im6


percettibile, fissando con stupore l'impressionante scollatura, che non aveva mai mostrato prima in pubblico. «Be', questo elimina qualsiasi preoccupazione che tu possa venire riconosciuta» osservò l'amica con sarcasmo. «Una volta indossata la maschera, nessun uomo in sala sarà in grado di distogliere gli occhi dal tuo décolleté per guardarti in viso.» «E non dimenticate la parrucca» disse una voce smorzata da dietro il paravento dove l'Usignolo Partenopeo si stava cambiando per indossare il costume in realtà creato per Julia. Lei e Marianne si scambiarono uno sguardo colpevole. Quanto poteva aver sentito? Avevano parlato a bassa voce all'inizio, ma la vista di quella scollatura le aveva sconvolte talmente tanto da farle diventare indiscrete. «Accidenti!» esclamò l'Usignolo quando uscì dal paravento, con un accento che tradì le sue origini tutt'altro che italiane, e posò gli occhi su di lei. «Siete molto più incantevole con quel vestito di quanto lo sia mai stata io» dichiarò, con una smorfia ironica sulle labbra. «Se vi piace potete tenerlo quando sarà finita la festa.» «Oh, no, davvero, non potrei mai...» «Be', io non lo vorrò indietro. È stato il mio preferito questa Stagione, ma è arrivato il momento di cambiare stile.» Julia si guardò ancora una volta allo specchio. L'obiettivo che si era prefissa era quello di rendersi irresistibile e totalmente diversa dalla giovane modesta e riservata che era sempre stata. E lo aveva di certo raggiunto! 7


Accarezzò con reverenza la seta blu dell'abito. Non avrebbe mai più avuto il coraggio di indossare un vestito tanto succinto, ma le sarebbe piaciuto tenerlo come ricordo di quella festa, della donna che glielo aveva prestato e, sperava, dell'esito positivo del suo piano per far sì che David la chiedesse in sposa. «Allora grazie, grazie mille.» «Ora, il modo migliore per ingannare chiunque» dichiarò l'Usignolo, «è lasciar fare a me tutto il lavoro. So imitare benissimo la vostra andatura alquanto mascolina. E alcuni dei vostri vezzi. Nonché i vostri intercalari.» «Intercalari? Io non uso intercalari» obiettò Julia. «Chiunque usa intercalari. Marianne per esempio dice spesso: Oh, povera me, no. Davvero non potrei» ribatté la cantante con una voce incredibilmente simile a quella di Marianne. «E voi dite sempre: Bah, e poi sbuffate e scuotete la testa.» «Io non scuoto la testa.» «Certo che sì» ribatté Marianne, trattenendo una risatina. «Davvero, Nellie ti imita alla perfezione.» Julia era sul punto di dire Bah, ma poi ricordò che aveva appena negato di usare continuamente quell'espressione. I muscoli del collo le si irrigidirono per resistere all'istinto di scuotere la testa, di sbuffare o di fare qualsiasi altra cosa per esprimere l'irritazione causata dalla constatazione della sua prevedibilità. Era divertente vedere il talento dell'Usignolo nell'imitare le persone. In un paio di occasioni nei giorni precedenti, la cantante aveva fatto ridere a 8


crepapelle Marianne imitando alcuni atteggiamenti di Julia che nemmeno lei stessa sapeva di avere. Come il modo in cui alzava una sola spalla e faceva un leggero broncio quando si sforzava di essere gentile con qualcuno di terribilmente noioso. «Dunque, Marianne» disse l'Usignolo. «Dovrete starmi vicina tutta la sera, come fate di solito con Lady Julia. E non dimenticate di chiamarmi cara ogni tanto, così da convincere tutti che sia proprio Lady Julia la donna con questo dimesso abito bianco.» «Lo so» rispose l'altra in un tono di voce rassegnato. Avevano provato e riprovato quel piano decine di volte per varie ore, con il pretesto di dover lavorare ai loro costumi per il ballo in maschera di quella sera. «E adesso le parrucche!» Nellie, l'Usignolo Partenopeo, sollevò una parrucca di un colore nero lucido quasi tendente al blu e la sistemò sulla testa di Julia. «Vorrei che i miei capelli fossero davvero di questo colore» sospirò lei, facendosi scivolare tra le dita una ciocca piuttosto ruvida al tatto. I suoi erano di un tono triste e spento che nessuno, se non fossero appartenuti alla figlia di un conte, avrebbe esitato a definire marrone topo. «Nessuno ha davvero i capelli di questo colore» disse Nellie in modo prosaico mentre le posizionava la maschera sul viso. «A meno che non siano tinti. Ecco fatto.» Marianne e l'Usignolo erano ferme a fissarla, mentre lei osservava il proprio riflesso nello specchio. La maschera era fatta della stessa seta del ve9


stito, con una piccola prominenza all'altezza del naso, ed era impreziosita da alcune piume di pavone che la facevano sembrare vari centimetri più alta. In realtà, era davvero vari centimetri più alta, grazie alle scarpe con il tacco che le aveva prestato Nellie. «Adesso, il tocco finale» affermò questa prendendo un vasetto di colore nero. Con un piccolo pennello si avvicinò al seno sinistro di Julia e ricreò il distintivo neo a forma di diamante che spiccava provocante sul suo stesso petto. «Ora siete pronta» osservò infine. «Scommetto la testa che nessuno con questi costumi riuscirà a capire che ci siamo scambiate i ruoli. Ma ascoltate» aggiunse guardandola con un'espressione accigliata. «Se qualche uomo dovesse prendersi troppe libertà con voi, confondendovi con me, allora fermeremo la farsa senza esitazioni. Non potrei mai perdonarmi se vi metteste nei guai.» Julia e Marianne evitarono di guardarsi. L'idea dello scambio di identità era nata proprio affinché lei potesse mettersi nei guai. Ovviamente, non avevano rivelato a Nellie l'intero piano, altrimenti la donna non avrebbe mai acconsentito a portarlo avanti, e nemmeno sarebbe stata così d'aiuto nel prepararlo. Per quanto ne sapeva, si trattava soltanto di uno scherzo divertente che avevano ideato per far credere a tutti che l'Usignolo Partenopeo, la cantante lirica che era stata chiamata per intrattenere gli ospiti, fosse Lady Julia Whitney, figlia del padrone di casa, il Conte di 10


Mountnessing, e viceversa. Le avevano parlato della tradizione medievale di nominare per le feste di Natale un Signore del Malgoverno, che scombinava l'ordine sociale impossessandosi della corona e dando ordini ai propri sovrani, e di quanto questo fosse un enorme divertimento per tutti. Avevano però omesso di informarla che il Conte di Mountnessing non era mai stato abbastanza tollerante da permettere che un Signore del Malgoverno facesse parte delle festività natalizie. «Andrà tutto bene» assicurò Julia alle altre due, che la guardavano con un'aria leggermente preoccupata. «Ora scendete assieme, e io vi raggiungerò nel salone da ballo tra poco.» «Dalla scala di servizio» le ricordò Nellie, prima di mettersi la maschera bianca di raso, con un paio di baffi da gatto, e il cappuccio di velluto adornato in cima da due orecchie a punta. Marianne era l'unica tra loro a non indossare un costume, ma solo una semplice maschera nera di seta. Julia aveva protestato a lungo, ma poi si era resa conto che in realtà l'ostinato rifiuto dell'amica di farsi cucire un costoso abito l'avrebbe aiutata a raggiungere il proprio obiettivo. Chiunque, infatti, avrebbe riconosciuto Marianne all'istante e avrebbe quindi dato per scontato che la donna a cui si accompagnava, travestita da gatto bianco, fosse lei. Quando fu sola, Julia poté aggiungere il tocco finale al suo travestimento. Estrasse dal suo reticolo la bottiglia di profumo che aveva precedentemente preso dalla toletta di Nellie. Di norma, le donne applicavano il profumo 11


dietro le orecchie e sui polsi. Tuttavia, al momento lei non era in grado di raggiungere le orecchie, coperte dalla massa di capelli della parrucca e dalle piume di pavone, e nemmeno aveva intenzione di togliersi i guanti da sera lunghi fino al gomito. Non riusciva mai a rimetterli senza l'aiuto di una cameriera. Alla fine, in preda alla disperazione, inclinò la bottiglia tra i seni, sperando di non macchiarsi i guanti nell'impresa. La nuvola di profumo che si levò le fece lacrimare gli occhi per qualche secondo. Se non altro l'avrebbe di certo aiutata a essere scambiata per l'Usignolo. Si diceva che Nellie facesse realizzare quel profumo apposta per sé da uno dei parfumeurs più esclusivi di Parigi. Era molto muschiato, niente a che vedere con la leggera essenza floreale appropriata per una giovane donna come Julia, sempre che ne utilizzasse una, cosa che lei non faceva: acqua e sapone erano più che sufficienti. Sollevò il mento, aprì la porta e uscì nel corridoio. Mentre raggiungeva le scale di servizio, si sforzò di camminare come le aveva insegnato Nellie, con un'andatura lenta e ondeggiando i fianchi in quello che le sembrava un atteggiamento esagerato, ma che quando si era guardata in uno specchio le era apparso davvero sensuale. Avevano provato solamente un paio di pomeriggi, tuttavia, come Nellie le aveva promesso, i tacchi la aiutavano a non incedere a grandi passi come suo solito. In ogni caso, non sembrava mascolina: camminava in modo determinato, ecco tutto. Si era caricata di molte responsabilità da quando sua madre 12


era morta, e non avrebbe mai portato a termine nemmeno la metà dei suoi doveri passeggiando con calma. Si aggrappò al corrimano mentre scendeva le scale. L'ultima cosa che voleva era inciampare ed entrare nel salone con un capitombolo. «Nellie, tesoro» la chiamò una voce maschile, mentre scendeva l'ultimo gradino. «Avete un aspetto magnifico!» Era un uomo giovane e magro, vestito come un cortigiano dell'epoca elisabettiana. Julia stava già godendosi il senso di vittoria per essere riuscita a ingannarlo, quando lui la sorprese camminando dritto verso di lei e baciandola sulla guancia, proprio nel punto in cui finiva la maschera e iniziava la pelle. Aveva sbuffato e girato la testa prima di rendersi conto che quel gesto avrebbe potuto tradirla. «Vi chiedo scusa» disse il cortigiano, alzando le mani in segno di resa. «Ho agito senza pensare. Dovete aver impiegato delle ore per prepararvi. Non voglio certo sgualcirvi prima ancora di essere entrata al ballo.» Grazie al cielo il giovane non doveva conoscerla bene. Julia lo guardò con la coda dell'occhio, domandandosi chi fosse esattamente. In quel periodo dell'anno veniva sempre assunto molto personale esterno, come il famoso Usignolo Partenopeo o l'umile artista chiamato a realizzare meravigliose, sebbene effimere, decorazioni sul pavimento del salone. Non poteva essere uno della servitù, anche se lo aveva incontrato nel corridoio di servizio, altrimenti non sarebbe stato vestito di tutto punto, 13


pronto a partecipare al ballo. Dalla familiarità con cui l'aveva salutata era più probabile che fosse uno degli attori che lavoravano nella stessa compagnia di Nellie. Non era forse quello che interpretava ruoli sentimentali? Eduardo, o qualcosa di simile. Certo, il nome era evidentemente falso: l'uomo non era più italiano di Nellie, nonostante tutti la conoscessero come Usignolo Partenopeo. Tuttavia, la presenza di quel giovane al suo fianco all'ingresso nel salone da ballo avrebbe dato credito alla sua messinscena. Quindi gli prese il braccio e percorse il corridoio con lui, grata di essersi morsa la lingua quando le si era avvicinato. Nel momento in cui avesse aperto bocca, il suo travestimento sarebbe andato in fumo. Nonostante tutti i tentativi, non era stata proprio in grado di imitare la soave voce di Nellie, per non parlare del modo in cui farciva i suoi discorsi di volgarità. Tuttavia, se Eduardo era stato ingannato dalle sue movenze, dal finto neo sul seno e dalla nuvola di profumo che si diffondeva intorno a lei, allora il suo piano aveva qualche possibilità di funzionare. «Uh, oh» le mormorò all'orecchio il suo accompagnatore poco dopo. «Ecco che arrivano i vostri ammiratori.» Julia rimase impietrita quando vide tutti i signori ospiti della festa voltarsi per scrutarla attraverso gli occhiali da vista, allontanarsi dalle rispettabili donne che avrebbero dovuto accompagnare e dirigersi verso di lei. Sentì lo stomaco sobbalzare. Era questo che provava Nellie ogni volta che saliva sul palco? «Non preoccupatevi, non voglio rovinarvi la 14


scena» disse Eduardo lasciandole il braccio. Stava per pregarlo di non abbandonarla, quando lui le diede una sculacciata sogghignando. Facendole desiderare che fosse più lontano che mai. Cinque minuti più tardi, si rese conto che Eduardo non era peggio di un qualsiasi altro uomo. Sembravano tutti pensare che il suo derrière esistesse al solo scopo di essere sculacciato, pizzicato o palpeggiato. Non ci volle molto prima che si trasformasse in un ammasso di lividi. Come poteva Nellie tollerare un simile trattamento? Julia era tentata di nascondersi in un angolo e mettersi con la schiena contro il muro, ma questo avrebbe significato perdere di vista David. Aveva sperato di trovarlo tra la folla che si era radunata intorno alla vera Nellie. Ma, accidenti, non sembrava proprio interessato a lei quella sera. O almeno alla donna che doveva credere fosse lei, dato che indossava un costume da gatto bianco ed era accompagnata da una giovane che era chiaramente Marianne. Oh, ma era splendido nel suo cappotto a ruota, la lunga parrucca nera e il cappello tricorno del XVII secolo. Il telescopio che aveva in mano indicava che era travestito da Sir Isaac Newton. Be', era prevedibile che David, in quanto uomo di scienza, scegliesse quel costume piuttosto che qualcosa di più frivolo, come un pirata, un imperatore romano o un cortigiano di epoca elisabettiana. Invece zio Maurice quella sera indossava proprio i panni di Enrico VIII, personaggio che riusciva a emulare piuttosto bene grazie alla figura corpulenta e al colorito rubicondo. Julia gli sorrise 15


sollevata quando lui le offrì un bicchiere di champagne, certa che il suo caro vecchio zio non le avrebbe pizzicato o toccato il sedere. Ma il sollievo durò poco, perché prima lui cercò di guidarla sotto uno dei ramoscelli di vischio, e poi le chiese se avesse voglia di raggiungerlo nella sua camera quella notte. Di certo zio Maurice era stato ben imbrogliato dal suo travestimento, e del resto non aveva un'ottima vista. Tuttavia, fu con autentica indignazione e una buona dose di repulsione che lo colpì sulla mano con il ventaglio. Tutto si stava dimostrando molto più difficile del previsto. Aveva immaginato che David le si sarebbe avvicinato prima. Avrebbe potuto scommetterci una buona somma. Era rimasto tanto affascinato da Nellie dal momento in cui era arrivata che Julia lo aveva addirittura accusato di cercare di sedurre la cantante. Lui era rimasto impassibile e aveva giurato che non era affatto come pensava. «Se non riuscite a distinguere la differenza tra la seduzione e la conversazione tra un uomo erudito e una donna intelligente, allora comincio a perdere le speranze con voi» aveva detto. «L'Usignolo Partenopeo ha una prospettiva unica sul mondo. Ha viaggiato a lungo e conosciuto le persone più importanti, nonostante provenga da una famiglia di umili origini.» Nellie aveva certamente un modo piacevole di conversare, doveva ammetterlo. Benché le sue storie fossero a volte piuttosto scurrili, lei le raccontava sempre in maniera così arguta che Julia poteva a fatica biasimare David per essersi aggregato 16


alla serie dei suoi ammiratori. Eppure ora avrebbe voluto non averlo mai rimproverato. Lui si stava comportando con grande decoro, proprio quando piĂš desiderava che non lo facesse! Aveva quasi abbandonato ogni speranza di trovarlo da solo, quando una folata di aria fredda invase il salone da ballo, annunciando l'arrivo di una compagnia di attori. Al suono dei loro flauti, violini e tamburi, i musicisti professionisti abbandonarono gli strumenti, lasciarono le sedie e si diressero verso il tavolo del rinfresco. Con dei mormorii di entusiasmo, gli ospiti in maschera si aprirono a ventaglio, cedendo il centro del salone ai nuovi arrivati. Lo stomaco di Julia si strinse in un nodo. Se non avesse agito in fretta, David se ne sarebbe andato. Da quando suo padre aveva rifiutato di considerarlo un valido pretendente alla mano della figlia, lui non andava quasi piĂš in visita alla residenza. Era solo grazie al ballo in maschera di Natale, a cui persino tutti i mezzadri erano invitati, se ora era presente. Una volta terminato lo spettacolo, gli ospiti avrebbero tolto la maschera, avrebbero cenato insieme e poi se ne sarebbero andati a casa. David sarebbe tornato a Edimburgo, e sarebbero passati mesi prima che lei potesse vederlo di nuovo. Era la sua ultima possibilitĂ . Se non fosse riuscita ad attirarlo lontano dagli altri ospiti nemmeno travestita da Nellie, la donna dissoluta che aveva esercitato un enorme fascino su ogni uomo scapolo presente alla festa, e anche su alcuni di quelli sposati, avrebbe fallito. E non poteva fallire. Proprio non poteva. 17


Ci doveva essere un modo. Un modo per fargli capire che voleva rimanere da sola con lui senza dover aprire bocca, rivelando in tal modo la sua identità. Ma come? Come facevano le persone a manifestare le proprie intenzioni senza parlare? A un tratto le venne in mente. La licenziosità con cui gli uomini l'avevano pizzicata e palpeggiata per tutta la sera era stata odiosa, ma di certo era servita a trasmettere le loro intenzioni. Il cuore iniziò a batterle un po' più forte, sia perché aveva escogitato un piano d'azione, sia perché aveva perso di vista David. Ma poi lo individuò di nuovo. Pensò di non essere riuscita a vederlo, anche se per pochi istanti, poiché era di una spanna più alto rispetto alla maggior parte dei signori presenti, in particolare con quel cappello tricorno, indossato sulla lunga parrucca riccia. Si stava lentamente muovendo verso il fondo della sala, poiché tutti spingevano in avanti per avere una vista migliore. Dai costumi degli attori era chiaro che avrebbero interpretato la leggenda di San Giorgio e il drago. E avrebbero incluso la scena in cui un medico veniva chiamato per fasciare le ferite del santo. Era un siparietto comico, che aveva sempre annoiato e infastidito David: essendo uno studente di medicina, non poteva sopportare di vedere ridicolizzata la figura di un dottore. Con il cuore in gola, Julia attraversò la folla finché non fu esattamente dietro di lui. Nessuno le stava prestando attenzione. Soprattutto non ora che gli attori avevano preso posizione. 18


Il drago ruggì vigorosamente, una nuvola di fumo gli uscì dalle narici e l'eroina dello spettacolo emise un grido acuto. Julia fece scivolare la mano tra le falde del cappotto di David e trovò la curva del suo fondoschiena. Sentì i muscoli contrarsi sotto il palmo della mano. San Giorgio entrò in scena, brandendo la sua spada di cartone. Gli ospiti esplosero in un applauso travolgente, che coprì il sussulto che Sir Isaac Newton si lasciò sfuggire nell'istante in cui lei gli strinse un gluteo con forza. Julia mantenne lo sguardo fisso sugli attori e la loro commedia quando lui si voltò per vedere chi lo avesse pizzicato. La luce in quel punto la rendeva ben visibile, e lei assomigliava solo vagamente a Nellie. Aveva lo stesso viso rotondo, ma chiunque osservando da vicino la parte lasciata scoperta dalla maschera avrebbe notato che la sua bocca non era così generosa né le labbra altrettanto piene. Inoltre, sarebbe stato fatale guardare David dritto negli occhi. Anche se la parte superiore del viso era coperta e la sua scollatura era motivo di distrazione, lui si sarebbe di certo chiesto perché i dolci occhi marroni di Nellie fossero diventati della stessa tonalità sbiadita di un chicco d'uva. E avrebbe capito tutto. E sarebbe stato furioso per quel gesto così inappropriato. Ma Julia era stanca delle buone maniere. Non l'avevano portata da nessuna parte. Se David non l'avesse riconosciuta, forse anche lui si sarebbe 19


comportato in modo molto inappropriato, e allora sarebbero stati pari! Solo che David ancora non reagiva. San Giorgio stava scavalcando l'eroina, che era appena svenuta con drammaticità a terra per il terrore, ma Sir Isaac Newton rimaneva in piedi, immobile, apprezzando evidentemente la sensazione della sua mano sui glutei. E ora? Oh, accidenti a lui, non poteva per una volta dimenticare il decoro e agire con precipitazione? Be', non c'era niente da fare: toccava a lei prendere l'iniziativa. Tolse la mano dal sedere e procedette a tentoni intorno alla marsina fino a che non trovò la sua mano. La strinse con tutte le dita che poteva, considerando l'ingombro del telescopio di ottone, e diede un leggero strattone. Fu sufficiente. Mite come un agnellino, lui la seguÏ fino alla porta piÚ vicina che portava sulla terrazza e, dopo averla percorsa tutta, giÚ per le scale. Julia non osava guardare oltre la propria spalla, Neppure quando si immersero nel buio assoluto del sentiero che attraversava i cespugli, e ancor meno quando ne uscirono, sul retro della casa, dove un po' di luce filtrava da alcune finestre semiaperte, facendo brillare il tetto di vetro dell'aranciera come fosse cosparso di lustrini. Aveva pensato che sarebbe stato un posto piacevole e accogliente in cui portare David. Si trovava di fianco alle cucine, dove delle canne fumarie appositamente progettate tenevano la collezione di rare piante tropicali del padre al riparo dal gelo per 20


tutto l'inverno. Gatley, il capo giardiniere, aveva chiuso a chiave la porta quando era arrivato il primo ospite, per evitare che qualcuno vi entrasse e poi la lasciasse aperta con noncuranza uscendo. Ma la serratura di una delle finestre a ghigliottina, che potevano venire alzate o abbassate durante i mesi estivi per la ventilazione, era rotta. Se ne era assicurata proprio quel pomeriggio. Avrebbe dovuto lasciare la mano di David per spingere in alto la finestra, ma non aveva importanza. Lui non l'aveva seguita fin lì solo per scappare via ora. Scavalcò il davanzale e fece un passo di lato così che lui potesse fare lo stesso. Poi con attenzione abbassò di nuovo la finestra. Gatley si sarebbe infuriato se le sue preziose piante fossero state esposte a qualche spiffero. A ogni modo, nemmeno lei voleva essere esposta all'aria fredda che proveniva da fuori. Non quando c'era così poca stoffa a coprirla. Cielo, era veramente buio lì. Solo un debole raggio di luna filtrava attraverso il tetto. Le palme ammassate sul lato destro dell'aranciera nascondevano ogni sprazzo di luce che potesse giungere a quella distanza dalla casa. Ma l'oscurità sembrava rendere David insolitamente sfrontato. Non aspettò nemmeno che lei si girasse prima di farle scivolare le braccia intorno alla vita, piegando la testa per baciarla sulla guancia. Mentre le sue labbra le sfioravano la pelle, suscitandole dei deliziosi brividi lungo la spina dorsale, Julia sentiva il suo cappello tricorno aggrovigliarsi con le piume della parrucca. Con un verso 21


rauco, lui afferrò i due copricapo e li gettò via. Poi si chinò per appoggiare il telescopio. Julia si voltò, con il desiderio di trovarsi di nuovo stretta a David, ma faccia a faccia questa volta, così che lui potesse baciarla come si conveniva. Sulle labbra. E così, mentre lui si rialzava, gli gettò le braccia al collo e premette le labbra sulle sue, prima che potesse dire qualsiasi cosa, o chiedere a lei di dire qualcosa, rivelando così la sua identità e rovinando tutto il piano: lui l'avrebbe subito riportata a casa rimproverandola per tutto il tragitto. E, oh, finalmente! David l'abbracciò e ricambiò il suo bacio. Finalmente. Finalmente. Era proprio magico come lo aveva sempre sognato. Meglio, anzi. Ora che era tra le sue braccia, lui le sembrava più alto e più robusto e molto più... muscoloso e virile, di quanto si fosse aspettata. Il cuore le batteva e aveva il fiato corto come se avesse corso. In realtà, i suoi piedi si stavano davvero muovendo, si rese conto all'improvviso, perché lui l'aveva fatta girare e la stava guidando verso la parete posteriore, contro la quale era addossata una panchina. Oh, bravo David. Si era ricordato della panchina dove erano stati seduti nei giorni di pioggia a parlare di ogni argomento immaginabile. Finché suo padre non lo aveva avvertito di starle lontano. La baciò lungo tutto il tragitto fino alla panchina, poi allontanò una mano da lei per cercare a tentoni i cuscini. Si sedette e la tirò giù con sé. Non che Julia avesse bisogno di incoraggiamenti. Le era servita tutta la determinazione possibile per e22


vitare di gettarsi sul suo grembo. David però non la accolse sulle proprie gambe, ma la fece sedere sulla panchina accanto a sé. Oh, be', poco male. Era meraviglioso sentire la sua bocca sulla propria ancora una volta. Così tanto che Julia non fece resistenza quando lui la spinse con delicatezza fino a che fu sdraiata piuttosto goffamente sulla schiena, con David chino sopra di lei. Al diavolo la posizione impacciata, sospirò tra sé. Era troppo bello sentire il suo peso addosso. Gli allacciò le braccia intorno al collo, baciandolo sul viso e accarezzandogli le spalle per incoraggiarlo a continuare, così che se Marianne e Nellie li avessero sorpresi in quel momento non avrebbero certo potuto negare che avevano oltrepassato il limite. Ma non avrebbe forse dovuto frenarlo, invece? Le sue mani la stavano esplorando ben più di quanto si fosse aspettata. E con molta più irruenza. Non che le desse fastidio; al contrario, era piuttosto eccitante. Si lasciò sfuggire un sussulto di sorpresa quando lui insinuò le dita nella parte anteriore del corpetto e liberò il suo seno sinistro. Tuttavia non lo fermò quando si chinò per avvicinarvi la bocca e poi lo accarezzò con la lingua. Cielo, era come se avesse liberato un animale selvatico. Non aveva mai sognato che David potesse essere così... impetuoso. O così passionale. Pareva avere abbandonato i noiosi principi su come un uomo dovesse comportarsi. Che fine ave23


vano fatto tutte le obiezioni sull'essere di una classe sociale inferiore e sul non poter aspirare alla sua mano? Sacrificate, sembrava, al desiderio di infilarsi sotto le sue gonne. Infatti, evidentemente dimentico delle proprie convinzioni, David le afferrò l'orlo dell'abito e lo sollevò sino a scoprirle le gambe. Ogni pensiero riguardante Marianne e l'essere scoperti svanì quando lo udì gemere, il viso tra i seni, la mano che risaliva lungo la morbida carne della coscia. Era così appassionato, così caloroso. Se qualcuno avesse osato interromperli in quel momento, con ogni probabilità Julia avrebbe urlato dalla frustrazione. Perché quello che stava avvenendo era stupendo. Non aveva mai provato niente di tanto piacevole. Fino a che l'esplorazione non diventò incredibilmente intima. Julia sussultò e gridò alla sorprendente, e piuttosto dolorosa, intrusione delle sue dita. «Mi dispiace» le mormorò lui all'orecchio. «Pensavo fossi pronta.» Pronta? Per essere toccata laggiù? Come avrebbe mai potuto immaginare che lui volesse fare una cosa del genere? Non che potesse protestare, altrimenti David si sarebbe fermato, ed era l'ultima cosa che voleva. Aveva bisogno che venissero sorpresi stretti in un abbraccio passionale, non seduti uno di fianco all'altro chiedendosi pudicamente perdono a vicenda. Mentre era ancora indecisa sulla risposta da da24


re, lui si inginocchiò sul pavimento e le alzò le gonne fino alla vita. Julia fu sul punto di opporsi. Era già stato abbastanza difficile avere la scollatura in mostra per tutta la sera, figurarsi le sue parti intime. Non che lui potesse davvero vedere qualcosa in quel buio, ma d'altronde, capì sconvolta, non era quello che stava cercando di fare. David infatti abbassò la testa e cominciò a baciarle e mordicchiarle le cosce serrate. Poi, quando il piacere assoluto di quel gesto la rese meno tesa, le aprì le gambe e si chinò, come se intendesse baciare il punto esatto in cui la sua mano si era avventurata. Julia era quasi in preda al panico e stava per spingerlo via. Di certo non poteva davvero desiderare di baciarla lì. O sì? Oh, cielo, cosa mai avrebbe dovuto fare ora? Come avrebbe reagito Nellie al suo posto? Era abituata a uomini che facevano questo genere di cose? Era...? Oh, cielo, ma tutto quello era... Oh, Dio, ma se lui avesse continuato così... Oh, Dio, desiderava che lui continuasse così... Tutto quello era... L'eccitazione crebbe in lei come un fuoco che divampava sempre più forte fino a che, ne era certa, ci sarebbe stata una sorta di esplosione. Quando arrivò, la sorprese, strappandole un grido di piacere. Lui si appoggiò ai talloni con un verso di soddisfazione. Poi si alzò, le piegò una delle gambe tremanti all'altezza del ginocchio e l'appoggiò con25


tro il muro, e le spinse l'altra verso il basso, in modo che il suo piede toccasse il pavimento. Infine, tornò sopra di lei. «Unnhhh...» Julia cercò di dire qualcosa, qualsiasi cosa. Ma era ancora stordita dalla forza dell'esplosione che l'aveva appena scagliata nel cielo. Stava ancora fluttuando in aria quando David si posizionò tra le sue gambe. Fu solo quando lui si sporse in avanti che si rese conto che si era abbassato i pantaloni e che stava scivolando dentro di lei. Si tese, ricordando il dolore che le sue dita le avevano causato. Ma questa volta non sentì male. Nemmeno quando lui iniziò a spingere, aggrappandosi al suo sedere con una mano e sostenendosi alla parete della cucina con l'altra. E poi anche lui esplose. Lo sentì pulsare profondamente dentro di sé mentre tutto il suo corpo fremeva sopra di lei. Julia gli fece scivolare le braccia attorno al collo, abbracciandolo in preda al piacere puro. «Oh, David» sospirò, «dovremo sposarci adesso.» Lui si irrigidì. Be', era pronta a quella reazione. Doveva essere sconvolto ora che aveva scoperto chi fosse la donna che aveva appena amato. Ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, qualcuno aprì con forza la finestra a ghigliottina ed entrò nell'aranciera. Julia non ebbe tempo di far altro che alzare la testa e ruotarla in quella direzione, prima che la luce di due lanterne invadesse la scena, mostrando 26


chiaramente i volti senza maschera di tre persone ferme immobili. L'Usignolo Partenopeo, con la bocca spalancata. Marianne, le mani giunte sul petto. E, infine... David.

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Un dono inaspettato ANNIE BURROWS LONDRA, 1815 - Julia Whitney decide di sedurre il giovane che ama. Ma non ha considerato di commettere un terribile errore ed essere colta in flagrante con l'uomo sbagliato...

La maschera del libertino EVA LEIGH INGHILTERRA, 1816 - La più grande passione di Cameron Chalton, Visconte Marwood, è il teatro. Assieme a quella per la sua autrice preferita, Margaret Delamere, che però...

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L'errore di Caroline ALYSSA EVERETT LONDRA, 1821 - La prima notte di nozze, dopo aver consumato il matrimonio, Caroline fugge. Dopo cinque anni di silenzio supplica il marito, Visconte Welford, di fingere che...

Cuori sotto assedio NICOLE LOCKE SCOZIA, 1296 - Lioslath guida il clan dopo la morte del padre. Quando giunge al castello il laird dei Colquhoun, intenzionato ad aiutarla, la missione diviene un assedio. Ma...

Il vicario e la scrittrice EVA LEIGH LONDRA, 1816 - Jeremy è un parroco e Sarah la timida figlia di un duca. In realtà, lei è una scandalosa autrice di romanzi erotici... e lui l'uomo incaricato di scoprirne l'identità!

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