MANDA COLLINS
Una scandalosa ereditiera
Immagine di copertina: ILINA SIMEONOVA/Trevillion Images Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Heiress's Guide to Deception and Desire Forever Hachette Book Group, Inc. © 2021 Manda Collins Traduzione di Rossana Lanfredi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2022 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special maggio 2022 Questo volume è stato stampato nell'aprile 2022 da CPI Moravia Books I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL ISSN 1124 - 5379 Periodico mensile n. 321S del 12/05/2022 Direttore responsabile: Sabrina Annoni Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/06/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
Dedica
A zia Dee, che ama le belle storie. E a Stephen Catbert e Charlie P. Underbite. Mi mancate.
1 Londra, 1867 Sala da tè Applegate «Si comportano come se non avessi vissuto da sola e non fossi stata padrona della mia vita durante tutto l'anno che hanno trascorso a Parigi.» Miss Caroline Hardcastle posò la tazza con più veemenza di quanto avesse voluto e il rumore deciso della porcellana contro il piattino parve echeggiare nella sala da tè. «Mia cara» replicò in tono confortante Lady Katherine Eversham, «sapevi che avresti dovuto affrontare un periodo di adattamento subito dopo il loro rientro, no?» Caro, che viveva nell'elegante dimora di famiglia in Belgrave Square, si era abituata alla libertà che le era stata concessa durante il soggiorno dei genitori all'estero, e ora il loro ritorno le pareva più soffocante di quanto avesse previsto. «Non è che non voglia loro bene.» Caro sospirò frustrata. «Io li adoro, certo che li adoro. Ma mia madre ha quel modo di esprimere la propria disapprovazione su un mio cappello o un vestito senza pronunciare nemmeno una parola. E se non mi cambio, stringe le labbra, poi mi obbliga a subire le sue occhiate di traverso fino a che non riesco più a sopportarlo e devo scegliere un altro completo, che lo desideri o meno.» 7
Kate sollevò un sopracciglio scuro. «Però con tuo padre vai abbastanza d'accordo, non è così?» Prima che gli Hardcastle partissero per la Francia, Caro era stata molto vicina al padre. Nonostante le obiezioni della moglie, l'uomo aveva condiviso con la figlia molti aspetti dei suoi affari, che consistevano nel produrre cibo in scatola. A Caro era persino venuta l'idea di scrivere un libro di ricette usando gli Hardcastle Fine Foods. Tuttavia, forse perché si era abituata a fare ciò che voleva senza consigli o interferenze da parte dei genitori, Caro ora trovava invadenti anche le innocenti domande del padre su dove intendeva trascorrere le vacanze. A peggiorare la situazione, poi, la lontananza aveva creato fra loro una distanza persino per quel che riguardava la gestione degli affari. «Sì, ma al momento anche lui mi risulta insopportabile» confessò. «È come se, durante la loro assenza, io abbia attraversato il ponte dalla fanciullezza all'età adulta e ora loro stiano tentando di riportarmi nella nursery. Se non altro prima mio padre mi trattava come se fossi sufficientemente intelligente da comprendere l'attività di produzione. Ora si limita a seguire la guida di mamma e mi relega al ruolo di preziosa e delicata creatura da coccolare.» Kate bevve un sorso di tè. «Credo che forse tu sia pronta per vivere da sola, cara.» Caro fissò i resti del tè sul fondo della sua tazza. Kate non aveva torto. Aveva superato da un pezzo l'età nella quale la maggioranza delle giovani signore si sposava e metteva al mondo bambini. C'era stato un tempo, soltanto pochi anni prima, in cui si era creduta sulla strada giusta per sposare un uomo che persino la sua esigente madre aveva approvato. Lord Valentine Thorn, però, si era rivelato più attaccato alle opinioni della propria aristocratica famiglia che a lei. Dalla morte del fratello, aveva ereditato il titolo di cortesia di Visconte Wrackham e ora era l'erede di8
retto del ducato del padre. Circostanza che, Caro ne era certa, doveva averlo reso ancora più dipendente dai giudizi della famiglia. «Hai ragione, naturalmente.» Si appoggiò allo schienale della sedia, tutto a un tratto esausta. «Ma non mi permetteranno mai di andarmene di casa, per quanto io lo desideri. Anche se il denaro è soltanto mio, non posso tagliare i ponti con i miei genitori, cosa che invece sarebbe necessaria – emotivamente, se non finanziariamente – per vivere da sola.» «Non è quello che intendevo e tu lo sai.» Gli occhi di Kate sorridevano, però le sue labbra erano serrate in una smorfia di esasperazione. «Non so cosa sia accaduto fra te e Val, tuttavia non dovresti lasciare che quella storia ti impedisca di trovare la felicità con qualcun altro, se è ciò che vuoi. Prima di incontrare Andrew, io credevo che non avrei lasciato entrare mai più un uomo nella mia vita e guardaci ora!» Come a dare più enfasi a quelle parole, la pallida luce del sole di un pomeriggio di aprile londinese si rifletté sullo zaffiro nuziale che portava al dito. «Non lascio certo che Valentine mi impedisca di essere felice con un altro» replicò Caro con una risata, anche se una parte molto nascosta di sé si domandò se quella era la verità. «È solo che in questi ultimi anni sono stata molto occupata. Ho scritto libri di cucina. Ho collaborato con la nostra rubrica. E ora c'è il salotto letterario della Guida per signore. Non so nemmeno come ho trovato il tempo di irritarmi per il ritorno dei miei genitori. A dirla tutta, è stupefacente che abbia potuto vederti, questo pomeriggio.» Se Kate percepì la nota di disperazione nella voce dell'amica, non ne diede segno, limitandosi a sorridere con comprensione. «Sì, hai avuto molto da fare e ti ringrazio ancora per esserti assunta la guida del salotto. Io non avrei potuto farlo, considerati i recenti cambiamenti al giornale.» 9
Kate era proprietaria della London Gazette, sulla quale le due amiche pubblicavano la loro rubrica, la Guida per signore alla difesa dal crimine e dal delitto. «Vorrei che avessi il tempo di partecipare a molte più delle nostre riunioni» dichiarò Caro. Dopo che persone entusiaste della rubrica avevano scritto loro dell'interesse che nutrivano per i romanzi che trattavano di crimini e misteri, a Caro era venuta l'idea del salotto letterario. Le era sembrata una naturale evoluzione passare dal discutere, nella rubrica, dei pericoli reali che correvano le donne, al parlare di quelli romanzati che si trovavano in libri come La donna in bianco e Il segreto di Lady Audley. Alla società elegante piaceva fingere che simili opere fossero stravaganti e non avessero alcuna somiglianza con la realtà, ma Caro, Kate e i loro lettori sapevano che non era così. Il salotto intendeva offrire alla loro platea un luogo dove tutti potessero discutere dei loro libri preferiti in un ambiente nel quale si sentissero a proprio agio. «Non devi leggere il libro se non ne hai il tempo. Prima che ne parliamo, passiamo almeno mezz'ora a chiacchierare degli ultimi eventi in città. E chi potrebbe essere maggiormente informata sull'argomento della proprietaria del giornale più in voga a Londra?» «Forse presto riuscirò a venire» replicò Kate con aria pensierosa. «Mi piacerebbe conoscere tutti i nuovi partecipanti.» La loro conversazione venne interrotta dalla proprietaria della sala da tè, Mrs. Jean-Marie Applegate, che portò loro un piattino di delicati pasticcini. «Grazie, signore, per essere venute oggi» le salutò con il suo melodioso accento della nativa Giamaica, posando il piatto al centro del tavolo. Poi il tono si fece canzonatorio. «Ma non è da voi bere il tè senza nessun dolce a completarlo. Quando Annie me lo ha detto, sono dovuta venire a vedere con i miei occhi.» 10
Caro ridacchiò. «Non temete, Jean-Marie, adoriamo come sempre la vostra pasticceria. Il fatto è che stiamo aspettando che un'amica ci raggiunga e, nel frattempo, abbiamo pensato di bere soltanto il tè.» Le rughe di preoccupazione sulla fronte della proprietaria si appianarono. «Ah, grazie al cielo! Non sarei più stata capace di camminare a testa alta se l'esperta di cucina rifiutasse i miei dolci cucinati alla perfezione.» Nei suoi occhi scuri brillò una luce impertinente. Lei e Caro erano diventate amiche non appena la sala da tè era stata aperta e, sebbene condividessero molte idee sull'arte culinaria, amavano prendersi reciprocamente in giro quando non erano d'accordo su una certa tecnica o sull'uso di alcuni ingredienti. «Io, per quel che vale» affermò Kate, prendendo uno dei pasticcini dorati, «sono lieta che lo abbiate notato. Questi sembrano deliziosi e devo dire che il profumo che viene dalla cucina ha cominciato a tentarmi dal momento in cui mi sono seduta.» «Godetevi i pasticcini, Lady Katherine.» Jean-Marie le sorrise. «Ce ne saranno altri non appena arriverà la vostra amica. Fate un cenno ad Annie quando sarete pronte.» Una volta che Jean-Marie si fu congedata, Caro guardò l'orologio puntato sul corpetto del suo vestito e corrugò la fronte. «Non è da Effie fare tardi. Mi chiedo che cosa possa trattenerla.» Miss Effie Warrington, che Caro aveva conosciuto grazie al salotto letterario e aveva in seguito presentato a Kate, era al momento una delle più acclamate attrici di Londra. A dispetto dei diversi ambienti sociali in cui erano cresciute, le due donne amavano gli stessi libri ed Effie era stata una delle prime a scrivere a Caro e Kate del proprio entusiasmo per la loro rubrica Guida per signore. Gli argomenti della misoginia e del crimine rivestivano un particolare interesse per lei, forse a causa della sua professione. 11
Caro ed Effie avevano anche scoperto di avere gli stessi gusti in fatto di moda e mercerie. Effie si era dichiarata particolarmente felice del loro appuntamento di quel giorno perché, aveva detto, le serviva una breve pausa prima di interpretare Ofelia nella prima di Amleto. Era perciò strano che fosse in ritardo, lei che era sempre stata puntuale. «Forse è successo qualcosa a teatro?» domandò Kate, gli occhi preoccupati. «O non è potuta venire via?» Ma Caro sapeva che Effie avrebbe avvertito qualora non fosse potuta venire. Le due amiche discutevano se andarsene, quando i campanellini sulla porta d'ingresso tintinnarono. Caro guardò in direzione dell'entrata pensando di vedere l'amica, ma riconobbe invece la cameriera di Effie, Miss Lettie Smith, che scrutava la sala prima di camminare a passo svelto verso di lei. «Vi chiedo scusa, Miss Hardcastle» esordì la giovane nel momento in cui arrivò al loro tavolo, «però sapevo che la mia padrona avrebbe dovuto vedervi questo pomeriggio e ho pensato che forse voi o Lady Katherine sapeste che cosa fare... considerato che suo marito è un poliziotto. Si tratta di Miss Warrington.» Lettie si fermò a prendere fiato, prima di pronunciare in un singhiozzo le parole successive. «È... è scomparsa.» Caro, che si era alzata non appena aveva visto la cameriera, le circondò le spalle con un braccio e la guidò verso un tavolo appartato in un angolo più tranquillo della sala da tè. Alle sue spalle udì anche Kate alzarsi e sussurrare ad Annie, la cameriera che le serviva, che si sarebbero spostate e avevano bisogno di altro tè. Notando che Lettie esitava a sedersi, Caro disse con gentilezza: «Vi prego, unitevi a noi, cara, e bevete una tazza di tè. Dovrete spiegarci la situazione e penso proprio 12
che alla vostra padrona non piacerebbe che il resto dei clienti di questa sala sentisse». Dopo che anche Kate le ebbe raggiunte e Lettie si fu accomodata con una tazza fra le mani tremanti, Caro annuì. «Ora diteci che cosa vi porta qui. Cosa intendete quando affermate che Effie è scomparsa?» «Proprio questo.» Lettie stringeva la tazza con entrambe le mani. «Questa mattina è andata a teatro per una prova dei costumi per l'Amleto. Prima di uscire mi ha detto che sarebbe tornata in tempo per cambiarsi e incontrarsi con voi due da Applegate. Ma, all'ora di pranzo, vedendo che ancora non era a casa, sono andata alla porta per aspettare la sua carrozza e ho trovato il suo giovane amico, Mr. Francis Thorn, accasciato sugli scalini dell'ingresso con una ferita sanguinante alla testa.» Caro riconobbe subito il nome. Sapeva che Effie vedeva qualcuno, tuttavia non aveva capito che il Frank a cui aveva accennato era proprio Francis Thorn, il cugino di Lord Valentine... cioè, del Visconte Wrackham. In città si diceva che alcuni dei cugini paterni del suo amato di un tempo non fossero tipi raccomandabili, però lei non sapeva se tra costoro rientrasse anche Mr. Thorn. «Perché mai Mr. Thorn si trovava sugli scalini della vostra casa?» Caro si accigliò. «Effie lo aspettava?» «No, signorina.» La cameriera scosse il capo con veemenza. «Mr. Thorn ha preso l'abitudine di accompagnare a casa la mia padrona ogni volta che deve recarsi a teatro per le prove dei costumi e cose così.» «C'è una ragione particolare per cui fa questo, Lettie?» volle sapere Kate, e il suo sguardo divenne più penetrante. «O desidera soltanto trascorrere più tempo con lei?» «Non saprei, milady. Di certo la mia padrona si sente più al sicuro quando è con lui. Ma oggi sia lei sia la sua carrozza sono scomparsi.» Lettie inarcò le sopracciglia, come a voler far capire quanto si fosse sbagliata la donna 13
riponendo la propria fiducia in Francis Thorn. «E lui che cosa ha detto sulla faccenda?» domandò Caro, scambiando un'occhiata preoccupata con Kate. «Niente, signorina» dichiarò Lettie con aria mesta. «Lui non si è ancora svegliato e la mia padrona continua a essere scomparsa.» Si voltò di nuovo verso Kate. «Mrs. Spencer si è ricordata che avete collaborato nel caso del Distretto dei Laghi, un paio di anni fa, e ha pensato che voi o vostro marito poteste sapere che cosa fare.» Il marito di Kate, a dire il vero, si era fatto un nome risolvendo il caso della scomparsa di un'esponente dell'alta società ancora prima di catturare l'Assassino dei Comandamenti con l'aiuto della moglie. La dama di compagnia di Effie perciò aveva ragione... anche se Caro e Kate non fossero riuscite a scoprire che cosa era accaduto, Eversham sarebbe stato in grado di aprire un'indagine ufficiale. Caro, tuttavia, sperava che non si arrivasse a ciò e che si trovasse Effie sana e salva prima della fine della giornata. Lettie interruppe le sue riflessioni. «Verrete, Miss Hardcastle? E voi chiamerete vostro marito, Lady Katherine?» La giovane si premette il pugno sullo sterno. «Il valletto che abbiamo mandato a vedere se la mia padrona era ancora a teatro ha detto che è andata via alla solita ora a bordo della propria carrozza, con al fianco Mr. Thorn. Adesso lei e la carrozza sono scomparsi e Mr. Thorn è gravemente ferito.» Tutto il racconto della cameriera turbò Caro. Soprattutto il fatto che chiunque avesse preso Effie e la sua carrozza non aveva avuto paura di colpire anche Francis Thorn. «Certo che verremo» disse Kate a Lettie, e rivolta a Caro aggiunse: «Tu vai a casa di Effie con Lettie e io cercherò di trovare Andrew. Oggi dovrebbe essere a Scotland Yard, a meno che non sia stato chiamato altrove. In ogni caso, vi raggiungerò appena potrò, con o senza di lui». Dopo avere salutato l'amica, Caro pagò il conto ad An14
nie e si voltò verso Lettie. «Venite. Andiamo a vedere se Mr. Thorn ha ripreso conoscenza. Forse ricorda qualcosa che può aiutarci a ritrovare Effie.» «Lo spero, signorina» rispose la cameriera non appena ebbero lasciato la sala da tè. «Lo spero.» «Avete detto che Effie si sentiva più sicura quando Mr. Thorn era con lei» dichiarò Caro, una volta che furono nella carrozza. «Aveva qualche ragione per essere spaventata?» «Diceva che un uomo la osservava» raccontò Lettie, torcendosi le mani. «Lei è abituata a essere guardata dai gentiluomini, naturalmente, però sosteneva che questo era diverso. Era impaurita, Miss Hardcastle. E ora credo che avesse ragione a esserlo.» Caro preferì non dirlo, ma le parole della cameriera avevano fatto suonare dentro di lei un allarme rumoroso come la campana sulla vettura dei vigili del fuoco. Con il suo tono più rassicurante, affermò: «È probabile che sia già tornata a casa ormai e stia benissimo. Tuttavia, se non fosse così, risolveremo tutto, Lettie». Eppure, quando prese la mano della ragazza, non sapeva se voleva confortare Lettie o se stessa. Londra, 1867 Berkeley Square «Piers è appena stato sepolto, signore. È davvero troppo presto per parlare di matrimonio e di avere un erede.» Valentine Thorn – il Visconte Wrackham – aveva subito sospettato che l'imperiosità con la quale il padre lo aveva convocato potesse avere a che fare con i suoi doveri di nuovo erede del Ducato di Thornfield, ma una simile consapevolezza non gli impedì di avere un tono preoccupato. Aveva smesso soltanto da una settimana di fermarsi e voltarsi a cercare Piers ogni volta che qualcuno gli si rivolge15
va chiamandolo con il titolo del fratello defunto. «È passato più di un anno, Valentine» replicò con impazienza il Duca di Thornfield. «Mi rendo conto che nessuno di noi si è ancora ripreso dalla perdita che abbiamo subito, però è inevitabile prendere una decisione.» Un'occhiata al padre, la cui somiglianza con il figlio deceduto era così netta da risultare inquietante, bastò per indurre Valentine a spostare immediatamente lo sguardo sull'elegante decorazione a volute della scrivania che aveva davanti. Era il luogo che il genitore preferiva per fare solenni dichiarazioni ai figli. Val e Piers avevano sopportato più di una predica proveniente dall'altro lato di quel tavolo. Val guardò la sedia vuota al suo fianco e desiderò per la centesima volta che il fratello non fosse uscito a cavallo quel giorno fatale. «È tempo che ti trovi una moglie e compia il tuo dovere nei confronti della famiglia» continuò il duca con voce gentile eppure implacabile. «La perdita di tuo fratello dovrebbe averti reso chiaro quanto sia imperativo che cominci ad agire in fretta.» Val sapeva che la morte del fratello aveva addolorato profondamente il padre come il resto della famiglia, ma il duca era sempre stato determinato quando si trattava della continuazione della discendenza familiare. Aveva ereditato il ducato mentre era ancora un bambino e aveva trascorso un tempo molto breve della propria vita senza che il dovere ispirasse ogni sua decisione. Tuttavia, sebbene Val avesse avuto mesi per abituarsi alla situazione, non poteva fare a meno di rimpiangere la libertà che il suo nuovo ruolo ora limitava. Aveva lasciato il lavoro alla London Gazette, dove si era occupato di argomenti sportivi, e anche l'alloggio da scapolo per trasferirsi a Wrackham House, il che significava che non poteva più andare e venire senza che tutta l'alta società seguisse ogni suo movimento. 16
Non per la prima volta, sentì quelle restrizioni come una cravatta troppo stretta intorno al collo. Incapace di conservare la calma e di restare seduto, si alzò e andò a guardare fuori dalla finestra che dava sul giardino sul retro. «Non è che non sappia qual è il mio dovere, padre. Non ho pensato ad altro da quando ho appreso dell'incidente. Ma credevo di avere più tempo.» Non evocata, l'immagine del volto perfettamente ovale di Miss Caroline Hardcastle gli si affacciò alla mente. Una volta aveva confidato che si sarebbero sposati e il loro sarebbe stato un matrimonio d'amore. Questo però era stato prima di rendersi conto che, per quanto lui rifiutasse l'arroganza intrinseca al ceto sociale a cui apparteneva, la propria famiglia non la pensava così. Aveva tentato di trovare un equilibrio tra i due diversi aspetti della sua vita, tuttavia lei aveva spezzato il legame che li univa appena tre settimane dopo il loro fidanzamento, dichiarando che non sarebbe mai riuscita a sopportare una vita passata sotto lo sguardo giudicante della nobiltà. Sebbene lui ne avesse compreso la frustrazione e il dolore, continuava a nutrire per Caro un profondo risentimento perché non aveva capito la sua posizione. Era nato nell'aristocrazia, certo, eppure si era sempre ritenuto diverso dagli altri nobili. L'ultima volta che l'aveva vista, si era stupito nel constatare che l'attrazione che li aveva uniti quattro anni prima era ancora viva. Se tuttavia Caroline lo aveva ritenuto troppo legato ai principi della propria famiglia quando era un figlio minore, di certo avrebbe trovato estremamente ripugnante la sua posizione di primo nella linea di successione al ducato. «Ecco, bevi questo.» Val trasalì alla voce del padre. Si girò e prese il bicchiere di whisky, grato per quella manifestazione di affetto, se non per la ragione dalla quale nasceva. «So che non hai mai pensato di trovarti in questa posi17
zione, Valentine.» Il duca bevve un sorso dal proprio bicchiere. «Ma hai avuto tempo a sufficienza per spassartela. Non ha senso rimandare ancora la decisione. Soprattutto perché, se a te succedesse qualcosa, il ducato passerebbe a quel fannullone del figlio di Reginald, Lawrence, e sappiamo entrambi che disastro sarebbe.» Da bambini, Val e Piers non erano mai stati molto legati al figlio o alle figlie dello zio Reginald. Preferivano la compagnia del cugino Francis, figlio del fratello minore del padre e a loro più vicino per età. Da adulti forse sarebbero potuti diventare amici di Lawrence, tuttavia la sua tendenza alla dissolutezza lo aveva reso impossibile. La sola idea che un uomo simile avesse in mano il patrimonio e il sostentamento di tutti coloro che lavoravano nelle proprietà dei Thornfield era inconcepibile. «Sì» concordò Val a voce alta. «Lo so. Certo che lo so.» Dopo avere vuotato il bicchiere, lo posò sulla scrivania. «Non prendete la mia riluttanza come un tentativo di sottrarmi al mio dovere. A prescindere da ogni altra considerazione, devo a Piers il far sì che la proprietà resti nella nostra famiglia. Lui, dopotutto, ha fatto ciò che doveva, sposando Cynthia. Non è stata certo colpa loro se non hanno avuto la gioia di generare figli.» «Allora agisci, ragazzo!» dichiarò il duca e gli lanciò uno sguardo penetrante. «Non ha importanza perché tuo fratello non ha avuto un erede. Quello che conta è che tu la smetta di trastullarti e trovi una moglie. Tua madre sarebbe felice di aiutarti in questo.» Val impallidì. Adorava la duchessa, ma anche solo il pensiero di scegliere la sua sposa tra una selezione di signorine da lei ritenute idonee bastava ad allontanarlo dall'idea del matrimonio e ancora di più da quella del talamo nuziale. Forse leggendogli in volto ciò che pensava, il duca tentò un'altra tattica. «Se non ti piace l'idea di seguire i suggeri18
menti di tua madre, magari allora puoi chiedere consiglio a Cynthia. Mi pare di ricordare che fossi molto interessato a una delle sue ex compagne di scuola al matrimonio di Piers.» Se possibile, Val si sentì ancora più a disagio, sebbene questa volta riuscisse a nasconderlo. «Miss Hardcastle» dichiarò seccamente. Il duca annuì. «Giusto, era una cosetta graziosa, anche se un po' bizzarra. Da quello che rammento, il padre non era molto adeguato. Terribilmente ricco, naturalmente, altrimenti come avrebbe potuto pagare per l'istruzione della figlia, ma pur sempre un po' rozzo. Di che cosa si occupa Hardcastle?» Val soffocò l'istinto di correre in difesa degli Hardcastle. L'Inghilterra cambiava e uomini come Charles Hardcastle, che potevano comprare e vendere la proprietà dei Thornfield dieci volte, possedevano più potere di quanto al duca piacesse ammettere. E soprattutto era ipocrita comportarsi come se la famiglia Thornfield avesse più valore di quella degli Hardcastle soltanto perché costoro non avevano avuto la fortuna di ereditare la loro ricchezza invece di guadagnarsela. «È nell'industria, credo» rispose, avendo cura di mantenere un tono di voce neutro. «Naturalmente» osservò Thornfield con un certo piacere. «Cibo in scatola, vero? E la figlia è scrittrice. Libri di cucina?» Scoppiò in una fragorosa risata e aggiunse: «Già ti vedo sposato a una ragazza così. Con le dita macchiate d'inchiostro e probabilmente anche segnate da disavventure in cucina». Val, che prima di assurgere al rango di visconte aveva scritto articoli di sport per la London Gazette ed era anche autore di una biografia del famoso pugile Jim Hyde, sollevò le mani prive di guanti per mostrare le proprie macchie 19
di inchiostro. Poteva avere accettato di lasciare il giornale, tuttavia al momento lavorava a un'altra biografia, quella del noto fantino Billy Rooney, e non aveva nessuna intenzione di abbandonare tale progetto, checché ne dicesse la sua famiglia. «Questo non è certo il tipo di cose che considererei in lei difetti.» Poi, in un soprassalto di impertinenza, continuò: «E non scrive più libri di cucina. Ora è un'affermata giornalista che si occupa di crimini insieme a Lady Katherine». Se però sperava così di avere chiuso la bocca al padre, si sbagliava. «Oh! Non avevo fatto quel collegamento. Certo, è la stessa ragazza. Ciononostante è del tutto inadatta come tua sposa. Come ti ho suggerito, dovresti parlare con Cynthia. I suoi anni di matrimonio con tuo fratello, ne sono sicuro, le hanno fatto conoscere una serie di dame di più alta qualità e molto più idonee a prendere il nome dei Thorn.» Val dovette ricorrere a ogni oncia di autocontrollo per impedirsi di mandarlo al diavolo. Forse poteva non essere più interessato a Caro, ma che fosse dannato se avesse permesso al duca di parlare di lei come se fosse un segugio di razza inferiore. «Basta» sbottò. «Ho capito ciò che intendete dirmi e in ogni caso è improbabile che io possa anche solo vedere Miss Hardcastle nell'immediato futuro, tantomeno chiederne la mano.» Gli sarebbe piaciuto rimproverare il padre per il suo snobismo però, come sempre, sapeva che sarebbe stato utile quanto chiedere al sole di splendere di notte. «Bene, ma tu chiederai la mano di una fanciulla adatta» dichiarò il duca con fermezza. «E prima lo farai, meglio sarà.» «Non è qualcosa che possa fare in un giorno» obiettò Valentine, sentendo il colletto della camicia stringerglisi intorno al collo al pensiero di essere costretto a sposare il 20
tipo di donna che i suoi genitori ritenevano degna dell'erede del Duca di Thornfield. «Il corteggiamento e le nozze richiedono tempo.» «Ma noi non ne abbiamo» replicò seccamente Lord Thornfield. «E io vorrei far saltare i miei nipotini sulle ginocchia prima di essere troppo decrepito per riuscirci. E poiché tua sorella Genevieve sembra più interessata a scrivere romanzi che a sposarsi, tocca a te. Chiunque sceglierai come moglie, dovrai sposarla e portarla a letto in fretta.» Era tipico di suo padre, che aveva appena liquidato gli Hardcastle perché troppo rozzi, esprimersi in modo tanto brutale. Val si pizzicò la base del naso. «Che cosa dice mia madre di tutto questo?» «Credevo che volessi tenerla fuori.» Il duca inarcò un sopracciglio. «Intendevo dire che non voglio che scelga lei mia moglie» precisò Val. «Non che non ritenga valida la sua opinione sulla questione...» Gli occhi azzurri del duca, immagine specchiata di quelli di Val, s'illuminarono di affetto. «Lei è persino più decisa di me ad avere in fretta dei nipotini, anche se non sarebbe tanto volgare da usare le mie parole. Ma non credere che la sua assenza in questo nostro incontro significhi una sua mancanza di interesse. A dire il vero, mi ha chiesto di mandarti su da lei nel proprio salottino una volta finito il nostro colloquio. Lei... ecco... ha una lista di potenziali spose da discutere con te. E sono certo che tu vorrai prepararti. Ha deciso che in occasione del ballo che diamo ogni anno festeggeremo il tuo fidanzamento.» Valentine non si curò di trattenere un grugnito. «Non deve essere un cruccio, ragazzo mio.» Il padre gli diede una pacca sulla spalla. «So che i giovanotti come te farebbero il possibile per evitare il matrimonio, ma quando 21
tutto sarà detto e fatto, potrai scegliere quali parti della tua vita desideri cambiare dopo le nozze. Potrai avere un'amante, se lo vorrai.» «Ed entrambi sappiamo» rammentò Val al padre, «che io non sono il tipo di uomo che fa questo a una moglie... a prescindere da quanto poco affetto possa provare per lei.» «No, infatti, non lo faresti.» L'orgoglio nella voce del duca riuscì in qualche modo ad attenuare la frustrazione di Val. Dopotutto, il padre non lo costringeva a sposarsi per chissà quale capriccio. Era il sistema nel quale entrambi erano nati che lo pretendeva. E, pur con tutte le colpe che aveva, il duca cercava solo di fare il bene dei suoi dipendenti e della sua famiglia. «Sei un bravo ragazzo» continuò. «E, nonostante ti sia dilettato con occupazioni non degne del figlio di un duca, ti sei sempre comportato con onore. Perciò confido che chiunque deciderai di sposare, tratterai tua moglie con rispetto. E spero che, con il tempo, fra di voi possa nascere l'affetto. È anche il più fervido desiderio di tua madre.» Se il cuore di Val si ribellava a quella sposa ancora senza nome che avrebbe posto fine a ogni possibilità di realizzare un'unione d'amore con Caroline, la mente gli rammentò con fermezza che lei lo aveva già respinto una volta, e liquidò quell'ultimo brandello di emozione come il semplice rimpianto per un tempo più spensierato e senza responsabilità. Stava per alzarsi e congedarsi, quando qualcuno bussò con forza alla porta della biblioteca. Un valletto comparve. «Vostra Grazia, abbiamo appena ricevuto un messaggio per Lord Wrackham.» Al cenno di assenso del padrone, il giovane porse il biglietto a Val, quindi uscì. La fronte corrugata, Val guardò la lettera. Era insolito, ma non eccezionale, che i suoi domestici lo cercassero alla 22
residenza del duca piuttosto che aspettare il suo ritorno, soprattutto considerato quanto tempo passava a occuparsi dei libri contabili e dei numerosi affari relativi alla proprietà con il segretario del padre. Guardava tuttavia con inquietudine ogni messaggio inatteso dal giorno in cui aveva appreso dell'incidente di Piers. Soffocò così un'imprecazione. «Qualcosa non va?» domandò il duca, subito preoccupato quando Val sollevò lo sguardo. In quel momento lui si rese conto che anche per il padre i messaggi inaspettati erano una fonte di angoscia. «Niente di grave» lo rassicurò, una volta che ebbe letto il biglietto. «Francis è stato coinvolto in un litigio e ha chiesto di me. Il suo assistente dice che non è nulla di serio.» Il duca si accigliò. «Ha ancora una relazione con quella attrice, vero? Giuro che, l'ultima volta che ho parlato con Theo, mi ha assicurato che avrebbe lasciato il ragazzo senza un penny se non avesse smesso di provare a sposarsi ogni attricetta o ballerina di cui si infatua.» Considerato che il biglietto dichiarava che il cugino lo aspettava nella residenza di Miss Effie Warrington, l'attrice, in Half Moon Street, Val emise un suono vago invece di dare una risposta diretta. Di certo non aveva nessuna intenzione di informarlo che Francis e quella attrice erano fidanzati e avevano in progetto di sposarsi. La notizia avrebbe provocato una lunga conversazione che, in quel momento, lui non aveva il tempo di sostenere. «Grazie al cielo né tu né tuo fratello avete mai dato a me e a tua madre motivo di preoccuparci da quel lato» continuò il duca. «Tu potevi anche essere stato preso da Miss Hardcastle, ma non sei stato tanto folle da chiederle di sposarti.» Val non si prese la briga di correggerlo. «Conosco il mio dovere, padre. Però di certo Frank dovrebbe avere una 23
maggiore libertà di azione rispetto a me nella scelta di una moglie.» E, prima che il duca potesse replicare aggiunse, andando verso la porta: «Per quanto mi piacerebbe continuare questo colloquio, devo andare ad assicurarmi che mio cugino non si sia fatto troppo male. Vi prego, fate sapere alla mamma che la vedrò un altro giorno». Non appena ebbe dato istruzioni al cocchiere di portarlo in Half Moon Street, Val emise un sospiro esasperato. «Santo cielo, Frank, in che guaio ti sei cacciato ora?»
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L'esplosiva Lady Sesily SARAH MACLEAN Londra, 1838 - Considerata per anni lo scandalo più eclatante di Londra, Lady Sesily Talbot ha deciso di godere della reputazione conquistata. Nessuno ormai si interessa più a lei se attira un uomo tra le ombre di un giardino. Nessuno, tranne Caleb Calhoun, che si sforza da troppo tempo di ignorare la sfacciata sorella della sua migliora amica!
Una scandalosa ereditiera MANDA COLLINS Inghilterra, 1867 - Come componente del duo che redige la più famosa rubrica di cronaca nera di tutta l'Inghilterra, Caroline ha una reputazione alquanto scandalosa. Una simile attività le è già costata un fidanzato, ma quando una cara amica viene rapita, lei non ha altra scelta che indagare con il Visconte Wrackham, lo stesso uomo che...
La caduta del duca SOPHIE JORDAN Inghilterra, 1848 - Il mondo di Peregrine Butler, futuro Duca di Penning, si sbriciola quando scopre che non sarà lui ad acquisire il titolo. L'unico modo per evitare la rovina, ora, è conquistare un'ereditiera e sposarla. Ma Imogen Bates, la figlia del pastore, decide di sabotare i suoi sforzi per proteggere quelle che considera ignare fanciulle.
Anime ribelli EVIE DUNMORE Inghilterra, 1880 - Lady Lucinda rappresenta tutto ciò che una giovane di buona famiglia non dovrebbe essere, poiché è orgogliosa, brillante e impegnata politicamente. Anche Lord Tristan non è proprio un modello di virtù. Non si sono mai piaciuti, eppure adesso qualcosa è cambiato. Da anime ribelli ad anime gemelle il passo è breve!
Il futuro di Thisbe Moreland CANDACE CAMP Londra, 1868 - Desmond Harrison lavora con il famigerato professor Gordon, un ex scienziato dedito allo spiritualismo. Quando questi gli affida il compito di recuperare un antico artefatto in grado di provare le sue teorie sui fantasmi, Desmond scopre che l'unico modo per impadronirsene è usare la donna che ama, Thisbe Moreland.
Uno scandalo italiano CECIL CAMERON Inghilterra-Italia, 1859 - Con la reputazione rovinata, Carina Temple si reca in Italia, in attesa che i pettegolezzi si sgonfino. Tuttavia in Sicilia la situazione è rovente e il popolo spaccato in due fazioni. Mentre Carina si muove goffamente in questa realtà di conflitti fa la conoscenza del capitano dei rivoluzionari Ben Mavrone, non sapendo...
La resa del libertino SOPHIE JORDAN Inghilterra, 1848 - Introdursi nella camera da letto di un uomo non è da Mercy Kittinger. Soprattutto se quell'uomo è Silas Masters, proprietario della più famosa casa da gioco di Londra. Mercy però non ha scelta, poiché deve distruggere il pagherò che prova che lui ha vinto al gioco i beni della sua famiglia. Ma le cose non vanno come aveva pianificato.
La maledizione del laird JEANINE ENGLERT Scozia, 1740 - La giovane Moira Fraser è vedova e, per volere del padre, deve risposarsi. Ma come desiderare un secondo matrimonio, se il primo si è rivelato una fonte di sofferenza? L'unica soluzione è scegliere un uomo destinato a morire presto. La risposta alle sue preghiere è Rory McKenna, colpito da una maledizione di famiglia.
Dal 13 luglio