ALEXANDRA BROWN
UN GELATO DA CARRINGTON traduzione di Vera Sarzano
ISBN 978-88-6905-065-7 Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Ice Cream At Carrington's Harper an imprint of HarperCollins Publishers © 2014 Alexandra Brown Traduzione di Vera Sarzano Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione HC luglio 2016
Un gelato da Carrington
Dedica
A mio padre, Michael
1
È domenica mattina a Mulberry-On-Sea e, a giudicare dal raggio di sole che si insinua tra le tende e illumina la polvere sospesa in camera mia, deve essere una giornata meravigliosa, come solo capita a inizio estate. Pura gioia. E se una bella giornata di sole non fosse abbastanza per essere felice, ecco Tom, il mio fidanzato nonché l'uomo più sexy sulla faccia della terra, che si china sul letto per darmi un bacio sulla guancia. «Mmh... ma buongiorno a lei, Mr Carrington.» Gli passo le dita tra i riccioli scuri e inspiro quel suo delizioso profumo che sa di cioccolato. Vorrei che si infilasse di nuovo sotto le lenzuola insieme a me, ma è già vestito, jeans e una maglietta grigia che mette in risalto i suoi begli occhi castani. «Devo andare» mi sussurra sfiorandomi con le labbra vicino all'orecchio. «Resta ancora un po'. Dai... so che ti va.» Lo stuzzico cercando di sedurlo con voce sensuale. «Mi piacerebbe, Georgie, davvero.» Mi sorride. «Ma volevo andare a fare due bracciate in piscina e devo anche passare da casa a sistemare un paio di cose e per di più prima di andare alla festa devo assolutamente leggere una pila di scartoffie.» Si alza, prende la valigetta del portatile e se la mette a tracolla. Che pettorali, che fisico scolpito!
9
«E va bene, se proprio devi andare...» Metto il broncio e lo guardo storto per farlo ridere. «Ti passo a prendere all'una, va bene? E a proposito di appuntamenti, puoi tenerti libera il fine settimana dopo il tuo compleanno?» mi chiede. Annuisco e mi stiro gambe e braccia contemporaneamente, a mo' di stella marina. «Oh, e come mai?» Sono curiosa... manca poco al mio compleanno, agli enta tondi tondi, tre-zero! Venerdì 15 agosto, per la precisione. «Se te lo dico non è più una sorpresa, ti pare?» Tom sorride con l'aria di chi la sa lunga e sento le farfalle nello stomaco. È meraviglioso e spero con tutto il cuore che questa sensazione non svanisca mai. Mi immagino vecchietta e ancora perdutamente innamorata. Oh, mamma, sarebbe fantastico! «Mi manchi già» gli mando un bacio. «Ma perché mi fai questo effetto, eh, bellezza?» Tom torna da me e mi bacia di nuovo, le sue labbra calde sulle mie, una mano tra i capelli e l'altra pericolosamente vicina all'elastico delle mutandine. Apro gli occhi per sbirciare un po'. Che ciglia lunghe, non mi stancherò mai di dirlo... è bellissimo! Il connubio perfetto tra lineamenti ben definiti e abbronzatura mediterranea (sua madre è italiana). «Non riesco a resisterti. Quand'è che vieni a vivere con me? Tutto questo andirivieni non è pratico.» Mi fa il solletico e Mr Toast, il mio bel gattone nero tutto peloso, salta sul letto e si acciambella accanto a me. «Troppo lento!» Rido e mi giro su un fianco per sfuggire al solletico e per poco non schiaccio Mr Toast. «Oh, povero piccolo, scusa!» Lo prendo in braccio e affondo la faccia nel suo bel pelo folto.
10
«Non svicolare, ti ho fatto una domanda. Sarebbe molto più semplice, continuare a fare avanti e indietro non ha senso. Puoi portare anche il piccoletto, se vuoi.» Tom prende Mr Toast, lo abbraccia e poi lo fa scendere dal letto posandolo sul tappeto. Il gatto non apprezza: gli piace accoccolarsi ai miei piedi e così se ne va con aria sprezzante e indignata. Lo capisco da come muove la coda, maestoso e regale, e scommetto che se potesse ci farebbe il dito medio. «Presto, promesso.» A essere sincera, io non vedo l'ora di andare a vivere con Tom, ma non deve essere solo per praticità. Ci sono già passata, ho già avuto relazioni del genere, quelle in cui io ero quella che amava un po' di più. Non ho intenzione di ricascarci, questa volta non voglio rovinare tutto. Voglio che la nostra storia funzioni e se per avere un futuro con lui devo aspettare, se dobbiamo ragionarci e parlarne con calma, non pochi minuti rubati prima che vada via, allora aspetterò. So che lavora molto, che lavoriamo molto tutti e due, e che deve viaggiare spesso per andare dai fornitori e cercare nuovi prodotti, so che è difficile trovare il tempo per parlare, soprattutto perché quando siamo insieme non riusciamo a staccarci l'uno dall'altra, ma sono sicura che l'attesa verrà ripagata. Tom è quello giusto, se qualcosa andasse storto o se rovinassi quello che c'è tra noi solo per la fretta di andare a convivere senza averne discusso con calma non me lo perdonerei mai. «Lo spero davvero. Lo sai che ti amo.» Sorride teneramente e mi scosta una ciocca di capelli che mi è caduta davanti agli occhi. «Anch'io ti amo.» Mi sollevo girandomi su un fianco e appoggio il gomito al cuscino.
11
«Sai quante donne coglierebbero al balzo l'occasione di venire a vivere con me?» Ride di quella sua uscita spiritosa e si ritrae appena in tempo, prima che io gli tiri un pugno sul braccio. «Che faccia tosta! Per tua informazione io non sono come tutte le altre, e poi adoro il mio miniappartamento» lo stuzzico. «È comodo, intimo e ci vivo da un sacco di tempo.» Mi guardo intorno. C'è il guardaroba a tre ante che copre tutta una parete, ricordo ancora quel giorno all'Ikea, quando da sola l'ho comprato e caricato su un furgone che avevo affittato. Mi ci è voluto un intero fine settimana per montarlo, ma alla fine è stata una gran soddisfazione. E poi c'è l'enorme specchiera Art Deco, quella che ho trovato al negozio dell'usato. Aveva solo bisogno di una bella scartavetrata e di essere riverniciata e così ho scelto una vernice spray color bronzo che, con l'usura del tempo, adesso dona al tutto un bell'effetto shabby-chic. È un pezzo d'antiquariato e, guardando i milioni di collane attaccati ai lati dello specchio e l'esercito di bottigliette allineate sul ripiano, cerco di immaginare la proprietaria originale, penso fosse una donna degli anni Venti, moderna e ribelle, che davanti a questo stesso specchio si agghindava per una festa all'aperto o chissà che altro. Mi piace abbandonarmi ai ricordi, alla nostalgia e al senso del tempo che scorre, e poi sono anni che cerco di trasformare questo appartamento microscopico in casa mia. Innanzitutto per comprarlo ho dovuto risparmiare fino all'ultimo penny del mio stipendio (e fare doppi turni e straordinari), poi l'ho dovuto mantenere, rischiando spesso di arrivare a fine mese senza avere i soldi per il mutuo. Questo appartamento
12
custodisce i miei ricordi, è il mio porto sicuro, e dopo aver vissuto per anni in affido per me è fondamentale. Mia mamma è morta quando avevo tredici anni: aveva la sclerosi multipla ed era così debole che quando ha contratto la polmonite il suo organismo non ha retto; io sono stata affidata ai servizi sociali perché mio padre, che giocava d'azzardo, era in prigione per aver venduto informazioni riservate della banca per cui lavorava e l'unico parente che avessi, lo zio Geoffrey, non poteva (o non voleva) prendersi cura di me. Ma ormai è acqua passata. Sono felice, ho una certa sicurezza economica e io e mio padre ci siamo riavvicinati. Sua moglie Nancy è un vero tesoro, gentile e affettuosa, protettiva. Ho sentito molto la mancanza di una figura materna. «Non devi mica venderlo, so quanto tieni a questo appartamento. Tienilo, potrebbe essere la tua via di fuga» mi suggerisce Tom. «Quindi pensi che potrei aver bisogno di una via di fuga?» gli chiedo sospettosa. Il mio ex fidanzato, Brett, mi ha tradito con una stangona dalla chioma bionda e vaporosa, una vera silfide, in pratica niente a che vedere con me, la mia statura e le mie misure assolutamente nella media e i miei capelli fini tagliati a caschetto che per sembrare leggermente vaporosi richiedono molto impegno (leggi: compro le bombolette di spuma volumizzante direttamente all'ingrosso). Per un certo periodo ho provato le extension, ma le ho dovute togliere dopo che, una volta che ero a pranzo con Tom, ho scosso la testa con troppo impeto e una ciocca sopra l'orecchio sinistro ha preso il volo ed è finita proprio nella vellutata di zucca di Tom. «Ma no, dicevo soltanto per dire... potrebbe essere il
13
tuo boudoir, no?» mi chiede con nonchalance. «Ti prego, dimmi che non hai veramente usato la parola boudoir.» Sbuffo. «Che fine hanno fatto le mutandine che mettevi sempre? Quelle con le mucche e la scritta muuuu a caratteri cubitali sulle chiappe?» «Non lo so» gli rispondo con aria di superiorità. «Scommetto che si sono consumate.» Infila una mano sotto la trapunta e mi tira l'elastico degli slip facendolo schioccare. «Ah ah ah, che spiritoso! Mi fai troppo ridere, mi fai ridere così tanto che temo mi stia venendo un'ernia, sei troppo divertente...» gli scosto la mano da sotto la trapunta. «È bello stare qui a chiacchierare con te, davvero, ma purtroppo devo andare. Però pensaci, per favore.» Prima di voltarsi e andarsene si porta l'indice alle labbra, lo bacia e poi lo posa sulle mie. «Ci penserò, promesso» gli dico. «Okay. Boudoooooiiiir» mi urla chiudendo la porta. Ci penserò davvero, ma adesso mi godo ancora una mezz'ora a letto, tra le mie bellissime lenzuola nuove da tre miliardi di fili per centimetro quadrato, o quel che era insomma, e intanto ripasso mentalmente una lunga lista di frasi intelligenti e appropriate da dire più tardi ai genitori di Tom, Isabella della ricchissima dinastia Rossi e Vaughan Carrington, discendente diretto di Harry Carrington, il fondatore dei grandi magazzini Carrington dove lavoro come consulente per gli acquisti. Un pomeriggio di pioggia io e Tom siamo rimasti accoccolati sul divano a guardare vecchi film e bere cioccolata calda e abbiamo parlato delle nostre famiglie.
14
Mi ha raccontato che suo padre, Vaughan, non aveva mai dimostrato alcun interesse per i grandi magazzini Carrington e che aveva invece preferito girare il mondo; proprio in giro per il mondo, durante un safari a Zanzibar, aveva conosciuto Isabella, la madre di Tom. Le quote dell'azienda di famiglia erano quindi andate alla sorella di Vaughan, Camille, ma poi le ha vendute a Tom che così è diventato il mio capo. Mr Carrington. Oggi i suoi genitori organizzano una soirée a bordo del loro superyacht! Sì, ho detto proprio super-yacht. Pazzesco! Pare che ci siano anche un cinema, uno champagne bar e persino un eliporto, così, quando non hanno voglia di salire su un treno o di guidare come noi comuni mortali, possono prendere il volo direttamente dal paradiso terrestre dove si stanno sollazzando e boom!... arrivati a destinazione. Non voglio dare giudizi affrettati, per carità, essendo sempre in viaggio li ho visti solo una volta e probabilmente ho frainteso i loro modi. O forse ero particolarmente suscettibile e irritabile per colpa dei Chocolate Martini che mi ero scolata (lo sapevo che Tom non doveva darmi appuntamento in quel bar prima di andare da loro. Grande errore. Errore madornale.) Il punto è che volevo fare una buona impressione, ovviamente, perché Tom è quello giusto, è il mio fidanzato, il mio e vissero per sempre felici e contenti. Ma quando sua madre si è girata verso di me e con quella sua voce aspirata e quel suo accento italiano molto regale mi ha chiesto: «E allora, mia cara, che cosa fai nella vita?», l'imbarazzo era evidente e ho capito che non le piacevo. Non ancora, almeno! Diciamo che ci sto lavorando. Ecco perché questa volta voglio
15
arrivare preparata. E niente Chocolate Martini... «Lavoro da Carrington, part-time» le ho risposto orgogliosa e felice. E perché no? Adoro il mio lavoro, essere a capo della saletta shopping riservata ai clienti più esclusivi, incontrare principesse arabe, dignitari e quant'altro. Rispetto ai primi tempi il mio ruolo si è evoluto, adesso sono una sorta di personal stylist e mi occupo di molti clienti benestanti, attrici, celebrità e anche nobili. Ma non lavoro solo con i vip: tra i miei clienti ci sono molte donne comuni che chiedono un parere onesto e disinteressato, stanche delle bugie a fin di bene di amiche che spergiurano che quel completo cade a meraviglia e allora, per acquistare il guardaroba perfetto, si affidano a me. Una volta una cliente mi ha chiamato via FaceTime da una boutique di Dubai per avere la mia opinione su un paio di scarpe verde acido di Jimmy Choo da abbinare allo scamiciato rosa che le avevo fatto comprare per la stagione primavera/estate. Non mi piacevano. Le ho fatto recapitare un paio di deliziose Mary Jane di Miu Miu (vendute in esclusiva da Carrington) che ero certa sarebbero state benissimo con quel vestito. Appena le ha ricevute mi ha telefonato e mi ha supplicato di mandargliene immediatamente un paio per ogni colore disponibile perché le erano piaciute da impazzire. È così che funziona: i miei clienti si fidano di me, abbiamo un rapporto sincero, e per me è fondamentale. E poi le commissioni sulle vendite sono ottime e ho dei privilegi incredibili. La settimana scorsa la figlia di un giocatore della Premier League che avrebbe festeggiato il suo diciottesimo compleanno a Parigi mi ha chiesto di portarle degli abiti d'alta moda che vendiamo qui da Carrington. Mi hanno mandato un jet
16
privato (pazzesco, vero?) e sono salita a bordo con sei abiti da gala, relativi accessori (scarpe e borsette di lusso) e una selezione dei nostri gioielli più esclusivi. Tutto questo solo perché voleva la mia opinione su quale mise le stesse meglio. Forse avrei dovuto parlare alla madre di Tom degli articoli di moda e bellezza che scrivo per il settimanale Closer, visto che è l'altro lavoro part-time che faccio. Nei miei pezzi parlo di sfilate, di abiti d'alta moda sfoggiati sui tappeti rossi e intervisto le star per la mia inchiesta speciale Che cos'hai nell'armadio?. Vado a casa dei vip, sbircio nelle cabine armadio, scelgo degli outfit e spiego ai lettori come ottenere un look simile facendo shopping nei negozi più esclusivi, possibilmente da Carrington. Mi è stata offerta la possibilità di collaborare con la rivista subito dopo la mia riluttante partecipazione al reality show che mi ha trasformato in una star; Kelly Cooper è comparsa da Carrington per girare il suo ultimo reality, ma non avevo voglia di rivangare quel capitolo della mia vita nel ristorante più esclusivo di Mayfair, seduti al tavolo riservato ai genitori di Tom. Di quando in quando salta ancora fuori su YouTube il mio video, quello registrato con le telecamere nascoste dove si vede la sottoscritta che fa twerking in mezzo al negozio (ovvero cerca di sculettare avanti e indietro e lo fa pure male) al ritmo di Single Ladies di Beyoncé. Diciamo che non ne esce un ritratto lusinghiero. Di una cosa sono certa: meno i genitori di Tom sanno del mio passato, meglio è perché la mia vita è troppo diversa dai loro standard. Tutto un altro mondo. Un mondo che, sono pronta a scommetterci, non avrebbero mai scelto per il loro unico figlio, nemmeno per una
17
breve vacanza. Quindi sono felice di non aver detto niente. Ovviamente Tom sa tutto di me, ma non credo proprio che Isabella abbia mai sfogliato una rivista di gossip in vita sua. No. No, no, no. Ho fatto delle ricerche su Google: quella donna parla sette lingue, da giovane è stata nominata imprenditrice dell'anno e ha anche vinto una specie di premio Nobel per le sue innovazioni in ambito economico, per dire. Non posso certo stupirmi se, nonostante i costosissimi lifting che hanno cancellato ogni traccia di espressività dal suo viso, è riuscita a incupirsi quando si è resa conto che sì, lavoro da Carrington, i grandi magazzini che appartengono a suo figlio, ovvero Tom, ovvero il mio bellissimo, spiritoso, sexy fidanzato che come ciliegina sulla torta ama gli animali (è stato lui a salvare Mr Toast) e non ha grilli per la testa. Lui è Tom Carrington, il capo, il direttore generale, e sta con me, umile dipendente. Part-time, come se non bastasse! Oh, no. Devo ammettere che Isabella ha mascherato molto bene il suo disappunto, ma io ho notato che ha afferrato il calice con troppa forza e ha lanciato un'occhiata complice al marito. Ma immagino che non sia facile essere la madre dell'uomo più sexy e ambito del pianeta (quasi sicuramente). Mi rigiro nel letto. Oh, meeerdaaa! È già così tardi?
18