ELLA QUINN
Un seducente viaggio con il lord
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Believe In Me Kensington Publishing Corp. This edition is published by arrangement with Kensington Publishing Corp. and Donzelli Fietta Agency srls © 2019 Ella Quinn Traduzione di Laura Guerra Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2022 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Storici Seduction giugno 2022 Questo volume è stato stampato nel maggio 2022 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100% I GRANDI STORICI SEDUCTION ISSN 2240 - 1644 Periodico mensile n. 144 del 29/06/2022 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 556 del 18/11/2011 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
Dedica
Questo libro è dedicato alle mie nipoti, Josephine e Vivienne, e a tutte le ragazze o donne che hanno dovuto combattere per raggiungere i loro obiettivi.
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Worthington House, Berkeley Square, Mayfair Marzo 1818 «Italia!» L'urlo del fratello probabilmente era risuonato in tutta Berkeley Square. Seduta sul divano, Lady Augusta Vivers trattenne un sospiro. Non avrebbe curvato le spalle, né mostrato delusione. Aveva immaginato che la sua richiesta di frequentare l'università non sarebbe stata accolta bene. Forse avrebbe dovuto iniziare prima la sua opera di convincimento. «Padova non è un luogo sperduto in Sudamerica o in Africa» commentò con calma. «Come diavolo ti è venuta un'idea del genere?» La madre impallidì e la sua voce lieve spezzò il silenzio che era calato. «Desidero proseguire gli studi.» Augusta cercò di non sembrare esasperata. Per quale altro motivo avrebbe dovuto desiderare di andare all'università? Non solo, viaggiare e vivere in Italia le avrebbe permesso di vedere un po' di quel mondo che tanto amava studiare. «Per quanto Miss Tallerton e Mr. Winters siano istruiti, hanno da tempo esaurito ciò che possono insegnarmi. È per questo che intrattengo una corrispondenza con professori in Europa e seguo lezioni da studiosi in visita nel Paese. Ma non mi basta più.» «Ma, mia cara...» La madre si fermò un istante come a vo7
ler raccogliere le idee. «Non desideri sposarti?» Certo. Ma. Non. Subito. «Non mi pare che abbiate chiesto a Charlie se stesse rinunciando al matrimonio quando ha affermato di voler frequentare Oxford.» Avrebbe tanto voluto che il fratello di Grace, il Conte di Stanwood, fosse lì. L'avrebbe aiutata. Riportò lo sguardo su Matt. Da suo tutore e Conte di Worthington, la decisione finale spettava a lui. «Se fossi un maschio, mi concederesti di andare.» Lui si passò le dita tra i capelli. «Potrei prendere in considerazione Parigi, ma l'Italia è troppo lontana. Se mai succedesse qualcosa, non riusciremmo a contattarti in tempo. Non so nemmeno se ci siano un console o un viceconsole inglese in Italia.» «Il console più vicino vive a Venezia, a una ventina di miglia a est di Padova.» «Augusta.» La voce gentile di Grace risuonò in netto contrasto con il tono esasperato di Matt. «Non c'è un'università più vicina che accetti donne?» Augusta si girò così da guardare in faccia la cognata e le sorrise. «Ce n'era una in Olanda, ma è stata declassata a semplice scuola, come Eton.» Cercando di ignorare lo sguardo preoccupato della madre e i tratti tesi di Matt, si concentrò su Grace, che al momento sembrava l'unica disposta ad ascoltarla. Magari avrebbe convinto il marito. «Quella di Padova è l'unica università con un'ottima reputazione disposta a conferire la laurea a una donna.» La cognata annuì. «Capisco.» «Mia cara.» La madre accennò un sorriso. «Non hai risposto alla mia domanda sul matrimonio.» «Non vedo perché debba esserci tanta fretta di sposarsi. Grace si è maritata che aveva ventiquattro anni.» Dopo che si era convinta di non potersi mai sposare per non perdere la custodia dei fratelli e delle sorelle. Erano tutti concordi nel dire che avere affidato la loro tutela a Matt era stata la soluzione migliore. 8
Poiché non c'era modo di ribattere a tale verità, calò nuovamente il silenzio. L'unico pensiero che le era di conforto era che Matt non le aveva ancora risposto di no. La stanza era così silenziosa che si sentivano gli uccellini che cantavano fuori dalla finestra, nonché lo scalpiccio dei bambini al piano superiore. Nell'udire dei passi nel corridoio, girarono tutti la testa. Qualcuno bussò, quindi Walter Carpenter, fratello diciassettenne di Grace e migliore amico di Augusta, fece capolino alla porta e li guardò. «Non è il momento giusto? Me ne vado.» «Aspetta un attimo.» L'ordine di Matt lo fermò dov'era. «Che ne sai dell'idea di Augusta di frequentare l'università?» «Io... be'...» Walter la guardò in tralice. «Solo che ci sta pensando da mesi. Non ci trovo nulla di indecoroso. Non siamo forse tutti d'accordo nel dire che le donne hanno il diritto di essere istruite?» Augusta gli sorrise con gratitudine. La madre borbottò, Grace nascose un sorriso, mentre Matt si batté la fronte con il palmo della mano. Allora il marito della madre, Richard, Visconte di Wolverton, che fino a quel momento era stato appoggiato alla mensola del camino, si drizzò. «Quando iniziano i corsi?» «A settembre.» Significava forse che era favorevole all'idea di mandarla a studiare a Padova? «Settembre» ripeté la madre, un'espressione sollevata sul volto. Oh, no. Augusta non avrebbe lasciato che la conversazione finisse lì. «Ve ne parlo ora così da risparmiarvi le spese di una mia Stagione.» Di tutte le sorelle, lei era l'unica a cui non importava debuttare formalmente. «Se tanto frequenterò l'università, non ci sarà bisogno di presentarmi sul mercato matrimoniale.» «Troppo tardi» brontolò Matt. Augusta rimase a bocca aperta. 9
«Ciò che Matt intende dire...» Grace le strinse le mani per rassicurarla. «È che i tuoi abiti sono già stati ordinati. A parte ciò, se anche Matt e tua madre accettassero di mandarti all'università, ti sarà utile aver debuttato.» «Esatto, mia cara» aggiunse subito la madre, che probabilmente sperava che lei decidesse di sposarsi e dimenticasse gli studi. «Ottenere un po' di esperienza in città è essenziale per la propria... crescita.» Augusta osservò i presenti in sala. Nessuno di loro sembrava contento. Se si fosse rifiutata non l'avrebbero presa bene, e poi non c'era motivo per cui non potesse continuare la sua opera di convincimento mentre partecipava a degli eventi mondani. «E va bene. Una Stagione.» Trafisse quindi il fratello con un'occhiata tagliente. «Ma ciò non significa che non intendo frequentare l'università.» Lui annuì. «Riprenderemo la discussione in seguito.» «Devi inoltre sapere che ho contattato nostra cugina Prudence Brunning chiedendole di farmi da chaperon.» Matt si accigliò. «Chi?» «Tu non puoi ricordartela» spiegò la madre. «È la figlia di Martha Vivers che ha sposato George Paine, un parroco anglicano. Prudence ha un anno meno di te ed è vedova. Suo marito era membro delle Guardie del Corpo del sovrano ed è morto a Waterloo.» «Esatto. Lo ha accompagnato in Spagna e in Portogallo, perciò è abituata a vivere all'estero. Inoltre parla italiano, portoghese e spagnolo» aggiunse Augusta. «Ovvio, per quale altro motivo avresti dovuto contattarla?» Matt chiuse gli occhi. «Mi hai dato tanto a cui pensare.» Augusta si alzò. «Grazie di avermi ascoltata.» Fu salutata con una serie di cenni del capo e sorrisi tesi. Una volta arrivata in corridoio, vide che Walter era stato raggiunto dalle due sorelle gemelle acquisite, Alice ed Eleanor Carpenter, nonché dalla sua sorella di nascita, Madeline Vivers, tutte quindicenni. 10
Alice si portò un dito alle labbra e la prese per mano. «Vieni» le bisbigliò Madeline. «Possiamo origliare ciò che dicono dall'altra stanza.» Entrarono in un salotto usato di rado e aprirono una porta affacciata su uno stanzino che le ricordò quello in cui il maggiordomo riponeva le stoviglie, ma invece di piatti e argenteria le mensole erano piene di libri mastri, carta, penne e calamai. Possibile che non avesse saputo della sua esistenza? «Dobbiamo rimanere in assoluto silenzio» bisbigliò una delle gemelle. «Matt, non starai pensando davvero di mandarla in Italia!» La voce della madre risuonò da dietro la porta. «Sarebbe stato meno crudele da parte tua se le avessi risposto di no.» Si udì quindi il tintinnio di un bicchiere, prima che Matt rispondesse: «Secondo me, merita di seguire il suo sogno di studiare». «Sì, ma non in Italia!» «Patience, calmati» l'ammonì Richard. «Se Worthington deciderà di mandarla in Italia, sai bene che si accerterà che sia ben protetta.» «Matt» intervenne nuovamente la madre. «Non ricordi che cosa è successo a Caro Huntley?» «Chi è Caro Huntley?» bisbigliò Madeline. Augusta e gli altri scrollarono le spalle. «Chi è Caro Huntley?» domandò Richard. «All'epoca si chiamava Lady Caroline Martindale ed era mia amica» rispose Grace. «Era a Venezia con la madrina quando un nobile veneto si convinse di volerla sposare. Huntley l'ha sposata per salvarla da lui.» «Scommetto che anche lei si sentiva al sicuro» commentò la madre. Tipico che la madre ricordasse una storia del genere. Be', lei si sarebbe accertata di non rimanere intrappolata in un matrimonio, non prima di aver ottenuto il diploma. «Andiamo, amore mio» disse quindi Richard. «Lasciamo il 11
povero Worthington a cercare una soluzione.» La porta dello studio di Grace venne richiusa e allora, senza alcun preavviso, quella che dava sul loro nascondiglio venne spalancata e le gemelle capitombolarono in avanti. Sarebbe caduta anche Augusta se non avesse avuto Madeline davanti a sé a fermarle la discesa. Matt osservò le ragazze che si rialzavano dal pavimento. «Avete sentito tutto o volete che vi ripeta qualcosa?» «Io vorrei saperne di più di questa Caro Huntley» disse Alice. «Non ora, tesoro.» Gli occhi di Grace brillarono divertiti. «Augusta, troveremo la maniera di farti proseguire gli studi. Ma ora andiamo. Manca poco all'ora del tè e Charlie dovrebbe arrivare a breve.» «Matt?» domandò Madeline. «Come sapevi che stavamo origliando?» «Non siete silenziose quanto credete.» Le tirò giocosamente una treccia. «Ora andate. Ci vediamo in salotto.» Augusta uscì dallo studio di Grace una seconda volta. «Poteva andare peggio.» «Matt poteva rifiutarsi di ascoltarti» concordò Walter. «Temo che mia madre sarà un problema. Probabilmente, mi presenterà a tutti i gentiluomini che mi si pareranno davanti.» «Non tutti.» Walter sorrise. «Devono essere buoni partiti.» «Saranno comunque troppi.» Perché la madre non riusciva ad accettare che voleva qualcosa di più dalla vita? «Quantomeno sarò preparata.» In un magazzino vicino al porto di Londra, Lord Phineas Carter-Woods ispezionò le numerose casse che aveva riportato con sé dal Messico. «Quelle segnate di rosso andranno a Elsworth.» Erano la maggior parte. Prima o poi sarebbe dovuto passare in visita alla tenuta che gli era stata lasciata in eredità. «Le altre vanno spedite a casa di mio fratello in Gro12
svenor Square, accertandosi che non vengano riposte in soffitta.» «Sissignore.» Boman, il segretario di Phinn, nonché amanuense, factotum, ma soprattutto amico chiamò con un cenno uno dei due carrettieri che attendevano istruzioni. «Hai già deciso quando ci rimetteremo in viaggio?» «Vorrei partire per l'Europa tra un mese, ma ho promesso a mio fratello che mi sarei guardato attorno alla ricerca di una moglie. Vedremo come va.» «Perciò non gli hai ancora detto che non ti fermerai in Inghilterra» commentò Boman serio. «Diciamo che non ho avuto tempo di rivelargli tutti i miei programmi.» Boman aveva ragione. Avrebbe dovuto informare il fratello, il Marchese di Dorchester, della sua intenzione di lasciare nuovamente il Paese. Se solo il fratello e la moglie avessero avuto un figlio invece di quattro femmine, non avrebbero sentito il bisogno di spingere lui a sposarsi. Perché fossero convinti che potesse cavarsela meglio di loro, proprio non lo sapeva. «Non sarà contento.» A dir poco. «Mi fermerò per la Stagione. Quando si renderà conto che non ho trovato una moglie adatta, sarà felice di lasciarmi ripartire.» «E se dovessi incontrare una signorina che ti piace?» Dio santissimo! Ci si mette pure Boman? «Perché all'improvviso mi volete vedere tutti accasato?» «Dico solo che potrebbe succedere.» L'amico scrollò le spalle. «Per poco non sei stato intrappolato da quella señorita a Città del Messico.» «Non perché lo volessi.» Phinn si passò un dito tra il collo e il fazzoletto. «Se l'ho scampata, è solo merito tuo.» Se Boman non avesse visto la giovane versargli qualcosa di nascosto nel bicchiere, probabilmente si sarebbe ritrovato addormentato a letto, invece che nascosto su un cornicione fuori dalla finestra, quando lei di soppiatto era entrata in camera 13
sua. Grazie al cielo le signorine inglesi non erano tanto insidiose. L'ultimo baule venne caricato sulla carrozza. «Forza, andiamo a Dorchester House e sistemiamoci.» Lui avrebbe preferito rimanere in albergo, ma il fratello aveva insistito perché vivesse con lui. «Domani non ne avremo tempo. Mio fratello mi ha già preso un appuntamento con il suo sarto, Weston.» Abbassò lo sguardo sui pantaloni di cuoio ormai logori. «A quanto pare, con questi vestiti non potrò spacciarmi per un buon partito.» Salì in carrozza seguito da Boman, che gli domandò: «Hai deciso se assumere un valletto?». La carrozza si avviò per le vie strette della città. «Non mi piace l'idea di assumere qualcuno, per poi licenziarlo entro un paio di mesi.» «Potremmo portarlo con noi. In fin dei conti, l'Europa non è l'Estremo Oriente o il Messico. Ti servirà qualcuno che sappia occuparsi dei tuoi vestiti e degli averi.» «Forse hai ragione.» Guardando fuori dal finestrino, Phinn si meravigliò di quanto le società non fossero poi tanto diverse. C'erano sempre i poveri che vivevano nello squallore e i ricchi ai quali non sembrava importare. «Finora mi hai aiutato sempre tu, ma sarai occupato con i preparativi del prossimo viaggio.» «Continui a ripeterlo, ma ancora non abbiamo nemmeno messo piede a casa di tuo fratello.» Phinn voleva bene a Dorchester, ma non gli sarebbe dispiaciuto passare in visita per una settimana e poi ripartire. Tuttavia, era impossibile. Aveva un saggio da presentare alla Royal Institution, lettere da scrivere, documenti di viaggio da acquisire, nonché una miriade di altri dettagli di cui occuparsi. Sfortunatamente, a parte il saggio, avrebbe dovuto lasciare che a occuparsene fosse Boman, mentre lui sarebbe stato mosso come un burattino dalla cognata che voleva vederlo sposato. «Ce li hai gli amuleti?» Non sapeva se avrebbero funzio14
nato. Forse si trattava solo di superstizione. Ma dopo quattro figlie, il fratello voleva garantire a ogni costo un erede al titolo e visto che era arrivato a rivolgersi a lui, gli serviva tutto l'aiuto che poteva ottenere. Magari era ridicolo da parte sua affidarsi alla magia di una fattucchiera di Haiti, ma valeva la pena provare.
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Guida scandalosa per signorine
EVA LEIGH LONDRA, 1818 - A seguito dell'ennesimo scandalo, Kieran Ransome riceve dal padre un ultimatum: o troverà una moglie rispettabile o non erediterà nulla. Essendo una delle più amabili canaglie di Londra, però, lui non conosce nessuna donna adatta allo scopo. O forse sì?
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Un seducente viaggio con il lord ELLA QUINN
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