JENNI FLETCHER
Un inaspettato gentiluomo
Immagine di copertina: Maria Chronis/VJ Dunraven Productions/Period Images Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Unexpectedly Wed to the Officer Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2020 Jenni Fletcher Traduzione di Lucia Rebuscini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2021 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici novembre 2021 Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2021 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100% I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 1280 dello 03/11/2021 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
Dedica
Alla mia piccola chiacchierona...
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Pasticceria Belles di Bath, novembre 1806 La porta colpì Sebastian Fortini dritto sul naso. Si trattò, rifletté lui, di un malaugurato caso di pessimo tempismo. Se non avesse guardato dall'altra parte, chiedendosi per quale ragione la credenza, che per ben due decenni era stata in un certo angolo della cucina, fosse stata spostata sulla parete opposta, probabilmente non si sarebbe voltato in modo così brusco, sentendo scricchiolare l'asse del pavimento, e, in quel caso, di certo l'impatto sarebbe stato meno violento. Purtroppo, però, lo aveva fatto. Se solo la catena di catastrofi si fosse interrotta lì... Invece il suo naso fu solo la prima vittima quando la porta di quercia, spalancata con violenza, anziché aperta gentilmente, lo catapultò a terra. Tra l'impatto della pesante porta di legno in pieno viso e il pavimento di pietra contro il suo posteriore, era difficile stabilire cosa fosse stato più doloroso, fatto che non attenuò il fiume di epiteti che gli sgorgò dalle labbra insieme a una sostanza calda e appic7
cicosa. Si portò una mano al naso, sentì il sangue e inspirò, preparandosi a una nuova esplosione di eloquenza, quando una figura femminile emerse all'improvviso dall'oscurità armata di paletta e molle per prendere il carbone. «Fuori di qui!» Sebastian si sollevò sui gomiti, battendo le palpebre alla debole luce del camino in cui ancora ardevano le braci. Francamente, nel trovarsi minacciato nel cuore della notte da paletta e molle per il carbone, era più perplesso che allarmato. La voce di sua sorella, notò, aveva assunto un accento delle regioni dell'ovest durante i cinque anni in cui era stato lontano da casa. La cosa più bizzarra, però, era che era anche cresciuta in altezza. In effetti, il suo aspetto aveva subito una trasformazione radicale... «Che diavolo...?» Sebastian aggrottò la fronte, rendendosi conto che quella non era sua sorella. A meno che il colpo alla testa non gli avesse danneggiato la vista, il che era improbabile, dal momento che non aveva alcuna difficoltà a distinguere la bellezza che gli stava davanti. La donna in questione era tutta l'opposto di Anna e indossava una camicia da notte bianca abbastanza corta da lasciar intravedere i polpacci snelli e le caviglie sottili. In altre circostanze sarebbe stato più che felice di trovarsi vicino a lei. Sfortunatamente quel colpo lo aveva rintronato, e le parole che gli vorticavano nella testa erano tutt'altro che gentili. Caviglie sottili a parte, aveva l'impressione che il proprio naso fosse sul punto di esplodere. «Oh!» La donna fece per soccorrerlo, alla vista del sangue, poi però dovette avere un ripensamento e finì per saettargli uno sguardo di sfida. 8
«Dovreste avvertire, prima di aprire la porta» sibilò lui, ricacciando indietro l'ennesima imprecazione. Il suo vocabolario da marinaio ne era particolarmente ricco. «Temo che mi abbiate appena rotto il naso.» «Bene!» La donna strinse con forza le molle. «Così imparerete a far irruzione in casa della gente nel cuore della notte! Adesso uscite all'istante, altrimenti mi metterò a urlare.» «Aspettate!» Sebastian prese un fazzoletto bianco dalla tasca della giacca e lo agitò in aria in segno di resa, prima di usarlo per ripulirsi il viso dal sangue. Dopo aver viaggiato per due giorni da Plymouth a bordo di una serie di diligenze traballanti, l'ultima delle quali era arrivata con tre ore di ritardo a causa di un guasto a una ruota, essere colpito in piena faccia da una porta non era esattamente il benvenuto che aveva sperato, ma l'ultima cosa che al momento desiderava era essere trascinato in prigione. «Non ho fatto irruzione» si difese. «Ho la chiave e, se proprio volete saperlo, stavo cercando di non far rumore, ma le cose sono parecchio cambiate, qui, dall'ultima volta che ci sono venuto.» Si guardò intorno stupito. Le pareti giallo pallido, il tavolo ovale di quercia e la logora poltrona davanti al camino gli erano familiari, ma molte altre cose erano cambiate. Tanto per cominciare, c'era la scopa che aveva urtato quando aveva aperto la porta sul retro, poi il sacco di farina nel quale era inciampato, e infine una serie di mensole che non aveva mai visto prima, per non parlare della credenza... Evidentemente sua sorella aveva deciso di operare un po' di cambiamenti, ma... che fine aveva fatto? «Dov'è Anna?» 9
«Conoscete Anna?» La donna batté le palpebre, abbastanza sorpresa da abbassare la paletta. «Da tutta la vita.» Sebastian spostò lo sguardo dal suo viso alle armi che stringeva. Non sembrava avesse davvero intenzione di farne uso ma, considerata la loro letalità, era meglio esserne sicuri. «Vi dispiacerebbe metter giù quelle molle? Ho paura di chiedervi che cosa intendete farne, ma mi fanno venir voglia di chiudere le gambe.» «Oh!» Sebastian trattenne un sorriso mentre lei avvampava. Ora che il dolore al naso stava lentamente recedendo, pensò che, se avesse dovuto essere colpito da una donna, avrebbe scelto che fosse quella a farlo. Nonostante l'atteggiamento minaccioso, doveva riconoscere che era molto bella, con delicati lineamenti da elfo in un viso color pesca, che in quel momento era diventato rosso come un peperone. «No!» Nonostante l'imbarazzo, lei pareva irremovibile. «Non prima che mi abbiate detto come fate a conoscere Anna.» «Be'...» Sebastian si alzò in modo tanto brusco da farla sobbalzare. «L'ho conosciuta quando ero ancora in culla e lei mi cantava la ninna nanna. Permettetemi di presentarmi. Sebastian Fortini, al vostro servizio.» «Il fratello minore di Anna?» «Il suo solo e unico fratello.» Sebastian si inchinò con un gesto plateale, godendo della sua sorpresa, mentre faceva volteggiare davanti a sé il fazzoletto, adesso sporco di sangue. «In quanto a voi, posso solo desumere che siate frutto della mia immaginazione a causa del colpo che ho preso in testa.» «Oh, santo cielo!» La donna spalancò gli occhi, 10
inorridita. «Mi dispiace tanto. Ero davvero convinta che foste un ladro.» «È del tutto comprensibile.» Sebastian si strinse nelle spalle, riconoscendo che, in effetti, lo spavento di lei era del tutto ragionevole, dal momento che non aveva avvisato del proprio arrivo. Lo aveva considerato inutile, perché di certo sarebbe arrivato prima di una lettera, non avendo previsto il ritardo della diligenza. Essendo, malauguratamente, giunto nel cuore della notte, aveva pensato che avrebbe potuto dormire sulla poltrona davanti al camino e attendere il mattino per fare una sorpresa a sua sorella. Non aveva previsto che avrebbe potuto svegliare qualcun altro. «Il mio nome è Henrietta Gardiner.» Lei posò la paletta e le molle accanto al camino e intrecciò le mani davanti a sé. «Lieta di fare la vostra conoscenza, malgrado le circostanze.» Sebastian represse un sorriso di fronte ai suoi modi formali. C'era qualcosa di squisitamente incongruente nel fatto che se ne stesse davanti a lui con indosso solo una camicia da notte che, seppur non del tutto trasparente, non riusciva a nascondere le curve voluttuose. Si concesse qualche istante di apprezzamento, prima di sollevare con riluttanza lo sguardo sul suo viso. «Dunque, Miss Gardiner, mia sorella vi ha assunto per far la guardia alla sua bottega durante la notte?» «Non proprio, ora mi occupo io del negozio.» «Voi?» Sebastian dimenticò all'istante la camicia da notte. «Perché voi?» «Perché lei...» Henrietta si interruppe, guardandolo con sospetto. «Aspettate un attimo, non avete ricevuto le sue lettere?» lo interrogò. 11
«No, la mia nave è rimasta bloccata al largo dell'Oceano Pacifico, nell'ultimo anno, e non ho più ricevuto notizie da casa. Cos'è accaduto?» Lui avanzò di un passo, impaziente. «Anna sta bene? È successo qualcosa a nostra madre?» «No, no, va tutto bene» si affrettò a rassicurarlo Miss Gardiner. «Stanno entrambe benissimo, tuttavia...» Si interruppe una seconda volta, mordendosi il labbro inferiore in un modo che riportò all'istante la mente di Sebastian alla sua camicia da notte. «Sarà meglio mettere sul fuoco l'acqua per il tè. Avete fame? Devono essere avanzati dei biscotti.» «I Belles di Bath?» Sebastian prese una sedia e si sedette al tavolo con espressione nostalgica. Il pensiero di uno dei loro famosi biscotti era confortante, e lo faceva sentire finalmente a casa. «Non ricordo l'ultima volta in cui ne ho mangiato uno. Spero che Anna non abbia cambiato la ricetta.» Seguì un'altra lunga pausa, prima che Miss Gardiner rispondesse con un luccichio divertito negli occhi, mentre depositava un piatto di biscotti sul tavolo davanti a lui. «Resterete sorpreso da quel che ha fatto Anna. Bentornato a casa, Mr. Fortini, abbiamo parecchie cose di cui parlare.» «Fatemi capire bene. Mia sorella, mia sorella Anna, che disprezza l'aristocrazia e tutto ciò che vi ruota intorno, ha sposato un conte e adesso è una contessa?» Sebastian non sapeva quante volte avesse ripetuto quella domanda, o ripetuto la stessa combinazione di parole in forma diversa. Aveva la vaga idea che, se avesse continuato a pronunciarle, prima o poi avrebbero assunto un senso, ma la sua tattica sembrava 12
sortire l'effetto opposto. Tutto ciò che aveva udito nell'ultima mezz'ora era talmente sorprendente e incredibile che iniziava a chiedersi seriamente se non avrebbe dovuto consultare un medico per il colpo alla testa che aveva ricevuto. «Mi rendo conto che sembra inverosimile, ma vi assicuro che è tutto vero, Mr. Fortini.» Miss Gardiner lo osservava con un'espressione di tollerante compassione. Purtroppo, la sua avvenente figura adesso era nascosta sotto una vestaglia di lana verde. Sebastian aveva la sensazione di sognare a occhi aperti, di fronte a tanta bellezza, e non solo perché aveva vissuto per anni in mezzo agli uomini. Eppure, lei doveva essere reale. Se fosse stata frutto della sua immaginazione, in quel momento non avrebbe perso tempo a bere tè e mangiare biscotti. Innanzitutto, sarebbero stati dalla stessa parte del tavolo, se non addirittura sopra, e lei non avrebbe avuto addosso quella vestaglia. «Una contessa?» ripeté per l'ennesima volta, tornando all'argomento della loro conversazione. «La Contessa di Staunton, sì.» Oltre a un'innegabile bellezza, Miss Gardiner pareva essere dotata di una pazienza senza limiti. «Il matrimonio è stato celebrato qui a Bath sei mesi fa, e io ho fatto da testimone.» «Voi? E ditemi, Anna come vi è sembrata?» «Molto felice.» «Ne siete sicura? Perdonatemi, ma so cosa pensa Anna dell'aristocrazia. Detesta tutti i nobili. Siete sicura che non sia stata costretta?» «Costretta?» Miss Gardiner sembrava genuinamente sconcertata. «Credo che all'inizio nutrisse sentimenti contrastanti, ma non ho mai sentito di una 13
bottegaia che sia stata costretta a sposare un conte.» «No, certo, ma forse si è venuta a trovare in circostanze...» Lei lo fissò per qualche istante senza capire, prima di lanciare un gridolino di indignazione. «Assolutamente no!» «Forse per ragioni economiche?» Sebastian non era ancora pronto a rassegnarsi. «Forse sentiva di aver bisogno di sicurezza?» «Anna non si sarebbe mai sposata per denaro!» Miss Gardiner scostò la sedia, come se fosse sul punto di andarsene. «O per qualsiasi altra ragione, se non l'affetto e il rispetto! È offensivo che voi abbiate anche solo insinuato una cosa simile.» «Non insulterei mai mia sorella. Voglio solo essere certo che si sia sposata di sua volontà e che adesso sia felice. Mi ripugnerebbe pensare che sia stata costretta a fare qualcosa perché io non ero qui ad aiutarla in una situazione difficile.» «Mmh...» Lei si risedette, e la sua espressione si addolcì. «Be', in questo caso, potete mettervi l'animo in pace. Quello di Anna è stato un matrimonio d'amore. Ha sposato il conte nonostante il suo titolo, e non per esso.» «Saperlo è un grande sollievo. Tuttavia, una contessa...» Sebastian scosse il capo. «Dovete riconoscere che ha dell'incredibile, e non solo per Anna, ma anche per mia madre. Com'è possibile che, dopo essere stata ripudiata per venticinque anni, lei sia tornata a vivere con sua madre, la mia cosiddetta nonna? Con una duchessa!» «Non lo so, ma lo ha fatto, e adesso vive in casa di vostro zio a Feversham Hall, nello Yorkshire. Anna dice che sono felici, tutti insieme, come lo è lei.» 14
«Dannazione!» Sebastian trasalì. «Vi chiedo scusa, Miss Gardiner.» «Non preoccupatevi, non è niente in confronto alle cose che avete detto prima.» «Ah... vi riferite a quando sono stato colpito dalla porta? Perdonatemi, anche se, a essere sincero, non ricordo cosa ho detto. Niente di troppo volgare, mi auguro.» «Dipende da quanto una persona è impressionabile. Io l'ho trovato istruttivo, non mi ero mai resa conto di quanto fosse carente il mio vocabolario.» Lei incurvò all'insù un angolo della bocca, rivelando una fossetta. «Comunque siete perdonato.» «Ero sconvolto. Sapete, per quanto abbia gradito il tè, credo che la situazione richieda qualcosa di più forte.» «Intendete dire, da bere?» La fossetta scomparve, e due chiazze rosse apparvero sulle guance di Henrietta. «Purtroppo, non abbiamo niente del genere.» «Nemmeno del porto? C'era sempre una bottiglia di porto, sull'ultima mensola della dispensa.» «S... sì, c'era una bottiglia, ma l'ho tirata giù qualche mese fa. Credo di averla buttata.» «Buttata?» ripeté lui, sbalordito. Del resto, pensò, a giudicare dal suo colorito sano Miss Gardiner non sembrava essere avvezza all'alcol, anzi probabilmente lo disapprovava. «Non importa. Vedo che avete apportato parecchi cambiamenti, qui.» «Sì. Anna ha detto che potevo fare ciò che volevo, e ho pensato che quella credenza...» «Non era una critica, Miss Gardiner» la interruppe Sebastian quando lei si mise subito sulla difensiva. «Era solo un'osservazione. Ora che guardo meglio, mi chiedo perché mia madre non abbia mai pensato 15
di spostare lì la credenza. Così la cucina sembra più grande.» «È ciò che ho pensato anch'io.» Lei appariva compiaciuta. «E con il tavolo in questa posizione, possiamo vedere il negozio, quando impastiamo.» «Potete? Avete un'assistente, presumo.» «Sì, Nancy. Lavorava in cucina, ma la nonna del conte l'ha mandata qui ad aiutarmi per un po', e le è piaciuto talmente tanto che ha deciso di restare. Adesso vive qui anche lei.» «Deve avere il sonno profondo.» «Sì, molto.» La fossetta fece di nuovo la propria apparizione. «E detesta essere svegliata. Ecco perché non l'ho chiamata. Pensavo di aver solo immaginato i rumori che avevo sentito quaggiù.» «Sono felice che non l'abbiate svegliata.» Sebastian si portò la mano al naso e tentò cautamente di muoverlo. «Siete già abbastanza pericolosa da sola.» «Oddio, credete davvero che sia rotto?» «È probabile.» Sebastian si sentì un po' in colpa di fronte alla sua espressione contrita. «Comunque non preoccupatevi, non è la prima volta, e dubito che sarà l'ultima. Ho dimenticato com'era in origine il mio viso. Per quel che ne sappiamo, potrebbe persino essere migliorato.» Lei fece una bassa risata di gola e si allungò sul tavolo, gli occhi accesi dalla curiosità. «Lo avete già rotto in Marina? Anna mi ha raccontato che siete un tenente.» «Un tenente solo nella pratica, purtroppo. Sono stato promosso dal mio capitano, non dall'Ammiragliato, e non ho mai avuto l'opportunità di sostenere gli esami. Ora, grazie a Trafalgar, la Marina si ritrova con un'eccedenza di ufficiali, e così sono stato 16
congedato. Non che mi lamenti per la nostra vittoria, ma sarebbe stato diverso se fossi stato lì, piuttosto che...» Sebastian si interruppe. «In ogni caso, sono tornato.» «Quindi, non riprenderete il mare?» Sebastian si strinse nelle spalle. Era una bella domanda. Era finalmente tornato a casa per aiutare Anna con la sua pasticceria, ma sembrava che anche quella nave fosse definitivamente salpata. Una vera beffa, considerato quanto si fosse sentito in colpa, per essere rimasto lontano, negli ultimi anni. Ora sembrava che fosse completamente libero. Libero dagli obblighi familiari, dalla Marina e da qualsiasi impegno. Era una sensazione strana, che quasi gli dava alla testa. Poteva fare ciò che voleva, andare dove più gli piaceva. Era abbastanza giovane da trovare un'altra occupazione. Avrebbe potuto... «Mr. Fortini?» Lui trasalì. «Perdonatemi, ero soprappensiero. A essere sincero, non so ancora cosa farò. Forse mi godrò la mia libertà per un po'.» «Anna e vostra madre saranno entusiaste all'idea di rivedervi. Erano talmente preoccupate... Il conte si è rivolto persino all'Ammiragliato per avere notizie della vostra nave.» «Davvero?» A quelle parole Sebastian dovette fare uno sforzo per non trasalire. Se era così, esisteva la possibilità che suo cognato già sapesse cos'era successo alla Menelaus. La domanda era se l'avesse detto ad Anna, oppure no. Lui si augurava di no e, per fortuna, sembrava che Miss Gardiner non avesse la minima idea di... «Purtroppo non ho avuto la possibilità di far avere 17
loro mie notizie. Adesso, però, sono qui, anche se a quanto pare sono arrivato nel posto sbagliato.» «Non sbagliato. La pasticceria appartiene ancora alla vostra famiglia. Semplicemente, vostra madre e Anna non sono...» «Qui?» «No, purtroppo no» confermò lei con rammarico. I loro sguardi si incrociarono, e lui le sorrise istintivamente. Gli occhi di Miss Gardiner erano di un azzurro luminoso e vibrante, notò, chiari e invitanti come i mari tropicali che aveva visto dall'altra parte del mondo, distese di acqua calda in cui si sarebbe voluto tuffare. I suoi occhi gli fecero completamente dimenticare l'argomento della conversazione. Sembravano sortire su di lui un effetto strano... non riusciva a distogliere lo sguardo. «Dell'altro tè?» Lei spezzò l'incantesimo, prendendo la teiera. «Credo che ne sia rimasto ancora un po'.» «No, grazie.» Lui si alzò, a un tratto consapevole della delicatezza della loro situazione. «Devo andare.» «Ve ne andate?» Lei parve stupita. «Ma è notte fonda!» «Sì, ma date le circostanze non posso restare. Non sarebbe appropriato, o almeno così direbbe mia madre.» «No, suppongo di no.» Una serie di espressioni si dipinse sul suo volto, prima che lei giungesse a una decisione. «Però non posso buttarvi fuori al freddo. La pasticceria appartiene alla vostra famiglia, e questo fa di essa la vostra casa, oltre che la mia.» «Miss Gardiner...» «Riconosco che le circostanze non sono ideali» lo 18
interruppe lei, «ma Nancy e io non siamo due nobildonne. A nessuno interessa cosa facciamo. Dobbiamo pensare solo alla reputazione del negozio, ma se riusciremo a farvi uscire discretamente, domani mattina, chi saprà che siete stato qui?» «Non credo...» «Insisto. Gli alloggi più decenti saranno chiusi a quest'ora della notte e, anche se non lo fossero, fuori si gela. Inappropriato o meno, non riuscirei più a guardare Anna negli occhi, se vi capitasse qualcosa. No, Mr. Fortini, non posso permettervi di andarvene, non quando c'è un divano, in salotto.» «Quello verde? Me lo ricordo.» «Bene, perché sono irremovibile.» «Lo vedo.» Sebastian si passò una mano sul mento, rammentando le sue caviglie. Gli pareva ingiusto contraddirla, dopo quel bel discorso, e inoltre, chi era lui per mettersi a discutere, quando una bella donna insisteva affinché restasse? Anche se non nel senso che lui avrebbe preferito. L'immagine di un corpo femminile avvinghiato al suo gli attraversò la mente... Non voleva pensare a quanto tempo era passato dall'ultima volta che era successo... Non c'era da stupirsi se poi fantasticava sulle sue caviglie! «Bene, allora...» Si schiarì la voce. «Apprezzo la vostra ospitalità, Miss Gardiner.» Lei parve sorpresa dal proprio successo. «Perfetto, vado a prendere delle coperte. Ci vediamo in salotto tra qualche minuto.» Sebastian la seguì con lo sguardo, lasciandosi ricadere sulla sedia per ripercorrere gli eventi di quella sera. Il suo naso probabilmente era rotto, aveva dei lividi in varie parti del corpo, non poteva riunirsi su19
bito alla sua famiglia e sarebbe stato costretto a dormire su un divano che, se la memoria non lo tradiva, era troppo corto per essere comodo. Avrebbe dovuto rammaricarsi di non essere rimasto a Plymouth, invece, inaspettatamente, si sentiva felice. Il fatto di essere nella pasticceria di Anna forse spiegava quella potente sensazione di essere finalmente a casa.
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