Christine Merrill
Una gentildonna spregiudicata
Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Lady Folbroke's Delicious Deception Lady Drusilla's Road to Ruin Lady Priscilla's Shameful Secret Harlequin Mills & Boon Historical Romance © 2011 Christine Merrill © 2011 Christine Merrill © 2012 Christine Merrill Traduzioni di Mariadele Scala Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici marzo 2012 maggio 2012 novembre 2012 Questa edizione Harmony Special Saga aprile 2018 HARMONY SPECIAL SAGA ISSN 1825 - 5248 Periodico bimestrale n. 106 dello 07/04/2018 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 332 dello 02/05/2005 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
Sommario
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Un conte da sedurre
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L'irreprensibile Lady Dru
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Amori e pregiudizi
Un conte da sedurre
1 Emily Longesley poteva affermare, senza tema di smentita, di non nutrire alcun rancore o antipatia verso la maggior parte delle persone, anche se iniziava a sospettare di detestare profondamente Rupert, il cugino di suo marito. Era un individuo a dir poco insopportabile. Ogniqualvolta le faceva visita al castello, si guardava attorno con un'aria di padronanza che la indispettiva. Pareva volesse controllare, valutare, misurare ogni stanza del maniero. Ancora più seccante era la consapevolezza che quel bellimbusto si sentiva autorizzato a credersi il padrone nella sua casa. Infatti, qualora lei non avesse avuto figli, Rupert avrebbe ereditato titolo e proprietà. E più tempo passava dal giorno in cui suo marito l'aveva abbandonata, più le visite di Rupert si facevano frequenti, importune e invadenti, giacché la sicurezza del caro cugino di ereditare tutto diventava ogni giorno più concreta e reale. Di recente si era informato sulla salute di suo marito con un sorrisetto sardonico sulle labbra, come se fosse a conoscenza di fatti che lei ignorava. Il sospetto che fosse la verità era decisamente avvilente. Sebbene Hendricks, il segretario di suo marito, insistesse a rassicurarla che il conte godeva di ottima salute, con la medesima ostinazione le ripeteva che Adrian non aveva alcun desiderio di comunicare con lei. Che il marito le facesse visita era da escludere e che lei si recasse dal conte era altrettanto improbabile, dato che non sarebbe stata un'ospite gradita. Le stavano tenendo nascosto qualcosa? Oppure l'avversione che 9
suo marito nutriva nei suoi confronti era autentica, come tutto sembrava indicare? Tuttavia, quel giorno Emily non riuscì a trattenersi oltre. «Rupert, non capisco perché mi guardiate in quel modo» lo affrontò. «Ho l'impressione che dubitiate delle mie parole. Se avete il sospetto che Adrian sia ammalato, potreste almeno fingere di essere dispiaciuto.» Lui le rivolse uno di quei suoi sorrisi compiaciuti che sottintendevano che l'aveva finalmente smascherata. «Non sospetto affatto della malattia di Folbroke» dichiarò, «dubito invece della sua stessa esistenza.» «Che enorme sciocchezza!» sbottò Emily. «Sapete perfettamente che Adrian esiste, eccome. Lo conoscete fin da quando eravate bambino e avete assistito alle nostre nozze.» «Sono passati quasi tre anni da quel giorno» rimarcò Rupert guardandosi attorno con aria perplessa. «Ma qui non lo vedo.» «Perché risiede a Londra per la maggior parte dell'anno» ribatté Emily. Per tutto l'anno, a dire il vero. Ma non le parve opportuno precisarlo. «Nessuno dei suoi amici l'ha visto in città e il suo seggio alla Camera dei Lord è sempre vuoto quando il Parlamento si riunisce. Non ha mai partecipato a un ricevimento né tanto meno si è visto a teatro. E tutte le volte che mi sono recato a casa sua, i domestici mi hanno detto che era uscito e che ignoravano quando sarebbe rincasato.» «Forse non desidera vedervi» osservò lei in tono soave. Se era la verità, non poteva che convenire con il suo inafferrabile sposo. «Anch'io non ho alcun desiderio di vederlo» si stizzì Rupert. «Tuttavia, per il bene della successione, esigo di avere una prova che quell'uomo respira ancora.» «Che respira ancora?» ripeté Emily esterrefatta. «Di tutte le affermazioni ridicole che avete fatto, Rupert, questa è di gran lunga la più sciocca. Siete il suo parente più stretto, che diamine! Se il Conte di Folbroke fosse morto, la notizia della sua 10
dipartita vi sarebbe stata comunicata all'istante.» «Se aveste deciso di farmelo sapere» insinuò Rupert fissandola con insistenza, come se avesse avuto la certezza che Emily sarebbe crollata sotto quello sguardo accusatorio e avrebbe finito con l'ammettere che in effetti un cadavere esisteva, ben nascosto sotto le assi del pavimento. «Se fosse accaduto qualcosa ad Adrian, non avrei esitato a informarvi. Quale motivo avrei di nascondervi la verità?» «Tutti i motivi possibili. Pensate che non abbia notato che siete voi a occuparvi della proprietà, durante la sua assenza? I domestici ricevono ordini da voi; ho visto l'amministratore e il sovrintendente rivolgersi a voi per ricevere istruzioni; e vi ho sorpreso più di una volta a esaminare i libri mastri come se foste esperta di contabilità.» Dopo tutto il tempo che aveva passato sui registri dei conti, Emily sapeva perfettamente come consultarli. E suo marito glielo permetteva, anzi, non mancava mai di esprimere il proprio apprezzamento sul suo modo di dirigere la proprietà nelle brevi comunicazioni che le faceva pervenire tramite Hendricks. «Poiché non siete ancora il conte, che importanza ha per voi?» chiese. «Perché non è normale» rispose l'altro socchiudendo gli occhi fino a ridurli a due fessure. «Non voglio che la mia eredità venga sperperata a causa della cattiva amministrazione di una donna. Ho scritto varie volte a Folbroke per esporgli i miei timori, ma finora non mi risulta che lui abbia assunto il controllo di una proprietà che gli appartiene. A quanto pare, viene qui talmente di rado che potrebbe anche essere morto. E forse lo è davvero, a giudicare da come vi comportate. Avete organizzato le cose come piace a voi, vero? Ma se Folbroke è morto e pensate di far credere a tutti che qui vi sia un padrone, vi sbagliate di grosso.» Emily trasse un profondo respiro, imponendosi di mantenere la calma di fronte a tale raffica di calunnie. Rupert era sempre stato sgradevole e offensivo, ma lei l'aveva sopportato per 11
riguardo verso il marito. Tuttavia, la sua comprensione e la sua disponibilità erano sprecate sia con Adrian sia con il suo ineffabile cugino. La pazienza aveva dei limiti, perdinci! «Le vostre accuse sono assurde e ridicole» protestò. «Non credo, madam. L'ultima volta che mi sono recato a fargli visita, i domestici mi hanno detto che era indisposto e, quando li ho costretti a farmi entrare, non ho trovato tracce di lui nella casa.» «Se fate irruzione in casa sua e maltrattate i suoi domestici, non c'è da meravigliarsi che si rifiuti di ricevervi. Il vostro comportamento è inqualificabile e il fatto che non lo abbiate visto non significa che io non lo veda. Come pensate che firmi i documenti relativi alla sua proprietà? Non posso farlo io.» A dire il vero Emily sapeva contraffare molto bene la firma del marito. E quando non era possibile ricorrere a una firma falsa, consegnava le carte al segretario di Adrian, che gliele restituiva regolarmente siglate. Tuttavia, benché sapesse che Hendricks era devoto al conte, talora aveva il sospetto che la firma sui documenti che il segretario le restituiva fosse anch'essa fasulla. Ma Rupert non le credette. «Al contrario, non ho dubbi che siate voi a firmare i documenti. Comunque, finché non accadrà un miracolo che mi farà ricevere una lettera di vostro marito, non avrò prove che è sua la firma apposta in calce ai documenti della proprietà.» «Immagino che non mi crederete, se vi dico che sono regolarmente in contatto con lui» obiettò Emily. «È ovvio che non vi credo. Suppongo sia un trucco per impedirmi di entrare in possesso di ciò che mi spetta di diritto.» La sicurezza di Rupert sull'inanità del suo matrimonio fece crollare gli ultimi baluardi della pazienza di Emily. «Questa proprietà non è vostra. Niente qui vi appartiene. L'unico proprietario è Adrian Longesley, l'attuale Conte di Folbroke e, dopo di lui, apparterrà a suo figlio» pronunciò tutto d'un fiato. «E quando avremo il piacere di vedere un erede del vostro 12
invisibile marito?» domandò Rupert scoppiando a ridere. L'idea le balenò alla mente all'improvviso ed Emily non riuscì a controllarsi. «Con ogni probabilità fra otto mesi» asserì. «Potrebbe essere anche una femminuccia, sapete. In ogni modo, Adrian mi ha assicurato che nella sua famiglia i primogeniti sono sempre stati maschi.» Visibilmente disorientato, l'altro riuscì solo a farfugliare: «Siete... siete...». «In dolce attesa, sì» confermò lei. Ora che aveva iniziato a mentire, si sentiva più forte e coraggiosa. «Non intendevo affrontare un argomento tanto intimo e delicato, di cui una signora dovrebbe tacere, ma dal momento che insistete a provocarmi con le vostre basse insinuazioni, non ho avuto scelta. In ogni modo, se fossi in voi, rifletterei attentamente prima di dire ciò che sono sicura stiate pensando e di mettere in dubbio che il bambino che aspetto sia di mio marito. Se udirò una calunnia del genere, riferirò ad Adrian con quanta scortesia vi rivolgete a me durante la sua assenza. Mio marito è stato nell'esercito, sapete, e ha ancora una buona mira, oltre a essere uno spadaccino provetto. Ed è molto protettivo nei miei confronti. Non gli farebbe piacere apprendere che qualcuno mi ha offeso.» L'ultima osservazione era la più grossa di tutte le bugie che aveva detto. Ma che importanza aveva, dopo l'annuncio della falsa gravidanza? Il volto di Rupert in quel momento era bianco a chiazze rosse e la sua bocca era contorta, quasi fosse stato colpito da un'apoplessia. Rimase muto per un lungo istante, poi borbottò: «Se è la verità, cosa di cui dubito, allora non so proprio che dire». Emily sorrise. «Oh, caro cugino Rupert, ma è semplice! Congratulazioni è la parola più adeguata alla circostanza, seguita subito da addio. Le donne nelle mie condizioni si stancano facilmente. E, ahimè, non ho più l'energia di intrattenermi con voi.» Gli afferrò la mano in un modo che sarebbe potuto sembrare affettuoso, se solo fosse stato meno energico, 13
e lo sospinse verso la porta del salone. Quando infine l'uomo ebbe varcato la soglia, lei si affrettò a richiuderla e si appoggiò contro l'anta, come se volesse impedire ad altri visitatori di entrare. All'inizio dell'incontro, quando aveva temuto che avrebbe dovuto esibire il suo inafferrabile marito, se l'era vista brutta. Ma adesso che avrebbe dovuto presentare marito e figlioletto e convincere Adrian a generare il bambino, che lo volesse o meno, si trovava in una situazione ben più ingarbugliata. Oppure no. Adesso c'era un'interessante possibilità, pensò Emily. Al momento non aveva ammiratori da incoraggiare in quella direzione. E benché non credesse di mancare di attrattive, aveva il sospetto che vi fossero cose che il leale Hendricks non avrebbe mai fatto per mantenere lo status quo. Ma se il conte aveva interesse a conservare la sua fedeltà, sarebbe dovuto tornare a casa per il tempo necessario a dimostrare che era in buona salute, se non a provare la sua virilità. Era quasi un anno che non riceveva notizie da lui. E tutte le volte che i domestici giuravano di averlo visto, la loro espressione era preoccupata, così come lo erano i loro consigli, simili a quelli di Hendricks. Insomma, tutti le ripetevano che non era necessario che si recasse a Londra a far visita a suo marito, dichiarandosi convinti che sarebbe stata la decisione più inopportuna che potesse prendere. Emily sospettava che ci fosse un'altra donna e che tutti cercassero di proteggerla dalla verità. Suo marito doveva essere andato a vivere con la sua amante, perché era parso troppo lieto alla prospettiva di lasciare la moglie per trasferirsi a Londra. Magari per mettere su casa con un'amante e una nidiata di bastardi? Stai diventando ridicola e melodrammatica, si rimproverò. La maggior parte degli uomini aveva relazioni fuori dal matrimonio e le loro consorti erano ben felici di ignorarle. Tuttavia quando i mesi erano diventati anni e suo marito non si era più fatto vedere, era stato difficile fingere che non 14
le interessasse dove fosse e che cosa facesse. In quel momento le sue preoccupazioni non riguardavano tanto ciò che Adrian poteva aver fatto in quel periodo, bensì ciò che non aveva fatto. Accettare un totale rifiuto era difficile, ma diventava intollerabile se ledeva il suo diritto a rimanere in quella casa. Dopo tre anni di residenza a Folbroke Manor, Emily considerava quel maniero suo di diritto. E se lo scriteriato che aveva sposato fosse stato considerato morto perché non si curava di farsi vedere, sarebbe stata costretta a cederlo a quell'idiota di Rupert. Sarebbe stata davvero una grande seccatura per tutte le persone interessate. Emily lanciò un'occhiata alla scrivania, pensando di scrivere una lettera al marito, dichiarando apertamente, nero su bianco, le proprie intenzioni. Ma la questione era troppo urgente e personale per correre il rischio di esporla a occhi indiscreti. Era assai probabile che Hendricks leggesse la corrispondenza del suo datore di lavoro e per nessun motivo voleva fargli sapere che si era abbassata al punto da chiedere al marito di adempiere ai propri doveri coniugali. E sarebbe stato ancora più imbarazzante se la risposta fosse finita nelle mani di qualcun altro o se non fosse arrivata. O, peggio ancora, se il marito si fosse rifiutato di accondiscendere alle sue richieste. Tutto sommato, era meglio presentarsi a Londra, piantare le tende negli alloggi di Adrian e attendere il suo ritorno. Non appena i domestici avessero capito che faceva sul serio, avrebbero acconsentito alla sua richiesta legittima di parlare con suo marito. E, non appena lo avesse visto, gli avrebbe detto che doveva accettare di metterla incinta, o, in alternativa, di provare a quell'odioso di Rupert che era ancora vivo, in modo che quel seccatore la lasciasse in pace. A quel punto entrambi sarebbero tornati alle loro vite e Adrian avrebbe potuto fingere che lei non esistesse, come sembrava desiderare. 15
2 Per la prima volta dopo tanto tempo, Emily era nella città dove si trovava anche suo marito, Adrian Longesley. Lui poteva essere a poche miglia di distanza o a pochi passi. In quel momento, pensò, poteva darsi che fosse dietro la porta chiusa della casa che aveva di fronte. Lottando contro il panico che l'aveva assalita e minacciava di sopraffarla, appoggiò il palmo della mano sul finestrino della carrozza. Avrebbe voluto essere fredda come il vetro appannato dalla pioggia. Avvertiva la vicinanza di Adrian come qualcosa di palpabile, simile alla stretta di una corda attorno a una parte vitale dentro di lei. Anche se aveva provato quella sensazione per la maggior parte della sua vita, aveva imparato a ignorarla. Tuttavia la fastidiosa oppressione al petto che le impediva quasi di respirare era tornata a tormentarla con prepotenza non appena la carrozza era giunta nei pressi di Londra. In quelle condizioni non sarebbe riuscita a parlare con calma e pacatezza, ma la sua voce avrebbe assunto toni striduli, inducendola a farfugliare o addirittura a impappinarsi e, nell'ipotesi peggiore, a pronunciare una raffica di parole. Oppure – e quella era un'eventualità che non voleva nemmeno contemplare – non sarebbe riuscita ad aprire bocca. E, se fosse rimasta in silenzio, sarebbe arrossita fino alla radice dei capelli e non avrebbe osato guardare il marito negli occhi. Poiché sapeva che Adrian non avvertiva il magico legame che li univa, il suo comportamento lo avrebbe indispettito e a16
vrebbe pensato che fosse una stupida, convinzione che, del resto, aveva nutrito fin dal giorno delle loro nozze. E l'avrebbe respinta di nuovo, prima ancora che lei riuscisse a esporgli le proprie ragioni. Se doveva comunicare con lui, Emily preferiva farlo per iscritto. Quando aveva il tempo di raccogliere i pensieri, di riflettere e ponderare, riusciva a evitare passi falsi ed esordi inopportuni e non aveva difficoltà a sostenere le proprie opinioni. In ciò era l'opposto di suo marito. Adrian infatti era sempre stato chiaro e preciso tutte le volte che si era preso il disturbo di parlare con lei. Invece le rare lettere che le aveva scritto erano state missive laconiche, infarcite di correzioni e redatte con una grafia quasi illeggibile. Emily aveva il sospetto che fosse l'abuso di alcolici a fargli tremare la mano. L'ultima lettera, però, era stata più facile da decifrare. Dopo un breve preambolo, le veniva comunicato che milord era indisposto e che perciò era stato Hendricks a scrivere per lui sotto dettatura. Emily indugiò a rimirare il proprio viso riflesso nel vetro del finestrino della carrozza, notando con soddisfazione che il suo aspetto era migliorato, nel corso degli anni. La sua pelle era diventata più chiara e i suoi capelli erano acconciati con maggior cura. Se non era stata una fanciulla leggiadra, adesso si riteneva una donna piacente, anche se non condivideva l'opinione di chi la definiva una bellezza. Tuttavia quel complimento la lusingava, infondendole una buona dose di sicurezza. Spesso le avevano detto anche che era una donna affascinante, che la sua compagnia era piacevole e la sua conversazione risultava interessante e intelligente. Ma nei confronti dell'unico uomo che aveva sempre desiderato impressionare, continuava a comportarsi come la seccante sorellina di David Eston. Era sicura che Adrian si fosse accollato una creatura sciocca e senza grazia come lei solo per lealtà verso l'amico e la sua famiglia. La sua immagine sparì all'improvviso quando il cocchiere aprì la portiera della carrozza e la aiutò a scendere a terra. Poi la 17
protesse con un ombrello mentre la scortava alla porta e bussava per lei. «Lady Folbroke!» esclamò il maggiordomo del marito quando aprì la porta, sgranando gli occhi e spalancando la bocca. «Non è necessario che mi annunciate, Abbott» lo apostrofò Emily seccamente. «Se volete chiamare qualcuno che prenda il mio mantello, troverò da sola la strada del salotto.» Poiché nessun valletto si fece avanti, sganciò il colletto e lasciò scivolare il mantello giù dalle spalle. Abbott si precipitò ad afferrarlo prima che cadesse sul pavimento. «Come volete, milady. Ma Lord Folbroke...» «Non mi aspettava» lo prevenne Emily. In quel momento Hendricks, il segretario di suo marito, comparve in fondo al corridoio e, quando la scorse, si lanciò un'occhiata dietro le spalle, come un coniglio che alla vista di una volpe cerca un rifugio in cui rintanarsi. «Lady Folbroke, non eravate attesa» osservò in tono vagamente contrariato. «Non ho dubbi in proposito, Hendricks. Se il mio caro Adrian avesse saputo del mio arrivo, sarebbe andato a caccia in Scozia o sarebbe partito per il Continente, suppongo. Si sarebbe recato ovunque, pur di non incontrarmi» rispose lei con un tono che sarebbe dovuto essere divertito, ma che suonò soltanto amareggiato. Riuscì invece a ignorare il nodo allo stomaco e la stretta al cuore che la consapevolezza di non essere gradita in quella casa le aveva procurato. Hendricks ebbe il pudore di mostrarsi mortificato, ma non tentò nemmeno di contraddirla. «Immagino sia sperare troppo che mio marito sia in casa» proseguì Emily. «È uscito, milady» confermò l'altro, reticente. «La medesima risposta che date sempre a suo cugino Rupert, il quale mi tormenta con le sue continue domande su Adrian. Vuole sapere come sta e dove si trova e questa situazione comincia a esasperarmi» scattò lei, sforzandosi di controllare il tono della voce, che stava diventando stridulo. «Se non in18
tende ricevere il suo erede, mio marito dovrà comunque accettare di parlare con me» proseguì dopo aver inalato a fondo. «Non è giusto e neppure gentile che ci eviti entrambi. Mi sono assunta di buon grado la responsabilità di occuparmi delle terre, dei contadini e dei fittavoli, oltre che di un centinaio di pecore, mentre lui se la spassa in città. Ma dover avere a che fare anche con Rupert è troppo, Hendricks. Davvero troppo.» «Capisco, Lady Folbroke» convenne il segretario in tono cortese, come se sperasse di evitare altre domande, dimostrandole un po' di comprensione. Emily non si lasciò commuovere. «Mio marito è a Londra?» chiese, fissando il segretario con palese disapprovazione. L'altro annuì, imbarazzato. «E quando tornerà a casa?» lo incalzò. Hendricks si strinse nelle spalle. «Sono sicura che sapete più di ciò che dite, Hendricks. Vi ho rivolto una domanda molto semplice ed esigo una risposta altrettanto semplice. In ogni modo, vi avverto che ho intenzione di attendere per tutto il tempo che sarà necessario. Tuttavia mi piacerebbe sapere se devo chiedere che mi preparino solo uno spuntino o se sia meglio far portare dentro i bagagli e prepararmi a un soggiorno più lungo.» «Lo ignoro, Lady Folbroke» rispose Hendricks. La sua espressione era talmente scoraggiata che la donna fu quasi tentata di credergli. «Vi avrà pur informato dei suoi programmi della giornata, quando è uscito. Stento a credere che non vi abbia detto dove andava.» «Quando fa programmi» puntualizzò Hendricks in tono amareggiato. «Anche se tiene un'agenda dei suoi impegni, di rado la rispetta. A volte si assenta da casa per poche ore, a volte per diversi giorni.» «Allora deve avere un altro alloggio» osservò lei. «È probabile, benché ignori la sua ubicazione, non essendoci mai stato. E quando torna...» L'uomo scosse mestamente il capo, l'espressione preoccupata. 19
L'onore dei Sassoni di Helen Kirkman Inghilterra, IX secolo - I Danesi infuriano sulle coste inglesi portando morte e distruzione, unico baluardo contro la rovina, i nobili guerrieri alla corte di Alfredo il Grande. Il valoroso Ash un giorno cade in un'imboscata tesagli da un traditore. A salvarlo è Gemma, che lo nasconde nella propria capanna. Il suo coraggio viene premiato, perchÊ Ash si rivela un uomo capace di rischiare tutto, persino il proprio onore, pur di salvarla e tenerla con sÊ. Durante una missione per conto del Re del Wessex, Berg si imbatte in una giovane che vaga nella foresta dopo essere sfuggita alle violenze di Kraka, un brutale capo danese. La fanciulla assomiglia molto alla donna di cui Berg era innamorato e alla quale è stato costretto a rinunciare; impulsivamente, il prode cavaliere si offre di proteggerla. Ma il crudele Kraka torna a rivendicare la sua preda. Costretta ad abbandonare le sue terre, Judith trova rifugio alla corte di Alfredo del Wessex. E il sovrano le affida una missione di fondamentale importanza: convincere il ricco mercante Einhard ad aiutarli ad allestire una flotta in grado di proteggere le coste inglesi. Di fronte al suo rifiuto, l'ingegnosa Judith decide di ricorrere a misure estreme...
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Questo volume è stato stampato nel marzo 2018 da CPI Moravia Books