LUCY HOLLIDAY
UNA SERATA CON MARILYN MONROE traduzione di Roberta Marasco
ISBN 978-88-6905-089-3 Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: A night in with Marilyn Monroe Harper an imprint of HarperCollins Publishers © 2015 Angela Woolfe writing as Lucy Holliday Traduzione di Roberta Marasco Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2016 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione HC maggio 2016
Una serata con Marilyn Monroe
Prologo
Messaggio WhatsApp, 5 settembre, 10.17 A: Nora All'edicola di Heathrow c'era una copia di Sposa Oggi!!! Pagina 84, giusto? Guardo subito. Baci, L Messaggio WhatsApp, 5 settembre, 10.19 A: Nora Quello color avorio, tagliato in sbieco e con le maniche di pizzo? Messaggio WhatsApp, 5 settembre, 10.20 A: Nora Fantastico. Ti starebbe da Dio. Fammi sapere quando vuoi che venga a Glasgow per fare acquisti sfrenati in vista del gran giorno. Mi imbarco fra poco. Baci, L Messaggio WhatsApp, 5 settembre, 10.26 A: Cass No, Cass, non posso essere al reparto calzature di Selfridges fra cinque minuti. Messaggio WhatsApp, 5 settembre, 10.27 A: Cass PerchĂŠ sto per salire sull'aereo per Miami. Messaggio WhatsApp, 5 settembre, 10.28 A: Cass Con Dillon. Messaggio WhatsApp, 5 settembre, 10.29 A: Cass SĂŹ, certo, ci vediamo al reparto calzature di Selfridges appena torno. Messaggio WhatsApp, 5 settembre, 10.30 A: Mamma Per favore, mamma, certo che non vado in America per sposare Dillon. Cass non ha capito un tubo come al solito. Ăˆ solo una vacanza.
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Messaggio WhatsApp, 5 settembre, 10.33 A: Mamma No, mamma, non ho pensato a che cosa gli risponderei se me lo chiedesse, perché non me lo chiederà. Sono passati solo tre mesi. Messaggio WhatsApp, 5 settembre, 10.34 A: Mamma No, mamma, non mi preoccupa che non voglia comprare la mucca dopo aver bevuto il latte gratis. Messaggio WhatsApp, 5 settembre, 10.35 A: Mamma E aggiungerei che mi sembra una concezione un po' antiquata delle relazioni. Messaggio WhatsApp, 6 settembre, 13.02 A: Nora Un paradiso. Baci, L Messaggio WhatsApp, 6 settembre, 13.03 A: Nora Tutto. L'albergo. La vista. Il cibo. Lui. L Messaggio WhatsApp, 6 settembre, 13.05 A: Nora Grazie, ma non devi preoccuparti. Non mi sto innamorando di lui. Neanch'io sono cretina fino a questo punto. L Messaggio WhatsApp, 7 settembre, 18.08 A: Olly Ciao, Ol, non sapevo che sapessi che sono qui!! Sì, ho visto che è previsto un uragano. Ma arriverà solo dopodomani e noi partiamo domani mattina. Ti chiamo quando arrivo. Novità sull'affitto del ristorante? Baci, L Messaggio WhatsApp, 9 settembre, 11.13 A: Nora No, non sono ancora a casa. Ho avuto qualche problemino. Secondo te è molto complicato viaggiare in aereo dagli Stati Uniti fino in Gran Bretagna senza passaporto? Messaggio WhatsApp, 9 settembre, 11.18 A: Nora È uno dei problemini. Il mio passaporto ce l'ha Dillon.
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Messaggio WhatsApp, 9 settembre, 11.19 A: Nora È un altro problemino. Non so dove sia Dillon. Messaggio WhatsApp, 9 settembre, 11.20 A: Nora Perché l'ultima sera ha incontrato in albergo dei tizi che conosceva e siamo finiti a una festa assurda a Coconut Grove. Abbiamo litigato e io me ne sono andata. Non mi ricordavo che aveva lui i passaporti. Messaggio WhatsApp, 9 settembre, 11.21 A: Nora Perché non è tornato in albergo e non l'ho più visto. Messaggio WhatsApp, 9 settembre, 11.22 A: Nora Non mi risponde al telefono. Messaggio WhatsApp, 9 settembre, 11.23 A: Nora No, Nora. Non mi sono scordata dell'uragano. Messaggio WhatsApp, 9 settembre, 11.27 A: Olly Grazie per il messaggio, Olly. Immagino che ti abbia avvertito Nora. Ma non posso registrarmi in un altro albergo senza passaporto. Messaggio WhatsApp, 9 settembre, 11.29 A: Olly Avevo già lasciato il vecchio albergo prima di scoprire che Dillon era scomparso. E qui non si trova niente a meno di 800 dollari a notte. Ed è tutto strapieno perché la gente del posto è terrorizzata ed è scappata dalle case più piccole in vista dell'uragano. Messaggio WhatsApp, 9 settembre, 11.42 A: Cass No, Cass, non posso portarti un pacco gigante di lozione per il corpo di Kiehl's. Messaggio WhatsApp, 9 settembre, 11.46 A: Cass Sì, lo so che con il cambio conviene. Messaggio WhatsApp, 9 settembre, 11.48 A: Cass PERCHÉ SONO BLOCCATA A MIAMI SENZA PASSAPORTO, SENZA STANZA D'ALBERGO, CON 26 STERLINE SUL CONTO ED ESATTAMENTE 17
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DOLLARI NEL PORTAFOGLIO E UN URAGANO IN ARRIVO. Messaggio WhatsApp, 9 settembre, 18.53 A: Nora Scampato pericolo!!! Passerò la notte accampata nello stadio dei Miami Dolphins. Messaggio WhatsApp, 9 settembre, 18.55 A: Nora Va bene, davvero. Sono tutti molto gentili. Ho conosciuto una famiglia simpatica dell'Arizona che mi ha prestato il sacco a pelo e mi sta cuocendo un hot dog sul loro barbecue portatile. C'è un clima allegro e tutti affrontano la situazione coraggiosamente, finora. Messaggio WhatsApp, 9 settembre, 18.57 A: Nora No. Continua a non rispondermi al telefono. Messaggio WhatsApp, 9 settembre, 19.01 A: Nora La litigata? Niente di importante. Messaggio WhatsApp, 9 settembre, 19.06 A: Nora E va bene. Abbiamo litigato perché ci stava provando con un'altra. Messaggio WhatsApp, 9 settembre, 19.08 A: Nora Una modella norvegese di costumi da bagno. Ma non ha importanza adesso. Messaggio WhatsApp, 9 settembre, 20.44 A: Nora Ok, inizio a sospettare che la simpatica famiglia dell'Arizona appartenga a una setta di fanatici dell'apocalisse e che stiano cercando di indottrinarmi. Messaggio WhatsApp, 9 settembre, 20.56 A: Nora Sì, avevo ragione, appartengono a una setta di fanatici dell'apocalisse e stanno cercando di indottrinarmi. Messaggio WhatsApp, 9 settembre, 21.22 A: Olly Sto bene. Devo ammettere che c'è da avere un po' di fifa, adesso. Il vento fa un baccano infernale fuori dallo stadio. Inoltre mi sa che sono entrata per sbaglio in una
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setta di fanatici dell'apocalisse. Mi è sembrato un piccolo prezzo da pagare in cambio di un sacco a pelo e un hot dog, al momento, ma inizio a pentirmene. Messaggio WhatsApp, 9 settembre, 22.23 A: Nora Cazzo, Nora, inizio ad avere paura davvero. Il vento è fortissimo. La gente piange. Prega. Non solo i fanatici della setta apocalittica, anche la gente normale. La copertura va e viene. Ti scrivo appena posso. Ti voglio bene. Mi spiace per questa faccenda. Baci L Messaggio WhatsApp, 9 settembre, 22.26 A: Cass Cass. Sono nel bel mezzo del peggior uragano che si sia visto in Florida negli ultimi vent'anni. Non so quando ne uscirò, ammesso che lo farò. Quindi no. Non posso venire con te da Selfridges oggi per comprare le scarpe. Messaggio WhatsApp, 9 settembre, 22.29 A: Cass No, Cass. Non credo proprio che la si possa definire una catastrofe. Messaggio WhatsApp, 9 settembre, 22.31 A: Olly Ti voglio bene, Olly. L
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È stato un gran momento, ieri sera, quando mia nonna ha bussato alla porta della stanza d'albergo e mi ha passato una scatola con dentro almeno diciassette strati di carta velina e, sotto, il suo velo nuziale. Un momento epocale, anzi. La mia non è una nonna tutta coccole e tenerezze – nessuno nella famiglia di mio padre è tutto coccole e tenerezze; anzi, ora che ci penso, le coccole e le tenerezze non abbondano neanche nella famiglia della mamma – ma io l'ho sempre adorata. Il fatto che abbia dato il suo velo nuziale a me... non a una delle figlie dei fratelli di mio padre, ma a me... be', mi ha fatta sentire speciale. Ed è stato bello, per una volta. Certo, mi sarei sentita ancora più speciale se non avesse aggiunto, mentre aprivo la scatola: «Ti darei anche il mio abito nuziale, Libby, tesoro, ma temo che tu non abbia il vitino da vespa che avevo io all'epoca». Non importa. Un gran momento. Un simbolo della stima di mia nonna, che è una donna di gran classe. Per non parlare del fatto che è stupendo. Davvero, non troverete mai niente del genere in un negozio da sposa in tutto il paese: cucito a mano, un pallido pizzo color avorio, con una parte trasparente davanti che arriva fino al gomito, per coprire il viso, e lungo almeno tre metri dietro. (La nonna si è sposata nella chiesa del paesino dello Shropshire in cui è nata, ma
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per il matrimonio si è ispirata alla sua attrice preferita, Grace Kelly, il che spiega il velo esageratamente lungo, sorretto dalle – otto – damigelle.) Rende stupenda perfino me, e non solo perché il pizzo trasparente che mi copre il viso è l'equivalente di una passata di vaselina sull'obiettivo per sfumare le imperfezioni. È qualcosa nel modo in cui mi scende intorno, o in cui ho raccolto i capelli per sistemarlo, o forse è quella sfumatura di avorio che mi dona... Qualunque sia il motivo, mi sento uno schianto, se devo essere sincera. Ed ecco che arriva Olly, avanza verso di me, anche lui sfuocato dietro tutto questo pizzo. Tende le mani, solleva il velo per guardarmi in faccia e sorride. Ha uno sguardo incredibilmente dolce e per un attimo non dice nulla. «Che cavolo ci fai» chiede poi, quando si decide a parlare, «con quest'affare addosso?» «È della nonna. Me l'ha portato ieri sera.» Tiro giù di nuovo il velo, impaziente di tornare a nascondermi dietro il mio strato di vaselina, per un ultimo magnifico istante. «Come mi sta?» «Benissimo. Ma, Libby, e non staccarmi la testa a morsi adesso, non credi che sarebbe meglio limitarsi a un semplice cappello? Non è mica il tuo di matrimonio.» «Lo so» sospiro. Lanciò un'ultima occhiata alla mia adorabile versione nuziale stile Grace Kelly (o forse dovrei dire pseudo stile Grace Kelly) nello specchio intero della stanza d'albergo. «E ovviamente non lo metterò al matrimonio del papà e Phoebe. Anche se a dire il vero Phoebe non potrebbe mica lamentarsi, in fondo la nonna gliel'aveva offerto per il gran giorno e lei non l'ha voluto...» Questo non toglie niente al bel gesto della nonna quando mi ha regalato il velo subito dopo, fra parentesi.
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Certo, ce l'aveva con la futura nuora che si era rifiutata di indossare il velo perché avrebbe nascosto la sua linea magnifica, ma non è mica per questo che è venuta nella mia stanza ieri sera e l'ha dato a me, invece. A Phoebe l'avrebbe soltanto prestato – l'oggetto prestato per il gran giorno – mentre io l'ho ricevuto in eredità... ammesso che si possa usare questa parola visto che la nonna è ancora viva e vegeta. «In ogni caso» risponde Olly con un sogghigno, «non credo che a Phoebe farebbe piacere veder arrivare un'ospite con tre metri di velo il giorno del suo matrimonio. Soprattutto se l'ospite in questione è la sua nuova figliastra.» Faccio una smorfia. «Scusa, scusa.» Olly solleva le mani. «Abbiamo deciso di non chiamarla la tua matrigna, è vero. Perdonami.» Come se non avessi già abbastanza problemi con la mia vera madre. Oltre al fatto che mio padre non mi ha mai fatto abbastanza da padre da poter chiamare la donna che sta per sposare la mia matrigna. Non fraintendetemi: non ho niente contro Phoebe, mi è sembrata simpatica durante la chiacchierata di cinque minuti che abbiamo fatto ieri sera in albergo. Ma immagino che sarà molto più facile per tutti, una volta terminata questa giornata, se tornassimo a essere perfette estranee, che si scambiano giusto gli auguri di Natale e qualche messaggio ogni tanto. Cosa che nel caso di mio padre sarebbe già un enorme passo avanti rispetto agli ultimi vent'anni. «Comunque dovremmo scendere in veranda ora, non credi?» chiede Olly, mentre io inizio a staccare il velo dai capelli, a malincuore, e lo ripiego nella scatola di cartone sottile. «Lo so che tuo padre ha detto che è una cerimonia informale, ma non credo che lo sia al punto
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da poter arrivare dopo gli sposi.» «Sarebbe ironico se papà iniziasse a tenerci alla puntualità proprio adesso» rispondo, «considerato che si è ricordato del mio diciottesimo compleanno solo due settimane dopo. Ma hai ragione. Dobbiamo andare.» Torno verso lo specchio e guardo il nostro riflesso insieme. Ora che non indosso più il velo, mi resta un abito di seta con le maniche ad aletta e un paio di scarpe con il tacco scamosciate e dello stesso colore grigio antracite, che mi sembrava più adatto a un matrimonio rispetto al mio solito nero. Olly è molto elegante e non sembra neanche lui, con un completo blu scuro, una camicia bianca impeccabile e la cravatta a righe. Erano secoli che non lo vedevo con qualcosa di diverso dalla divisa bianca da chef o, adesso che ha iniziato a sistemare il suo ristorante da un paio di mesi, le magliette sporche di vernice e i jeans sformati, quindi mi stupisce ricordarmi quanto è bello quando si dà una sistemata. «Come stiamo?» chiedo, incrociando il suo sguardo nello specchio. Olly osserva il nostro riflesso per un attimo. «Siamo uno schianto, direi» risponde e incrocia a sua volta il mio sguardo nello specchio. «Soprattutto tu. Mi piace quel vestito.» «Grazie, Ol. Ah, mi scuso in anticipo» dico, mentre lo prendo a braccetto e vado verso la porta, afferrando cappello, borsa e pashmina, «nel caso qualcuno dei miei parenti dovesse fraintendere e pensare che siamo fidanzati. Io non ho detto niente del genere – del resto li vedo una volta ogni dieci anni – ma lo sai che la gente salta sempre alle conclusioni sbagliate...» «Non devi scusarti.» «... e qualcuno potrebbe ricordarsi di averti visto con me al funerale di mio nonno undici anni fa, quindi pro-
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babilmente ci subisseranno di domande per sapere come mai non siamo ancora sposati...» «Sarebbe una domanda plausibile. Se fossimo davvero stati insieme per tutti questi anni, intendo.» «... ma c'è un modo per liberartene facilmente senza dover spiegare che sei soltanto il mio migliore amico. Piazzagli davanti un drink e si dimenticheranno perfino di averti rivolto la parola.» «Non preoccuparti, Lib. Schivare le domande indiscrete dei parenti benintenzionati è la mia specialità.» Poi mi tiene aperta la porta, con i suoi modi impeccabili, perché lo preceda fuori. Sono tanto, tanto grata a Olly per aver accettato di accompagnarmi al matrimonio di mio padre. Lo so che era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare questo fine settimana: trascinarsi fin qui, nell'Ayrshire, dove è nata Phoebe, solo per farmi compagnia al matrimonio. Come se non avesse già abbastanza a cui pensare con l'inaugurazione del ristorante alla fine della settimana prossima. E immagino che avrei potuto chiedere a Adam di farmi da cavaliere. Visto che io e lui sì che siamo una coppia. Ma io e Adam stiamo insieme solo da otto settimane. Certo, le cose vanno benone fra noi – e intendo proprio alla grande – ma mi sembra ancora un po' presto per costringerlo a sopportare le presentazioni impacciate e le emozioni contrastanti che non mancheranno al matrimonio di papà. Inoltre Olly ha accettato di venire appena gli ho raccontato la mia sorpresa (okay, shock) per l'arrivo dell'invito, tre mesi fa, e non c'è nessuno che preferirei avere accanto oggi. (Oltre al fatto che non ho ancora raccontato a nessu-
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no che io e Adam siamo, per usare la pratica definizione facebookiana che non corrisponde quasi mai alla vita reale – non alla mia, almeno – fidanzati ufficialmente. Non ne ho parlato neanche con Nora, l'altra mia migliore amica nonché sorella di Olly. Come ho detto, siamo solo all'inizio e... insomma, la mia ultima relazione è terminata in modo così catastrofico, letteralmente, che mi faccio qualche scrupolo ad annunciare di essermi imbarcata in un'altra storia, anche se con un tipo diametralmente opposto al mio ex, Dillon.) Ma ho capito davvero quanto dovevo essere grata a Olly solo quindici minuti fa, quando papà ha percorso la navata con la sua nuova moglie, Phoebe. Non so che cosa mi è preso, ma all'improvviso ho sentito un enorme groppo alla gola, e non erano lacrime di gioia e di commozione. Ed è stato bello poter allungare la mano destra e cercare quella di Olly, e ancora più bello accorgermi che non dovevo cercarla molto, perché era già lì, tesa verso di me. Per fortuna la nonna, seduta accanto a me dall'altra parte, non ha notato la nostra breve ma significativa stretta di mano, perché sono sicura che si sia già fatta un sacco di idee strane su me e Olly. E se prima avevo qualche dubbio, adesso ne sono assolutamente certa, perché ci siamo appena trasferiti dalla veranda, dove si è svolta la cerimonia, nel giardino assolato e gelido dell'albergo per il ricevimento all'aperto, quando lei mi afferra il braccio ed esclama: «Libby, tesoro, il tuo Olly è davvero meraviglioso». «Lo so.» Grazie al cielo Olly ha portato la sua meravigliosa persona a prenderci un calice di champagne e posso risparmiarmi le smorfie di scuse di nascosto dalla nonna. «Ma non è il mio Olly, nonna. Siamo solo amici.» «Oh.» Sul viso dalla pelle miracolosamente liscia per i
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suoi ottantacinque anni suonati (altra cosa che spero tanto di ereditare insieme al velo nuziale) compare un'espressione delusa. «È proprio un peccato. Me lo ricordo al funerale di tuo nonno. Mi aveva scritto una lettera di condoglianze dolcissima. Se siete solo amici, spiegami: che cos'ha che non va?» «Niente. Oddio, non ha assolutamente niente che non va! È solo... che non stiamo insieme» spiego. Il che però non spiega un bel niente. Così aggiungo: «Ti ricordi della mia amica Nora? Un'estate eravamo venute a stare da te per una settimana, quando avevamo quattordici o quindici anni. Olly è suo fratello». La nonna ci riflette per un attimo. «Solo perché è il fratello di qualcuno» risponde in tono piccato, «non significa che non possa essere anche un fidanzato di tutto rispetto.» Immagino che su questo non si possa discutere. E comunque non mi azzarderei certo a discutere con la nonna, che avrà anche scelto una mise nuziale degna di Grace Kelly, ma è intrattabile come un'altra delle sue dive preferite, Katharine Hepburn. Oggi si è vestita un po' come lei, con un paio di magnifici pantaloni palazzo di seta color crema e una giacca a kimono nera, insieme – e il gesto mi commuove, considerato che non siamo poi tanto unite – alla collana di perline fatta da me che le ho spedito per il suo ottantacinquesimo compleanno, qualche mese fa. (Sono una disegnatrice di gioielli, ci tengo a precisarlo, quindi non è una robetta fatta in casa come potrebbe sembrare.) «In ogni caso, non sarà mai peggio di... come si chiamava quel tizio che avevi appena smesso di vedere l'ultima volta che ci siamo sentite?» chiede la nonna. «Quello che ti ha mollata in Messico nel bel mezzo di un terremoto.»
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«Era Miami. Ed era un uragano.» Purtroppo sull'abbandonata non posso correggerla. «E si chiamava Dillon.» «Ecco. Perché mai un ragazzo simpatico come Olly dovrebbe essere meno adatto a te di un tipo che ti lascia ad affrontare una catastrofe naturale da sola? Tu non lasceresti mai Libby ad affrontare una catastrofe naturale da sola» chiede a Olly, che – quando si dice il tempismo – è appena tornato con tre calici di champagne, di cui due sorretti con abilità incredibile in una mano sola, «vero?» «Scusi, signora Lomax?» «Non lasceresti mai Libby in Malesia con uno tsunami in arrivo.» «Certo che no» mi affretto a rispondere, prima che Olly capisca che stiamo parlando di Dillon. Perché non si può dire che ci fosse una gran simpatia reciproca fra loro. «Grazie per lo champagne, Ol. Vuoi che ti porti qualcos'altro, nonna?» «No. Ma può danzare con me.» E punta un dito imperioso verso una piccola pista da ballo ottagonale sistemata in quella che di solito dev'essere una terrazza. Sulla destra, un trio di musicisti jazz dall'aria terribilmente annoiata provvede alla musica. «Non so se è una buona idea, nonna...» Preferirei evitare che mettesse il povero Olly alle strette e pretendesse di sapere esattamente perché non siamo fidanzati. Non era compreso il terzo grado quando Olly ha accettato di farmi da accompagnatore. «Nessuno degli altri ospiti ha ancora iniziato a ballare e forse papà e Phoebe vogliono essere i primi...» «E io vorrei un figlio che non mi mettesse in imbarazzo dimenticandosi i suoi doveri di padre» ribatte la nonna in tono secco, nel suo riferimento più esplicito possi-
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bile all'Innominabile, ossia al modo in cui mio padre si è comportato con me. «Ma non si può avere sempre quel che si vuole, giusto, Libby?» Mi passa il calice di champagne e si volta verso Olly. «Allora, balliamo?» Olly sembra divertito e terrorizzato in parti uguali, ma non si tira indietro. Appoggia il calice di champagne su uno dei tavoli con i cavalletti, vicino agli stuzzichini del buffet freddo, mi scocca un'alzata di sopracciglia e poi tende il braccio alla nonna come un vero cavaliere, prima di avanzare verso la pista da ballo. Io li guardo impietrita mentre si esibiscono in alcuni passi davvero sorprendenti. Sorprendenti perché la nonna è un'ottuagenaria con due ginocchia artificiali e perché non immaginavo che Olly fosse capace di ballare in modo decente. L'ultima volta che l'ho visto ballare credo sia stata alla festa per le nozze di rubino dei suoi genitori, qualche anno fa, ma aveva finito per sbronzarsi e il massimo che gli era riuscito era stata l'imitazione divertita (o almeno all'epoca avevo sperato che lo fosse) di un pessimo ballerino. E adesso eccolo lì, che guida la nonna per la pista come una via di mezzo fra Fred Astaire e Patrick Swayze. E grazie al cielo ballano con troppo slancio, almeno secondo gli standard di un pensionato, perché la nonna possa mettersi a fare conversazione, quindi con un po' di fortuna potrò intromettermi e insistere per ballare con Olly prima che lei attacchi con le sue domande imbarazzanti... «Libby.» Una voce, proprio dietro di me, mi costringe a voltarmi. È papà, con un braccio attorno alla sua nuova moglie, Phoebe, e l'altro intorno alla graziosa ragazza dai capelli scuri che ha fatto da damigella alla cerimonia: Rosie,
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la figlia diciassettenne di Phoebe. Fino a ieri sera non avevo idea che Phoebe avesse una figlia. Del resto, non avevo mai neanche sentito parlare di Phoebe finché l'invito al matrimonio non è comparso nella mia casella di posta elettronica, ad aprile. Da allora ho scambiato con papà solo qualche messaggio telegrafico e l'argomento era sempre la possibilità di farmi ottenere lo sconto per i familiari sulla tariffa della stanza d'albergo. (Alla fine è stato possibile. E credo che sia la cosa più indicativa del fatto che siamo una famiglia che mio padre abbia fatto per me negli ultimi trent'anni.) Tutto il resto – come si erano conosciuti, da quanto stavano insieme – era un mistero assoluto per me fino a ieri. Per la cronaca, ieri sera ho scoperto che si sono conosciuti a settembre, quando Phoebe ha iniziato a insegnare logopedia all'università dove papà dà lezioni di storia del cinema. Ed è stato allora che ho scoperto anche dell'esistenza di Rosie, la mia – argh – nuova sorellastra. «Papà» dico. «Phoebe. Congratulazioni!» Poi, dal momento che se non lo faccio io lui non lo farà mai, mi chino e gli do un rapido abraccio, quindi faccio lo stesso con Phoebe. «Oh, grazie, Libby.» Phoebe, uno schianto di quarantenne, con un vitino da vespa e un abito da sposa dalla scollatura vertiginosa, ricambia l'abbraccio con modi gentili e distratti. «Sei stata davvero gentile a fare tutta questa strada, tesoro.» «Nessun problema! Siete stati gentili a invitarmi.» «Sono felice che tu sia potuta venire» dice papà, con uno dei suoi rari e fuggevoli sorrisi. «So che sei molto occupata ultimamente.» «Non potevo mancare, papà.» Segue un attimo di silenzio.
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È esattamente questa la ragione per cui oggi ho portato Olly invece di Adam. Questi momenti di imbarazzo assoluto a denti stretti. E oggi va meglio del solito, che ci crediate o no. Fino all'estate scorsa, non rivolgevo la parola a mio padre da anni. Ci sono voluti un atto di fede da parte mia e una spintarella da parte di... una nuova amica... per rompere quel silenzio. «Devi conoscere la tua nuova sorellastra!» esclama Phoebe. Faccio una smorfia. Per fortuna nessuno se ne accorge. «Rosie, lei è Libby. Libby, lei è Rosie.» «Ciao!» dico. «Ciao» dice Rosie. «Rosie sta per cominciare l'ultimo anno di superiori» prosegue Phoebe, «e sta iniziando a decidere a quali corsi universitari iscriversi. E tu, Libby... tu lavori in una gioielleria, giusto?» «Ehm, in realtà disegno gioielli.» «Ma allora sei un'artista! Che bello. Anche Rosie è molto artistica. Sta pensando di iscriversi a un corso di belle arti, o magari qualcosa legato alla scenografia... oh! Devo andare a salutare Jenny e Nick... No, no, Eddie, tu resta qui» dice con decisione, mentre mio padre cerca di svignarsela insieme a lei, «a chiacchierare con calma con Libby. E fai in modo che le ragazze si parlino!» aggiunge, incrociando le mani a indicare me e Rosie. «Aiutale a fare conoscenza!» Sarà una bella impresa per papà, che non ha ancora fatto neanche la mia, di conoscenza. Così – dopo aver lanciato un'occhiata di vago panico in direzione della pista da ballo, dove Olly (oddio) è impegnato in una fitta conversazione con la nonna – decido di avere pietà di lui e prendere in mano la conversazione.
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Questo volume è stato stampato nell'aprile 2016 presso la Rotolito Lombarda - Milano