NICOLE JORDAN
Un libertino da domare
Immagine di copertina: Lee Avison / Trevillion Images Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Art of Taming a Rake Ballantine Books © 2016 Anne Bushyhead Traduzione di Elena Vezzalini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2018 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special gennaio 2018 Questo volume è stato stampato nel dicembre 2017 da CPI Moravia Books I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL ISSN 1124 - 5379 Periodico mensile n. 251S del 24/01/2018 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/06/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
1 Londra, aprile 1817 Fai attenzione, Venetia, Traherne ha un tocco magico con il gentil sesso. Se intendi affrontarlo, persino tu potresti trovarlo irresistibile. Le parole di avvertimento dell'amica echeggiarono nella mente di Venetia Stratham mentre osservava l'affollata sala da gioco. Aveva stanato la sua preda nella casa di piacere più famosa di Londra, circondata da bellezze adulanti. Be', forse non era proprio circondato, si corresse in un impeto di onestà. Tuttavia in quel momento non gli mancava la compagnia di donne che lo adoravano. Quinn Wilde, Conte di Traherne, era a detta di tutti un magnifico amante, e Venetia non aveva motivo di dubitarne. Probabilmente la sua esperienza nei boudoirs e nelle camere da letto era il motivo per cui le donne si contendevano i suoi favori e facevano a gara per guadagnarsi il suo appoggio. A prescindere dalla sensualità che emanava, era indiscutibilmente un libertino di prim'ordine. Quella sera Venetia si era recata a Tavistock Court per cercare le prove della sua colpa da mostrare alla sorella. Ed eccole lì, davanti ai suoi occhi. Attenta a ciò che desideri. Quando il motto si affacciò alla sua mente, una forte delusione ebbe la meglio sul sentimento di trionfo che provava. Che strano. Aveva sperato di sbagliarsi sul conto di Lord Traherne. 5
Era la reazione più inesplicabile ed esasperante che avesse mai avuto. Traherne era seduto con aria noncurante al tavolo dove si giocava a Faraone, eppure Venetia l'aveva individuato subito quando era arrivata venti minuti prima. Grazie alla bellezza dei lineamenti, al fisico di una statua greca – alto, elegante, muscoloso – spiccava tra gli altri giocatori. E lei non poté fare a meno di notare l'aspetto aristocratico, i capelli biondo scuro illuminati da ciocche più chiare. Le due donnine allegre alle sue spalle, che lo colmavano di attenzioni, erano un indizio importante e la risposta ai dubbi che Venetia poteva ancora nutrire circa la sua tendenza alla depravazione. Strinse le labbra contrariata. Perché non era contenta di avere trovato la conferma che cercava? E dire che un tempo aveva avuto una profonda stima per Lord Traherne. A propria difesa, poteva dire che la sua ammirazione era nata prima di scoprire che razza di rubacuori fosse. Prima di perdere l'innocenza per un nobiluomo attraente come lui. Per lei, tenere d'occhio i libertini di sangue blu era un avvertimento opportuno, più che un attento augurio. Una lezione dolorosa appresa a proprie spese. Perciò non voleva che la sorella minore cadesse vittima della tentazione ammaliante di Lord Traherne. Gli altri vizi, come il gioco d'azzardo, non la riguardavano. Grazie al suo cospicuo patrimonio, il conte poteva permettersi il rischio di puntare alte somme al tavolo da gioco, soprattutto perché vinceva regolarmente. Quello che la preoccupava erano la passione per il divertimento e le donne. Evidentemente Traherne non era migliore del suo ex fidanzato, che era interessato solo al piacere carnale e non si curava delle sofferenze che procurava al prossimo con il suo comportamento. Proprio in quel momento un'altra Cipride procace portò al conte un bicchiere di Porto e si fermò a osservare il gioco. Quando la bellezza imbellettata gli fece scivolare le di6
ta sulla manica della giacca di ottima fattura con fare provocante, Venetia dovette soffocare un gemito di disgusto. Non erano più due, bensì tre le signore di dubbia reputazione ansiose di soddisfare i bisogni di Traherne. In realtà donne di ogni tipo tendevano a cadere ai suoi piedi. Lei stessa, suo malgrado, non si sentiva immune al fascino letale del conte. Doveva riconoscere che quell'uomo aveva un sorriso accattivante che spezzava i cuori femminili con una precisione micidiale. E quando gli occhi azzurri scintillavano divertiti... lei sentiva le pulsazioni accelerare come se avesse fatto una corsa. A dire il vero, tutta la famiglia del conte possedeva lo stesso straordinario fascino in grande quantità. I cinque cugini Wilde dell'attuale generazione erano i beniamini del ton... Di colpo lo sguardo di Sua Signoria, che esaminava gli ospiti, si spostò verso di lei. Venetia si affrettò ad assumere un'espressione indifferente e si unì alla folla di giocatori e donnine allegre. Era già stata in una casa di piacere una volta, a Parigi, insieme alla sua amica Cleo. L'ambiente era signorile, simile a quello in cui si trovava in quel momento: molte persone affollavano la sala da gioco, mentre nel salotto adiacente gli ospiti potevano danzare e servirsi al ricco buffet. Musica, risate e il suono di allegre conversazioni provenivano dalla porta che metteva in comunicazione le due stanze. Se non fosse stato per l'abbigliamento audace delle donne presenti, avrebbe potuto essere il salotto di un artista, quelli dove si tenevano gli incontri esclusivi che Venetia aveva frequentato nei due anni di esilio a Parigi. Lì invece non sarebbe dovuta andare. Se qualcuno l'avesse scoperta in quel luogo di perdizione, la sua reputazione scandalosa sarebbe stata confermata, arrecando altro dolore alla sua famiglia. Purtroppo però aveva bisogno delle prove dei peccati di Traherne per far 7
capire alla sorella quanto quell'uomo fosse pericoloso per una fanciulla ingenua. Come a confermare la sua teoria, in quel momento il conte posò lo sguardo sulla donna che lo fissava con aria adorante e le rivolse un sorriso radioso. Una fitta di gelosia colpì Venetia con una forza sorprendente. Un coinvolgimento da parte sua era assurdo, anzi esasperante, anche se si trattava di una reazione umana. Venetia sapeva bene che una buona educazione e il fascino, unita alla virilità e a un'incredibile bella presenza, erano armi potenti contro il gentil sesso. Nel suo caso, l'intelligenza e la mente acuta di Traherne erano stati gli elementi che l'avevano colpita di più. Peccato che fosse un incorreggibile libertino che sprecava tale intelligenza e i talenti comportandosi in modo dissoluto. Normalmente non le sarebbe importato di quante donne seducesse o quante amanti avesse, ma la sorella le stava molto a cuore, anche se negli ultimi due interminabili anni si erano allontanate. Ma se lei stessa non riusciva a controllare l'attrazione che provava per il conte, che speranze aveva di riuscirci la sua suscettibile sorella? Anche se circolavano voci che asserivano che Traherne avesse iniziato a corteggiare la giovane Miss Stratham, Venetia non riusciva a credere che un nobiluomo del suo stampo desiderasse veramente sposare una fanciulla inesperta. Che le sue intenzioni fossero di sposarla, o peggio di sedurla, in ogni caso non sarebbe finita bene per la piccola Ophelia dagli occhi luminosi quanto stelle. Come se si fosse accorto di essere l'oggetto del suo esame, Lord Traherne puntò lo sguardo penetrante su Venetia. La scintilla che illuminò i suoi occhi vivaci quando notò l'abito indecente le mozzò il respiro in gola. La giovane aveva chiesto in prestito il vestito da sera di velluto color porpora a Cleo per non distinguersi dalle altre ospiti. La scollatura, ben più profonda di quelle che 8
portava di solito, lasciava scoperte le spalle e la sommità dei seni. Presa alla sprovvista dall'occhiata ammirata del conte Venetia, seguendo l'istinto, indietreggiò di un passo imprecando tra sé. Un semplice sguardo non avrebbe dovuto impressionarla a tal punto, per quanto fosse lascivo. Dopotutto si stava comportando da uomo. Venetia temeva anche che l'avrebbe riconosciuta. Lord Traherne era stato infatti testimone dell'evento più umiliante e doloroso della sua vita. Non solo vi aveva assistito, vi aveva anche partecipato attivamente. Lei era l'unica colpevole della propria rovina, senza dubbio, ma se, spinta dall'orgoglio, aveva preso la decisione affrettata che aveva cambiato per sempre la sua vita, la colpa era di Traherne. Inoltre non voleva dargli la soddisfazione di vederla in difficoltà, costretta ad aggirarsi clandestinamente nei salotti dopo essere stata allontanata dalla società. «Mi con... conscedete l'onore di una danscia, tesoro?» Venetia trasalì. Concentrata com'era sul carattere vizioso del conte non si era accorta che un gentiluomo, più basso di statura e più giovane di Traherne, con i capelli scuri e vestito in modo appariscente, le si era avvicinato. Le parole confuse del damerino suggerivano che fosse già un po' brillo. Si sforzò di nascondere una smorfia davanti a quell'imprevisto. Non aveva certo bisogno di complicazioni che la distraessero dall'obiettivo di salvare sua sorella dal corteggiamento del Conte di Traherne. Con uno sforzo si stampò un sorriso di scuse sul viso prima di rispondere dolcemente: «Vi ringrazio, gentile signore, ma non resterò qui ancora a lungo». Invece di accettare il suo rifiuto, il giovane ubriaco le posò un braccio sulle spalle per attirarla a sé. Sospirando, Venetia si accinse a liberarsi di quella seccatura. Non correva il rischio di essere aggredita in un luogo affollato come quello. Anche in una bisca bisognava 9
osservare delle regole di buona condotta, soprattutto se era frequentata da una clientela altolocata. Fra gli ospiti del Tavistock's c'erano parecchi aristocratici e gentiluomini del ton, oltre a qualche dama di buona famiglia, naturalmente in incognito. Purtroppo quella era l'ennesima dimostrazione che gli uomini si lasciavano influenzare dalla lussuria più che dall'onore o dal buonsenso. E lei era stanca di doversi occupare dei loro peccatucci. Poco interessato alla partita a Faraone, che fino a quel momento non aveva dato frutti, Quinn fissava con gli occhi socchiusi la bellezza mascherata che si trovava dalla parte opposta della sala. Malgrado i suoi sforzi per passare inosservata, era impossibile non notarla. Perplesso e incuriosito dal motivo per cui lo scrutava in quel modo, Quinn giocò distrattamente una carta. Aveva l'impressione di averla già vista. Indossava una mezza maschera e un turbante di seta decorato di piume che nascondeva i capelli, ma il suo fascino femminile era evidente. Il fisico aggraziato, i seni pieni e rotondi, la bocca voluttuosa... Quinn trasalì mentre posava di nuovo lo sguardo su di lei. Certo che era familiare, era Venetia Stratham! Che diavolo ci faceva lì? L'avrebbe riconosciuta ovunque, non era il tipo di donna che un uomo dimenticava. Se non altro perché stava per sposare un suo amico. Era una delle creature più graziose che lui avesse mai incontrato, con gli occhi scuri e luminosi, i capelli castani, la pelle chiara e una bocca che chiedeva di essere baciata. Una vera tentazione anche per un uomo come lui, che non aveva problemi a soddisfare i propri appetiti sessuali. Più di una volta, infatti, aveva immaginato di baciare quelle labbra piene. A essere sincero l'aveva desiderata dal primo momento 10
in cui si erano conosciuti quattro anni prima, all'epoca del suo debutto in società, tuttavia si era sforzato di controllare la propria bramosia. Miss Stratham era proibita per lui perché un gentiluomo non ruba la donna altrui, specialmente quella di un amico. Era stupito, o meglio turbato, nel vederla in quella bisca esclusiva nota più per gli svaghi sessuali che per il gioco d'azzardo. Malgrado indossasse un abito indecente di velluto rosso, che metteva in risalto il fisico e il portamento quasi regale, restava comunque elegante. Quinn, che non riusciva a staccare gli occhi da lei, vide che un uomo evidentemente ubriaco le aveva posato un braccio sulle spalle nude. La visione lo turbò al punto che udì a malapena una voce suadente che gli sussurrava all'orecchio: «Cos'altro posso fare per voi, milord?». «Non desidero nulla, grazie» rispose Quinn, congedando la giovane al proprio fianco con dei modi bruschi che non erano da lui. Tutta la sua attenzione era per Venetia Stratham. Era caduta talmente in basso da essere costretta a vendere il proprio corpo? Il solo pensiero lo turbò profondamente, e lui provò una fitta di rimorso mentre i suoi pensieri tornavano a due anni prima, quando l'aveva vista per l'ultima volta. Miss Stratham aveva scandalizzato il ton lasciando il nobile fidanzato sul sagrato della chiesa. Aveva dato spettacolo assestandogli un ceffone e annullando la cerimonia nuziale davanti a più di duecento invitati. Quando era passata accanto a Quinn, diretta alla carrozza, l'aveva fulminato con lo sguardo. Sicuramente lo disprezzava per avere assecondato il comportamento dissoluto del suo futuro sposo. Per settimane a Londra si era parlato di Venetia Stratham, che aveva pubblicamente svergognato il fidanzato, finché un altro scandalo piccante non aveva preso il posto del suo. 11
Quinn voleva sapere perché si trovava in una casa di piacere, seppure di classe. E soprattutto perché lo stava osservando furtivamente. La sua presenza inaspettata l'aveva distratto dal compito che si era prefisso quella sera, ossia battere Edmund Lisle a Faraone. Vedere che un bellimbusto la stava importunando lo disorientava non poco. Quinn imprecò fra i denti quando lo riconobbe. Lord Knowlsbridge, che aveva alzato il gomito, ondeggiò mentre cercava di abbracciarla. Era evidente che Miss Stratham non gradiva le sue attenzioni, perché con un sorriso teso sulle labbra tentava di sottrarsi alla sua stretta. Convinto che lei non fosse in grado di respingere un libertino ubriaco, Quinn sentì che il proprio istinto di protezione si risvegliava. E vedere il giovanotto che provava a baciarla fu la goccia che fece traboccare il vaso. Travolto da un'ondata di collera Quinn gettò le carte sul tavolo e si alzò in piedi, allontanando le cortigiane che lo circondavano e sorprendendo il mazziere. Era sgarbato da parte sua trattare gli ospiti della casa di piacere in maniera così scortese, e decisamente maleducato lasciare a metà una partita. Tuttavia, anche se non avesse perso la concentrazione, non sarebbe potuto restare seduto mentre un damerino ubriaco metteva le mani addosso a Venetia Stratham. Con un sorriso di scuse ai presenti, si rivolse al suo avversario. «Vi prego di perdonarmi, ma devo andare. Riprenderemo la partita un'altra volta.» Quando si allontanò, sentì lo sguardo irato di Lisle sulla schiena. Si detestavano a causa di un antico rancore per un'amante gelosa a cui si era aggiunto il fatto che Lisle era venuto in possesso di un ciondolo particolare, che forse era appartenuto alla madre francese di Quinn. Purtroppo, però, il mistero del gioiello di famiglia scomparso avrebbe dovuto aspettare. 12
Facendosi strada tra la folla, deciso a salvare Miss Stratham, Quinn vide che Knowlsbridge cercava di toglierle la maschera mentre lei lottava disperatamente per impedirglielo. Sicuramente non desiderava rivelare la propria identità perché anche se, volente o nolente, aveva deciso di diventare una cortigiana, sapeva che la reputazione della sua famiglia avrebbe sofferto per un nuovo scandalo. E avendo una sorella più giovane in età da marito, sarebbe stato saggio da parte sua mantenere una certa riservatezza. Li aveva quasi raggiunti quando, malgrado la difficile situazione, lei lo vide e trasalì. Quinn non avrebbe saputo dire se per lo stupore o per lo sgomento. Sulle prime Venetia cominciò a indietreggiare, poi restò dov'era e sollevò il mento con aria di sfida, come se volesse farsi coraggio. «Eccovi qui, colombella» esordì Quinn avvicinandosi. «Aspettavo con impazienza di godere della vostra compagnia.» Un'altra ondata di collera lo travolse quando il giovane Knowlsbridge approfittò della momentanea distrazione di Venetia per circondarle un seno con una mano. «Vi sarei grato se lasciaste in pace la signora» lo mise in guardia Quinn, prima che Venetia piantasse un gomito nel ventre flaccido del malcapitato strappandogli un gemito. «Non è una sci... scignora» si lamentò il damerino ansimando. «Non importa, è mia.» Quinn cinse la vita di Venetia con un braccio e l'attirò a sé. «Mi siete mancata, tesoro. E voi avete sentito la mia mancanza?» Gli enormi occhi scuri erano in parte nascosti dalla maschera, ma nel suo sguardo si accese un lampo di sorpresa. Era evidente che si stava chiedendo che intenzioni avesse. Il bellimbusto accanto a lei invece aveva capito di trovarsi davanti a un maschio più forte, che marcava il territorio per affermarne il possesso. «Non siete felice di vedermi, amore?» la esortò Quinn. 13
«Io... be', sì, mi... milord» balbettò Venetia, ricordandogli quanto fosse musicale la sua voce. «Forse dovreste mostrarmelo.» Ciò detto inclinò il capo e le catturò la bocca con la propria, come da anni desiderava fare. Venetia emise un gemito e si irrigidì. Quinn sentì le curve morbide del corpo di lei fremere, e il proprio respiro accelerare. Le sue labbra sono deliziose come avevo immaginato, pensò apprezzandone la morbidezza. Voluttuose, lisce come la seta, mature e calde come il suo corpo. Quando Venetia si irrigidì ulteriormente, lui aumentò la pressione, le fece socchiudere le labbra e insinuò la lingua nel calore umido della bocca per catturare quella di lei. Quinn sentiva le labbra tremare sotto le proprie. Incoraggiato, cambiò l'inclinazione del capo per approfondire il bacio e convincerla a lasciarsi andare. Quando finalmente Venetia si arrese, lui ebbe l'impressione di essere stato colpito da un fulmine. E provò calore, piacere, eccitazione e soddisfazione pura. Il sapore di Venetia era profondamente eccitante e infinitamente dolce. Quinn le fece scivolare una mano dietro la nuca per attirarla a sé e poterla gustare più a fondo. La folla era svanita, c'erano solo loro due, un uomo e una donna uniti in un abbraccio talmente potente da farli tremare. Avvolto nel suo profumo, Quinn assaporava la sua bocca. Fu un bacio lento, devastante, ammaliatore. Quando finalmente Venetia si rilassò, seguendo l'istinto, la sua resa aumentò il desiderio di Quinn. Dolorosamente eccitato, sentì il bisogno di prendere ciò che voleva. E un bisogno ancora più forte di accendere il desiderio di lei. Mentre Quinn con la lingua le esplorava la bocca, Venetia emise un gemito e si appoggiò a lui. Il piacere lo attraversò come un dardo, gli raggiunse i lombi e si intensificò 14
nell'istante in cui la giovane donna gli cinse la nuca con una mano. Quinn provò un senso di trionfo quando la lingua di Venetia cominciò a duellare spontaneamente con la sua. Le prese il viso tra le mani e inclinò maggiormente la testa per stuzzicarle meglio la bocca. Il respiro di Venetia divenne un sospiro mentre le lingue guizzavano. La promessa allettante della sua reazione suscitò un bisogno imperioso in Quinn, che da molto tempo non aveva provato un'attrazione sessuale così forte. O forse mai. Un'ondata di lussuria gli irrigidì il membro e aumentò il suo bisogno imperioso di possederla. La sensazione faceva tremare lui e, ne era certo, anche Venetia, che era consapevole della propria eccitazione. Quando finalmente interruppe il bacio, Quinn la sorresse per la vita, vedendo che ondeggiava. Sbattendo le palpebre, lei alzò la testa per guardarlo. Nonostante la maschera, Quinn vide che i suoi occhi erano offuscati dal desiderio. Venetia sollevò una mano e con un'espressione stupita se la portò alle labbra, come se bruciassero. Era certo che fosse profondamente scossa. La sentiva tremare mentre incontrava il suo sguardo senza proferire parola. Anche Quinn era ammutolito. Non ricordava di avere mai provato un desiderio tanto intenso e irragionevole... L'eco di una risata ruppe l'incantesimo. Venetia si ricompose e lo spinse via appoggiandogli le mani sul petto. Suo malgrado, lui la lasciò andare mentre si schiariva la voce, soffocando il bisogno di sistemarsi i pantaloni davanti a tutti. Non ricordava di avere mai perso il controllo in quel modo. Solo quando udì una risatina di ammirazione, si rese conto che Knowlsbridge lo stava guardando con un misto di risentimento e invidia. 15
«Avete tutte le fortune, Traherne» mormorò il giovane. «Che peccato.» «Andatevene, per favore» gli ordinò Quinn. «Come vedete, siamo impegnati.» La voce, arrochita dalla passione, fu autorevole a sufficienza da indurre il giovane ubriaco a obbedirgli. Knowlsbridge si allontanò con passo tranquillo, lasciando Venetia a Quinn. Malgrado fosse ancora turbata dal bacio, lei ritrovò la lingua tagliente di sempre. «Avrei dovuto immaginare che vi sareste comportato con tanta sfacciataggine, Lord Traherne.» Lui inarcò un sopracciglio. «Sono stato sfacciato?» «Non era necessario baciarmi.» «Mi è sembrato il modo più semplice per impedire a Knowlsbridge di strapparvi la maschera. Credevo che non voleste essere riconosciuta. Mi sbagliavo?» «No» rispose Venetia riluttante, «ma non sono la vostra amante.» «Voi e io lo sappiamo, tuttavia ho ritenuto opportuno fingere che lo foste.» Quando lei curvò la bocca delusa, Quinn la provocò. «Pensavo che mi sareste stata riconoscente per avervi salvata.» «Non avevo bisogno di essere salvata, milord...» obiettò lei alzando la voce, ma si zittì quando si rese conto che diversi occhi curiosi erano puntati su di loro. «Vogliamo continuare la conversazione altrove, mia cara?» propose Quinn. «O preferite fare una scenata?» Venetia non apprezzò il vezzeggiativo, tuttavia sapeva che Traherne non poteva chiamarla per nome. E annuì, avendo capito che la sua era una proposta saggia. Quando Quinn le indicò la scala in fondo alla sala, però, esitò. «Volete andare al piano di sopra?» I piani superiori erano riservati ai piaceri carnali. «Credo che sia la scelta più appropriata, se dovrò essere 16
al vostro servizio per la serata.» Lei restò a bocca aperta, ma rinunciò a protestare quando Quinn aggiunse: «La gente penserà che siete la mia innamorata». Prima che lei potesse cambiare idea, con un movimento della mano la invitò a precederlo. Dopo averlo fissato per un po', Venetia si diresse verso la scala con un'espressione ostinata sul viso. Nascondendo un sorriso, Quinn seguì Miss Stratham. Il pensiero di ciò che l'aspettava aveva migliorato il suo umore e alleviato il dolore quasi fisico per avere baciato quella donna irresistibile quanto inflessibile, lasciandogli la sensazione di una promessa non mantenuta. La serata fino a quel momento deludente stava diventando sempre più interessante.
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2 Mentre Miss Stratham si faceva strada tra la folla degli ospiti, Quinn osservò estasiato l'ancheggiare dei suoi fianchi. Se il fisico e il viso erano affascinanti quanto quelli delle cortigiane presenti, lei aveva un atteggiamento più cauto. Venetia gli lanciò qualche occhiata in tralice mentre salivano la scala. Sembrava determinata, come se si stesse preparando a un confronto, ma anche nervosa. Un sospetto che fu confermato quando incespicò sul primo pianerottolo. «Dove mi state portando?» «In una stanza libera.» «Dobbiamo proprio andare in una camera da letto?» domandò lei in tono preoccupato. «È l'unica possibilità, se vogliamo parlare in privato.» Quinn la prese per un gomito per guidarla verso la successiva rampa di scale, ma lei allontanò il braccio come se si fosse scottata. Era comprensibile, anche lui sentiva ancora gli effetti del bacio nei lombi doloranti. «Siete al sicuro con me, Miss Stratham» osservò sardonico. «Non intendo violentarvi.» Per un istante la bellissima bocca si curvò in un sorriso. «Visto il vostro comportamento di poco fa, mi perdonerete se non vi credo.» Venetia trasse un respiro tremante prima di aggiungere: «D'accordo. Immagino di dovermi adattare, per fortuna non resteremo a lungo». Era evidente che stava cercando di tranquillizzarsi. 18
Giunti al piano successivo, Quinn imboccò un corridoio poco illuminato e lei lo seguì suo malgrado. Tanta reticenza lo confortava, perché non gli piaceva l'idea che fosse avvezza alle attività peccaminose che si svolgevano in quelle stanze. Al tempo stesso, però, era sempre più curioso di sapere perché si trovasse lì. Era una delle domande che intendeva rivolgerle. «Mi direte cosa vi ha portata qui?» «Potrei rivolgervi la stessa domanda, se non conoscessi già la risposta» dichiarò Venetia. Il suo tono era dolce, ma di disapprovazione. «Il gioco d'azzardo e le donne.» «Le due cose non vanno necessariamente di pari passo, e la mia presenza qui non è l'oggetto della nostra discussione. Cosa diavolo ci fate voi in un bordello?» A Quinn non sfuggì che aveva raddrizzato la schiena. «Volevo parlare con voi di mia sorella.» Ecco qual era il motivo. Avrebbe dovuto immaginarlo. «Dunque non siete qui per vendere il vostro corpo?» Venetia lo guardò sbalordita attraverso la maschera. «No. Cosa ve lo ha fatto pensare?» Lo sguardo di Quinn si posò sul corpetto, indugiò sulle rotondità dei seni. «Forse il vostro abito?» Di fronte a quello scrutinio intenzionale, Venetia gli lanciò uno sguardo indifferente. «Ho provocato uno scandalo, milord, ma non sono caduta tanto in basso.» Quinn fu sollevato nel sapere che non si trovava lì per prostituirsi. «Se parliamo di scandali, il vostro era di second'ordine.» «So perché lo pensate. Voi e la vostra famiglia siete noti per scandali ben più importanti.» Era vero. Da diverse generazioni i Wilde erano famosi per le loro storie d'amore vissute alla luce del sole. E da anni le relazioni di Quinn avevano alimentato i pettegolezzi, in particolare quella più recente con la ex amante. «Mi sono chiesto se siate in difficoltà finanziarie» azzardò Quinn. Dopo avere rotto il fidanzamento, i genitori 19
di Miss Stratham l'avevano rinnegata e lasciata senza un penny. «Non sono disperata a tal punto. Ricevo uno stipendio come dama di compagnia della mia amica, Mrs. Cleo Newcomb, che è rimasta vedova.» «L'ho sentito dire.» La facoltosa e gentile Mrs. Newcomb era stata una compagna di scuola di Miss Stratham, e dopo il contrattempo accadutole le aveva offerto una casa e un lavoro. Insieme si erano recate sul Continente affinché Venetia, grazie alla lontananza, potesse riprendersi dalla disgrazia. «Vi ha accompagnato questa sera?» «No.» «Non è stato prudente venire qui da sola» osservò lui. «Non era così rischioso.» «Knowlsbridge vi ha praticamente aggredita. Cosa vi aspettavate con un vestito del genere?» Venetia non rispose subito. Dopo avere oltrepassato diverse porte chiuse, Quinn si era fermato e lei aveva sbirciato all'interno di una stanza. Distratta dalla luce calda e soffusa, parlò senza riflettere. «Non potevo venire a casa vostra in Berkeley Square, temevo di essere riconosciuta. Qui invece potevo indossare un travestimento.» «La maschera e il turbante non sono sufficienti a nascondere la vostra identità.» Anche se in realtà celavano in parte i bellissimi occhi e la chioma folta e scura. «Sono sorpresa che mi abbiate riconosciuta, Lord Traherne.» «Vi avrei riconosciuta comunque.» Venetia gli rivolse un'occhiata interrogativa, anche se la sua attenzione era concentrata sull'arredamento scarlatto e nero della stanza. «Era evidente che avevate bisogno di aiuto» continuò Quinn. «Non è vero. Avrei potuto affrontare Lord Knowlsbridge da sola.» 20
Lui fece una risatina. «Mi aspettavo un minimo di riconoscenza per avervi salvata. Se non altro pensavo che voleste evitare di dare spettacolo.» Miss Stratham lo guardò negli occhi. «Non dovete preoccuparvi per me. So badare a me stessa.» «Davvero?» «Sì, e ci sono dei domestici a proteggermi.» «Dove sono?» «Mi aspettano in carrozza.» «Non sono molto utili là fuori, non credete?» «Ho un pugnale nella reticella.» Venetia sollevò la piccola borsa che teneva al polso. «Mostratemelo.» Quando lei estrasse un coltellino con una lama lunga cinque pollici, Quinn non poté fare a meno di sorridere. «Lo trovate divertente?» «Non lo definirei un'arma.» «Credete che non sia in grado di usarlo?» domandò lei, che non aveva apprezzato il tono scherzoso. «No, e approvo il fatto che l'abbiate con voi. Ho insegnato a mia sorella a difendersi con diversi tipi di arma.» «A casa ho anche una pistola, ma non mi sembrava necessaria questa sera. Vi assicuro che so usare il pugnale, se occorre. Le strade di Parigi possono essere pericolose per una donna.» Nell'udire quelle parole Quinn si accigliò. Dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo molti inglesi si erano recati in Francia attratti dalla moda e dalla cultura, ma tanti anni di guerra avevano reso quel Paese inospitale, soprattutto per gli stranieri e i nemici di un tempo. «Il vostro soggiorno a Parigi è stato rischioso?» Lei si strinse nelle spalle. «È meglio essere preparati.» «Credevo che voi e Mrs. Newcomb risiedeste in un quartiere elegante.» Venetia gli lanciò un'altra occhiata. «Come mai siete così informato? Ah, ve l'avrà detto Ophelia.» 21
In realtà lui si era dato da fare per avere sue notizie prima di conoscere la sorella. Erano ancora nel corridoio. Quando Quinn la sospinse dentro la stanza, la prudenza di Venetia cedette il passo alla curiosità. «Mi sono sempre chiesta cosa succede in una casa di piacere.» «Non lo sapete?» «Naturalmente no.» Un'unica lampada illuminava la stanza con una luce rosata. Quinn osservò Venetia mentre esaminava il grande letto a baldacchino con le cortine di garza color porpora, il divano coperto di cuscini, il tavolo su cui era posato un assortimento di oggetti erotici. E si compiacque di vedere che aveva sgranato gli occhi, perché significava che non era esperta in materia. «Si direbbe che non siate mai stata in una casa di piacere prima d'ora.» «In effetti... Be', è accaduto una volta a Parigi, ma non sono salita ai piani superiori.» Il rossore che le coprì le guance era commovente. Venetia si ricompose, come se si fosse ricordata del motivo per cui si trovava lì. «Si dice in giro che voi frequentiate posti del genere con assiduità.» «Non direi.» «Secondo i giornali scandalistici sì. Le cronache mondane seguono i vostri movimenti e riferiscono dove vi recate. È così che ho scoperto dove trovarvi questa sera.» «Non ho mai nascosto di essere un cliente di Tavistock's.» «Secondo il Morning Chronicle avreste incontrato Lady X.» Quinn serrò le labbra in una linea dura. La sua ex amante, Lady Julia Dalton, era la vedova di un baronetto. Lady X era il suo soprannome. «Non dovreste credere a tutto ciò che leggete.» Venetia non si fece spaventare. «I giornali non sono la 22
mia unica fonte di notizie. Conosco dei domestici che sono esperti nello scoprire informazioni, e quelli di Mrs. Newcomb sono particolarmente bravi.» «Siete davvero intraprendente» osservò Quinn in tono cantilenante. L'ammirava perché aveva osato andare a cercarlo in un bordello, anche se non approvava che fosse lì. Era il comportamento che si sarebbe aspettato dalle donne della sua famiglia. Come loro, Venetia Stratham si rifiutava di rispettare le regole o di fare ciò che ci si aspettava da lei. Ammirava anche la sua vitalità. Dentro di lei ardeva un fuoco che l'aspetto esteriore, da vera signora, non riusciva a nascondere. Quando Quinn si chiuse la porta alle spalle, Venetia si girò. «Dovevate proprio?» «Sì, così nessuno ci disturberà. Le regole sono semplici: se la porta è chiusa, significa che la stanza è occupata.» Venetia assimilò quelle parole senza replicare, ma si morse un labbro con aria costernata. «Adesso potete togliervi la maschera» suggerì Quinn. «Lasciate che vi aiuti.» Quando allungò una mano per sciogliere i lacci, tuttavia, lei trasalì e si allontanò. «Preferisco tenerla.» Peccato, pensò lui deluso. Non potrò vedere i suoi magnifici occhi. Venetia avanzò, guardandosi intorno con aria nervosa. Dopo essere stata colta alla sprovvista dal suo bacio appassionato, aveva ripreso il controllo. Ma in quel momento sembrava di nuovo turbata. Forse perché si trovava da sola con lui in una stanza destinata ai piaceri carnali. Con la porta chiusa, Quinn si rese conto delle sensazioni che provava in quel momento: voglia di possesso, bramosia, desiderio. Ed era sicuro che anche lei percepisse la tensione sessuale che c'era tra loro. Lo diceva il suo corpo, che era di nuovo teso. 23
Fingendo di essere indifferente, Venetia si schiarì la voce. «Ammetto di non essere nel mio ambiente.» Per metterla a proprio agio, Quinn decise di scherzare. «Siete voi quella armata di pugnale, Miss Stratham. Forse dovrei temere per la mia virtù.» Un sorriso riluttante le curvò le labbra. «Non credo che corriate alcun pericolo, milord. Da ciò che ho udito, l'avete persa molto tempo fa.» Quinn trasalì fra sé, si avvicinò al divano e si sedette allungando le gambe con naturalezza. Era incomprensibilmente affascinato dalla sua timidezza. Non credeva affatto che mancasse di coraggio, anzi era la donna più temeraria che avesse mai incontrato. Più di sua sorella, Skye, e di sua cugina, Lady Katharine Wilde. Pagando di persona, Venetia Stratham aveva sfidato la società e ne era stata esclusa per avere difeso ciò in cui credeva, anche a costo di perdere la famiglia a cui era affezionata. Tanto coraggio meritava il suo rispetto. «Cosa volevate chiedermi a proposito di vostra sorella?» cominciò Quinn. «Sono molto preoccupata, poiché ho sentito dire che mostrate dell'interesse per lei.» In realtà Quinn aveva parlato con Ophelia Stratham in occasione di qualche ballo, ma secondo i pettegoli la stava già corteggiando. Se un nobiluomo con la sua reputazione si mostrava interessato a una giovane di buona famiglia, la gente pensava che volesse sposarla. E quello era stato proprio il suo obiettivo. «Dunque siete accorsa a salvarla?» domandò Quinn. «In effetti sì.» «Siete protettiva nei suoi confronti.» «Certo, è mia sorella. Anche voi siete legato alla vostra, non è vero? Sono sicura che desiderate proteggere Lady Skye.» «Naturalmente.» Era stato responsabile di sua sorella dall'età di diciassette anni ma, dopo che lei aveva sposato 24
il Conte di Hawkhurst un anno prima, non era stato più necessario proteggerla. Hawk aveva assunto il ruolo con grande efficacia. Venetia si morse di nuovo il labbro inferiore. «Se Ophelia ha poche possibilità di sposarsi, la colpa è soltanto mia. Se non avessi fatto scoppiare uno scandalo, lei avrebbe parecchi pretendenti alla sua mano.» «E secondo voi io non lo sono.» «No, milord. Siete sicuramente molto desiderato, tuttavia non siete adatto a lei. Non mi sembrate portato per il matrimonio.» Era vero, lui non era per niente interessato a sposarsi, perciò evitava le fanciulle perbene che non solo si aspettavano di essere chieste in moglie, ma tramavano perché ciò accadesse. Poiché Quinn non rispose subito, Venetia lo incalzò. «Non riesco a credere che voleste chiedere la mano di Ophelia.» «Perché no?» «Perché siete un libertino...» Lei si interruppe per scegliere le parole con maggior attenzione. «Volevo dire... per il tipo di uomo che siete... per lo stile di vita che conducete. Voi non volete davvero sposarla. Suvvia, ammettetelo. Siete diversi per temperamento, abitudini. E lei è troppo innocente per voi.» Su quello Quinn conveniva: Ophelia era troppo giovane e innocente. Non era sicuramente la donna giusta per lui. In realtà era stata sua cugina Katharine a scegliere Ophelia come sua promessa sposa, per avallare una teoria assurda che aveva elaborato da bambina. Kate era fermamente convinta che i cinque cugini Wilde dell'attuale generazione potessero trovare il vero amore basandosi sulle leggende degli amanti più famosi della storia. Quella di Quinn era il mito greco di Pigmalione, uno scultore talmente innamorato della statua che aveva creato da chie25
dere agli dei di renderla una creatura umana. Kate riteneva che la giovane Miss Stratham fosse malleabile a sufficienza per poter diventare la moglie ideale di Quinn. L'idea era ridicola, se non fosse stato per l'insistenza di sua cugina e anche di Skye. Lui comunque le aveva avvisate che si sarebbe stancato una settimana dopo le nozze. In ogni caso, parlare delle trame e dei bisticci della sua famiglia sul matrimonio non era un argomento che voleva affrontare con Miss Stratham. «Forse non sarebbe una unione ideale» si limitò a dichiarare Quinn. «Quindi la corteggiate, milord?» «Non ho fatto nessuna proposta formale.» «Tuttavia avete creato delle aspettative in lei e nei nostri genitori.» A dire il vero il motivo per cui lui aveva mostrato interesse per Ophelia era proprio Venetia. Nobilitando la sorella minore agli occhi della società, avrebbe ridotto i danni dello scandalo che pesava sulla famiglia Stratham. E in misura minore avrebbe rimediato al ruolo da lui giocato nella rottura del fidanzamento di Venetia. In quel momento però non aveva alcuna voglia di confessare i propri sensi di colpa. Quinn ebbe l'impressione che davanti alle sue risposte vaghe Venetia stesse per perdere la pazienza. «Se non volete sposarla, posso solo presumere che intendiate sedurla.» «Credo che siate saltata a conclusioni sbagliate.» «Potete forse biasimarmi? Le notizie delle vostre relazioni amorose giungevano fino in Francia. Ho ancora degli amici in Inghilterra e, anche se non li avessi avuti, Mrs. Newcomb scriveva regolarmente ai suoi conoscenti qui.» «A quanto pare avete una pessima opinione di me.» Il sorriso di Venetia era dolcemente falso. «Ho le mie buone ragioni. Mi aspettavo che foste un depravato e stasera ne ho avuto la prova.» 26
Un po' gli dispiaceva che lo ritenesse un uomo dissoluto. «Non sono depravato come i pettegolezzi mi descrivono.» «Eppure vi ho trovato qui, no? Quando sono arrivata, eravate circondato da più di una signora della notte» dichiarò Venetia accigliata. «A volte le apparenze ingannano.» «Negate forse di essere qui per incontri sessuali?» «In realtà sì.» «Allora c'è un altro motivo? Vi prego, spiegatevi.» Parlare degli affari propri e divulgare segreti di famiglia che risalivano a trent'anni prima era contro la sua natura. Non intendeva dirle il vero motivo della sua presenza in quella casa, ossia che cercava delle informazioni su un gioiello di famiglia. Era una situazione molto complicata e delicata, soprattutto perché coinvolgeva la sua capricciosa ex amante. Un altro argomento che Miss Stratham avrebbe usato contro di lui. «Forse sono venuto per giocare a carte e per la cucina, più che per cercare compagnia. Si mangia molto bene qui.» Venetia alzò la testa. Sul suo viso era disegnata un'espressione incredula. «Comunque non devo giustificarmi con voi, Miss Stratahm.» «Naturalmente. Vi assicuro che le vostre abitudini sessuali non mi interessavano finché non ho saputo che corteggiavate mia sorella. Non è come voi, Lord Traherne. Non dovreste approfittarvi di giovani fanciulle innocenti, ma frequentare donne esperte che capiscono il pericolo che rappresentate.» «Date per scontato che sia io a corteggiarla, e non viceversa.» «State dicendo che Ophelia si è gettata ai vostri piedi?» domandò Venetia dopo un istante. Quinn aveva trovato Ophelia taciturna, ma onesta e de27
siderosa di piacergli. Era comprensibile, dato che cercava a ogni costo l'approvazione della società. «Forse un po'. Non sarebbe la prima volta che vengo considerato un uomo da sposare. Cosa vi ha raccontato vostra sorella del mio ipotetico corteggiamento?» Venetia sembrava a disagio. «Non ho parlato con lei dopo che sono partita per la Francia. Ci siamo scritte.» «Quindi non la vedete da due anni.» «Purtroppo.» Quinn aveva sentito dire che i genitori si rifiutavano ancora di parlare con Venetia a due anni dalla sua ribellione. Che infamia. Eppure non c'era traccia di autocommiserazione in lei quando osservò: «Capisco la gioia di Ophelia, è lusinghiero essere corteggiate da un aristocratico facoltoso e di bell'aspetto». «I vostri genitori sembrano gradire le attenzioni che le ho riservato.» «Ne sono certa» borbottò Venetia con un po' di amarezza. «Il fatto che non sarei diventata una viscontessa li ha sconvolti, e voi siete addirittura meglio di Ackland. Anche se siete dello stesso stampo.» Matthew Waring, Visconte di Ackland, era un suo amico dai tempi dell'università, tuttavia Quinn non gradì il paragone. A differenza di Ackland, lui non provava più soddisfazione nell'indulgere nei piaceri della carne. Il suo interesse era sviluppare le possibilità offerte dalla scienza e finanziare progetti che avrebbero potuto cambiare il tragico destino dei suoi genitori, morti in mare durante una burrasca molti anni prima. Irritato dalla scarsa considerazione che Venetia aveva di lui, Quinn incrociò le braccia sul petto. «Insultandomi, difficilmente riuscirete a convincermi.» Lei inspirò, come se stesse cercando di controllarsi. «Non volevo insultarvi, milord. Sono venuta soltanto per chiedervi il favore di lasciare in pace mia sorella.» 28
«Non avete pensato che le mie attenzioni potrebbero esserle utili?» «Non se la sedurrete, distruggendo ciò che rimane della sua reputazione.» Il fatto che fosse convinta che si sarebbe abbassato a quel punto lo infastidiva, soprattutto perché lui stava solo cercando di aiutare la sorella. Il suo interesse avrebbe riabilitato Ophelia agli occhi del ton, le attenzioni di un conte facoltoso l'avrebbero favorita nel diventare la candidata ideale per qualche giovane damerino in cerca di una moglie di buona famiglia. «Non è mia abitudine sedurre giovani debuttanti.» «Davvero?» Venetia serrò le labbra in una linea dura. «Siete un libertino della peggior specie.» «Sicuramente il vostro fidanzato era peggiore di me.» Il tono cantilenante irritò Venetia, che tuttavia sembrò ferita dalla sua osservazione. «Avete ragione» ammise in tono amareggiato. Poi raddrizzò le spalle e si erse in tutta la sua altezza. «Speravo di poter ragionare con voi, Lord Traherne, ma capisco che è impossibile.» Venetia lo fissava con un'espressione accusatoria, i suoi occhi sprizzavano scintille. Il suo spirito combattivo era uno dei tratti che più apprezzava di lei e Quinn la stimava per l'appassionata difesa della sorella. A essere sincero, quando aveva deciso di riabilitare Ophelia agli occhi della società aveva sperato che avesse un po' dello spirito della sorella maggiore, ma si era reso conto ben presto di essersi illuso. Ophelia era dolce e scialba, non aveva il fuoco interiore di Venetia. E i cinque anni di differenza tra le due gli facevano preferire la maggiore. Ammetteva di avere fatto infuriare Venezia, ma lei l'aveva offeso dipingendolo come un uomo spregevole. Lo giudicava un rifiuto della società, disonesto al punto da fare del male a sua sorella mentre in realtà lui stava com29
piendo una buona azione. Si era pentito subito di essersi imbarcato in quell'impresa altruistica ma, ora che aveva iniziato, doveva continuare per non danneggiare ulteriormente la reputazione di Ophelia. Ed era in grado di corteggiare una donna, anche se la cosa lo annoiava e spesso lo irritava. «Mi accusate ingiustamente» osservò Quinn, «paragonandomi al vostro ex fidanzato.» «Siete stato complice di Ackland.» «Non siamo dei criminali.» «Però avete assecondato il suo comportamento depravato. L'avete accompagnato in chiesa con un'ora di ritardo. Era ubriaco e impresentabile, e veniva direttamente dal letto della sua amante.» Era la verità. Lui era al corrente dei piani dell'amico e non l'aveva fermato. Sapendo che Ackland aveva trascorso la notte prima delle nozze tra le braccia della sua amante era andato a cercarlo, l'aveva costretto ad alzarsi e l'aveva condotto in chiesa, dove Venetia lo stava aspettando davanti al portico. La scena era ancora impressa nella sua mente. Ackland indossava i vestiti sgualciti della sera prima, aveva la barba lunga e un profumo volgare addosso, mentre Venetia era deliziosa nel suo abito raffinato di pizzo e seta color avorio. Quinn aveva intuito che solo in quel momento lei si era resa conto del tradimento del futuro sposo: l'uomo a cui era promessa aveva lasciato il letto di una sgualdrina per unirsi alla fidanzata nel sacro vincolo del matrimonio. Venetia meritava molto di più. Era orgogliosa, senza dubbio, ma Quinn era certo che la sua reazione non fosse da attribuire soltanto all'orgoglio ferito. Aveva visto l'espressione del suo sguardo quando il sogno di un matrimonio d'amore si era infranto. Lei amava Ackland, o almeno così lui affermava. La sua aria affranta aveva risvegliato l'istinto di protezione di Quinn, che si sentiva in 30
colpa per non avere cercato di arginare le intemperanze dell'amico. Comunque riteneva che Venetia avesse affrontato l'umiliazione che le era stata inflitta con grande padronanza di sé. Dopo avere discusso con Ackland davanti a tutti, era entrata in chiesa a testa alta e aveva annunciato che non ci sarebbe stato nessun matrimonio. Mentre gli invitati, sbalorditi, cominciavano a commentare l'accaduto, lei si era scusata con i genitori sconvolti, poi aveva girato i tacchi e si era diretta verso la carrozza, passando accanto a Quinn. Ackland era stato tre volte stupido: per avere ostentato la relazione con la prostituta, per avere umiliato pubblicamente Venetia e per averla costretta a lasciarlo. Perché le avesse preferito l'amante era un mistero, mentre non era un mistero perché lei si fosse sentita tradita da entrambi gli uomini. Ancora tormentato dal senso di colpa, Quinn rinunciò a risponderle per le rime. Le sue accuse lo infastidivano ma erano giustificate perciò, invece di difendersi e irritarla ulteriormente, decise di lasciarla parlare per poi disarmarla con il proprio fascino... cercando di farle cambiare opinione su di lui. Sarebbe stata una sfida, naturalmente, viste le scintille che crepitavano tra loro. Lo sguardo di Venetia esprimeva furore e delusione al tempo stesso. Quinn aprì le braccia mentre appoggiava la schiena al divano. «Avete ragione, Miss Stratham. Il mio passato lascia molto a desiderare, ma vi do la mia parola che non sedurrò vostra sorella.»
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Doppio ricatto KASEY MICHAELS Inghilterra, 1815 - Quale uomo potrebbe mai stancarsi di essere adulato e osannato? Eppure, è ciò che accade a Cooper Townsend ora che, tornato dalla battaglia di Quatre-Bras con la fama di eroe e un fresco titolo nobiliare, si ritrova circondato da innumerevoli giovani in età da marito, pronte a gettasi tra le sue braccia nella speranza che le comprometta e le sposi. Forse per questo ai suoi occhi l'eccentrica Miss Daniella Foster è così attraente: restia a rivolgergli occhiate svenevoli e lusinghe, tutto ciò che vuole da lui è che l'aiuti a scoprire chi sta ricattando la sorella. Intrigato e suo malgrado coinvolto, Coop non può che accettare, ma quando l'ignoto nemico minaccerà di rovinare entrambi costringendoli a un fidanzamento di convenienza, lui dovrà tentare di salvare oltre alla reputazione anche il proprio cuore.
Un libertino da domare NICOLE JORDAN Inghilterra, 1817 - Venetia Stratham ha una missione: salvare sua sorella dalle attenzioni inappropriate di Quinn Wilde, Conte di Traherne e noto libertino. Caduta in disgrazia agli occhi della famiglia e del ton dopo avere abbandonato all'altare il fidanzato, che si era presentato in chiesa con i chiari segni di una notte di bagordi insieme a un'altra donna, Venetia è disposta a tutto pur di evitare a Ophelia una sorte simile alla sua. Anche recarsi mascherata in un bordello per ottenere prove del comportamento licenzioso di Quinn. Peccato che si ritrovi invece coinvolta in un attentato alla vita del conte e, a causa di un terribile malinteso, subito dopo intrappolata in un matrimonio di facciata proprio con l'arrogante, sensuale e irresistibile Quinn. Così, ora ha una nuova missione: domare l'indomabile marito.
Il quadro di Lily SARAH MACLEAN Londra, 1834 - A causa del suo passato e delle sue origini scozzesi il Duca di Warnick detesta tutto ciò che è inglese, soprattutto l'aristocrazia. Per questo, nonostante abbia ereditato uno dei più antichi ducati d’Inghilterra, non vuole averci nulla a che fare. A maggior ragione dopo aver appreso che allo sgradito titolo si accompagna anche il ruolo di tutore di una donna troppo indipendente e bella perché lui possa occuparsene. Si reca quindi a Londra con un unico obiettivo: trovarle un marito e farla così diventare il problema di qualcun altro. Sarebbe un piano perfetto, se solo Miss Lillian Hargrove non si trovasse in un grosso guaio e non avesse davvero bisogno del suo aiuto. Costretto a starle accanto per salvarla da un terribile scandalo legato a un quadro, Warnick finirà per scoprire che, dopotutto, in Inghilterra c'è qualcosa che gli piace... anche troppo!
Una donna coraggiosa KAREN RANNEY Scozia-Carolina del Nord, 1863 - La guerra civile, che imperversa in America da ormai due anni, ha messo in ginocchio la piantagione dei MacIain nella Carolina del Nord. La tenace e coraggiosa Rose si carica sulle spalle il futuro della tenuta e dei suoi abitanti affrontando un viaggio irto di pericoli, soprattutto per una donna sola, per raggiungere in Scozia alcuni parenti del cognato, ora al fronte. Fingendo di esserne la vedova, intende persuaderli a comprare l'ultimo raccolto di cotone. Il compito si rivela più semplice del previsto, tanto che poco dopo il suo arrivo si imbarca con l'affascinante Duncan MacIain alla volta di Charleston per visionare la merce. La traversata li costringe a confrontarsi con tempeste, fughe, sotterfugi, ma soprattutto con una passione irresistibile che li spinge l'una verso l'altro. Tuttavia, ciò che più dovrebbero temere è quanto troveranno ad attenderli...
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