Un matrimonio obbligato

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KATE WALKER

Un matrimonio obbligato


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Cordero's Forced Bride Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2009 Kate Walker Traduzione di Federica Ressi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Pack gennaio 2017 Questo volume è stato stampato nel dicembre 2016 da Rotolito Lombarda HARMONY PACK ISSN 1122 - 5380 Periodico bimestrale n. 138B del 27/01/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 239 del 15/05/1993 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


1 Alexa doveva darsi una mossa. Anzi, doveva agire subito. Non aveva alternative. Qualcuno doveva pur farlo, poco ma sicuro. Natalie non sarebbe mai riuscita ad affrontare Santos Cordero. Lo avrebbe sposato, perdendo ogni possibilità di una vera relazione. No, meglio che Natalie andasse all'aeroporto per iniziare una nuova vita con l'uomo che amava davvero. Se ne sarebbe occupata lei, in qualità di sorella maggiore. Sorellastra, per la precisione. Adesso era compito di Alexa fare l'annuncio, scusarsi, dare spiegazioni. Scese dall'auto che l'aveva lasciata davanti all'enorme portone della cattedrale di Santa Maria della Sede, nel centro di Siviglia. Alzando brevemente lo sguardo verso la torre campanaria – la Giralda – che si stagliava contro il cielo terso, fece un respiro profondo per calmarsi. La folla di paparazzi radunatasi per immortalare l'evento richiamò la sua attenzione. Gli scatti delle macchine fotografiche risuonarono come una raffica di proiettili, ma lei cercò di ignorarli mentre percorreva i pochi gradini anteriori. «Non cadrai in trappola, Nat. Non più.» Lo disse ad alta voce, ma capì subito che quelle parole mancavano della convinzione sperata. Non le a5


vrebbero infuso la forza necessaria per entrare in cattedrale, comunicare quanto accaduto e affrontare il caos che ne sarebbe seguito. «Coraggio, Alexa. Devi farlo, lo sai!» Sospirando con rassegnazione, allungò una mano verso il pomo di ferro. Ma aveva i palmi sudati per il nervosismo, così le dita scivolarono, vanificando il primo tentativo di aprire il portone. «Oh, accidenti!» Si passò le mani sull'ampia gonna dell'abito nel tentativo di asciugarle. Il gesto non giovò al satin rosa, ma al momento quella era l'ultima delle sue preoccupazioni. Dopotutto, la cerimonia non avrebbe avuto luogo, quindi non aveva importanza in che stato si fosse ridotto il suo vestito da damigella d'onore. Inoltre, l'abito non era affatto nel suo stile. Era il genere di look appariscente che la sua matrigna aveva sempre sognato per il matrimonio della figlia, e Alexa sapeva che quel colore non era il più lusinghiero per i suoi capelli castani e gli occhi nocciola. Ma aveva accettato ogni cosa per amore della sorella: era il grande giorno di Natalie e nulla lo avrebbe rovinato, benché Alexa non ritenesse lo sposo l'uomo giusto per lei. Un matrimonio che ormai non avrebbe più avuto luogo, ricordò mestamente. Avrebbe avuto bisogno di tutto il suo coraggio per dirlo davanti a tutti. Probabilmente la sua matrigna avrebbe avuto un attacco isterico. Suo padre si sarebbe chiuso ancor più in se stesso. E lo sposo... Il pensiero le provocò un groppo in gola mentre l'enorme portone si apriva lentamente, per poi fermarsi con un tonfo sepolcrale contro la parete di pietra consunta, facendo girare tutti gli invitati, che la fissarono in trepida attesa. 6


Non aveva idea di come avrebbe reagito Santos Cordero alla notizia che la sua futura sposa lo aveva piantato all'altare per scappare con un altro uomo. Il solo pensiero di dovergli dare la notizia le fece venire la tremarella. Aveva incontrato il futuro cognato una volta sola, alla cena organizzata nella splendida villa di Santos a pochi chilometri da Siviglia la sera del suo arrivo in Spagna, due giorni prima. Ma aveva sentito molto parlare di lui. E aveva notato gli effetti che la sua influenza aveva avuto su suo padre: da quando i due uomini erano diventati soci in affari, Stanley Montague le sembrava ogni volta più vecchio, più magro, più grigio. E chiaramente stressato. Non era abituato ad affrontare gli squali della finanza, e Santos Cordero era uno degli squali più grossi in circolazione. Mica per altro era conosciuto come el Brigante, il bandito. Un soprannome cui aveva ampiamente tenuto fede. «Aspetta di vederlo! È uno schianto! Ed è ricco come il mare» aveva detto Natalie, entusiasta. Troppo entusiasta, comprese ora Alexa, ricordando la nota forzata nella voce della sorella, che tradiva lo sforzo di sembrare una giovane disperatamente innamorata del futuro sposo. Ma Natalie aveva avuto ragione almeno su un particolare: Santos era davvero attraente. Era uno degli uomini più affascinanti che avesse mai conosciuto. Alto, moro, con una figura asciutta ma imponente e i tratti del viso che sembravano scolpiti. Ma quando erano stati presentati e lo aveva guardato negli occhi, aveva capito all'istante di trovarsi al cospetto di un uomo pericoloso. La sua stretta di mano era stata distaccata e decisa, il 7


sorriso cortese e studiato, ma lei si era scoperta a fissare gli occhi più gelidi che avesse mai visto. Uno sguardo di un grigio inaspettatamente pallido che l'aveva trafitta con la forza crudele di un raggio laser. Aveva avvertito un formicolio generale, brividi di caldo e freddo allo stesso tempo, come se fosse in preda alla febbre. Dopo qualche insulsa parola di cortesia, si era defilata il più in fretta possibile e aveva cercato di evitare Santos per il resto della serata. «Alexandra?» Era la voce di suo padre, confusa e quasi attutita dal brusio di sorpresa della congregazione. Veniva verso di lei, sorpreso di non veder arrivare la figlia più piccola. Natalie aveva addotto come scusa che non voleva affaticarlo più del necessario, e aveva insistito perché la precedesse in chiesa, invece di viaggiare a bordo della stessa auto con la sposa. «Alexandra...» «Cos'è successo?» Un'altra voce sovrastò il brusio d'interesse per l'arrivo della damigella d'onore. Una damigella pallida e a disagio, rifletté Alexa mentre il tono supponente dello sposo giungeva dal fondo della navata, sovrastando ogni altra conversazione. «Cos'è successo?» domandò di nuovo, e gli occhi di Alexa si spostarono riluttanti verso l'altare, dove lui attendeva alto e pericolosamente imponente. Se le era sembrato magnifico la sera di quella famosa cena, in un sobrio bianco e nero, adesso vederlo con il tight le fece girare la testa. E nell'istante in cui incontrò il suo sguardo fu come se ci fossero soltanto loro due al mondo. Il resto dei presenti, l'ambiente circostante, le candele tremolanti e i fiori meravigliosi... tutto si fuse in una grande foschia, al centro della quale si stagliava 8


un volto cupo e scolpito, una bocca serrata e occhi accesi, appassionati. «Parla!» le ordinò Santos Cordero, che la raggiunse con tutta la forza di una freccia perfettamente scoccata, proprio dal fondo della chiesa. L'impatto la fece pencolare all'indietro, facendole sollevare il mento. I suoi occhi dardeggiarono in segno di sfida per quel tono dittatoriale. «Por favor» aggiunse con un tale impeto che per Alexa fu come uno schiaffo in pieno viso. Non era affatto un per favore, pensò furiosamente. Era soltanto un altro modo di esprimere un comando, e con un tono che le fece venir voglia di prenderlo a improperi, girare sui tacchi e andarsene. Oppure sbattergli in faccia la verità e guardare quella sua espressione arrogante dissolversi una volta per tutte. Ma Santos Cordero era pur sempre uno sposo nel giorno delle nozze. Si era presentato in chiesa credendo di sposare sua sorella Natalie, che probabilmente adesso si trovava all'aeroporto con l'uomo che amava. Lasciando ad Alexa il compito di spiegare cos'era accaduto. Quel pensiero le lasciò la gola secca, e per un istante si concesse il lusso di considerare l'eventualità di voltarsi e scappare da lì il più in fretta possibile. Non era un suo problema, una sua responsabilità. Che fosse qualcun altro a spiegare a quel borioso spagnolo che la sua futura sposa ci aveva ripensato. Che ci pensasse qualcun altro a... Ma non c'era nessun altro. In prima fila, la sua matrigna, splendida nell'abito verde smeraldo e con un cappello che sfoggiava piume di pavone colorate e fluttuanti, si contorceva a disagio, con un viso tanto pallido e tirato come se già sospettas9


se che qualcosa era andato storto. E suo padre... No, non osò guardarlo negli occhi, sapendo che avrebbe intuito che era messaggera delle peggiori notizie. E probabilmente avrebbe avuto anche uno scoppio d'ira. La reazione peggiore in quel momento. «Señorita...» L'invito di Santos Cordero a continuare sembrava gentile, ma guardandolo negli occhi Alexa comprese che era tutt'altro. Aveva controllato a malapena la propria impazienza. Sembrava sul punto di esplodere. Questo era il Santos Cordero che si era aspettata. Questo era el Brigante, la cui reputazione d'arroganza e spietatezza l'aveva raggiunta fino a casa sua, nello Yorkshire, a chilometri di distanza dalla casa di famiglia a Londra. Quando aveva annunciato che stava per concludere un affare con Santos, il padre le era sembrato estremamente entusiasta, del tutto certo che avrebbe fruttato una fortuna e alleggerito tutti i suoi problemi finanziari. Ma non era passato molto tempo prima che si accorgesse che non era così. Era chiaro che l'accordo non era il successo che Stanley aveva sognato, ma solo un'enorme fonte di stress. «Señorita...» Ancora una volta quel tono terribilmente mellifluo la spinse a guardare l'uomo che avrebbe dovuto sposare la sua sorellastra. E trovò impossibile distogliere lo sguardo da quella sua forza magnetica. Ancora una volta ebbe la sensazione di avere la vista annebbiata. «Cosa devi dire? Perché sei venuta qui per dire qualcosa, presumo.» Inspirando a fatica, Alexa lottò per ignorare il suo tono sarcastico, che la colpì come un colpo di frusta. «Devo parlare con te» riuscì a dire, senza fiato come 10


se avesse corso per chilometri e chilometri. «Per favore...» aggiunse, quando vide le sue sopracciglia aggrottarsi pericolosamente. «Allora parla.» Un cenno autoritario della lunga mano abbronzata enfatizzò il comando con tutta la superbia di un antico imperatore. «Sono impaziente di sapere cos'hai da dire.» Era impaziente davvero. Non avrebbe potuto renderlo più evidente. E Alexa gli avrebbe raccontato tutto. Ma non lì. Non davanti a seicento invitati chiaramente affascinati da quanto stava accadendo e ansiosi di assistere all'episodio successivo della soap opera che si era improvvisamente materializzata davanti a loro. Alexa si costrinse a percorrere la navata per andargli incontro. Sapeva che era impossibile, ma più si avvicinava e più aveva l'impressione che Santos fosse più alto e più imponente di quanto le era sembrato la sera in cui lo aveva conosciuto. La fattura del tight metteva in risalto le spalle larghe, il torace ampio, la vita sottile e lunghe, lunghissime gambe. E il bianco immacolato della camicia faceva risaltare la sua carnagione dorata. «Possiamo discuterne in privato, per favore?» La voce le uscì flebile e tremante, ma sapeva che lui l'aveva sentita chiaramente. «Come?» Fece un passo avanti e Alexa quasi credette di sentire il calore del suo corpo solido allungarsi per avvolgerla, portando con sé la traccia sottile di una colonia agrumata, sottolineata e arricchita dal profumo pulito, intimo della sua pelle. Il cuore le batteva ancora più forte ormai, ma stavolta comprese con un certo shock che non era solo il senso di apprensione che la attanagliava, ma 11


un'improvvisa ondata di pura reazione femminile alla presenza di un maschio sessualmente attraente. E quella era l'ultima cosa che voleva provare per l'uomo che sembrava aver creato solo problemi alla sua famiglia. «Possiamo andare in un luogo più appartato, per favore?» Si costrinse a ripeterlo, a voce più alta, benché in realtà volesse sussurrarglielo all'orecchio. «Un luogo dove poter stare da soli.» «Da soli? Señorita, io sto per sposarmi.» «Non intendevo in quel senso!» sibilò lei. «E poi non...» Con un certo orrore si interruppe, appena in tempo prima di pronunciare la terribile dichiarazione: non ti sposerai affatto. Non poteva dirlo così, davanti a tutti. Perché lo avrebbe distrutto, no? Benché grande e grosso, e spietato come pochi, dopotutto aveva chiesto a Natalie di diventare sua moglie, nel bene e nel male... «Devi assolutamente starmi a sentire» riuscì a dire lei, pregando che l'enfasi che aveva posto nelle proprie parole nascondesse l'improvvisa raucedine che sembrava aver afflitto la sua voce. «Tu credi che lo farò.» La stava osservando con la fronte corrugata per la disapprovazione, gli occhi d'argento incupiti dallo sdegno e dal totale scetticismo. «Tu credi che dovrei starti a sentire, ma sei entrata in chiesa come una furia, senza una parola di spiegazione e pretendi che io...» «Sto cercando di spiegartelo!» sbottò Alexa in preda all'esasperazione. Ma non riusciva a capire quanto fosse importante? No, ammise tra sé. Non capiva un accidente. Era l'ultimo pensiero che potesse attraversargli la mente. 12


El Brigante non avrebbe mai preso in considerazione l'eventualità che la sua sposa non si presentasse. Che potesse piantarlo all'altare. L'incrollabile arroganza di quell'uomo cominciava a darle sui nervi. «Credo converrai che è meglio discuterne da soli.» «Non credo sia una buona idea trovarmi da solo con una perfetta estranea pochi istanti prima del mio matrimonio. Riesci a immaginare cosa potrebbe scrivere la stampa scandalistica?» «Oh, se quel che ti preme è salvare la tua reputazione, allora non devi preoccuparti! Posso assicurarti che non ho alcuna intenzione di...» La voce di Alexa si interruppe quando colse la penetrante, scettica occhiata che lui le lanciò. Credeva davvero che fosse lì per rovinargli la reputazione? Che razza di vita aveva condotto quest'uomo per essere così cinico e sospettoso? Pensava davvero che lei avrebbe usato il tempo trascorso da soli per ricattarlo in seguito? «Preferirei non sapere quali sono le tue intenzioni...» «Oh, per amor del cielo, sei proprio un uomo impossibile» esplose Alexa. «Sto cercando di salvarti dall'imbarazzo.» «Alexandra...» Era suo padre che si era fatto avanti, ovviamente determinato a intervenire. Di solito usava il suo nome per esteso a mo' di rimprovero. «Alexandra, per favore...» Ma si interruppe all'improvviso quando lo spagnolo alzò una mano con fare dispotico. «Se hai tanta paura potremmo lasciare la porta socchiusa, così qualcuno sentirà le tue urla quando ti dirò... Credimi, sarà meglio parlarne in privato. Magari potremmo andare lì dentro.» 13


Con un gesto secco, indicò quella che doveva essere la sagrestia. Rapida come un serpente, la mano di Santos la afferrò per un braccio. «Vuoi parlare? Allora parliamo.» E proseguì a passo di marcia verso la porta che lei gli aveva indicato, spalancandola senza tante cerimonie. Una volta entrati, la richiuse con un calcio. Si appoggiò al legno vecchio e incrociò le braccia. «Coraggio» dichiarò dopo un'occhiata all'orologio d'oro che portava al polso sinistro. «Hai tre minuti per spiegarmi cosa sta succedendo. E sarà meglio che la spiegazione sia credibile, altrimenti...» Il suo tono le fece venire i brividi. «Allora? Cos'hai da dire di tanto importante?» «Io...» Cercò di trovare le parole giuste, ma quello sguardo implacabile la lasciò senza fiato. «Hai già sprecato trenta secondi» la schernì Santos. «Un altro paio di minuti e me ne tornerò in chiesa e...» «Natalie non verrà!» Le parole le sfuggirono di bocca. Non c'era un modo indolore per comunicare certe notizie, si disse. «Natalie non verrà. Ha cambiato idea.» Stranamente, l'esplosione che si era aspettata non avvenne. Ma il cupo silenzio che seguì, se possibile, fu addirittura peggiore. «Cambiato idea?» ripeté infine Santos, come se non riuscisse a credere a quel che aveva sentito o non ne capisse il significato. «Spiegati meglio!» disse bruscamente, il gelido comando ebbe la potenza di un proiettile. Bene, lo aveva chiesto lui. Alexa aveva cercato di essere ragionevole. Aveva cercato di essere comprensiva, 14


ma evidentemente ragionevolezza e comprensione erano concetti che Santos Cordero non era in grado di comprendere o apprezzare. «Natalie non si presenterà. Non vuole sposarti.» «Dove diavolo è la mia sposa? E perché non è qui, al mio fianco... davanti all'altare, dove dovrebbe essere?» «Ma per favore!» Alexa non ne poteva più. La mia sposa... parole che avrebbero dovuto significare una promessa d'amore e felicità. Ma lui le fece sembrare talmente possessive. «Mi dispiace, ma lei non verrà. Non ha intenzione di sposarti. È andata all'aeroporto, dove prenderà un aereo per l'America insieme all'uomo che ama davvero.» «Se n'è andata.» Non si era mai sentita tanto crudele, e non stava nemmeno combattendo una battaglia personale. Ma non avrebbe mai permesso a Natalie di imbarcarsi in un matrimonio che l'avrebbe resa infelice. «Tua sorella... è scappata il giorno delle nozze.» C'era una nota pericolosamente cupa nell'uso che fece della parola sorella. Ma Alexa non osò assorbirne l'impatto per capire cosa celava. Non aveva tempo. Era quasi riuscita a portare a termine la sua missione. Aveva raccontato a Santos la verità e adesso poteva andarsene da lì il più in fretta possibile. «Mi ha lasciato... per un altro uomo?» «Temo di sì.» «Non avrebbe dovuto farlo.» «Lo so, e sono desolata... avrebbe dovuto dirtelo prima, avrebbe dovuto ammettere che non ti amava. So che devi essere affranto...» Le parole le si spensero in gola per lo shock di fronte alla reazione di Santos. Perché non era la reazione che si era aspettata. Anzi, 15


stava facendo l'esatto contrario di quel che lei aveva previsto. Santos era scoppiato a ridere. Quando Alexa aveva detto che comprendeva quanto dovesse sentirsi affranto, lui aveva piegato indietro la testa, aveva chiuso gli occhi e aveva riso sonoramente. Una risata glaciale e amara, che le fece venire i brividi. «Santos, hai sentito quello che ho detto? Hai capito che...» «Sì, ho sentito. E ho capito perfettamente. Tua sorella è venuta meno alla sua promessa ed è scappata via, lasciando te a rimettere insieme i pezzi. Capisco anche fin troppo bene. Quello che non capisco è perché mai dovrebbe importarmene qualcosa.»

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