Un passo dopo l'altro

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Robyn Carr

Un passo dopo l'altro


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Any Day Now Mira Books © 2017 Robyn Carr Traduzione di Alessandra De Angelis Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2018 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance febbraio 2018 HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 195 del 10/02/2018 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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"La tua casa è quel posto dove, se ci devi andare, ti accolgono sempre." - Robert Frost E dunque quella era la sua nuova vita in Colorado, pensò Sierra Jones quando aprì gli occhi in una bella giornata di sole. Ci aveva riflettuto parecchio. Il Colorado non era stata l'unica scelta possibile, ma Sierra aveva ritenuto fosse la più valida, perché vi si era stabilito suo fratello Cal, a cui era molto legata e che sarebbe stato contento di averla accanto. Sierra aveva bisogno di ricominciare da capo in un posto che non fosse carico di brutti ricordi e in cui non avesse un passato, ma al contempo che non fosse privo di un significato affettivo. Suo fratello rappresentava un importante punto a favore del Colorado. Quando era piccola, Cal le voleva bene, si prendeva cura di lei e si preoccupava per lei. Aveva otto anni più di Sierra e non era solo il fratello maggiore, ma anche il suo migliore amico. Sierra aveva dieci anni, quando Cal era andato via di casa, sempre che il posto in cui vivevano si potesse definire tale, e lei era rimasta priva di punti di riferimento. Appena aveva deciso di tentare con il Colorado, Cal avrebbe voluto che si sistemasse direttamente a casa sua, che però era ancora in costruzione. Per Sierra, però, non era una soluzione praticabile. Oltre al fatto che c'era solo 5


una camera da letto, non voleva essere di peso a nessuno, tanto meno a una coppia di sposini freschi che dovevano ancora abituarsi alla vita coniugale. Cal e Maggie erano sposati da meno di sei mesi e vivevano nel fienile che stavano ristrutturando. Sierra li aveva ringraziati per l'offerta, ma aveva detto che preferiva trovare un alloggio tutto suo. L'indipendenza era un fattore importante se voleva costruirsi una nuova vita, in cui non dover rendere conto a nessuno tranne che a se stessa. O, almeno, era ciò che aveva detto loro. La verità , che custodiva gelosamente in fondo al cuore per pudore, era che aveva timore di finire per appoggiarsi troppo a Cal come quando era piccola. Dopotutto ora lui aveva una famiglia e Sierra ricordava sin troppo bene il dolore che aveva provato durante l'infanzia in seguito al suo abbandono. Era stato terribile. L'autonomia le faceva un po' paura, a essere sincera. In ogni caso, suo fratello era nei paraggi e le avrebbe dato volentieri una mano se avesse avuto bisogno di qualsiasi cosa, proprio come lei sarebbe stata lieta di aiutare Cal e Maggie. Sierra aveva trent'anni ed era giunto il momento d'impostare la propria vita per adeguarla alla donna nuova che stava diventando. Era una sfida stimolante, elettrizzante, ma anche spaventosa... e a volte quel cambiamento la faceva sentire sola. Aveva stilato mentalmente un elenco delle questioni piÚ importanti di cui occuparsi prima di vedere Cal. Innanzitutto voleva esplorare la zona. Timberlake era la cittadina piÚ vicina alla casa di Cal e Maggie, e Sierra la trovava molto pittoresca. Era una località turistica, dall'aria vecchio West, con le facciate dei negozi rivestite di legno e le casette in stile vittoriano, circondata da magnifiche montagne incappucciate di neve e da campi sconfinati. Il primo giorno in cui aveva fatto un giro in paese era rimasta stupefatta nel vedere un branco di alci che caracollavano lungo il corso principale. Un grosso maschio guidava le fem6


mine e i piccoli fuori dal centro abitato verso il pascolo aperto. Erano animali maestosi e al contempo goffi, mentre vagavano disordinatamente in mezzo alle auto. Un signore anziano, fermo davanti alla bottega di un barbiere, aveva spiegato a Sierra che a primavera gli alci si spostavano verso le alture, dove potevano trovare pascoli nuovi e le femmine davano alla luce i piccoli. In autunno, invece, diventavano aggressivi ed era meglio tenersene alla larga perché era la stagione degli amori. Era bastato quell'incontro per indurre Sierra a sperare di essere arrivata nel posto giusto, perché osservare il grosso branco attraversare il paese era stato emozionante. In effetti, non era uno spettacolo che si vedeva tutti i giorni, le aveva fatto notare lo sconosciuto. Aveva trovato un ostello comodo, pulito e soprattutto economico, dove poteva pagare la camera di settimana in settimana. Stavano cominciando ad arrivare studenti e amanti della natura che volevano approfittare delle bellezze del Colorado in primavera. Aveva il bagno in comune, ma non era la prima volta in cui aveva dovuto adattarsi ed era un alloggio decente in attesa di trovare una sistemazione stabile. La proprietaria dell'ostello, una donna sulla sessantina di nome Midge, l'aveva informata che in paese c'erano diverse stanze e appartamenti in affitto fra cui scegliere. L'aspetto che preferiva dell'ostello era il fatto di avere gente intorno, senza essere costretta a socializzare. Aveva trovato subito anche un lavoro part-time presso la tavola calda, dove cercavano personale per il primo turno del mattino, un paio di giorni alla settimana. Non avevano più la cameriera che lavorava al mattino e la moglie del proprietario l'aveva rimpiazzata fino ad allora. A Sierra non dispiaceva cominciare a lavorare presto. Benché la paga non fosse eccezionale, le bastava perché poteva contare anche su alcuni risparmi. La questione più importante su cui si era informata prima di stabilirsi in Colorado era la possibilità di frequentare 7


le riunioni degli Alcolisti Anonimi. Aveva fatto ricerche sulle sedi disponibili e i relativi orari, e aveva anche scaricato l'App sul cellulare. Si tenevano incontri regolari in vari posti – nelle parrocchie, nei centri sociali, negli ospedali e persino nei circoli sportivi – sia a Timberlake sia nei dintorni, da Breckinridge a Colorado Springs. Perciò poteva stare tranquilla: non le sarebbe mancato il sostegno. Sierra era sobria da nove mesi. Aveva ripreso i contatti con il fratello da circa sette mesi, poco prima che sposasse Maggie. Da allora lui era andato a trovarla due volte e l'aveva chiamata con regolarità. Qualche mese addietro, aveva cominciato a proporle di trasferirsi in Colorado. Prima di allora, per circa otto anni si erano sentiti sporadicamente e Sierra se ne rammaricava perché era stato un periodo alquanto difficile per Cal, e gli ultimi cinque anni erano stati addirittura drammatici. La sua prima moglie, Lynne, era affetta da sclerodermia, una malattia dolorosa e letale, a causa della quale era morta tre anni prima. La tragedia aveva distrutto Cal. Se Sierra fosse stata una sorella migliore, gli avrebbe potuto offrire il sostegno necessario. Però non poteva più cambiare il passato, poteva solo comportarsi meglio in futuro e sperare di ricostruire il legame speciale che li univa un tempo. Poco prima d'intraprendere il lungo viaggio verso sud per arrivare in Colorado, Sierra aveva ricevuto dal fratello una notizia magnifica: sarebbe diventato padre. Era contentissima per lui. Cal non poteva sapere quanto aspettasse con ansia quella nascita, che per lei rappresentava un inatteso dono del destino. Non avrebbe mai avuto figli suoi, ma almeno sarebbe diventata zia. Cal Jones sollevò il lenzuolo fino alla vita, si appoggiò meglio ai cuscini e piegò le braccia, intrecciando saldamente le dita dietro la testa, mentre contemplava Maggie che, completamente nuda, si guardava nello specchio a fi8


gura intera, controllando il ventre di profilo. «C'è decisamente qualcosa d'importante tra me e la signora Jones» commentò scherzoso, con voce calda e roca. La gravidanza si vedeva appena; Maggie mostrava un leggero rigonfiamento all'altezza del punto vita. Si accarezzò la pancia. «Ho passato i primi tre mesi critici senza problemi» dichiarò con gli occhi che risplendevano per la gioia. «Non soffro di nausee e mi sento benissimo. Credo proprio che dirò a mio padre che ora può informare gli amici.» «Non sorprenderti se dovessi scoprire che ha già comunicato la notizia a tutti.» «No, non mi stupirebbe.» Cal la guardò con orgoglio. Flessuosa come un giunco tranne che per quel piccolo rigonfiamento che rappresentava il frutto del loro amore, Maggie gli sorrideva estasiata. Era più bella che mai. Voleva quel figlio quanto lui e la sua eccitazione cresceva giorno dopo giorno insieme alla loro creatura. Il bambino le aveva dato la pace di cui aveva bisogno e aveva donato a Cal una nuova speranza. «Signora Jones, ti consiglio caldamente di metterti qualcosa addosso e smettere di provocarmi, o dovrai venire a letto e farmi qualcosa per darmi sollievo...» Maggie scoppiò a ridere. «Ti ho già fatto di tutto pochi minuti fa, e con grande zelo, vorrei precisare.» «Infatti, ti ho ringraziata.» Maggie prese la biancheria intima e la infilò, poi indossò jeans e felpa. Lo spettacolo era finito. Ora Cal avrebbe dovuto aspettare tutto il giorno prima di averla di nuovo tutta per sé. «È ora che tu ti metta al lavoro, bello. Mi serve una casa. Tom sarà qui da un momento all'altro. Io vado in negozio da Sully» disse Maggie. C'era tanto da fare per ripulire e risistemare l'emporio e il campeggio di suo padre a Sullivan's Crossing. Era il primo marzo e ben presto sarebbero stati invasi da orde di escursionisti e campeggiatori. 9


Cal e Maggie vivevano nel fienile che, dopo la ristrutturazione, sarebbe diventato una grande abitazione. I lavori procedevano sotto la direzione di Tom Canaday, un abitante del posto, abile carpentiere e in altri lavoretti manuali. Maggie e Cal si erano sposati in ottobre e si erano sistemati temporaneamente nel seminterrato a casa di Sully mentre venivano fatti i lavori per rinforzare il tetto e gli esterni, aggiungere l'isolamento e degli abbaini in mansarda, rinnovare l'impianto elettrico, aprire le finestre nelle pareti cieche e sventrare gli interni. Tom, Cal e alcuni aiutanti avevano finalmente terminato una camera da letto con il bagno, mentre la cucina era parzialmente utilizzabile. La camera da letto, che era al pianterreno, sarebbe diventata lo studio di Cal quando fosse finita la ristrutturazione. La camera padronale sarebbe stata ricavata al primo piano. Avevano isolato la porta della camera temporanea per poter dormire senza essere sommersi dalla polvere e dalla segatura durante i lavori. Avevano preso possesso della casa da due settimane, ora che il clima era più mite. Maggie passava quasi tutto il tempo libero ad aiutare il padre in negozio e andava a Denver, dove lavorava come neurochirurgo, tre o quattro giorni alla settimana. In quel caso si fermava nella sua abitazione in città, dove viveva prima di stabilirsi a Sullivan's Crossing; in sua assenza, Cal e Tom eseguivano i lavori che producevano più detriti e rumore. Martellavano, segavano, tagliavano il granito, posavano la coibentazione e i pavimenti, carteggiavano e tinteggiavano. Quando Maggie tornava a casa, le sembrava ogni volta Natale, perché trovava una sorpresa: le scale per il primo piano, la vasca da bagno, il lavello in cucina, il pavimento piastrellato o il caminetto. Il loro più prezioso alleato era un potente aspiratore industriale che liberava la casa da detriti, polvere e liquidi. Il loro obiettivo era di terminare i lavori prima della data presunta per il parto, a ottobre. Tom Canaday arrivò e parcheggiò il furgone con la par10


te posteriore vicina alla porta un attimo prima che Cal terminasse di preparare la colazione per Maggie. Sicuramente l'uomo aveva calcolato i tempi e infatti Cal prese altre uova dal frigo e si rimise ai fornelli. Tom aveva con sé il figlio ventenne, Jackson, che lo accompagnava sempre quando non aveva lezione. Si misero seduti al lungo tavolo da picnic che Tom aveva montato nel grande ambiente. Era diventato il centro nevralgico della casa, perché vi mangiavano, vi stendevano le piantine, lo usavano come banco da falegname e da tavolo per le riunioni. Vi si sedevano per discutere con gli addetti delle imprese a cui avevano affidato i lavori, vi poggiavano i campioni e i cataloghi da esaminare. Era veramente un punto di appoggio multifunzione. Dopo che Maggie fu uscita per andare a Sullivan's Crossing, gli uomini rimasero seduti al tavolo a sorseggiare il secondo caffè chiacchierando. D'un tratto sentirono bussare. «Maggie ha dimenticato qualcosa?» chiese Tom. «Non busserebbe» gli fece notare Cal, andando ad aprire. Sulla soglia c'era una splendida ragazza con i capelli castano chiaro e i colpi di sole, la carnagione rosea e vellutata e una bella bocca sorridente. Aveva una felpa legata sulle spalle e indossava jeans aderenti con gli strappi alle ginocchia che erano tanto di moda, ma Cal avrebbe scommesso che i jeans fossero logori e non acquistati già strappati. Quando la vide, le sorrise contento. «Era ora che arrivassi» disse, abbracciandola con tanta foga da sollevarla da terra. «Come stai?» «Bene, come nuova. Mi piace questo posto.» «Potresti stufartene presto, a marzo l'attività va a rilento.» «Non è un problema.» Cal guardò oltre la sua spalla e vide una Volkswagen arancione parcheggiata. Era piuttosto vecchiotta, e il para11


urti anteriore era legato al resto della carrozzeria da uno spago. Tornò a fissare la sorella. «È la mia zucca» spiegò lei serafica. «Devi avere faticato a trovare un rottame simile.» «È stato un affare.» «Non stento a crederlo.» Cal rimaneva sempre stupito della sua bellezza. Aveva trent'anni ormai, eppure sembrava una ragazzina. Le mise un dito sotto il mento per guardarla negli occhi castani. «Come ti senti?» mormorò. «Mai stata meglio. Davvero.» «Rimarrai qui finché non troverai dove stare?» Lei scosse la testa. «Ho già trovato un alloggio. È provvisorio, ma pulito, sicuro, comodo e conveniente. È l'ostello in paese. Ci starò bene finché non troverò qualcos'altro.» Guardò all'interno. Cavi elettrici pendevano dal soffitto e spuntavano dalle pareti, c'erano detriti ovunque, cataste di tavole, teloni, porte appoggiate ai muri e pile di oggetti da montare, dai rubinetti ai cardini. «Sta venendo proprio bene, California.» Qualcuno tossicchiò per farsi notare; Cal si girò e vide Tom e Jackson che fissavano la ragazza a bocca aperta e occhi sgranati per lo stupore. «Oh, scusate, ragazzi. Tom, Jackson, lei è mia sorella Sierra. Sierra, ti presento Tom Canaday e suo figlio Jackson. Mi aiutano nei lavori di ristrutturazione. Come ti ho detto l'ultima volta in cui ci siamo sentiti, la casa sarà pronta quando arriverà il bambino.» «Stupefacente.» Sierra si guardò intorno nell'ampio spazio in costruzione. «Però dovrai montare delle pareti, California. Non vorrai vivere all'aperto.» «Certo.» Cal sorrise, poi si girò verso gli altri. «Sentite, io e Sierra dobbiamo fare due chiacchiere e vorrei anche portarla da Sully a trovare Maggie. Tornerò fra un paio d'ore. Ve la caverete senza di me?» Jackson sogghignò. «Certo, staremo anche meglio.» 12


«Grazie per la considerazione» brontolò scherzosamente Cal. «Ci vediamo fra un po'.» Chiuse la porta e si diresse verso l'auto con Sierra. «Posso guidare io?» «La zucca? Va bene, ma stai attento. Sii delicato con lei, non grattare le marce e frena piano.» Sierra tirò fuori la chiave dalla tasca dei jeans e gliela porse. «Perché vuoi guidare?» Cal la prese. «Accontentami, dai. Voglio vedere come affronta le strade di montagna.» Sierra si sedette al suo fianco. «Okay, ma ricorda che non potrai averla, anche se alla fine l'adorerai.» Appena ingranò la prima, Cal grattò la marcia. «Scusa» mormorò. Sierra emise un gemito sconsolato. Mortificato, il fratello fece maggiore attenzione mentre percorreva la strada che si snodava ai piedi degli spettacolari rilievi, con brusche curve, salite e discese. Arrivato a una piccola piazzola panoramica, parcheggiò sul ciglio della strada. «Non è male, Sierra» ammise. «Anche se annaspa un po'.» «Le piaccio di più io perché ho una guida dolce e invece tu sei uno zoticone.» «Ti si addice la zucca. Com'è andato il viaggio?» «Bene. Ho incontrato solo un po' di pioggia. Il Colorado è bello.» «Ero preoccupato al pensiero che viaggiassi da sola. Avrei potuto venire a prenderti.» Sierra scoppiò a ridere. «Credimi, avevo bisogno di stare sola! Non hai idea di quanto sia stato difficile ottenere un po' di solitudine negli ultimi nove mesi.» «Non ci avevo pensato» ammise Cal. Era troppo preoccupato di una sua possibile ricaduta... o peggio. «Per nove mesi sono stata sempre in mezzo ad altre persone, prima in clinica e poi in comunità. Ho imparato molto, lo ammetto, ma mi faceva impazzire. Durante il viaggio, ho potuto godere del silenzio e pensare. Il primo gior13


no, appena arrivata a Timberlake, ho visto addirittura degli alci in strada, che passavano indisturbati tra le macchine.» «Ho sentito dire che capita, ma non li ho mai visti.» Le diede un buffetto sul ginocchio. «Dimmi se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa possa fare per aiutarti in questa transizione.» Sierra scosse la testa. «Per ora no, grazie. Mi sono organizzata con cura. Ma se dovesse servirmi qualcosa, te lo farò sapere, non temere.» «Sei molto coraggiosa. Hai lasciato il sostegno che avevi e sei venuta fin qui...» «Ho il telefono e sento regolarmente il mio sponsor. Frequenterò delle riunioni e cercherò qualcuno che possa seguirmi anche qui. Ho mantenuto i contatti con due donne che erano con me in riabilitazione, ci sosteniamo a vicenda e...» Sierra fece un respiro profondo. «Non sono fragile. Vedi? Non mi sudano le mani. Sono lucida e sono contenta di essere qui.» «Non mi hai mai detto cos'è successo, perché alla fine sei andata in clinica.» Cal e la sua defunta moglie, Lynne, si erano offerti di aiutarla se si fosse impegnata a disintossicarsi, ma non erano riusciti a convincerla. Sierra faceva orecchie da mercante e diceva che si preoccupavano troppo. «Devi capire che non mi ero resa conto di avere un problema. Avrei dovuto, lo so, ma credevo di alzare un po' troppo il gomito qualche volta, come tutti, niente di più. Mi ripromettevo di controllarmi, ma non durava a lungo. Non ero una balorda, non facevo quasi mai assenze al lavoro, non ero mai stata fermata dalla polizia per guida in stato di ebbrezza, non avevo attacchi di delirium tremens se non bevevo e, anche se quando mi ubriacavo facevo cose di cui poi mi pentivo, pensavo che fosse colpa mia, non dell'alcol. Ho deciso di fare un tentativo in clinica, ma ero veramente convinta che, entrando in terapia, avrei scoperto che gli altri avevano dei problemi seri mentre io ero solo 14


una cretina che a volte commetteva delle sciocchezze. Invece sono rimasta stupita perché è andata molto diversamente. Ora so tutto ciò che avrei dovuto sapere tanto tempo fa.» Sierra fece una risatina imbarazzata, guardando il panorama. «Credevo che ti drogassi.» «Quasi mai. Bevevo troppo per pensare a drogarmi.» Cal fece una lunga pausa. «Sono davvero fiero di te» disse infine. «Nove mesi è un bel risultato.» «Ottimo, direi. Sinceramente, all'inizio non pensavo di arrivare neanche a nove giorni, e invece eccoci qua. E ora dimmi di te, piuttosto; cosa provi sapendo che diventerai papà?» Sul viso di Cal comparve un sorriso raggiante. «È incredibile, sconvolgente. Mi stavo adattando all'idea che non avrei mai avuto figli.» «Ma è capitato quando non ve lo aspettavate?» «Volevamo avere figli, ma non pensavamo che per Maggie fosse tanto facile rimanere incinta. È successo subito e ci ha colti di sorpresa, ma è bellissimo. Vedrai quando succederà anche a te...» Sierra scosse la testa. «Non credo proprio. Non fraintendermi, sono felicissima al pensiero di diventare zia, ma non mi sento adatta a fare la mamma. Tu sei più abituato perché sei cresciuto con dei fratelli piccoli a cui badare.» «Stai dicendo che non ti piacciono i bambini?» «Adoro i bambini... quelli degli altri, però. Posso farti una domanda personale?» «Certo. Però sii buona con me...» «Non ti preoccupi mai del pericolo della schizofrenia?» Il padre di Sierra e Cal, Jed, era schizofrenico e non seguiva una terapia. Si curava in maniera autonoma fumando tutti i giorni marijuana. Per qualche ora rimaneva calmo, ma per lo più era ingestibile. «Mi preoccupo di tante cose, anche di quella. Però sembra che non ci siano altri casi in famiglia, che io sappia. 15


Per fortuna Maggie è molto più logica e pragmatica di me. Mi ha detto che potrebbe capitarci di tutto e mi ha proposto di affrontare qualsiasi problema se e quando dovesse presentarsi. Non dimenticare che Maggie è abituata per lavoro ad avere a che fare con lesioni cerebrali gravi e tumori al cervello, quindi non si spaventa facilmente. Se dovessimo essere costretti a combattere con una malattia mentale, ti assicuro che la gestiremmo in maniera molto diversa da nostro padre. A proposito, come sta? E la mamma?» «Come sempre. Li ho visti velocemente prima di partire. Mamma ha detto che era contenta che venissi da te perché potevi avere bisogno di me. Le ho raccomandato di non dire a nessuno dove fossi, tranne che a Sedona e Dakota. Non credo che qualcuno possa cercarmi, ma ho rotto i ponti con il passato. Ho mantenuto i contatti solo con il gruppo di sostegno di Des Moines. Mamma stava bene e papà era ossessionato con la sicurezza intergalattica, come al solito. Tu li senti?» «Non li chiamo da un paio di settimane, ho avuto da fare con la ristrutturazione. Telefonerò presto, promesso. Sierra, hai forse dei debiti o altre questioni da sistemare?» «No» lo rassicurò lei. «Va tutto bene. Voglio solo che non mi contatti nessuno della mia vecchia vita.» «Fammi sapere se dovessi avere dei problemi in tal senso. Meglio risolverli che ignorarli.» «No, nessun problema.» «Okay, ma se posso aiutarti...» «Anch'io mi preoccupo per i nostri genitori, Cal.» «Ma non possiamo fare niente» le ricordò lui. «Andiamo da Maggie, ora. Non vede l'ora di conoscerti di persona.» Sierra si mise al volante e seguì le indicazioni di Cal per arrivare a Sullivan's Crossing. Mentre guardava ammirata il panorama, pensò che uno dei lati positivi del percorso di disintossicazione era stato quello di scoprire che non era 16


l'unica con una famiglia disfunzionale. Considerato che sua sorella Sedona e il fratello Dakota erano persone normali, con una vita tranquilla, gli unici due svitati in famiglia erano i suoi genitori, perché Jed si rifiutava di farsi curare per la schizofrenia e Marissa, sua madre, lo assecondava. Non era insolito trovare pazienti nella comunità di recupero che avevano genitori strambi; bevendo o drogandosi, le persone cercavano di sopravvivere. In realtà, Sierra aveva mentito a Cal, benché con le migliori intenzioni, perché avrebbe voluto avere figli. Ma il suo era un desiderio difficile da realizzare; innanzitutto, sceglieva sempre gli uomini sbagliati, inoltre nella sua famiglia oltre alla schizofrenia, c'era il suo caso di dipendenza dall'alcol. Non voleva rischiare di trasmettere a un figlio un simile fardello genetico. E infine, cosa più importante, non era affatto sicura di poter essere una brava madre. La scarsa autostima l'accompagnava costantemente. «Sei fortunato perché puoi vedere questi paesaggi tutti i giorni» disse a Cal. «Sono venuta perché ci abiti tu, ma devo dire che sono contenta di scoprire che è un posto stupendo.» «Sì, anch'io mi ritengo fortunato. Non credo che sia possibile smettere di meravigliarsi della bellezza di questi luoghi.» «Come ci sei arrivato?» «Giravo senza meta, cercavo me stesso. Abbiamo i geni nomadi, in fondo. E poi...» Cal esitò. «Cercavo il posto ideale per spargere le ceneri di Lynne. Le avevo promesso di lasciarla in un bel posto prima di staccarmi da lei.» «E l'hai fatto?» Cal rifletté in silenzio. «Ho trovato un posto spettacolare, e nel frattempo avevo già conosciuto Maggie. Ho ricominciato a vivere. Ora tocca a te avere una nuova vita.» «Sì» ammise Sierra, improvvisamente stanca e piuttosto impaurita. A volte, nei momenti più impensati, veniva colta dal timore di fallire... di nuovo. «E questo mi sembra il 17


posto giusto per ricominciare tutto da capo.» «Ormai la considero la mia casa. Noi non abbiamo mai avuto una vera casa.» «Avevamo la fattoria, era quella la nostra casa, più o meno.» «Per te più che per me.» I loro genitori si definivano degli spiriti liberi, degli hippie anticonformisti. Avevano allevato i figli vagabondando a bordo di un minibus trasformato in camper. Jed era malato e Marissa lo accudiva. I genitori di Marissa avevano una fattoria nello Iowa, dove loro si fermavano per periodi più lunghi, davano una mano nei campi e i figli andavano a scuola a Pratt, una piccola cittadina agricola. Poi di punto in bianco ripartivano. Quando Sierra aveva otto anni, si erano stabiliti nella fattoria dopo la morte dei nonni e Cal aveva terminato le superiori lì. Poi era partito in cerca di fortuna, aveva frequentato l'università pagandosi gli studi con borse di studio e mutui scolastici. Sierra aveva solo dieci anni e di lei si occupava Sedona, la secondogenita, che però, due anni dopo, era andata all'università e da allora tornava a casa di rado. Sierra aveva quindici anni quando anche Dakota era andato via per arruolarsi nell'esercito, lasciandola con i genitori. Sola senza i fratelli, lei aveva scoperto ben presto la birra e la marijuana. Sullivan's Crossing, il luogo in cui Cal aveva trovato una moglie e una seconda possibilità di vita, non era come Sierra aveva immaginato. Era un campeggio praticamente disabitato, con piccoli appezzamenti di terreno delimitati da alberi ancora piuttosto spogli, data la stagione, e attrezzato con barbecue sparsi qua e là. I tavoli da picnic erano ben allineati accanto all'emporio che aveva un ampio porticato. Una donna stava spazzando la veranda; doveva essere Maggie. Sentendoli arrivare, si fermò, li guardò e sorrise. Dopo aver appoggiato la scopa contro il muro, andò 18


loro incontro mentre scendevano dall'auto. «Sierra!» esclamò allargando le braccia. «Come facevi a sapere che ero io?» Maggie l'abbracciò, poi si scostò e la osservò. «Tu e tuo fratello siete due gocce d'acqua. Chissà, forse avrò una bambina che sarà identica a te.» Sierra arrossì. «E sarebbe una cosa positiva?» «Sarebbe meraviglioso» disse Maggie.

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Un passo dopo l'altro di Robyn Carr Sullivan's Crossing, una terra in un crocevia tra il Colorado e il Continental Divide, è il luogo giusto per chi cerca uno stacco rilassante dalla frenesia quotidiana, ma anche per chi ha bisogno di ripartire da capo con la propria vita. È un posto meraviglioso in cui le persone sono portate ad affrontare le proprie sfide. Questo sta accadendo anche a Sierra Jones che si è trasferita lì per riallacciare i rapporti con suo fratello Cal e per riabilitarsi da un passato pieno di errori. Cerca la scossa giusta per rimettersi in piedi. Non volendo più dipendere da nessuno comincia a pensare a Sullivan's Crossing come a un luogo in cui stabilirsi per sempre. Grazie al proprietario Sully, figura paterna e uomo adorabile, riscopre la forza per affrontare...

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