Un milionario tutto per me

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Soraya Lane

Un milionario tutto per me


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Billionaire in Disguise Harlequin Mills & Boon Romance © 2014 Soraya Lane Traduzione di Alessandra Canovi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Serie Jolly ottobre 2015 Questo volume è stato stampato nel settembre 2015 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY SERIE JOLLY ISSN 1122 - 5390 Periodico settimanale n. 2624 del 20/10/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 56 del 13/02/1982 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 Jessica Falls si appoggiò alla staccionata di legno e si guardò intorno. Non tornava a casa da quasi due anni, ma non vi era nulla che non le fosse familiare. I cavalli al pascolo nei campi, il profumo dei pini, la grande casa alle sue spalle... erano tutte cose radicate nella sua memoria e che non avrebbe mai dimenticato. Ma nulla era più come prima. Asciugò le lacrime che avevano cominciato a scivolarle sul viso, nonostante gli sforzi per trattenerle, e tornò verso la casa. Era appena arrivata ma, anziché entrare subito, aveva preferito oltrepassarla e fare del proprio meglio per ignorare la realtà. Aveva provato a non pensare che avrebbe dovuto vivere in quella casa da sola, che suo nonno era morto e che aveva perso tutto ciò che contava davvero per lei. Jessica salì lentamente i gradini della veranda e si fermò a trarre un profondo respiro, quando raggiunse la porta d'ingresso. Facendosi coraggio, introdusse la chiave nella serratura e aprì l'uscio, sentendolo scricchiolare mentre lei fissava il corridoio buio. Afferrò una delle sue valigie e si avviò adagio verso la scala. Era tutto tranquillo, troppo silenzioso per i suoi gusti, ma era un qualcosa cui avrebbe dovuto abituarsi. «Ciao.» 5


La ragazza sussultò e si volse al suono di quella voce profonda. Non si era aspettata di trovare qualcuno, tanto meno alla sua porta di ingresso. «Scusa, non volevo spaventarti.» Jessica incrociò lo sguardo con quello di un uomo appoggiato allo stipite. Chi diavolo era? Infilò le mani nella tasca posteriore dei jeans in cerca del cellulare, pronta a chiamare aiuto, se fosse stato necessario. «Posso aiutarti?» Non aveva importanza quanto fosse attraente quello sconosciuto, lei non voleva compagnia in quel momento. Di certo poi non desiderava la vicinanza di estranei. «Ti ho visto arrivare e sono venuto a salutarti.» Jessica rimase immobile per un momento, poi comprese chi fosse quell'uomo e si sentì una sciocca. Lasciò la presa intorno al telefono cellulare e sfilò le mani dalle tasche. «Sei il ragazzo che ha affittato il cottage, vero?» domandò, sperando di non averlo fissato come se si trattasse di una specie d'intruso. L'avvocato di suo nonno l'aveva avvisata dell'ospite che soggiornava nella tenuta e lei se ne era dimenticata. «Scusa, non ricordavo che fossi qui. Devo essere ancora scombussolata per il jet-lag.» Il sorriso che l'uomo le rivolse fu sincero. «Comprensibile. Conoscevo Jock solo da un paio di mesi e mi manca da morire, non posso nemmeno immaginare come tu ti senta in questo momento.» Jessica sospirò. Non era ancora pronta a parlarne. Era appena arrivata da Londra, senza dormire nemmeno un minuto. Aveva lasciato in Inghilterra il suo miglior cavallo, senza sapere se avrebbe mai potuto permettersi di farlo arrivare a casa. Sentiva accumularsi rapidamente sulle sue spalle tutto il peso di quella si6


tuazione. Per non parlare del fatto che non era riuscita a essere presente al funerale dell'unica persona al mondo cui avesse voluto davvero bene, perché era ricoverata in ospedale dall'altra parte del mondo. Suo nonno era stato l'unico parente che aveva avuto dopo la morte di sua madre, e non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione di essere diventata orfana. «Posso fare qualcosa, per te? Non sono sicura di quali fossero gli accordi che avevi con mio nonno, ma sei il benvenuto e potrai rimanere per tutto il tempo che vorrai.» Non che desiderasse particolarmente la presenza di qualcuno ma, dalle informazioni che aveva ricevuto dall'avvocato, aveva bisogno del denaro ricavato dall'affitto del cottage per continuare a pagare le bollette. E, da quello che le era stato riferito, quel ragazzo pagava una piccola fortuna. Non era nemmeno spiacevole da guardare... Occhi castani illuminati da pagliuzze dorate, capelli scuri e un sorriso che le faceva venir voglia di osservare le sue labbra più a lungo di quanto avrebbe dovuto. «Non ti starò tra i piedi. Volevo solo salutarti» disse lui. «Mi chiamo Nathan.» «Jessica» rispose la ragazza, stringendogli la mano. «Immagino però che tu lo sapessi già.» «Non è trascorso nemmeno un giorno senza che Jock mi abbia parlato di te, quindi sì... so chi sei.» Nathan infilò le mani nelle tasche dei jeans e indietreggiò di un passo. «Ci vediamo in giro, Jessica. Abbi cura di te.» La ragazza sorrise e sollevò la mano in un gesto di saluto. Avrebbe preferito che lui non l'avesse colta così di sorpresa al suo arrivo. Qualsiasi altro giorno sarebbe stata preparata, avrebbe ricordato le buone ma7


niere e l'avrebbe invitato per un caffè, proprio come avrebbe fatto suo nonno. Ma oggi era una giornata dura. Oggi doveva venire a patti con il fatto di aver perso tutto. Domani avrebbe ricominciato a ricostruire e a riflettere su come diavolo salvare l'unico luogo che avesse mai considerato una vera casa. Il problema era che lei era una persona solitaria e le risultava strano che uno sconosciuto risiedesse nella sua proprietà. Lo osservò allontanarsi e dirigersi verso le stalle, le mani ancora nelle tasche, come se non avesse nemmeno una preoccupazione al mondo. A lei sembrava invece che tutto le stesse crollando addosso, ma doveva farsi forza, aveva bisogno di non cedere alla disperazione. Suo nonno l'aveva sempre considerata una persona forte e non voleva deluderlo. Nathan Bell scese da cavallo e si sdraiò a terra, calandosi il cappello sugli occhi e incrociando le gambe all'altezza delle caviglie. Il sole era caldo, ma non eccessivamente, e lui si sentiva fiacco come non mai. Sapeva che Patch non si sarebbe allontanato e lui aveva bisogno di recuperare un po' di sonno. Da quando Jock era morto, l'insonnia era tornata ad affliggerlo e adesso si sentiva davvero stanco. La notte era il momento peggiore. I ricordi del ritrovamento di sua moglie e il senso di colpa per ciò che era successo lo assillavano nel buio. Durante il giorno, di solito riusciva a tenerli a bada, ma era impossibile dimenticare ciò che era successo. Si stava appisolando quando ricevette un forte calcio alla gamba. «Ouch!» «Che cosa diavolo pensi di fare?» Nathan spostò il cappello e si ritrovò a fissare Jessi8


ca. Che cosa diavolo stava pensando di fare lui? Che cosa diavolo stava facendo lei! Lo stava fulminando con lo sguardo e aveva il viso contorto dall'ira. Per lo meno, questo lo distolse dai propri incubi. «Stavo dormendo, ma immagino che tu lo sapessi già» rispose, piegando la gamba e sfiorando il punto in cui lei lo aveva colpito. Non aveva idea di che cosa potesse aver fatto per provocare in quel modo la rabbia della ragazza. «Voglio dire che cosa diavolo ci fai qui? Col cavallo di mio nonno?» Era davvero arrabbiata con lui, era evidente, e Nathan dubitò di poter tornare a dormire. Provò a non sorridere: Jessica gli era sembrata carina, quando l'aveva incontrata in casa – anche se con le guance segnate dalle lacrime – ma, furiosa, era decisamente bella come il peccato. «Venivo sempre qui con Jock, dopo che mi ebbe insegnato a cavalcare» rispose, desiderando che lei arretrasse di un passo, anziché torreggiare su di lui, fissandolo come se le avesse rubato qualcosa. «Nelle ultime settimane, poco prima di morire, mi chiese di portare Patch qui al posto suo.» «Non ti credo.» Il tono era glaciale. Nathan non aveva intenzione di discutere con una persona tanto furibonda con lui. Si alzò tenendo il cappello in mano e si bloccò quando la ragazza glielo strappò dalle mani e lo gettò a terra. «So che stai soffrendo in questo momento, ma non sono io la persona con la quale dovresti essere arrabbiata. So che questo era un luogo speciale, per te e Jock, perché me lo disse e, se adesso lui fosse qui, ti direbbe che ti stai comportando come una pazza. Cavalcavamo insieme fino a qui quasi ogni giorno.» 9


Negli occhi della ragazza passò un lampo che lui non riuscì a identificare, poi la rabbia evaporò. Nathan capiva che quel posto era speciale, per lei... Quella collina ricoperta dagli alberi, nascosta rispetto al resto della proprietà, era come un piccolo angolo di paradiso che, evidentemente, lei era abituata a frequentare da sola. Ma lui non aveva fatto nulla di male e, anche se Jessica stava soffrendo, non aveva il diritto di prendersela con lui. Se c'era una cosa che il nonno della ragazza gli aveva insegnato era che, anche se si sta soffrendo terribilmente, non si è giustificati a comportarsi male. «Te lo aveva detto?» domandò lei, la voce più gentile, adesso. «Ti aveva parlato del nostro posto speciale?» «Sì. Perché adesso non ti siedi qui e ne parliamo, se non sei più arrabbiata con me?» Jessica non si scusò ma assunse un'aria colpevole e lui non aveva intenzione di spargere del sale sulle ferite aperte della ragazza. Sapeva che cosa volesse dire perdere qualcuno. «Pensavo che qui non venisse nessuno» ammise lei, «anche se mi rendo conto che sia un'idea sciocca.» Si asciugò una lacrima e sedette di fronte a Nathan, tra gli aghi di pino. «Cominciammo a venire qui quando ero una bambina ed era il nostro segreto. Il nonno cavalcava sempre Patch e io il mio vecchio pony, Whiskers.» Nathan annuì. «Jock mi raccontò che avevi anche un rifugio. Una specie di casetta sull'albero di cui eri convinta che tua madre ignorasse l'esistenza.» Jessica incontrò il suo sguardo e sorrise, scuotendo la testa. «Adesso so che non menti» ammise, «perché dav10


vero credevo che nessun altro conoscesse il mio piccolo rifugio.» Lui si portò una mano al petto. «Hai la mia parola che non ne parlerò ad anima viva.» Jessica appoggiò la schiena a un tronco e osservò i cavalli, imitata da Nathan. «Patch deve essere molto vecchio, adesso. Era perfetto per mio nonno. Era come se leggessero l'uno nei pensieri dell'altro. Non ho mai visto nessun altro montarlo. Mai.» La ragazza sospirò. «Per questo ho reagito così male, quando ti ho visto con lui. Patch è alla fattoria da quando ero una bambina.» Nathan ridacchiò. «Già, per questo è perfetto per me. Lui è contento di passeggiare adagio e di insegnare a un principiante» disse, spostando lo sguardo su Jessica. Avrebbe preferito non sentirsi così a disagio, standole vicino. «Siamo venuti spesso quassù io e Jock, solo per cavalcare e chiacchierare. Faceva bene a entrambi.» Voltandosi su un fianco Jessica gemette, e lui attese qualche momento prima di aprire bocca. Non erano affari suoi, ma aveva sentito parlare molto di lei e sapeva che cosa le era successo. Adesso vedeva che, chiaramente, provava ancora dolore. Jock era stato un suo buon amico, un mentore, e sentiva la sua mancanza più di quanto avrebbe mai potuto immaginare. Questo lo spingeva a voler aiutare Jessica, se fosse riuscito a ignorare i propri demoni abbastanza a lungo da poterlo fare. «Mi sembra che voi due foste buoni amici. Non avrei dovuto reagire così male, mi dispiace.» Nathan si accigliò, davanti alla smorfia che lei sfoggiava. «Da quello che mi disse Jock, rimarrai a riposo per qualche mese, giusto?» 11


Jessica non gli rivolse lo sguardo gelido che si era aspettato, ma si volse comunque verso di lui. «È sciocco, lo so, ma ho solo bisogno di uscire all'aria aperta e di cavalcare. Non voglio evitare di salire a cavallo come mi ha raccomandato il dottore.» «Non è sciocco voler cavalcare, ma devi lasciare che il tuo corpo guarisca. Dopo quello che hai passato...» «Sai tutto sulla mia caduta? Sai che cosa è successo?» domandò lei. Nathan annuì. Era inutile fingere il contrario. «Tutto il Paese ne è a conoscenza. Hanno trasmesso il filmato del Badminton Horse Trial a ripetizione, al telegiornale. I titoli dei giornali non hanno fatto altro che riportare della caduta della ragazza d'oro della squadra neozelandese e del miglior cavallo che questo Paese abbia mai avuto.» La ragazza fu sul punto di piangere. Forse, un semplice sì sarebbe stato sufficiente... Nathan sapeva quanto lei amasse quel cavallo. Jock gli aveva parlato di come la carriera dell'equino fosse giunta al termine, anche se quella della ragazza no. «E, adesso, il mio cavallo è bloccato in Inghilterra, e io sono del tutto inutile, qui da sola.» La sua voce fu poco più di un sussurro. «Vorrei non averlo mai portato là. So che sembra sciocco, ma è un animale incredibile e ne sento molto la mancanza.» «Posso fare qualcosa per aiutarti?» Jessica si strinse nelle spalle e si alzò, facendo una smorfia di dolore per il movimento. Nathan balzò in piedi e le tese una mano per aiutarla e lei si aggrappò per riprendere l'equilibrio. Il calore di quel contatto lo colse di sorpresa, anche se era stato lui a offrirlo. «Una spinta per risalire in sella mi farebbe como12


do» rispose Jessica, fermandosi ad accarezzare Patch prima di raggiungere il proprio cavallo. «Solo il cielo sa se sarò di nuovo in grado di montare da sola a cavallo, da terra.» Nathan si chinò e le prese il ginocchio tra le mani, contò fino a tre e poi la spinse verso l'alto. La ragazza atterrò dolcemente sulla sella, la schiena diritta nonostante il dolore che doveva provare. Sapeva che aveva avuto un infortunio alla schiena, così come qualche danno serio a una delle gambe, ma non voleva obbligarla a parlarne. «Nathan, mi dispiace per come mi sono comportata. Di solito non sono così maleducata.» L'uomo ridacchiò. «Bene, perché altrimenti avrei pensato che tuo nonno fosse un bugiardo. Ti ha sempre descritto come la nipote perfetta.» Jessica rise e lui si ritrovò a ricambiare. Quella ragazza aveva un qualcosa di fragile ma, nello stesso tempo, vederla di nuovo in sella gli fece comprendere quanto fosse forte. Era lacerata, emotivamente e fisicamente, ma di certo non si sarebbe lasciata andare. Un po' come lui. Solo che starle vicino lo stava costringendo a uscire dal suo guscio, a essere il più forte, mentre ultimamente si era sentito perso e debole. «Ti dispiace se torno con te o preferisci cavalcare un po' da sola?» «Sono certa di una cosa. È giunto il momento che cominci ad accettare un po' di compagnia, anziché fingere di stare meglio da sola.» Nathan tentò di salire a cavallo con grazia, ma fallì miseramente. Grazie al cielo però Jessica fu così gentile da non dire nulla o, forse, non se ne accorse nemmeno. «Non è male cavalcare accanto alla cavallerizza numero due al mondo» scherzò lui. 13


«È un titolo che perderò molto presto, quindi faresti meglio ad approfittarne finché sarai in tempo.» Stava tentando di scherzare su ciò che era successo, ma Nathan sapeva che lei aveva il cuore spezzato per l'incidente. Jock si era aperto con lui su molti argomenti, specialmente riguardanti Jessica, e lui sapeva di dover procedere con cautela. L'unica cosa che l'anziano non gli aveva detto era quanto fosse bella la ragazza. Le foto sui giornali non le rendevano giustizia. Ogni volta che l'aveva vista in televisione, lei aveva indossato il caschetto e la divisa da cavallerizza, oppure aveva avuto i capelli raccolti in una crocchia. Ma con i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle e i jeans e una maglietta, sembrava una donna completamente diversa. Doveva però ricordare che era la nipote di Jock. Lui non era pronto a impegnarsi seriamente con una donna e Jessica Falls non rientrava nella categoria di ragazza con cui spassarsela. Mai. Se non fosse stato tanto vicino a suo nonno, avrebbe lasciato a lei la decisione, ma non era così. Jock era stato importante per lui, questo significava che non poteva permettersi di pensare a Jessica in determinati termini. La verità era che Nathan non sapeva se sarebbe mai stato in grado di impegnarsi in una relazione, dopo ciò che era successo a sua moglie, e questo implicava il fatto che tra loro non sarebbe mai potuto succedere nulla. Ma era trascorso del tempo, da quando aveva goduto per l'ultima volta di compagnia femminile ed era piacevole stare con Jessica, anche se lei era in lutto. Guardarla non significava fare in modo che potesse succedere qualcosa.

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2622 - Un capo preso per la gola

di E. Darkins Maya, chef d'alta cucina, ha cucinato tutta la notte per poter far assaggiare i suoi piatti a Will Thomas, top manager, e lui che cosa fa? Si limita a piluccare senza far alcun apprezzamento. Lui non sa con chi ha a che fare. Caro signor Thomas, a noi due. Starà qui sino a quando apprezzerà le mie portate.

2623 - Una fidanzata in affitto

di J. Gilmore Raff Rafferty, rampollo di una famiglia molto facoltosa di Londra, è appena stato messo alle strette da suo nonno. Deve trovare una fidanzata al più presto, altrimenti ci penserà la sua famiglia. Solo una persona potrebbe aiutarlo, Clara Castleton, donna forte e indipendente, all'apparenza.

2624 - Un milionario tutto per me

di S. Lane Jessica, tornata a casa dopo una gara d'equitazione, trova ad attenderla due novità. Il nonno, morendo, le ha lasciato una montagna di debiti e Nathan Bell, affascinante milionario in vacanza. Forse la sua presenza sarà un bene per Jessica, che ha proprio voglia di distrarsi un po'.

2625 - Scoop al primo sguardo

di J. Wood Ellie Evens non sarà mai la donna di un giornalista. Ma il destino gioca spesso dei brutti scherzi. Nella sua panetteria si presenta Jack, giornalista d'assalto e vecchio amico di famiglia. Lei vorrebbe ignorarlo, ma quell'uomo è la persona più affascinante e magnetica che Ellie abbia mai visto.


dal 3 novembre 2626 - Un principe alla mia porta

di J. Faye Il principe Alexandro Castanavo delle Isole Mirraccino pensa di aver preso la decisione giusta. Quel piccolo hotel nel cuore di Manhattan sarà il suo quartier generale e l'affascinante proprietaria, Reese Harding, potrebbe aiutarlo. Non sarebbe male stare con lei giorno e notte.

2627 - Dodici appuntamenti per dirti ti amo

di S. Meier Dodici incontri, dodici feste a cui Ricky Langley dovrà partecipare. A Natale è sempre la stessa storia. E se quest'anno ci andasse accompagnato? Eloise Vaughn crede di aver capito male. Quel milionario bello e impossibile le sta chiedendo di fingersi la sua fidanzata? Perché no.

2628 - Una segretaria a Natale

di B. Hannay Per Chloe Natale vuol dire casa e famiglia. Ma quest'anno sarà molto diverso: il suo capo, Zac Corrigan, le ha appena ordinato di bloccare due biglietti aerei per Londra e un albergo super lusso in Oxford Street. Lei ancora non ci crede. Qualcuno mi dica che è uno scherzo.

2629 -Abito bianco sotto il vischio

di K. Hardy Carissa Wilde ama moltissimo il Natale e non capisce le persone che non la pensano allo stesso modo, come Quinn O'Neill. Affascinante, divertente e sempre molto disponibile, unico difetto: odia il Natale. Carissa ha una missione: fargli cambiare idea.


BRILLANTE E MALIZIOSA… VICTORIA DAHL È TORNATA! IRRIVERENTE, SPASSOSO, ECCITANTE: IL TERZO ROMANZO DELLA SERIE DEDICATA ALLA FAMIGLIA DONOVAN VI ASPETTA. Spesso un solo assaggio non basta. Dopo quell’unica notte di bruciante passione ognuno avrebbe dovuto andare per la propria strada. Eric Donovan ha mentito, è vero… ma Beth potrà dimenticare quell‘affascinante incantatore dagli occhi di ghiaccio? “Un romanzo sensuale con protagonisti indimenticabili.” Booklist “Frizzante, divertente e… incredibilmente sexy!” Carly Phillips autrice nella classifica del New York Times

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Frenetica, travolgente, adrenalinica. Questa sembra essere la vita all’Eastern Beaches Hospital… basta poco per far scoppiare una scintilla in corsia! Ruby, Tilly, Ellie e Jess sono quattro infermiere giovani, carine e libere, almeno per il momento! Questo è il diario della loro ultima estate da single.

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