Una moglie per il capitano

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STEPHANIE LAURENS

Una moglie per il capitano


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: A Buccaneer at Heart Mira Books © 2016 Savdek Management Proprietary Limited Traduzione di Laura Guerra Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2018 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici aprile 2018 Questo volume è stato stampato nel marzo 2018 da CPI, Barcelona I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 1110 del 18/04/2018 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano


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Londra, maggio 1824 Il Capitano Robert Frobisher passeggiava tranquillo lungo Park Lane, lo sguardo sulla volta verde e ondeggiante degli enormi alberi di Hyde Park. Aveva risalito il Tamigi con la sua nave, la Trident, sfruttando la marea della sera precedente e aveva attraccato all'ormeggio della Frobisher and Sons ai St. Katherine's Docks. Quando aveva finito di occuparsi di tutte le incombenze necessarie, l'orario appropriato per le visite era ormai passato. La mattina, quindi, era andato all'ufficio della compagnia vicino a Burr Street; non appena ebbe espletato le varie formalità di rito ed ebbe congedato l'equipaggio, era salito su una carrozza a nolo e si era diretto a Mayfair. Invece di farsi condurre a casa del fratello Declan, aveva chiesto al vetturino di fermarsi alla fine di Piccadilly affinché potesse prendersi qualche minuto per godersi il verde. Trascorreva così larga parte della sua vita in mare, che ricordarsi della bellezza della terra non era una cattiva idea. Con un sorriso sulle labbra, voltò l'angolo che dava su Stanhope Street. Non erano nemmeno le dieci, ma era sicuro che il fratello e sua moglie, l'incantevole Edwina, lo avrebbero accolto a braccia aperte. Era una giornata piacevole, anche se l'aria era un po' 5


frizzante, con il sole coperto a intervalli dalle nuvole grigie che attraversavano il cielo tenue. Declan e Edwina vivevano al numero 26. Osservando la strada, Robert notò una carrozza nera ferma poco lontano, accostata al marciapiede. Un brutto presentimento lo accarezzò sulla nuca con dita ghiacciate. Presto com'era, non c'erano altri mezzi parcheggiati lungo la strada residenziale. Un valletto appollaiato sul retro della carrozza lo vide; saltò subito sul marciapiede e si apprestò ad aprire lo sportello. Sempre più incuriosito, Robert osservò la scena, chiedendosi chi sarebbe sceso. Il gentiluomo che, con grazia disinvolta, uscì dalla vettura era alto quanto lui, con le spalle ampie, snello. I capelli neri incorniciavano un volto i cui tratti rivelavano l'alto rango sociale. Wolverstone. Più precisamente, Sua Grazia, il Duca di Wolverstone, conosciuto in passato come Dalziel. Poiché lo stava chiaramente aspettando al varco per parlargli, Robert suppose che il suo ruolo di comandante degli agenti segreti britannici fuori dalle isole fosse stato ripristinato. Il lato cinico di Robert non fu del tutto sorpreso di vederlo. Tuttavia il gentiluomo che, con molta meno eleganza, scese per secondo fu inaspettato. Corpulento e vestito di tutto punto, con aria schizzinosa si lisciò il panciotto e armeggiò con la catenella dell'orologio da taschino; data la sua esperienza con certa gente, Robert lo identificò come un politico. Quando si avvicinò a loro, Wolverstone annuì. «Frobisher.» Allungò la mano. Robert la strinse, quindi posò lo sguardo sul suo compagno. Lasciando la presa, Wolverstone lo indicò con un cenno aggraziato. «Permettetemi di presentarvi il Visconte Melville, primo lord dell'Ammiragliato.» 6


Robert riuscì a non sollevare le sopracciglia. «Melville.» Cosa diavolo stava succedendo? Il visconte annuì brusco, quindi prese un gran respiro. «Capitano Frobisher...» «Forse» intervenne Wolverstone, «dovremmo spostarci dentro.» I suoi occhi scuri incontrarono lo sguardo di Robert. «Vostro fratello non rimarrà sorpreso di vederci, ma per rispetto di Lady Edwina, abbiamo pensato che fosse meglio attendere il vostro arrivo in carrozza.» All'idea che il pensiero della possibile reazione di Edwina avesse il potere di influenzare tanto Wolverstone... Robert cercò di non sorridere. Sua cognata era la figlia di un duca e in quanto tale apparteneva allo stesso ceto sociale di Wolverstone, tuttavia Robert avrebbe scommesso che erano davvero pochi quelli con i quali l'uomo si sarebbe preso la briga di camminare in punta di piedi. Con la curiosità che aumentava a passi da gigante, fece strada lungo gli scalini che portavano al piccolo porticato. Era la prima volta che passava in visita in quella casa, ma il maggiordomo che aprì la porta lo riconobbe all'istante. La faccia dell'uomo si illuminò. «Capitano Frobisher.» Poi notò gli altri due ospiti e la sua espressione tornò a essere imperscrutabile. Avendo capito che non li conosceva, Robert sorrise. «Credo che questi gentiluomini conoscano mio fratello.» Non dovette aggiungere altro. Il fratello doveva aver sentito il saluto del maggiordomo e sbucò da una porta lungo il corridoio. Sorridendo, gli si avvicinò. «Robert! Bentornato!» Si diedero pacche sulle spalle, poi Declan notò Wolverstone e Melville. Si adombrò, quindi lo guardò, un interrogativo si palesò negli occhi azzurri. Robert sollevò le sopracciglia. «Stavano aspettando fuori.» «Ah, capisco.» Dal suo tono di voce, Robert intuì che il fratello non 7


sapeva se la comparsa dei due fosse foriera di buone o cattive notizie. Tuttavia con estrema cortesia diede loro il benvenuto. «Signori.» Mentre il maggiordomo richiudeva la porta, incrociò lo sguardo del duca. «Sarà meglio ritirarci in salotto.» Wolverstone piegò il capo e il maggiordomo aprì la porta alla loro sinistra. Declan invitò tutti a entrare; quando si accinse a seguirli, Robert sentì il maggiordomo che gli chiedeva: «Informo sua signoria, signore?». Senza esitare, Declan rispose: «Per favore». Accomodandosi su una delle poltrone della stanza accogliente, Robert rimase sorpreso che Declan non avesse indugiato prima di convocare la moglie a quello che era ovviamente destinato a essere un incontro d'affari... sebbene di quali affari si trattasse, non riusciva a immaginarlo. Il fratello aveva a malapena avuto la possibilità di offrire da bere agli ospiti, che la porta si aprì e Edwina entrò, portando gli uomini di nuovo in piedi. Fasciata da un abito di seta a strisce bianche e bluette, aveva l'aria felice. Sebbene il suo primo sorriso fu per Declan, l'istante successivo riversò la sua radiosità su Robert e aprì le braccia. «Robert!» Lui non poté non sorridere affettuosamente e concederle un abbraccio. «Edwina.» L'aveva incontrata diverse volte e la stimava enormemente; da subito l'aveva identificata come la donna perfetta per Declan. La baciò sulla guancia serica che gli offrì. Allontanandosi, lei lo guardò negli occhi. «Sono contentissima di rivederti! Declan ti ha detto che abbiamo intenzione di prendere questa casa come nostra residenza londinese?» Si era a malapena fermata per attendere una risposta, che subito gli domandò della Trident e dei suoi progetti per la giornata. Dopo che fu informata sulla posizione della nave e sulla mancanza di impegni, comunicò al co8


gnato che si sarebbe fermato con loro a pranzo e a cena. Passò quindi a salutare Wolverstone e Melville. L'agio che mostrò nei loro confronti dimostrò che già li conosceva. Invitati da un suo cenno aggraziato, si riaccomodarono tutti sulle poltrone e sul divano, quindi dedicarono alcuni minuti ai convenevoli di rito, guidati, ovviamente, da Edwina. Notati gli sguardi sorridenti che lei regalò a Declan, e visto l'effetto che avevano sul fratello, Robert provò una fitta di invidia. Non che desiderasse Edwina; gli piaceva, ma possedeva una personalità troppo forte per i suoi gusti. Declan aveva bisogno di una donna del genere che bilanciasse il suo carattere, ma lui era diverso. Lui era il diplomatico della famiglia, attento e cauto, mentre i tre fratelli erano attaccabrighe sconsiderati. «Bene.» Soddisfatta di quello che Wolverstone si era degnato di raccontare della famiglia, Edwina intrecciò le mani in grembo. «Data la vostra presenza, signori, credo sia meglio che Declan e io raccontiamo a Robert come abbiamo trascorso le ultime cinque settimane e che spieghiamo la missione e quello che abbiamo scoperto a Freetown.» Missione? Freetown? Robert aveva creduto che mentre lui era dall'altra parte dell'Atlantico, Declan e Edwina fossero rimasti a Londra. Edwina sollevò un sopracciglio in direzione di Wolverstone. Con un'espressione imperturbabile, il duca chinò il capo. «Direi che sarebbe la maniera più veloce.» A Robert non sfuggì la nota di rassegnazione nel tono di voce di Wolverstone. Era sicuro che l'avesse notata anche lei, che però regalò al duca un sorriso di approvazione, quindi posò lo sguardo luminoso sul marito. «Dovresti cominciare tu.» Serissimo, Declan obbedì. Insieme, il fratello e la cognata gli raccontarono una storia che lo tenne inchiodato alla poltrona. 9


Che Edwina si fosse imbarcata da clandestina e avesse accompagnato Declan nel suo viaggio a sud non lo sorprese. Tuttavia quella della situazione sconcertante a Freetown – e del pericolo che li aveva perseguitati e che, al di là di ogni possibile previsione, aveva raggiunto e toccato Edwina – fu una storia che lo catturò. Quando lei concluse rassicurandolo che era uscita indenne dagli eventi dell'ultima nottata a Freetown, Robert non ebbe più alcun dubbio sul perché Wolverstone e Melville lo stessero attendendo al varco per intercettarlo. Melville sbuffò e confermò la sua ipotesi. «Come potete vedere, Capitano Frobisher, abbiamo un disperato bisogno di qualcuno che vada a Freetown il prima possibile e che continui l'indagine.» Robert lanciò uno sguardo a Declan. «Immagino che il compito rientri nel nostro... solito rapporto con il governo?» «Esatto.» Wolverstone lo guardò negli occhi. «Ci sono davvero pochi altri che potrebbero portare a compimento questo incarico e nessuno che abbia una nave veloce in porto.» Robert annuì. «Va bene.» Si trattava di un viaggio diverso dai suoi soliti trasporti di diplomatici – o di segreti – ma ne capiva il bisogno. Ed era già stato a Freetown. Guardò Declan. «È per questo che non c'erano ordini per me all'ufficio?» Ne era rimasto sorpreso; la richiesta per i suoi servizi era di solito così frequente che la Trident raramente rimaneva libera per più di pochi giorni e Royd con la sua Corsair spesso si occupava delle richieste in eccesso. Declan annuì. «Wolverstone aveva informato Royd che il governo avrebbe avuto bisogno di un altro di noi non appena la Cormorant fosse rientrata e, per un caso fortuito, stavi arrivando tu. Ho ricevuto una lettera da Royd e ce n'è una per te in biblioteca. Siamo dispensati dagli altri incarichi e dobbiamo destinare i nostri servizi alla Corona.» 10


Robert annuì. Batté le dita sul bracciolo della poltrona mentre scandagliava tutto quello che Declan e Edwina avevano rivelato, aggiungendovi i commenti secchi di Wolverstone e le poche parole pronunciate da Melville. «Vediamo se ho capito. Sono scomparsi quattro ufficiali in servizio, uno dietro l'altro, insieme ad almeno quattro ragazze e a un numero imprecisato di altri uomini. Le scomparse sono avvenute in un arco di tempo di quattro mesi e i pochi casi che sono stati discussi con il Governatore Holbrook sono stati da lui dichiarati infondati, perché a suo dire gli uomini coinvolti erano andati in cerca di fortuna nella giungla. Inoltre sono spariti diciassette bambini dei quartieri poveri, svaniti grossomodo nello stesso periodo, ma Holbrook ha ignorato la loro scomparsa asserendo che erano scappati di casa.» «Al momento non ci sono elementi per dire se Holbrook stia insabbiando le indagini perché è coinvolto o se invece il suo atteggiamento nasce da tutt'altra convinzione non criminale. Malgrado ciò, Lady Holbrook ha dimostrato di essere coinvolta ed è improbabile che sia ancora nell'insediamento, ma c'è da verificare se Holbrook ricopre ancora il suo incarico. Se dovesse esserci, allora lo considereremo innocente, o perlomeno ignaro di quello che si cela dietro le scomparse.» Robert sollevò un sopracciglio rivolgendosi a Wolverstone. «Giusto?» Il duca annuì. «Non ho mai incontrato Holbrook, ma da quello che sono riuscito a scoprire, non sembra il tipo da essere coinvolto. Potrebbe tuttavia essere il genere di ufficiale che si rifiuta di agire finché la dura verità non gli viene sbattuta in faccia.» Robert aggiunse quella sfumatura al suo mosaico mentale. «Per continuare, nel caso degli adulti scomparsi, ci sono buoni motivi per credere che siano selezionati in qualche modo e che la partecipazione alle messe del prete locale Obo Undoto faciliti la selezione. Non sappiamo come vengano presi i bambini, ma sappiamo che non c'è legame con le messe.» 11


Declan si mosse. «Non possiamo nemmeno affermare che i bambini siano stati rapiti dalla stessa gente o per lo stesso motivo degli adulti.» «Ma dal momento che oltre agli uomini sono state rapite anche delle ragazze» intervenne Edwina, «c'è quantomeno la possibilità che tutte le vittime, bambini e adulti, siano... sfruttati in qualche maniera. Dagli stessi malviventi.» Dopo un attimo di pausa, Robert disse: «Sia che i bambini finiscano nello stesso posto o meno, viste le affermazioni della sacerdotessa – nessuna delle quali si è rivelata infondata, perciò supponiamo che abbia ragione – Undoto e la sua chiesa sono chiaramente il punto di partenza più ovvio da cui partire per trovare una pista». Non obiettò nessuno. Dopo aver considerato per un attimo il quadro che stava prendendo forma nella sua mente, Robert continuò. «Se ho capito bene, la sacerdotessa vudù Lashoria, il Reverendo Hardwicke e sua moglie, il vecchio marinaio Sampson e Charles Babington secondo voi...» Guardò Declan e Edwina. «... sono fonti sicure.» Annuirono entrambi, poi Declan affermò: «Sono possibili alleati e potrebbero essere disposti ad avere parte attiva nell'indagine. Soprattutto Babington. Credo nutra un interesse personale nei confronti di una delle ragazze scomparse, ma non ho avuto modo di approfondire la faccenda. Tuttavia dispone di risorse all'interno dell'insediamento che potrebbero rivelarsi utili». Melville si schiarì la voce. «C'è anche il Viceammiraglio Decker. Non abbiamo motivo di credere che sia coinvolto in qualunque crimine efferato sia in atto nella colonia.» Guardò in cagnesco Declan. «Consegnai a vostro fratello una lettera con la quale richiedere il suo aiuto. Credo di averla redatta in termini generali, perciò varrà per voi come sarebbe valsa per lui.» Declan annuì. «Decker non era in porto mentre ero a Freetown. Ho ancora la lettera. Te la darò.» Robert non si lasciò ingannare dal tono noncurante 12


del fratello; nemmeno lui si sarebbe scapicollato per chiedere favori a Decker. Anzi, sperava che il viceammiraglio rimanesse in mare durante la sua permanenza nell'insediamento. «In ogni caso» intervenne Wolverstone, «non posso sottolineare abbastanza quanto sia fondamentale che qualunque cosa accada durante la missione, non dovete assolutamente allertare i malfattori dell'interesse ufficiale sulla faccenda. Dobbiamo proteggere la vita dei prigionieri. Nessuno di noi vuole mandare una squadra di soccorso che trovi solo cadaveri. Siccome non possiamo sapere con certezza quali membri delle autorità locali siano coinvolti e quali al contrario siano fidati, dovrete agire in incognito.» Robert annuì secco. Più considerava quello che aveva sentito e più l'idea di rimanere in incognito gli sembrava la scelta più saggia. «Quindi, capitano» disse Melville con vigore, «abbiamo bisogno che andiate a Freetown, seguiate la pista aperta da vostro fratello e scopriate tutti i dettagli del piano criminale.» L'espressione di Melville era un miscuglio di belligeranza e supplica. Robert riconobbe i tratti di un politico che si trovava di fronte a una minaccia fuori dal proprio controllo. Prima che potesse ribattere, Wolverstone intervenne con calma: «In realtà, no. Non possiamo chiedervi di scoprire ogni particolare». Con la coda dell'occhio, Robert vide Melville che mostrava disappunto mentre fissava Wolverstone che, in quella faccenda, era a tutti gli effetti suo mentore. Come se fosse ignaro dell'angoscia che stava provocando, il duca procedette con calma. «Dato che i rapitori sono mercanti di schiavi, allora possiamo dedurre che a Freetown, come più in generale nella regione, questi mercanti operino da un accampamento. È qui che terranno i prigionieri finché non ne avranno raccolto un numero sufficiente da consegnare ai mandanti che stanno ri13


fornendo. Inoltre l'accampamento è di sicuro fuori dai confini della colonia, da qualche parte nella giungla.» Wolverstone si girò verso Declan che, con espressione impassibile, annuì. Il duca allora continuò, riportando lo sguardo su Robert. «Per questo motivo, è improbabile che la missione si possa compiere in sole due fasi. Ne serviranno molte per scoprire ciò di cui abbiamo bisogno, il tutto senza allertare i malfattori coinvolti. Vostro fratello e Lady Edwina ci hanno consegnato i primi indizi fondamentali. Hanno scoperto che le messe di Undoto fanno parte del piano criminale e ci hanno mostrato il nesso con i mercanti di schiavi. Hanno inoltre confermato che le massime autorità nell'insediamento sono coinvolte, un fattore che non dobbiamo dimenticare. Se Lady Holbrook era stata corrotta, di sicuro lo sono stati anche altri.» Lo sguardo di Wolverstone volò su Melville, che sebbene avesse l'aria scontenta, non intervenne. «Perciò» continuò Wolverstone, «la vostra missione è quella di confermare il nesso tra i mercanti di schiavi e Undoto e, seguendo gli schiavisti, di identificare la posizione dell'accampamento. I vostri compiti sono questi: localizzare il campo e ritornare. Non dovrete seguire nient'altro oltre la pista, per quanto ciò possa tentarvi.» «Capisco che questa direttiva non sarà facile da mettere in pratica... io non provo gioia a impartirla. Tuttavia, per salvare tutti i prigionieri, è necessario che scopriamo l'ubicazione dell'accampamento. Se doveste proseguire ed essere catturato a vostra volta... per farla breve, le vittime non possono permetterselo. Se veniste catturato, noi non lo scopriremmo finché il vostro equipaggio non rientrasse a riferircelo e anche allora non ne sapremmo più di quanto ne sappiamo adesso: non abbastanza per salvare le persone rapite.» Wolverstone si girò a guardare Melville; quando tornò a voltarsi verso Robert, i suoi tratti si erano irrigiditi. «Dividere una missione in più fasi potrà sembrare una maniera lenta di procedere, ma è una maniera sicura e le 14


vittime meritano il nostro massimo sforzo per liberarle con successo.» Robert annuì. «Individuerò l'accampamento dei mercanti di schiavi e vi porterò ogni informazione.» Semplice. Chiaro. Non trovava motivo di discutere. Era lieto che la missione avesse uno scopo così definito. Wolverstone chinò il capo. «Grazie. Vi lasciamo ai preparativi.» Melville si alzò e gli allungò la mano. «Quanto tempo ci vorrà per predisporre la nave?» «Pochi giorni.» Mentre tutti si avviavano alla porta, Robert pensò all'organizzazione. Si fermò sull'uscio. «Manderò la Trident a Southampton per l'approvvigionamento. Dovrei essere in grado di salpare fra tre giorni.» Melville sbuffò, ma non aggiunse altro. Dalla sua espressione, Robert intuì che era più preoccupato per la situazione a Freetown di quanto non lo fosse Wolverstone. Dopotutto il duca non aveva alcuna responsabilità da assumersi, mentre Melville, da primo lord dell'Ammiragliato, aveva la testa sul ceppo del boia, almeno politicamente, forse anche socialmente. Robert tornò alla poltrona di fronte al divano. Mentre Declan e Edwina salutavano gli ospiti, ripassò tutto quello che gli era stato riferito. Quando il fratello e la cognata rientrarono in salotto e si sedettero, li guardò entrambi. «Adesso raccontatemi tutto.» Come aveva previsto, i due gli rivelarono molto di più sulla società di Freetown, sui personaggi che anche in piccola parte avevano avuto un ruolo nel loro dramma, sulle viste, i suoni e i pericoli dei quartieri poveri e su tanto altro ancora che, lo sapeva bene, si sarebbe potuto dimostrare utile, forse anche decisivo, una volta che si fosse trovato nell'insediamento. Trascorsero ore e nessuno se ne accorse. Quando gli orologi batterono l'una, si diressero nella sala da pranzo e continuarono a parlare durante il lauto 15


pasto. Robert sorrise beato quando vide i vassoi che venivano serviti. «Grazie» disse rivolto a Edwina. «Il cibo a bordo è buono, ma è bello mangiare davvero bene quando si può.» Più tardi tornarono alla comodità del salotto. Avendo esaurito tutti i fatti e le ipotesi relative, giunsero a porsi la domanda più importante, quella dello scopo che si celava dietro le strane scomparse. Sbracato sulla poltrona, con le gambe allungate e le caviglie accavallate, Robert si puntò le dita sotto il mento. «Hai detto che Dixon è stato il primo a sparire. Visto che è un artificiere con una certa reputazione, e presupponendo che sia stato scelto per le sue competenze, concordo con voi nel dire che l'impresa in cui sono coinvolti i malfattori sia una miniera.» Seduto comodo sul divano di fianco a Edwina, Declan annuì. «Che cosa estraggono? Tu conosci la zona meglio di me. Che cosa è più probabile?» Declan intrecciò le dita con quelle di Edwina. «Oro e diamanti.» «Immagino che non si trovino insieme, quindi quale fra i due?» «Scommetterei sui diamanti.» Robert portava grande rispetto per le intuizioni del fratello. «Perché?» Declan guardò Edwina. «Ho pensato al perché i rapitori abbiano scelto di prendere ragazze e bambini. I bambini vengono spesso sfruttati nelle miniere d'oro per raccogliere i frammenti di metallo. Potrebbero essere altrettanto utili nell'estrazione dei diamanti. Ma le ragazze? Non riesco a immaginare alcun ruolo per loro nell'estrazione dell'oro. Ma in quella dei diamanti in quella regione?» Tornò a guardare Robert. «I diamanti lì si trovano in concrezioni, incrostati con altri minerali. Separare i minerali dalle pietre è un lavoro certosino... non tanto di precisione, ma che richiede la capacità di lavorare su 16


oggetti molto piccoli. Delle ragazze dalla vista buona potrebbero ripulire le gemme grezze abbastanza da ridurne la grandezza e il peso così che il prodotto finale, pur mantenendo il suo valore, possa essere riposto in spazi ridotti... facile da contrabbandare, anche per posta. Se dovessi tirare a indovinare, direi che i malfattori hanno trovato un pozzo di diamanti e stanno estraendo quante più pietre possibile prima che qualcun altro venga a sapere della scoperta del giacimento.» Più tardi quello stesso giorno, in una taverna a Freetown situata in un vicolo laterale di Water Street – un'area frequentata da impiegati e commercianti e altri avventori più scalcagnati – un uomo vestito leggermente meglio degli altri avventori se ne stava seduto a un tavolo nell'angolo sul retro della stanza poco illuminata a centellinare una birra. La porta della taverna si aprì e un altro uomo entrò. Il primo alzò lo sguardo. Osservò mentre il secondo, anche lui vestito meglio della normale clientela del locale, ordinava un boccale di birra all'oste, per poi attraversare la sala diretto al tavolo. I due si salutarono con un cenno del capo, ma non profferirono parola. Il secondo prese uno sgabello e si sedette, quindi bevve un bel sorso di birra. Il rumore della porta che si apriva lo raggiunse. Dava le spalle all'entrata. Guardò quindi l'altro: «È lui?». Il compagno annuì. Attesero entrambi in silenzio finché il nuovo arrivato non ebbe preso una birra e si avvicinò loro. Appoggiò il bicchiere sul piano graffiato del tavolo, quindi passò in rassegna gli altri avventori nel locale prima di prendere uno sgabello e sedersi. «Smettila di fare quella faccia colpevole.» Il secondo tizio bevve un altro sorso di birra. «Dici bene.» Il terzo arrivato, più giovane degli altri, afferrò il proprio boccale. «Non sei tu quello che ha uno zio come suo diretto superiore.» 17


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