A. West - A. McAllister - C. Crews
UN PRINCIPE DA AMARE
Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Passion, Purity and the Prince The Virgin's Proposition Princess from the Past Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2010 Annie West © 2010 Barbara Schenck © 2011 Caitlin Crews Traduzioni di Carla Maria De Bello, Carla Ferrario e Paola Mion Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony giugno 2011 - giugno 2012 - settembre 2012 Questa edizione Harmony Premium settembre 2015 Questo volume è stato stampato nell'agosto 2015 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) HARMONY PREMIUM ISSN 1724 - 5346 Periodico mensile n. 129 dello 04/09/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 804 del 29/12/2003 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
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Passione reale Pagina 159
Una principessa per il greco Pagina 325
Il principe milionario
Passione reale
1 «Sua Altezza sarà qui fra poco. Per favore, rimanga in questa stanza e non si allontani. In quest'ala del castello ci sono allarmi e controlli estremamente severi.» L'assistente del principe si rivolse a Tamsin in inglese e concluse l'ammonimento con una severa occhiata come se lei, dopo aver superato le barriere del protocollo in cui si era imbattuta, avesse intenzione di saltare letteralmente di gioia per essere penetrata nel cuore del regno. Come se, dopo aver lavorato per settimane all'interno dell'archivio di Ruvingia e aver vissuto in una suite del palazzo, la vicinanza al principe in carne e ossa fosse troppo per lei. Tamsin non lo aveva ancora visto: non si era neppure degnato di attraversare il cortile fino alle stanze adibite ad archivio. La ragazza soffocò un sospiro impaziente. Dava realmente l'impressione di essere una donna che si lascia sopraffare dal fasto e dalla ricchezza? O che subisce il fascino di un uomo, la cui reputazione di dongiovanni e avventuriero era pari soltanto a quella di ladri dei suoi infami antenati? Tamsin aveva cose ben più importanti per la testa. Una sorta di segreta eccitazione le si riversò nelle vene, ma di certo non aveva nulla a che vedere con il 7
prossimo incontro con quel principe playboy. Ciò che aveva davanti era la possibilità di rifarsi un nome, di dimostrare finalmente ai colleghi quanto davvero valesse, dopo il brutale tradimento di Patrick. Il modo in cui lui l'aveva usata aveva distrutto la sua autostima, danneggiato la sua immagine professionale e, ancor peggio, l'aveva ferita al punto da farle desiderare di fuggire lontano per leccarsi le ferite. Non si sarebbe mai più fidata. Alcune cicatrici non si rimarginano mai. Eppure lì, in quel momento, Tamsin poteva almeno far ripartire la propria carriera. Certe occasioni capitano una volta nella vita, e lei era pronta ad accettare la sfida. Per dieci giorni, il Principe Alaric era stato troppo occupato per incontrarla, la sua lista di appuntamenti troppo fitta per poterla inserire. Evidentemente un'esperta di libri antichi non rientrava nelle sue priorità. Quell'idea le accese dentro una scintilla di rabbia. Era stufa di essere usata, dimessa, ignorata. «Certo che non me ne andrò. Rimarrò qui fino all'arrivo di Sua Altezza.» L'espressione dubbiosa dell'assistente ne palesò il pensiero: temeva di vederla sgattaiolare via da un momento all'altro per spiare gli ospiti nella sala da ballo. O forse per rubare l'argenteria. Stufa del modo in cui la fissava, Tamsin fece scivolare una mano nella valigetta ed estrasse un plico di fogli, quindi rivolse un sorriso di circostanza all'uomo e iniziò a leggere. «Molto bene.» La voce si interruppe e lei sollevò lo sguardo. «È possibile che il principe possa... tardare. Se ha bisogno di qualcosa, suoni pure il campanello» le disse, indicando un pulsante sul muro. «Grazie.» Tamsin annuì e osservò l'uomo allontanarsi in gran fretta. 8
Chissà poi qual era il motivo del ritardo. Magari il principe era intento a sedurre una delle tante bellezze accorse al ballo... Se i pettegolezzi dei giornali scandalistici avevano un qualche fondamento, il Principe Alaric di Ruvingia era il playboy per eccellenza. E, di certo, corteggiare una donna era per lui ben più importante che incontrare una curatrice di libri. Osservò la libreria alta fino al soffitto e un inevitabile lampo di curiosità le accese il cuore. Testi antichi. Sentiva il familiare profumo di carta invecchiata e pelle. Se lui avesse tardato... Senza pensarci due volte, si avvicinò a uno scaffale. Perché restare seduta a leggere dei documenti che già conosceva a memoria quando davanti agli occhi aveva un simile tesoro? Il suo riluttante ospite sarebbe probabilmente arrivato ore più tardi. «Devi scusarmi, Katarina, ma ho un impegno di lavoro da assolvere.» Alaric si divincolò dalla morsa della contessa. «Così tardi? Di certo ci sono modi migliori per trascorrere la notte!» sussurrò la donna, dischiudendo le labbra color rubino. Era un messaggio che ben conosceva, una sensuale promessa di eccitazione e desiderio. Si protese in avanti, i seni strizzati dal corpino dell'abito, la scollatura ornata di smeraldi e disegnata apposta per attirare gli occhi su di sé. Procurarsi nuove amanti era sempre stato semplice per Alaric, ma era stufo di essere preso di mira da donne come Katarina. Le sue regole erano estremamente semplici. Primo, nessun impegno a lungo termine. Mai. L'intimità emotiva, quella che altri chiamavano amore, era un miraggio che il principe sapeva essere pericoloso e fasullo. Secondo, era lui a dover dare la caccia. 9
Aveva bisogno di un diversivo, certo, ma alle proprie condizioni. Katarina, nonostante il genuino desiderio sessuale, era l'ennesima donna che mirava al matrimonio, all'impegno per la vita, al prestigio reale, alla ricchezza. E proprio in quel momento, Alaric aveva preoccupazioni ben più serie che non soddisfare le ambizioni di un'arrampicatrice sociale. «Purtroppo è un incontro che non posso evitare.» Senza che lei se ne accorgesse, il principe colse lo sguardo dell'autista all'entrata. «La tua macchina è arrivata.» Le sollevò la mano, sfiorandola appena con le labbra, prima di accompagnarla alla porta. Cinque minuti più tardi, quando anche gli ultimi ospiti se ne furono andati, il principe congedò lo staff e si incamminò lungo il corridoio, la mente concentrata sulla recente conversazione con Raul. Se chiunque altro gli avesse chiesto di restare, intrappolato sulle Alpi per tutto l'inverno, Alaric lo avrebbe ignorato. Il bisogno di fare qualcosa, di sentirsi impegnato, era una turbolenta marea che gli agitava l'anima. L'idea di trascorrere sei mesi in quel principato gli dava i brividi. Poteva anche essere casa sua, ma lui in quel posto si sentiva soffocare. Costretto. Preda dell'oscurità che lo attanagliava dentro. Soltanto l'azione costante e un po' di svago gli impedivano di soccombere, di impazzire. A ogni modo aveva dato la sua parola e avrebbe aiutato Raul. Dopo decenni di pace, la recente morte dell'anziano re, padre di Raul, aveva riacceso le tensioni che solo una generazione prima avevano quasi portato alla guerra civile. Il Principato di Ruvingia era stabile, ma altrove la situazione sembrava sul punto di precipitare. Soltanto un attento governo avrebbe potuto evitare il 10
pericolo, e spettava ad Alaric e Raul assicurare la pace nella regione di Maritz. In un angolo di mondo ancora così attaccato alle tradizioni monarchiche, questo significava creare un fronte compatto tra i regni, che avrebbe portato all'incoronazione del cugino e alla riapertura del Parlamento. Il principe imboccò un altro corridoio, smanioso di agire. Ma qui non si trattava di guidare un commando per disarmare i rivoltosi. Qui non c'era violenza. Per il momento. D'improvviso i fantasmi del passato si risvegliarono, pronti a rammentargli con quanta rapidità la tragedia si potesse scatenare. Si sforzò di allontanare quei pensieri e controllò l'orologio. Era in ritardo per l'appuntamento di quel giorno, ma, non appena avesse assolto l'impegno, sarebbe sparito per qualche ora. Avrebbe guidato la sua Aston Martin su per la montagna e messo alla prova la propria abilità sui tornanti. Quello spiraglio di libertà, seppur temporaneo, lo indusse ad accelerare l'andatura. Ancora qualche passo e si sarebbe trovato davanti la porta della biblioteca. Tuttavia, un improvviso brivido di disagio gli percorse la schiena e lo fece fermare. Quello studio non sarebbe mai stato suo. Era la stanza di suo padre, di suo fratello. Lui preferiva la mobilità di un portatile da utilizzare ovunque. Preferiva non dover ricordare di continuo che se si trovava in quella posizione era per colpa di troppe morti. Una serie di immagini frammentate lo investirono, prima fra tutte quella di Felix, il suo talentuoso fratello maggiore. Quello che avrebbe dovuto essere lì al suo posto. Quello che era morto al suo posto. Un fremito di consapevolezza si raffreddò in una pugnalata di ghiaccio. Il consueto senso di colpa lo 11
sopraffece. Il dolore minacciava di soffocarlo a ogni respiro. Eppure Alaric aveva imparato ad accettarlo. Era il suo inevitabile destino. La sua punizione. Un peso che avrebbe dovuto sopportare per sempre. Alla fine si sforzò di controllare il respiro e proseguire. La stanza era vuota. Ceppi di legno bruciavano nel camino, le luci erano accese, ma non trovò nessun esperto a ragguagliarlo sulla situazione degli archivi. Se la situazione fosse stata davvero urgente, di certo lo avrebbe aspettato. Stava già per voltarsi, quando un fruscio di fogli catturò la sua attenzione. Immediatamente si mise in allerta, lo sguardo attento. E poi lo sentì di nuovo, un impercettibile fruscio che proveniva dall'alto. Con la mano già pronta a brandire la spada, si trovò faccia a faccia con l'intruso. La stanza era stata invasa da un... fungo. In cima alla scala fissata agli scaffali era appollaiata un'informe massa grigiastra. Alaric intravide un lungo cardigan fuori moda color polvere, sopra una voluminosa gonna grigia, e intuì che doveva trattarsi di una donna, per quanto i suoi abiti assomigliassero più a qualcosa di appena germogliato in un'umida foresta. Un'applique illuminava dei capelli scuri tirati indietro e un paio di occhiali dietro un enorme libro. Due mani coperte da guanti bianchi reggevano saldamente il volume, oscurando il viso. E sotto... una gamba molto sensuale. Pelle di seta. Un polpaccio ben tornito, una caviglia sottile e un piede nudo. Dita che si muovevano invitanti a ogni oscillazione. Sorpreso da una sorta di mascolino apprezzamento, Alaric si avvicinò alla base della scala e raccolse una 12
delle scarpe lasciate a terra. Suola piatta, marrone chiaro, stretta e pulita. Sconvolgentemente fuori moda. Inarcò un sopracciglio. Gambe simili meritavano di meglio. Un paio di tacchi a spillo, per esempio, alti e appuntiti a enfatizzare l'attraente curvatura della caviglia. Cinturini alle caviglie. Nastri abbastanza sensuali da stuzzicare un uomo e indurlo a slacciarli per indugiare in altri piaceri. Alaric scosse il capo. Avrebbe scommesso tutti i gioielli della corona sul fatto che la proprietaria di quelle scarpe si sarebbe scandalizzata di fronte a una calzatura disegnata apposta per sedurre. Per la prima volta dopo settimane, il principe sentì il proprio umore alleggerirsi. «Cenerentola, immagino.» La voce profonda e suadente trascinò Tamsin fuori dalle proprie fantasticherie e le fece abbassare il volume che aveva in mano per sbirciare chi avesse pronunciato quelle parole. Rabbrividì, gli occhi spalancati mentre osservava l'uomo ai piedi della scala. Sembrava uscito da un sogno. Non poteva essere reale. Nessun uomo in carne e ossa aveva fattezze simili. La bocca le si inaridì all'istante. Un paio di occhi profondi e scintillanti la trafissero. Erano... consapevoli. Per un attimo, Tamsin ebbe l'impressione che un uomo la stesse guardando davvero. Non ciò che lei rappresentava, ma la vera Tamsin Connors, la donna impulsiva che con tanta fatica aveva cercato di soffocare. Si scoprì vulnerabile, eppure eccitata. Il libro che stava consultando si chiuse con un colpo secco che la fece sussultare. In quell'istante, gli al13
tri volumi che aveva in grembo scivolarono e lei tentò di trattenerli, ma erano troppo pesanti e uno le cadde di mano. Inorridita, lo osservò precipitare giù dalla scala. «Non si muova!» Alaric fece un passo in avanti, allungò il braccio e afferrò il libro con la più assoluta semplicità. Lo appoggiò sulla scrivania. La stoffa color indaco della sua tunica gli avvolgeva l'ampia spalla e il braccio. Aveva sempre lavorato accanto agli uomini, eppure non ne aveva mai incontrato uno tanto virile. Sembrava irradiare testosterone da tutti i pori. Il cuore prese a batterle all'impazzata. «Mi permetta di aiutarla» le disse Alaric allungando una mano. Le sfiorò appena le dita e lei, nonostante i guanti, percepì una scarica elettrica risalirle il braccio fino ai seni. Sentì il suo sguardo, tangibile quanto una sensuale carezza, accarezzarle il viso, poi scendere sulla gola e strapparle il respiro. «Non vorrei che inciampasse, scendendo.» «Non succederà» ribatté Tamsin con voce tremante. «Me lo auguro, ma è meglio non correre rischi.» Prima che lei potesse ribattere, le cinse la vita e la strinse a sé, riscaldandole la pelle con le proprie mani e aiutandola a scendere con l'aiuto della sua possente presa. «Mi metta giù! Mi lasci subito andare!» Non poteva credere che l'avesse afferrata. «Certo. Soltanto un attimo.» Con orrore, Tamsin sentì quella voce profonda risuonarle nel cuore. Percepì la forza innegabilmente eccitante di quell'uomo lungo il corpo e uno scomodo calore le avvolse lo stomaco. Non avrebbe dovuto piacerle. Avrebbe dovuto sentirsi oltraggiata. Avrebbe dovuto... 14
«Ecco.» L'adagiò su una sedia e fece un passo indietro. «Sana e salva.» Adesso, però, i suoi occhi non sorridevano più. Erano severi mentre lui la fissava. La bocca era una linea decisa, le sopracciglia curvate in un lieve cipiglio, come se lo scherzo fosse diventato amaro. La mascella si irrigidì e Tamsin ebbe la fugace impressione che l'uomo fosse scocciato, più che divertito. E lei avrebbe voluto riscattarsi dalla figura che aveva appena fatto, trovare una battuta di spirito, dire qualcosa di intelligente, prendere in mano la situazione. Invece si ritrovò a fissarlo impotente, intrappolata in una rete di insolite sensazioni. I seni pizzicavano ancora per il contatto con l'altro corpo, i capezzoli spudoratamente increspati, mentre un improvviso calore le sfrigolava dentro come un petardo sul punto di esplodere. Ma non era quella sensuale uniforme da cavaliere a renderlo tanto affascinante, nonostante i ricami dorati che gli avvolgevano il torso e il taglio dei vestiti che lo facevano assomigliare a un eroe delle favole. Ciò che davvero la innervosiva era l'uomo in carne e ossa, i cui occhi scintillavano come un invito al peccato. Quando lui si inginocchiò e le prese il piede nudo fra le mani, Tamsin rimase senza fiato. «Allora, Cenerentola, perché voleva vedermi?» La ragazza si sentì sprofondare. Deglutendo in modo convulso, balzò in piedi e si allontanò, mentre tentava di sfilarsi i guanti per poi rimetterli in tasca. «Si tratta dei documenti che sto catalogando e valutando per la conservazione.» Una montagna di documenti scoperti soltanto di recente, quando una delle cantine del castello era stata ristrutturata. «Ci sono carte uniche e di estremo valore.» 15
«Ne sono certo.» Il principe annuì, l'espressione cortese, ma poco interessata: gli sforzi intellettuali della ragazza non sembravano catturare la sua attenzione. «Uno dei documenti in particolare mi ha molto colpita. Si tratta di un resoconto sulla sua famiglia e su quella del Principe Raul.» Fece una pausa, traboccante di eccitazione per la propria scoperta. «Ci sto ancora lavorando, a partire dalla traduzione dal latino, ma se si dimostra autentico...» Esitò di nuovo. Non era facile dire quello che aveva appena scoperto. «Se il documento fosse autentico, proverebbe che lei non è soltanto il Principe di Ruvingia, ma anche il prossimo legittimo governatore di Maritz. Dell'intero paese.» Si fermò, vedendo l'espressione di lui raggelarsi. «È lei che dovrebbe essere incoronato re, non il Principe Raul.»
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2 Di fronte alla terribile chiarezza di quelle parole, il corpo di Alaric si irrigidì. L'idea era scioccante. Era Raul il Principe Ereditario. L'unico cresciuto fin dalla nascita per diventare re. L'unico addestrato e pronto a dedicare la propria vita al paese. Maritz aveva bisogno di lui. O di un uomo come Felix, il fratello di Alaric. Alaric non era della stessa pasta. Persino in quel momento riusciva a sentire la voce del padre mentre esprimeva il proprio dispiacere e il disappunto nei confronti dell'incauto secondogenito. Le sue labbra si torsero in una smorfia. Il vecchio aveva avuto ragione: lui non avrebbe mai potuto assumersi la responsabilità di un'intera nazione. Lui, la cui coscienza era gravata dal peso della vita altrui! Che aveva tradito i suoi uomini in modo tanto abissale. L'orrore gli curvò la schiena e le spalle, il sangue si raggelò. Volti familiari gli offuscarono la vista. Visi storpiati dal dolore, i visi di coloro che aveva deluso. Il viso di suo fratello, gli occhi febbrili mentre lo rimproverava per averlo tradito. No, non avrebbe mai potuto diventare re. Era una cosa a dir poco impensabile. 17
«È uno scherzo?» Le sue parole riecheggiarono severe nel silenzio della stanza. «Certo che no!» No. Uno sguardo al cipiglio della ragazza e ai suoi occhi allibiti dissipò ogni dubbio. Tamsin Connors non stava affatto scherzando. Non aveva mai visto una donna tanto decisa. La tensione delle labbra, gli occhiali dalla montatura spessa, i capelli tirati indietro... tutto di lei dava l'impressione di una vera zitella. Tranne che per quel corpo. Difficile credere che fosse tanto calda e formosa. O che, stringendola per un attimo, lui avesse sperimentato il curioso desiderio di strapparle via quell'orrendo vestito per esplorare invece la sua profumata femminilità. Guardò il suo viso accigliato e comprese che stava evitando l'argomento. L'impossibile eventualità di essere re. «Cosa c'è scritto di preciso in questo documento?» La voce risuonò arrugginita, come se le corde vocali si fossero indurite. «Sono antiche annotazioni di un chierico di nome Tomas. Descrivono in maniera dettagliata la storia reale, in particolare nascite, morti e matrimoni.» Scivolò in avanti, facendosi impercettibilmente più vicina. Alaric se lo era solo immaginato il profumo solare, caldo, di quella donna in una stanza congelata dal ricordo della morte? Con uno sforzo tornò a concentrarsi su quanto lei stava dicendo. «Si sieda, per favore, e mi spieghi.» Fece cenno in direzione di una poltrona vicino al fuoco e prese posto a sua volta. 18
«Stando a quanto dice Tomas, ci fu un matrimonio interno tra la sua famiglia e quella del Principe Raul. Si era venuto a creare un vuoto nella linea di successione al trono di Maritz: la corona non poteva passare di padre in figlio, in quanto il figlio del re era morto. C'erano due contendenti al trono. Uno apparteneva alla famiglia di Raul e...» Di fronte all'espressione di Alaric, parte dell'entusiasmo della ragazza scemò. «E l'altro alla mia?» Tamsin cambiò posizione, come se si sentisse improvvisamente a disagio, ma continuò il resoconto. Due principi rivali provenienti da differenti rami di famiglie imparentate. Il testamento di un anziano re che designava come proprio successore il maggiore dei due, sebbene più grande di alcune settimane soltanto. Un tragico incidente che comportò l'ascesa al trono dell'altro erede e la disperata decisione della vedova del principe morto di allontanare per sicurezza il figlio appena nato. La soppressione della volontà del vecchio re e la riscrittura delle date di nascita per giustificare l'ascesa al trono del nuovo monarca. Una storia di tradimento e di spietata ricerca del potere che però, in un paese dalla storia turbolenta, era assolutamente plausibile. Difficile, invece, che Tamsin avesse scovato un documento tanto compromettente... La probabilità era oltremodo remota, eppure la serietà della donna e la sua sicurezza suggerivano che avesse davvero scoperto qualcosa. Del resto, non era una pazza. Alaric ricordava il giorno in cui aveva letto il suo curriculum. Brillanti referenze, il primo diploma da giovanissima e un'infinità di esperienze da allora. Sarebbe stato comodo pensare che si trattasse di un errore, ma Tamsin Connors non era saltata alla conclusione sbagliata. 19
«Non le fa piacere?» azzardò la ragazza con aria enigmatica. «Capisco che sia scioccante, ma...» «Ma pensava che sarei stato eccitato all'idea di diventare re, vero?» Le sue parole risuonarono secche, mentre tentava di sopprimere una scomoda ondata di panico. Scosse la testa. «Sono leale nei confronti di mio cugino, dottoressa Connors. Lui sarà esattamente il tipo di re di cui il nostro paese ha bisogno.» La nazione aveva bisogno di stabilità. Se quello che aveva appena sentito era vero... «A chi altro lo ha detto?» Alaric si ritrovò in piedi, incombendo minaccioso sopra di lei con le mani appoggiate ai braccioli della poltrona. Nella tremula luce del camino, però, la ragazza gli apparve d'improvviso troppo giovane e vulnerabile. Si ritrasse. Non c'era bisogno di intimidirla. Non ancora, almeno. «Non l'ho detto a nessuno.» Due grandi occhi lo fissarono da dietro quegli orrendi occhiali e un fremito di consapevolezza serrò lo stomaco di Alaric. «Dovevo prima parlarne con lei.» «Bene. Ha fatto la cosa giusta.» Tamsin gli sorrise a stento. Aveva ancora una mano sul petto, come a voler fermare il cuore impazzito, e il principe ne seguì i rapidi movimenti, mentre con un brivido caldo rammentava la femminile sofficità che aveva scoperto stringendo la donna a sé. «Quando avrò i risultati del test, sapremo se i documenti sono autentici come sembrano.» «I risultati?» Alaric tornò a irrigidirsi. «Di quale test si tratta?» «Ce ne sono diversi» ribatté lei in tutta calma. «Prima di tutto dobbiamo scoprire se la pergamena è antica come appare e non si tratti invece di una con20
traffazione più moderna. Ho inviato alcuni fogli per una verifica. Ci vorrà un po' di tempo.» Aveva inviato dei fogli? E a chi? La situazione andava di male in peggio. «Inoltre, lo stile del testo è insolito. Ho mandato la copia di alcune pagine a un collega per un parere.» «Chi le ha dato il permesso di farlo?» La voce di Alaric era calma, pacata, ma con l'affilatezza tipica delle decisioni di emergenza. «Quando ho cominciato il lavoro mi è stato detto che era permesso far esaminare i documenti trovati nell'archivio, ovviamente prendendo le dovute precauzioni.» «Sì, ma se ha ragione, questi non sono semplici documenti!» Le sue mani si strinsero a pugno. Possibile che non si rendesse conto di quale polveriera poteva aver scoperchiato? «È per questo che sono stata particolarmente attenta.» Si alzò in piedi, la testa alta mentre sfidava lo sguardo del suo interlocutore. «Nessuna delle pagine che ho inviato era significativa, presa singolarmente.» Fece una pausa, poi continuò con maggior enfasi. «Capisco che queste informazioni debbano restare riservate fino alla loro conferma. Ho seguito tutti i protocolli che mi sono stati inviati quando ho accettato l'incarico.» Alaric si concesse un lento sospiro. «E se qualcuno mettesse insieme le pagine?» «Impossibile. A ogni modo mi scuso, se ho passato il segno.» Il tono di voce suggeriva però quanto trovasse irragionevole l'atteggiamento del principe. «Avrei dovuto parlarne prima con lei, ma ottenere un appuntamento non è stato per niente semplice.» Touché. Incontrarla per discutere degli archivi reali non era certo stata una delle sue priorità. 21
«Quanto ci vorrà prima di ricevere i risultati?» Tamsin spiegò nel dettaglio i procedimenti di autenticazione dei documenti e lui, nel frattempo, si ritrovò ad analizzare i rischi di una simile scoperta e le misure necessarie a tenere la situazione sotto controllo. Eppure, mentre l'ascoltava, non poté fare a meno di ammirare il fuoco che sembrava bruciarle dentro, una passione che era forse rimasta nascosta dietro al suo impeccabile contegno. E lui era sempre stato attratto dalla passione. «Bene. Allora continueremo in questo modo.» Si sarebbe occupato personalmente di mettere tutto sotto chiave. Nel frattempo avrebbe avvertito Raul. Insieme potevano organizzare un piano e affidare una discreta indagine al genealogista di corte, uno storico noto per esperienza e discrezione. Alaric aveva bisogno di sapere se tutta quella storia era almeno plausibile. Autentici o meno, i documenti in questione erano esplosivi. Se ne esistevano delle copie e Tamsin Connors era davvero professionale come sembrava, allora doveva averla al proprio fianco. Alaric strizzò gli occhi, concentrandosi sulla pesante montatura di quegli occhiali e i vestiti orrendi. Sul modo in cui lo sguardo di lei continuava a scivolare via dal proprio. Doveva arrivare in fondo alla faccenda. Nel frattempo, Tamsin Connors avrebbe avuto la sua completa attenzione. «Certo, capisco» mormorò Tamsin al telefono. Avrebbe dovuto essere delusa per la notizia appena ricevuta. E in effetti lo era, ma si ritrovò distratta dall'uomo che proprio in quel momento stava varcando i confini dello studio. Il suo passo dava l'impressione di una controllata impazienza, pienamente 22
in contrasto con il meticoloso interesse per ogni dettaglio. Osservandolo avanzare, Tamsin sentì la pelle vibrare e ogni singola terminazione nervosa prendere vita. «Grazie per aver chiamato. Lo apprezzo molto.» Con cautela, riagganciò. «Qualche problema?» chiese Alaric, avvicinandosi. La ragazza appoggiò entrambe le mani sulla scrivania. Aveva pregato che la reazione della sera precedente al tocco di quell'uomo fosse un'eccezione che non avrebbe avuto seguito, ma vederlo di nuovo polverizzò la speranza di aver soltanto immaginato la propria risposta a una mascolinità tanto intensa. La sua vitalità e quell'aura di potere erano affascinanti quanto i suoi sguardi. E poi quei capelli neri, gli occhi scuri come la notte, gli zigomi decisi e il naso severo... tutto in lui dava l'idea del potente aristocratico. Eppure la bocca era quella di un seduttore: calda, provocante e sensuale. «Dottoressa Connors?» «Mi scusi. Stavo... pensando.» Si sforzò in tutta fretta di tornare alla realtà. «Ho appena saputo che la data del test sarà posticipata.» Continuò per giustificarsi, mentre l'espressione del principe si faceva sempre più accigliata. «Speravo in un risultato più sollecito, ma a quanto pare dovremo aspettare.» Le ragioni che le erano state fornite sembravano plausibili, ma il modo imbarazzato con cui l'assistente di Patrick continuava a ripetersi rese Tamsin sospettosa. Non gli era bastato rubarle un merito che era suo di diritto? Patrick era stato il primo uomo a mostrare un po' di interesse per lei, sfruttando la sua ingenuità 23
nel più crudele dei modi. Dopo tutte le ore trascorse ad aiutarlo, la ragazza aveva visto attribuire a lui il proprio lavoro. Patrick aveva addirittura ricevuto una promozione per questo, poi l'aveva scaricata senza convenevoli. Soltanto l'orgoglio le aveva impedito di rivelare la falsità di Patrick e la propria mancanza di giudizio. Così, invece di reagire, si era chiusa ancora di più in se stessa, tentando di consolare il proprio cuore infranto e giurando di non metterlo mai più a rischio con tanta facilità. «Quindi manderanno indietro i documenti?» Gli occhi del principe scintillavano di fiamme color indaco e lei rimase a guardarlo affascinata. «Non ancora. Per fortuna il ritardo sarà minimo.» Tamsin vide le sue labbra contrarsi. Era impaziente. A dispetto di quanto aveva affermato la sera precedente, doveva essere eccitato all'idea di poter diventare re. Chi non lo sarebbe stato? «Quelli sono gli ultimi documenti trovati?» Fece cenno in direzione di una risma di fogli in un altro punto della stanza. «La maggior parte. Sono quelli meno delicati che non abbiamo ancora avuto modo di controllare a dovere.» «E tra questi potrebbero essercene alcuni più importanti?» «Può darsi, ma pochissime persone sarebbero in grado di leggerli. Anche con la mia esperienza, molti testi restano difficili da decifrare. Ci vogliono tempo, capacità e pazienza.» «Questo non è un problema. Nel frattempo, però, dobbiamo metterli al sicuro.» Si mosse inquieto verso i documenti per verificarne lo stato, e Tamsin si ritrovò a seguire ogni singolo passo di Alaric, inebriandosi della vista del suo corpo possente. «Voglio 24
che mi dica esattamente quanto spazio le serve e che me lo faccia sapere entro oggi. Nel frattempo metterò tutto sotto chiave, e l'accesso sarà consentito solo con il mio permesso.» Tamsin scosse il capo. «Non è solo una questione di spazio. Si tratta di organizzare un ambiente idoneo e...» «Capisco. Mi faccia sapere e avrà ciò che le occorre.» Di certo i soldi non costituivano un problema, ma la ragazza si ritrovò a soffocare una fitta di disappunto per lo scarso interesse mostrato dal principe nei confronti del proprio lavoro. «Nel frattempo, posso avere un testo su cui lavorare? Comincerò a tradurlo questa sera stessa.» La notte precedente, dopo aver appreso da Tamsin quanto scoperto, Alaric aveva insistito per accompagnarla in quello studio e vedere il documento originale. Poi, senza preavviso e nonostante le proteste di lei, lo aveva portato via. «Naturalmente.» Guardò l'orologio, impaziente di essere altrove. «Ma non oggi. È tardi.» «Ma...» Attraversò la stanza e le si avvicinò. Anche troppo. Tamsin percepì il suo calore, inspirò il fresco profumo speziato della sua pelle e desiderò di essere ancora seduta. «Niente ma. Da quando è arrivata, non ha fatto altro che lavorare. Non voglio che questo accada anche di notte.» «Ma io voglio farlo.» In quale altro modo avrebbe dovuto impiegare le proprie serate? «Non questa sera.» Si voltò e raggiunse la porta. «Se può farmi avere quelle informazioni...» «Provvederò immediatamente.» Con un cenno di approvazione, il principe lasciò la 25
stanza e Tamsin rimase immobile a fissare il punto in cui lui era appena stato. Aveva sperato di suscitare il suo interesse con la propria scoperta. Ma perché, allora, provava la scomoda sensazione di essere stata messa da parte? A metà serata, Alaric si diresse verso la palestra nell'ala più remota del castello. Aveva bisogno di scaricare un po' di energie. Non c'era speranza che potesse prendere sonno: Tamsin Connors aveva annullato qualunque possibilità di riposo. Quello stesso giorno, il genealogista aveva avvertito che comprovare o confutare una pretesa al trono richiedeva tempo, ma il principe voleva che la questione fosse chiarita, e preferibilmente smentita, immediatamente. Aspettare non era certo il suo forte. E poi, a irritarlo ancora di più, c'era il fatto che i suoi investigatori avessero scoperto ben poco riguardo alla dottoressa Connors. Di certo nessuno aveva un passato tanto limpido. Il resoconto parlava dei successi accademici della ragazza, della sua ottima reputazione per il duro lavoro e di un'infanzia trascorsa con i genitori anziani. Nessun fidanzato. Nessuna amicizia significativa. Soltanto un accenno a una storia con un collega. Avvicinandosi al campo da squash, il principe rallentò il passo. Le luci erano accese e lui fu curioso di vedere chi stesse giocando. C'era soltanto una persona. Una donna, snella e agile, che colpiva la palla con vigorosa pratica. Alaric si accigliò, incapace di riconoscerla. La vide scattare in avanti, avvitarsi per inseguire una palla bassa, i seni tesi contro la maglietta troppo abbondante, poi girarsi su se stessa con un'agilità che non poté non ammirare. 26
Il principe indugiò su quelle gambe tornite sotto i pantaloncini larghi e un fremito di calore gli incendiò il corpo. C'era un rimedio vecchio come il mondo per l'insonnia, uno a cui lui ricorreva abitualmente. Una bella donna e... Poi la ragazza si voltò e Alaric rimase senza fiato. Era Tamsin Connors. Ma non sembrava lei. Avrebbe dovuto immaginare chi fosse, visti i goffi abiti che portava. Tuttavia era molto diversa. Aveva delle gambe davvero deliziose, e anche i seni apparivano più grandi di quanto lui non avesse immaginato sotto i vestiti informi che era solita indossare. Delle ciocche di capelli le erano sfuggite dalla coda e, sfiorandole il viso a ogni movimento, oscillavano come un sensuale invito a toccarle. E poi aveva due splendide labbra, occhi scintillanti. Occhi! Non occhiali. Per un attimo si ritrovò assalito dal sospetto. Possibile che portasse le lenti a contatto? Perché allora nascondersi perennemente dietro a quell'orrenda montatura? Perché camuffare la propria femminilità con un'apparenza scialba e una pungente professionalità? Cos'aveva da nascondere? Si catapultò giù per le scale fino all'entrata del campo. Sulla panchina accanto alla porta c'erano un cardigan e un paio di occhiali, e lui non poté resistere alla tentazione di portarseli agli occhi. La gradazione delle lenti era minima. Perché indossarli, allora? D'improvviso il sospetto si tramutò in un tarlo insistente. Tamsin Connors non era ciò che sembrava. Possibile che facesse parte di un complotto? Strano che avesse trovato dei documenti capaci di mandare all'aria la pace di un'intera nazione. 27
Aveva appena rimesso a posto gli occhiali, quando lei arrivò. Tamsin spalancò gli occhi che si rivelarono di un'ambra scintillante, e il principe, nonostante la rabbia, si scoprì senza fiato. Incredibile quanto quegli occhiali fossero riusciti a nascondere! Vide le labbra della donna arrotondarsi in un lieve broncio di stupore e all'istante il fuoco gli scoppiò in petto, mentre messaggi contrastanti gli bombardavano la mente. Cautela. Diffidenza. Curiosità. Desiderio. Soprattutto desiderio. Serrò la mascella. Non era certo quello il momento di lasciarsi dominare dalla libido. Una cosa era certa, però: non avrebbe perso di vista Tamsin Connors fino a quando non fosse arrivato in fondo alla faccenda. Lentamente sorrise, pregustandosi la scena. Lui e la dottoressa Connors avrebbero presto approfondito la loro conoscenza.
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UN PRINCIPE DA AMARE di A. West - A. McAllister - C. Crews
PUÒ BACIARE LA SPOSA di M. McClone - M. MacKenzie - L. Fielding
UN NATALE PER AMARSI di C. Mortimer - H. Brooks - S. Morgan Il freddo dell'inverno, la calda atmosfera delle feste, un uomo con cui condividere l'intimo tepore di una camera da letto.
e INNAMORARSI SOTTO IL VISCHIO di L. Fielding - L. Goodnight - C. Anderson Che Natale sarebbe senza un albero addobbato, la neve sui tetti delle case e un nuovo amore che ti scalda il cuore?
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