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CHATSFIELD HOTEL Sinonimo di Stile, esclusività e lusso Quest’anno, da MARZO ad OTTOBRE, non perdete nemmeno un’uscita della serie
CHATSFIELD HOTEL Negli hotel più esclusivi di tutto il mondo, da Londra a Sydney, la famiglia Chatsfield e la loro ricca clientela vi coinvolgeranno in torbidi scandali e passioni travolgenti.
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Una scarpetta, un principe azzurro… il tutto nel XXI secolo! Per tutte le inguaribili romantiche, Cenerentola è tornata: siete pronte a vivere la Favola? Ho bisogno di una fidanzata! Subito. Raff Rafferty erty, rampollo di una famiglia molto facoltosa di Londra, è appena stato messo alle strette da suo nonno. Raff pensa che ci sia solo una persona in grado di aiutarlo senza volere in cambio niente: Clara Castleton. Ora si tratta solo di convincerla, ma in fondo a quale donna non piacerebbe indossare abiti da mille e una notte e gioielli d’altri tempi? Ma Clara non sembra proprio il tipo adatto…
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Jessica Gilmore
Una fidanzata in affitto
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: His Reluctant Cinderella Harlequin Mills & Boon Romance © 2014 Jessica Gilmore Traduzione di Alessia Di Giovanni Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Serie Jolly ottobre 2015 Questo volume è stato stampato nel settembre 2015 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY SERIE JOLLY ISSN 1122 - 5390 Periodico settimanale n. 2623 del 13/10/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 56 del 13/02/1982 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
1 «Se mi dice dov'è mia sorella, le do diecimila sterline.» La testa bassa davanti a lui si alzò leggermente e Raff si ritrovò a essere freddamente squadrato dagli occhi più verdi che avesse mai visto, l'espressione irresistibilmente felina, effetto sottolineato da zigomi alti e un mento a punta. Se quella donna avesse avuto una coda, l'avrebbe agitata lentamente in segno di avvertimento. Non aveva mai prestato molta attenzione agli avvertimenti. Preferiva considerarli una sfida. «Scusi?» la sua voce era fredda quanto il suo sguardo. Forse avrebbe dovuto provare a usare il suo fascino prima di offrirle del denaro, ma dubitava che quella tattica avrebbe funzionato con quella gelida gatta. La sua sufficienza avrebbe dovuto infastidirlo, essendo abituato a persone che scattavano a un suo cenno, ma ammetteva di essere intrigato. Le rivolse un caldo sorriso. «Clara Castleton?» Lei non rispose, accennando con la testa in direzione della targhetta sulla moderna scrivania di quercia. «Come può vedere. Ma non mi pare che lei si sia presentato.» «In effetti non l'ho fatto.» Raff tirò la sedia di legno dall'altra parte del tavolo e si sedette. Sapeva che il suo metro e novanta poteva in5
timidire; ne approfittava, a volte, ma ora come ora non gli sembrava il caso. Guardò meglio la donna davanti a lui: le sopracciglia precise, i capelli raccolti, il make up discreto, il tailleur. Si appoggiò allo schienale senza staccare gli occhi dal suo viso. «Sono Castor Rafferty, ma dammi del tu. Puoi chiamarmi Raff. Credo che tu conosca mia sorella...» «Oh.» Lei si sottrasse al suo sguardo intento. «La aspettavo due giorni fa» replicò formale. «Sono stato occupato a organizzare la mia partenza e a tornare di corsa in Inghilterra. Allora, puoi dirmi dov'è Polly?» Clara scosse la testa. «Glielo direi, se lo sapessi. Ma non lo so.» Raff strinse gli occhi. Non le credeva, non voleva crederle. Perché, se era la verità, era in un vicolo cieco. «Su, Clara... Posso chiamarti, Clara, vero? La breve email che ho ricevuto dice...» Sollevò il cellulare per rileggerla. Non che non ricordasse cosa diceva. «"... per qualunque emergenza puoi contattarmi tramite la Castleton's Concierge Consultancy di Clara. Complimenti per l'allitterazione, comunque..."» Lei prese il telefono e lesse il messaggio, le intriganti sopracciglia sollevate per la sorpresa. «Mi dispiace, ho un indirizzo email, niente di più.» «Ho provato a scriverle un paio di volte.» Fa' dieci volte. O venti. «Forse la leggerà, se gliela mandi tu» le suggerì speranzoso. «La mia offerta iniziale non cambia.» «Tenga pure i suoi soldi, signor Rafferty» replicò lei con voce fredda, adesso. Ma aveva alzato la temperatura di un paio di gradi, notò Raff. «Sua sorella è una mia cliente: mi ha chiesto di consegnarle le chiavi della sua casa e di continuare a occuparmi della sua gestione. È tutto quello che posso fare per lei. E, a meno che non sia un'emergenza, non manderò alcuna email.» 6
Lo stava congedando, era chiaro. E gli bruciava più di quanto avrebbe dovuto. Raff doveva subito cambiare tattica affinché Polly tornasse a stare dove doveva, a dirigere Rafferty's, il centro commerciale-icona fondato dal loro nonno. Così lui sarebbe tornato al campo. Aveva a malapena disfatto le valigie e capito quanto fosse grave la crisi umanitaria che si stava consumando nel remoto angolo del mondo in cui era, quando aveva ricevuto una email di Polly che gli ordinava di tornare a casa. Tipico dei suoi familiari, pensare che le loro questioni fossero più importanti di migliaia di vite innocenti. Eppure eccolo lì. Si guardò attorno nell'ampia stanza bene ordinata in cerca di ispirazione. Era l'opposto del suo ultimo ufficio: una tenda alla periferia di un campo profughi. Anche l'ufficio prima di quello, che era in un vero edificio, era uno stanzino, una specie di sgabuzzino pieno zeppo di casse, documenti, provviste. Chissà com'era avere tutto quello spazio... Situato all'angolo di una strada caratteristica, l'ufficio di Clara occupava il piano terra di un vecchio negozio; le vetrine erano schermate da tendine, l'insegna di metallo sostituita da una pratica targa sul muro. Se fuori sembrava il set di un film sulla vecchia Inghilterra, dentro era modernissimo. La sala enorme era dipinta di un sobrio bianco interrotto solo da alcune fotografie in cornice, anche se dietro una porta finestra aveva intravisto un cortile lastricato con dei fiori e un piccolo tavolino di metallo e delle sedie, unico tratto accogliente dell'arredo. La scrivania di Clara era addossata al muro di fronte e dominava tutta la stanza. Gli invitanti divani erano posti davanti alle vetrine e attorno a un tavolino da caffè coperto di riviste. Tutta la stanza era arredata con gusto, ma non traspariva niente della personalità della sua proprietaria. Forse era ora di sfoderare il suo charme. 7
Si tese in avanti. «Sono preoccupato per Polly, non è da lei sparire così. E se è malata? Voglio solo sapere che sta bene.» Le rivolse un sorriso. L'espressione di Clara era di pura disapprovazione. Sì, emanava ancora vibrazioni negative. «Signor Rafferty, lei e io sappiamo che sua sorella non è scomparsa. Se n'è andata dopo essersi assicurata che ci fosse qualcuno che badasse sia al suo lavoro sia alla sua casa. Non c'è alcun mistero da risolvere. Sì, forse è un po' strano.» Era il dubbio che le incrinava la voce? «Non si è mai neanche presa un fine settimana lungo. E forse è per questo che aveva bisogno di una pausa. Dopotutto Rafferty's non è anche sua?» Sfortunatamente. «È questo che ti ha detto mia sorella?» Lei arrossì leggermente. «Non capisco.» Oh, capiva benissimo. «Non ha usato le parole irresponsabile o lavativo?» La email di Polly poteva anche essere breve, ma era andata dritta al punto. Il suo punto di vista. E avevano sempre avuto opinioni diverse su parecchie questioni. Clara arrossì violentemente. Non era poi così fredda, dopotutto. Quel colore le sottolineò le guance, le ciglia nere che velavano gli incredibili occhi verdi che lo attraevano inaspettatamente. Un attimo prima era una statua di marmo, bella ma gelida. Quella vulnerabilità, invece, le dava vita. Basta!, si disse Raff. Non era lì per flirtare. Non avrebbe dovuto neppure essere lì! «Noi parliamo unicamente di lavoro» gli disse, ma senza guardarlo. «Ho giusto mezz'ora libera adesso. Posso accompagnarla a casa sua, se vuole...» No, avrebbe voluto replicare Raff. No, non gli andava bene. Niente di quella faccenda gli andava bene. Né la strana scomparsa di Polly né l'SOS in cui gli ordinava di tornare subito a casa. Come poteva aspettarsi che mollasse tutto perché la sorella andasse in vacanza? 8
Poco importava se mancava da casa da più di quattro anni. Scacciò quel pensiero. Non era utile lì, come non lo era nell'ospedale da campo di cui era il project manager. Dopotutto la sua assenza aveva dato a Polly l'opportunità che desiderava per lavorare da Rafferty's, no? E questo rendeva la sua scomparsa ancora più strana. Quel pensiero cominciò a preoccuparlo. «Signor Rafferty?» «Chiamami Raff e dammi del tu» la corresse. «Signor Rafferty mi fa sentire come se fossi a scuola.» O, peggio, al consiglio di amministrazione di Rafferty's, seduto attorno a un tavolo enorme a sorbirsi infinite presentazioni e discussioni quando avrebbe solo voluto smetterla di parlare, alzarsi e fare. «Raff...» gli disse dopo una riluttante pausa. Gli piaceva il suono del suo nome sulla lingua di Clara. Asciutto e freddo come una birra lager ghiacciata in un caldo giorno estivo. «Ti va bene se andiamo adesso?» Polly lo aveva incastrato e, finché non riusciva a capire cosa fosse successo, non aveva molta scelta. In fondo lui era ancora il vice amministratore delegato di Rafferty's e qualcuno doveva prendere in mano le redini della società. E, in assenza di Polly, toccava per forza a lui. La sorella aveva previsto tutto, ma Raff le avrebbe dimostrato che non poteva essere costretto a fare niente, non poteva essere manipolato. Però era strano... Non era da sua sorella architettare una cosa del genere. Era sempre stata la peggior stacanovista che lui avesse conosciuto. Prima avesse scoperto che cosa diamine era successo e lo sistemava, prima sarebbero potuti entrambi tornare alla loro vita. Ed era certo che la donna davanti a lui poteva aiutarlo, se fosse riuscito a farsela amica... «Okay, allora, Clara Castleton. Fa' strada.» «C'è qualcosa che non va?» 9
Clara sapeva di suonare fredda. Raff Rafferty poteva anche essere un uomo affascinante, ma lei preferiva mantenere le distanze, essere professionale, soprattutto se lui aveva un sorriso meraviglioso e degli occhi azzurrissimi. E uno sguardo intenso che la metteva a disagio, come se vedesse oltre le sue barriere, come se il suo rigoroso tailleur non lo ingannasse. E questo la irritava. Insomma era pericoloso. Prima se ne sbarazzava, meglio era. Non era un suo cliente, ma sua sorella sì. E Polly l'aveva informata sul suo conto: Raff era il bambino d'oro, il nipote preferito del nonno. Un tipo d'uomo che Clara conosceva bene. Sin troppo bene. Non era il suo tipo. Non più... Eccolo lì, appoggiato contro il suo furgoncino, col suo sorrisino strafottente sulle labbra scolpite. «Prendiamo questo?» le domandò. Clara sollevò le chiavi. «Sì, perché?» Lui squadrò il suo pratico furgoncino, il suo logo e le informazioni di contatto su una fiancata. «Immaginavo che guidassi un'auto più elegante» le confessò, facendola trasalire. «Risparmia la tua immaginazione» rispose lei. «Il furgoncino è pratico.» «Sono d'accordo.» Lui premette insieme le labbra e Clara ebbe l'impressione che stesse ridendo di lei. «Sono certa che non è quello a cui sei abituato di solito» gli disse con la voce più piatta che le riuscì. «Se preferisci camminare, ci vediamo lì.» «Non preoccuparti. Non mi faccio di questi problemi.» «Bene.» Il suo sorriso sembrava più una smorfia. Avrebbe dovuto farlo sedere nel retro, insieme agli scopettoni e i detersivi. Poi avrebbe voluto vedere se non ci fosse stato qualche problema... 10
Almeno non si era offerto di guidare, rifletté uscendo dal parcheggio e imboccando la via. Alcuni uomini non sopportavano che a guidare fosse una donna, soprattutto se si trattava di un camioncino grosso come quello. Raff, invece, era l'immagine del relax con la schiena appoggiata al sedile e le gambe stese davanti a lui. Sì, il furgoncino era pratico, ma sembrava sempre fuori posto tra le stradine di Hopeford. Ci voleva tutta la sua abilità e concentrazione per guidare lì. I viottoli a ciottoli potevano anche essere pittoreschi e piacere ai turisti londinesi, ma erano scomodissimi per i furgoni. Ma era più facile concentrarsi sulla guida che sul fare conversazione con un uomo che sembrava aver risucchiato tutta l'aria dell'abitacolo. Era sempre stato molto spazioso prima... Sfortunatamente, per lui non sembrava la stessa cosa. «Da quando Polly vive in quella casa?» Clara svoltò in una curva particolarmente stretta prima di dare una risposta concisa ma cortese. «Da circa tre anni, credo.» «Sembra tranquillo qui...» Lei lo guardò. Sapeva che lui e Polly erano gemelli e la somiglianza era evidente. Avevano i capelli lisci e biondi, anche se quelli di lui erano più disordinati rispetto all'impeccabile chignon di lei, il naso quasi greco e la bocca piena. La somiglianza, però, riguardava solo l'aspetto. Polly Rafferty era calma, lavorava sempre, sia a casa sia in viaggio verso e dalla capitale. Era educata e riservata. Clara era la persona che la conosceva meglio a Hopeford. E Clara preferiva la riservatezza di Polly al fascino e al sorrisino astuto di suo fratello. Erano qualità pericolose, soprattutto se una volta eri stata suscettibile allo stile ricco e rilassato. Sapeva fin troppo bene dove portava. Dove non voleva tornare. «Questa cittadina sta diventando sempre più famosa» 11
gli spiegò cercando di mantenere un tono neutrale. «È carina. Ci sono ottime scuole e un treno diretto per Londra.» «S... sì.» Sembrava dubbioso. «Ma Polly non ha bambini e, l'ultima volta che l'ho vista, non cercava la tranquillità a ogni costo. E, se voleva un posto carino che valesse l'affitto, poteva restare comunque a Londra. I soldi non le mancano» disse con tono e sguardo sprezzanti mentre osservava le strade pittoresche. Clara strinse con forza il volante. Avrebbe potuto raccontargli di quanti londinesi si trasferivano lì, facendo salire i prezzi degli affitti e allontanando i suoi amici più cari. Loro, almeno, apprezzavano Hopeford. «Non devi stare qui per forza» gli disse dopo un attimo. «Londra è piena di hotel.» Lui appiattì le labbra. «La chiave per capire il comportamento di Polly e farla tornare subito a casa è qui. Lo sento. Finché non saprò dov'è e come convincerla a tornare, resterò qui.» La casa di Polly era a breve distanza dallo studio di Clara: un bel cottage sulla via principale che portava in aperta campagna. Era una delle case preferite di Clara. Molti dei suoi clienti avevano comprato le nuove costruzioni nel quartiere residenziale, case enormi e piene di confort, ma che mancavano del vero fascino di Hopeford. «Caratteristico» le disse. Non era un complimento, non pronunciato con quella smorfia. «Vero?» Finse di ignorarlo. «È la zona più ambita della città, vicino alla campagna e alla stazione. C'è anche un pub a due passi.» «Quante attrattive» commentò lui con la stessa espressione annoiata. Il fastidio che le dava la stupì. Era strano, c'erano clienti peggiori che non le facevano né caldo né freddo; venti minuti con quell'uomo, invece, e avrebbe voluto 12
urlare. Ignorandolo, aprì la porta e si spostò di lato per lasciarlo entrare. Raff restò lì un attimo quasi pensando se seguirla dentro. Lei aspettò pazientemente, sollevata quando lo vide decidersi, alla fine. Sembrava fuori posto nel cottage dal soffitto basso di Polly, arredato in modo essenziale ma con gusto. Le ricche stoffe, i colori e i fiori dappertutto contrastavano con l'uomo in jeans e stivali e una vecchia sacca su una spalla. Non sembrava un ricco playboy, somigliava più a un reduce che non voleva altro che una doccia calda e un letto. «Le stanze da letto sono di sopra» gli spiegò, indicando la scaletta che portava al primo piano. «Ho fatto preparare la stanza degli ospiti. È la seconda porta sulla destra. Ha anche la doccia.» Avrebbe dovuto accompagnarlo, ma i suoi nervi le urlavano di mantenere le distanze. Le sue spalle possenti, la maglia azzurra che sottolineava il colore dei suoi occhi e la linea dei suoi muscoli... Chiuse gli occhi di scatto. Cosa accidenti stava facendo? Stava mangiando con gli occhi un cliente? Riprenditi! Forse la madre aveva ragione: forse doveva uscire, qualche volta. I suoi ormoni, a quanto pareva, erano stufi di trattenersi se scattavano per un uomo evidentemente sbagliato. Prese un profondo respiro, affondando le unghie nei palmi nel tentativo di tornare in sé. «La cucina è laggiù» disse, tornando nel corridoio e facendogli strada verso la spaziosa cucina che occupava il retro del cottage. Aveva sempre invidiato a Polly quella stanza. Era fatta per una famiglia, non per una lavoratrice single che odiava stare ai fornelli. «Ho fatto la solita spesa, ma se c'è altro che desideri, scrivilo lì.» Indicò un blocco sul frigorifero. Si voltò a controllare se l'avesse seguita e si fermò, 13
urtandolo in pieno petto e facendo subito qualche passo indietro. «Ehm... c'è una quiche di zucchine e feta nel frigo, sarà un'ottima cena.» Sentì il calore salirle alle guance e capì di essere arrossita. Indietreggiò di un altro passo, dandogli di nuovo la schiena, nascondendosi dietro la porta del frigo che aprì. «Se vuoi che Sue, la cuoca che lavora per la mia agenzia, ti prepari la cena in modo che tu debba solo riscaldarla, devi lasciare una n... nota la mattina o mandare una email, ma prima delle dieci.» Stava balbettando. E non le era mai capitato a meno che non fosse in estremo imbarazzo. Si voltò, sorrise leggermente. «Qualche domanda?» Lui accennò un sorrisetto. «C'è qualcosa che non fai?» «Tua sorella mi ha assunto per tenere la casa in ordine, la dispensa piena, per risolvere ogni problema. È una donna molto occupata» replicò stranamente sulla difensiva, cogliendo l'incredulità sul suo viso. «Offro un servizio di gestione della casa dalla A alla Z senza l'inconveniente di avere una domestica che vive insieme al proprietario di casa.» «Mia sorella ti paga anche per mettere la quiche nel frigo?» Di nuovo quel sorrisetto. Fastidioso. «Non è una quiche qualunque, è di mio padre» lo corresse. «Prima assaggiala. Nel frigo c'è anche insalata, frutta e hummus.» «Birra, patatine, carne?» «Mettili sulla lista» gli rispose restando professionale, distaccata. Doveva uscire. Prendere aria e allontanarsi da Raff. «Il pub ha anche la cucina. Puoi prendere del cibo da portare via, se preferisci qualcosa di diverso. Starai bene, vedrai.» «Sto sempre bene.» «Okay, allora.» Tacque, colpita dall'intensità del suo sguardo. Si sforzò di sfoggiare un'aria professionale. 14
«Se ha dei problemi, chiamami pure.» Gli tese il suo biglietto da visita. Raff lo prese, sfiorandole brevemente le dita. Clara ritrasse la mano come se si fosse scottata, travolta da quella sensazione. La scacciò e sperò che lui non si fosse accorto della sua reazione. «Lo farò» le disse guardandola dritto negli occhi. «Bene!» Dannazione, sembrava senza fiato. «È tutto, buona serata.» Cominciò a indietreggiare per uscire dalla cucina, a disagio. Era come se quell'uomo avesse un effetto ipnotico su di lei, neutralizzando la sua solita calma. «Oh...» Inciampò e tese una mano per reggersi, distogliendo gli occhi dai suoi. «Stai bene?» «Sì, grazie.» Benissimo, in ogni senso, soprattutto ora che non era più rapita dal suo sguardo. Confusa, adocchiò il topolino di gomma sul pavimento su cui era inciampata. «Ah, come ho fatto a dimenticarmene? Il signor Simpkins in genere mangia croccantini la mattina e quelli di pesce la sera. La sua ciotola è sotto il lavabo.» «Il signor Simpkins?» Sembrava preoccupato. «L'uomo di casa.» Sorrise dolcemente. «Spero che ti piacciano i gatti.» E oltremodo soddisfatta della sua espressione terrorizzata, Clara si allontanò.
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2622 - Un capo preso per la gola
di E. Darkins Maya, chef d'alta cucina, ha cucinato tutta la notte per poter far assaggiare i suoi piatti a Will Thomas, top manager, e lui che cosa fa? Si limita a piluccare senza far alcun apprezzamento. Lui non sa con chi ha a che fare. Caro signor Thomas, a noi due. Starà qui sino a quando apprezzerà le mie portate.
2623 - Una fidanzata in affitto
di J. Gilmore Raff Rafferty, rampollo di una famiglia molto facoltosa di Londra, è appena stato messo alle strette da suo nonno. Deve trovare una fidanzata al più presto, altrimenti ci penserà la sua famiglia. Solo una persona potrebbe aiutarlo, Clara Castleton, donna forte e indipendente, all'apparenza.
2624 - Un milionario tutto per me
di S. Lane Jessica, tornata a casa dopo una gara d'equitazione, trova ad attenderla due novità. Il nonno, morendo, le ha lasciato una montagna di debiti e Nathan Bell, affascinante milionario in vacanza. Forse la sua presenza sarà un bene per Jessica, che ha proprio voglia di distrarsi un po'.
2625 - Scoop al primo sguardo
di J. Wood Ellie Evens non sarà mai la donna di un giornalista. Ma il destino gioca spesso dei brutti scherzi. Nella sua panetteria si presenta Jack, giornalista d'assalto e vecchio amico di famiglia. Lei vorrebbe ignorarlo, ma quell'uomo è la persona più affascinante e magnetica che Ellie abbia mai visto.
dal 3 novembre 2626 - Un principe alla mia porta
di J. Faye Il principe Alexandro Castanavo delle Isole Mirraccino pensa di aver preso la decisione giusta. Quel piccolo hotel nel cuore di Manhattan sarà il suo quartier generale e l'affascinante proprietaria, Reese Harding, potrebbe aiutarlo. Non sarebbe male stare con lei giorno e notte.
2627 - Dodici appuntamenti per dirti ti amo
di S. Meier Dodici incontri, dodici feste a cui Ricky Langley dovrà partecipare. A Natale è sempre la stessa storia. E se quest'anno ci andasse accompagnato? Eloise Vaughn crede di aver capito male. Quel milionario bello e impossibile le sta chiedendo di fingersi la sua fidanzata? Perché no.
2628 - Una segretaria a Natale
di B. Hannay Per Chloe Natale vuol dire casa e famiglia. Ma quest'anno sarà molto diverso: il suo capo, Zac Corrigan, le ha appena ordinato di bloccare due biglietti aerei per Londra e un albergo super lusso in Oxford Street. Lei ancora non ci crede. Qualcuno mi dica che è uno scherzo.
2629 -Abito bianco sotto il vischio
di K. Hardy Carissa Wilde ama moltissimo il Natale e non capisce le persone che non la pensano allo stesso modo, come Quinn O'Neill. Affascinante, divertente e sempre molto disponibile, unico difetto: odia il Natale. Carissa ha una missione: fargli cambiare idea.
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