Una stella nel deserto

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MAISEY YATES

Una stella nel deserto


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Heir to a Dark Inheritance Harlequin Mills & Boon Modern Romance © 2013 Maisey Yates Traduzione di Studio Kvd Sas Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Collezione Harmony ottobre 2015 Questo volume è stato stampato nel settembre 2015 presso la Rotolito Lombarda - Milano COLLEZIONE HARMONY ISSN 1122 - 5450 Periodico bisettimanale n. 3022 dello 06/10/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 22 del 24/01/1981 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


Prologo Alik Vasin trangugiò in un sorso solo il contenuto del bicchiere, sperando che la vodka facesse effetto. Attese qualche secondo, ma non avvertì lo stordimento desiderato. Sospirando, capì che quella sera ci sarebbe voluta una dose massiccia di alcol per intontirsi e divertirsi senza pensare a niente. Oppure ci voleva un po' di sano sesso. Siccome sedurre una donna era il passo successivo che aveva in programma, tanto valeva evitare di sprecare tempo, lasciare perdere i liquori e andare dritto al sodo. Si staccò dal bancone del bar e si fece largo tra la folla assiepata sulla pista da ballo della discoteca al centro di Bruxelles. Sarebbe stato impossibile attaccare discorso in mezzo a quella marea di corpi sudati che si agitavano, con la musica assordante che rimbombava. Non che gli dispiacesse restare muto; non stava cercando una donna per fare due chiacchiere. Non impiegò molto per trovarne una che non sembrava intenzionata a perdere tempo. Si diresse verso la bionda che gli sorrise invitante. Ah, bene! Per quella sera il divertimento era assicurato. Si avvicinò e lei stese il braccio, gli sfiorò il busto in una lieve carezza. Era intraprendente, pensò Alik. Perfetto: gli piacevano le donne dirette. Con un po' di fortuna non avrebbe neanche dovuto aspettare finché fossero arrivati in camera da letto. 5


Proprio in quel momento sentì vibrare il cellulare in tasca e lo estrasse. Forse alla sua preda avrebbe dato fastidio che lui si fosse distratto, ma se fosse bastata una telefonata a farle perdere l'interesse, poco male. Avrebbe trovato un'altra ragazza disponibile senza troppa difficoltà. Se Alik Vasin decideva di non passare la notte solo, di sicuro non sarebbe andato in bianco. Guardò il display e vide un numero che non riconobbe. Poteva essere davvero importante; poche persone al mondo che non fossero già in rubrica avevano il suo numero di cellulare. Sollevò la mano per indicare alla donna di aspettare. Forse l'avrebbe accontentato, o forse no. Non che gliene importasse molto, in fondo. Con lo stesso movimento rispose alla chiamata, si portò il cellulare all'orecchio e uscì in strada. Notò che era piuttosto affollata, nonostante l'ora. Un gruppetto di donne che incrociò gli rivolse delle occhiate invitanti. «Sì?» Di colpo l'acciottolato della strada non gli parve più tanto stabile sotto i piedi; forse la vodka aveva cominciato a fare effetto? Era brillo e per questo i palazzi circostanti sembravano incombere su di lui, avvicinandosi fino a soffocarlo, mentre una mano gelata gli serrava la gola e aveva le allucinazioni. Stava solo immaginando le parole che gli stava dicendo la donna al telefono? Sì, era Alik Vasin, confermò. E sì, era stato in quella zona degli Stati Uniti diverso tempo prima. Trattenne il fiato, in attesa che il terreno sotto di lui smettesse di ondeggiare. Non ricordava più la bionda, né il motivo per cui si trovasse a Bruxelles. Ma non sarebbe rimasto paralizzato, nonostante fosse sconvolto. Lui era un uomo d'azione: preferiva i fatti alle parole. Perciò chiuse la comunicazione e si allontanò in fretta dal locale. Doveva raggiungere al più presto l'aeroporto; solo un test avrebbe potuto dargli la conferma che cercava. Cercò in rubrica il nome di Sayid. Era il suo migliore a6


mico; avrebbe saputo cosa dire, come consigliarlo. Non era colpa della vodka se Alik Vasin era inebetito, ma della notizia ricevuta. Era la veritĂ , lo sentiva nelle ossa, nel profondo del cuore. Aveva una figlia.

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1 «Credeva veramente di riuscire a tenermi lontano da mia figlia?» l'apostrofò una voce imperiosa alle sue spalle. Jada si fermò di colpo mentre saliva la scalinata che portava al tribunale, avvertendo un formicolio alla nuca. La voce era quella che sentiva nei suoi peggiori incubi; non l'aveva mai udita dal vivo, eppure sapeva perfettamente a chi apparteneva. Era lui, Alik Vasin. Pur essendo un estraneo, aveva il potere di strapparle il cuore dal petto e distruggerle la vita se avesse voluto... perché era il padre di sua figlia. «Non so proprio a cosa si riferisca» replicò con sussiego, riprendendo a salire i gradini. Invece lo sapeva, e anche lui. «Ha fatto cambiare la data dell'udienza» l'accusò lui. «Ho dovuto» ribatté Jada, mentendo con sicurezza e spavalderia. Dopotutto l'aveva fatto solo per proteggere la sua bambina, e per questo non si sentiva in colpa per avere trasgredito alle regole. Si era sempre comportata bene per tutta la vita, ma quella era una situazione al di sopra del bene e del male, perché il suo unico obiettivo era tenere con sé Leena. «E ha pensato che con un preavviso così breve non sarei arrivato in tempo, visto che ero dall'altra parte del mondo. Peccato per lei che io abbia un aereo privato...» Non sembrava un uomo che possedeva un jet. Indossava jeans sdruciti e una camicia spiegazzata con le maniche arrotolate a rivelare gli avambracci muscolosi, aveva un borsone 8


di tela a tracolla, lo sguardo nascosto da Ray-Ban a specchio e un'ancora tatuata all'interno del polso. Jada la vide quando girò la mano per guardare l'orologio. Nel complesso sembrava un tipo poco raccomandabile, e la prima impressione che ebbe di lui la rassicurò sulle possibilità che aveva di ottenere l'affidamento. Dopotutto Leena viveva con lei da un anno, e quell'uomo non aveva nessun legame con la bambina tranne quello del sangue. Era suo padre, ma era pur sempre un estraneo che non aveva mai cambiato un pannolino alla piccola. «Anzi, sono persino in anticipo» aggiunse lui, seguendola all'interno del tribunale. «Mi scusi, torno subito.» «Faccia con comodo» replicò Jada con sarcasmo, sedendosi su una panca davanti all'ingresso dell'aula. Si sarebbe sentita più rincuorata se in quel momento avesse potuto tenere in braccio Leena, che purtroppo era con l'assistente sociale. Per tenere le mani occupate e distrarsi, aprì la borsetta, prese il cellulare e si mise a fare un giochino. «Ah, bene, non ho perso niente» sospirò l'uomo, buttando a terra il borsone. Lei alzò lo sguardo e il sangue le affluì improvvisamente al volto. Tanto fascino avrebbe dovuto essere dichiarato illegale. Si era cambiato: ora indossava un completo nero dal taglio impeccabile, sicuramente fatto su misura. La giacca gli fasciava alla perfezione le spalle ampie e i fianchi stretti, e la camicia era anch'essa nera, con il colletto sbottonato a rivelare uno spicchio di pelle abbronzata, con appena un accenno di peluria. Così vestito era decisamente affascinante: aveva l'aria di un uomo a cui bastava schioccare le dita per avere tutto ciò che volesse, comprese decine di donne ai suoi piedi. Si era anche tolto gli occhiali da sole e Jada poté vedere i suoi occhi penetranti, dalle iridi cangianti tra il grigio e l'azzurro, come un mare in tempesta. In meno di cinque minuti era passato da globetrotter sgualcito a una copia di James Bond dallo sguardo assassino. «Vedo che si è vestito in modo elegante per l'occasione» commentò, gelida, mettendo via il cellulare. «Mi è parso che la situazione richiedesse una certa forma9


lità» replicò lui, con un abbozzo di sorriso distaccato. Aveva un'aria imperturbabile, come se il risultato dell'udienza non fosse di alcuna importanza, mentre per lei era tutto. Quella bambina era la sua vita, non le era rimasto altro e non poteva perderla! «È questo che è Leena per lei? Una situazione?» sbottò, indignata e inviperita. «Non capisco veramente perché si sia disturbato a presentarsi.» «Perché è mia figlia e devo assumerne la responsabilità.» «Mmh, quanto slancio paterno!» esclamò Jada, ironica. «Trasuda affetto da tutti i pori...» Lo sguardo di Vasin divenne tagliente come una lama d'acciaio. «Devo ricordarle che ha il mio stesso sangue e non il suo?» Jada arricciò il naso e incrociò le braccia. «E io devo ricordarle che Leena è con me sin dalla nascita?» obiettò con piglio combattivo. Non sapeva da dove le venisse il coraggio di tenere testa a quell'uomo minaccioso e inquietante, ma doveva resistere perché non aveva nessuno al suo fianco a spalleggiarla. Poteva contare solo sulle proprie forze. «Non ero a conoscenza della sua esistenza» si difese Vasin. «Perché la madre biologica di Leena pensava che lei fosse morto!» sbottò Jada. «Magari le aveva detto che era in missione segreta? È il genere di fandonia che uno come lei direbbe per fare colpo su una donna e portarsela a letto» borbottò con disprezzo. «Se gliel'ho detto, evidentemente era vero. Di solito non mento su cose del genere.» «Se?» ripeté, interdetta. «Non ricorda le circostanze del vostro incontro?» Alik si strinse nelle spalle. «Non esattamente, no.» Jada ebbe un'improvvisa illuminazione. «Quindi lei era veramente in missione?» esclamò, allibita. «Quanto ha la bambina?» La donna lo fissò perplessa. «Non lo sa?» «Non so nulla di tutta questa faccenda, veramente. Ero a 10


Bruxelles quando ho ricevuto una telefonata. Mi è stato detto che se non fossi venuto a rivendicare la paternità di una bambina entro una certa data avrei perso qualsiasi diritto su di lei. Ho fatto eseguire un test del DNA per confermare che in effetti sono suo padre, ed è risultato positivo. Però giusto ieri ho ricevuto una lettera in cui venivo avvertito che mia figlia sarebbe stata adottata e i miei diritti in quanto padre non avrebbero più avuto alcun valore se non mi fossi presentato all'udienza che era stata anticipata a oggi» le spiegò. «Comunque Leena ha appena compiuto un anno» lo informò Jada. «Dov'era lei un anno e nove mesi fa?» «Da queste parti. Ero a Portland per lavoro.» «Che genere di lavoro?» «Non posso darle altri particolari. Si è trattato di una questione riservata e delicata.» Jada lo guardò con disgusto. Era stata fortunata a non avere mai avuto a che fare con uomini del genere, perché si era sposata giovanissima con un brav'uomo. Per lei i rubacuori senza scrupoli erano solo personaggi di romanzi o film. «Immagino la natura della cosa, visto che da un anno mi occupo del risultato della sua trasferta di lavoro.» Alik sollevò un sopracciglio, irritato dal suo tono allusivo. «Non sono un turista sessuale, si è trattato di una piacevole parentesi in un viaggio di affari, gliel'assicuro. Di solito prendo tutto sul serio.» «Vedo...» mormorò lei, sdegnosa. «Non sia prevenuta nei miei confronti.» «Come vuole che la tratti? Si è presentato qui per portarmi via la mia bambina!» lo accusò. «E comunque, visto che viaggia in tutto il mondo a fare Dio solo sa cosa, cosa se ne fa di una bambina? È sposato?» «No.» «Ha altri figli?» «Che io sappia, no» sorrise lui, malizioso. Jada lo guardò in cagnesco, indispettita dal suo atteggiamento sfrontato. Sembrava fiero di essere un donnaiolo e sfoggiava con disinvoltura la sua abilità nel fare conquiste. 11


«Allora perché vuole Leena, signor Vasin?» Bella domanda, pensò Alik. Peccato che non avesse una risposta. Sapeva solo che non si sarebbe mai perdonato se si fosse voltato e fosse andato via, se non avesse mai visto sua figlia e non si fosse assicurato che fosse curata, invece di lasciarla a cavarsela da sola e ad arrangiarsi com'era toccato a lui da bambino. Aveva avuto la tentazione di dimenticare la telefonata, e anche di non presentarsi all'udienza, ma ogni volta che ci pensava avvertiva una stretta al cuore, una fitta provocata da una coscienza che non credeva neanche di possedere. Non voleva avere una figlia, ma non poteva neanche ignorarla, perciò le diede l'unica risposta possibile: «Perché è mia». «Non è un motivo valido.» «E lei perché la vuole così tanto, signora Patel?» replicò, rivolgendosi a lei con lo stesso sussiego formale. «Dopotutto non è sua.» «Per lei il legame di sangue con un estraneo è più importante di quello affettivo?» gli chiese Jada di rimando. Alik scrutò la donna seduta davanti a lui, così piena di fuoco e passione. Con i capelli neri lucenti, gli occhi ambrati, la carnagione dorata e un fisico snello e minuto, molto femminile, era indiscutibilmente bella, e in altre circostanze avrebbe tentato di sedurla. In quel momento, invece, sembrava più pronta a saltargli alla gola per strangolarlo che a gettarsi tra le sue braccia. «L'affetto non c'entra niente, parlano i fatti» dichiarò lui, categorico. «E il fatto è che io sono suo padre mentre lei non è sua madre.» Jada si ritrasse leggermente come un cobra pronto a colpire. Alik avrebbe potuto giurare di averla sentita sibilare. «Signor Vasin? Signora Patel?» li chiamò una donna affacciatasi alla porta dell'aula. «Prego, potete accomodarvi. È ora.» Il signor Vasin è dotato della piena capacità d'intendere e 12


di volere e ha dimostrato in maniera inconfutabile di essere il padre della minore, avendo presentato i risultati del test di paternità, perciò non sussiste alcun motivo per cui la suddetta minore non gli possa essere affidata. Jada non faceva altro che ripetersi la sentenza del Tribunale dei Minori. Il giudice era dispiaciuto, ma non c'era veramente alcuna ragione per cui Leena non dovesse andare dal padre, che oltretutto aveva dimostrato di essere ricchissimo. Sapeva perfettamente che il patrimonio che aveva sbandierato aveva pesato sulla sentenza, anche se l'avvocato sosteneva il contrario. Era ovvio, lei era una casalinga e viveva sola. La sua unica fonte di reddito era il premio dell'assicurazione sulla vita del suo defunto marito; per quanto fosse generoso, non poteva competere con milioni e milioni di dollari. Oltretutto Alik aveva dimostrato di essere vittima di un malinteso, per cui Jada non aveva avuto nulla da opporre alla sua inconfutabile prova di paternità. E ora avrebbe dovuto incontrare Alik Vasin in una saletta messa a loro disposizione affinché potessero presentarsi in maniera adeguata e conoscersi meglio. Per quanto dispiaciuti, non avevano permesso a Jada di portare via Leena perché temevano che si desse alla fuga con la bambina. Mentre aspettava Vasin, la donna si sentiva soffocare; cercava di fare dei bei respiri profondi, ma i polmoni non riuscivano proprio a espandersi. Le tremavano le gambe e si sedette per evitare di cadere. Detestava quella sensazione che ormai le era familiare, purtroppo. Il turbamento, il dolore, l'angoscia, lo smarrimento... Aveva già provato tutto questo quando era morto Sunil. La perdita di suo marito era stata inaspettata e ingiusta, nonché durissima. Quale donna avrebbe potuto prevedere di restare vedova a venticinque anni? Si era appoggiata prima ai genitori e poi a suo marito, e non era mai stata sola, perciò trovarsi improvvisamente a contare unicamente sulle proprie forze era stato difficile e stava ancora cercando di adattarsi all'idea. 13


E perdere anche Leena... no, non era proprio giusto! Si sentiva così sola, svuotata, priva di prospettive... Con le spalle scosse da un singhiozzo che non riuscì a trattenere, scoppiò a piangere senza ritegno, abbandonandosi al dolore che la travolgeva. «Signora Patel.» Di nuovo quella voce calda e baritonale, ma con una nota metallica, inflessibile. Alzò lo sguardo e solo una cosa le impedì di cavargli gli occhi con le unghie: Alik Vasin aveva in braccio Leena. La bimba si agitava come se volesse tuffarsi nell'abbraccio rassicurante di Jada, che non avrebbe desiderato altro. Per qualche secondo non poté fare a meno di fissarla, come se volesse imprimersi bene nella memoria ogni particolare del suo visetto. Poi si alzò in piedi e stese le braccia. Leena si scostò da Alik protendendosi verso di lei, e lui non poté fare altro che passarle la bimba scalciante. La donna strinse forte sua figlia che si aggrappò a lei, poi chiuse gli occhi e premette il volto contro i capelli della bambina, annusando il suo profumo di shampoo e di talco. Ora aveva ripreso a respirare, non si sentiva più soffocare. «Mamma!» esclamò la piccola con gioia e sollievo. Quelle due sillabe provocarono in Jada un profondo struggimento. «Va tutto bene» bisbigliò, più per rassicurare se stessa che Leena. Era una bugia e lo sapeva, ma in quel momento aveva bisogno di illudersi. «Non le piaccio» dichiarò Alik, contrariato. Jada lo guardò. Per la prima volta sembrava a disagio per quella situazione. «Lei è un estraneo» gli fece notare. «Sono suo padre» insistette lui, come se a una bimba di un anno importassero i fattori genetici. «Leena non sa che avete lo stesso sangue, sa solo che io sono sua madre» puntualizzò. «Dobbiamo parlare.» «Di cosa?» «Di questo...» Il fascino sfrontato di Alik Vasin stava mo14


strando una crepa da cui trapelava un certo turbamento. «Di quello che dobbiamo fare.» «Però usciamo» sospirò Jada. Lì le mancava l'aria. «Andiamo in macchina.» «OK.» La donna non pensò neanche per un secondo che potesse essere pericoloso salire in macchina con un estraneo. Dopotutto il tribunale gli aveva affidato sua figlia. Non c'era altro modo se voleva passare ancora un po' di tempo con Leena. Uscirono dal tribunale e pochi secondi dopo una limousine nera accostò al marciapiede. Alik aprì lo sportello e indicò il sedile posteriore. «Perché non la sistema? Ho fatto prendere un seggiolino per bambini.» Aveva pensato proprio a tutto, si disse Jada. Non sollevò obiezioni perché Leena cominciava a dare segni di stanchezza: le si chiudevano gli occhi. La mise sul seggiolino e legò la cintura di sicurezza, poi si sedette accanto a lei. Magari era paranoica, ma non voleva rischiare che l'autista se ne andasse con la bimba a bordo mentre lei faceva il giro della vettura. Quando salì rimase stupita per un istante nel notare il lusso degli interni spaziosi. Era stata in limousine solo dopo le nozze, ma questa era più grande. I sedili erano disposti da due lati, uno di fronte all'altro, con in mezzo un tavolinetto in cui era inserito un secchiello refrigerato con una bottiglia di champagne in fresco. Si irrigidì: aveva in programma di festeggiare la vittoria? O voleva brindare con lei alla bimba che le aveva sottratto? Avrebbe voluto schiaffeggiarlo per la sua impudenza! «Di cosa voleva parlarmi, signor Vasin?» gli chiese con sussiego dopo che lui si fu seduto ed ebbe chiuso lo sportello. «Mi chiami Alik, per favore. Possiamo darci del tu... Jada?» esordì, galante. Lei fece un secco cenno d'assenso. Se intendeva blandirla, sbagliava di grosso. «Qualcosa da bere?» «No, grazie. Di cosa volevi parlarmi, Alik?» Pronunciò il suo nome come se fosse stato un insulto. 15


«Della bambina, ovviamente.» «Si chiama Leena» precisò lei. «Che nome è?» «È di origine hindi. L'ho chiamata come mia madre.» «Dovrebbe avere un nome russo, come me.» «Io invece sono indiana e lei è mia figlia» insistette Jada. «Sei veramente arrogante, sai? Spunti fuori dal nulla per portar via mia figlia e privarla della madre... e vuoi anche cambiarle nome?» «No, la mia era solo un'osservazione» si difese lui. «Mi piace Leena.» «Grazie» brontolò l'altra. «Dimmi, come hai conosciuto la madre biologica di Leena?» esordì lui in tono distaccato, come se stesse conducendo una trattativa d'affari. «Attraverso un'agenzia di adozioni. Mi disse che il padre della bimba era morto e lei non avrebbe potuto crescerla da sola. Ha scelto la persona a cui darla, ma non è stato facile per lei separarsene» precisò Jada, ricordando il volto stanco e triste della donna quando le aveva consegnato Leena dopo avere partorito. «Di solito l'adozione viene conclusa dopo sei mesi dall'accordo preliminare e la madre naturale firma il consenso dopo il parto, ma c'è voluto più tempo perché il decesso del padre non era stato confermato» gli spiegò. «Aveva dato il tuo nome, ma non aveva un certificato di morte da presentare, nonostante fosse impossibile rintracciarti per farti dare il consenso all'adozione.» «Poi mi hanno trovato.» «Che fortuna, eh?» commentò sarcastica. «Sono sinceramente dispiaciuto per te» disse Alik, anche se aveva un tono di circostanza. «Però ciò non cambia il fatto che Leena sia mia figlia. Non posso abbandonarla.» «Perché no? Hai sviluppato improvvisamente un fortissimo legame con lei?» «No, perché è giusto badare alla propria famiglia e lei rappresenta tutta la mia famiglia.» «Se ti preoccupassi del suo bene la lasceresti a me.» 16


«Comprendo il tuo punto di vista» disse lui, guardando fuori dal finestrino. «Ho notato che non le piaccio. Piange quando la prendo e, francamente, non ho modo di farle da padre a tempo pieno.» «Allora perché sei venuto?» «Perché l'unica alternativa sarebbe stata quella d'ignorare la sua esistenza, e non sarebbe stato possibile.» «Allora cosa intendi fare? Circondarla di uno stuolo di baby sitter?» «Ci ho pensato, e mi chiedevo se volessi essere assunta come bambinaia di Leena.» «Come?» Jada era esterrefatta e indignata. Come avrebbe potuto lavorare per l'uomo che le aveva sottratto sua figlia? Leena era tutta la sua vita, le voleva bene con tutto il cuore, e quell'uomo avrebbe voluto assumerla, il che gli avrebbe dato il potere di licenziarla quando avesse voluto! «Pensi davvero che possa fare da baby sitter a mia figlia?» «Il tribunale ha appena deciso che non è tua figlia, ricordi?» Alik fece spallucce, troncando le proteste che Jada aveva sulla punta della lingua. «Decidi tu. Preferisci restare aggrappata all'orgoglio o accettare la possibilità che ti sto offrendo di stare vicina alla bimba e fare parte del suo futuro?» «Come puoi farmi questo?» sibilò Jada. Stava faticosamente rimettendo insieme i pezzi della sua vita e lui l'aveva distrutta di nuovo; ora lei non sapeva come fare a ricomporne i frammenti, dopo che aveva impiegato tanto tempo e fatto tanti sforzi per dare nuovamente uno scopo alla propria esistenza. Aveva amato tanto suo marito, ma lui non poteva darle dei figli e si rifiutava di prendere in considerazione metodi alternativi, come l'adozione o l'inseminazione artificiale. Vederla portare in grembo il figlio di un altro, per quanto fosse un donatore anonimo, gli sarebbe parso un fallimento mortificante. Dopo la sua morte si era aggrappata all'idea di essere madre per avere un nuovo obiettivo, e ora Alik la privava di tutto ciò che le era rimasto per continuare a vivere... «Non lo faccio come affronto contro di te» insistette lui. 17


«Leena è mia figlia e voglio solo assumermene la responsabilità perché è giusto.» «Giusto per chi? Solo per te, non per lei!» esclamò Jada, fremente d'indignazione. «Devo forse ricordarti che è parso giusto anche al tribunale che me l'ha affidata?» «Per me il cuore è più importante d'impersonali leggi scritte» sentenziò l'altra. «Ed è in questo che siamo diversi. In quello che faccio io il cuore non c'entra mai» dichiarò lui, fissandola con gli occhi vuoti, privi di anima. Solo quando aveva in braccio la bambina, in tribunale, aveva dimostrato qualche emozione, ma anche paura e incertezza. «Leena è tutto ciò che ho» mormorò con voce tremante. «È tutto il mio mondo.» «Quindi l'orgoglio t'impone di rifiutare la mia offerta d'impiego?» «No, il fatto che sono sua madre, non una baby sitter! Mi ripugna il pensiero di essere pagata per stare con lei...» «Certo che ti pagherei» ribadì Alik. «Non posso chiederti di lasciare il lavoro, qualunque cosa tu faccia, e occuparti di Leena gratis, no? Potrai vivere dove risiederà la piccola, sarà più comodo per tutti. Ho una casa a Parigi e una a Barcellona, un'altra a New York...» snocciolò. «E tu dove sarai?» lo interruppe lei. Alik scrollò le spalle. «Io continuerò a fare la vita di prima, andrò dove sarà necessario. Ma non devi preoccuparti di questioni economiche. Come hai sentito in aula, sono piuttosto facoltoso.» «Scusami, ma il tuo patrimonio e il tuo potere non mi colpiscono affatto. Sarai anche ricco sfondato, ma non capisci nulla di bambini se pensi di crescere tua figlia piazzandola in una delle tue proprietà con dei domestici.» «Non sarebbero domestici qualunque, ci saresti tu con lei. Leena non potrebbe avere una baby sitter più fidata di te!» «No» disse Jada con foga, benché le tremasse la voce. «Ferma la macchina, voglio scendere.» 18


Vedendola decisa, Alik avvisò l'autista che rallentò e accostò al bordo della carreggiata. La donna guardò Leena poi tornò a fissarlo, ripensando alla sua insicurezza quando teneva la bimba in braccio, e alle proteste della piccola che non voleva stare con lui. A quel punto capì cosa fare. «No, sono sua madre, non puoi assumermi sotto vesti diverse. Se pensi che sapere di essere suo padre ti renda improvvisamente in grado di prenderti cura di lei, fai pure» bluffò. «Pensaci da solo.» Nonostante avesse il cuore che batteva all'impazzata, si aggrappò a quel tenue filo di speranza, creato dal ricordo della paura dell'uomo quando aveva Leena in braccio. Se avesse interpretato male la sua reazione, avrebbe perso per sempre sua figlia... Però doveva rischiare, doveva per forza metterlo di fronte a una verità inconfutabile: Alik Vasin aveva bisogno di lei. Finché lui non l'avesse ammesso avrebbe sempre avuto il coltello dalla parte del manico. Scese dalla vettura e chiuse lo sportello. Attraverso i vetri oscurati non poteva più vedere l'interno dell'abitacolo. Lui e soprattutto Leena erano scomparsi alla sua vista, e quel pensiero la gettò in preda al panico. Si girò e fece un respiro profondo, chiudendo gli occhi. Per quanto fosse difficile, si allontanò dalla limousine... sperando di essere seguita da Alik Vasin.

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3022 - Una stella nel deserto di M. Yates Alik è un uomo ricco, affascinante e misterioso. Assolutamente incapace di amare. Seconda e ultima parte de GLI E REDI SEGRETI.

3023 - Ancora tu di J. Kenny Caprice deve farsi forza e prepararsi a incontrare l'uomo che aveva giurato di non rivedere mai più. Luciano. Sta per arrivare UN NUOVO INIZIO.

3024 - Passione e vendetta di C. Crews Paige ha atteso dieci anni perché Giancarlo rientrasse nella sua vita. Lui, però, non è interessato ad ascoltarla... Gusta una SUBLIME VENDETTA.

3025 - La sfida dell'ereditiera di L. Raye Harris Lucilla è l'unica tra i figli di Gene in grado di dirigere con successo la società di famiglia... Si conclude per quest'anno CHATSFIELD HOTEL.

3026 - Un vizio per lo sceicco

di S. Carr Hafiz sa che le tradizioni gli impongono di sposare una donna del suo lignaggio, infrangendo i sogni di Lacey. Tornano I PRINCIPI DEL DESERTO.

3027 - Dolci evasioni per la principessa

di C. Marinelli La principessa Layla non desidera altro che vivere una settimana lontano dalla sua gabbia dorata... Hai mai desiderato di essere FATTA PER LUI?

3028 - Un piacere proibito di M. Blake Sakis ottiene sempre ciò che vuole, ma c'è qualcosa che non può avere. Brianna, la sua assistente personale. Prima parte de I FRATELLI PANTELIDES.

3029 - Il fascino del milionario di C. Williams Giancarlo non ha dimenticato le difficoltà che ha dovuto superare per arrivare dove è ora... Non perdere il SELF-M ADE M AN di questo mese!


Dal 10 novembre

3030 - Catturata dallo sceicco di K. Hewitt L'esilio ha resa Khalil al Bakir determinato a sottrarre la corona di Kadar al suo nemico giurato... Prima parte de IL T RONO DI K ADAR.

3031 - Una notte col principe di C. Shaw Una notte trascorsa con uno sconosciuto ha portato Mina sulle prime pagine di tutti i giornali... Scopri se sei FATTA PER L UI.

3032 - Proibita, ma non per molto di D. Collins Rowan è attratta da Nic dal primo momento in cui l'ha conosciuto, anche se lui non sembra invece sopportarla... Ecco UN NUOVO INIZIO.

3033 - Un'intrigante proposta di K. Walker Alyse rappresenta per Dario la perfetta occasione per ottenere la vendetta sul suo fratellastro. Firma un CONTRATTO D'AMORE!

3034 - Una piacevole sfida

di M. Yates Dmitri è un uomo a cui piace vincere ogni sfida, quindi non può che essere intrigato dalla proposta di Victoria... Torna INTERNATIONAL TYCOON.

3035 - Viaggio di piacere col capo

di J. Hayward L'unica speranza che Jared ha di concludere l'affare più importante della sua vita è rappresentata da Bailey. Non perdere A L ETTO COL CAPO!

3036 - Passione greca di M. Blake Arion ha sempre tutto sotto controllo, ma per una volta decide di concedersi una notte di tentazione... Seconda puntata de I FRATELLI PANTELIDES.

3037 - Sorpresa milionaria di C. Williams Lucas ha bisogno di una donna che reciti la parte della sua fidanzata, e Milly sembra fare al caso suo. Ecco a voi un SELF-M ADE M AN.


I diari della duchessa Carlotta L’amore non è sempre una favola per chi ha il sangue blu.

Un weekend di fuoco, un matrimonio di convenienza, un affascinante diplomatico. Basterà questa miscela esplosiva a cambiare per sempre la vita di Gina St. Sebastian? “Risvolti inaspettati, colpi di scena, una protagonista di cui innamorarsi perdutamente. Da non perdere.”

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