Una debuttante per il marchese di Laura Martin

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Laura Martin UNA DEBUTTANTE PER IL MARCHESE


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Marquess Meets His Match Harlequin Historical © 2022 Laura Martin Traduzione di Maria Grazia Bassissi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises ULC. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2022 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici luglio 2022 Questo volume è stato stampato nel giugno 2022 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100% I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 1315 del 22/07/2022 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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Bath, 1812 Charlotte si avvicinò di soppiatto alla porta che dava sulla terrazza soleggiata e si guardò alle spalle, neanche fosse in procinto di commettere un crimine. Uscì e richiuse la porta senza far rumore. Da lì doveva affrettarsi attraverso il prato in modo da raggiungere le scuderie senza essere vista dalla casa. Perché mai si sentiva in colpa a sgattaiolare via in quel modo? In fondo, la padrona di casa, la cordiale Lady Mountjoy, l'aveva invitata a rinfrescarsi e riposare in attesa che arrivassero le altre ospiti, quindi la presenza di Charlotte non era richiesta da nessun'altra parte. Camminò comunque spedita, rallentando solo quando oltrepassò l'alta siepe che separava il prato sul retro della casa dal roseto. Era una bella giornata di sole e Charlotte fece una breve sosta, concedendosi qualche istante per respirare il dolce profumo delle rose e ascoltare il ronzio delle api che volavano di fiore in fiore. Un cancello nel muro conduceva al cortile delle 5


scuderie. Proprio mentre Charlotte lo attraversava, una carrozza le passò davanti, costringendola a nascondersi di nuovo al riparo del muro per un minuto buono. Visto che il cortile era tutto un brulichio di attività, con stallieri e garzoni che correvano avanti e indietro per occuparsi dei nuovi arrivati, era il momento ideale per infilarsi nelle scuderie senza essere notata. All'interno dell'edificio, l'aria fresca, i suoni e gli odori familiari le diedero conforto. Avrebbe tanto voluto agguantare una delle selle tirate a lucido, preparare un cavallo e galoppare per la campagna del Somerset fino a casa sua. «A te non dispiacerebbe, vero?» sussurrò a una bellissima giumenta, mentre le accarezzava il naso. L'animale scrollò la testa e Charlotte sorrise al pensiero che le stesse rispondendo. Una cavalcata per i campi era infinitamente più allettante della prospettiva di trascorrere le settimane successive in compagnia delle giovani donne, senza dubbio smorfiose, che Lady Mountjoy aveva invitato a quella piccola riunione in campagna. Charlotte chiuse gli occhi e ripensò alla riluttante promessa fatta a sua madre. Sì, farò del mio meglio affinché Lady Mountjoy scelga me. Sì, certo, sarebbe meraviglioso avere una Stagione a Londra. Non era il suo sogno, ma aveva promesso alla madre almeno di provarci. Sapendo che era meglio tornare alla residenza di Lady Mountjoy, indugiò ancora un poco, passando da uno stallo all'altro per ammirare i cavalli che i padroni di casa tenevano nelle spaziose scuderie. La sua famiglia non aveva potuto privarsi di un cavallo perché lei 6


se lo portasse a Rowlings Hall, ma ora che aveva conosciuto Lady Mountjoy, dubitava che l'amabile signora le avrebbe rifiutato di fare qualche cavalcata con una di queste belle giumente, almeno di tanto in tanto. Charlotte stava per lasciare a malincuore quel luogo e tornare verso casa, quando udì delle voci davanti alla porta delle scuderie. Si aspettava di veder entrare un garzone con un cavallo da sistemare in uno degli stalli vuoti, invece, quando si voltò, scorse un'alta figura stagliata nel vano della porta. Le dava le spalle e stava parlando con qualcuno che si trovava nel cortile esterno, tuttavia Charlotte non ebbe il minimo dubbio riguardo alla sua identità. Con un improvviso peso sullo stomaco, si guardò freneticamente attorno per cercare un'altra via d'uscita, una qualunque, pur di non dover incrociare Lord Overby. Purtroppo c'era soltanto una porta, esattamente quella dove si trovava in quel momento Lord Overby. A metà dell'edificio, di fronte a uno degli stalli, una scala a pioli portava al fienile soprastante. Per un attimo Charlotte considerò di nascondersi in mezzo al fieno fino a quando l'uomo non si fosse tolto dai piedi. Fece un passo in quella direzione, prima di ricordarsi che indossava un abito nuovo e molto costoso, e che sua madre le aveva detto di prestare la massima attenzione per non rovinarlo. Infilarsi carponi nel fienile sarebbe stata probabilmente una mossa rischiosa per quel prezioso raso, che la sua famiglia non avrebbe nemmeno potuto permettersi. I suoi occhi saettarono verso la finestra in fondo alle scuderie, dalla parte opposta rispetto a dove si tro7


vava Lord Overby. Era alta e stretta, ma proprio sotto, sul pavimento, c'era un comodo secchio da usare come scalino. Lei era snella, con i fianchi stretti, e avendo passato molti anni a lavorare nella fattoria di famiglia, era abbastanza robusta da salire fin lassù, tuttavia rischiava che qualcuno la vedesse uscire dalla finestra e lo riferisse a Lady Mountjoy. Una trasgressione che avrebbe indotto la dama a rispedirla immediatamente a casa. E se era vero che Charlotte voleva tornare a casa, non voleva che quell'avventura finisse con la rovina della sua reputazione e con una delusione per la sua famiglia. «Lo porto dentro io e lo asciugo» stava dicendo Lord Overby a uno stalliere. «Tu procuragli del fieno e assicurati che sia pronto per uscire di nuovo. Farò un'altra cavalcata nel tardo pomeriggio.» Non più di cinque secondi per prendere una decisione. Lord Overby si stava già girando, attento a quello che lo stalliere gli rispondeva, ma pronto a entrare nelle scuderie con il cavallo che teneva per le briglie. Se si fosse trattato di chiunque altro, Charlotte si sarebbe limitata a passargli di fianco, ma Lord Overby era l'ultima persona che desiderava incontrare. Non sarebbe riuscita a mostrarsi civile con lui. Quell'uomo le faceva venire voglia di avere di nuovo nove anni, per mostrargli la lingua quando lui l'avrebbe salutata con il suo tono freddo e altezzoso. Charlotte raccolse le gonne, capovolse il secchio e ci salì sopra. Si aggrappò al bordo della finestra e soffocò una piccola esclamazione causata dallo sforzo di sollevarsi e far passare una gamba attraverso l'apertura. Alla fine si ritrovò a cavalcioni del davanzale. A quel punto doveva solo girarsi, sollevare l'altra gamba 8


e scivolare sull'acciottolato. Quando ruotò il corpo, sentì qualcosa tirare all'altezza del fianco e, sgomenta, si accorse che la gonna si era impigliata in un chiodo conficcato nella parete. In preda al panico, alzò lo sguardo. Lord Overby aveva finito di parlare con lo stalliere nel cortile e stava per entrare nelle scuderie. Un paio di secondi e sarebbe stato all'interno; gli sarebbe bastato uno sguardo nella sua direzione per vederla a cavalcioni della finestra, in una posizione decisamente poco femminile. Non c'era niente altro da fare. Charlotte strattonò la gonna, ma il raso pesante non cedette. «Miss Greenacre» disse Lord Overby con tono solo vagamente sorpreso, come se non ci fosse niente di insolito nel vedere una signorina di ottima famiglia colta nell'atto di uscire da una finestra. «C'è qualche problema con la porta?» Charlotte sorrise a denti stretti. Lord Overby condusse il suo cavallo in uno stallo e cominciò a levargli sella e finimenti sotto lo sguardo attonito di Charlotte. Un altro gentiluomo – qualunque altro gentiluomo – sarebbe accorso immediatamente a toglierla dall'impaccio. Lord Overby invece sembrava non avere alcuna fretta e, anziché prestarle le dovute attenzioni, continuò come se niente fosse ad asciugare il suo cavallo, mormorandogli parole sommesse. Dunque voleva costringerla a chiedergli aiuto. Charlotte tentò ancora una volta di liberarsi, prima di rassegnarsi a farlo. La stoffa cedette un poco, ma non abbastanza da permetterle di rientrare nelle scuderie o uscirne definitivamente... Il vestito era ancora una morsa attorno alle sue gambe. Ricacciando indietro la ripugnanza per essere co9


stretta a interpellare l'uomo che si trovava con lei nelle scuderie, affondò le dita nel legno e pronunciò il suo nome. In circostanze normali, Robert non avrebbe lasciato una damigella in tali difficoltà. Con qualunque altra giovane donna si fosse trovata mezza dentro e mezza fuori dalla finestra delle scuderie, sarebbe subito corso in suo aiuto, ma si trattava di Miss Greenacre, e quando c'era di mezzo lei, ogni spirito cavalleresco lo abbandonava. Inoltre, sospettava che l'unica ragione per cui Miss Greenacre aveva cercato di uscire dalla finestra fosse di evitare lui. Questo bastava per farlo sentire in diritto di lasciarla cuocere nel suo brodo fin quando si fosse risolta a chiedergli aiuto. «Lord Overby, sareste così gentile da aiutarmi? La gonna mi si è impigliata.» Aveva parlato a denti stretti e lui dovette soffocare un sorriso per quella palese riluttanza ad affidarsi al suo aiuto. «Oh, certo, Miss Greenacre.» Senza fretta, posò la sella che aveva tolto al suo stallone, Washington, e andò a verificare il guaio nel quale la giovane si era cacciata. «Non siete vestita nel modo più adatto a una visita nelle scuderie» osservò. A dire il vero non l'aveva mai vista così elegante. L'abito di raso rosa pallido aveva le manichine a sbuffo e la cintura bianca era fermata da un grazioso fiocco dietro la schiena. «Però vi dona.» Miss Greenacre fece una smorfia e d'istinto lui comprese che si sentiva più a suo agio in calzoni e camicia, come l'aveva vista l'ultima volta che era stato in visita a Willow Tree Farm. 10


«Potreste sbrigarvi a liberarmi?» «Vediamo.» Senza fretta, Robert esaminò il chiodo. Sogghignò furtivamente nell'udire che Miss Greenacre schioccava la lingua, bofonchiando qualcosa riguardo alla sua lentezza. «Adesso vi libero... attenta a non cadere. Non vorrei essere costretto a spiegare a mia zia come mai una delle sue ospiti ha battuto la testa e si è ricoperta di letame, e per giunta appena arrivata.» Allungò la mano, liberò l'abito di lei dal chiodo e si raddrizzò. «Grazie» disse a malincuore Miss Greenacre. «Sempre al vostro servizio.» Con un inchino sin troppo esagerato, Robert fece per allontanarsi. Si immaginava che lei scavalcasse di nuovo il davanzale, posasse i piedi sul secchio che aveva posizionato sotto la finestra e infine saltasse sul pavimento delle scuderie. In pratica, ciò che qualunque persona di buonsenso avrebbe fatto. Ma forse era aspettarsi troppo da Miss Greenacre. Invece, con la coda dell'occhio, si accorse che spostava l'altra gamba oltre il davanzale. Vendendola vacillare, il suo istinto prese il sopravvento. Si slanciò in avanti, l'afferrò per la vita quando lei perse l'equilibro e la trascinò dentro. Miss Greenacre era di costituzione minuta, ma l'impatto fu ugualmente notevole, dato che lei era caduta dall'alto. Robert rimase senza fiato quando lei atterrò sul suo petto, e barcollò all'indietro, con le braccia strette attorno a lei, attutendo la sua caduta con il proprio corpo. Per un lungo istante nessuno dei due si mosse. Robert era troppo stordito, oltre che sbalordito, per la brutta caduta. A giudicare dall'assoluta immobilità di Miss Greenacre, era probabile che lo fosse anche lei. 11


Alzò lo sguardo, gemendo persino a quel minimo movimento, e si ritrovò con le sue labbra vicinissime alle proprie. A poco a poco divenne consapevole della curva della sua vita sotto la mano e del profumo di rose che emanavano i suoi capelli. Mai si sarebbe aspettato di ritrovarsi tanto vicino a quella scostante giovane donna, ma dovette ammettere che non era affatto spiacevole come aveva immaginato. «Perché l'avete fatto?» Robert sbatté le palpebre. «Prego?» «Me la stavo cavando benissimo finché non mi avete afferrata.» «Stavate per cadere dalla finestra.» «Avrei ripreso l'equilibrio.» «Sciocchezze. Sareste caduta di schiena sull'acciottolato all'esterno e vi sareste spaccata la testa.» Miss Greenacre mise il broncio, ma smise di protestare. Era a cavalcioni sopra di lui, i fianchi premuti contro i suoi. All'improvviso guardò giù e si accorse di quella posizione compromettente. In tutta fretta, si rialzò in piedi un po' goffamente, spolverò le gonne e indietreggiò fino a trovarsi con la schiena contro uno stallo. Lentamente, a causa dell'intenso dolore, anche Robert si raddrizzò. L'osso sacro aveva assorbito gran parte dell'impatto e come minimo gli sarebbe venuto un grosso livido, ma almeno non aveva riportato altri danni. «Non sapevo che avreste fatto parte del gruppo» disse Miss Greenacre mentre lui si spazzolava con le mani giacca e pantaloni. «Lady Mountjoy è mia zia. Mi ha chiesto di assisterla con il suo piccolo progetto.» Scrollò le spalle. 12


Non gli venivano in mente modi peggiori per trascorrere un paio di settimane, segregato con un gruppo di svenevoli debuttanti, ciascuna delle quali avrebbe fatto carte false per convincere sua zia che era la fanciulla più adatta da portare a Londra per la Stagione. Robert aveva accettato, a condizione che la zia non lo coinvolgesse nella decisione finale riguardo a quale delle debuttanti meritasse quell'opportunità. «E voi come mai avete deciso di venire qui?» In effetti, era stato lui a suggerire Miss Greenacre come possibile candidata per il piccolo esperimento di sua zia, anche se dubitava che avrebbe accettato l'invito. «Mia madre» rispose lei a mo' di spiegazione, senza aggiungere altro. Robert tornò nello stallo e riprese a strigliare Washington. «Non credo che saremo costretti a trascorrere molto tempo insieme» osservò Miss Greenacre, accennando ad allontanarsi. «Ah, non siete stata informata? La zia ci ha messi in coppia per la maggior parte delle attività.» Non sapeva se fosse vero o meno, non conoscendo i progetti della zia per le settimane successive, invece sapeva che non avrebbe dovuto prendersi gioco di quella giovane donna così seriosa, ma la tentazione era stata troppo forte. Tanti uomini si sarebbero offesi di fronte alla sua espressione inorridita nell'udire quella notizia, mentre Robert, con un altro sogghigno, continuò a dedicarsi al suo stallone.

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