Una famiglia per natale

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LOUISA HEATON

Una famiglia per Natale


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Christmas with the Single Dad Harlequin Mills & Boon Medical Romance © 2016 Louisa Heaton Traduzione di Giovanna Seniga Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2017 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Serie Bianca novembre 2017 Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2017 da CPI, Barcelona HARMONY SERIE BIANCA ISSN 1122 - 5420 Periodico settimanale n. 1766 del 28/11/2017 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 377 dello 09/02/1982 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


1 Sydney Harper confermò il suo appuntamento sullo schermo touch collocato all'ingresso del centro medico ed entrò nella sala d'aspetto. Era piena. Troppo piena. Undici delle dodici sedie disponibili erano occupate da facce che le erano note. Gente che vedeva tutti i giorni in paese. Un paio erano anche clienti del suo ambulatorio veterinario. Avevano tutti appuntamento prima di lei? Avrebbe dovuto starsene seduta per tutta la mattina in quella sala d'aspetto prima di poter vedere il dottor Preston? Anche lei aveva dei pazienti che l'aspettavano. Era un periodo dell'anno molto pesante; si avvicinava il Natale ed era ovvio che tutti cercassero di vedere il proprio medico prima delle feste. Sospirò all'idea dell'attesa inevitabile e pescò dalla sua borsetta il libro che portava sempre con sé in previsione di situazioni come quella. Si accomodò sull'unica sedia vuota e aprì il romanzo alla pagina dove era arrivata la volta precedente. Cercò di concentrarsi sul testo, ma aveva gli occhi stanchi e si ritrovò a leggere la stessa frase più e più volte perché sembrava che le parole si rifiutassero di avere un senso. Stava succedendo di nuovo. Ogni anno quando si 5


avvicinava quella data il suo corpo si ribellava e lei non riusciva più a dormire. Era una scadenza che l'aspettava come una sentenza, e il fatto che il Natale fosse alle porte non faceva che peggiorare le cose. Le sembrava che tutto fosse appena successo. Il trauma. La paura. Il senso di colpa. La difficoltà ad addormentarsi. E quindi la difficoltà a restare sveglia quando doveva. Rimaneva ore nel buio a guardare le cifre rosse dell'orologio digitale schiacciata dal senso di solitudine. Sola nel buio, senza nessuno con cui parlare! Senza nessuno che le dicesse una parola di conforto o di rassicurazione. Il primo anniversario della disgrazia si era alzata ed era rimasta sulla porta della stanza di Olivia a fissare il letto vuoto di sua figlia per tutta la notte, cercando di ricordare come era quella stanza quando risuonava di risate e splendeva di gioia. Il secondo anniversario si era alzata di nuovo e, decisa a non passare la notte davanti alla stanza vuota a fissare il vuoto, aveva cercato di fare qualcosa di utile. Si era messa a pulire. Aveva lucidato il forno nel cuore della notte finché non lo aveva visto brillare come quando era nuovo. Era una buona terapia, perché poteva prendersela con i rimasugli di cibo, lamentarsi per il dolore alla schiena che sentiva per essere stata piegata troppo a lungo, concentrarsi su un dolore fisico invece che perdersi su uno mentale. L'anno dopo, all'avvicinarsi dell'anniversario aveva deciso di prendere un appuntamento con il suo medico curante. Il dottor Preston le aveva ordinato un sonnifero e le aveva detto di tornare da lui se non le avesse fatto effetto. Al nuovo avvicinarsi dell'anniversario, anche se non aveva dubbi che il suo forno avesse di nuovo bisogno di una bella lucidata, odiava l'idea di dover tra6


scorrere tutta la notte in piedi da sola. E poi era già da un mese che aveva cominciato a dormire sempre peggio e a sentire sempre di più la mancanza di sonno. E quindi eccola lì. Quello di cui aveva bisogno era una ricetta. Se la sarebbe sbrigata in pochi minuti e poi avrebbe potuto tornare dai suoi pazienti. Doveva controllare il cane danese Fletcher dopo che una spina gli si era conficcata sotto una zampa, visitare i due nuovi furetti e vaccinare il gattino di Sara. Sapeva che avrebbe avuto altri pazienti, ma quelli erano i primi e forse erano già arrivati nella sala d'attesa del suo studio veterinario. Lo schermo posto sul muro di fronte emise un suono e lei sollevò lo sguardo per vedere se era il suo turno. Non era così, e la persona che occupava la sedia accanto alla sua si alzò. Sydney fu contenta di avere un po' più di spazio, ma quella sensazione di piacere durò poco. Dopo qualche istante, accanto a lei andò a sedersi la signora Courtauld, una pensionata sua cliente, proprietaria di un levriero. «Ciao, Sydney. Che piacere vederti. Come va?» «Signora Courtauld! Io sto bene. E lei?» «Cosa vuoi, i soliti problemi alle ossa. Sono qui perché le ginocchia mi fanno un male cane. È così da quando Prince mi ha trascinato a terra nel parco e mi son fratturata il polso.» «Ha preso una bella botta, vero?» «È così! E comunque alla mia età le giunture continuano a soffrire. Non sono più una ragazzina, capisci, ma cerco di muovermi tutti i giorni.» Sydney annuì sorridendo. «Comunque sembra ancora in ottima forma, signora Courtauld.» «Sei troppo gentile, mia cara. A casa mia ci sono degli specchi e so bene quanto sono vecchia. La pelle del collo è così arrossata e grinzosa che mi stupisco 7


che nessun contadino mi abbia ancora sparato da quanto sembro un tacchino scappato dal recinto.» Sydney rise. «Esagerata! Sarei ben contenta di avere un aspetto come il suo, se mai arriverò all'età della pensione.» «Ma sicuro che ci arriverai» sbuffò la signora Courtauld. «Quanti anni hai adesso? Trentatré? Trentaquattro?» «Trentacinque.» «Vedi? Hai ancora un mucchio di anni davanti.» La scrutò, improvvisamente preoccupata. «A meno che tu non sia qui perché c'è qualcosa che non va. Non sei ammalata, vero, Sydney?» La signora Courtauld le appoggiò con gesto materno una mano rugosa sul braccio. «Niente di grave. Solo che faccio fatica a dormire.» L'anziana donna annuì comprensiva. «Già. Si sta avvicinando di nuovo l'anniversario, vero? La piccola Olivia.» Sydney fece un gran sospiro colpita dal fatto che la signora Courtauld si fosse ricordata della data della tragedia. Quanti in paese l'avevano dimenticato? Si impose di non piangere. «Sì» rispose a bassa voce. Non voleva che gli altri presenti nella sala sentissero. «È normale. Mi succede lo stesso ogni anno quando si avvicina la data del compleanno del mio Alfred, anche se sono passati dieci anni da quando è mancato.» Fece una pausa con lo sguardo perso nel vuoto, ma riprese il controllo di sé. «L'altro giorno ho portato un po' di fiori sulla tomba di Alfred e ho pensato a te. La tomba della piccola Olivia è così vicina! Spero che non ti dispiaccia, ma ho messo un'amarillide accanto alla sua foto.» Sydney non sapeva bene cosa rispondere. L'anziana 8


donna era stata molto gentile ed era bello che Olivia fosse ricordata in quel modo. Era un po' che Sydney non andava in cimitero. Era troppo devastante per lei starsene in piedi davanti a quella pietra sapendo che sua figlia era... Sospirò di nuovo. Non doveva pensarci. La tomba era la prova che Olivia era morta e questo faceva sentire Sydney indifesa e sola, una sensazione che lei non riusciva a sopportare. Aveva scoperto che se stava lontana da quel freddo blocco di marmo, grazie ai ricordi e ai sogni poteva illudersi che sua figlia fosse ancora viva. Ricacciò indietro le lacrime e stava per rivolgere all'anziana donna una frase di ringraziamento quando lo schermo della sala d'attesa mostrò il nome del prossimo paziente. Signora Sydney Harper. Studio del dott. Jones. Sydney si alzò in fretta, ma si bloccò fissando lo schermo. Dott. Jones? Lei si era messa in lista con il suo solito medico, il dottor Preston, non con quello sconosciuto Jones. E chi era costui? Un sostituto? Un nuovo socio? Si chiese se fosse il caso di passare dalla segretaria per informarsi su cosa fosse successo, ma il medico la stava sicuramente aspettando. Se si fosse messa ad andare in giro avrebbe rischiato di perdere il turno e invece lei aveva assolutamente bisogno di quelle pillole. Si schiarì la voce e si diresse lungo il corridoio. A sinistra c'era lo studio del dottor Preston, a destra quello del dottor Jones. Davanti alla porta ebbe un attimo di esitazione. Come doveva comportarsi se il nuovo medico le avesse fatto delle domande? Non era certa di essere pronta a raccontare di nuovo quello che le era successo. Non a un estraneo. Il dottor Preston conosceva tutto. Sapeva 9


quello che aveva passato e che ancora la tormentava. Non c'era bisogno di spiegargli niente; non doveva sedersi davanti a lui e mettersi a raccontare con il rischio di scoppiare in lacrime da un momento all'altro. Un sostituto avrebbe potuto non capire, avrebbe potuto essere riluttante a scrivere una ricetta senza chiedere nulla. Prese un bel respiro e aprì la porta senza sapere cosa doveva aspettarsi. Il dottor Jones era un uomo o una donna? Vecchio? Giovane? Entrò con passo deciso, determinata a ottenere la sua ricetta e ad andarsene nel più breve tempo possibile, ma si bloccò di nuovo quando vide che alla scrivania era seduto un uomo incredibilmente bello. Per un attimo le mancò il respiro. Era una situazione del tutto inaspettata. Era entrata nella stanza pensando di trovarsi davanti una persona normale – forse qualcuno vestito con una banale camicia e una cravatta, oppure con una evidente calvizie e antiquati occhiali da vista – e invece ad attenderla c'era un tipo che sembrava una stella del cinema in tutto il suo splendore. L'uomo indossava un abito scuro di ottimo taglio, aveva gli occhi del blu più luminoso e profondo che lei avesse mai visto e l'accolse con un sorriso così smagliante che per un istante il suo cuore si mise a battere più in fretta. Da quando Alastair se n'era andato, Sydney non aveva più fatto caso agli uomini. Non le interessavano più e non cercava una nuova relazione. Perché avrebbe dovuto? Per essere criticata qualunque cosa facesse? Ma questo tizio? Questo dottor Jones? Si rese conto che continuava a guardarlo con la bocca spalancata come un pesce rosso in un acquario. 10


Si disse che doveva darsi una mossa. Scuotersi, dire qualcosa. Si girò per chiudere la porta e ne approfittò per cercare di ricomporsi. Sperava di non essere arrossita e che il medico non si fosse reso conto dell'effetto che aveva avuto su di lei. Dopotutto era solo un uomo. Solo un uomo come tanti. Aspettò di ritrovare un respiro regolare prima di girarsi. «Non vorrei sembrare scortese» disse, sperando che la sua voce risuonasse fredda e scostante. «Io... ecco io avevo un appuntamento con il dottor Preston.» Nel suo ambulatorio era entrato un angelo. Un angelo con lunghi capelli castano scuro e grandi occhi grigi colmi di tristezza. Lui sussultò, lasciò cadere la penna e cercò di sorridere. Cosa accidenti gli stava succedendo? Perché reagiva in quel modo? Lei era solo una paziente. Non si era aspettato di sentirsi nervoso così all'improvviso. Come se non avesse mai visto una paziente prima di quel momento. Aveva la gola secca e per riuscire a dire la solita frase di benvenuto fu costretto a consultare brevemente lo schermo del computer acceso sulla scrivania. Sydney Harper. Bella. Incantevole. La sua prossima paziente! Si schiarì la voce. «Sì, è vero... Il problema è che abbiamo troppe richieste di visite.» Fece una breve pausa. Lei lo fissava con aria incerta. La sua figura era nascosta da un lungo cardigan e da una gonna di tartan che le ricadeva diritta sugli stivali. Si chiese perché sembrasse così spaventata. Perché cercasse in tutti i modi di passare inosservata. 11


«Spero che non sia un problema» concluse. Lei si guardava attorno come un animale braccato. «Avrei preferito vedere il dottor Preston. Lui mi conosce. Sono una sua paziente.» Nathan si rimise a fissare il computer pensando che guardandola l'avrebbe messa ancora più a disagio. Davvero il dottor Preston la conosceva così bene? Dalla sua cartella sullo schermo risultava che era passato un anno dall'ultima visita. Cosa l'aveva spinta ad andare all'ambulatorio quel giorno? Sembrava ansiosa, tesa. Sfoderò il suo sorriso più amichevole. «Perché non si siede? Posso aiutarla? È il lavoro dei medici.» Cercò di rassicurarla, ma lei si avvicinò alla sedia davanti alla scrivania con le movenze di una gazzella che cercava di sfuggire a un leone vorace. Aspettò che si sedesse prima di rivolgere l'attenzione verso di lei. Era un po' pallida, anche se aveva le gote leggermente arrossate. Doveva avere un battito elevato e probabilmente le stava salendo la pressione. Cosa c'era che la rendeva così ansiosa? Era incuriosito, ma come medico aveva imparato che il silenzio era un ottimo modo per spingere le persone a parlare. Così attese, e in quei pochi secondi notò quanto fossero bianche le nocche delle sue dita mentre stringevano i manici della borsetta che teneva in grembo. La donna continuò per un po' a guardarsi in giro in silenzio evitando di soffermare lo sguardo su di lui. Poi finalmente si decise a fissarlo negli occhi. Aveva le guance arrossate e si morse il labbro inferiore prima di decidersi a parlare. «Ho bisogno di un sonnifero. Il dottor Preston mi ha detto di tornare a chiederglielo se ne avessi avuto necessità.» Bene. Era arrivata al punto! 12


«Ha problemi a dormire?» Lei arrossì ancora di più e distolse di nuovo lo sguardo. «Non esattamente. Senta, ho una gran fretta di tornare al lavoro. Non può scrivermi la ricetta e basta? Non vorrei fare aspettare i miei clienti.» Nathan Jones si sporse un poco in avanti verso di lei e la fissò. Era curioso di capire perché avesse bisogno di sonniferi. «Le pillole sono l'ultima soluzione. Prima di prescriverle vorrei capire il motivo per cui ne ha bisogno.» Lei sobbalzò. Si vedeva chiaramente quanto fosse allarmata. Scosse la testa. «Non ho molto tempo.» «Neanch'io. Quindi è meglio se ci sbrighiamo, no? Otto minuti per paziente passano in un attimo.» Cercava di essere distaccato, informale. Quella donna era tesa come una corda di violino. Lei lo guardò con aria impaziente. «Cosa vuole sapere?» «Mi racconti di come dorme.» Si chiese se avesse un marito che russava o che si agitava tutta la notte nel letto senza lasciarla dormire. Poi si rese conto che erano domande senza senso. Cosa gli veniva in mente di chiedere a quella donna se aveva un marito? Era solo una paziente con cui non avrebbe avuto più niente a che fare una volta uscita dal suo ambulatorio. «Cosa vuole sapere più precisamente?» «Dorme in modo regolare?» «Lavoro nell'ambulatorio veterinario dall'altra parte della strada. Qui sono il solo veterinario e quindi ho delle giornate di lavoro molte lunghe e spesso mi chiamano anche di notte. Da quando è stato costruito il nuovo quartiere sono ancora più impegnata.» «Quindi ha un mucchio di chiamate?» «Sì.» 13


Lui annuì. «E fa fatica a rilassarsi per prendere sonno?» «Sì.» «Ma quello che la preoccupa è che il suo cercapersone si metta a suonare o c'è qualcosa d'altro?» Lei lo fissò. «Guardi, il dottor Preston mi ha già ordinato quelle pillole. Sono sicura che non avrà nulla da ridire se lei me le prescrive di nuovo.» Non le andava che lui le facesse delle domande. Nathan diede un'occhiata alla sua cartella. Era vero. C'era scritto che un anno prima il dottor Preston le aveva prescritto dei sonniferi.... ...a causa della morte improvvisa della figlia tre anni prima, alla paziente sono stati prescritti dei tranquillanti... proseguiva la nota. Lui sentì un groppo alla gola. Sydney Harper aveva perso la figlia e quando si avvicinava l'anniversario della morte della sua bambina non riusciva più a dormire. Succedeva ogni anno. «Io... io. Sì. Lo vedo dalla sua cartella.» Era la cosa peggiore che potesse capitare a un genitore, e lui aveva cercato di capire quello che era fin troppo chiaro dalla relazione scritta dal dottor Preston. Doveva avere quelle pillole. Ma era giusto limitarsi a prescrivergliele? Oppure un buon medico avrebbe cercato di trovare il modo per non fargliele prendere? Potevano creare dipendenza. «Sono sicura che non avrà nulla da ridire se lei me le prescrive di nuovo» ripeté la paziente. Nathan aveva una figlia di sei anni. Anna era tutta la sua vita. Non poteva nemmeno pensare di perderla. Chissà quanto aveva sofferto quella povera donna! «Posso scriverle la ricetta, ma...» Fece una breve pausa. «Non ha mai pensato di rivolgersi a un consulente per un aiuto psicologico?» 14


1763 - Fra le braccia di uno straniero di E. Forbes Per dimenticare la fine del suo matrimonio, Luci decide di partecipare a uno scambio di abitazione, trasferendosi a Sydney per otto settimane. Nella nuova casa si aspetta di trovare quella serenità che le è mancata negli ultimi tempi... non certo un sexy straniero in camera da letto! LO SCAMBIO DI NATALE 1764 - Scintille in corsia di S. Wilson Il dottor Avery, medico militare di stanza a Tokyo, non sa resistere al fascino dell'infermiera Katsuko, soprannominata Fuoco d'Artificio per il suo carattere ribelle. Il loro rapporto non tarda a fare scintille, finché Avery si rende conto che l'unico modo per aiutare la donna di cui si è innamorato, è lasciarla. 1765 - Seduzione francese di K. Baine Da "mai più" a "per sempre"... in sei settimane! La specializzanda Lola Roberts ha finalmente rimesso in sesto la propria vita e non ha intenzione di rovinare tutto il suo primo giorno di lavoro. Ma non ha fatto i conti con il suo capo francese, il dottor Henri Benoit, la più grande distrazione che abbia mai conosciuto! 1766 - Una famiglia per Natale di L. Heaton Sydney: Ho deciso che non avrei più festeggiato il Natale. Ma l'arrivo in città di Nathan, un affascinante medico, e della sua figlioletta mi costringe a fare i conti con il passato. Nathan. Più tempo trascorro con Sydney e più mi convinco che lei sia la donna giusta per me, per creare una nuova famiglia.


Dal 19 dicembre

1767 - In vacanza col dottore di A. Andrews L'infermiera Felicity sta finalmente facendo il viaggio che sogna da una vita. Il dottor Callum sta fuggendo da un presente difficile da accettare. Nessuno dei due è alla ricerca di un'avventura, eppure la passione irrompe nel vagone del treno di lusso su cui stanno viaggiando. LO SCAMBIO DI NATALE 1768 - Intrigo in corsia di C. Marinelli Una notte fra le sue braccia e Holly non ha alcun dubbio: il dottor Daniel è l'uomo della sua vita. Peccato che lui non la pensi allo stesso modo. Daniel è infatti un playboy convinto, innamorato della propria libertà. Per convincerlo a concederle una chance, Holly ha bisogno di un piano. 1769 - Fidanzati a Natale di S. Carlisle La dottoressa Ellen Cox è volata in Sud America per liberarsi dalle catene di una vita noiosa e troppo prevedibile, ma non avrebbe mai immaginato di sostituirle con quelle ben più pericolose del desiderio per il suo nuovo, misterioso capo, il dottor Chance Freeman. 1770 - Il dono più bello di E. Forbes Jess: Sette anni dopo aver perso la testa per un ragazzo australiano e aver concepito la nostra bambina, sono tornata al Moose Ridge Ski Resort, dove tutto è cominciato. Lucas: Non ho mai dimenticato Jess e rincontrarla nei luoghi che hanno visto nascere il nostro amore, mi destabilizza.


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