FAVOLE SOTTO IL VISCHIO Emma, Grace, Ashleigh e Sophie lavorano tutte per la stessa agenzia di cameriere di Londra e ognuna di loro ha sogni e speranze che sembrano irrealizzabili. Qualcosa, però, sta per cambiare. Che sia grazie alla magia del Natale? Le luci sfavillanti, gli abeti decorati da palline multicolori, i bastoncini di zucchero rossi e bianchi... si ha la sensazione che possa accadere qualcosa di straordinario da un momento all'altro. A volte, però, il destino va aiutato... e se a dare la spinta nella direzione giusta sono le tue migliori amiche, allora il successo è garantito, specialmente se si parla d'amore!
In Un Natale perfetto, Grace, la più frizzante e ottimista delle Maids in Chelsea, dovrà affrontare una grossa sfida. Lei è una vera fanatica del Natale, non così il proprietario dell'albergo in cui lavora, il cupo e cinico Finlay Armstrong. Come un vero e proprio Scrooge, per lui non esiste festività peggiore. Gli alberi di Natale, poi, non può davvero sopportarli. Ecco perché nel suo hotel le decorazioni sono vietate! Grace, però, è decisa a portare calore e amore nell'albergo e nella vita del suo datore di lavoro. Un abete decorato a festa è ciò che Finlay odia? Perfetto, che sia un abete a compiere la magia!
Scarlet Wilson
Un Natale perfetto
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Christmas in the Boss's Castle Harlequin Mills & Boon Romance © 2016 Harlequin Books S.A. Special thanks and acknowledgment are given to Scarlet Wilson for her contribution to the Maids Under the Mistletoe series Traduzione di Carlotta Picasso Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Serie Jolly dicembre 2017 Questo volume è stato stampato nel novembre 2017 da CPI, Barcelona HARMONY SERIE JOLLY ISSN 1122 - 5390 Periodico settimanale n. 2728 del 19/12/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 56 del 13/02/1982 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
1 Alle sei del mattino le strade erano ancora buie e l'aria fredda bruciava la gola. Grace si scrollò la neve dalle spalle prima di entrare nel lussuoso Armstrong Hotel di Londra dalla porta posteriore. Frank, l'anziano portiere, comparve dietro di lei. Un largo sorriso gli illuminò il volto mentre la osservava contemplare il paesaggio imbiancato. «Finalmente!» esclamò, scuotendo il cappotto ricoperto di neve e intonando le prime note di It's Beginning to Look a Lot Like Christmas. «Forse sei troppo giovane per ricordarti questa canzone, ma sembra proprio che il Natale sia alle porte» decretò, dandole un colpetto sul braccio. «Frank... dovresti sapere che conosco a memoria tutte le canzoni natalizie nelle loro diverse versioni» dichiarò Grace, entrando nello spogliatoio. «Preferisci che interpreti Johnny Mathis, Frank Sinatra, o Michael Bublé?» domandò, legandosi i lunghi capelli castani in una coda di cavallo e allacciandosi il grembiule intorno ai fianchi. Poi si lisciò la gonna nera e si assicurò che tutti i bottoni della camicetta fossero agganciati. Grace adorava il periodo natalizio. Le ricordava 5
sua nonna alla quale era stata profondamente legata. Avevano vissuto insieme per anni in un piccolo appartamento in uno dei quartieri più poveri di Londra, ma erano state felici. Grazie all'enorme affetto che le aveva unite, erano riuscite a superare tutti i momenti di difficoltà. Quel Natale sarebbe stato il primo che avrebbe trascorso senza di lei, ma per amor suo avrebbe fatto di tutto per festeggiarlo con allegria. Glielo aveva promesso. Frank indossò la divisa verde bordata d'oro. «Ho la sensazione che questa giacca si restringa durante la notte.» Grace scosse la testa, ridendo mentre chiudeva a chiave l'armadietto. «Fatti aiutare» sospirò, avvicinandosi a lui e, dopo aver afferrato i lembi della giacca, li tirò affinché i bottoni combaciassero con le asole. L'addome prominente di Frank sembrava sul punto di scoppiare, stretto com'era dal pesante tessuto di cotone, ma lui non si sforzò nemmeno di trattenere il fiato, continuando a cantare imperterrito fino all'ultima nota. Dopo essersi guardato allo specchio con aria critica, raddrizzò le spalle e s'incamminò lungo il corridoio, seguito da Grace. «Ho notato che tutti i grandi alberghi sono stati addobbati a festa per Natale mentre qui da noi non c'è nemmeno una ghirlanda di agrifoglio. Non si respira affatto l'atmosfera natalizia» si lamentò lei. «Non capisco perché. Mi sembra così strano che non ci sia niente che evochi questa festività.» L'Armstrong Hotel di Londra faceva parte di una catena alberghiera di lusso presente anche a Parigi, a Tokyo, a Roma e a New York, frequentata da perso6
naggi in vista, politici, uomini d'affari e imprenditori, rock star e divi di Hollywood. Riconoscibili per lo stile raffinato e l'attenzione ai dettagli, questi alberghi erano sinonimo di esclusività. Per Grace, che viveva in un piccolo appartamento nei sobborghi popolani di Londra, la vita che si svolgeva in quell'hotel sembrava appartenere a un altro mondo, ma aveva scoperto che poteva essere divertente spiare la vita degli altri in virtù del suo mestiere. Nessuno avrebbe potuto rimproverarla. In quel modo aveva scoperto vizi e virtù dei clienti dell'Armstrong. Una famosa cantante aveva l'abitudine di buttare nel secchio della carta straccia la biancheria intima; un politico, appassionato di romanzi rosa, li nascondeva nel cassetto del comodino perché nessuno lo scoprisse; uno statista mangiava solo le caramelle rosse, scartando tutte le altre e così via. Salendo la scala che conduceva alla reception, continuò: «So che questo è un albergo molto raffinato ma non capisco perché non ci sia alcuna decorazione natalizia. È una cosa triste e manca quel tocco di calore che ti fa sentire a casa». Frank si strinse nelle spalle mentre raggiungeva la sua postazione. «Sono d'accordo con te» annuì a voce bassa, esaminando il pavimento di marmo lucido, i lampadari splendenti e l'imponente banco della reception. Su una semplice targa di vetro bordata di acciaio lesse: L'Armstrong vi augura un Felice Natale, unica concessione a quella festività che la Direzione dell'hotel aveva permesso di esporre. «Un tempo quest'albergo veniva addobbato a festa. Era pieno di luci, decori e colori e l'atmosfera che si respirava era carica di energia positiva» spiegò 7
Frank, controllando il libro mastro prima di porgerle una busta da lettere. Lei l'aprì con un gesto automatico e lesse le mansioni che le erano state assegnate per quel giorno. «E poi che cosa è successo?» insistette. Frank socchiuse gli occhi prima di rispondere. Lavorava in quel posto da molti anni e per i clienti abituali era diventato un punto di riferimento. «C'è stato un rebranding» spiegò. «I vertici dell'azienda hanno voluto creare una nuova immagine dell'albergo per essere più competitivi.» Quella risposta non soddisfece la curiosità di Grace, che avrebbe voluto approfondire la questione, ma sapeva che Frank, come la maggior parte delle persone che ricopriva il suo ruolo, era estremamente discreto e riservato. «Se potessi, rivoluzionerei volentieri l'immagine di quest'albergo spargendo un po' di polvere magica e creando una splendida e suggestiva atmosfera natalizia. Sistemerei un bell'albero vicino alla porta a vetri e una ghirlanda luminosa intorno al banco della reception, poi riempirei la nicchia che precede l'ingresso del bar di pacchi colorati» dichiarò Grace con entusiasmo, volando con la fantasia e immaginando l'impatto che avrebbe avuto l'ingresso così decorato sugli ospiti. «Continua a sognare, amica mia» ridacchiò Frank. «Che cosa c'è di male? Sarei in grado di creare un'atmosfera così suggestiva da riuscire a farti respirare il profumo del Natale senza l'ausilio delle candele profumate. Hai presente l'odore di pino, di cannella, di zenzero e di vaniglia?» domandò lei con un largo sorriso. «Non ne dubito» replicò lui. «Sappi però che nel 8
magazzino troverai un mondo: addobbi natalizi, candele, luci... Potresti prendere qualcosa da portare a casa. Qui non serve più niente, mentre tu sapresti di certo come utilizzare le decorazioni.» Frank doveva aver saputo dalle altre ragazze che Grace sarebbe stata sola quel Natale e desiderava che almeno a casa sua potesse creare quel clima natalizio che adorava. «Già... Non sarebbe una cattiva idea» mormorò lei, grata di avere incontrato dei colleghi gentili e sensibili come Frank. L'Armstrong Hotel era un universo così lontano da quello in cui era stata cresciuta. Tutto in quell'ambiente richiamava alla mente un mondo da favola, dalle lenzuola all'arredamento, al prestigioso ristorante presente nella guida Michelin, alla carta da lettere sulla quale veniva stampato il turno di lavoro. Fare la cameriera non era mai stata la sua ambizione, ma l'orario era flessibile, guadagnava bene e le colleghe si erano dimostrate delle persone preziose che in breve tempo erano diventate le sue migliori amiche. Dovendosi occupare della nonna malata di cancro, Grace aveva sempre svolto dei lavori saltuari per avere il tempo di accudirla, ma una volta rimasta sola, aveva dovuto riprendere in mano la propria vita. La scelta di lavorare per un'agenzia di Chelsea che reclutava cameriere selezionate con cura era stata vincente. Aveva sempre trovato impiego in ambienti eleganti e di classe, dove la professionalità e la riservatezza erano requisiti imprescindibili e a lei erano sempre state riconosciute quelle qualità. Inoltre, il lavoro in un albergo esclusivo come l'Armstrong era vario e per certi versi stimolante. 9
Alcuni ospiti soggiornavano in modo permanente presso l'hotel e Grace aveva instaurato con loro un rapporto che andava oltre quello meramente professionale. Alcune stanze venivano riservate da imprese e società di servizi per ospitare uomini d'affari provenienti da altre città, mentre i personaggi celebri tendevano a richiedere sempre la suite in cui avevano già soggiornato. Durante quei pochi mesi di permanenza all'Armstrong, Grace era stata testimone di scandali, liti, accordi siglati sotto banco. Sarebbe stato facile spifferare ai giornali qualche notizia da prima pagina, ma prima di prendere servizio era stata obbligata a firmare un accordo di riservatezza, perciò tutto quello che accadeva nell'albergo doveva restare sepolto al suo interno. Grace rilesse con maggior attenzione il foglio in cui erano state elencate le mansioni che avrebbe dovuto svolgere quel giorno e titubante si recò alla reception. «Anya, scusa, potresti controllare che non ci siano errori nel mio turno di lavoro? Mi hanno assegnato la Nottingdale Suite, l'attico padronale, ma so che solo chi lavora qui da molto tempo ha il permesso di entrarci. Inoltre, da quando lavoro qui, è sempre stata libera.» Anya verificò i tabulati sul computer. «Nessun errore. L'ospite arriverà questo pomeriggio intorno alle cinque.» «A chi è riservata quella suite?» Anya sorrise. «Non ne sono sicura, ma ho sentito dire che vi alloggia il misterioso proprietario di questo hotel.» Grace restò a bocca aperta. «Quindi si tratta di un uomo? Come si chiama?» 10
La ragazza sollevò una mano. «Lo scoprirai prima tu di me.» Grace scosse la testa. «Non credo, ma sarà interessante vedere il grande capo in persona» aggiunse, strizzandole l'occhio. La mattinata trascorse in modo rapido e piacevole. Dopo aver riordinato le stanze che le erano state assegnate, accontentò le richieste di alcuni clienti. Le capitava spesso di dover disfare le valigie e sistemare i vestiti negli armadi, ma era un incarico che svolgeva sempre volentieri. A volte s'intratteneva con degli ospiti, in particolare con Alice Archer, un'anziana signora di ottantanove anni che viveva in albergo da molto tempo e che di tanto in tanto le chiedeva assistenza. Grace si prodigava volentieri per lei. Le metteva un unguento nelle zone in cui la pelle era più escoriata e l'aiutava a scegliere l'abbigliamento da indossare a seconda dell'occasione. Il guardaroba di Alice era magnifico, pieno di splendidi abiti in stile anni Quaranta: gonne ampie, giacche allacciate in vita, vestiti di percalle, foulard di seta, maglioni e camicette di ogni foggia, abiti da sera di raso e scarpe e borse da abbinare a qualsiasi indumento. Possedere un guardaroba del genere era il sogno di ogni ragazza. Alice Archer era una donna molto raffinata che non transigeva sul proprio aspetto. Si concedeva il parrucchiere due volte la settimana e si truccava con cura, senza mai dimenticare il rossetto. Grace le preparava il tè al limone quasi tutte le mattine e glielo serviva nel salotto della suite dopo a11
verla aiutata a scegliere gli abiti e a vestirsi. Le faceva piacere stare in sua compagnia perché quell'anziana signora le ricordava sua nonna per la prontezza di spirito, l'intelligenza acuta e la generosità d'animo. «Che programmi ha per oggi?» le domandò, allacciandole le scarpe. «Oggi è giovedì e ho un appuntamento al Ritz per un tè. Vedrò un mio vecchio collega» rispose Alice. «Pensa che tanto tempo fa mi chiese in moglie.» Grace sollevò la testa di scatto. «Sul serio? E come mai non lo ha sposato?» L'anziana signora si lasciò sfuggire una risata. «Harry? Oh no. Era un uomo di mondo, sempre dietro alle mode e alle donne. Un tipo inaffidabile» decretò. «Mi avrebbe spezzato il cuore, perciò ho preferito spezzarglielo io per prima.» Grace la scrutò con attenzione e si augurò che Alice non si fosse pentita di averlo respinto. Lei non avrebbe mai potuto essere felice con un uomo amante della bella vita e inaffidabile, due caratteristiche che la facevano fuggire a gambe levate. Grace aveva bisogno di stabilità e voleva un uomo concreto, responsabile, onesto che si prendesse cura di lei. Non si era mai concessa delle scappatelle o delle relazioni superficiali perché sapeva che non l'avrebbero appagata. Inoltre aveva promesso a se stessa di non commettere gli stessi errori di sua madre. Rimasta incinta da adolescente, l'aveva abbandonata qualche mese dopo la sua nascita per trasferirsi in un altro continente, sposare un altro uomo e creare la famiglia che aveva sempre desiderato. Grace non era disposta a cedere il proprio cuore con facilità. Desiderava al suo fianco un compagno 12
di vita che avesse occhi soltanto per lei e che l'amasse con sincerità. Non avrebbe rinunciato al suo sogno di bambina d'incontrare il Principe Azzurro sul cavallo bianco. Probabilmente era questo il motivo per cui era ancora sola. «Sono sicura che Harry non avrebbe voluto incontrarla dopo tutti questi anni se gli avesse spezzato il cuore in modo irrimediabile» sussurrò, persa nei suoi pensieri. Alice appoggiò le spalle allo schienale della poltrona. «Chissà... forse siamo gli unici sopravvissuti. Ho perso moltissimi amici in questi ultimi anni, come Harry del resto, e la solitudine alla mia età è difficile da sopportare» mormorò con aria malinconica. Grace prese tra le sue mani quella fragile e minuta dell'anziana signora. «Scommetto che sarà molto felice di rivederla.» «Basta parlare di me» si rianimò Alice dopo qualche secondo. «Dimmi che finalmente hai accettato di uscire con uno di quei giovani attraenti che ti girano intorno.» Lei arrossì. A quanto pareva, Alice non vedeva l'ora di trovarle un fidanzato, ma nessuno di quelli che le avevano proposto un incontro sembrava possedere le qualità giuste. Lenny, il motociclista, alla ricerca di un posto economico dove alloggiare, aveva creduto che frequentare Grace avrebbe risolto i suoi problemi. Alan, l'impiegato di banca, era ossessionato dal sesso. Ross, uno studente universitario, cercava soltanto qualcuno che gli facesse la spesa e cucinasse. Infine Nathan, un professionista serio, educato e affascinante con il quale aveva creduto potesse nascere 13
qualcosa di serio, si era rivelato una delusione. Era bastato un solo bacio per farle capire che non erano fatti l'uno per l'altra. E così era ancora alla ricerca dell'uomo del destino. Forse pretendeva troppo e avrebbe dovuto abbassare le aspettative, ma non aveva fretta di trovare l'anima gemella, anche se le sue amiche e colleghe del Maids in Chelsea si erano quasi tutte fidanzate. Emma si era riconciliata con Jack, il ragazzo che aveva sposato in segreto e dal quale era rimasta lontana per sei lunghi anni. Ashleigh sembrava essersi innamorata perdutamente di Lukas, un bellissimo imprenditore greco e persino Clio, il suo capo, dopo aver annunciato il suo fidanzamento con Enrique, una sua vecchia fiamma, stava organizzando il loro matrimonio a New York. Adesso sospettava che anche la sua amica Sophie avesse trovato un compagno perché era sparita da due giorni e Grace cominciava a sentirsi sola. «Temo che al momento non ci sia alcun uomo all'orizzonte per me» sospirò, alzandosi. «Il nuovo proposito per l'anno che verrà sarà quello di concentrarmi nel trovare qualche corteggiatore papabile. Con il suo aiuto, se lo desidera.» Alice sorrise. «Oh, sì. Sarà molto divertente» ridacchiò, guardando l'orologio. «Che impegni hai nelle prossime ore, mia cara?» le domandò. Grace sussultò notando che si era fatto tardi. «Accidenti! Devo scappare. Mi hanno incaricato di preparare la suite Nottingdale e confesso che sono un po' in ansia. Ho sentito dire che appartiene al proprietario dell'Armstrong.» Gli occhi azzurri della vecchietta s'illuminarono. «Per caso lo conosce?» indagò Grace. 14
Alice strinse le labbra, esitando prima di rispondere. «Sono ospite di quest'albergo da parecchio tempo e posso dire di averlo incrociato più di una volta.» Grace non riuscì a trattenere la propria curiosità. «Coraggio. Mi dica chi è. Mi parli di lui. Ho sentito dire che è una persona molto riservata e che non ama la confusione.» «A volte un alone di mistero non guasta. Rende le persone più interessanti e io non voglio influenzare il tuo giudizio in alcun modo. Sono sicura che lo incontrerai a tempo debito.» Sospirando, Grace si diresse verso la porta. «Lei mi nasconde qualcosa, signorina Archer» dichiarò, corrugando la fronte. «Potrebbe dirmi molto di più sul nostro ospite della Nottingdale, ma non insisterò. Il dovere mi chiama. Si goda il tè in compagnia di Harry» la salutò, uscendo in fretta. Dalla tasca del grembiule estrasse la chiave che aveva in dotazione per accedere all'ascensore privato che l'avrebbe portata direttamente all'attico e appena le porte si aprirono, si affrettò a entrare. Le sembrò di essere in un luogo privo di forza di gravità. L'ascensore si mosse con una leggerezza incredibile come se fluttuasse nell'aria invece di essere trainato da grosse funi di metallo. Moderno, con le pareti rivestite di acciaio e uno specchio al posto del soffitto, era così silenzioso che Grace riusciva a sentire il rumore del proprio respiro. Era l'unico di quel genere perché gli altri ascensori dell'hotel avevano conservato la loro struttura originaria in ferro, legno e ottone. Sovrappensiero, sobbalzò quando le porte si spalancarono su un pianerottolo dal quale si accedeva direttamente alla suite. Uscì, guardandosi intorno con 15
circospezione e trascinandosi dietro il carrello delle pulizie, che scivolava leggero sul pavimento di marmo lucido. Si fermò davanti a una porta nera con una targa di vetro sulla quale era scritto in lettere dorate The Nottingdale Suite. Provò uno strano disagio che le accorciò il respiro. Che cosa le stava succedendo? Non stava violando una proprietà privata. Quello era il suo lavoro. Inserì la scheda nella serratura elettronica e una voce metallica accolse il suo ingresso: Grace Ellis, governante. Sobbalzò sentendo pronunciare il suo nome, poi si guardò intorno piena di curiosità. Era la prima volta che entrava in una stanza dotata di un tale sistema di controllo che attraverso l'utilizzo di una chiave personalizzata registrava le persone che accedevano alla suite. Probabilmente l'identificazione avveniva in ogni parte dell'albergo, ma mai prima di allora aveva sentito pronunciare il suo nome. C'era qualcosa che la inquietava, ma non capiva che cosa. Avanzò con cautela, quasi impaurita, ma il volto le s'illuminò appena vide l'enorme vetrata dalla quale si poteva ammirare Chelsea e gran parte di Londra. Si affacciò alla finestra e lo spettacolo che vide la lasciò senza fiato. La vista sulla città era superba: Kings Road con i suoi negozi raffinati, Sloane Square, Chelsea Embankment, Battersea Park sulla riva sud del Tamigi, Albert Bridge, uno dei ponti più belli di Londra che collegava il parco a Chelsea. La sera, quando la città s'illuminava, lo spettacolo doveva essere ancora più suggestivo. Sotto di lei, lungo il marciapiede opposto, una fila 16
di case in stile georgiano si alternava alle classiche abitazioni chiamate mews cottage, ombreggiate da alberi di ciliegio, un tempo utilizzate come scuderie. Grace cominciò a esplorare la suite. Si sentiva ancora a disagio, sebbene non ne comprendesse il motivo. La camera da letto era molto spaziosa e l'armadio, moderno e capiente, occupava una parete intera. Lo aprì con una semplice pressione delle dita sull'anta e trovò quattro paia di lenzuola, un piumone e un paio di coperte pesanti. Appena il letto fu pronto si assicurò che non ci fossero delle pieghe, poi aprì la valigia che qualcuno aveva lasciato per terra accanto alla scrivania di cristallo. Conteneva abiti maschili di ottima fattura, camicie su misura e scarpe di cuoio lucido. Mise tutto in ordine all'interno del guardaroba, separando gli indumenti in base al colore. Mentre appendeva le giacche nell'armadio, si accorse di un rigonfiamento in una delle tasche interne. Incuriosita, v'infilò la mano ed estrasse un pacchetto avvolto in più strati di carta velina ingiallita. Esitò prima di aprirlo, poi, troppo curiosa per riporlo, lo scartò con estrema delicatezza. Dal modo in cui era stato incartato capì che si trattava di un oggetto molto fragile. Quando finalmente anche l'ultima velina fu tolta, Grace si trovò tra le mani una piccola scultura di ceramica che rappresentava un angelo. Era un bellissimo addobbo natalizio. Si chiese come mai il proprietario lo tenesse nascosto in una giacca. Guardandosi intorno, le venne in mente un'idea folle. Quell'appartamento era raffinato ed elegante, ma non era accogliente. Mancava il tocco magico di qualche decorazione natalizia. 17
2726 - Un principe al bivio
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2728 - Un Natale perfetto
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