Una donna coraggiosa

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KAREN RANNEY

Una donna coraggiosa


Immagine di copertina: Ilina Simeonova / Trevillion Images Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: An American in Scotland Avon Books An imprint of HarperCollins Publishers © 2016 Karen Ranney LLC Traduzione di Francesca Barbanera Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con HarperCollins Publishers, LLC, New York, U.S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2018 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special marzo 2018 Questo volume è stato stampato nel febbraio 2018 da CPI Moravia Books I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL ISSN 1124 - 5379 Periodico mensile n. 253S del 24/03/2018 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/06/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


A chi volge lo sguardo verso l'alto e oltre. A chi conserva il senso dell'umorismo, costi quello che costi. A chi crede nell'arcobaleno anche sotto la pioggia.

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Miei amati figli, quando vi ho messo al mondo, ho provato stupore e ammirazione di fronte al miracolo della vostra vita che nasceva. Appena vi ho preso tra le braccia, ho capito che vi avrei amato più di me stessa fino al mio ultimo respiro. Eppure, ora devo dire addio a tutti e tre nello stesso momento. L'Onnipotente mi sta mettendo a dura prova. So che state per intraprendere questa importante avventura con convinzione ed entusiasmo. Le Highlands, negli ultimi tempi, non vi hanno offerto grandi possibilità, ne sono consapevole. Mi rammarico molto per le circostanze che hanno condotto alla vostra partenza, sebbene sia convinta che onorerete il nome dei MacIain. Quando qualcuno mi chiederà dei miei figli, parlerò di voi con immenso orgoglio. Il maggiore, dirò, è rimasto in Scozia, a pochi giorni di viaggio da me. Un altro, però, è andato in Inghilterra per negoziare la pace con il conquistatore, mentre l'ultimo si è imbarcato per l'America. Un giorno avrete anche voi dei figli e loro porteranno avanti il sangue e il nome dei MacIain. Raccontate la nostra storia, riferite loro di quando sognavamo un impero, parlate del luogo da cui venite: un angolo di Scozia famoso per la grandezza e la nobiltà dei suoi abitanti. Parlate loro anche di vostra madre, se potete, che ha coraggiosamente rinunciato a tutti voi in nome di un futuro migliore. L'Onnipotente non ci ha dato il dono di prevedere il futuro, tuttavia io non riesco a fare a meno di immaginarlo; i vostri figli, e i figli dei vostri figli, saranno orgogliosi del loro nome e straordinari come i loro predecessori. Amare a volte vuol dire sacrificarsi e sento che è proprio ciò che devo fare in questo momento. Rinuncio a voi per l'onore, per il buon nome della famiglia e per un futuro che solo voi potete creare. 6


Che Dio sia con voi, miei adorati, e che tutti i vostri sogni possano realizzarsi. Anne Summers MacIain Scozia, giugno 1746

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1 Glasgow, Scozia Maggio 1863 Rose ringraziò il vetturino mentre scendeva dalla carrozza, poi si avviò verso la porta. Non sapeva cosa aspettarsi e quell'edificio di tre piani dalla facciata curva la sorprese. Anche le finestre a golfo, una per lato, erano curve. Ebbe la sensazione che fosse un luogo amichevole, che le finestre sembrassero quasi occhi. Le due colonne ai lati della scalinata d'ingresso potevano essere una bocca aperta, come se la casa stesse dicendo: Chi sei? Una sconosciuta? In ogni caso, benvenuta. E se lui si fosse rifiutato di riceverla? E se l'avesse mandata via? No, non poteva finire così. Non poteva permettere che andasse così. Aveva fatto tanta strada per arrivare fin lì. Trovava la Scozia davvero sorprendente, proprio come i suoi abitanti. Tutti, dal facchino ai compagni di viaggio sul treno, erano stati cordiali, disponibili e di grande aiuto. Sebbene fossero piuttosto curiosi, quasi inopportuni a volte, non le importava dover ripetere decine di volte che sì, era americana. Concordava con loro che la guerra era una cosa terribile e, per fortuna, di solito la conversazione sul suo Paese di origine finiva lì. Non doveva spiegare da dove venisse, cosa pensasse davvero della guerra o perché fosse vestita a lutto. Dato che viaggiava sola, probabilmente tutti davano per scontato che fosse vedova. 8


E quelle loro supposizioni erano una benedizione, perché le risparmiavano la fatica di mentire. Rose si era aspettata una terra piena di paesaggi mozzafiato, montagne alte e aspre, e valli straripanti di edera. In effetti, aveva visto quei paesaggi, e non solo: ponti che attraversavano dirupi spaventosi, fiumi che si gettavano con violenza sulle rocce prima di formare una quieta pozza d'acqua... Alcune parti della Scozia erano verdi e lussureggianti, altre invece erano marroni, grigie e nere. Quando avevano raggiunto Glasgow, la sua opinione sulla Scozia era cambiata. La città, infatti, era affollata e rumorosa quanto New York. Sulla linea dell'orizzonte svettavano gru e guglie. I colpi dei martelli e le grida soffocavano il richiamo degli uccelli in cielo. Moli e navi, grandi edifici e gente indaffarata, vagoni e carrozze... ogni cosa contribuiva a creare un'atmosfera frenetica. Non aveva immaginato che Glasgow fosse così grande e animata. Dopo aver riletto attentamente la lettera che teneva nella borsetta, Rose aveva dato al vetturino l'indirizzo di casa MacIain. Curioso che, dopo tante settimane di viaggio, sentisse solo un incredibile bisogno di dormire. Il viaggio da Nassau all'Inghilterra era stato relativamente veloce e molto meno spaventoso della traversata da Charleston alle Bahamas, dove avevano dovuto superare il blocco navale. Il treno da Londra, poi, era un capolavoro di velocità ed efficienza. Se fosse stata in viaggio per ragioni diverse, si sarebbe divertita un mondo. Per come stavano le cose, invece, ogni giorno che passava era come un colpo di gong nel retro dei suoi pensieri, un suono cavernoso che le ricordava da quanto tempo era partita. Il tempo non era dalla sua parte. All'arrivo, era stata tentata di trovare un alloggio prima di andare dai MacIain, ma il vetturino le aveva assicurato di poterle dare una mano in questo, perciò non avrebbe dovuto pre9


occuparsene. Ciò che la angosciava davvero era la sua situazione economica, che peggiorava di giorno in giorno. Lui doveva accettare. Doveva farlo, non c'era altra scelta. Se non avesse accettato, tutto quel dispendio di soldi ed energie sarebbe stato inutile. Peggio ancora, quel viaggio interminabile si sarebbe rivelato solo un'enorme perdita di tempo. No, non era così che doveva vedere le cose. Di certo MacIain l'avrebbe ricevuta, dato che era una parente acquisita per matrimonio. Dopotutto, i tre rami della stirpe MacIain provenivano dalla stessa famiglia. Lo sapeva per certo perché Bruce non faceva altro che parlare del loro albero genealogico. Era incredibilmente fiero di discendere dai guerrieri delle Highlands. La storia della famiglia di Rose, invece, non era così nobile. Il suo bisnonno era quasi morto di fame in Irlanda, e chissà come era riuscito a imbarcarsi per New York, dove aveva iniziato una nuova vita. Naturalmente, un povero manovale irlandese non aveva goduto di alcuna considerazione in quella società, ma lui aveva lavorato sodo e aveva messo da parte i soldi, in modo da lasciare una piccola eredità ai figli. Così aveva dato inizio a un percorso che aveva condotto i discendenti sulla strada dell'agiatezza. Purtroppo, però, spesso la buona sorte ti volta le spalle da un momento all'altro, e Rose lo sapeva. Ricordava bene le parole del bisnonno, che suo padre ripeteva di frequente: «Alle buone occasioni bisogna unire l'impegno». Era proprio ciò che lei stava facendo: aveva affrontato quel lungo viaggio perché Mr. MacIain le aveva dato una buona occasione. Davanti alla porta, assunse una postura solida e sistemò i lacci della borsetta, poi rifece il fiocco al cappellino. Gonfiò un poco la gonna e abbassò lo sguardo per controllare se le scarpe erano pulite. Forse avrebbe dovuto trovare prima un alloggio, in modo da potersi preparare meglio a quell'incontro. Avrebbe dovuto quanto meno lavarsi il viso e mettersi della pomata sulle labbra, perché le sentiva screpolate. D'altra parte, temeva che, se avesse avuto un letto a disposizione, sarebbe crollata e avrebbe dormito per due giorni di seguito. 10


Prima di riposare, doveva incontrare Duncan MacIain. Lui doveva accettare. Doveva. Prese coraggio, afferrò il battente e lo lasciò cadere contro la porta. Il suono riecheggiò all'interno della residenza. Aveva immaginato decine di volte l'uomo che stava per incontrare, soprattutto dopo aver letto le lettere che scriveva a Bruce. Di certo era un tipo distinto, all'incirca della stessa età che avrebbe avuto suo padre se fosse stato ancora vivo. Se lo figurava come una persona seria e responsabile, che avrebbe avvertito subito la forza del legame con la famiglia. Avrebbe accettato le condizioni di Rose, non solo perché erano giuste, ma perché lei rappresentava il ramo americano dei MacIain. Forse l'avrebbe trattata con condiscendenza o le avrebbe fatto un sermone sui pericoli che aveva corso affrontando un viaggio così lungo, ma a lei non importava. Magari l'avrebbe affidata alle cure di sua moglie, che l'avrebbe esaminata con ansia come una chioccia, l'avrebbe tempestata di domande sul viaggio per poi sciorinarle infine una lunga serie di raccomandazioni. Da quanto tempo nessuno si preoccupava per lei? Sua madre non aveva potuto coccolarla perché era morta dandola alla luce. Suo padre invece l'aveva viziata, ma ormai era morto da anni. Scosse la testa tra sé e sé e fece cadere di nuovo il battente, assumendo un'espressione cordiale. Era un'esperta in quello. Poteva superare qualunque genere di situazione con il sorriso, e lo aveva fatto spesso. «Chi è?» La donna che aprì la porta aveva l'aria di una matrona. Indossava un abito di un triste blu scuro, adatto però al suo incarnato. Sorrideva amabilmente, come se fosse abituata a mostrarsi gentile in ogni occasione. «Posso aiutarvi?» le chiese. «Se siete un'amica della signora, vi avviso che sta cenando con la famiglia in questo momento. Ne avrà per qualche ora. Volete vederla?» Dalla casa proveniva un delizioso odore di cibo. Rose era così affamata che distinse ogni profumo: pesce arrosto, pane 11


appena sfornato, roast beef e quella che doveva essere una torta alla frutta. Il suo stomaco gorgogliò, come se lei già non sapesse che non consumava un pasto decente da due giorni. «Mr. MacIain» disse, scacciando la fame e la stanchezza dai suoi pensieri. «È qui? Ho bisogno di parlare con lui.» «Siete in affari con Mr. Duncan? Be', lui conduce quasi tutte le trattative in fabbrica, signorina. Non sarebbe meglio se vi incontraste lì?» Rose non sapeva dove fosse la fabbrica MacIain, aveva trovato solo l'indirizzo di casa sulle lettere che Mr. Duncan spediva a Bruce. «Sono venuta fin qui dall'America» rispose. Appena ebbe pronunciato quelle parole, la donna la trascinò in casa tirandola per una manica. «Ma perché non lo avete detto subito? Dall'America? Così lontano? E io che vi lascio in piedi sulla porta. Quello è il vostro bagaglio? E la vostra carrozza? Ci occuperemo subito di entrambe le cose.» La donna, calma e posata fino a un attimo prima, si trasformò in un tornado. Rose si ritrovò a seguirla attraverso la casa, avvicinandosi sempre di più al profumo del cibo, tanto che le vennero i crampi per la fame. Pochi istanti dopo, la donna la fece entrare in una piccola sala da pranzo. Intorno al tavolo erano sedute quelle che a una prima occhiata le sembrarono decine di persone, tutte attraenti e ben vestite. Alcuni la guardarono e le sorrisero. «Duncan? Questa signora è venuta dall'America solo per parlare con voi.» Rose era così affamata che non riusciva più a pensare né a parlare. Quando un uomo si alzò, temette che la fame le stesse causando le allucinazioni: alto, capelli scuri, gli occhi azzurri più belli che avesse mai visto. Lui le sorrise con dolcezza. Era così bello e gentile, talmente perfetto, che lei si chiese se fosse reale. Aveva le spalle ampie e forti e un volto che probabilmente attirava l'attenzione di ogni donna che lo incontrasse per strada. Era certa che tutte restavano colpite dalla bellezza delle sue mascelle forti, della bocca che sembrava capace di 12


incurvarsi tanto in un sorriso bonario quanto in una smorfia beffarda. Non si era aspettata che Duncan MacIain fosse così affascinante. Le parve quasi di barcollare leggermente tanto era lo stupore. «Sì?» disse lui, avvicinandosi. «Mr. MacIain? Duncan MacIain?» L'uomo la fissò con uno sguardo così intenso che Rose si sentì privare di ogni forza di volontà. Tese una mano inguantata verso di lui, ma di colpo qualcosa cambiò. L'aria intorno si scurì e il pavimento cominciò ad avvicinarsi velocemente. Per fortuna Mr. MacIain riuscì a prenderla tra le braccia mentre cadeva. Proprio in quel momento, lei fece uno strano pensiero che la turbò molto, sebbene fosse quasi priva di sensi. Era per questo che aveva fatto tanta strada. Duncan portò la donna nella camera degli ospiti, seguito da sua madre Eleanor e da Mabel. Sua madre tolse il cappellino alla ragazza, scoprendo una chioma di capelli rossi come il tramonto di Glasgow. Sebbene fosse vestita completamente di nero, era giovane, e aveva i lineamenti delicati e la carnagione chiara e levigata, tipica delle bellezze inglesi. Era molto graziosa e lui pensò che doveva essere bellissima quando sorrideva. Il nero non le donava. Per lei ci volevano colori vivaci, come il verde smeraldo, il rosso rubino o un bell'azzurro, tonalità che non stonavano con i capelli. Era riuscito a vedere i suoi occhi solo per un istante prima che svenisse, ma aveva notato che erano verdi come i pini di Hillshead. «Mettila sul letto, Duncan» gli disse la madre. «Dobbiamo slacciarle il vestito. La poverina sarà svenuta per colpa del corsetto troppo stretto.» «O per la fame» suggerì lui, osservando il volto della ragazza. Il naso era delicato, ma ben definito, e le labbra carnose, ma la linea della mascella era troppo affilata e le guance troppo scavate. 13


La madre annuì. «Forse dovremmo prepararle un vassoio di cibo» disse a Mabel. Quando questa fece un cenno affermativo e uscì, chiese a lui: «Secondo te chi è?». «Non ne ho idea.» «Date le circostanze, non sarebbe inappropriato se controllassi io stessa?» domandò lei, lanciando un'occhiata alla borsetta che la ragazza ancora stringeva tra le mani. Duncan contemplò la loro ospite inaspettata. Aveva il volto pallido, ma i capelli rosso vivo scendevano a cascata sul cuscino come lingue di fuoco. Una donna misteriosa si era presentata alla loro porta, chiedendo di parlare con lui, ma era svenuta prima di dire una sola parola. Capiva perfettamente la curiosità di sua madre perché provava la stessa cosa. «So bene che è un gesto scortese, ma non pensi che vorrebbe che sapessimo chi è? La poverina non è riuscita nemmeno a presentarsi prima di perdere i sensi. Credi che sia malata?» «Spero di no» rispose Duncan. «Non ha la febbre.» Poggiò il dorso della mano sulla guancia della ragazza. «Anzi, è troppo fredda. Scommetto che è crollata per la stanchezza.» «Be', scortese o no, io guardo nella borsetta.» Detto questo, sua madre aprì la borsa e rovistò all'interno. «Non ha con sé molto denaro, soprattutto considerando che viene da così lontano. C'è un barattolino di balsamo per le labbra, un piccolo flacone di profumo quasi vuoto... e una lettera.» Estrasse la lettera, la aprì e poi guardò Duncan. «È la tua calligrafia, se non sbaglio.» «La mia calligrafia?» Lei annuì e gli porse il foglio. Duncan lo lesse, poi glielo restituì. «Sì, è una lettera che ho scritto a Bruce MacIain riguardo al suo cotone.» «Allora questa ragazza è una MacIain» osservò la madre. «Che sollievo! Poverina, è vestita a lutto. Credi che sia vedova?» «Probabile» rispose lui. «Ma sarebbe meglio chiederlo a lei prima di saltare a conclusioni affrettate.» «Ci occuperemo io e Mabel di lei.» 14


Duncan sorrise. Sua madre era una delle persone più generose e amorevoli che conoscesse. Era quasi scontato che la nuova arrivata sarebbe stata accolta in famiglia come se ne facesse parte. Probabilmente la ragazza era vedova, cosa abbastanza normale in America dato che la guerra civile ancora infuriava nel Paese. Tuttavia Duncan non si era aspettato di incontrare uno dei suoi parenti americani, né tanto meno di restarne così affascinato. Per ora l'avrebbe lasciata alle cure di sua madre. La loro ospite aveva un posto sicuro in cui riposare e recuperare le energie prima di rispondere alle sue domande. «Ah, vi siete svegliata finalmente» disse una voce femminile. «Un po' di zuppa di patate, ecco cosa ci vuole. Mi sono chiesta: "Mabel, cosa vorresti mangiare se ti fossi appena svegliata da un lungo sonno?", e mi sono risposta: "Zuppa di patate con cipolle e formaggio e una bella fetta di pane appena sfornato, ovviamente!".» Era morta e finita in paradiso e la donna che le aveva aperto la porta, Mabel, era un angelo. «Immagino avrete bisogno del bagno dato che avete dormito per un giorno e mezzo.» Rose si tirò su, si scostò i capelli dal viso e fissò Mabel con aria incredula. «Un giorno e mezzo?» chiese. «Ho dormito così tanto?» L'altra annuì e indicò un paravento che nascondeva la porta di un gabinetto moderno. Dopo essersi lavata le mani e il viso, Rose tornò a letto e si sdraiò. Si rese conto di sentirsi ancora stanca e che avrebbe potuto dormire per un altro giorno intero. «Be'... mia nonna diceva sempre che chi ha la coscienza pulita dorme sonni tranquilli» commentò Mabel, vedendola di nuovo a letto. «È un proverbio scozzese?» «Sì, esatto.» Rose provò a sorridere. La sua coscienza era tutt'altro che 15


pulita. «Mio padre, invece, diceva sempre che una bella risata e un lungo sonno sono la cura per tutti i mali.» «Davvero?» chiese Mabel, sorridendo. «E questo sarebbe un proverbio irlandese?» Rose annuì. «Deve essere strano per una ragazza irlandese diventare la signora MacIain» commentò la donna. «Ma tant'è. Ora rimettetevi a letto. Vi porto da mangiare.» «Non sono la signora MacIain» ribatté Rose. «Davvero? Ah no, certo... Ora che vostro marito è morto non lo siete più. Chissà che dolore per voi, poverina. Sentirvi chiamare signora MacIain riporta a galla la tristezza, vero? Allora vi chiamerò con il vostro nome di battesimo, se per voi va bene. Come vi chiamate, cara?» Rose fissò Mabel, chiedendosi perché quella donna fosse così sicura di avere a che fare con una vedova. Avrebbe dovuto spiegarle tutto subito, ma forse le spiegazioni potevano aspettare. La zuppa aveva un profumo meraviglioso e lei non mangiava da giorni. La fame, una bestia che teneva a bada sempre con fatica, si risvegliò con un ruggito e scalzò via tutti gli altri pensieri. Rose piegò il risvolto del lenzuolo e prese il vassoio con un gesto impaziente. Cominciò subito a mangiare, assaporando ogni cucchiaio di zuppa. Durante il viaggio per la Scozia, divorata dai sensi di colpa, aveva comprato il cibo meno costoso che trovava. Quel pasto inaspettato, che per giunta non le sarebbe costato niente, era il migliore che avesse assaggiato negli ultimi mesi. «Mi chiamo Rose» rispose, prendendo un morso di pane. Mabel era una bravissima cuoca. Quando lei glielo disse, la donna le rivolse un sorriso luminoso. «Rose, allora? Anche se, con questi capelli, dovreste chiamarvi Rossa» commentò. «Anche i miei fratelli me lo dicevano sempre» replicò lei, continuando a mangiare. Era così affamata che avrebbe divorato anche il piatto. La zuppa era squisita, proprio come Mabel le aveva pro16


messo, densa e cremosa, con tanto formaggio. Rose finì tutto il pane in un attimo e, quando la donna le chiese se volesse un altro piatto di zuppa, annuì con vigore. «Povera cara! Da quanto tempo non mangiavate?» chiese un'altra voce, dopo che Mabel fu uscita dalla stanza. Rose si voltò e vide una signora anziana sulla porta. Ricordava vagamente di averla intravista prima di svenire. «Sono Eleanor MacIain. Mi dispiace molto che vi siate ammalata per venire fin qui.» In realtà non era malata, solo non aveva abbastanza denaro per comprarsi il cibo. Tuttavia, Rose non lo disse. «Sono stata oltremodo scortese» affermò prima che la donna proseguisse. «Ho goduto della vostra ospitalità senza nemmeno spiegarvi chi sono. Vengo dall'America e ho una proposta d'affari per Duncan MacIain.» Eleanor annuì. «Ogni cosa a suo tempo» rispose, facendosi da parte per lasciar passare Mabel, che tornò con un altro piatto di zuppa e un pezzo di crostata. «Ne parleremo quando vi sarete riposata e avrete mangiato a sufficienza. E poi siete un membro della famiglia, una dei nostri cugini americani. È un piacere avervi qui. È un vero peccato che i nostri cugini inglesi non abbiano potuto rimandare la partenza, altrimenti avremmo riunito i tre rami della famiglia sotto lo stesso tetto.» La donna sorrise amorevolmente a Rose, che non poté fare a meno di ricambiare il sorriso. Allo stesso tempo, però, si sentiva in colpa. Stava sfruttando la generosità di quell'adorabile signora con l'inganno. Chissà se, dopo essersi spiegata, Duncan avrebbe capito le sue ragioni?

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Il quadro di Lily SARAH MACLEAN Londra, 1834 - A causa del suo passato e delle sue origini scozzesi il Duca di Warnick detesta tutto ciò che è inglese, soprattutto l'aristocrazia. Per questo, nonostante abbia ereditato uno dei più antichi ducati d’Inghilterra, non vuole averci nulla a che fare. A maggior ragione dopo aver appreso che allo sgradito titolo si accompagna anche il ruolo di tutore di una donna troppo indipendente e bella perché lui possa occuparsene. Si reca quindi a Londra con un unico obiettivo: trovarle un marito e farla così diventare il problema di qualcun altro. Sarebbe un piano perfetto, se solo Miss Lillian Hargrove non si trovasse in un grosso guaio e non avesse davvero bisogno del suo aiuto. Costretto a starle accanto per salvarla da un terribile scandalo legato a un quadro, Warnick finirà per scoprire che, dopotutto, in Inghilterra c'è qualcosa che gli piace... anche troppo!

Una donna coraggiosa KAREN RANNEY Scozia-Carolina del Nord, 1863 - La guerra civile, che imperversa in America da ormai due anni, ha messo in ginocchio la piantagione dei MacIain nella Carolina del Nord. La tenace e coraggiosa Rose si carica sulle spalle il futuro della tenuta e dei suoi abitanti affrontando un viaggio irto di pericoli, soprattutto per una donna sola, per raggiungere in Scozia alcuni parenti del cognato, ora al fronte. Fingendo di esserne la vedova, intende persuaderli a comprare l'ultimo raccolto di cotone. Il compito si rivela più semplice del previsto, tanto che poco dopo il suo arrivo si imbarca con l'affascinante Duncan MacIain alla volta di Charleston per visionare la merce. La traversata li costringe a confrontarsi con tempeste, fughe, sotterfugi, ma soprattutto con una passione irresistibile che li spinge l'una verso l'altro. Tuttavia, ciò che più dovrebbero temere è quanto troveranno ad attenderli...


Il segreto svelato CANDACE CAMP Scozia, 1807 - Dopo la scoperta di nuovi indizi, Coll Munro e la bellissima archeologa Violet Thornhill lavorano fianco a fianco per trovare il tesoro di Malcolm Rose nelle vecchie rovine di Duncally. Fra battibecchi e ripicche comprendono presto, però, che il premio più prezioso per loro non sarà l'antico oro scomparso.

Una famiglia per il duca MEGAN FRAMPTON Londra, 1844 - Vedova e con una figlia piccola, Edwina considera una benedizione aver trovato lavoro come segretaria presso il Duca di Hadlow. Ben presto il loro rapporto professionale si trasforma in amicizia, e l'amicizia in passione. Tuttavia, a causa del loro differente stato sociale, lei è costretta a prendere una decisione dolorosa.

Partita con il desiderio SABRINA JEFFRIES Inghilterra, 1830 - Per smascherare il responsabile della morte del fratello, Delia trascorre le serate nei saloni da ballo nei panni di una sciocca civetta, e le notti nelle bische della capitale travestita da ragazzo abile con le carte. L'incontro con l'affascinante Marchese di Knightford rischia però di rovinare tutti i suoi piani.

Schermaglie d'amore SOPHIE JORDAN Londra, 1852 - Il Visconte Camden fatica a ricordare un tempo in cui Lady Aurelia non sia stata una spina nel fianco. Arguta e talentuosa, Max la eviterebbe volentieri, soprattutto perché è già stato vittima di una delle sue taglienti caricature. Quando lei si spinge troppo oltre, lui decide di vendicarsi... All'interno una novella INEDITA per te.

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