Federica Soprani Vittoria Corella
Una segretaria per milord
Una segretaria per milord © 2015 Federica Soprani e Vittoria Corella Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione digitale eLit Historical gennaio 2016 Seconda edizione eLit Harmony gennaio 2018 Questo volume è stato stampato nel dicembre 2017 da CPI, Barcelona ELIT HARMONY ISSN 2532 - 8204 Periodico mensile n. 003 dello 05/01/2018 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 244 del 26/07/2017 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Mondadori, 1 - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 045.8884400 HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano
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Londra, maggio 1912 Supina sul marciapiede, Emy White notò una nuvola a forma di coniglio. Bianconiglio? Bianconiglio, aspettami! Quel pensiero la fece ridere. Quasi tutti gli astanti dovettero ritenere che lei fosse pazza, che soffrisse di una qualche forma di disturbo femminile che le faceva trovare allettante stare sdraiata all'ingresso di Westminster, con le catene incrociate sul petto, decisa a bloccare il passo dei Parlamentari di entrambe le camere, Alta e Bassa. Lord e Comuni. Il poliziotto si chinò su di lei, divisa blu scuro contro cielo azzurro e nuvole di panna, l'aria corrucciata: «Miss White, collabori. Come si levano queste catene? Dove tiene la chiave?». Emy lo ignorò, ma pensò con intima soddisfazione che la sua fama l'avesse preceduta, visto che si era radunato un bel gruppetto intorno a lei. Girò appena il capo e spiò i gentiluomini in giacca con le code e tuba, di sicuro lord. Lord! Perfetto! Il baluardo della prepotenza maschile, patriarcale e patrizia in Inghilterra 5
la stava osservando, e qualche monocolo saltava via dalle orbite: Perbacco, una donna incatenata alla cancellata blocca l'entrata del Parlamento!. «Il voto alle donne!» gridò allora, facendo sobbalzare il bobby. Qualcuno disse: «Fatela andar via di lì, è indecente!», ma il poliziotto esitava a metterle le mani addosso per cercare la chiave del lucchetto. «Ebbene, portate un tronchese, tagliate quelle catene!» protestavano gli impiegati in abito nero e bombetta, agitando gli ombrelli chiusi. Il poliziotto spinse all'indietro il suo casco e si grattò la testa. «Taglierò le vostre catene, miss, vi caricherò in spalla e andrò a depositarvi sul lungofiume. Ci sono i ratti sul lungofiume, sapete? Datemi le chiavi e finiamola qui.» Emy lo guardò e da quella posizione notò che aveva un sacco di peli nel naso. «Suffragio universale!» gridò, e tornò a fissare la nuvola a forma di coniglio, che ora andava perdendo un orecchio. «Cosa sta succedendo qui?» Nel trambusto causato dall'agguerrita manifestante e da chi protestava per raggiungere il posto di lavoro, quella voce pacata si levò con un'autorità tale da zittire tutte le altre. Se non fosse bastata a far sospendere per un momento le ostilità, la figura elegante e autorevole dell'individuo a cui apparteneva avrebbe sortito un effetto anche più efficace. «Milord...» Il bobby fu il primo a rompere il silenzio, combattuto tra la soggezione che l'uomo gli incuteva e la volontà di rispondere 6
alla domanda. «La signorina non permette il passaggio dei Deputati.» «Questo lo vedo da me, agente» asserì l'uomo. Le sue labbra piene emergevano nel volto come un errore. I lineamenti affilati, gli zigomi che sembravano tagliati con uno scalpello, non si sposavano con la piega sensuale e triste della bocca. Eppure, da quel contrasto scaturiva un fascino inconfutabile. Osservò le catene che stringevano il corpo della giovane. «Siate ragionevole, miss, e consegnatemi la chiave, o sarò costretto a cercarvela addosso io stesso.» A quelle parole il bobby si affrettò a distogliere lo sguardo, imbarazzato. Emy, invece, non solo mantenne gli occhi fissi in quelli dello sconosciuto che troneggiava su di lei, ma spalancò i propri per la sorpresa e lo sdegno. «Voi non oserete!» sibilò, consapevole del rossore che le era salito alle guance. L'uomo rise, ma fu una risata senza allegria, che rivelò denti regolari e candidi. «È evidente che non mi conoscete, miss» le rispose, tornando subito serio. No, Emy non lo conosceva, ma guardando in quegli occhi scuri che la fissavano intensi ebbe la certezza che quell'uomo fosse capace di azioni spaventose. Tuttavia la resa era inaccettabile. Lo vide chinarsi su di lei e allungare le mani eleganti verso la sua blusa. «Siete un gentiluomo, non potete!» protestò, inorridita. Per tutta risposta lui arricciò un angolo della 7
bocca. Non la guardava nemmeno in volto, gli occhi concentrati sul vestito per individuare il proprio obiettivo. Le posò le mani intorno alla vita sottile, cingendola e percorrendola in una lenta carezza che risalì fin sotto il seno. Il suono dello schiaffo interruppe quell'ispezione e strappò esclamazioni ai presenti. L'uomo ritirò le mani e fissò Emy White: lacrime di vergogna e rabbia le rigavano il volto incantevole. «Voi siete un essere spregevole!» mormorò, lottando contro il tremito della voce. Mai nessuno, prima, aveva osato toccarla in quel modo impudico. Estrasse una chiave dal corpetto e la porse al bobby, gli occhi sempre fissi sul giovane lord. Un lungo graffio rosso gli tagliava lo zigomo, là dove il suo anello lo aveva colpito. Nel pallore aristocratico del volto quel segno risaltava con sinistra gravità. La consapevolezza del danno causato fece vacillare la determinazione di Emy. Senza una parola l'uomo si rialzò. Quando distolse lo sguardo, lei provò una vertigine. «Agente, accertatevi che la signorina si allontani senza fare altri danni» ordinò. «Certo, milord.» Ma lui aveva già voltato le spalle e fendeva la folla che si apriva al suo passaggio. «Non avete idea del guaio in cui vi siete messa» borbottò l'agente, sciogliendo Emy dalle catene. «Colpire un Pari d'Inghilterra, e non uno qualunque. Che pessima idea!» «Chi è quell'uomo?» domandò lei, rialzandosi in piedi. 8
Le gambe le cedettero subito e dovette appoggiarsi al bobby. Faticava a comprendere le ragioni del proprio turbamento. Non era certo la prima volta che si trovava a fare i conti con la giustizia, mentre difendeva i propri ideali. No, era tutta colpa di quell'uomo orribile, di come l'aveva toccata, di come l'aveva guardata. «Lord Nigel Riario» rispose il bobby, sospingendola da parte per permettere il passaggio dei deputati. «Conte di Reavley, Pari d'Inghilterra» concluse, cupo.
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«... E lo ha preso a schiaffi!» concluse Annabel Ashton, intenta a incollare messaggi riottosi alle pietre che intendeva lanciare contro le finestre di Buckingham Palace. SE I METODI COSTITUZIONALI VENGONO IGNORATI, NON CI RESTA CHE QUESTO! ... erano le parole che stava scrivendo. Matita, colla, sasso, tonk. Annabel buttava il messaggio rivoluzionario in un paniere pieno di altri sassi e ritagliava una nuova strisciolina di carta da compilare con frasi a effetto, piene di maiuscole e punti esclamativi. Era la ragazza più agguerrita del circolo. Era stata arrestata ben due volte. Aveva fatto lo sciopero della fame. Avevano minacciato di nutrirla con un tubo infilato in bocca. Ma lei era un osso troppo duro. Quando ci si erano messi in cinque a trattenerla, il capo della polizia aveva interrotto l'operazione, sconvolto da tanta violenza, e forse 10
anche perché Annabel era la suffragetta più carina che gli fosse mai capitato di catturare e lui non riusciva a infierire oltre. «Emy ha preso a schiaffi un lord? Pubblicamente?» Una delle ragazze più giovani indossava pantaloni da maschio. Stava mostrando alle altre come difendersi dalle prepotenze della polizia. Torcete il gomito, così, che lascino la presa, poi ginocchiata. Sì, proprio lì. Vi molleranno immediatamente e potrete scappare. Interruppe la dimostrazione casalinga di jujitsu per girarsi verso Emy, seduta alla scrivania del Circolo del Voto. «Mi ha toccata» replicò Emy, come per giustificarsi. Il ricordo la fece avvampare come se fosse appena successo. Come se avesse ancora le mani del lord intorno alla vita. «Ginocchiata!» strillò allora la ragazza del ju-jitsu. Emy sospirò: «Gli ho graffiato una guancia. Sanguinava. Non basta?». «Solo una cosa capiscono, i maschi: le ginocchiate!» La ragazza non intendeva ragioni. Sferrò un colpo a un immaginario maschio oppressore. Un altro sospiro ed Emy riprese il suo lavoro, turbata. Emy White non ha paura di Lord Reavley. Nossignore. Emy White non si fa impressionare da Lord Reavley. Emy White non ha fatto nul11
la di male, si è difesa da un bruto, un cafone, un maschio prepotente che crede di poter fare quello che vuole solo perché porta i pantaloni. Aveva passato l'ultima settimana seduta torva col pennello in mano a vergare lettere nere lunghe un avambraccio sui cartelli di protesta per il picchetto programmato di fronte ai cancelli di Buckingham Palace. VOTO ALLE DONNE! NON SIAMO IL SESSO DEBOLE! ... scriveva. Ma poteva scrivere la parola sesso in quelle dimensioni e sbandierarla sotto il naso del Re? Si morse l'interno della guancia, perché a preoccuparla non era la sensibilità offesa di Giorgio V, ma lo sfregio sullo zigomo di milord. Non riusciva a togliersi dalla testa come l'aveva guardata quell'uomo, quei suoi grandi occhi malinconici in contrasto netto con la piega crudele delle labbra. L'avrebbe fatta arrestare, l'avrebbe denunciata? Meglio, in quel caso, sarebbe diventata una martire della causa come Annabel, le sue compagne l'avrebbero ammirata e portata ad esempio, i nemici l'avrebbero rispettata! Suo padre Robert, invece, ne sarebbe uscito umiliato. Lui, che le aveva insegnato la resistenza passiva, la protesta incruenta. Lui che diceva che la violenza è sempre e comunque sbagliata. No, non poteva farsi arrestare per aver col12
pito e sfregiato un lord, non poteva far patire quella delusione a Robert. Infilò il pennello nel barattolo di vernice nera, afferrò cappellino e cappotto e uscÏ dal circolo. Poi prese un omnibus per Reavley Hall.
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Questo mese Una segretaria per milord
di Federica Soprani e Vittoria Corella
Londra, 1912. Al grido di: Il voto alle donne, Emy White si è incatenata davanti ai cancelli del Parlamento. Non è la prima volta che ha la sfacciataggine di portare avanti in maniera tanto spudorata le richieste del Circolo del Voto di cui fa parte, ma è la prima volta che qualcuno osa metterle le mani addosso. E non si tratta di un poliziotto... Il terribile affronto le arriva dal Conte di Reavley, deciso a por fine alla sua pantomima...
Sfashion
di Laura Ritter
Sarah Voss, fotografa di moda per la rivista Sfashion, non può sottrarsi alla richiesta del suo capo. Così scaccia il malumore, e con un bel sorriso stampato in volto entra nel centro sportivo dove si allena l'idolo calcistico del momento, Max D'Angelo, pronta a convincerlo a partecipare a un importante galà di beneficenza. Solo che Sarah odia il calcio, detesta i calciatori e, quando lui la scambia per una fan in cerca di autografo, non riesce a trattenersi e gli dà del pallone gonfiato...
Il prossimo appuntamento Non perdete i due romanzi che vi aspettano in edicola a partire dal 21 marzo. Miss Disaster di Ellie Clivens vi racconterĂ l'esplosivo incontro tra un duca arrogante e tenebroso, Justin Clayburn, e la famigerata CharleneMarie Duncaster, il terrore del ton londinese. Tra oscuri segreti, armi sbandierate come ventagli ed esilaranti equivoci, i due si ritroveranno a combattere contro il piĂš insidioso dei nemici: l'amore. La voce del silenzio di Stefania Serio vi accompagnerĂ sotto il gelso rosso di una masseria pugliese dove Lorena, alle prese con il blocco dello scrittore, e con un editore impaziente, cerca l'ispirazione tra le memorie di zia Clelia, che custodiscono i segreti di famiglia. Buona lettura
Ringraziamenti Grazie a Nelly Amadori; ad Annamaria "Babette Brown", che ha creduto fin dal principio in questa nostra avventura romance; a Monia, che ancora non ci crede, ma non ha mai smesso di sostenerci.
Biografia Insieme Federica e Vittoria hanno pubblicato i racconti della serie poliziesco-vittoriana Victorian Solstice, il romanzo Steampunk Victorian Vigilante. Le infernali macchine del Dottor Morse (Nero Press) e il romanzo Una segretaria per milord (HarperCollins Italia). Federica Soprani vive a Parma, cercando di coniugare da anni la passione per la scrittura col lavoro e la gestione di una famiglia che ha più zampe che arti. Si è laureata in lettere moderne con una tesi dal titolo La figura del Vampiro nel Teatro tra '800 e '900. Ha pubblicato e pubblica racconti in antologie, su riviste e periodici: con Lettere Animate, collana I Brevissimi, Il bacio del mullo; nell’antologia Diari del Sottosuolo, a cura di Diario di pensieri persi, il racconto Dancing with Roger; nella raccolta Occhi del drago di Gainsworth Publishing il racconto Le rovine; nell'antologia Oltre. Storie del futuro il racconto Il sogno della farfalla. Il suo romanzo Corella, l'ombra del Borgia (www.corella.it) ha vinto il Premio Letterario Mondoscrittura 2013. Nel 2015 ha pubblicato con Delos Book Come tu mi vuoi, collana Storie ardenti, incluso poi nel cartaceo Fantasie piccanti, edito da Mondoscrittura. Nel 2017 ha pubblicato con Edizioni il Vento antico la raccolta di racconti Quello che sulla Terra sapete. Il suo sito è www.federicasoprani.it Vittoria Corella è uno pseudonimo. La persona che si cela dietro questo nome ha lavorato come giornalista per il Romagna Corriere, il quotidiano più diffuso in Romagna dopo il Resto del Carlino. A febbraio 2013 esce per la Mela Avvelenata Bookpress il racconto breve Terra di nessuno. Con Eros Edizioni pubblica il racconto erotico Justify the Strong. Nel novembre del 2014 esce per Lettere Animate, collana I Brevissimi, il racconto Jack. Vive a Castrocaro Terme, alleva tarantole e ha una gatta a tre zampe.